Untitled - Gabriel Petribú

Gabriel Cavalcanti de Petribú
L’ uomo al centro dei suoi linguaggi
A cura di
Rodolfo Tommasi
Catalogo
Antonio Vanni
English notes
Matthew Jenks, Antonio Vanni
Fotografie
Gustavo Bettini, Davide Cusenza
Cornici
Daniele Magnani
Graphic Design
Marina Giaccio
Tipolitografia
Tipolitografia Risma, Firenze
Editore
Vanni Editore
Ringraziamenti
Aurora Nomellini
Lyceum Club Internazionale di Firenze
Carlo Fraschetti
Gabriel CavalCanti de PetribÚ
Arquétipo da Cidade Ideal - dettaglio
Brasile 2014
l’uomo al Centro dei suoi linGuaGGi
Quanto un’urgenza di contemporaneità preme con l’onda e la
risacca della sua presenza sulla formazione di questi miraggi
(agendo dal vero e dalla storia come dall’intimo dell’essenza
umana), tanto l’operazione grafico/pittorica di Gabriel Cavalcanti si timbra con l’ansia umanistica dell’enunciatore di una
nuova, e non certo rasserenante, mitologia.
Miraggi: non saprei come in altro modo definirli, questi
quadri, nella loro allarmante, tutta da scoprire, vibrazione
nata da lacerti lampeggiati della vita. Miraggi lirici e narrativi,
visuali e insieme acustici, poiché chi guarda - e veramente
vede - è inevitabile che senta crescere in sé quella risonanza vocale che lo obbliga anche a ‘pronunciare’ l’immagine, a
sonorizzarla, per completarne, a fondo e verso imprevedibili
plaghe, l’esplorazione.
Ogni opera è, dunque, una comunica zione manifestata
dall’intersecarsi e sovrapporsi di comunicazioni diverse; è la
lettera singola, catalizzatrice di virtuali e reali insiemi di lettere
disposte e mosse su una sorta di occulta scacchiera, a sovrintendere al progetto delle combinazioni grafico/visuali/foniche:
l’elemento figurativo, poi, integra, guida, rimanda, spiazza, suggerisce, rivela, sottintende, allude, evoca, decreta. E la lettera
stessa trascende il suo ruolo di particella linguistica per assimilarsi, quasi una fitta pungente, al tessuto visivo di un cromatismo sempre quintessenziale, ora deflagrante, ora ombroso.
In pratica: ogni opera è un testo, un testo multiforme e plurivalente, una pagina sulla sempre soltanto percepibile e pur profonda linea divisoria tra emozione e intelletto, e che tiene conto
simultaneamente delle tre intenzioni connaturate alla nozione
di testo, ossia quella dell’autore, quella del fruitore (invitato a
identificarsi nella propria interpretazione) e quella dell’opera
medesima allo specchio del suo farsi e compiersi. Del resto,
per lettera, fondamentale punto di riferimento comunicativo,
non si intende solamente ‘tassello dell’alfabeto’; lettera si dice
pure una missiva, un messaggio, magari affidato alla bottiglia e
alle non calcolabili correnti oceaniche; è l’iniziale dell’assassino
tracciata col proprio sangue dall’assassinato sull’orlo dell’ultimo
contatto con lo spazio vivo; è per secoli l’incipit degli antichi
codici sacri e profani; è simbolo di orientamento sui punti cardinali; è emblematica ‘equivalenza ermetica’ con raffigurazioni
Equívocos do Plebiscito - dettaglio
Brasile 2013
di animali nella Turris Babel di Athanasius Kircher; è l’ordine
indicativo anatomico nel corpo umano secondo Geoffroy Tory
in L’homme-lettre; è modello ispirativo in Erté (lettera, ovvero:
chimera femminile, dolente spiritualità che si fa corpo nel suo
viaggio misterico dall’angelo alla fiamma); è inoltre imprescindibile appoggio nella modulazione del canto; parimenti, al culmine umano/inumano della sua espressione, è grido.
Non a caso la lettera è stata oggetto di autentico interesse
e di acutissimi saggi nella produzione di Roland Barthes, il
quale, presentando l’Enciclopedia Massin sulla storia e i significati della Lettera, scrisse che essa “è il punto d’inizio di
una imagerie vasta come una cosmografia; essa significa da
una parte la censura estrema (Lettera, che non si compia
mai alcun crimine nel tuo nome) e d’altra parte il godimento
estremo (Tutta la poesia, tutto l’inconscio sono ritorni alla lettera)”; e, poco oltre, Barthes ricorda su quali fantasie la serie alfabetica sia stata “animata da centinaia di artisti di ogni
secolo” e i suoi elementi posti “in un rapporto metaforico con
altra cosa che la lettera: animali (uccelli, pesci, serpenti, conigli, gli uni divoranti talora gli altri per disegnare una D, una
E, una K, una L ecc.), uomini (profili, membra, pose), mostri,
vegetali (fiori, germogli, tronchi), strumenti (forbici, ronche, falci, occhiali, treppiedi ecc.)”, concludendo: “tutto un catalogo
di prodotti naturali e umani viene a doppiare la breve lista
dell’alfabeto: il mondo intero s’incarna nella lettera, la lettera
diventa un’immagine nel tappeto del mondo”.
Tutto ciò è osservabile - e si ode - sotteso a questo ‘romanzo
su parete’ (il cui tema - lo si può ricavare - può essere: l’uomo
quale centro dei suoi linguaggi) che Gabriel Cavalcanti propone, pur non seguendo, lui, alcuna tradizione: in altre parole, lui non procede a fianco del libro di Massin, semmai
vi aggiunge materiale. Massin indaga nelle moltiformi simbologie effuse dal segno-lettera, Cavalcanti da quel segno
estrapola umori e vi sviluppa una polifonia sotterranea dai
toni spesso cupamente densi, altre volte ironici, altre ancora
tragici, facendo apparire ogni lettera carica di voce umana.
La dinamica relativa a tale ‘essere/evolversi/involversi/trasformarsi’ è quindi il presupposto e l’implicito in questa fase
d’arte del pittore: le sue opere non sono mai costruzioni o
composizioni mirate a un unico senso di fruizione (qui come
mai si può dire lettura); sono l’effetto irradiato di qualche cifrario appartenente a quel sempre dell’umanità fatto di archetipo mescolato a destino, da continuamente cercare di
conoscere e tuttavia impossibile da interamente svelare; o
di qualche ‘quadrato magico’ (non di rado arroventato da
pulsante risvolto drammatico), sul genere del ‘quadrato del
sator’, antichissimo (certamente anteriore al 79 d.C., dal momento che un esemplare fu dissepolto durante gli scavi di
Pompei nel 1925) e riscontrabile, in graffito o lapide, in vari e
tra loro lontani siti europei (dall’Inghilterra all’Ungheria e alla
Francia, dalla Spagna alla Svizzera e alla Germania), oltre che
in quasi tutte le regioni italiane:
Campo d’azione interpretativa di mistici, di irriducibili cultori del
mistero e della metafora, di satanisti e di giocolieri della parola,
la frase palindroma leggibile in orizzontale e in verticale, dal
Rattoppo - dettaglio
Brasile 2013
basso in alto, da destra a sinistra e viceversa, è sempre stata e
continua a essere oggetto di curiosità, studio e, naturalmente,
di svariate interpretazioni, in base a come appare o in combinazioni anagrammatiche. Solo alcuni esempi in versione italiana: Il seminatore con il carro tiene con cura le ruote (non essendo arepo parola propriamente latina bensì celtica, e nome
- arepos - di uno speciale carro); oppure: Arepo, il seminatore,
tiene con maestria l’aratro; tra i tanti in àmbito religioso: O Padre prega per la nostra età; Prega, opera e mostrati, o Pastore;
Arretra, Satana, crudele in tutte le tue opere; ma anche: Satana, ti prego per tre volte, restituiscimi le mie fortune; e così
avanti, fino ai ricavati di Stefano Bartezzaghi, a lungo colonna
portante e storica del settimanale “La settimana enigmistica”:
Sottrar oro a Paperone: saette; Pornostar: parte osee a teatro;
O porta estera o porta esterna; Attor arreso tenet soap opera.
E se invece fossero tutte valide queste decifrazioni, dalla ‘lettera presa alla lettera’ nella sua posizione, all’anagramma?
E perché no, dal momento che le decifrazioni ora esistono
e la pratica combinatoria è consentita, anzi, da ritenere talvolta prova d’arte? (Non operò in modo analogo - non però
analogo a Bartezzaghi - Alban Berg, su un Corale di Bach?) I
‘montaggi’ e le loro elaborazioni sono leciti, tanto nelle costellazioni della semantica quanto nell’intero - e, per natura, allusivo - universo aperto alle sperimentazioni linguistiche (provate a parlarne con Joyce, con il suo Finnegans Wake).
E perché ho indugiato per un po’ di righe sul ‘quadrato del sator’? Nient’altro che per riferirlo alle lettere fluttuanti negli spazi
di Gabriel Cavalcanti (vuoti o affollati da sintetiche e incandescenti testimonianze dal vero), le quali invitano a intraprendere
percorsi decifratorii - o a loro modo lo impongono. Ma anche
un discorso di carattere musicale può risultare pertinente,
può facilitare l’accesso ai penetrali di queste inedite suggestioni dove, appunto, sembrano confluire le tensioni e le istanze di ogni arte. Infatti, se il versante subito provocatorio della
mostra consiste nell’articolazione dei temi che si susseguono
e si incrociano dando vita a un rinnovarsi costante di soprassalti (dovuti pure all’incisivo, partecipato segno di prospettiva
critica che circola all’interno di particolari ‘icone’), consiste
non meno nel carattere peculiarmente e motivatamente culturale della mostra stessa, così com’è concepita, una mostra
in cui, per libera e convincente ma ineluttabile necessità, le
frontiere tra le arti vengono abbattute con perentoria sicurezza, determinando una compenetrazione logica tra espressione visuale, ipotesi sonora, testualità letteraria (non dimentichiamo quanto, e in quali ben consapevoli modi, la rassegna di
Gabriel Cavalcanti - da supporre con autorizzate previsioni in
progress - delinei sin da ora un pressoché esaustivo compimento di molte ricerche lasciate in sospeso dagli operatori
della ‘poesia visiva’ e della ‘poesia concreta’ negli anni ’70
del Novecento), stimolo teatrale (quanti fondali scenografici
attendono corpi e ombre!) e caleidoscopio cinematografico
(con pregnanti rimandi a schegge neorealiste).
Insomma, oggi è difficile trovarsi nelle condizioni di poter dire
di una mostra che è davvero nuova, che è ansiosamente
e lucidamente moderna (non soltanto attuale, termine limitativo), moderna in quanto la sua idea e il saldo vigore dialettico
della sua comunicazione non scadono: sarebbe divenuta ‘di
culto’ nell’Europa degli anni ’60-’70; sarà molto chiarificatrice
circa gli studi sull’espressione e sui linguaggi negli anni a venire; oggi è un dato di fatto, è la prova di un agire nell’arte
formando un testo storico.
Rodolfo Tommasi
Verbo II - dettaglio
Brasile 2014
mankind, at the Center of his lanGuaGes
Contemporary art pushes like the waves and backwash of
the formation of its mirages (acting from the real present
and history, as from the inner essence of humanity), Gabriel
Cavalcanti’s work marks itself with the humanistic anxiety of
telling a new mythology.
Mirages: there is no better word to define these paintings
in their alarming, unveiled vibration, sprung from flashing
sketches of life. Lyrical and narrative mirages compounded
with visual and acoustical effects, enables the viewer to feel
Gabriel’s work “pronounce” the image and its sound, completing the expressive exploration of it.
Each work is a piece of communication which results from
the intersection and overlapping of different communications;
it is the single letter that overviews the project of graphic/
visual/sonic combinations, with a series of letters arranged
like in a hidden chess board: the figurative element then integrates, leads, references to, surprises, suggests, reveals,
implies, alludes, evokes, and decrees. The letter itself goes
beyond its role of language entity and it is assimilated in a vi-
sual texture in which colors are always essential, sometimes
exuberant, and sometimes full of shadows.
Each work is a multiform and polyvalent text, a page on
the subtle but deep line that divides emotions and reason,
which accounts for the three intentions that define the concept of text: the author, the addressee (invited to identify
himself in his own interpretation) and the work itself in its
own happening. A letter is not just a sign of the alphabet,
but also a written correspondence, maybe in a bottle wandering to the unforeseeable ocean waves; it’s the assassin
sign, left by the victim on the edge of his/her last contact
with vivid space; for centuries a letter has been the first
sign of the old sacred and profane codes; it is a symbol
of orientation; it is an emblematic “Hermetic equivalence”,
with representations of animals in Athanasius Kircher Turris
Babel, it is also a fundamental element in chant modulation.
At the highest human/inhuman degree of it’s expression, it
is a cry. It is not by chance that Roland Barthes was dedicated to the letter in his essays and reflections: “the letter is
the initial point of an imagery vast as the cosmography; ex-
treme censorship in one extreme (letter, never anybody shall
commit any crime in your name) and extreme luxury on the
other (all the poetry, all of subconscious are returned to the
letter)”. Barthes remembers also how the alphabetic series
has always been animated by hundreds of artists in various centuries and it’s elements represented as metaphors
of something else other than sheer letters: animals (birds,
fishes, snakes, rabbits, the ones eating the other to draw a
D, E, A, K, L…) men (profiles, bodies), monsters, vegetables
(flowers, gems, timbers), instruments (scissors, glasses, tripods ) concluding; “all the catalogue of natural and human
products double the alphabet short list: the whole world is
embodied in the letter, the letter becomes an image on the
world’s big carpet”.
All this can be seen - and heard – in Gabriel Cavalcanti’s
“hanging novel”, whose theme could be: mankind, at the
center of his languages. Cavalcanti doesn’t follow any tradition: in other words, he doesn’t just look at Massin’s book,
but he adds some new material to it. As Massin researches
the multiform symbols of the sign-letter, Cavalcanti extrapolates from those signs humors and develops a polyphony
with strong accents - sometimes ironic, sometimes tragic,
letting each letter become animated from a human voice.
At this stage of the artistic development, Gabriel’s art is animated by a dynamic of “being/evolve/involve/transform”: his
works are never done to make just one sense of interpretation (here we can say reading); it is a special effect irradiated
by an old code, belonging to that “ever” of humanity which
is a mix of masked archetype and fate, or some “magic
square” on the genre of Sator square. This riddle is old (certainly existing before 79 BC, since one was discovered in
Pompei excavation, in 1925), and disseminated all over Europe with some examples in England, Hungary and France,
Spain, Germany and in almost all the Italian regions:
Among the favorites meditation objects of mystics, mystery
hunters, satanists and “word jugglers”, the palindrome line
- it is possible to read them vertically from top to bottom
and reverse - have always been object of study, curiosity
and many interpretations. Examples of the few which translate in the Italian language are “The sewer with the wagon
keeps the wheels (or the plow) with care” and “The farmer
Arepo works wheels [a plough]”. There are interpretations
with religious meaning: “O Father, pray for our age”; “Pray,
work and manifest yourself, shepherds”; “Withdraws, Satan,
cruel in all your works”; “Satan, I pray to you three times,
please give me back all my treasures”. There are also the
extravagant solutions proposed by Stefano Bartezzaghi: “To
remove gold from Scrooge McDuck: thunderbolt”; “Pornstar: nude parts in theatre”. What if all the interpretations
were true, from the letter in its position to all the different
combinations; and why not, if today cryptograms exist and
are currently used, sometimes as art itself? (Alban Berg did
something very similar on a Bach Chorale).
There is a connection with the Gabriel Cavalcanti letters,
floating in a space that invite to decode the mystery.
Music also can help us to access the deep spaces in which
these unseen happenings gather with the characteristic tensions of every art. In fact, the show is challenging because
of its provocations - the way its themes articulate and develop, creating a continuos renewal of shocks in the public.
The show is peculiar because the works presented totally
break the edge between all the arts, compounding logics
and visual arts, sounds, textual dimension, tether scenography, sketches and neo-realistic kaleidoscope. Many references in Gabriel Cavalcanti’s works are to the researches of
“visual poetry” and “ poesia Concreta” of the 1970’s.
It is very difficult today to say that an exhibition is very new,
that it is modern (not just current, which would be limitative),
modern because its idea and the strength of its communication will endure. Today is factual proof, that making works
of art equates to creating an historical document.
Rodolfo Tommasi
Praça de Guerra Maracanã - dettaglio
Brasile 2013
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opere
Rassegna Stampa – 25/02/2014
100 cm x 140 cm
Mista e Collage sulla Carta di Cotone
Brasile 2014
Verbo I
105 cm x 105 cm
Riproduzione in Carta di Cotone
Brasile 2013
Verbo II
105 cm x 105 cm
Riproduzione in Carta di Cotone
Brasile 2014
Verbo III
105 cm x 105 cm
Riproduzione in Carta di Cotone
Brasile 2014
Verbo IV
2 (17 cm x 17 cm)
Inchiostro dattilografo sulla carta
Brasile 2014
Cicala Parade
110 cm x 65 cm
Mista sulla Carta di Cotone
Brasile 2013
Manifesto Excludente
85 cm x 85 cm
Mista sulla Carta di Cotone
Brasile 2013
The Great Seal
45,5 cm x 31 cm
Litografia sulla Carta di Cotone
Brasile 2013
Certeza (Im/De) Posta
140 cm x 40 cm
Litografia sulla Carta di Cotone
Brasile 2013
Praça de Guerra Maracanã
60 cm x 45 cm
Litografia sulla Carta di Cotone
Brasile 2013
Equívocos do Plebiscito
45 cm x 60 cm
Litografia sulla Carta di Cotone
Brasile 2013
Resiliência
4 lastre da 80 cm x 60 cm x 8 cm ciascuna
Ceramica
Brasile 2013
Rattoppo
72 cm x 65,5 cm
Collage sul Cartone
Brasile 2013
Arquétipo da Cidade Ideal
102 cm x 134 cm
Olio sul Tela
Brasile 2014
Carta Stradale della Civiltà
65,5 cm x 113,5 cm
Collage sulla Carta
Brasile 2013
GABRIEL CAVALCANTI DE PETRIBÚ
GABRIEL CAVALCANTI DE PETRIBÚ
Nato a Recife, Pernambuco, Brasile, 1980.
Born in Recife, Pernambuco, Brasil in 1980.
2013 – Monstra Individuale “Florença/Recife - Pintura Pura”, a cura di Raul Córdula, presso la “Arte Plural Galeria”, Recife, Brasile
1998/2003 – Economiche Sciences - UFPE, Federal University of Pernambuco, Recife, Brasil
2012 – Mostra Collettiva presso la “Arte Plural Galeria”, Recife, Brasile
2013 – Solo show “Florença/Recife - Pintura Pura”, curated by Raul Córdula, at the “Arte Plural Galeria”, Recife, Brasile
2012 – Mostra Collettiva presso “Sobrado Escritório de Arte”, Olinda, Brasile
2012 – Collective Show at la “Arte Plural Galeria”, Recife, Brasile
2012 – Mostra Collettiva a Formigine, Modena, Italia
2012 – Collective Show at “Sobrado Escritório de Arte”, Olinda, Brasile
2010/11 – Soggiorno a São Luís, Maranhão, Brasile
2012 – Collective Show at Formigine, Modena, Italia
2010 – Ingresso nella Collezione Ricardo Brennand, Instituto Ricardo Brennand IRB, Recife, Brasile
2010/11 – Lives in São Luís, Maranhão, Brasile
2008 – Mostra Collettiva degli artisti sudamericani, proposta dal Governo Colombiano, presso il Palagio di Parte Guelfa, Firenze, Italia
2010 – Works sold to collection Ricardo Brennand, Instituto Ricardo Brennand IRB, Recife, Brasile
2007 – Mostra Collettiva presso il Palagio di Parte Guelfa, Firenze, Italia
2008 – Collective Show of South American artists, sponsored by Colombia Government, at il Palagio di Parte Guelfa, Firenze, Italia
2006/2010 – Pittura Disegno - Accademia di Belle Arti di Firenze, Italia
2007 – Collective Show at the Palagio di Parte Guelfa, Firenze, Italia
2006 – Progetto “L’intelligenza delle Mani” con Gian Carlo Scapin, Montelupo Fiorentino, Italia
2006 – “L’intelligenza delle Mani” project with Gian Carlo Scapin, Montelupo Fiorentino, Italia
2005/2006 – Disegno Artistico, Tecniche Pittoriche, Storia dell’Arte Occidentale, Storia della Letteratura Italiana - ACCADEMIA EUROPEA
2006/2010 – Painting and Drawings - Accademia di Belle Arti di Firenze, Italia
DI FIRENZE, FIRENZE, ITALIA
2001 – Collective Show among the Museu do Estado de Pernambuco
2002 – Historia del Arte Española - ENFOREX, Barcelona, España - Studio sullo sviluppo dell’arte in Spagna dalla “Reconquista” alle
2000/2003 – Painting - Espaço Badida
prime avanguardie
2000/2003 – Pittura - Espaço Badida - Lezioni di pittura con l’artista Marisa “Badida” Campos, Recife, Brasile
2001 – Mostra Collettiva presso il Museu do Estado de Pernambuco
1998/2003 – Science Economiche - UFPE, Universidade Federal de Pernambuco, Recife, Brasil