Masoni - Ecomondo

I Pilot Test del Product and Organization
Environmental Footprint
Paolo Masoni
ENEA
Responsabile Laboratorio LCA e Eco-progettazione
Presidente dell’Associazione Rete Italiana di LCA
Percorsi e strumenti per la diffusione dell´
´eco-innovazione e del
consumo sostenibile
ECOMONDO, Rimini 7 Novembre 2014
5 Novembre 2014
Introduzione
• La Comunicazione “Single Market for Green Products”
(COM/2013/0196) identifica la necessità di garantire una corretta
valutazione e comunicazione della qualità ambientale dei prodotti e
delle organizzazioni
• Per risolvere questo problema, DG Ambiente e DG JRC hanno
sviluppato una metodologia armonizzata partendo dall’International
Reference Life Cycle Data System (ILCD) Handbook e altri standard
(ISO 14040-44, PAS 2050, BP X30, WRI/WBCSD GHG protocol,
Sustainability Consortium, ISO 14025, Ecological Footprint, ecc).
• Questa metodologia per misurare l’impronta ambientale dei
prodotti (PEF) e delle organizzazioni (OEF) è stata pubblicata con la
Raccomandazione 2013/179/EU
5 Novembre 2014
I principi della PEF e OEF
• La metodologia proposta è conforme alle norme ISO 14040 e 14044, alle quali
aggiunge prescrizioni ulteriori, con lo scopo di garantire la migliore comparabilità
degli studi e un adeguato livello qualitativo.
• Dal punto di vista generale, le principali prescrizioni aggiuntive riguardano:
•
Le categoria di Impact Assessment (sono raccomandate 14 categorie con i relativi metodi di
valutazione)
•
Non è ammesso il cut off nella fase di inventario
•
Il fine vita dei materiali prevede una formula di ripartizione dei benefici del riciclaggio al 50%
ciascuno al ciclo di vita che usa materiale riciclato e a quello che ricicla il materiale
•
Prescrive livelli di qualità minimi per i dati usati, definendo un metodo basato su 6 parametri per
quantificare l’indice di qualità
• Adotta un approccio simile alla Dichiarazione Ambientale di Prodotto (DAP),
richiedendo, ogniqualvolta lo studio venga pubblicato, l’uso di regole specifiche
per categoria di prodotto (o di settore nel caso dell’OEF), PEFCR o OEFSR.
• Definisce il percorso tecnico e partecipativo per lo sviluppo delle PEFCR e OEFSR
(molto più complesso rispetto alla DAP)
5 Novembre 2014
I principi della PEF e OEF
• Lo sviluppo delle PEFCR prevede l’effettuazione di uno
studio di screening su un “prodotto rappresentativo” che
permetta l’individuazione degli aspetti ambientali più
significativi e permetta di semplificare lo studio rispetto
alle regole generali
• Lo studio di screening può anche permettere di individuare
l’”impatto medio” o benchmark, del prodotto od
organizzazione in oggetto commercializzato in Europa.
5 Novembre 2014
Azioni Pilota
• La Commissione Europea ha lanciato un programma di
Azioni Pilota relative alla sperimentazione della PEF /
OEF
• Obiettivi principali sono:
• Testare la metodologia
• Testare il percorso partecipativo (complesso) per la definizione delle PEFCR e
OEFSR
• Sperimentare modalità di comunicazione dei risultati della PEF/OEF. Questi
possono anche arrivare ad una pesatura degli impatti e una loro rappresentazione
in classi di merito rispetto al benchmark , sulla falsariga delle etichette energetiche
• Sviluppare e testare uno strumento software per aiutare le PMI ad aspplicare la
PEF /OEF
• Sono state avviati due gruppi di sperimentazione per
complessivi 25 PEF e 2 OEF
5 Novembre 2014
Specificità dell’OEF
• L’impronta ambientale di una organizzazione comprende anche gli
impatti derivanti dal ciclo di vita dei prodotti che produce o
commercializza
• Questo complica l’analisi perché richiede di aver dati su un numero
anche molto elevato di prodotti
• Responsabilizza l’organizzazione a produrre o commercializzare
prodotti a ridotto impatto ambientale
• Effetto moltiplicativo benefico, in particolare nel caso di organizzazioni della
Grande Distribuzione
5 Novembre 2014
Principali problematiche PEF/OEF
• Punti di forza e potenzialità:
• regole comuni condivise
• semplificazione della comunicazione
• coerenza fra i diversi strumenti (etichette, GPP, ecodesign)
• identificazione di target di miglioramento specifici per gruppi di prodotto
• Responsabilizzazone dei diversi attori
• Debolezze e rischi:
• Alcune complessità metodologiche difficili da applicare (es.: cut off, regole fine
vita)
• Alcuni indicatori non pienamente maturi come metodo o come dati disponibili
• Premia l’efficienza ma non considera alcuni aspetti che, ad esempio per il cibo,
possono essere molto importanti
• Grandi difficoltà per le PMI
5 Novembre 2014
Proposte
• Piano Nazionale di Produzione e Consumo
Sostenibile
• Marchio nazionale di qualità ambientale
• Promozione di strumenti e strutture di
supporto per le PMI: Agenzia per l’uso
efficiente delle risorse
• Banca dati nazionale di LCA
5 Novembre 2014
Grazie per l’attenzione
Paolo Masoni
Laboratorio LCA ed Eco-progettazione, ENEA
Via Martiri di Monte Sole, 4
40129 Bologna
[email protected]
www.reteitalianalca.it
5 Novembre 2014