Edizione Annuale 2011/12 Global Fraud Report Risultati della ricerca condotta dall’Economist Intelligence Unit (EIU) La paura di subire frodi è in aumento a livello globale Il furto di informazioni rimane una minaccia seria Le aziende si mostrano impreparate alle nuove normative Le aziende non hanno ancora implementato strategie anti-frode efficaci An Altegrity Company Qualche parola sulla ricerca Nel corso del Global Fraud Survey, la ricerca commissionata ogni anno da Kroll e condotta dall’Economist Intelligence Unit nei mesi di giugno e luglio 2011, sono stati intervistati 1.265 senior manager, diversi per provenienza geografica, tipologia industriale e funzioni svolte. L’analisi dell’Economist Intelligence Unit sarà citata per esteso nel presente rapporto. I risultati ottenuti sono stati successivamente vagliati da Kroll. Come negli anni precedenti, l’esito dell’indagine afferisce a una vasta gamma di settori, tra cui meritano una menzione speciale: servizi finanziari, servizi professionali, vendita al dettaglio e all’ingrosso, tecnologia, media e telecomunicazioni, sanità e farmaceutica, viaggi, tempo libero e trasporti, beni di consumo, settore edile, ingegneristico e delle infrastrutture, risorse naturali e industria manifatturiera. I senior manager intervistati sono, per il 47%, dirigenti di alto livello. Metà di essi rappresenta aziende con introiti annuali superiori ai 500 milioni di dollari. Il campione esaminato quest’anno proviene per il 23% dal Nord America, per il 24% dall’Europa, per il 28% dalla regione Asia-Pacifico, per l’11% dall’America Latina e per il 15% da Medio Oriente/Africa. Il rapporto di seguito presentato raccoglie i risultati dell’indagine, arricchiti dall’esperienza e dalla competenza di Kroll e di aziende affiliate appositamente selezionate. Alla sua stesura hanno contribuito l’Economist Intelligence Unit e terzi. Kroll desidera ringraziare l’Economist Intelligence Unit, il Dott. Paul Kielstra e tutti gli autori per aver contribuito alla stesura. I valori sono espressi in dollari statunitensi. Contenuto Rapporto sulle frodi mondiali Contenuto introduzione Analisi Regionale: Asia-Pacifico Tom Hartley, Direttore Generale Business Intelligence & Investigations......... 4 Sud-est Asiatico overview.................................................................................................. 34 Panoramica dell’Economist Intelligence Unit Le frodi nelle catene di approvvigionamento e fornitura in Asia................................................................................................................... 35 Frodi in aumento.................................................................................................................. 5 Cina overview........................................................................................................................... 37 Uno sguardo sulla frode Lo screening dei fornitori: la compliance come strada verso un’azienda migliore..................................... 38 Affaticamento da frode ......................................................................................................... 9 Panoramica geografica........................................................................................................ 10 Quando sorvegliare non basta: i revisori non sono cacciatori di frodi........................................................................... 40 Il quadro normativo India overview.......................................................................................................................... 42 Riforma del Foreign Corrupt Practices Act (FCPA)................................................. 12 La corruzione e il boom delle infrastrutture in India.......................................... 43 Investire nei BRIC: Serve una due diligence ancora più attenta.................. 14 Analisi regionale: emea Contributo speciale Europa overview...................................................................................................................... 45 Recupero di Beni Sovrani................................................................................................... 16 La minaccia più grave agli istituti finanziari proviene dall’interno............ 46 Analisi regionale: Americhe Indagini aziendali in regimi severi di privacy: Il caso dell’Italia....................................................................................................................... 48 Nord-America overview...................................................................................................... 18 Medio Oriente overview..................................................................................................... 50 Quando la frode è un problema interno: Cinque punti da considerare... 19 Corruzione e frodi sulle vendite nel Golfo Consigli pratici........................................................................................................................... 51 I rischi di violazione del quadro normativo derivanti da una due diligence inadeguata............................................................. 21 Say-on-pay nel 2012: Un’immagine vale più di mille parole....................... 23 Canada overview.................................................................................................................... 24 Il Canada moltipica gli sforzi anticorruzione............................................................ 25 America latina overview..................................................................................................... 27 Africa overview........................................................................................................................ 53 Africa: Ci siamo......................................................................................................................... 54 Sintesi dei settori Sintesi per Settore dei Profili di Frode........................................................................ 57 Condizioni di disparità in America Latina.................................................................. 28 Contatti Messico overview................................................................................................................... 30 Principali contatti regionali a Kroll................................................................................ 59 Sradicare il fenomeno delle frodi dopo aver acquisito società attive nell’industria brasiliana dello zucchero e dell’etanolo....................................... 31 Frodi nei bilanci patrimoniali: Una piccola voce di bilancio può essere causa di grossi guai....................... 32 Economist intelligence unit Industry analysis Tecnologia, media e telecomunicazioni.................................... 20 Beni di consumo........................................................................................................ 22 Risorse naturali....................................................................................................... 26 Industria manifatturiera............................................................................ 33 Sanità, farmaci e biotecnologie......................................................... 36 Commercio al dettaglio,................................................................................ 39 all’ingrosso e distribuzione Servizi professionali ........................................................................................ 41 Servizi finanziari ................................................................................................... 47 Edilizia.................................................................................................................................... 52 Viaggi, tempo libero e trasporti....................................................... 56 Edizione Annuale 2011/12 | 3 Introduzione Introduzione Le società che operano in paesi, contesti giuridici e culture diversi affrontano sfide e rischi complessi durante lo sviluppo delle loro attività. La quinta edizione del Global Fraud Report di Kroll, redatto in collaborazione con l’Economist Intelligence Unit, illustra la rapidità con cui si evolve la minaccia delle frodi e rafforza il vantaggio finanziario diretto per le organizzazioni che gestiscono attivamente i rischi di frode. Ogni azienda deve confrontarsi con il rischio di frode. Il tipo di risposta – la natura dell’approccio alla prevenzione, al rilevamento, all’indagine e alla divulgazione – distinguerà una gestione accurata da una a rischio di perdite ingenti. Una novità positiva del rapporto di quest’anno è il calo nella diffusione generale delle frodi, dall’88% delle persone intervistate vittime di frode negli ultimi 12 mesi al 75%. Tuttavia, si stanno diffondendo alcune tipologie di frode: in particolare, i conflitti di interesse nella gestione, le frodi nella catena di approvvigionamento, quelle finanziarie interne e la corruzione stanno diventando sempre più preoccupanti. Le aziende devono restare vigili, in quanto le frodi oggi sono strutturate in modo sempre piu’ sofisticato come anche le tattiche per evitare di essere scoperti. Cinque punti di particolare interesse emergono dall’indagine di quest’anno: »Consapevolezza. La consapevolezza del problemi legati alla corruzione le società sono ancora impreparate a una più estesa applicazione normativa. Meno del 30% degli intervistati ritiene che le proprie aziende abbiano formato i loro manager, fornitori e dipendenti stranieri alla conoscenza e al rispetto di quanto previsto dall’UK Bribery Act o dal US Foreign Corrupt Practices Act e meno di un quarto è convinto che la loro due diligence pretransazione sia in grado di identificare la conformità di un potenziale partner o obiettivo di un’acquisizione alle normative. » Le misure antifrode danno i loro frutti. La nostra indagine indica che qualsiasi società può essere vittima di frode ma che le principali, in ogni settore e Paese, sono quelle che hanno investito meno nelle poco allettanti attività di formazione, verifica, screening e due diligence. Il rapporto presenta le opinioni di alcuni dei più abili e scrupolosi esperti antifrode. Mi auguro che fornisca dei suggerimenti utili e contribuisca a identificare le minacce e le opportunità emergenti per la vostra azienda. rischio di frode e le preoccupazioni che da ciò derivano sono cresciute significativamente nonostante, o forse proprio in conseguenza di una riduzione generale del numero di aziende colpite da frode negli ultimi 12 mesi. »Evoluzione. La buona notizia è che i le due principali tipologie di frode, il furto di beni materiali e quello di informazioni, hanno subito una lieve diminuzione quest’anno. Tuttavia, i truffatori si stanno evolvendo e altri settori, in particolare quelli più vicini ai dipendenti e ai partner della catena di approvvigionamento delle società, mostrano una maggiore esposizione. »Corruzione. Metà degli intervistati si sono detti moderatamente o molto preoccupati di fronte al rischio di corruzione, mentre l’incidenza di quest’ultima è raddoppiata. 4 | Global Fraud Report »Preparazione. Nonostante l’aumento dei Tom Hartley Direttore generale Business Intelligence & Investigations Panoramica dell’Economist Intelligence Unit Panoramica dell’Economist Intelligence Unit Frodi in aumento Questo rapporto è il risultato del quinto e più rilevante Global Fraud Survey annuale condotto dall’Economist Intelligence Unit su incarico di Kroll. Vi hanno contribuito, nei mesi di giugno e luglio 2011, più di milleduecento alti dirigenti provenienti da tutto il mondo e operanti in un’ampia varietà di settori aziendali, con funzioni diverse. La grande diffusione e duttilità dei casi di frode rilevati ha evidenziato, in alcune aree, una progressione cui è inevitabilmente corrisposto un aumento del tasso di rischio in altre zone. I dati di quest’anno forniscono cinque spunti importanti per la comprensione del contesto attuale. 1. Con il continuo variare delle minacce che si trovano ad affrontare le aziende, aumentano le preoccupazioni per ogni singolo tipo di frode. A prima vista, il sondaggio del 2011 riporta qualche buona notizia. Il numero delle aziende colpite dai due tipi più comuni di frode è diminuito. Quest’anno, il 25% delle aziende ha denunciato casi di furto di beni materiali (in diminuzione rispetto al 27% del sondaggio 2010) e il 23% ha riportato episodi di furto, smarrimento o sottrazione delle informazioni (anche qui in ribasso rispetto al 27%). Più in generale, negli ultimi 12 mesi, soltanto il 75% delle aziende è stato vittima di frode, il che rappresenta un notevole calo rispetto all’88% dell’anno scorso e uno dei risultati complessivi più bassi dall’inizio di questo tipo di sondaggio. Le imprese sono tuttavia tutt’altro che al sicuro e il livello di preoccupazione degli intervistati è nettamente aumentato. Per ciascun caso di frode considerato, la percentuale degli interpellati che dichiarano, per la propria azienda, una vulnerabilità moderata o elevata è salita, attestandosi, nella maggior parte dei casi, tra il 10% e il 15%. Le preoccupazioni sono aumentate anche per il furto di informazioni e di beni materiali, in controtendenza dispetto alla diminuzione registrata a partire dal 2010. Cosa si può dedurre dai dati raccolti? Sarà necessario condurre sondaggi ancora per parecchi anni per dimostrare una tendenza chiara e precisa, ma i dati di quest’anno riflettono l’inizio di un profondo cambiamento nel contesto in cui si verificano i casi di frode. I responsabili di episodi fraudolenti possono anche non darsi al furto di beni materiali e informazioni come in passato, ma ciò non vuol dire che siano intenzionati ad arrendersi. Al contrario, si stanno diffondendo sempre più altri tipi di frode e, in particolare, la frode finanziaria interna, la corruzione e i casi di frode nei processi di vendita e approvvigionamento. Ne consegue che, invece di un quadro dominato da due fattori di rischio principali ed un piccolo Edizione Annuale 2011/12 | 5 Panoramica dell’Economist Intelligence Unit Tabella I: P ercentuale delle società intervistate che si definiscono come altamente o moderatamente vulnerabili ai seguenti tipi di frode. contesto di maggiore vigilanza da parte delle autorità di regolamentazione. È ormai da qualche anno che le autorità statunitensi si stanno adoperando con forza per un’applicazione 2011 2010 Furto di informazioni 50% 38% Corruzione 47% 38% di effettuare pagamenti a funzionari stranieri con Furto di beni materiali 46% 34% lo scopo di sviluppare o di mantenere relazioni Conflitti di interesse del management 44% 27% Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento 42% 26% ed avente anch’essa validità extraterritoriale, è in Violazione di norme e regole 41% 30% americana. Trova applicazione nei casi di Furto di Proprietà Intellettuale (PI) 40% 27% Cattiva amministrazione finanziaria 39% 30% stabilisce un obbligo di prevenzione della Frodi finanziarie interne 38% 27% corruzione a carico delle imprese e bandisce i Pratiche collusive 31% N/A Riciclaggio 25% 19% extraterritoriale del Foreign Corrupt Practices Act (FCPA) (Legge federale che proibisce alle aziende commerciali). La legge contro la corruzione della Gran Bretagna, entrata in vigore lo scorso luglio qualche modo più severa della legislazione corruzione individuale in genere e non solo in quelli che coinvolgono funzionari statali, pagamenti effettuati per accellerare le procedure (facilitating payments). Si tratta soltanto di alcuni degli esempi più importanti del maggiore rigore normativo adottato. Altri paesi come la Cina e l’India hanno provveduto ad adottare misure più severe, ma non se ne sono ancora osservati gli Tabella II: Percentuale di società colpite dai fenomeni di frode elencati effetti nella realtà concreta. 2011 2010 Furto di beni materiali 25% 27% risultano quindi notevolmente aumentate, tanto Furto di informazioni 23% 27% che il fenomeno costituisce per le imprese una Conflitti di interesse nell’amministrazione 21% 19% Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento 20% 15% almeno moderatamente vulnerabile alla Frodi finanziarie interne 19% 13% maggiore rispetto agli altri casi di frode con Corruzione 19% 10% Cattiva amministrazione finanziaria 16% 13% Violazione di norme e regole di compliance 11% 12% risultato, tre volte maggiore rispetto all’anno Furto di PI 10% 10% scorso, rappresenta l’indice di incidenza più Pratiche collusive 9% 7% Riciclaggio 4% 7% Le preoccupazioni di fronte alla corruzione delle questioni più allarmanti rispetto agli altri casi di frode. Il 47% delle aziende si descrive ora corruzione, un dato che rappresenta un’incidenza l’eccezione del furto di informazioni. Il dato ancora più sorprendente è che il 24% afferma di essere altamente vulnerabile alla corruzione: tale elevato dei casi di frode esaminati nel sondaggio. Il fenomeno a cui si è accennato sta avendo ripercussioni sulle decisioni di investimento. Il sondaggio di quest’anno, come quello dell’anno scorso, indica che quando il timore delle frodi numero di rischi minori, le imprese devono ora affrontare una serie di pericoli più diffusi. In particolare, dopo i due casi più comuni di frode, i quattro successivi relativi ai conflitti di interesse del management, ai processi di approvvigionamento, ai processi finanziari interni e alla corruzione, hanno colpito l’anno scorso circa una società su cinque, mentre i casi di cattiva amministrazione finanziaria venivano subito dopo, coinvolgendone quasi una su sei. Questo mutamento repentino nella natura delle minacce di frode spiega l’aumento del senso di vulnerabilità. I responsabili di atti di frode hanno messo a punto tutta una gamma di strumenti per testare le difese aziendali e, nella maggior parte dei casi, non si limitano più solo a un paio di 6 | Global Fraud Report questi. Soltanto i sondaggi futuri chiariranno se tale tendenza è destinata a continuare o se le imprese saranno in grado di contrastarla. 2. Le imprese sono sempre più coscienti dell’esposizione al rischio di corruzione ma spesso non dispongono delle soluzioni per porvi rimedio. scoraggia le imprese ad operare in un determinato paese o regione, la corruzione costituisce di gran lunga la maggiore preoccupazione. Del 46% di imprese cui è stato sconsigliato di intraprendere attività in un luogo a causa della presenza di una o più tipologie di frode, il 62% ha citato l’incidenza della corruzione come uno dei fattori determinanti nella scelta effettuata. Nelle tre aree con il La sua diffusione ha mostrato il maggior maggior numero di intervistati scoraggiati a incremento rispetto a tutti gli altri tipi di frode investire, vale a dire Africa (15%), Cina (10%) e considerati nel sondaggio, quasi raddoppiando la India (9%), la corruzione è stata citata come sua incidenza, passando dal 10% dell’anno discriminante rispettivamente nel 69%, 59%, e scorso al 19%. Ciò si verifica, tuttavia, in un 65% dei casi. Panoramica dell’Economist Intelligence Unit Nonostante le serie preoccupazioni manifestate, le società non appaiono ben preparate ad affrontare il problema. Un quarto di esse ammette di non essere adeguatamente preparato (o di non esserlo affatto) ad adempiere alle normative in questo campo, e soltanto il 27% afferma di esserlo. Da uno sguardo più approfondito ai dati riguardanti la conformità alla normativa FCPA e alla Legge contro la corruzione della Gran Bretagna, si deduce che il problema è ancora più grave. Sebbene queste disposizioni abbiano una validità extraterritoriale che può avere anche implicazioni per le società non americane e non britanniche quando queste abbiano rapporti con il Regno Unito o gli Stati Uniti, è possibile che le attività delle aziende straniere non rientrino nella sfera di applicazione di nessuna delle due. La presente analisi prende quindi in considerazione solo le risposte di coloro la cui attività è basata in uno dei due paesi, poiché sarebbe difficile immaginare situazioni in cui le rispettive società non fossero soggette alle disposizioni di almeno una di queste normative. Tra i partecipanti interpellati, soltanto il 43% ha provveduto a formare alti dirigenti, agenti, venditori e dipendenti stranieri in materia di conformità ad una di queste normative, e soltanto il 39% ha effettuato una valutazione dei rischi che ne scaturiscono. Queste cifre non differiscono molto dal numero di imprese che non hanno agito allo stesso modo. Spesso gli intervistati hanno semplicemente risposto di non sapere se le loro aziende avessero fatto qualcosa in merito alla normativa. Ciò significa come minimo che gli eventuali sforzi compiuti sono rimasti nell’ombra. Neanche con i processi di due diligence si è riusciti a venire a capo del problema. Soltanto il 37% degli intervistati ha dichiarato che le aziende in cui operano dispongono di informazioni sufficienti sulla conformità alle disposizioni sopra menzionate di un partner potenziale o di un obiettivo di investimento. Gli errori in questo campo possono costare cari. Nel 2007, eLandia, una società di tecnologie di rete, ha acquisito Latin Node, un provider all’ingrosso di servizi di telefonia via Internet. In seguito alla scoperta che la nuova sussidiaria effettuava pagamenti irregolari, eLandia ha fatto tutto il necessario (informato le autorità, licenziato i dirigenti coinvolti, estinto i contratti ottenuti illegalmente), ma i costi di tutte queste operazioni sono saliti e hanno avuto ripercussioni sulle attività della sussidiaria. Nel giro di un anno, eLandia ha deciso che la migliore opzione era di chiudere completamente Latin Node, con la perdita totale dell’investimento di 22 milioni di dollari. 3. 3. La lotta al furto delle informazioni rimane al centro dell’attenzione delle aziende. L’incidenza del furto dei dati protetti è scesa 4. Spesso chi viene colpito più duramente dagli episodi di frode non ha altri da rimproverare all’infuori di se stesso. rispetto all’anno scorso dal 27% al 23%, ma ciò Il sondaggio sulle frodi di quest’anno ha non vuol dire che le aziende sentano di avere il calcolato il costo economico delle frodi in un problema sotto controllo. Al contrario, le modo nuovo e più diretto chiedendo agli preoccupazioni sono aumentate. La metà degli intervistati la percentuale di reddito persa intervistati si sente moderatamente o molto dall’azienda nell’ultimo anno. La maggior parte vulnerabile a questa tipologia di frode, il che delle imprese ha riportato perdite e, tirando le rappresenta un dato in ascesa rispetto al 38% del somme del sondaggio, le frodi sono costate alle 2010. La complessità dei sistemi informativi imprese il 2,1% dei profitti degli ultimi dodici rappresenta, nel sondaggio, la causa principale di mesi. Esaminata sotto un’altra luce, questa esposizione ai pericoli di frode secondo il 36% cifra equivale al rendimento complessivo di degli intervistati, con un aumento rispetto al 28% dell’anno scorso. Non sorprende dunque che la sicurezza informatica sia oggetto degli una settimana lavorativa – con variazioni trascurabili a seconda della collocazione e delle dimensioni dell’impresa. investimenti più cospicui pianificati per l’anno Considerando però solo il risultato medio prossimo (30%). complessivo, si perde di vista il 18% delle Tale timore può essere in parte motivato dal fatto che il furto di informazioni tende ad essere di solito più costoso rispetto ad altri tipi di frode più diffusi quali il furto di beni materiali. Quando si considerano soltanto aziende che hanno subito imprese che a causa di attività fraudolente ha perduto più del 4% di tutte le entrate. Cinquantatré aziende, cioè quasi un quarto di quelle di cui sopra, hanno subito gravi danni accumulando perdite per più del 10% dei ricavi in seguito a episodi di frode. Dall’analisi di furti di informazioni o di beni materiali, allo queste imprese, denominate le “più colpite”, si scopo di valutarne il relativo impatto, si osserva sono notate alcune caratteristiche comuni. che le imprese colpite dai furti di informazioni hanno riportato le maggiori perdite economiche. In media, le vittime solo di furti di beni materiali hanno riportato perdite dovute a frode pari all’1,5% dei profitti, mentre quelle colpite da furti delle informazioni hanno accumulato perdite di valore sostanzialmente maggiore, pari all’1,9%. La prima lezione che si è appresa è che chiunque può essere colpito. Le caratteristiche geografiche e di settore sono certamente fattori da prendere in considerazione, ma non sono i più importanti. Le società africane e medio-orientali sono leggermente più numerose (il 19%, un dato superiore alla percentuale del 15% esaminata nel Inoltre, la natura delle informazioni ricercate dai sondaggio). La percentuale (28%) delle società di frodatori è così multiforme da richiedere servizi finanziari colpite, inoltre, è superiore potenzialmente sistemi di difesa altrettanto rispetto a quanto ci si sarebbe aspettati dalla sua differenziati. Come illustrato dalla tabella, i dati incidenza complessiva nel sondaggio (17%). protetti da proprietà industriale rappresentano il Le maggiori differenze riguardano le modalità bersaglio più frequente, ma anche le informazioni con cui tali società affrontano il rischio di frode. su clienti e dipendenti costituiscono obiettivi comuni. La maggiore concentrazione su alcuni bersagli piuttosto che su altri varia, ovviamente, a seconda dei settori considerati, in base al valore delle informazioni che una società Innanzitutto, i loro sistemi di difesa sono deboli. Come risulta dalla tabella, è assai poco probabile che abbiano investito nelle misure antifrode esaminate nel sondaggio. possiede. Per le società operanti nei settori della La minore efficacia dei sistemi di difesa lascia le tecnologia, dei media e delle telecomunicazioni, i imprese più colpite in balia dei trasgressori e gli dati protetti da proprietà industriale intervistati ne sono consapevoli. Una parte rappresentano il bersaglio più diffuso (citato dal consistente degli intervistati provenienti da 36% degli intervistati), mentre per i settori dei servizi finanziari sono quelli sui clienti a costituire l’obiettivo principale (29%). queste aziende ha dichiarato di essere profondamente vulnerabile a tutti i tipi di frode esaminati nel sondaggio, con differenze particolarmente evidenti nei casi di corruzione, In generale, gli investimenti correnti nel campo riciclaggio e violazione di norme. Parimenti, sarà È positivo che le imprese siano consapevoli del della sicurezza delle informazioni possono anche meno probabile che queste imprese dichiarino di problema della corruzione. Ora però devono aver prodotto risultati positivi quest’anno, ma la essere adeguatamente o abbastanza preparate a imparare a reagire. battaglia è ben lungi dall’essere vinta. conformarsi ai requisiti di compliance relativi alla Edizione Annuale 2011/12 | 7 Panoramica dell’Economist Intelligence Unit corruzione, alla sicurezza delle informazioni, alle Tabella IV: se la vostra azienda ha subito perdite o smarrimenti di informazioni o attacchi informatici, che tipo di dati sono stati presi di mira? regole anti-trust o alle normative finanziarie, o di avere messo a punto misure di protezione Informazioni sui clienti 16,7% anticorruzione sufficienti in tutti i reparti Informazioni sui dipendenti 11,9% aziendali. Informazioni personali sulla salute 2,8% Queste aziende possono avere consapevolezza Dati protetti da proprietà industriale, inclusa la proprietà intellettuale 20,6% del problema, ma senza per questo sentirsi Altro 6,5% Non so 8,3% antifrode, non si differenziano molto dalla media Non abbiamo subito questo tipo di frode 47,4% degli intervistati del sondaggio. Inoltre, anche i stimolate a passare all’azione. In termini di intenzione ad investire di più nelle misure controlli antifrode esistenti risultano troppo spesso non gestiti in maniera adeguata. Tra le Tabella V: a quale delle seguenti misure antifrode la sua società ha destinato investimenti? Media Più del 10% di ricavi Sondaggio persi per frode Misure finanziarie (controlli finanziari, individuazione 72% casi di frode, audit interni ed esterni, politiche antiriciclaggio) 60% Misure sui sistemi informativi (Sicurezza IT, contromisure tecniche) 42% 66% aziende più colpite, la causa decisiva dell’esposizione ai rischi di frode, citata dal 36% degli intervistati, è rappresentata dall’indebolimento dei controlli interni. Complessivamente, nel sondaggio, soltanto il 22% degli intervistati ha manifestato questo problema, e lo stesso vale per l’8% di quanti non hanno subito perdite finanziarie. Beni 62% 40% (sistemi sicurezza beni materiali, inventari scorte, etichettatura, registro beni) Misure amministrative 52% (controlli di gestione, incentivi, supervisione esterna tramite, per es., comitati di revisione contabile) 38% Vaglio informazioni di base sui dipendenti 36% 47% l’incidenza delle frodi. L’anno scorso, il sondaggio ha rilevato che spesso l’episodio fraudolento ha origine all’interno. Quest’anno, ciò si è dimostrato Personale 44% (formazione, hotline per la denuncia di illeciti o attività illegali) 21% Partner, clienti e venditori (due diligence) 30% 43% Tali controlli tuttavia sono essenziali per ridurre più vero che mai. Il 28% delle imprese che ha subito episodi di frode, e dove il colpevole è noto, ha riferito che il responsabile era un dipendente junior della società e il 21% che era un alto Misure reputazionali 41% 21% (monitoraggio mezzi di comunicazione, verifiche compliance, controlli aspetti legali) Rischi (responsabile rischi e sistema di gestione dei rischi) 42% 26% PI (valutazione rischi relativi alla proprietà 34% intellettuale e programma di monitoraggio marchi industriali) 19% dirigente (l’anno scorso entrambi i dati erano pari al 22%). Per un altro 11% delle organizzazioni, la trasgressione è stata commessa da un agente o intermediario; si arriva così ad un 60% di frodi commesse quest’anno da individui che, a un qualche titolo, lavoravano per la società colpita – dato in aumento rispetto al 55% registrato lo scorso anno. Tabella VI: p ercentuale di aziende che si descrive altamente vulnerabile ai seguenti tipi di frode Non solo le aziende hanno chiaramente bisogno di controlli intensi ma tali controlli devono essere Media Più del 10% di ricavi Sondaggio perduti in seguito a frodi implementati accuratamente in tutto Corruzione 24% 51% spesso i dipendenti junior, gli effetti degli illeciti Furto di beni materiali 13% 24% Conflitti di interesse del management 13% 24% Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento 13% 19% Furto di PI 13% 17% Furto di informazioni 13% 17% Violazione di norme e regole di compliance 11% 30% della società allo scopo di prevenire i loro intenti Cattiva amministrazione finanziaria 10% 27% fraudolenti. Non sorprende che chi si impegna Pratiche collusive 9% 24% Frodi finanziarie interne 9% 15% Riciclaggio 8% 30% 8 | Global Fraud Report l’organigramma. Anche se i responsabili sono da loro perpetrati non sono i più costosi da rimediare. Per le organizzazioni più colpite, gli alti dirigenti sono da ritenere responsabili nel 29% dei casi e i dipendenti junior soltanto nell’8%; per le aziende che registrano perdite per frode inferiori all’1%, i dati suddetti sono pari al 20% e al 35%. Più sono anziani i potenziali responsabili, più rigorosi devono essere i controlli meno nella protezione sia maggiormente esposto a rischi, ma il numero delle società che perde parte sostanziale dei propri ricavi a causa di una frode impone ulteriore enfasi su questo punto. Uno sguardo sulla frode organizzatori di conferenze, e persino i consulenti come noi, sono tutti inclini a soffiare sul fuoco. Non sorprende quindi che si assista alla comparsa di un “affaticamento da frode”. È opportuno trovare un equilibrio e vale la pena tenere a mente alcuni semplici principi utili a raggiungerlo. Affaticamento da frode di Tommy Helsby Il sondaggio annuale sulle frodi presentato in questa edizione del Fraud Report mostra un leggero calo del fenomeno. Siamo veramente giunti ad una svolta? L’incidenza degli eventi fraudolenti è realmente in diminuzione? Si registrano finalmente i benefici dell’azione di contrasto ai crimini aziendali esercitata dalle misure di prevenzione? La risposta è probabilmente “no”. Il sondaggio è un barometro efficace della consapevolezza, da parte dei quadri direttivi, del fenomeno della frode come rischio aziendale. Esso mostra le tendenze nelle differenti regioni e nelle varie aree di vulnerabilità alla frode. Le cifre offrono probabilmente maggiori informazioni sul settore economico al quale fanno riferimento gli intervistati che non sulla vera entità del problema. La crisi finanziaria del 2008-9 ha concentrato l’attenzione sulle frodi e, negli ultimi due anni, ha portato il fenomeno in cima all’elenco delle priorità aziendali. Sono tuttavia numerose le questioni che si contendono l’attenzione dei quadri direttivi. Esiste quindi il pericolo che il rischio di frode venga trascurato, trattandosi, peraltro, di un argomento scomodo e molto pericoloso in termini di esposizione. Per dirla in poche parole, è possibile che ci si stia stufando di parlare di frode. Prima che si raggiunga l’eccesso opposto, vale la pena riesaminare le esperienze passate e vedere se è possibile imparare da esse. Come ha dichiarato Warren Buffett, “soltanto quando la marea si ritira si scopre chi ha nuotato nudo.” Quando i tempi sono propizi e i profitti alti, un caso di frode può essere considerato come una “correzione contabile”, ma in tempi difficili, la medesima correzione può trasformarsi in una violazione dei covenant. Quando le aziende falliscono, c’è il desiderio istintivo di attribuire a qualcuno la responsabilità. Lo stesso qualcuno viene persino accusato di frode, magari in maniera fondata, anche se probabilmente sosterrà che le sue erano soltanto “normali pratiche di mercato”. Certe “pratiche di mercato” sono ora riconosciute, nel migliore dei casi, come improprie e, a volte, illegali. La politica, inoltre, sta realizzando che quella che un tempo veniva definita “burocrazia inutile” ha assunto ora la funzione di “necessario supporto alle normative”. Le autorità di controllo sono incoraggiate e autorizzate a non avere pietà e, per tutta risposta, il reparto di compliance delle aziende è diventato una componente centrale delle strategie aziendali. Naturalmente è solo una semplificazione, ma credo che la maggior parte di noi, di fronte al fenomeno fin qui delineato, concorderebbe sulla validità di un risultato atteso da tempo. Si può tuttavia manifestare assuefazione anche di fronte a una cosa positiva. Nessuno vuole autorità che si trasformino in vigilantes, una polizia di compliance che pattugli i corridoi delle aziende e dirigenti d’azienda che chiedano all’avvocato se devono prendere un caffelatte o un cappuccino quando vanno da Starbucks. E naturalmente, la stampa, gli Esiste un reale rischio di frode. La crisi finanziaria non l’ha peggiorato, l’ha semplicemente reso più evidente e, forse, ne ha acuito le conseguenze negative. La maggior parte dei casi di frode si è verificata durante congiunture positive, quando la guardia era abbassata. La prevenzione delle frodi è essenziale e deve essere proporzionata e pertinente al reale livello di vulnerabilità. Poiché la vulnerabilità si evolve insieme alle modalità di gestione dell’azienda, dai registri contabili ai file informatici, dal transito della liquidità ai bonifici elettronici, dai beni materiali alla proprietà intellettuale, allo stesso modo devono essere sviluppate le tecniche di prevenzione. L’identificazione delle tendenze dei reati finanziari aiuta a prevedere dove concentrare gli sforzi. I sistemi e i controlli di compliance costituiscono un elemento cruciale della protezione dalle frodi ma non dovrebbero essere fini a se stessi, e neanche il mezzo per raggiungere un fine. Dovremmo aspirare a rispettare le norme di compliance non perché i reparti incaricati ce lo impongono, ma perché è il modo migliore di gestire l’azienda. La divisione dei compiti del reparto contabilità coglie inesattezze molto più spesso di quanto non individui il saltuario caso di frode. I contratti ottenuti grazie alla concorrenza leale valgono molto di più di quelli conquistati con la corruzione. I controlli sulle informazioni di base relative a venditori e agenti permetteranno di eliminare tanto i soggetti incompetenti e inadeguati quanto il cognato del ministro. La missione centrale della compliance deve essere il mantenimento e lo sviluppo di imprese dalle fondamenta stabili e durature. È facile a dirsi, ma forse non altrettanto a farsi, soprattutto in un ambiente in cui le trasgressioni vengono affrontate più severamente. Se non lo facciamo bene, però, corriamo il pericolo reale che si riaffermi la tendenza del passato liberista degli strappi alle regole e degli occhi bendati, della regulatory capture e dell’interpretazione arbitraria delle regole, fino a quando il ciclo non ricomincerà di nuovo. Tommy Helsby è Presidente di Kroll Eurasia e lavora a Londra. Fin dal suo arrivo in Kroll nel 1981, Tommy ha contribuito in modo decisivo a plasmare e sviluppare il core business dell’impresa in ambito due diligence e ha gestito numerosi dei progetti grazie ai quali Kroll è diventata nota in tutto il mondo negli anni ‘80. Tommy svolge un ruolo strategico sia per Kroll sia per molti dei suoi clienti in operazioni e controversie complesse. Tommy ha un interesse specifico per le dinamiche e le strategie dei mercati emergenti, in particolare India e Russia. Edizione Annuale 2011/12 | 9 Uno sguardo sulla frode Panoramica geografica Furto di informazioni 18% Furto di informazioni 22% Furto di informazioni 26% I pannelli sulla mappa riassumono: K la percentuale degli intervistati che per ogni regione o paese ha subito almeno una frode negli ultimi 12 mesi Conflitti di interesse del management 15% Furto di beni materiali 23% Risultati Kroll Nell’ultimo anno, il Canada si è comportato molto bene rispetto ad altre aree. Ha presentato il tasso di perdite più basso e un calo in nove delle undici tipologie di frode esaminate dal sondaggio. Più della metà degli intervistati canadesi ha dichiarato di aver evitato – o cessato – operazioni in regioni fortemente esposte al rischio di frode. Il clima relativamente fiducioso dato dalla scarsa incidenza del fenomeno ha portato a investimenti in strategie antifrode inferiori alla media. America Settentrionale L’America Settentrionale presenta il più basso tasso di perdite per frode rispetto alle altre aree considerate e la minore incidenza riscontrata per molti degli illeciti presi in esame nel sondaggio, ad eccezione dei reati di sottrazione delle informazioni e di furto informatico. Sebbene si sia leggermente ridotto negli ultimi dodici mesi, la sottrazione di informazioni è ancora l’episodio fraudolento con l’incidenza maggiore. Gli intervistati hanno riferito di investimenti in un’ampia gamma di misure antifrode, tra cui sicurezza informatica, tutela della proprietà intellettuale, verifiche finanziarie e gestione dei rischi. Furto di informazioni 27% Furto di beni materiali 16% Canada Risultati Kroll Corruzione 37% Conflitti di interesse del management 21% Prevalenza 69% K le aree e le cause delle perdite più frequenti Frodi nei processi di vendita/ fornitura 21% Transparency International Corruption Perceptions Index 2009 Frodi finanziarie interne 23% 31% Furto fisico Risultati Kroll livelli molto bassi di corruzione 9.0 - 10.0 8.0 - 8.9 7.0 - 7.9 6.0 - 6.9 5.0 - 5.9 4.0 - 4.9 3.0 - 3.9 2.0 -2.9 1.0 - 1.9 altamente corrotto 0.0 - 0.9 No data Mappa riprodotta con il permesso di Transparency International Analisi condotta da Kroll/Economist Intelligence Unit 10 | Global Fraud Report Messico Il Messico presenta problemi di frode piuttosto diffusi. Le società hanno dichiarato un’incidenza superiore alla media in otto delle undici tipologie di frode esaminate e la situazione è particolarmente grave con riferimento alla corruzione. L’incidenza del furto di beni materiali è ben al di sopra della media e anche la sottrazione di informazioni, aggravata dalla crescente complessità delle tecnologie informatiche, rappresenta un rischio significativo. Sebbene siano coscienti del problema, le società messicane mostrano una propensione ad investire nelle strategie antifrode in genere inferiore alla media emersa dal sondaggio. Prevalenza 71% Prevalenza 70% Prevalenza 66% Abbiamo confrontato i risultati del dell’indagine globale sulla frode con ‘Transparency International Corruption Perceptions Index’ (CPI). Il CPI misura il livello di corruzione del settore pubblico così come percepito da uomini d’affari e analisti. Il livello varia tra 10 (per nulla corrotto) e 0 (molto corrotto). Il confronto dimostra chiaramente che la frode e la corruzione sono spesso collegate. Conflitti di interesse del management 19% Conflitti di Frodi finanziarie interesse del interne 18% management 21% Furto di informazioni 24% Prevalenza 74% Frodi nei processi di vendita/ fornitura 23% Corruzione i 23% Risultati Kroll America Latina 25% Furto di beni materiali Il fenomeno in America Latina è in una fase di transizione. Sebbene il numero complessivo di società esposte ad almeno una tipologia di frode sia diminuito, è cresciuto decisamente il numero di società che si considerano a rischio. Le società che si descrivono almeno moderatamente vulnerabili al furto di beni materiali o a frodi sulle vendite sono aumentate del 29%, e un notevole incremento è stato registrato anche in altri campi. Le società di quest’area geografica investono in un’ampia gamma di strategie antifrode, tra cui sicurezza informatica e dei beni materiali e controlli finanziari. Frodi nei processi di vendita/ fornitura 14% Frodi finanziarie interne 16% Risultati Kroll Europa 23% Furto di beni materiali Anche se in Europa la diffusione generale del fenomeno è diminuita, è invece aumentata l’incidenza di nove delle undici frodi considerate. Soltanto il 23% delle società europee ha dichiarato di non aver subito perdite finanziarie a causa di attività fraudolente, con un significativo calo del 47% rispetto all’anno precedente. Le aziende di quest’area si sentono vulnerabili soprattutto alla sottrazione di informazioni. Nonostante le crescenti preoccupazioni, il ricorso alle strategie antifrode più diffuse risulta inferiore alla media. Uno sguardo sulla frode Conflitti di interesse del management 23% Cattiva gestione finanziaria 22% Furto fisico 20% Furto di informazioni 28% Prevalenza 84% Frodi nei processi di vendita/fornitura 33% Frodi finanziarie interne 20% Risultati Kroll Cina Frodi finanziarie interne 19% Furto di informazioni 26% Conflitti di interesse del management 23% Prevalenza 68% Frodi nei processi di vendita/ fornitura 25% Corruzione 21% Risultati Kroll Medio Oriente Se da un lato il numero di società mediorientali che hanno subito frodi è diminuito, dall’altro sono aumentate, rispetto allo scorso anno, tipologie specifiche come la corruzione e le frodi nella catena di fornitura. A dispetto del quadro preoccupante, le società stanno compromettendo gli sforzi che loro stesse pongono in essere per contrastare le frodi. Infatti, un terzo degli intervistati in Medio Oriente ha affermato che la debolezza dei controlli interni sta aumentando l’esposizione al fenomeno. Cattiva gestione finanziaria 32% Furto di beni materiali 38% Conflitti di interesse del management 27% Corruzione 37% Prevalenza 85% Frodi nei processi di vendita/ fornitura 31% Frodi finanziarie interne 33% Risultati Kroll Africa L’Africa ha riportato in assoluto la più alta incidenza di frodi, con l’85% degli intervistati che ha dichiarato di esserne stato vittima nell’ultimo anno. La corruzione costituisce un problema serio per il 78% delle società africane che indicano una vulnerabilità da moderata a elevata. L’esperienza diretta o la percezione di frodi nel continente africano scoraggiano numerose società dall’operare in zona. A causa della debolezza dei controlli interni, le numerose strategie antifrode adottate risultano poco efficaci. Cattiva gestione finanziaria 22% Furto di informazioni 27% Furto di beni materiali 23% L’anno scorso, in Cina, l’84% degli intervistati è stato vittima di frodi: una percentuale molto elevata, inferiore soltanto a quella dell’Africa. Rispetto a qualsiasi altro paese esaminato nel sondaggio, la Cina ha registrato la maggior diffusione dei fenomeni di frode nei processi di vendita, fornitura e approvvigionamento e nella sottrazione di informazioni. La causa principale dell’aumento di tale esposizione è rappresentata dall’elevato tasso di ricambio del personale. Sebbene il fenomeno sia combattuto con investimenti preventivi al di sopra della media, le misure adottate non risultano sufficienti visto il numero elevato di frodi commesse da organi direttivi aziendali. Conflitti di interesse del management 31% Furto di informazioni 28% Corruzione 31% Prevalenza 84% Frodi nei processi di vendita/ fornitura 22% Furto di beni materiali 33% Corruzione 28% Prevalenza 76% Frodi finanziarie interne 23% Risultati Kroll India L’India presenta una maggiore diffusione rispetto alla media complessiva per otto delle undici tipologie di frode analizzate nel sondaggio. Corruzione e sottrazione delle informazioni sono sfide importanti per le società operanti in India, dove il 78% degli intervistati ha indicato che la propria organizzazione risulta altamente o moderatamente soggetta a fenomeni di corruzione. Sebbene il 59% delle vittime di frodi le attribuisca a fenomeni interni, meno del 50% delle società investe in misure antifrode come l’esame delle esperienze passate dei dipendenti, le indagini di due diligence relativamente a partner o terzi e i sistemi di gestione dei rischi. Frodi nei processi di vendita/ fornitura 33% Frodi finanziarie interne 24% Risultati Kroll Sud-est asiatico Gli intervistati provenienti da quest’area hanno riportato i tassi più elevati di frodi legate a processi di vendita, fornitura o approvvigionamento e ai conflitti di interesse del management, nonché livelli di corruzione superiori alla media. La corruzione ha rappresentato quest’anno il problema principale per le società del Sud-est asiatico, con il 70% degli intervistati che ha dichiarato una vulnerabilità da elevata a moderata. Ciononostante, il 52% - la percentuale in assoluto più elevata tra quelle riscontrate nelle altre aree - ha dichiarato che la debolezza dei controlli interni ha aumentato l’esposizione delle loro organizzazioni alla frode. Edizione Annuale 2011/12 | 11 Il quadro normativo Riforma del Foreign Corrupt Practices Act (FCPA) Maggiori tutele per chi si autotutela di Jeffrey Cramer Il 30 novembre 2010, la sottocommissione preposta alla lotta alla Crimininalità e alla Droga della Commissione Affari Giudiziari del Senato degli Stati Uniti ha discusso in sede d’udienza potenziali modifiche al Foreign Corrupt Practices Act (FCPA), la legge sui reati di corruzione perpetrati in un paese straniero. I membri della commissione a favore della riforma hanno sostenuto la necessità di un aggiornamento dell’FCPA, che negli ultimi dieci anni non ha subito alcuna modifica, per consentire al Dipartimento di Giustizia (DO J) un’attuazione più equa. Tale sentire ha trovato riscontro il 14 giugno 2011, quando la questione è stata esaminata anche dalla Sottocommissione “Crimine, Terrorismo e Sicurezza Interna” della Commissione Affari Giudiziari della Camera. Concluse le due udienze, la riforma dell’FCPA è entrata definitivamente nell’agenda del Congresso. 12 | Global Fraud Report Il quadro normativo Vista l’aggressività con cui l’FCPA è stato applicato negli ultimi anni e il numero esiguo di di sentenze che hanno contribuito alla sua interpretazione, sono almeno cinque gli ambiti potenzialmente riformabili: la definizione di “pagamento incentivante”; l’allestimento di una difesa affermativa basata sul rispetto del modello di compliance societario; una precisazione del significato di “funzionario straniero”; le limitazioni della responsabilità dei successori; e la ridefinizione dei casi in cui una società può essere ritenuta legalmente responsabile. Queste possibili rettifiche, nel loro complesso, potrebbero aiutare le imprese a gestire l’insorgere di conflitti con la magistratura federale intorno all’FCPA. Definizione di “pagamento incentivante” Le società sono comprensibilmente confuse sulla definizione di “pagamento incentivante legittimo” ai sensi dell’FCPA. Sta spesso all’interpretazione del magistrato incaricato dell’indagine stabilire se si tratti di una tangente, di un dono o di un pagamento incentivante. Tale nebulosità è un limite all’applicazione del diritto. James Sensenbrenner, presidente della Sottocommissione del Congresso, ha dichiarato: “Tutti hanno il diritto di sapere che cosa è illegale e la certezza del diritto deve prevalere.” Il sito web del Dipartimento di Giuistizia (DOJ) offre alcuni esempi di tangenti per distinguerle dai pagamenti incentivanti, senza però fornire il grado di certezza necessario a determinare un comportamento legittimo. Gli interventi normativi potrebbero determinare la trasparenza richiesta dalle imprese per condurre i propri affari all’estero senza incertezze. Difesa affermativa basata sul rispetto del modello di compliance Questa riforma potrebbe essere quella di maggiore impatto, fornendo alle società l’opportunità statutaria di evitare eventuali vertenze giudiziarie. Come nel caso della difesa per “procedure adeguate” del Bribery Act del Regno Unito, la riforma potrebbe offrire all’azienda uno strumento potenziale di difesa qualora dimostrasse di aver disposto le procedure previste per prevenire e individuare condotte illecite. Una società non è da considerarsi penalmente responsabile nel caso in cui i dipendenti abbiano agito a titolo personale, aggirando un adeguato programma di rispetto delle procedure. La riforma potrebbe avere, tra le altre conseguenze, l’adozione da parte delle imprese di un approccio più rigoroso alla compliance, così da disporre di un programma e di strumenti di due diligence sufficienti. Attraverso adeguate disposizioni, il Congresso potrebbe fornire un riparo sicuro dai procedimenti giudiziari, anche semplicemente codificando alcune facilitazioni, ad esempio ammende più basse per incoraggiare le imprese a svolgere indagini autonome sugli illeciti da segnalare direttamente al DOJ o alla Securities and Exchange Commission. Una ridefinizione del significato di “funzionario straniero” Se nell’FCPA c’è un concetto ancora più incerto di “pagamento incentivante”, questo è quello di “funzionario straniero”. Ai sensi del decreto, nella definizione di “funzionario straniero” rientra qualsiasi funzionario o dipendente di un governo straniero e per estensione qualsiasi organismo da questo dipendente. La formulazione corrente rende arduo determinare se un’azienda rischi o meno di violare la legge effettuando transazioni con istituti a partecipazione statale. In certe parti del mondo dove i governi possiedono quote in molte aziende è quasi impossibile cercare di definire cosa costituisca un organismo statale. Modifiche nell’FCPA possono indicare una direzione più chiara alle imprese, ad esempio attraverso l’indicazione precisa delle quote di una società in mano a un governo straniero o altre indicazioni simili. Limitazione di responsabilità dei successori L’FCPA potrebbe essere emendato per eliminare o limitare la responsabilità di una società acquirente nel caso emerga, da parte della società acquisita, una violazione che sia antecedente all’acquisizione. Questo intervento si rivelerebbe vantaggioso solo nel caso in cui la società acquirente rivelasse e rimediasse all’illecito attraverso un’indagine sulla società acquisita, e renderebbe di conseguenza allettante, per la prima, l’adozione di una due diligence efficace e di un sistema di controllo interno. Limitazione della responsabilità a fronte di violazioni intenzionali Per tutti i reati, tranne alcuni minori, la mens rea è basilare per stabilire la colpevolezza di un imputato nella perpetrazione dell’atto criminoso. L’FCPA stabilisce l’“intenzionalità” come criterio dirimente. Tuttavia un’impresa potrebbe essere ritenuta penalmente responsabile qualora, pur essendo a conoscenza dei reati penali in questione, manchi di porvi rimedio. In tale contesto, una rigida attribuzione di responsabilità potrebbe risultare problematica nel caso in cui l’FCPA sia violato da qualcuno che al momento del fatto risultava dipendente. Il principio di mens rea deve valere sia per l’individuo che per l’azienda, affinché la si possa definire responsabile. Senza l’introduzione di queste specifiche, permane il rischio in capo ad un’impresa di pendenze giudiziarie, anche qualora non sia al corrente della violazione da parte di un dipendente, se non dopo che il reato è stato commesso. Per comprendere la necessità di questa riforma è sufficiente guardare alle tangenti pagate a funzionari esteri attraverso mandatari o parti terze. Si potrebbe far valere un’eccezione per i dirigenti di alto livello la cui condotta è verosimilmente più legata al destino della società. In seguito all’udienza del giugno 2011, Sensenbrenner, dopo aver informato i presenti che la Sottocommissione si sarebbe adoperata per stilare una proposta di legge, ha comunicato al rappresentante del DOJ che il dipartimento avrebbe dovuto “prenderne atto”. Le imprese che auspicano una minore vulnerabilità nei confronti dell’FCPA devono comunque usare prudenza. Indipendentemente dalle riforme approvate, le società soggette alla normativa dell’FCPA devono assumere adeguate misure di protezione. Tali misure devono comprendere livelli appropriati di due diligence, di formazione e di monitoraggio. In questo modo la loro posizione ne risulterà rafforzata. Jeffrey Cramer è managing director di Kroll a Chicago. Fin dal suo arrivo in Kroll, Jeffrey ha lavorato con numerose aziende all’elaborazione di piani e procedure interne atte a garantire la compliance e ha supervisionato progetti internazionali di due diligence. Jeffrey è stato pubblico ministero a New York e a Chicago e nel corso dei suoi 13 anni di carriera ha preso parte a numerose investigazioni su presunte violazioni del Foreign Corrupt Practices Act. Più recentemente Jeffrey ha ricoperto l’incarico di Senior Litigation Counsel presso il Dipartimento di Giustizia di Chicago. Edizione Annuale 2011/12 | 13 Il quadro normativo Investire nei BRIC: Serve una due diligence ancora più attenta di David Holley e Doug Frantz Le economie fertili e in rapida crescita dei cosiddetti paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) si stanno rivolgendo a multinazionali, banche d’investimento ed investitori in un modo che ricorda le sirene che con il canto seducevano Giasone e i suoi compagni Argonauti. L’urgenza di approfittare di questi mercati in rapida crescita può portare a decisioni affrettate, procedure di controllo non approfondite e scelte commerciali che si potrebbero rivelare avventate. Sia che una società entri in un nuovo mercato, valuti la possibilità di una joint venture con un socio straniero, desideri investire in un’impresa estera o acquisirla, è necessario un livello adeguato di due diligence in merito all’entità estera, ai suoi agenti, a partner commerciali e intermediari, per evitare problemi legati alle leggi anticorruzione vigenti. Tuttavia, i risultati del Fraud Global Survey 2011 indicano che meno di un intervistato su quattro ritiene i propri processi di due diligence sufficienti a comprendere appieno se l’obiettivo dell’acquisizione sia conforme alla legge Anticorruzione del Regno Unito (UKBA) o al Foreign Corrupt Practices Act (FCPA) degli Stati Uniti. Inoltre, quasi uno su due considera la propria azienda da moderatamente a fortemente vulnerabile alla corruzione, e questa è tra le ragioni principali per cui le aziende evitano di investire in nuove regioni o paesi. 14 | Global Fraud Report L’alto livello di guardia rilevato nel sondaggio può indurre a sovrastimare il grado di conformità reale, perché sovente le aziende pensano di osservare la legge più scrupolosamente di quanto facciano in realtà. Anche accettando queste stime autoprodotte, resta elevato l’allarme per l’esposizione di molte aziende alle sanzioni penali e ai costi imposti da FCPA e UKBA, soprattutto nel contesto attuale di applicazione rigorosa, rispettivamente a opera del Dipartimento di Giustizia (DOJ) e del Serious Fraud Office (SFO) britannico. Si pone allora la questione di quali misure dovrebbe adottare una società decisa a seguire lo spirito della legge alla lettera. La gestione dei rischi anti-corruzione, attraverso una più scrupolosa due diligence., dovrebbe essere un obiettivo fondamentale nel momento in cui si opta per l’espansione nei mercati BRIC e in altre economie emergenti. Entrambe le normative contengono poche indicazioni in merito alla definizione esatta di due diligence.. La FCPA non ne fa menzione. Il DOJ nella “Opinion Procedure Release 08-01” ha definito “ragionevole” una due diligence. che comprenda quanto segue: un rapporto investigativo indipendente redatto da una società investigativa internazionale rispettabile; un Il quadro normativo Presupponendo che le multinazionali applichino un certo livello di due diligence. in linea con le direttive indicate dai regolatori americani e britannici, rimane comunque prioritario capire perché il livello di ansietà tra gli intervistati in merito al loro processo di due diligence. sia così alto. Quando si intraprende un processo investigativo in previsione di un’espansione nei mercati BRIC e in altri mercati emergenti, occorre enere presente che: 1. La quantità di informazioni aperte al pubblico varia da paese a paese ed è generalmente molto inferiore a quella disponibile, ad esempio, negli Stati Uniti. Inoltre, le informazioni spesso non sono così ben organizzate o facilmente verificabili come in altre giurisdizioni. Ciò evidenzia l’importanza di andare sul campo e svolgere indagini discrete per comprendere appieno il soggetto di una due diligence.. 2. Le possibilità d’incontrare un soggetto politicamente esposto sono generalmente maggiori in Russia e in Cina che altrove. Ciò richiede un processo investigativo più approfondito di quello consueto su funzionari, amministratori, azionisti, per evitare il rischio di violazioni e criticità. Si consiglia inoltre di effettuare controlli anche sui fornitori e sugli agenti di un’azienda target per assicurarsi che le transazioni con parti non correlate avvengano effettivamente a condizioni di mercato. consulente d’affari straniero che aiuti a destreggiarsi nel processo di due diligence nella giurisdizione estera; rapporti dell’US Commercial Service del Dipartimento del Commercio; consultazione di database e liste nere tipo DNDB, ecc.; discussioni con la propria ambasciata nella giurisdizione straniera; un rapporto di un legale esterno sull’obiettivo della transazione; una relazione sulla società target stilata da una società di forensic accounting indipendente; e il parere di un secondo legale esterno che abbia verificato la validità dell’intero processo di due diligence.. l’UKBA e l’SFO da un lato forniscono alcune direttive sulla due diligence., dall’altro offrono una protezione alle aziende munite delle procedure adeguate a prevenire il tipo di condotta che altrimenti potrebbe portare ad azioni legali. Il Ministero della Giustizia fornisce alcune indicazioni sulle “procedure adeguate”, specificando che la due diligence dovrebbe essere condotta su soggetti che offrono prestazioni a favore o per conto di un’impresa e che dovrebbe essere “proporzionata e calcolata sui rischi”. Alla luce di queste indicazioni relativamente limitate, non c’è da meravigliarsi che ci si preoccupi così tanto dell’adeguatezza della due diligence. messa in atto prima di un’operazione societaria. 3. Le ricerche nei media potrebbero non essere così approfondite, complete e affidabili come in altre giurisdizioni, poiché i mezzi di informazione e la stampa locali sono generalmente meno aggressivi ed è quindi meno probabile che siano propensi ad esaminare a fondo o denunciare certe problematiche. Ad esempio, in paesi come la Cina e la Russia, entrambi al centro di un’intensa attività, attuale e futura, di fusioni e acquisizioni (M&A) da parte di aziende occidentali, è probabile che la semplice verifica delle informazioni su un partner potenziale attraverso i mezzi di informazione disponibili produca, nella migliore delle ipotesi, risultati incompleti. Ciò è tanto più vero in Cina, dove la tradizione di una stampa libera è debole e la corruzione è generalmente considerata elevata. 4. Continuano a mancare leggi anti-corruzione severe e la loro applicazione nei paesi BRIC non è comparabile a quella degli Stati Uniti, del Regno Unito e di altri paesi. Per questo motivo una società è tenuta a svolgere controlli più ampi sulle politiche, sulle procedure e sui manuali per i dipendenti dell’impresa oggetto di acquisizione, relativamente alla corruzione, alle strategie per contrastarla e alle spese sostenute per doni e intrattenimento. Soddisfare i requisiti di una due diligence. accurata è un passo importante, ma i problemi possono sorgere anche quando le problematiche individuate nel corso di un’indagine non sono gestite in modo efficace. Questo è quanto emerso dall’accordo del marzo 2011 relativo alla Ball Corporation, un produttore statunitense di imballaggi in metallo per alimenti, bevande e prodotti per la casa. Nel marzo 2006, Ball acquisì un’azienda argentina, Formametal S.A. La Securities and Exchange Commission (SEC) scoprì, nel corso del processo investigativo preacquisizione di Ball, informazioni che indicavano la “probabilità che funzionari di Formametal avessero autorizzato precedentemente pagamenti discutibili” dissimulati nei libri contabili e nei documenti societari. Sfortunatamente, i dirigenti di Formametal non avevano assunto misure sufficienti per prevenire ulteriori pagamenti impropri a funzionari della dogana argentina, fornendo così un appiglio alla SEC. La SEC notò che Ball Corporation non aveva licenziato tempestivamente il personale responsabile quando i contabili dell’azienda avevano appreso dei pagamenti impropri nel febbraio 2007. Nonostante ciò, la multa fatta a Ball fu relativamente bassa, pari a 300.000 $, perché si tenne conto delle iniziative di rimedio della società, della divulgazione volontaria delle infrazioni commesse e della cooperazione alle relative indagini. Le economie dei paesi BRIC presentano opportunità d’investimento davvero allettanti. Si stima che entro il 2030 circa il 60% del PIL mondiale proverrà da essi. Inserirsi nei circuiti economici con la crescita più rapida al mondo comporta comunque dei rischi. Aziende americane, britanniche e multinazionali hanno bisogno di capire i potenziali pericoli di corruzione nelle economie BRIC e in economie emergenti simili, e svolgere un processo investigativo approfondito per evitare conflitti con le leggi anti-corruzione. Certamente il DOJ, la SEC e il Serious Fraud Office britannico hanno riconosciuto i rischi e intensificato i loro controlli sulle attività in questi paesi nell’ambito della tendenza generale di una più intensa applicazione delle leggi anticorruzione a livello globale. David A. Holley è senior managing director ed è responsabile dell’ufficio di Boston. Fin dal suo arrivo in Kroll nel 2000, David ha guidato investigazioni su presunte violazioni del Foreign Corrupt Practices Act e seguito casi di inquinamento ambientale, frode interna e crimini dei colletti bianchi. Prima di giungere in Kroll, David ha lavorato per un’agenzia investigativa di media grandezza e nella Sezione Environmental Enforcement del Dipartimento di Giustizia americano. Doug Frantz, managing director di Kroll a Washington, ha vinto il Premio Pulitzer come giornalista investigativo ed è stato vice direttore del personale e investigatore capo del Comitato per le Relazioni Internazionali del Senato americano. Edizione Annuale 2011/12 | 15 Contributo speciale Recupero di Beni Sovrani Ogni nuova rivolta in Nord Africa e Medio Oriente pone la sfida ineludibile di recuperare risorse occultate che appartengono di diritto al popolo. Come Gheddafi, si presume che anche il leader deposto della Tunisia, Zine al-Abedine Ben Ali, e l’ex-presidente egiziano Hosni Mubarak abbiano enormi fortune nascoste in conti bancari esteri e altri beni finanziari e immobiliari in tutto il mondo. La situazione non è senza precedenti. Nel 1986, l’amministrazione Reagan costrinse Ferdinand e Imelda Marcos a lasciare le Filippine dopo le elezioni farsa e l’assassinio del loro principale avversario politico. Lo stesso anno, il governo americano e quello francese mandarono in esilio in Francia Jean Claude Duvalier di Haiti e sua moglie. Mentre erano al potere, Duvalier e i Marcos avevano accumulato ingenti ricchezze per se stessi e le loro famiglie, beni che nascosero in segreto all’estero, nonostante la povertà e la disoccupazione endemiche diffuse nei loro paesi. Simili accuse sono state rivolte contro altri dittatori e leader politici, come Asif Ali Zardari, attuale presidente del Pakistan e marito dell’ex primo ministro Benazir Bhutto; il presidente indonesiano Suharto e il suo clan durante i suoi 30 anni di regno; e il presidente liberiano Charles Taylor. L’idea che un sovrano abbia diritti di proprietà su un paese e sulle sue finanze non è inedita. Lo confermano i vasti “possedimenti della corona” sottratti durante le conquiste normanne, molti dei quali sono ancora di proprietà della Regina d’Inghilterra. Ma una forma repubblicana di governo non accorda tale privilegio ad un capo di stato. Eppure despoti come i Marcos, i Duvalier e, presumibilmente, i Gheddafi sono riusciti a controllare i commerci e gli affari e ad appropriarsi di fondi statali combinando un potere politico spregiudicato a un clima di terrore e, in alcuni casi, al sostegno estero. di Daniel E. Karson Parallelamente all’aumento degli sforzi per catturare il colonnello Muammar Gheddafi dopo la caduta di Tripoli in mano ai ribelli alla fine di agosto, si è fatta anche più accesa la discussione su come stabilire se Gheddafi e la sua famiglia abbiano drenato beni libici per farne un uso personale e se, come nel caso di altri ex capi di stato, abbiano accumulato denaro, in segreto, in conti bancari esteri. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e altri governi avevano già congelato miliardi di dollari in conti bancari e proprietà immobiliari legati al regime di Gheddafi, la maggior parte dei quali sarà consegnata al nuovo governo della Libia. Ma che ne è stato degli altri beni che Gheddafi potrebbe aver occultato? 16 | Global Fraud Report Naturalmente, i guadagni illeciti comportano rischi. Il principale è la confisca dei beni entro i confini nazionali che il governo subentrante potrebbe ordinare. Ciò spiega il trasferimento all’estero delle fortune dei suddetti capi di stato. In che modo la classe politica trasferisce i suoi averi? Per un governante è facile. Quando il depositante è un leader nazionale o un alto funzionario governativo, rappresentato da un ufficio legale locale o da un consulente d’investimento di spicco, e gli importi sono a sette, otto o più cifre, è il denaro a parlare e a sistemare le cose. I governi e le banche hanno preso misure drastiche contro i cosiddetti conti “discreti” in tradizionali paradisi di esportazione di capitale, come per esempio la Svizzera. Tuttavia, le politiche del “conosci il tuo cliente” Contributo speciale apparentemente in vigore nei maggiori centri finanziari e bancari non sono a tenuta stagna e sono successive alla creazione di molti conti sospetti. Questo è stato certamente il caso di Jean Claude Duvalier, del quale un anno fa il tribunale federale svizzero accolse il diritto di rivendicare un conto di quattro milioni e ottocentomila dollari (il conto è tuttora congelato.) Negli ultimi venticinque anni, i governi che si sono succeduti e i partiti politici di opposizione hanno cercato di rintracciare i beni dei politici e delle loro famiglie, che si sono accaparrati una parte del denaro proveniente dai contratti governativi o, come nel caso dei Duvalier, si sono semplicemente girati assegni dalle casse statali. Il saccheggio continua tutt’oggi e non sorprende che siano i paesi poveri ad essere depredati. Fortunatamente sarà più facile per tunisini, egiziani e libici rintracciare e recuperare il loro patrimonio rispetto ai governi delle Filippine e di Haiti, se potranno far valere la propria causa contro i loro ex governanti. I trattati di cooperazione reciproca e l’attenzione dei media a livello mondiale, focalizzata sugli eccessi dei sovrani deposti, hanno aperto i caveau, se non il cuore, della Svizzera e di altri paesi. Come scovare le ricchezze I capi di Stato e i loro coniugi sperperano le ricchezze dei loro paesi in modo non diverso dai “normali “ ricconi. Acquistano immobili (i Marcos) e gioielli (i Duvalier), supportano un entourage (Charles Taylor) e, naturalmente, aprono conti bancari all’estero (tutti i suddetti). Esistono due modalità per scovare ricchezze: documenti e testimoni. La prima è abbastanza semplice e si divide in due categorie: documenti personali e registri pubblici. Gli investigatori di solito possono ottenere risultati rapidi ed identificare i beni rintracciando i documenti che, in un modo o nell’altro, tutti i capi di stato si lasciano alle spalle. Inoltre, poiché gli egolatri raramente contemplano la possibilità di perdere il potere, spesso acquistano beni in paesi che mantengono registri commerciali e di proprietà pubblici che rivelano quindi gli interessi personali. A seconda dei documenti che sono stati lasciati dietro, gli investigatori sono generalmente in grado di rintracciare alcuni conti bancari, aziende, proprietà, aerei e yacht nel giro di novanta giorni. Questi risultati conducono spesso alla scoperta di altri beni. I Marcos possedevano edifici per uffici a Manhattan, camuffati da una società di Curacao. L’ex presidente iracheno Saddam Hussein controllava aziende negli Stati Uniti e nel Regno Unito, nominalmente guidate da ministri del governo precedente. I Duvalier emettevano semplicemente assegni a loro favore da conti bancari a loro nome. La famiglia di Charles Taylor (Liberia) deteneva il diritto su atti di proprietà in Florida intestasti a suo nome. L’altra modalità per individuare i beni è quella di interrogare testimoni. Quando un dittatore cade, lascia comunque schiere di assistenti e funzionari che hanno fatto il lavoro sporco nel gestire la documentazione e le pratiche. Molti di quelli che non sono riusciti a darsi alla fuga rischiano il carcere per complicità con il regime. Tale prospettiva è un incentivo a collaborare e rivelare informazioni sui beni e sulla loro ubicazione per ottenere una riduzione della pena. È quindi essenziale ascoltarli nelle prime fasi del processo di ricerca perché i documenti eventualmente in loro possesso diventano una sorta di mappa per rintracciare il tesoro. Dov’è sparito il patrimonio dei capi di stato deposti più di recente? È una congettura ragionevole che chi è asceso al potere prima che i paradisi fiscali diventassero impopolari abbia depositato il proprio denaro in Svizzera, nelle Isole della Manica e in Liechtenstein. Si tratta di luoghi riservati e sicuri che vantano politiche di “segretezza”. Mubarak e Gheddafi rientrano in questa categoria. Tuttavia, a partire dai casi Marcos e Duvalier, le banche e il governo svizzero si sono trovati invischiati in una serie infinita di cause e con una pessima pubblicità, passando dall’immagine di banchieri per ricchi, affidabili e discreti, a quella di protettori di tiranni e assassini. La Svizzera ha pertanto intrapreso una politica di collaborazione con i governi subentranti. A quanto pare senza che le giungesse alcuna richiesta formale, ha congelato i conti bancari del tunisino Ben Ali di propria iniziativa. In circostanze diverse, l’accordo con cui UBS si impegna a fornire al governo degli Stati Uniti i nomi dei titolari dei conti americani ha mostrato inoltre una trasparenza mai vista prima nel paese. Poiché i consueti paradisi fiscali sono crollati o hanno almeno alleggerito le loro coperture, i tempi si sono fatti duri per i dittatori che rubano. In primo luogo, molti paesi si sono impegnati a sostenersi a vicenda per mezzo di trattati di assistenza legale reciproca (MLAT). Ai sensi di questi trattati, i governi offrono assistenza (in varia misura e con molte eccezioni) alle forze dell’ordine e alle agenzie di riscossione delle imposte esteri. La caccia al patrimonio di un ex capo di stato può rientrare nell’ambito di applicazione di un MLAT. In secondo luogo, ogni giorno le nostre società stanno diventando a sempre più alta intensità di informazioni e documentazione in forma cartacea o elettronica. Mentre la raccolta e lo stoccaggio di dati aziendali e personali ha raggiunto il massimo storico nei paesi sviluppati, il resto del mondo sta lentamente recuperando terreno. È possibile identificare una quantità sempre maggiore di informazioni attraverso banche dati, rendendo più difficile nascondere i veri proprietari di beni. In terzo luogo, come nel caso della Svizzera, l’opinione pubblica e la classe politica si sono ribellate ai rifugi sicuri offerti ai dittatori deposti. Gli ex capi di stato possono trovare asilo fuori dal loro paese o un passaggio sicuro per un esilio in patria, ma perderanno certamente ogni battaglia legale relativa alla ricchezza eccessiva che può essere ad essi collegata. Tuttavia, restano ancora delle sfide impegnative. I MLAT con le Isole Cayman e le altre nazioni caraibiche non garantiscono automaticamente che i governi rendano accessibili i loro registri se il presunto reato non viene riconosciuto nei loro paesi. Ciò include le violazioni fiscali, una leva spesso usata per le indagini sui beni patrimoniali. Inoltre, i rapporti politici possono influenzare la decisione di un paese di cooperare con un’indagine patrimoniale. Un ex capo di stato Gheddafi è un buon esempio – può avere coltivato buoni rapporti con altri regimi oppressivi che potrebbero essergli d’aiuto in vista di un possibile esilio, come rifugio per se stesso e per il suo denaro. Hugo Chavez, ancora ben saldo al potere in Venezuela, è in procinto di trasferire lingotti d’oro venezuelani dagli Stati Uniti alla Russia, alla Cina e al Brasile. È in cura per il cancro e nel suo paese dilagano crimini violenti, carenze energetiche e svariati altri problemi. Se Chavez verrà sconfitto alle elezioni, i suoi rapporti con questi Paesi potranno servire da acconto per la pensione. Banche centrali e organismi regolatori possono e devono proibire ai loro membri che questi tollerino la creazione di conti bancari per capi di governo all’estero senza prima determinare la legittimità dei beni dichiarati e i presupposti legali necessari al trasferimento di contante. Le banche possono anche aumentare sui depositanti il livello delle procedure di controllo necessarie. Con l’adozione di tali politiche, oltre a mettere in atto leggi anti-corruzione severe, la comunità mondiale può rendere più difficile ai tiranni la trasformazione del patrimonio di una nazione in un bottino personale. Daniel E. Karson lavora a New York ed è Presidente di Kroll in America. Ha condotto le indagini per recuperare i patrimoni nascosti della famiglia Marcos per conto della Camera dei Deputati Americana, della famiglia Duvalier per conto della Repubblica di Haiti, di Saddam Hussein su incarico del Regno del Kuwait e ha seguito molti altri casi simili nel resto del mondo. Edizione Annuale 2011/12 | 17 Analisi regionale: Americhe Nord-America OvervieW Come negli anni passati, il Nord America si è comportato bene su molti fronti della lotta contro le frodi. Ha registrato la media più bassa di danni economici derivanti da frodi di qualsiasi altra regione e la più bassa incidenza regionale per cinque dei tipi di frode esaminati dal sondaggio, ovvero i conflitti di interesse del management, con il 15% di aziende che hanno denunciato di esserne state colpite, le frodi finanziarie interne (13%), le frodi commesse nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (12%), la corruzione e pagamento di tangenti (7%) e la collusione di mercato (6%). Inoltre, a differenza di altre parti del mondo, il Nord America non ha fatto registrare significativi aumenti nell’incidenza di altri tipi di frode. Prevalenza: società colpite da episodi di frode Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili 18 | Global Fraud Report 2011-2010 2010-2009 66% 87% Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (26%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (32%) Furto di beni materiali o scorte (23%) Furto di beni materiali o scorte (27%) Conflitti di interesse del management (15%) Conflitti di interesse del management (14%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (51%) Cattiva gestione finanziaria (36%) Furto di proprietà intellettuale (39%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (34%) Furto di beni materiali o scorte (36%) Furto di beni materiali o scorte (31%) 79% 66% Complessità dei sistemi informativi (35%) Complessità dei sistemi informativi (26%) 1,7% Non disponibile Tuttavia gli intervistati dell’area del Nord America presentano due particolari lati deboli. Il primo non desta sorprese: il furto e lo smarrimento di informazioni o l’attacco informatico rimangono il tipo di frode più comune nella regione, con il 26% di società colpite quest’anno. Questa area è anche quella in cui gli intervistati percepiscono il più alto rischio. Ben il 15% si considera fortemente vulnerabile (quasi il doppio della percentuale dell’anno scorso) e un altro 36% dichiara di sentirsi almeno moderatamente vulnerabile. Parimenti, il 35% degli intervistati in Nord America indica nella complessità dei sistemi informativi il principale fattore dell’aumento dell’esposizione al rischio: un dato di gran lunga maggiore rispetto all’anno passato (26%). Tale complessità è inoltre considerata come una delle ragioni per cui sono molte di più le società che vedono crescere la propria esposizione al fenomeno delle frodi. Meno riconosciute risultano le difficoltà incontrate dalle società in Nord America derivanti dal furto di proprietà intellettuale. Con il 14% di società colpite (in aumento dal 10% dello scorso anno), nel sondaggio di quest’anno il Nord America ha denunciato la maggiore incidenza regionale dei casi di furto di proprietà intellettuale . A livello locale, tuttavia, gli intervistati si sono dimostrati lenti nell’adattarsi a tale cambiamento. Sebbene il 39% si consideri da moderatamente a fortemente vulnerabile, il dato risulta leggermente inferiore alla media del sondaggio (40%). Nonostante diminuzioni degne di nota in numerose tipologie di frode, le aziende del Nord America dovranno rimanere vigili nei loro sforzi in direzione della prevenzione di furti di informazioni e di proprietà intellettuale. Analisi regionale: Americhe Quando la frode è un problema interno CINQUE PUNTI DA CONSIDERARE di Richard Plansky La frode rimane una preoccupazione grande ed in continua crescita praticamente per ogni tipo di azienda. Questa è una delle conclusioni del Global Fraud Survey 2011/2012 di Kroll. Un’altra è che la grande maggioranza delle frodi è perpetrata da addetti ai lavori. Per essere precisi, il 60% delle frodi di cui è noto l’autore sono commesse da dirigenti, dipendenti junior, agenti o intermediari – in crescita rispetto al 55% indicato dal sondaggio 2010/2011. Il fenomeno della frode come illecito interno non è solo diffuso, ma in aumento. La domanda che ci si pone è “perché?” Anche se non esiste una risposta semplice, sembra che il crescente rischio di frode interna sia, almeno in parte, un riflesso della nostra economia basata sulle informazioni. Sempre più spesso il valore di una società non si misura in un bene materiale ma piuttosto in idee. Tali idee, proprietà intellettuale di un’azienda, tendono ad essere memorizzate su computer e server sotto forma di dati digitali. Di conseguenza, gli addetti ai lavori hanno accesso a una gamma molto più vasta di informazioni preziose e le possono acquisire con maggiore facilità rispetto al passato. Alla luce di queste dinamiche, è sempre più probabile che le aziende si trovino prima o poi a dover indagare su un sospetto caso di frode da parte di un dipendente. Quando quel giorno arriverà, dovranno prendere decisioni critiche che potranno avere un impatto significativo sulla reputazione aziendale, sulla continuità commerciale e anche sul morale dei dipendenti. A tal fine, vi sono cinque punti fondamentali da considerare: » Blindare le prove. Qualora l’indagine coinvolga personale interno, la necessità di preservare prove potenzialmente rilevanti è particolarmente importante. I perpetratori della frode all’interno di un’azienda avranno probabilmente libero accesso ai dati che dimostrano la loro condotta. Alla prima occasione utile, si dovrebbe pertanto provvedere a blindare le evidenze elettroniche in quanto queste possono essere facilmente e rapidamente eliminate. L’azienda deve essere preparata a creare senza dare nell’occhio immagini fedeli 1:1 di computer (forensic images), a scattare “istantanee” degli account più rilevanti dal server di posta elettronica e dai drive condivisi, conservando registri e log con informazioni relative agli accessi a Internet e ai sistemi informativi interni, a non cancellare o sovrascrivere specifici nastri di backup. In alcuni casi, può anche essere necessario mettere al sicuro i tabulati telefonici aziendali di rete fissa e mobile, i registri relativi agli accessi agli uffici con badge e i nastri della videosorveglianza. Edizione Annuale 2011/12 | 19 Analisi regionale: Americhe » Prendere precauzioni con discrezione. È possibile prendere misure preliminari per fare luce su sospetti di illeciti interni senza far insospettire i responsabili. Quasi sempre, un’analisi del contenuto della posta elettronica aziendale e della cronologia di navigazione Internet chiarirà le attività e relazioni di un insider, sia all’interno che all’esterno dell’ufficio. Nel caso si sospettino pagamenti di tangenti o conflitti d’interesse, un esame della contabilità acquisti potrebbe rivelare dei modus operandi o recenti variazioni nei rapporti di fornitura che potrebbero far sottintendere fenomeni corruttivi. L’analisi di documenti camerali e visure societarie può rivelare l’esistenza di interessi o il possesso di quote di società fornitrici il cui volume di affari è incrementato proprio per il legame con l’insider. » Considerare vicende personali che possono giustificare la ‘necessità’ di commettere frodi. La frode è spesso causata e/o messa in evidenza da eventi specifici. Quando si sospetta di un soggetto interno all’organizzazione, è sempre consigliabile condurre ricerche consultando fonti aperte ed accessibili al pubblico al fine di identificare eventuali indizi di problemi finanziari quali fallimenti, recenti azioni legali, casi di divorzio, sentenze passate in giudicato, esposizione finanziaria o acquisti per cifre che non sono in linea con il reddito noto della persona in questione. » Monitorare attività chiave. Ai sensi della politica aziendale e nel rispetto delle normative vigenti, le attività di un soggetto interno all’organizzazione sospettato di condotta illecita dovrebbero essere monitorate al fine di raccogliere evidenze e mitigarne le conseguenze. Esempi di attività critiche da monitorare in quando potenzialmente remunerative includono la corrispondenza e-mail tramite il dominio aziendale, decisioni di assunzione di personale, autorizzazioni di pagamento effettuate dalla persona sospettata, oltre a commenti e post su social networks. » Preparare un piano di successione. Man mano che l’indagine procede e i sospetti nei confronti del soggetto appaiono sempre più motivati, è importante pianificare quello che accadrà in seguito al suo possibile allontanamento. La mancanza di un piano di successione potrebbe ritardare la necessaria interruzione del rapporto di lavoro e creare notevoli problemi o interruzioni dell’attività. Economist Intelligence Unit Report Card Tecnologia, media e telecomunicazioni Il settore della tecnologia, dei media e delle telecomunicazioni ha registrato valori discordanti. Sebbene le frodi in generale siano sensibilmente diminuite, in particolare i furti di informazioni (calati dal 37% al 29%) e di proprietà intellettuale (PI) (dal 27% al 22%), questi ultimi sono rimasti al livello più alto rispetto a tutti gli altri settori. Per quanto riguarda i furti di PI, il settore in oggetto ha battuto il record poco invidiabile per il secondo anno consecutivo. Le imprese del settore sono consapevoli del problema e la percentuale con cui si considerano moderatamente o altamente vulnerabili al furto di informazioni (59%) e PI (49%) è più alta rispetto a quella di qualsiasi altro settore. Inoltre, altri tipi di frode tendono a essere sempre più comuni in questo ambito: le frodi nei processi di approvvigionamento hanno interessato il 21% delle imprese (contro il 15% dello scorso anno), la cattiva gestione finanziaria il 16% (contro il 10% dello scorso anno) e la corruzione l’11% (contro il 7% dello scorso anno). Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 2.1% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 74% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (29%) • Furto di beni materiali o scorte (24%) Conflitti di interesse del management (23% • Furto di PI, pirateria o contraffazione (22%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (21%) • Furto o frode finanziaria interna (18%) Cattiva gestione finanziaria (16%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 78% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Complessità dei sistemi informativi (43%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Richard Plansky è senior managing director presso l’ufficio di Kroll a New York. Grazie alla sua quasi ventennale esperienza in investigazioni e tutela della legge, Richard oggi gestisce una vasta gamma di incarichi complessi e in particolare si occupa di investigazioni interne. 20 | Global Fraud Report Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili Leggermente vulnerabili Analisi regionale: Americhe I rischi di violazione del quadro normativo derivanti da una due diligence inadeguata di Peter J. Turecek Le società di tutto il mondo si trovano dinanzi alla gigantesca trappola rappresentata dalla responsabilità per la mancata individuazione e riduzione dei rischi contemplati dal Foreign Corrupt Practices Act (FCPA) al momento di concludere delle transazioni. Meno del 40% degli intervistati nell’ambito del Global Fraud Survey di quest’anno afferma che la due diligence svolta prima di un’acquisizione, della creazione di una joint-venture o dell’erogazione di un finanziamento fornisce una comprensione sufficiente sul livello di rispetto dell’FCPA e dell’UK Bribery Act 2010 (UKBA) da parte del soggetto target dell’operazione. » Edizione Annuale 2011/12 | 21 Analisi regionale: Americhe Il costo di una due diligence insufficiente può rivelarsi molto alto. Solo nell’ultimo anno e mezzo, le sanzioni e altre somme pagate nell’ambito di procedure di patteggiamento per violazioni dell’FCPA hanno superato in ciascun caso i duecento milioni di dollari; esempi includono i casi BAE Systems (quattrocento milioni), Snamprogetti Netherlands BV (trecentosessantacinque milioni) e Technip SA (trecentotrentotto milioni). Anche i patteggiamenti inferiori comportano spese significative. Ad esempio, lo scorso anno Alliance One, società produttrice di tabacco nata dalla fusione nel 2005 di DIMON Incorporated e Standard Commercial, è stata citata dalla Commissione della borsa valori americana (Securities and Exchange Commission) per le tangenti che DIMON è stata accusata di aver pagato tra il 2000 e il 2004 a funzionari governativi tailandesi. Per chiudere la causa, Alliance ha acconsentito a un’ingiunzione permanente contro le violazioni future dell’FCPA, al versamento di dieci milioni di dollari di utile e all’incarico di un supervisore indipendente. Per risolvere la conseguente causa penale, di competenza del Dipartimento di Giustizia americano, Alliance ha accettato di corrispondere anche la pena pecuniaria di nove milioni e quarantacinquemila dollari aggiuntivi. Tali patteggiamenti riflettono solo una parte dei costi reali di una violazione dell’FCPA. Le spese per indagini e dei contenziosi, per comitati delle pubbliche relazioni e i costi legati al calo dell’attenzione dei dirigenti per il core business dell’azienda, possono appesantire per milioni di dollari l’impatto finanziario complessivo. Con gli organi di supervisione che ovunque rivolgono maggiore attenzione alla lotta contro la corruzione, è solo una questione di tempo prima che un numero maggiore di aziende si trovi a rispondere alle domande delle autorità su transazioni sospette a livello globale. Anche veicoli d’investimento in precedenza ritenuti sicuri comportano ora dei rischi. Ad esempio, i fondi di private equity che gestiscono attivamente le società nel loro portafoglio hanno maggiori probabilità di imbattersi in una più attenta analisi delle catene di controllo delle partecipate e dei processi decisionali delle stesse da parte dei supervisori, i quali operano nell’ottica di rendere più parti responsabili qualora fossero rilevati casi di corruzione. Economist Intelligence Unit Report Card Beni di consumo Quest’anno, il settore dei beni di consumo ha presentato un quadro generalmente migliore rispetto ai dati preoccupanti rilevati nel 2010. Le frodi sono notevolmente diminuite: la percentuale di imprese colpite da almeno un caso di frode è scesa dal 98% al 73%. Alcuni reati, in particolare, hanno registrato un drastico calo: il furto di beni materiali è passato dal 43% al 27%, quello di informazioni dal 25% al 15% e la cattiva gestione finanziaria dal 21% all’8%, registrando la percentuale più bassa tra quelle rilevate. Malgrado i risultati positivi, non tutti i valori rilevati sono incoraggianti. Le frodi nel campo delle forniture e degli approvvigionamenti, la corruzione e le frodi finanziarie interne sono aumentate in tutto il comparto. Il rischio principale per le imprese che producono beni di consumo rimangono i dipendenti. Nel settore in analisi, il membro del personale autore di una frode individuato dalla società è nel 45% dei casi un dipendente junior, l’11% in più rispetto a tutti gli altri settori. Analogamente, il fattore preponderante nell’aumento dell’esposizione alle frodi è l’elevato ricambio del personale (27%). Le imprese del settore stanno raccogliendo la sfida: molte società stanno programmando di investire nell’addestramento del personale (il 39%, una percentuale più elevata rispetto a qualsiasi altro settore) e il 27% (la percentuale più alta dopo i servizi finanziari) sta investendo maggiormente nello screening del personale. Il successo a lungo termine di questa strategia dipenderà in larga misura dall’efficacia dei provvedimenti adottati. Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 1.8% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 73% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto di beni materiali o scorte (27%) • Furto o frode finanziaria interna (23%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (23%) • Corruzione (19%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (15%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 69% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Elevato ricambio del personale (27%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riconoscere che gli sforzi fatti finora nell’ambito del processo di due diligence non sono stati sufficienti è il primo passo verso l’azione. Le aziende devono migliorare significativamente i loro sforzi, in particolare nelle giurisdizioni in cui la mancanza di trasparenza e la corruzione, in certe dosi, sono ritenute la normalità nella conduzione degli affari. Non c’è posto per la falsa economia. Una due diligence limitata a rassegne stampa e controlli su precedenti civili e penali, dove possibili, potranno anche costare poco, ma sono semplicemente inadeguate in molte giurisdizioni e potrebbero dimostrarsi, a lungo termine, fatali. Al di fuori degli Stati Uniti la disponibilità e l’ampiezza delle informazioni pubbliche diminuisce vertiginosamente. Affidarsi a questi pochi - e in alcuni Paesi controversi - dati può addirittura aumentare il rischio, invece di ridurlo! Un maggiore impegno nel processo di due diligence necessita quindi di una combinazione di tecniche diversificate, le quali dovrebbero comprendere almeno: » Una rassegna accurata delle informazioni di dominio pubblico che sono disponibili; » Il contatto con diverse fonti che siano in grado di dare un giudizio sulla reputazione e sulle attività dei dirigenti e nel complesso della società target; » Un’analisi accurata dei libri e dei registri contabili della società target, con particolare attenzione all’andamento del cash flow e alla modalità di registrazione di alcune spese; » un’adeguata contestualizzazione dei risultati con lo scenario imprenditoriale e competitivo nel quale la società target è inserita. Come molte delle aziende che sono ricorse al patteggiamento hanno scoperto, l’ignoranza circa condotte in atto presso una società target non rappresenta una scusa valida quando i supervisori iniziano ad esaminare problemi che potrebbero far sottintendere fenomeni corruttivi. Una due diligence accurata all’inizio di una transazione può portare a un risparmio significativo di denaro nel lungo termine - talvolta di decine o centinaia di milioni di dollari – e in alcuni casi può persino garantire la sopravvivenza stessa dell’azienda. L’alternativa è inutile e rischiosa quanto tirare i dadi per decidere il futuro dell’azienda. Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili 22 | Global Fraud Report Leggermente vulnerabili Peter Turecek è senior managing director di Kroll presso l’ufficio di New York. È considerato un grande esperto in due diligence, investigazioni internazionali e servizi di business intelligence nei per conto di hedge funds. Peter ha condotto una serie di altre investigazioni nell’ambito di indagini patrimoniali, dispute aziendali, integrità dei dipendenti, frodi finanziarie, business intelligence e gestione di crisi. Analisi regionale: Americhe anch’esso incluso nel Dodd-Frank Act e che potrebbe richiedere una rappresentazione grafica delle informazioni. Nel corso della proxy season del 2011, alcune società, tra cui Cummins, hanno accelerato l’implementazione di tale principio allegando per la prima volta alle dichiarazioni di delega una serie di grafici che illustravano gli utili totalizzati dagli azionisti negli ultimi cinque anni in relazione ai compensi complessivi del personale direttivo. Per gli azionisti già insoddisfatti queste immagini varranno più di mille parole. Tuttavia, i consulenti di bilancio e i legali della governance avvertono che le divulgazioni sul principio del “pay-for-performance” possono anche non far emergere con precisione tutte le informazioni necessarie, come la perfomance finanziaria della società rispetto a un gruppo societario affine o i compensi che vengono effettivamente versati di contro a quelli potenzialmente percepiti. Say-on-pay nel 2012 Un’immagine vale più di mille parole di Marcia Berss Negli USA si è conclusa la proxy season (stagione delle deleghe) del 2011 che, per la prima volta, ha contemplato il “say-on-pay”, un voto consultivo degli azionisti sui compensi dei manager reso obbligatorio dal Dodd-Frank Wall Street Reform Act del 2010. Nella maggior parte delle società, gli azionisti hanno approvato a larghissima maggioranza (con una percentuale media del 90%) i piani per i compensi e gli stipendi previsti per i manager. Tuttavia, in una trentina di aziende, il pacchetto remunerazione proposto è stato respinto, a causa soprattutto delle preoccupazioni per il rapporto stipendio-rendimento nel contesto di titoli azionari al ribasso. In più di altre trenta aziende, la proposta è passata, ma con il voto contrario di una fetta consistente di azionisti. Le reazioni sono state molteplici. Alcune compagnie, con un’iniziativa senza precedenti, hanno contestato i consulenti per le deleghe che hanno incoraggiato a votare “no” ai piani esecutivi per i compensi dei manager. Uno di questi consulenti, l’Institutional Shareholder Services, nel 2011 consigliò il voto contrario a circa trecento società, quasi l’11% delle grandi aziende di cui si era occupato. Una strategia diversa è stata quella di colpire gli scettici facendo pressione sugli investitori internazionali perché appoggiassero i piani di compenso proposti. Altre società, di fronte alla minaccia di un rifiuto, hanno modificato le politiche di compensi prima della riunione annuale del 2011. Altre ancora le hanno sottoposte a revisione dopo il voto contrario degli azionisti nel 2011, o hanno valutato la possibilità di rivedere i compensi prima del meeting del 2012. Nemmeno gli azionisti sono rimasti a guardare. Numerose società sono state querelate dopo il voto contrario sul “say-on-pay” e, in alcuni casi, l’insoddisfazione verso i compensi dei manager ha punito i direttori dei comitati preposti che non si sono visti riconfermare l’incarico. Nel quadro di queste tensioni, le dichiarazioni di delega del 2012 forniranno agli azionisti nuove informazioni preziose: si tratterà di comunicazioni in cui i compensi dei manager saranno raffrontati al rendimento finanziario della società, con l’indicazione dei dividendi e dell’andamento dei prezzi azionari. La Securities and Exchange Commission sta attualmente discutendo le norme da applicare per rendere esecutivo il principio del “pay-for-performance”, Le società che ricevono voti negativi sul “say-on-pay”, dovrebbero innanzitutto rivolgersi agli azionisti istituzionali per spiegare le pratiche con cui vengono determinati gli stipendi dei dirigenti e gli eventuali cambiamenti apportati ai piani remunerativi. Il secondo passo è pervenire a una comprensione maggiore del background e del track record di questi investitori. Le informazioni cruciali includono il profilo di un azionista, istituzionale o individuale: ha una storia di attivismo come investitore o collabora come attivista in un gruppo pubblico o privato (un cosiddetto “wolf pack”)? E poi, quali sono le tattiche abituali di questo azionista? Per esempio, ha mai ingaggiato battaglie sulle deleghe? Alcuni osservatori per la governance ritengono che un voto negativo sul “say-on-pay” nel 2011 non sia preoccupante, trattandosi del primo anno con voto consultivo obbligatorio. Tuttavia aggiungono che un secondo voto negativo nel 2012 farà della società un bersaglio per gli attivisti. Potrebbe anche andar peggio di così. Quest’estate l’Australia ha riconsiderato la sua legge sul “say-on-pay” e ora le nuove regole esigono le dimissioni del consiglio di amministrazione di una società, qualora questa registri due voti negativi consecutivi sui compensi. In poche parole: dopo due falli c’è l’espulsione. Il Dodd Frank Act ha dato voce agli azionisti, fornendo loro un mezzo per influenzare i compensi dei manager. Le società sono in ascolto e devono essere pronte a rispondere. Marcia Berss è associate managing director presso l’ufficio di Chicago ed è specializzata in problematiche legate alla comunicazione da parte di società quotate, corporate finance e corporate governance. Ha iniziato la sua carriera come corporate finance associate in Warburg Paribas Becker ed è stata vice presidente del dipartimento fusioni e acquisizioni di Dean Witter Reynolds. Edizione Annuale 2011/12 | 23 Analisi regionale: Americhe Canada OvervieW Negli ultimi 12 mesi, il Canada si è comportato molto bene rispetto agli altri paesi sul fronte della lotta contro le frodi. L’aspetto più sorprendente è stato il tasso di perdite che si è registrato, decisamente più basso (0.9%) rispetto a qualsiasi altro paese o regione. Il Canada ha inoltre assistito a un calo in nove delle 11 tipologie di frode analizzate dal sondaggio: tutte in forte diminuzione rispetto ai valori record dell’anno precedente. Un altro aspetto positivo è che il numero delle società colpite da almeno una tipologia di frode (70%) si è ridotto ai livelli del periodo 2008-2009, quando la percentuale era pari al 71%. Prevalenza: società colpite da episodi di frode 2011-2010 2010-2009 70% 86% Furto di beni materiali o scorte (44%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (22%) Furto di beni materiali o scorte (16%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (28%) Conflitti di interesse del management (19%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (16%) Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili 24 | Global Fraud Report Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (47%) Furto di proprietà intellettuale (35%) Furto di beni materiali o scorte (34%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (48%) Violazione di norme e regole di compliance (44%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (37%) 78% 72% Complessità dei sistemi informativi (33%) Complessità dei sistemi informativi (35%) 0,9% Non disponibile Nel complesso, le aziende canadesi si rivelano anche più vigili rispetto ad altre della regione. Più della metà delle società (51%) hanno evitato di operare in un paese o regione, o l’hanno abbandonato/a, a causa del problema delle frodi. Si tratta di una percentuale molto più alta rispetto alla media del sondaggio, che è pari al 37%. Sebbene la corruzione costituisca la principale fonte di preoccupazione per gli intervistati canadesi (35%), il furto di informazioni è citato quale rischio maggiore da un numero di intervistati pari al doppio della media del sondaggio (21%). L’unico vero pericolo in un ambiente di questo tipo è l’adozione di un atteggiamento di autocompiacimento nei confronti delle realtà più vicine. In particolare, la percentuale delle aziende che dichiarano di aver subito perdite in seguito a furto o smarrimento di dati o ad attacchi informatici è circa la stessa della media del sondaggio globale (22% rispetto al 23%) e la complessità dei sistemi informativi è la causa principale della maggiore esposizione al rischio di frode. Inoltre, il 47% degli intervistati canadesi ha dichiarato di essere almeno moderatamente vulnerabile a questa tipologia di frode, con un dato ancora una volta vicino alla media del sondaggio del 50%. Sebbene si rendano conto del problema tanto quanto gli altri, appare piuttosto evidente che i canadesi non prenderanno provvedimenti contro tale rischio. Soltanto il 17% su un totale del 30% ha intenzione di investire in nuove misure di sicurezza informatica nei prossimi 12 mesi. Questa discrepanza suggerisce che l’ambiente relativamente favorevole per quanto riguarda la diffusione delle frodi in Canada potrebbe condurre alcune società a sentirsi troppo al sicuro. Analisi regionale: Americhe Il Canada moltipica gli sforzi anticorruzione di Jennie Chan, Deborah Gold, Peter McFarlane Con una delle più avanzate economie del mondo, il Canada ospita molte multinazionali di successo, in particolare nel settore delle risorse naturali. Gli operatori di questo settore da tempo si avvalgono dell’esperienza acquisita in patria per condurre operazioni oltreoceano. In più di un caso, la geologia impone teatri operativi difficili e giurisdizioni che il Transparency International’s Corruption Perception Index (l’indice di percezione della corruzione stilato da Transparency International) annovera tra le più corrotte al mondo. Nel suo ultimo rapporto sui progressi dell’attività anticorruzione, Transparency International ha declassato il Canada in quanto unico paese del G7 ad aver dato “poco o nessun seguito” all’applicazione della normativa contro questa attività fraudolenta. Non solo. Il Canada è rimasto fermo nella stessa posizione dalla prima pubblicazione del rapporto nel 2005. Per anni le multinazionali canadesi coinvolte – con o senza dolo – in casi di corruzione si sono consolate sapendo che, ai sensi del Corruption of Foreign Public Officials Act (CFPOA, la legge nazionale sulla corruzione di funzionari pubblici stranieri), il rischio di denuncia da parte delle autorità nazionali era minimo. Tale assunto si sta tuttavia rivelando sempre più infondato. Il Canada approvò la legislazione contro la corruzione all’estero negli anni novanta, insieme ad altri paesi dell’OCSE. Ciononostante, poche risorse – o nessuna – vennero stanziate per la sua applicazione. Di conseguenza la legislazione non portò a condanne fino al 2005, quando una società di servizi energetici, la Hydro-Kleen, si dichiarò colpevole di corruzione nei confronti di un pubblico funzionario statunitense, un verdetto di colpevolezza determinato più dagli sforzi di una società concorrente che non da quelli delle autorità canadesi. Edizione Annuale 2011/12 | 25 Analisi regionale: Americhe non segna necessariamente la conclusione di questa vicenda: sono tuttora in corso indagini sulle attività di un senatore canadese che svolgeva il ruolo di consulente per la Niko. Solo nel 2008 la Royal Canadian Mounted Police (RCMP) costituì la sua International AntiCorruption Unit con il mandato specifico di indagare sulle accuse di corruzione all’estero da parte di privati e di società canadesi. Nel giugno 2011, dopo un’indagine durata parecchi anni, Niko Resources Ltd., una società canadese di gas naturale, si dichiarò colpevole della corruzione dell’ex Ministro dell’Energia del Bangladesh attraverso regali, tra cui una Toyota Land Cruiser del valore di 191.000 dollari e di viaggi extraministeriali a New York e Chicago per il valore di 5.000 dollari. Oltre al danno per la sua reputazione, la società dovette pagare ammende per un totale di 9,5 milioni di dollari e venne messa sotto “libertà vigilata” per tre anni. Tra l’altro ciò comportò per la Niko continue verifiche di conformità al CFPOA. L’imposizione di sanzioni Economist Intelligence Unit Report Card Risorse naturali Lo scorso anno, il settore delle risorse naturali ha assistito a una riduzione generale delle frodi. Tuttavia, ha registrato ancora la percentuale più elevata di società colpite da attività fraudolente e si è piazzato al secondo posto, ex aequo con l’industria manifatturiera, per l’aumento più marcato nella prevalenza delle frodi rispetto a tutti gli altri settori (84%). Sebbene alcuni reati siano diminuiti rispetto al precedente sondaggio, in particolare i conflitti di interesse del management, scesi dal 27% al 18%, per sette delle undici frodi in esame, il numero delle imprese colpite è salito. Il settore ha persino remato controcorrente rispetto a due tendenze positive rilevate complessivamente nel sondaggio. Diversamente dalla maggior parte degli altri settori che hanno visto una riduzione dei furti di beni materiali, in quello delle risorse naturali questo reato è aumentato passando dal 28% al 33%, mentre i furti di informazioni sono rimasti fermi al livello dello scorso anno (22%). Il problema principale di questo ambito, com’è prevedibile, è la corruzione, dal momento che per le imprese la possibilità di scegliere il luogo di estrazione delle risorse dipende più dalle condizioni naturali che dalle amministrazioni locali. Lo scorso anno la corruzione ha registrato i valori più elevati rispetto a tutti gli altri settori (29%) nonché il più elevato numero di imprese (un sorprendente 62%) che hanno dichiarato di essere moderatamente o altamente vulnerabili a questo tipo di frode. Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 1.9% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 82% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto di beni materiali o scorte (33%) • Corruzione (29%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (26%) • Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (22%) Furto o frode finanziaria interna (21%) • Conflitti di interesse del management (18%) Cattiva gestione finanziaria (17%) • Violazione di norme e regole di compliance (16%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 84% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Complessità dei sistemi informativi (34%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance James Klotz, Presidente di Transparency International Canada, ha salutato questo risultato come “la prima importante condanna, con conseguente ammenda, in Canada ai sensi della nostra normativa anticorruzione internazionale.” Klotz spera in ulteriori provvedimenti: “La nuova unità operativa RCMP lavora duro indagando su società canadesi sospettate di corruzione all’estero. Ci sono almeno ventidue fascicoli aperti, per cui ci attendiamo ancora altre accuse contro singoli individui e società”. Il caso della Niko indica chiaramente l’assunzione di un approccio pragmatico da parte delle autorità nei confronti delle indagini e delle denunce, affinché possano aver esito tempestivamente. Per di più, l’OCSE e altri organismi come Transparency International stanno facendo pressione sul governo canadese perché allinei il CFPOA alla normativa di altri paesi OCSE e per incrementare le risorse destinate alla sua applicazione. Di conseguenza, le denunce in tal senso sono destinate ad aumentare in futuro. Dati gli sforzi compiuti negli ultimi anni da parte delle autorità statunitensi per applicare più compiutamente il FCPA, insieme alla comminazione di pesanti multe per violazioni e trasgressioni riguardanti la corruzione di funzionari stranieri, molte multinazionali americane hanno messo in atto programmi articolati per assicurarne il rispetto. Se non l’hanno già fatto, le multinazionali canadesi, e in particolare quelle che operano in giurisdizioni ad alto rischio, devono anche garantire che i loro manager di alto livello si impegnino a rispettare il CFPOA, con prassi e procedure adeguate volte a individuare e scoraggiare tali attività. Le ammende salate conseguenti alle denunce rappresentano oggi un rischio concreto per gli affari canadesi. Jennie Chan è managing director presso l’ufficio di Kroll a Toronto ed è specializzata in investigazioni finanziarie complesse. Jennie ha preso parte e gestito un’ampia serie di investigazioni di frodi interne, indagini finanziarie e casi di supporto in contenziosi. Deborah Gold è managing director di Kroll Risk and Compliance Solutions, di cui guida l’ufficio di Toronto. Partecipa attivamente in processi di due diligence a supporto di transazioni commerciali, investimenti e obblighi di compliance e aiuta i clienti nella gestione di rischi di natura legale, normativa, finanziaria e reputazionale. Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili 26 | Global Fraud Report Leggermente vulnerabili Peter McFarlane è managing director e guida la divisione di investigazioni finanziarie di Toronto. Grazie alla sua ultra ventennale esperienza in contabilità forense e investigazioni, Peter gestisce una vasta gamma di investigazioni finanziarie complesse, contenziosi, indagini patrimoniali e due diligence finanziarie per clienti pubblici e privati in tutto il mondo. Analisi regionale: Americhe Come in altre parti del mondo, il quadro delle frodi in America Latina sta attraversando una fase di transizione. Quest’anno si è registrato un calo nel numero complessivo di aziende che sono state colpite da almeno una frode, il 74%, un po’ sotto la media globale. Allo stesso tempo, c’è stato un incremento notevole della percentuale di aziende che segnalano di essere a rischio. La percentuale di intervistati che dichiarano di essere almeno moderatamente vulnerabili ad ogni tipo di frode trattata nel sondaggio è cresciuta sostanzialmente, e in cinque degli 11 casi di frode è almeno raddoppiata. Per esempio, la percentuale delle aziende che si definiscono vulnerabili al furto di beni materiali è salita dal 29% al 58% e la percentuale delle aziende che si dichiarano vulnerabili alle frodi del venditore è aumentata dal 20% al 49%. America latina OvervieW Prevalenza: società colpite da episodi di frode 2011-2010 2010-2009 74% 90% Furto di beni materiali o scorte (25%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (35%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (24%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Furto di beni materiali o scorte (26%) Corruzione (23%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (22%) Conflitti di interesse del management (21%) Furti o frodi finanziarie interne (18%) Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili Conflitti di interesse del management (27%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (23%) Corruzione (70%) Furto di beni materiali o scorte (34%) Conflitti di interesse del management (53%) 79% Complessità dei sistemi informativi (30%) 1,9% Violazione di norme o regole di compliance (21%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (34%) Furto di beni materiali o scorte (29%) Conflitti di interesse del management (26%) 85% Elevato ricambio di personale (34%) Complessità dei sistemi informativi (33%) Non disponibile Questa combinazione inaspettata di una minore incidenza e maggiore vulnerabilità percepita deriva probabilmente da cambiamenti nel tipo di frodi che le aziende osservano. Sebben l’incidenza di furto di informazioni e gestione dei conflitti di interesse sia scesa (dal 35% al 25% e dal 27% al 21% rispettivamente), entrambi i rischi rimangono comuni e preoccupanti. Allo stesso tempo, altre frodi hanno registrato notevoli aumenti, come ad esempio le frodi finanziarie interne, che hanno colpito il 18% delle aziende in questa indagine, contro solo il 13% dello scorso anno. La corruzione, tuttavia, è un problema che sta crescendo rapidamente. Quasi una società su quattro in America Latina (23%) è stata colpita da questo reato negli ultimi 12 mesi, contro il 13% dello scorso anno. Inoltre, il 70% degli intervistati ammettono di essere moderatamente o altamente vulnerabili, rispetto al solo 20% dello scorso anno. Questi numeri possono anche avere un risvolto positivo. Gli esperti e gli abitanti hanno sempre saputo che la corruzione è un problema in gran parte della regione: solo tre paesi latino-americani rientrano nel terzo miglior gruppo del Transparency International Corruption Perception Index (indice compreso tra 7 e 7,9). I risultati quindi non indicano solo una crescita della corruzione – anche se altre fonti suggeriscono che questo sta effettivamente accadendo – ma anche una crescente consapevolezza del fatto che la corruzione non debba rappresentare una componente della normale attività economica. Edizione Annuale 2011/12 | 27 Analisi regionale: Americhe Condizioni di disparità di Andrés Otero In un momento in cui l’economia globale è devastata da incertezza e instabilità, l’America Latina – a partire dal Brasile – continua a presentare notevoli opportunità di investimento e crescita. L’arbitrarietà dei suoi ordinamenti giuridici, tuttavia, e la mancanza di indipendenza del potere giudiziario in diversi paesi continuano ad essere fonte di preoccupazione per molti investitori e società che operano nella regione1. Che si tratti di un esproprio governativo di asset di una società energetica, di un gara di appalto truccata, di un conflitto ambientale con una comunità indigena o della presunta corruzione di un funzionario governativo di alto livello, l’America Latina continua a suscitare dubbi sulla sua trasparenza, legalità e correttezza. 28 | Global Fraud Report Per molti decenni, gli investitori hanno evitato l’America Latina a causa di corruzione, disordini politici, mancanza di competitività, povertà e disuguaglianze, rapimenti e senso di insicurezza, terrorismo e una generale mancanza di fiducia. Le cose non stanno più così. Molte aziende straniere, attratte dai prezzi elevati delle materie prime e dall’espansione dei mercati locali, per la prima volta stanno prendendo in considerazione questa regione e sono soddisfatte del panorama che vedono. Agenzie di rating internazionali hanno assegnato punteggi di investment-grade a diversi paesi dell’area che hanno portato ad un cambiamento della percezione generale e hanno alimentato la tentazione di avventurarsi nell’ambiente latino-americano. Fondi di investimento locali, così come società multinazionali con sede in America Latina, spesso indicate come multilatinas, hanno aumentato la posta investendo ed espandendosi anche nei mercati adiacenti. Oltre a fornire molti dei prodotti alimentari e delle materie prime minerali più apprezzati del mondo, i paesi latino-americani stanno rinnovando ed ampliando le loro infrastrutture obsolete, e i governi locali stanno assegnando contratti del valore di molti milioni di dollari e concessioni a lungo termine. Queste opportunità hanno spinto molte aziende internazionali ad accelerare i loro investimenti, fatto che però spesso le espone a controversie ed azioni legali potenzialmente costose. Anche se l’America Latina oggi è senza dubbio un’opportunità di affari più attraente di quanto non lo sia stata in passato, gli investitori devono essere consapevoli delle possibili insidie. L’aspetto che ancora sfugge a molti è che lo stato di diritto in alcuni paesi latino-americani è ben lontano dagli standard di giustizia internazionali tipici dei mercati più sviluppati. In America Latina, si opera spesso in condizioni disagiate – e potenzialmente insidiose. Un’eventuale controversia potrebbe richiedere anni per essere risolta, con gli oneri economici che ne conseguono e con il rischio per la reputazione dell’azienda a livello globale e per la sua stabilità finanziaria. Il problema principale di questi paesi è costituito da un sistema giudiziario estremamente politicizzato. Molti tribunali sono composti da funzionari di nomina politica e capita che magistrati che indossano la toga per la prima volta siano già in debito verso la politica. La conseguenza è l’intervento di uffici governativi in questioni giudiziarie e in sentenze che possono favorire gli interessi locali. Alcuni giudici possono essere messi sotto pressione dalle parti in causa o negoziare il loro prossimo incarico politico in base ai verdetti dei loro processi. La trasparenza è spesso inesistente. In altri casi, le sentenze possono essere emesse a porte chiuse. In tali circostanze, chi dispone di pochi appoggi e conosce meno il funzionamento del sistema si troverà fortemente svantaggiato. Anche se questa situazione si verifica spesso nelle nazioni ALBA2 e nella maggior parte di quelle dell’America Centrale, non tutti i paesi meritano la stessa etichetta. Il Cile, la Colombia e il Brasile, ad esempio, hanno fatto passi avanti nel rafforzamento dell’indipendenza dei sistemi giudiziari e delle corti superiori, limitando la capacità di intromissione dei loro governi. Tuttavia, considerata la mentalità da caudillo3 della maggior parte dei capi di stato dell’America Latina, la minaccia per la giustizia e la democrazia è ancora drammaticamente elevata. Mentre quanto detto finora non è certo una novità per gli investitori esperti che fanno affari in America Latina da molti anni, alcuni sviluppi recenti hanno aggiunto ulteriori elementi di rischio per le aziende ignare e più inesperte. Un esempio sono le azioni legali collettive (class-action) contro multinazionali finanziate da Analisi regionale: Americhe in America Latina società di private equity. Alcuni avvocati e investitori stanno cercando di replicare il successo ottenuto con le classiche “strike suit” intentate da studi legali statunitensi che hanno guadagnato miliardi di dollari in contenziosi riguardanti le responsabilità per la produzione e la commercializzazione di particolari prodotti. Hanno preso di mira grandi multinazionali che operano in paesi meno sviluppati, avviando azioni legali per conto di cittadini locali che rivendicano danni ambientali e personali presumibilmente cagionati dagli imputati. In alcuni casi le azioni legali sono fondate sulla presunta condotta di società acquisite precedentemente, anche decenni prima, da parte delle aziende imputate. Il fermento delle class-action negli Stati Uniti è stato placato in una certa misura dalle condanne penali inflitte ad avvocati e querelanti professionisti che avevano intentato azioni legali pretestuose con fini fraudolenti contro grandi compagnie. Ha tuttavia riacquistato vitalità il sistema di assegnare un’indennità di contingenza (contingency award) alle presunte vittime di illeciti di massa. Negli ultimi anni sono state create società di private equity le cui principali aree di specializzazione e d’investimento consistevano nel finanziamento di tali azioni. In molti casi i fondatori di queste imprese erano gli stessi avvocati coinvolti in precedenti cause. Le società iniziano acquistando quote d’investimento in azioni legali. Come fanno gli studi legali che si occupano di class-action, anche queste destinano milioni di dollari per coprire spese legali, perizie e altri costi dell’azione. I contratti stipulati possono variare, ma sostanzialmente quanto più a lungo proseguirà la causa, tanto maggiori saranno i loro ricavi al momento della sentenza finale. Vi è certamente un beneficio pubblico relativo alle cause di contingenza. Consentono alle vittime prive di mezzi sufficienti di ottenere indennizzi e risarcimenti legali per i danni subiti. Ma l’apparente nobiltà di questo approccio nasconde i casi di gruppi indigeni e di comunità locali che a malapena comprendono la causa del ricorso presentato per loro conto e che alla fine otterranno solo una piccola frazione del risarcimento del danno. Le multinazionali devono affrontare problematiche simili nell’ambito di progetti governativi che coinvolgono contratti di appalti pubblici. Troppo spesso in diversi paesi dell’America Latina chi vince è la parte più strettamente connessa al progetto. Spesso l’aggiudicazione dell’appalto non dipende esclusivamente dall’offerta più bassa, dalla qualità dei servizi offerti o dal prezzo. La scelta si effettua talvolta a porte chiuse, con poca o nessuna trasparenza. Ne sono derivati progetti per la realizzazione di infrastrutture incompiuti, controversie legali e indagini su casi di corruzione. Nella migliore delle ipotesi, se un appaltatore straniero insoddisfatto intenta causa a un governo, le probabilità di successo o addirittura di ottenere un’udienza equa in tribunale sono incerte. Dopo anni di contenzioso civile, è possibile che un querelante straniero finisca per dover ricorrere a un tribunale arbitrale internazionale, sostenendo che gli è stata negata una giustizia equa ai sensi degli accordi bilaterali. Ci sono comunque eccezioni a questo quadro generale. Ad esempio, per sradicare la corruzione, il Brasile e il Cile hanno adottato una legislazione simile a quella della Foreign Corrupt Practices Act degli Stati Uniti e del Bribery Act inglese. Altri paesi, come la Colombia e il Perù, stanno facendo del loro meglio per combattere la corruzione nel settore pubblico e per presentarsi agli investitori con un sistema economico sano. Detto ciò, la battaglia contro la corruzione è solo all’inizio e il fair play non è ancora il modo abituale di condurre gli affari nella regione. I risultati del Global Fraud Survey di quest’anno evidenziano chiaramente questo aspetto: il 70% delle imprese in America Latina riconosce di essere vulnerabile alla corruzione. Nonostante il nuovo fascino esercitato dall’America Latina, che si presenta come una terra di opportunità, in molti paesi è stato fatto ancora molto poco per ovviare alla mancanza di un sistema imparziale di giustizia civile. Gli investitori internazionali dovranno valutare i rischi associati alle opportunità d’investimento in un paese prima di prendere le loro decisioni. Dovranno inoltre condurre approfondite due diligence reputazionali sui loro potenziali partner o parti terze con i quali prevedono di svolgere affari. Imprese e investitori oggigiorno sono entusiasti dell’America Latina ed esistono ragioni valide a sostegno di questo spirito. Ciononostante, devono essere consapevoli del fatto che ormai da tempo sono attesi cambiamenti strutturali in questi interessanti mercati e che la stabilità politica e la giustizia imparziale nella regione sono ancora in via di costruzione. Andres Otero è managing director di Kroll a Miami. Andres inoltre è responsabile degli uffici di Kroll in Argentina, Colombia, Messico e Grenada e gestisce le relazioni con i clienti nella zona delle Ande, dell’America del Cono Sud, dell’America Centrale e dei Caraibi. Andres è un esperto in una molteplicità di aree investigative e di intelligence, compresi servizi anti frode, corruzione e riciclaggio di denaro e risoluzione di conflitti. 1 A ree di rischio evidenziate dal rapporto annuo Doing Business della Banca Mondiale. 2 A LBA è l’acronimo in lingua spagnola dell’Alleanza Bolivariana per le Americhe, un’organizzazione di collaborazione internazionale guidata attualmente dal presidente venezuelano Hugo Chavez, i cui membri includono il Venezuela, l’Ecuador, la Bolivia e il Nicaragua. 3 Un termine spagnolo che indica un leader carismatico ed egocentrico che crede che il suo paese non possa sopravvivere senza di lui. Edizione Annuale 2011/12 | 29 Analisi regionale: Americhe Messico OvervieW Il sondaggio di quest’anno indica che il Messico presenta un problema di incidenza diffusa dei fenomeni fraudolenti. Gli intervistati hanno indicato valori di incidenza sopra la media per otto delle 11 tipologie di frode analizzate dal sondaggio. Il paese ha inoltre riscontrato una perdita percentuale di reddito leggermente sopra la media (2,2%): un dato ancora più negativo se confrontato con quelli ottenuti dai paesi vicini del Nord America (1,7%) e dell’America Latina (1,9%). 2010-2011* Prevalenza: Società colpite da episodi di frode 69% Corruzione (37%) Furto di beni materiali o scorte (31%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (27%) Furti o frodi finanziarie interne (23%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (21%) Conflitti di interesse del management (21%) Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili Corruzione (81%) Furto di beni materiali o scorte (65%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (58%) 82% Complessità dei sistemi informativi (35%) 2,2% *Intervistati insufficienti nel 2010 per fornire dati comparabili. 30 | Global Fraud Report La tipologia di frode che arreca i maggiori problemi è la corruzione. Rispetto ad altre regioni o paesi, il Messico presenta la seconda percentuale più alta di intervistati dopo l’Africa che denuncia perdite in quest’area (arrotondando, entrambe le zone geografiche si attestano su un valore pari al 37%). Il pericolo è ancora più diffuso dell’incidenza: il 45% riporta un alto livello di vulnerabilità a questo rischio (quasi il doppio della media del sondaggio che è del 24%) con un ulteriore 36% che dichiara di essere moderatamente vulnerabile. L’incidenza del furto di beni materiali (31%) è ben al di sopra della media del sondaggio (25%) e il numero di coloro che si considerano almeno moderatamente vulnerabili (65%) è decisamente più alto di quello rilevato nell’intero sondaggio (46%). Infine, il furto delle informazioni costituisce un rischio significativo, aggravato dalla crescente complessità dei sistemi informativi. Sebbene i messicani siano ben consci di questi problemi, tattiche antifrode più aggressive di quelle attualmente adottate sono probabilmente opportune. Gli intervistati in Messico hanno investito nell’implementazione di strategie anti-frode meno della media rilevata nel sondaggio (o nel migliore dei casi in misura uguale alla media). Fatta eccezione per la protezione dei beni materiali (in cui il 34% ha in programma di investire l’anno prossimo), sorprende ancora di più il fatto che i messicani presentino appena le stesse probabilità rispetto alla media di investire di più in tali strategie. Per la sicurezza delle informazioni, per esempio, soltanto il 26% ,rispetto al 30% del sondaggio considerato nel suo insieme, ha in programma di fare degli investimenti. I messicani riconoscono di essere vulnerabili al problema delle frodi. Ora devono fare di più. Analisi regionale: Americhe Sradicare il fenomeno delle frodi dopo aver acquisito società attive nell’industria brasiliana dello zucchero e dell’etanolo di Vander Giordano L’industria brasiliana dello zucchero e dell’etanolo attira un numero sempre maggiore di investitori interessati ad incrementare le proprie quote di partecipazione nel settore energetico. La combinazione di vari fattori, tra cui la produzione estesa di canna da zucchero nel paese, l’instabilità dei prezzi internazionali del petrolio e la crescente preoccupazione mondiale per l’impatto ambientale della produzione di energia, rende il settore particolarmente interessante. Il governo brasiliano contribuisce a rendere allettante l’affare. La Banca dello Sviluppo Economico Nazionale ha approvato un piano quadriennale di prestiti per l’ammontare di trentacinque miliardi di dollari destinati a società private operanti nel settore. Questi fondi saranno impiegati per l’ampliamento delle piantagioni di canna da zucchero, per lo sviluppo tecnologico del settore e per l’espansione delle distillerie di etanolo, degli oleodotti e di altre reti di trasporto industriale. Non sorprende che, negli ultimi anni, l’aumento della partecipazione da parte del capitale straniero abbia accelerato il consolidamento interno al settore. Il cambiamento è stato repentino e profondo. Quell’attività che un tempo era appannaggio quasi esclusivo di aziende a conduzione familiare, è ora dominata da società specializzate nel settore. Tale tendenza è destinata a rafforzarsi man mano che crescerà la quota di mercato controllata dai grandi gruppi societari e si ridurrà progressivamente il numero delle società di piccole dimensioni. La trasformazione in atto pone però una serie di sfide, a cominciare dall’impatto culturale traumatico che si verificherà man mano che la figura del potente industriale locale, una figura cardine radicata nell’immaginario letterario e politico del paese, verrà sostituita da anonimi dirigenti d’azienda. Gli investitori internazionali devono affrontare anche altre questioni. Kroll ha osservato un’incidenza elevata di comportamenti illeciti nelle operazioni precedenti alla vendita, specialmente nel caso di venditori fortemente indebitati. Queste pratiche, che comprendono episodi di frode e altri comportamenti discutibili assunti da dipendenti e fornitori, potrebbero proseguire anche dopo l’arrivo dei nuovi proprietari. Ad acquisizione conclusa, i nuovi titolari di un’azienda brasiliana produttrice di zucchero e di etanolo farebbero bene a svolgere un esame interno approfondito, con particolare attenzione all’attuazione del budget, al ritardo nei pagamenti dei venditori, alle spese per le forniture, all’esecuzione del contratto e ai debiti in sospeso. Un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta alle attività relative a: l’immagazzinamento agricolo e industriale; la raccolta, il carico e il trasporto della canna da zucchero; la consegna di derrate agricole; la fornitura dei servizi oggetto di contratto; le scorte di carburante della società. Il passaggio più importante, comunque, sarà rappresentato dall’applicazione di un nuovo sistema di controlli interni. I punti illustrati di seguito possono contribuire a ridurre i rischi al termine dell’acquisizione. 1. II modo migliore per avviare il processo di trasformazione delle procedure interne è rappresentato dalla creazione di un efficace canale di comunicazione interna che convogli idee, proposte e reclami dei dipendenti, inevitabili nel contesto di cambiamenti così profondi. È importante dare credibilità a tale canale fornendo risposte sollecite e complete alle preoccupazioni dei dipendenti. La sostituzione di personale nelle posizioni chiave, in questo stadio iniziale, contribuirà a fornire un esempio di chiarezza e imparzialità. Il reparto delle risorse umane darà un apporto fondamentale a questo processo. 2. Il passo successivo è la revisione accurata dei principali processi agricoli e industriali, dando particolare rilievo al ruolo ricoperto da ciascun dipendente. Un riesame e un controllo incrociato approfondito (con l’ausilio di sistemi societari di pianificazione delle risorse di impresa) di ordini di acquisto, di libri paga e orari di lavoro e delle curve dei costi principali forniranno un quadro preciso dell’operatività dello stabilimento e dell’affidabilità delle cifre riportate nei bilanci finanziari e in altri resoconti. I direttori delle divisioni “agricoltura” e “industria” rivestiranno un ruolo cruciale nel successo di tale revisione. 3. Si raccomanda che il processo di trasformazione interna sia accompagnato da un rinnovato impegno nel campo della sicurezza. Nel corso del primo anno del nuovo assetto proprietario, sarà fondamentale intraprendere una valutazione approfondita della struttura della sicurezza aziendale e del personale tecnico, cui dovrà seguire l’implementazione di sistemi di sicurezza all’avanguardia per garantire il più alto livello di protezione delle attrezzature utilizzate negli stabilimenti. 4. Per sensibilizzare alle nuove pratiche aziendali, la dirigenza potrà decidere di organizzare una campagna informativa interna distribuendo manuali esplicativi dei comportamenti etici e incoraggiando il coinvolgimento dei dipendenti su una serie di obiettivi ben definiti dai nuovi proprietari. 5. Corsi di formazione indirizzati ai responsabili di reparto contribuiranno a consolidare le nuove regole di condotta e a far comprendere la necessità dell’impegno da parte di tutti i dipendenti nell’implementazione delle nuove prassi. Il dipartimento delle risorse umane dovrebbe essere responsabile del coordinamento di questa fase del programma. Gli sforzi qui menzionati risultano necessari alla trasformazione in positivo delle società di nuova acquisizione. La partecipazione degli alti dirigenti e la loro disponibilità a seguire l’implementazione dei cinque passaggi descritti contribuiranno in modo determinante a una migliore comprensione e alla realizzazione di ogni nuovo processo che l’amministrazione subentrante avrà bisogno di introdurre. Se ciò non si verificasse, le potenziali perdite nel corso della transizione potrebbero pregiudicare l’intero investimento. ander Giordano è managing director V presso l’ufficio di Kroll a San Paolo. È membro dell’Ordine degli Avvocati brasiliano e internazionale e detiene un MBA. Vander vanta una notevole esperienza nel lavorare con imprese attive in ambito energetico, distributivo, bancario e aeroportuale. Edizione Annuale 2011/12 | 31 Analisi regionale: Americhe Frodi nei bilanci patrimoniali: una piccola voce di bilancio può essere causa di grossi guai di Glen Harloff È tempo di rinnovare la linea di credito con la banca, ma la società non ha rispettato specifiche clausole contrattuali di credito. Se però il pagamento degli interessi sui prestiti del periodo corrente, pari a due milioni di dollari, fosse registrato nel bilancio patrimoniale invece che nel conto economico, e un milione di dollari delle vendite dell’anno successivo fosse incluso nelle vendite dell’anno corrente, il reddito netto aumenterebbe di tre milioni di dollari. La società non sarebbe più in difetto. Si tratta solo di poche voci contabili che possono essere ribaltate nell’anno fiscale successivo. Nessun danno, nessuna scorrettezza. Giusto? 32 | Global Fraud Report Analisi regionale: Americhe La risposta corretta è “sbagliato”, naturalmente. Questo è un esempio di frode di bilancio, ovvero dell’inclusione intenzionale di dati numerici o dichiarazioni fuorvianti o l’omissione di voci pertinenti, allo scopo di ingannare gli utenti dei documenti di bilancio, in particolare investitori o creditori. Si tratta di una delle frodi più costose in termini di valore e danno creato, ma è anche una di quelle che tende ad attirare minore attenzione. Il bilancio patrimoniale di una società potrebbe essere l’unica finestra sulle attività finanziarie della stessa, per l’investitore medio e a volte anche per le banche e per altri investitori istituzionali. Nello stesso tempo, i grossi interessi in gioco esercitano un’enorme pressione sulla dirigenza e possono spingerla a rappresentare la società per cui opera nella migliore luce possibile. Tali pressioni possono anche indurre i responsabili di certe aziende a redigere bilanci patrimoniali fraudolenti. Questo tipo di frode può assumere le forme più svariate. Di solito vengono coinvolte voci contabili multiple con differenti tipi di contraffazioni, in modo da rendere la trasgressione più difficile da scoprire. È un errore comune ritenere che i bilanci patrimoniali preparati dai revisori rappresentino un’assicurazione contro i comportamenti scorretti. L’individuazione delle frodi non costituisce l’obiettivo primario delle revisioni contabili dei bilanci finanziari. Le tecniche di campionamento standard non esaminano e non riescono a vagliare ogni singola transazione. Il responsabile di una frode di bilancio non è necessariamente la società ma, più comunemente, un gruppo di persone al suo interno, ad esempio gli alti dirigenti che, trovandosi in cima alla scala gerarchica, sono in grado di aggirare i controlli interni. La motivazione può essere il bene apparente dell’azienda e dei detentori di quote di partecipazione, ragione, questa, con cui i responsabili potrebbero giustificare le azioni fraudolente. Ciò potrebbe portare alla convinzione che alcune bugie innocue possano rivelarsi utili per salvare la società e i posti di lavoro dei dipendenti. In alternativa, il personale coinvolto potrebbe anche solo perseguire i propri scopi gonfiando il prezzo dei titoli azionari prima della vendita, assicurandosi l’ottenimento di bonus di prestazione o occultando altre irregolarità. Quali sono quindi i segnali d’allarme di una possibile frode nei bilanci finanziari? » Transazioni inusuali o relative a cifre ingenti registrate alla fine di un periodo contabile o verificatesi con parti collegate » Crescita insolitamente rapida o redditività anomala rispetto ad altri periodi o a società analoghe » Restrizioni imposte a revisori o rappresentanti di banche nel controllo delle registrazioni contabili della società. » Valutazioni o stime irragionevoli »Direzione aziendale dominata da una singola personalità o da un gruppo ristretto Quando vengono commesse frodi nel bilancio, investitori, banche ed altri soggetti non sono in grado di valutare appieno la salute finanziaria della società e prendere decisioni fondate. Come possono testimoniare quanti si sono fidati dell’ultimo bilancio patrimoniale di Enron e di WorldCom prima del fallimento, le perdite possono essere notevoli. Le società i cui alti dirigenti sono stati implicati in attività fraudolente corrono il rischio concreto di fallire. Di ciò dovrebbero tenere conto i rappresentanti dei quadri direttivi quando sono colti dalla tentazione di iscrivere a bilancio ‘solo qualche voce che non danneggerà nessuno’. Glen E. Harloff (cga cfi) è managing director nell’area dei Caraibi e dell’America Latina. È specializzato in contabilità forense, investigazioni finanziarie complesse, consulenza in materia di contenzioso e due diligence finanziarie. È stato coinvolto in numerosi casi di investigazioni finanziarie e contabili relative a società quotate o detenute da privati e a istituzioni finanziarie locali e estere. Prima di arrivare in Kroll, Glen ha fatto parte della Regia Polizia a cavallo Canadese e ha indagato su crimini nazionali e internazionali complessi commessi da colletti bianchi. Alcune forme comuni di frodi finanziarie Attribuzione dei ricavi o aggiustamenti di competenze temporali K Registrazione vendite future nel periodo corrente K Registrazione vendite fittizie o fantasma K Registrazione ricavi lordi piuttosto che netti K Registrazione ricavi di società terze nella funzione di intermediazione o di vendita di prodotti in conto deposito Sottostima delle spese K Differimento della registrazione di spese ad un altro periodo o mancata registrazione delle stesse. K Iscrizione dei costi delle vendite come spese non operative per migliorare i margini lordi K Capitalizzazione spese operative Valutazioni scorrette dei cespiti K Manipolazione del valore delle riserve K Mancata svalutazione del valore di un cespite quando necessario o modifica della sua vita utile K Manipolazione stime dell’equo valore di mercato. Divulgazioni scorrette dei dati di esercizio Economist Intelligence Unit Report Card Industria manifatturiera Nonostante qualche buona notizia, le prospettive generali per l’industria manifatturiera destano preoccupazione. Tra i risultati positivi, il costo relativo delle frodi (1,8% del reddito) è inferiore alla media evidenziata dal sondaggio (21%). La prevalenza delle frodi è inoltre diminuita al 74%, in linea con il calo medio rilevato dal sondaggio. Una delle fonti di preoccupazione è che per otto delle undici frodi esaminate, la percentuale di società colpite è salita, soprattutto per quanto riguarda il furto di beni materiali (dal 25% al 34%), le frodi nei processi di approvvigionamento (dal 23% al 30%) e i conflitti di interesse del management (dal 13% al 24%). In ognuno di questi aspetti, l’industria manifatturiera registra le cifre più elevate rispetto a tutti gli altri settori. Tuttavia, le aziende manifatturiere non reagiscono con provvedimenti aggressivi. Una percentuale inferiore alla media intende investire in tutte le strategie antifrode analizzate dal sondaggio, salvo due. In particolare, l’addestramento del personale riceverà la quota più bassa di investimenti, benché l’elevato ricambio del personale rappresenti attualmente la causa principale della maggiore esposizione alle frodi del settore (31%). Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 1.8% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 74% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto di beni materiali o scorte (34%) • Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (30%) Conflitti di interesse del management (24%) • Corruzione (21%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (19%) • Cattiva gestione finanziaria (17%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 84% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Elevato ricambio del personale (31%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili Leggermente vulnerabili Edizione Annuale 2011/12 | 33 Analisi regionale: Asia-Pacifico Sud-est asiatico OvervieW Il sondaggio dell’anno scorso ha dimostrato che i paesi in via di sviluppo del Sud-est asiatico presentavano notevoli problemi legati a fenomeni fraudolenti. Quest’anno i risultati indicano che le cose sono persino peggiorate sotto molti aspetti. Prevalenza: società colpite da episodi di frode 2011-2010 2010-2009 76% 90% Furto di beni materiali o scorte (33%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili 34 | Global Fraud Report Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (33%) Furto di beni materiali o scorte (32%) Conflitti di interesse del management (31%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (25%) Corruzione (28%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (28%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (17%) Furti o frodi finanziarie interne (24%) Furto di proprietà intellettuale (16%) Cattiva gestione finanziaria (21%) Corruzione (13.6%) Violazione di norme o regole di compliance (19%) Furti o frodi finanziarie interne (9,9%) Corruzione (70%) Furto di beni materiali o scorte (60%) Conflitti di interesse del management (26%) Furto di beni materiali o scorte (46%) Furti o frodi finanziarie interne (43%) Conflitti di interesse del management (57%) Corruzione (40%) 83% 74% Controlli interni più deboli (52%) Controlli interni più deboli (35%) 2,5% Non disponibile Mentre l’incidenza delle frodi è complessivamente diminuita in linea con il sondaggio nel suo insieme, il numero di società colpite da nove delle undici tipologie di frode esaminate dal sondaggio è cresciuto; in particolare, nell’ultimo anno sono aumentati la corruzione, le frodi finanziarie interne, le frodi nelle catene di distribuzione, fornitura e approvvigionamento. Il Sud-est asiatico presenta inoltre la maggiore incidenza rispetto a qualsiasi altra regione o paese delle seguenti tipologie di frode: frodi nelle catene di distribuzione, fornitura e approvvigionamento (33%), conflitti di interesse del management (31%), violazione delle norme e di regole di compliance (19%) e collusione nel mercato (14%). Quest’anno, la corruzione costituisce una notevole preoccupazione per le società del Sud-est asiatico, con il 70% di esse che si considera fortemente o moderatamente vulnerabile a tale minaccia. Ciò non sorprende, considerato che soltanto il 14% di tali società dichiara di essere ben preparata a conformarsi alla legislazione anti-corruzione. Nonostante questo riconoscimento, le società stanno facendo economie che favoriscono la frode. Più della metà (52%) ha indicato che l’indebolimento dei controlli interni, dovuto solitamente a tagli sui costi, l’anno scorso ha causato un aumento dell’esposizione ai rischi di frode: un dato che rappresenta di gran lunga la più elevata percentuale di risposta rispetto a qualsiasi altra regione o paese. Il Sud-est asiatico presenta anche il numero più elevato di intervistati che dichiara che le limitazioni dei costi sui salari (38%) e la riduzione dei ricavi (33%) hanno contribuito ad aumentare l’esposizione alle frodi della loro organizzazione. Se le aziende di questa regione intendono arrestare la diffusione delle frodi, dovranno riflettere con attenzione su quali scorciatoie sia più opportuno prendere. Analisi regionale: Asia-Pacifico Le frodi nelle catene di approvvigionamento e fornitura in Asia di Tadashi Kageyama e Charlie Villasenor Le frodi riguardanti distributori e fornitori e quelle che si verificano nell’ambito delle catene di approvvigionamento sono in aumento in Asia. Nel recente Global Fraud Survey, un terzo degli intervistati in Cina e nel Sud-Est asiatico ha dichiarato di aver subito questo tipo di frode durante lo scorso anno. Si tratta di un aumento di circa il 50% rispetto all’anno precedente. Tale incremento è dovuto tanto ad una maggiore consapevolezza delle frodi esistenti quanto ai mutamenti globali che hanno determinato una crescita dei consumi interni in Asia. In passato, spesso i beni erano prodotti in Cina e spediti rapidamente in paesi come il Giappone o gli Stati Uniti. La catena di fornitura è ora molto più sofisticata. Un buon esempio è dato da un cliente di Kroll, una società che produceva soluzioni chimiche di fascia bassa in Cina per esportarle in altri paesi. Ora produce articoli più complessi ma per il consumo locale e quindi si approvvigiona di prodotti di fascia superiore. Il Procurement and Sourcing Institute of Asia (PASIA) ritiene che questo cambiamento di strategia ponga maggiore attenzione sulla gestione etica delle forniture. Man mano che le economie asiatiche crescono, il sistema di approvvigionamento tradizionale e i processi di gestione delle forniture dovranno essere più efficienti ed eliminare le lacune in termini di compliance. L’incremento della spesa può potenzialmente condurre ad un maggiore rischio di corruzione e frode. Di conseguenza, sarà sempre più importante che gli approvvigionamenti e le forniture siano gestiti in modo efficace, efficiente ed etico. Tangenti Le frodi relative alla catena di fornitura possono assumere molte forme ma, secondo l’esperienza di Kroll, in Asia esse si manifestano più comunemente sotto forma di tangenti e fenomeni di corruzione; conflitti d’interesse e collusioni si collocano al secondo posto, mentre la manipolazione di gare d’appalto è la forma meno comune. È forse sorprendente, considerata la crescente consapevolezza nei confronti del Foreign Corrupt Practices Act statunitense – una legislazione di vasta portata e incisività – che le filiali asiatiche di note società multinazionali non siano affatto immuni da questo tipo di frode. Kroll ha avuto modo di svolgere indagini su un gran numero di casi in cui alti dirigenti locali hanno intascato tangenti dai loro fornitori. Tali individui sono consapevoli dell’illegalità di tali atti – hanno letto e sottoscritto le policy aziendali – ma si giustificano dicendo: “Sono cose che succedono ovunque. Quindi perché non dovrei farlo anch’io?”. In uno di questi casi, una società americana assunse un nuovo direttore generale per la sua filiale in Cina. Spiegando alla sede centrale che si trattava di una misura necessaria al fine di ottenere prezzi migliori, il nuovo manager convocò tutti i fornitori dell’azienda, uno dopo l’altro, e lì minacciò di sostituirli se non avessero soddisfatto le sue esigenze. In effetti, la sua intenzione era di tenersi quei fornitori disposti a pagargli una tangente e liberarsi di chi si rifiutava. Spesso le pratiche corruttive si scoprono grazie a denunce da parte di fornitori onesti, ma i manager possono cogliere alcuni eloquenti segnali d’allarme. Uno di questi è rappresentato dalla mancanza di controlli approfonditi sui fornitori nell’ambito delle procedure di due diligence. Alcune aziende cadono nella tentazione di svolgere solo una rapida indagine su internet in merito ai loro fornitori, senza mai visitare i loro stabilimenti; con il risultato che, quando si presentano gli investigatori, il venditore in questione non si trova neppure in loco. Un altro elemento sospetto è costituito dal fatto che uno o due fornitori ottengano tutti i contratti, o che il responsabile dell’ufficio acquisti gestisca un fornitore per uno o due anni. Edizione Annuale 2011/12 | 35 Analisi regionale: Asia-Pacifico Conflitti d’interesse Che cosa ci riserva il futuro Il secondo tipo più comune di frode che si può verificare nell’ambito delle catene di fornitura in Asia riguarda conflitti d’interesse e collusione. In un caso trattato da Kroll, una società di macchinari giapponesi aveva una grande filiale nel nord della Cina, gestita da un direttore generale cinese di fiducia. In occasione di un’analisi del management effettuata da un CFO di nuova nomina emersero irregolarità quali un pagamento di notevole entità ad un fornitore di proprietà della moglie del direttore generale. Il PASIA prevede che, con il continuo aumento della concorrenza tra le imprese, le catene di fornitura saranno sottoposte ad una forte pressione per ottenere risultati migliori. Ciò vale anche per i responsabili delle vendite e dello sviluppo del business che hanno come obiettivo il raggiungimento di fatturati elevati. Per entrambi, essere sostenibili nel mercato globale richiede l’adesione ai più elevati standard etici nelle operazioni di acquisto e vendita. Messo di fronte alla situazione emersa, il manager non sembrava vedere nulla di sbagliato nelle sue azioni: a suo parere, aveva fatto guadagnare l’azienda senza reali danni finanziari. Tutti i prodotti erano stati forniti a prezzi di mercato equi. Il direttore riceveva, tuttavia, uno stipendio e dividendi dalla società di sua moglie, in evidente violazione del suo contratto di lavoro e del codice di condotta. In questi casi, il danno è più che altro reputazionale e morale. Se non affrontata, una questione simile potrebbe causare danni molto più gravi su tutta la linea. Nel settore dell’approvvigionamento e della gestione delle forniture, la frode in genere riguarda prodotti di valore elevato ed è spesso commessa da dirigenti di livello superiore autorizzati a firmare fatture cospicue. In un caso esaminato da PASIA, che coinvolge una società estera multinazionale, i problemi sono affiorati solo quando un consulente esterno è stato incaricato di vagliare soluzioni mirate al risparmio e all’efficienza. Il consulente non solo ha individuato tali soluzioni ma ha anche scoperto operazioni anomale; in particolare, un contratto in vigore da anni che, nonostante la previsione di una diminuzione dei prezzi di mercato reali, fissava i prezzi a vecchi e più alti livelli senza alcuna clausola che consentisse di rinegoziarli. Un aspetto positivo è rappresentato dal fatto che potenzialmente molti dipendenti possono venire a conoscenza di una frode che si verifichi nella catena di fornitura. Si possono individuare problemi per mezzo di un’analisi attenta dei fornitori, che deve comportare più di una semplice ricerca standard sul web: Kroll raccomanda un controllo incrociato delle informazioni relative al fornitore con i recapiti telefonici e gli indirizzi dei dipendenti e delle loro famiglie. Oltre all’analisi dei fornitori, le aziende dovrebbero effettuare controlli antifrode in modo regolare nei vari momenti del ciclo di approvvigionamento. Ciò dovrebbe includere l’esame di dati finanziari per appurare se esistano anomalie, come contratti con specifiche molto favorevoli ad un fornitore particolare. Un consulente esterno specializzato in gestione delle catene di approvvigionamento e fornitura può aiutare ad identificare i punti deboli e a porvi rimedio, in particolare in quattro aree: persone, processi, approvvigionamento e governance. Per essere efficace, tale progetto e i relativi risultati devono essere approvati pubblicamente dal consiglio di amministrazione e dal comitato di revisione. 36 | Global Fraud Report Una sfida che tutti i paesi dovranno affrontare è l’assenza di uno standard etico globale nel settore dell’approvvigionamento. Questo è il motivo per cui il PASIA propone il Global Procurement and Supply Management Ethics Certification Program [Programma globale di certificazione etica nelle catene di approvvigionamento e fornitura] che sarà lanciato nel quarto trimestre del 2011. Tale programma si concentrerà sull’identificazione delle lacune nel modo in cui le aziende svolgono la loro attività, fornendo informazioni a tutte le funzioni aziendali e certificando singole persone e società in relazione a pratiche etiche sostenibili. Secondo il PASIA, quando due professionisti provenienti da paesi diversi entrano in affari, dovrebbero stabilire criteri di base su ciò che è etico, servendosi di standard globali. Pratiche etiche consentono la sostenibilità di un’organizzazione. Le attività eticamente sensibili sono competitive. L’approvvigionamento e la gestione delle forniture rispettosi dei principi etici giocano a favore del business. Tadashi Kageyama è senior managing director e guida le operazioni di Kroll in Asia, compreso il Giappone. Tadashi è specializzato in business intelligence, investigazioni e consulenza nella gestione dei rischi per conto di aziende, istituti finanziari e agenzie governative. Tadashi supporta i clienti nel mitigare e affrontare i rischi legati a frodi, dispute e contenziosi, violazioni di norme e regolamenti, furti di proprietà intellettuale, furti di beni materiali e di informazioni. Charlie Villasenor è Presidente del Procurement and Sourcing Institute of Asia (PASIA) e Presidente e Amministratore Delegato di TrasProcure Corp. Ha un’esperienza ultra ventennale nella gestione degli approvvigionamenti, della produzione e della catena di distribuzione. (www.ifpsm.org). Economist Intelligence Unit Report Card Sanità, farmaci e biotecnologie Il settore sanitario, farmaceutico e delle biotecnologie è reduce da un anno difficile. Sul versante positivo, la prevalenza complessiva delle frodi è diminuita, come per tutti gli altri settori (dall’88% al 73%). Il settore ha inoltre assistito a un calo dei furti di beni materiali (passati dal 34% al 26%). Sul fronte negativo, tuttavia, va menzionato che la perdita media per il settore si è attestata al 2,6% del utili, il secondo valore più elevato di tutti i settori dopo i servizi finanziari, e che una percentuale più significativa di imprese ha registrato un notevole aumento dell’esposizione (89%) in assoluto. Si è trattato di un problema diffuso. Per otto delle undici frodi analizzate nel sondaggio, la prevalenza è aumentata, soprattutto il furto di informazioni, in controtendenza rispetto agli altri settori, passando dal 19% al 26%. Altri sostanziali aumenti includono le frodi nei processi di fornitura e approvvigionamento (passate dall’11% al 23%), frodi finanziarie interne (dal 13% al 24%) e cattiva gestione finanziaria (dall’11% al 20%), più comune nel settore sanitario che in tutti gli altri settori. Inoltre, otto delle undici frodi oggetto del sondaggio hanno colpito più del 15% delle imprese del settore, il quale, insieme ai servizi finanziari, ha registrato il numero più elevato di frodi a diffusione così ampia. In passato, le imprese sanitarie e farmaceutiche hanno dovuto concentrarsi soprattutto sulle minacce tipiche dei settori che basano la loro attività sulla ricerca (knowledge industries), ossia i furti di informazioni e di proprietà intellettuale, ma ora i rischi sono molto più diversificati. Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 2.6% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 73% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode: Furto di beni materiali o scorte (26%) • Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (26%) Furto o frode finanziaria interna (24%) • Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (23%) Conflitti di interesse del management (23%) • Cattiva gestione finanziaria (20%) Corruzione (16%) • Violazione di norme e regole di compliance (15%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 89% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Complessità dei sistemi informativi (30%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili Leggermente vulnerabili Analisi regionale: Asia-Pacifico Cina OvervieW Prevalenza: società colpite da episodi di frode Il quadro della diffusione delle frodi in Cina è leggermente migliorato rispetto all’anno scorso, ma il paese deve affrontare ancora sfide difficili. Anche con un’incidenza complessiva in diminuzione, dal 98% all’84%, la Cina presenta ancora la più alta percentuale di società colpite da frodi rispetto a qualsiasi altro paese o regione, essendo scesa di poco al di sotto dell’85% registrato dall’Africa. Sebbene un certo numero di tipologie di frode sia notevolmente diminuito, specialmente il riciclaggio di denaro – in discesa dalla percentuale sorprendentemente elevata dell’anno scorso del 20% all’1% – ciò potrebbe soltanto significare che i truffatori si avvalgono ora di tecniche differenti. 2011-2010 2010-2009 84% 98% Conflitti di interesse del management (30%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (33%) Furto di beni materiali o scorte (22%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (28%) Violazione di norme o regole di compliance (22%) Conflitti di interesse del management (23%) Cattiva gestione finanziaria (22%) Cattiva gestione finanziaria (22%) Furti o frodi finanziarie interne (20%) Furto di beni materiali o scorte (20%) Corruzione (19%) Furto di proprietà intellettuale (26%) Collusione di mercato (22%) Corruzione (20%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (20%) Riciclaggio (20%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (16%) Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili Corruzione (64%) Corruzione (30%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (56%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (27%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (55%) Furto di beni materiali o scorte (26%) 84% 72% Elevato ricambio di personale (43%) 2,3% Cattiva gestione finanziaria (26%) Elevato ricambio di personale (34%) Controlli interni più deboli (34%) Non disponibile Nonostante le notizie positive, le due tipologie di frode che hanno raggiunto i massimi livelli di diffusione quest’anno in Cina – ovvero le frodi commesse nell’ambito delle catene di distribuzione, fornitura e approvvigionamento e le frodi legate al furto o smarrimento dei dati e agli attacchi informatici hanno fatto registare la prevalenza più elevata di qualsiasi altro paese o regione inclusi nel sondaggio. L’incidenza della prima è salita dal 20% dell’anno scorso al 33% di quest’anno; la seconda è passata dal 16% al 28%. Quest’anno, l’84% per cento degli intervistati ha inoltre dichiarato una maggiore esposizione alla frode, il che rappresenta ancora una volta uno dei valori più elevati tra quelli registrati dal sondaggio. Il principale elemento trainante è rappresentato dall’elevato ricambio di personale, uno dei tradizionali problemi che interessa la Cina. Se, da un lato, le società stanno reagendo con investimenti per l’anno a venire sopra la media nella prevenzione delle frodi legate al personale, quali la formazione e linee telefoniche dedicate alla denuncia degli illeciti (38%), tali misure non si dimostrano sufficienti se si considera che la Cina fa registrare il secondo più alto livello di diffusione di frodi commesse dal personale dirigente di qualsiasi altro paese o regione. Le frodi commesse dagli alti dirigenti costano di solito molto di più all’azienda di quelle commesse dai dipendenti di livello inferiore e richiedono soluzioni preventive più efficaci. Nonostante l’incidenza sia nel suo complesso calata, in Cina sta notevolmente aumentando il senso di vulnerabilità alle frodi. Nella maggior parte dei casi, la percentuale di società in cui gli intervistati hanno denunciato una vulnerabilità moderata o elevata è più che raddoppiata. I rischi percepiti come più elevati includono la corruzione e il pagamento di tangenti (64% rispetto al 30% dell’anno scorso), il furto di informazioni (56%) e le frodi nell’ambito delle catene di distribuzione, fornitura o approvvigionamento (55%). Edizione Annuale 2011/12 | 37 Analisi regionale: Asia-Pacifico Lo screening dei fornitori: la compliance come strada verso un’azienda migliore di David Wildman Collusione, frode e corruzione spesso pullulano laddove le vittime hanno scarsa disponibilità di informazioni. La due diligence può includere la verifica di un’ingente quantità di dati in lingue diverse e afferenti a giurisdizioni straniere, per cui le società che si affidano a partner, intermediari e agenti disseminati lungo la catena di approvvigionamento globale si trovano ad essere vulnerabili sotto diversi aspetti. Uno screening efficace dei fornitori è in grado di identificare il passato coinvolgimento in pratiche fraudolente o corruttive da parte di personale esterno. I benefici possono andare oltre e consentire di identificare miglioramenti apportabili alla catena di valore di un’azienda. I vantaggi possono includere l’individuazione di fornitori inattivi, di società collegate o consociate e di partner con capacità o competenze potenzialmente non in linea con quanto richiesto dalla società. 38 | Global Fraud Report Analisi regionale: Asia-Pacifico Anche se un’analisi forense ad ampio spettro su ogni partner aziendale è ovviamente irrealistica, la mancata esecuzione di indagini ponderate e prudenti su fornitori terzi può rendere un’azienda vulnerabile ad accuse di negligenza e potenzialmente responsabile secondo i dettami delle leggi anticorruzione di paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito. Di conseguenza, un’azienda necessita di un programma sistemico in grado di segmentare i vari rischi inerenti ai diversi distributori, fornitori e/o partner e, cosa importante, fornire una difesa credibile nel caso di un intervento da parte di uno degli enti preposti alla regolamentazione su uno di tali distributori o fornitori. Lo screening deve iniziare con un’analisi e una due diligence di base allo scopo di identificare i segnali di allarme. Può inoltre comprendere la consultazione di una vasta gamma di media multilingue, dati disponibili su internet e dati ufficiali. Tali informazioni dovrebbero essere opportunamente combinate con indagini svolte localmente e valutate alla luce della conoscenza specifica della zona di interesse, dell’ambiente economico e dei circoli industriali pertinenti. Ad esempio, un cliente di Kroll ha chiesto di recente dei controlli su una società cinese e su tre suoi manager. Le ricerche su uno di questi hanno messo in luce due notizie pubblicate sulla stampa e relative ad un episodio di concussione commesso nella stessa città ma presso un’altra compagnia. La ricerca presso gli archivi dei tribunali non ha prodotto informazioni rilevanti, ma spesso in molte giurisdizioni questo tipo di dati è incompleto o non accessibile al pubblico. Le ricerche svolte a livello locale hanno successivamente confermato che il manager in questione era stato ritenuto colpevole del precedente caso di concussione. Il confronto e la riconciliazione delle informazioni fornite da distributori e partner è un altro modo essenziale per identificare eventuali problemi. Oltre a richiedere copie di dati quali documenti societari ufficiali o licenze, i questionari dovrebbero includere domande su altri interessi aziendali e, in generale, commerciali di partner e fornitori potenziali. Documenti mancanti e domande senza risposta sono potenziali segnali di allarme. Verifiche e indagini possono essere svolte sulla base delle principali variabili di rischio ed è possibile condurre una due diligence più approfondita quando maggiore è la probabilità di esposizione. In un caso, Kroll ha stabilito tramite l’analisi dei dati societari che una persona, descritta al nostro cliente come il rappresentante legale e detentore di una quota dell’1% della società fornitrice, era in realtà titolare del 90% delle azioni e rappresentante legale di un’altra società operante nello stesso settore. Ulteriori indagini hanno rivelato che le due società avevano partecipato congiuntamente a una gara d’appalto l’anno precedente. La mancata indicazione di interessi in più società che agiscono come distributore, fornitore o agente per la stessa azienda potrebbe essere innocua ma potrebbe anche essere il segnale di pratiche poco trasparenti e anti-competitive quali la possibile manipolazione di una gara d’appalto, il tentativo di concordare i prezzi, l’aumento del costo dei fornitori. apparecchiature mediche, restava da chiedersi se la compagnia disponesse delle competenze, della rete di clienti e delle capacità necessarie a soddisfare efficacemente le esigenze del cliente. Anche il confronto di altri dati come i documenti finanziari e contabili dovrebbe essere un tema di interesse. Kroll ha identificato casi in cui i bilanci ed altri dati finanziari di alcune società non combaciavano con le cifre depositate presso gli enti preposti; se le convenzioni fiscali e la rendicontazione finanziaria di alcune giurisdizioni possono determinare delle varianze, alcune delle discrepanze notate erano significative e indicavano che almeno una parte dei dati richiedeva ulteriori indagine. Uno screening dei fornitori accorto e ragionevole non solo è in grado di rilevare casi passati di frode ma anche di scoprire se i partner abbiano accesso immediato a mercati, prodotti di livello superiore e tecnologie. Di conseguenza, un programma efficace può consentire non solo di affrontare i rischi derivanti da corruzione, frode e collusione, ma anche di individuare le aree chiave in cui le partnership e le sinergie aziendali possono essere migliorate. Oltre a identificare i campanelli d’allarme, lo screening dei fornitori può fornire ad una società delle solide basi per rivedere i rapporti con i fornitori o rinegoziare il livello di servizio, i tempi di consegna e le garanzie. In un caso, Kroll ha individuato una situazione in cui il distributore del cliente, un fornitore di apparecchiature mediche, era in realtà una società appartenente all’industria ferroviaria, a sua volta sussidiaria di un altro operatore ferroviario. Anche se la società madre aveva l’autorizzazione a commerciare in Economist Intelligence Unit Report Card David Wildman M.A. è managing director nell’ufficio di Sangapore. Prima di Kroll, David è stato Sovraintendente della Polizia Federale Australiana e ha lavorato in Australia e Asia. Nel 2006 David è stato invitato a partecipare al Senior Investigator Command Course organizzato dalla Hong Kong Independent Commission Against Corruption e ha viaggiato in tutta l’Asia del Nord Est per studiare e valutare gli sforzi in ambito anti-corruzione con esponenti del Supreme People’s Procuratorate cinese. Commercio al dettaglio, all’ingrosso e distribuzione Sotto molti aspetti, i risultati rilevati per le frodi nel commercio al dettaglio, all’ingrosso e nella distribuzione rispecchiano quelli del sondaggio nel suo insieme. La prevalenza complessiva delle frodi è scesa al 74%, in linea con la media registrata, e sono stati rilevati miglioramenti per quanto riguarda il numero di società colpite da furti di beni materiali (sceso dal 41% al 28%) e di informazioni (dal 26% al 14%). Tuttavia, questo risultato è stato in parte controbilanciato dall’aumento di tutte le altre tipologie di frode oggetto dell’indagine, salvo uno. L’aumento più significativo si è verificato per le frodi finanziarie interne, che in questo settore sono raddoppiate passando dal 13% al 26%; le pratiche collusive sono salite dal 2% al 15%; persino la corruzione, benché meno diffusa in questo ambito, ha interessato il 9% delle società, pari a un aumento del 4%. Come lo scorso anno, il vero tallone d’Achille del settore è la mancanza di attenzione verso la gestione dei dipendenti. In questo settore, che registra la più alta percentuale di imprese ad elevato ricambio del personale (33%), la limitazione degli stipendi (31%) aumenta l’esposizione alle frodi. A ciò si aggiunge il numero più elevato di società che affermano di avere ridotto i controlli interni (29%). Ne consegue che questo comparto opera attualmente in un contesto fortemente a rischio. Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 1.9% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 74% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto di beni materiali o scorte (28%) • Furto o frode finanziaria interna (26%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (22%) • Conflitti di interesse del management (22%) Pratiche collusive (15%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 77% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Elevato ricambio del personale (33%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili Leggermente vulnerabili Edizione Annuale 2011/12 | 39 Analisi regionale: Asia-Pacifico Si prenda ad esempio Longtop e la strategia messa a punto per la frode: un esame superficiale mostra che tra il 2008 e il 2010 le vendite della Longtop per dipendente sono rimaste stabili attorno ai 40.000$. Era forse questo un allarme rosso? Un valore costante come questo è dubbio soprattutto quando, in seguito a una crescita aziendale, è prevedibile aspettarsi economie di scala, miglioramenti nell’efficienza del lavoro e, quindi, un aumento del prodotto pro capite. Un’indagine più approfondita sul personale Longtop rivela che circa tre quarti dei suoi dipendenti era reclutati da agenzie esterne di gestione delle risorse umane, che ricevevano Quando sorvegliare non basta: i revisori non sono cacciatori di frodi compensi mensili per i loro servizi. Longtop dichiarò che all’assunzione del maggior numero dei soggetti aveva provveduto una società non collegata, Xiamen Longtop Human Resources Services Company Limited. La denominazione simile e l’insolito accordo sul personale sono gravi indizi di attività fraudolenta e, agli inizi del 2011, rapporti sull’attività di selezione avanzavano l’ipotesi di un rapporto segreto tra le due società. Senza avere accesso ai libri contabili e ai verbali, si possono solo avanzare congetture sulle specifiche del piano di Colum Bancroft fraudolento adottato dai manager Longtop. Le Il 22 maggio 2011 Deloitte Touche Tohmatsu CPA Ltd ha annunciato le dimissioni da revisore contabile della Longtop Financial Technologies Limited, società specializzata nello sviluppo di software con sede in Cina e quotata alla borsa di New York. Le dimissioni sono scattate in seguito alla scoperta che certi rendiconti e lettere di credito ricevuti da una delle banche del gruppo erano stati falsificati. Longtop è una delle numerose società cinesi registrate all’estero a essere sotto inchiesta per frode: i ripetuti scandali hanno avuto come risultato la caduta del valore dei titoli, la cancellazione dalla lista della NYSE e azioni legali ai suoi danni. Longtop ha ingannato banchieri, clienti, investitori e revisori per anni. Gli azionisti devono però sapere che i revisori dei conti, da molti accusati di negligenza per non aver colto le avvisaglie della frode, non possiedono un’esperienza nell’investigazione di frodi che li renda in grado di individuare e contrastare potenziali segnali. Un più attento esame dello scandalo Longtop mostra alcuni limiti della prassi contabile tradizionale in materia di prevenzione delle frodi. La lettera di dimissioni di Deloitte, resa di pubblico dominio, spiega che durante una “procedura di conferma” bancaria, il 17 maggio 2011, alcuni funzionari di Longtop si sono presentati in banca e hanno impedito ai revisori di lasciare l’edificio fino a che non avessero 40 | Global Fraud Report consegnato la documentazione probatoria e i memorandum. Tre giorni dopo, il presidente della società ha convocato il revisore per confidargli che “in passato le entrate erano state falsificate e che, di conseguenza, le voci di denaro contante registrate nei libri contabili erano state truccate”. Egli ammise inoltre che il “senior management” era responsabile della frode. La frode è ideata in modo da rimanere nascosta, con la conseguenza che gli intrighi messi in atto dai manager risultano di difficile individuazione. I senior manager si rivelano infatti abili ad escogitare meccanismi raffinati per mascherare gli illeciti, falsificando documenti di supporto, omettendo deliberatamente la registrazione di certe transazioni, colludendo tra loro per compromettere e aggirare i controlli interni esistenti, fuorviando intenzionalmente i revisori. possibilità sono due: Xiamen Longtop ha dichiarato numero di dipendenti in eccesso per giustificare l’ammontare gonfiato delle entrate, oppure costi di personale inferiori per aumentare il margine netto dichiarato da Longtop. Poiché è noto in campo industriale che le entrate possono spesso essere suscettibili di manipolazione, è lecito chiedersi se i revisori non abbiano colto le suddette avvisaglie oppure non siano stati in grado di valutarle con la dovuta attenzione. È senz’altro vero che la natura e la qualità dei dati della revisione relativi a questo settore devono essere vagliate con particolare cura. Ma in che modo dovrebbero intervenire i revisori? L’International Standard of Audit (ISA) 240 stabilisce che la “responsabilità principale della prevenzione e dell’individuazione delle frodi spetta sia ai responsabili delle attività di governance dell’impresa, sia alla direzione”. Il ruolo del revisore è nello specifico quello di stabilire con “ragionevole certezza che i bilanci nel loro complesso non contengano dichiarazioni in sé inesatte, per intento fraudolento o per negligenza”. Per ottenere tale ragionevole certezza, si richiede ai revisori di mantenere uno “scetticismo professionale” nell’espletare la propria funzione. La definizione di scetticismo professionale è piuttosto astratta e soggettiva e la sua Analisi regionale: Asia-Pacifico applicazione dipende da fattori diversi, tra cui l’esperienza dei revisori quanto all’integrità della dirigenza societaria e alla loro conoscenza del settore aziendale. L’opera di revisione implica una combinazione di esami di conformità (ai controlli) e di verifica (transazionale) sostanziale. È compito dei revisori seguire procedure analitiche per raccogliere prove maggiori e fornire ulteriori rassicurazioni e garanzie nella revisione, specialmente se lo “scetticismo professionale” ha suscitato in loro delle preoccupazioni. Tali procedure possono comprendere un’analisi del rapporto tra entrate dichiarate e vendite e vari altri parametri correlati – tra cui, acquisti e spese dirette, punti vendita e numero del personale – allo scopo di smascherare qualsiasi relazione insolita o occulta e cercare spiegazioni alle anomalie manifeste. Tuttavia, ai relatori non viene specificamente richiesta, tra i loro compiti, una valutazione approfondita del rischio di frode. Al fine di eseguire tale valutazione, il Comitato per la Revisione può prendere in considerazione la possibilità di nominare consulenti di rischio indipendenti come collaboratori dei revisori interessi dipende spesso dalle informazioni messe a disposizione dal management e dagli incaricati della governance. La formazione di un revisore non contempla la conduzione di indagini generali approfondite, volte a verificare se manager, o soggetti a essi collegati, siano dietro certe società; ciò non rientra nemmeno tra le loro incombenze. La IAS 550, nella sezione “Parti correlate”, richiede che i revisori ottengano dichiarazioni scritte in cui i vertici aziendali e, ove il caso lo richieda, gli incaricati della governance, confermino che ai revisori sono stati rivelati tutti i rapporti tra le parti correlate di cui sono a conoscenza. I recenti scandali contabili registrati in Cina devono servire da campanello d’allarme generale e indurre i revisori a rimediare a eventuali negligenze e applicare procedure più rigorose in certi campi. L’individuazione di una governance aziendale scadente e di una condotta illecita rappresenta certamente un duro colpo per la reputazione di una società, con ripercussioni sulla sua capacità di ottenere finanziamenti e crediti dalle banche. Quando, presso gli azionisti, viene meno la fiducia in una società, i creditori possono esigere il pagamento dei debiti e aumentare il costo dei prestiti. Ci si aspetta che un revisore rassegni le dimissioni quando ritiene che la fiducia verso il senior management sia mal riposta e tale situazione di conflitto può avere un impatto negativo sulla sua reputazione, con risultati anche disastrosi. Due mesi dopo le dimissioni di Deloitte, Longtop venne cancellata dalla lista della NYSE. Per prevenire efficacemente e individuare una frode prima che finisca sulle prime pagine dei giornali, la direzione e il Comitato per la revisione dei conti devono organizzare, oltre alla revisione esterna, una valutazione indipendente del rischio di frodi e applicare un articolato programma di prevenzione. Colum Bancroft è managing director presso l’ufficio di Hong Kong e guida la divisione di investigazioni finanziarie di Kroll in Cina. Colum ha una notevole esperienza nell’assistere i clienti, sia a livello locale sia per questioni che riguardano altre giurisdizioni, in materia di indagini patrimoniali e recupero di beni; dispute societarie inerenti dinamiche familiari, fra partner e azionisti; insider dealing e aggiotaggio; riciclaggio di denaro; frode e appropriazione indebita. esterni durante la fase iniziale di pianificazione del procedimento, quando vengono prese le decisioni riguardanti la natura specifica e il Economist Intelligence Unit Report Card raggio d’azione dei test di revisione da mettere Come in passato, le società che forniscono servizi professionali hanno registrato risultati relativamente soddisfacenti rispetto ad altri settori per quanto riguarda le frodi. Il numero di imprese colpite è decisamente diminuito e questo settore è risultato il penultimo in classifica. Inoltre, ha registrato il numero più basso di imprese vittime di furti di beni materiali (15%), frodi nel campo degli acquisti e degli appalti (12%) e cattiva gestione finanziaria (6%). Permangono nondimeno alcune difficoltà. Nonostante il tasso contenuto di frodi, a ricaduta media delle frodi sugli utili nel settore (2%) è solo lievemente inferiore alla norma rilevata dal sondaggio (2,1%). Inoltre, quest’anno un numero più elevato di imprese sta registrando un aumento dell’esposizione alle frodi. I due aspetti che richiedono più attenzione sono il furto di informazioni e il furto di proprietà intellettuale. In entrambi i casi, malgrado la sostanziale riduzione del primo fenomeno, le società di servizi professionali hanno ottenuto risultati in linea con la media del sondaggio. Inoltre, vi è una maggiore probabilità che le imprese in questione si sentano moderatamente o altamente vulnerabili sotto questo punto di vista rispetto ad altre aziende; la complessità dei sistemi informativi risulta la causa principale e sempre più importante dell’incrementata esposizione alle frodi negli ultimi dodici mesi. in atto. In mancanza di una valutazione di rischio di frode indipendente, i revisori possono non rendersi conto di un rischio di frode relativamente basso, e giustificarsi presentando come attestazione della bontà della loro revisione la dipendenza dalle informazioni fornite dalla direzione, in base a quanto stabilito dall’ISA 240 (“A meno che non abbia una buona ragione per Servizi professionali credere il contrario, il revisore può accettare Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 2.0% contabilità e documenti come autentici”). Prevalenza: aziende colpite da frodi: 67% Ciò può offrire al management l’opportunità di Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (23%) • Furto di beni materiali o scorte (15%) ingannare i revisori. Ad esempio, se dirigenti di alto livello costituiscono società di vendita per registrare acquisizioni che corrispondono a Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 81% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Complessità dei sistemi informativi (37%) vendite fittizie, i revisori possono richiedere alla società gli indirizzi di tali società di vendita per l’invio di lettere di conferma. Confidando nella “buona fede” dei manager, i revisori potrebbero non aver preso in considerazione la necessità di un’ulteriore revisione o di una verifica delle informazioni fornite, con il rischio che dirigenti e collaboratori possano fornire informazioni false 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici in risposta alle comunicazioni dei revisori. Furto di PI, pirateria o contraffazione Tornando a Longtop, Deloitte può aver preso in Conflitti di interesse del management considerazione la possibilità di un collegamento con Xiamen Longtop, ma l’eventualità che i Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili Leggermente vulnerabili revisori siano a conoscenza di un conflitto di Edizione Annuale 2011/12 | 41 Analisi regionale: Asia-Pacifico India OvervieW L’India presenta significativi problemi di frode. La sua prevalenza in questo paese (84%) è tra le più alte registrate nel sondaggio, alle spalle dell’Africa ma in linea con la Cina. Anche prima che l’arresto e lo sciopero della fame di Anna Hazare catturassero l’attenzione mondiale, la corruzione già costituiva una fonte di preoccupazione nel paese. Gli intervistati in India hanno dichiarato che la corruzione rappresenta il tipo di frode più diffuso che hanno dovuto affrontare nel corso dell’anno passato. Inoltre, il 78% ha dichiarato che la loro organizzazione è notevolmente o moderatamente vulnerabile al problema: un dato più alto rispetto alla media asiatica generale del 63%. Nonostante queste preoccupazioni, soltanto il 25% degli intervistati ha affermato che la propria organizzazione è ben preparata a conformarsi alla legislazione anti-corruzione. 2010-2011* Prevalenza: società colpite da episodi di frode 84% Corruzione (31%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (27%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Furti o frodi finanziarie interne (23%) Furto di beni materiali o scorte (23%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (22%) Cattiva gestione finanziaria (22%) Conflitti di interesse del management (19%) Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Corruzione (78%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (59%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (58%) Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi 85% I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale di aziende colpite Elevato ricambio di personale (41%) Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili 2,2% *Intervistati insufficienti nel 2010 per fornire dati comparabili. 42 | Global Fraud Report La corruzione rappresenta soltanto una parte del problema. L’India presenta una prevalenza più alta della media complessiva di otto delle undici tipologie di frode esaminate nel sondaggio. In particolare, l’India fa registrare una delle più elevate percentuali di furto o smarrimento di dati e di attacchi informatici (27%), il che appare di particolare pertinenza in un paese che si basa così tanto sul settore informatico per realizzare i propri obiettivi di crescita e sviluppo. Il timore nei confronti di fenomeni fraudolenti sta aumentando. Il numero delle società in India con esposizione crescente ai problemi di frode (85%) è il più elevato rispetto a qualsiasi altro paese o regione. Il paese possiede inoltre una delle più alte percentuali di intervistati (41%) che dichiara che l’elevato ricambio di personale rappresenta uno stimolo alla crescita e la più alta percentuale di intervistati che dichiara la stessa cosa a proposito della maggiore collaborazione tra le aziende (27%). Le società in India non sembrano investire in misure anti-frode corrette. I risultati indicano che meno del 50% degli intervistati investe nello screening dei dipendenti, in due diligence su soci e soggetti terzi e in sistemi di gestione dei rischi. Si tratta di un dato sorprendente se si pensa che il 59% di coloro che hanno subito frodi e conoscevano il colpevole ha dichiarato che si trattava di un’azione interna. Misure quali due diligence su soggetti terzi, sistemi efficaci di denuncia e sistemi comprovati di gestione interna dei rischi aiuterebbero le società in India a ridurre le perdite causate da frode e corruzione. Analisi regionale: Asia-Pacifico La corruzione e il boom delle infrastrutture in India di Ramon Ghosh I turisti in visita in India non mancheranno di notare la gran quantità di risciò, carretti, motociclette, auto, autobus e bestiame accalcati su strade sgangherate e piene di buche. Scene come questa, se da un lato offrono ai visitatori di passaggio l’opportunità di scattare qualche bella foto, rappresentano una continua fonte di frustrazione per i residenti e incidono pesantemente sull’economia indiana. Ogni deragliamento di treno, crollo di un ponte o intasamento di un’autostrada comporta una perdita per le finanze del paese. Il governo indiano ha avviato una serie di progetti nell’ambito di una strategia orientata al miglioramento delle sue infrastrutture e prevede di spendere più di mille miliardi di dollari nel prossimo decennio per la costruzione di nuove strade, ponti e porti e per l’ammodernamento delle vetuste linee ferroviarie del paese. Nonostante questi piani promettenti, le iniziative si scontrano con numerosi ostacoli. Ad esempio, il Quadrilatero d’Oro, un progetto dal costo stimato di 13 miliardi di dollari per la costruzione di un’autostrada che collegherà le quattro megalopoli indiane (Mumbai, Chennai, Calcutta e Delhi) e ormai prossimo alla conclusione, è stato al centro di presunti episodi di corruzione. Edizione Annuale 2011/12 | 43 Analisi regionale: Asia-Pacifico Non c’è da sorprendersi. La corruzione, abbinata a infrastrutture insufficienti, rappresenta da lungo tempo un problema gravoso per il paese. Recentemente, la corruzione è stata portata al centro dell’attenzione pubblica come tema di scottante attualità. L’attivista Anna Hazare ha iniziato uno sciopero della fame con lo scopo di costringere il governo ad accettare le modifiche al progetto di legge Lokpal per la creazione di un’agenzia indipendente contro la corruzione. Il governo si è dimostrato disposto ad affrontare la questione, ma rimane da vedere se, alla resa dei conti, darà ascolto alle rivendicazioni del movimento anticorruzione. In caso positivo, tutti gli enti governativi dovranno agire all’insegna di una maggiore trasparenza, con conseguenze sull’assegnazione e sull’adempimento degli appalti nel settore delle infrastrutture. Il Global Fraud Survey di quest’anno evidenzia l’entità del problema della corruzione in India: il 78% degli intervistati ha dichiarato che la propria organizzazione è moderatamente o altamente vulnerabile alla corruzione, rispetto al 47% degli intervistati in tutto il mondo e al 63% di quelli della sola Asia. Kroll ha potuto constatare direttamente il danno arrecato dalla corruzione al settore delle infrastrutture in India. Sovente i manager non devono render conto del loro operato, il che crea un terreno fertile per la richiesta di tangenti tra gli appaltatori e subappaltatori che spesso sono coinvolti nelle varie regioni. In molti casi si esercitano pressioni per il pagamento di bustarelle ai proprietari terrieri locali: se le imprese non versano i pagamenti, le comunità possono cercare di bloccare i cantieri, causando interruzioni e ritardi dei lavori. In Stati come lo Jharkhand, ad esempio, è normale che l’acquisto di terreni sia accompagnato da minacce alla sicurezza fisica di persone e beni e che siano richiesti pagamenti per la protezione contro l’interruzione dei lavori da parte dei guerriglieri maoisti. Dato il crescente numero di leggi anticorruzione con effetti extraterritoriali, come il Foreign Corrupt Practices Act (FCPA) americano e il Bribery Act (UKBA) britannico, i rischi di regolamentazione in materia di corruzione non sono solo limitati agli investitori esteri: molti enti indiani, infatti, saranno ugualmente soggetti alle disposizioni introdotte dalle sopracitate leggi ad impatto sovranazionale. In particolare, l’UKBA estende la portata del rischio di regolamentazione ai pagamenti di bustarelle. Ciò è particolarmente rilevante per il settore delle infrastrutture, in cui l’acquisizione di aree e terreni è sempre stata una zona grigia per quanto riguarda il rispetto delle normative. Kroll ha assistito a due esempi di come le imprese infrangano il divieto extraterritoriale imposto dall’UKBA di versare pagamenti illeciti: nel primo caso, sono stati effettuati pagamenti ai capivillaggio e ai proprietari locali che a loro volta hanno usato la loro influenza per acquistare terre 44 | Global Fraud Report dai contadini a prezzi inferiori a quelli di mercato; nel secondo caso, sono stati versati pagamenti ai proprietari terrieri che chiedevano una maggiorazione del valore di mercato del bene in vendita per garantirne la proprietà. Kroll ha raccolto testimonianze secondo le quali contadini e proprietari terrieri locali sarebbero stati pagati fino al 50% del valore del terreno in contanti o con somme «in nero» come incentivo per il venditore a non dichiararle come reddito. Il ricorso a pagamenti in nero, tuttavia, costituirebbe una palese violazione dell’UKBA, un provvedimento basato sul principio che l’ignoranza delle leggi non è una valida giustificazione a difesa del proprio operato. Le aziende alla ricerca di investimenti potenzialmente lucrosi nel settore delle infrastrutture in India devono dotarsi di procedure adeguate per prevenire la corruzione o il pagamento di tangenti. Come minimo, dovrebbero condurre una verifica approfondita delle loro procedure interne per accertarsi che siano in linea con quanto prescritto da FCPA e UKBA e che i propri dipendenti non si pieghino a pratiche locali di dubbia legalità. Può anche rivelarsi utile istituire un sistema interno efficiente di raccolta di denunce anonime; tuttavia, affinché questo possa essere accolto favorevolmente dai dipendenti, i vertici dell’impresa devono appoggiarlo pienamente, garantendo la massima riservatezza a chi voglia farvi ricorso. Oltre alle suddette misure organizzative, è fondamentale che le imprese straniere capiscano a fondo la cultura aziendale dell’India. Il pagamento di bustarelle è diffuso in molti ambiti, in particolare ove siano necessarie lunghe trattative o autorizzazioni da parte di enti pubblici. Gli investitori che non sono consapevoli di tali usanze rischiano di esporsi a gravi ricadute di natura legale e reputazionale. Il contesto in cui è nato il progetto di legge Lokpal conferma che in India è sempre più sentita l’esigenza di un cambiamento. Probabilmente nelle attività economiche si affermerà gradualmente una cultura aziendale basata sul rispetto della legalità. Prima di procedere a un aggiornamento dei loro attuali sistemi, le imprese devono pertanto essere consapevoli della necessità di pensare al futuro. Il settore delle infrastrutture presenta notevoli prospettive di ritorno economico, ma è essenziale agire costantemente nel rispetto dell’etica e in conformità alle norme vigenti. Ramon Ghosh è senior director di Kroll in India. Ramon è un avvocato abilitato (Inghilterra e Galles) e per anni ha svolto la sua attività di consulente legale per conto di imprese internazionali nell’ambito di contenziosi commerciali. Ramon è stato coinvolto in investigazioni complesse, analisi delle evidenze, preparazione di testimoni e elaborazione di strategie per la riduzione dei rischi. Analisi regionale: EMEA Europa OvervieW Le società europee continuano a comportarsi bene rispetto al resto del mondo per quanto riguarda il problema delle frodi. Presentano un’incidenza inferiore alla media in ciascuna tipologia di frode analizzata dal sondaggio, fatta eccezione per la collusione di mercato (9%), che risulta essere appena sopra la media globale. Prevalenza: società colpite da episodi di frode 2011-2010 2010-2009 71% 83% Furto di beni materiali o scorte (23%) Conflitti di interesse del management (19%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (18%) Frodi finanziarie interne (16%) Furto di beni materiali o scorte (23%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (19%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (14%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (14%) Conflitti di interesse del management (13%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (47%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (37%) Furto di beni materiali o scorte (41%) Furto di beni materiali o scorte (32%) Conflitti di interesse del management (39%) Violazione di norme e regole di compliance (28%) Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi 74% 73% I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Complessità dei sistemi informativi (33%) Complessità dei sistemi informativi (29%) Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili 2,0% Non disponibile Un paragone con l’anno passato ci restituisce un quadro in cui il problema delle frodi appare essere in crescita. Contrariamente alla maggior parte del resto del mondo, rispetto all’anno scorso, l’Europa non ha assistito ad alcuna diminuzione nel furto di beni materiali (23%) e soltanto a una piccola diminuzione nel furto di informazioni (dal 19% al 18%). Inoltre, sulle 11 tipologie di frode esaminate dal sondaggio, è significativamente aumentata l’incidenza di sei tipologie di frode rispetto all’anno scorso e, in relazione ad altre tre tipologie di frode è stato osservato un moderato aumento. Le problematiche quali i conflitti di interesse del management (dal 13% al 19%), la corruzione (dall’8% al 14%) e la cattiva gestione finanziaria (dal 12% al 19%) hanno visto una crescita particolarmente sorprendente. Inoltre, nel sondaggio dell’anno scorso, il 47% delle società europee aveva dichiarato di non avere subito alcuna perdita finanziaria dovuta a frodi; quest’anno tale dato è sceso al 23%. Ciononostante, le misure antifrode non crescono in modo proporzionale all’aumento delle stesse. La probabilità che una società europea metta in atto le strategie esaminate nel sondaggio è inferiore alla media. In particolare, i controlli sul passato dei dipendenti (34%) sono molto meno diffusi rispetto alla media globale (47%), nonostante il fatto che gli intervistati abbiano indicato che, quando si verifica un episodio di frode e viene individuato il colpevole, la frode risulta frequentemente commessa da un dipendente junior (25%) o da un alto dirigente (23%). Edizione Annuale 2011/12 | 45 Analisi regionale: EMEA La minaccia più grave agli istituti finanziari proviene dall’interno di Richard Abbey I dati statistici della Global Fraud Survey 2011 identificano ancora una volta negli istituti finanziari uno dei bersagli principali. Le minacce più serie che essi si trovano ad affrontare spesso provengono dall’esterno e comprendono furti di dati, frodi sulle carte di credito, furti di identità, frodi bancarie e tentativi di trasferimenti di somme di denaro fraudolenti. L’importo perso a causa di queste frodi non è irrilevante e non sorprende che gli istituti finanziari investano somme ingenti in team specializzati e tecnologie sofisticate per il monitoraggio e la prevenzione di danni così evitabili. 46 | Global Fraud Report Tuttavia, oltre alle minacce esterne si profila un profitti significativi; quando si è verificata la rischio persino maggiore: l’avidità, sotto forma morsa creditizia e l’economia è cambiata, è stato del desiderio continuo di incrementare sempre necessario occultare gli eccessi del passato. In più i profitti delle società. entrambi i casi, tale comportamento prova che La storia dimostra che, in un vasto numero di casi, sono stati i dipendenti stessi a causare i danni peggiori agli istituti finanziari. Perdite sostanziali e, in diversi casi, il collasso di intere i controlli funzionano solo se attuati in maniera attiva e che persino quelli più severi si dimostrano inefficaci laddove si ricorre alla collusione per evitarli. compagnie sono stati il risultato delle azioni di Persino i revisori spesso non ne uscivano senza un gruppo di individui o persino di una sola macchia. In diverse indagini, sono sorti gravi persona all’interno della struttura organizzativa. interrogativi sul loro ruolo nell’identificazione dei Sin dall’insorgere della crisi finanziaria, più di problemi che hanno contribuito in ultima analisi quattro anni fa, Kroll è stata incaricata di al collasso dell’istituto finanziario in questione. indagare sulle circostanze inerenti il collasso In molti casi i revisori non hanno cercato nei di primari istituti finanziari in almeno quattro posti giusti: le procedure di verifica svolte erano differenti giurisdizioni in Europa e in Medio troppo standardizzate, oppure tenevano conto più Oriente. Un tema ricorrente in ogni indagine della forma che non della sostanza di quanto era che le persone che rivestivano posizioni di stava accadendo. In altre occasioni, il rapporto potere presso le società interessate erano, o tra revisore e cliente era esageratamente stretto. almeno avrebbero dovuto essere, a conoscenza Questo era particolarmente vero nei mercati di attività che stavano esponendo gli istituti a emergenti, dove erano disponibili solo pochi rischi significativi. Non venivano seguite le professionisti qualificati in grado di trattare con politiche e le procedure atte a salvaguardare un numero elevato di società in forte crescita. l’organizzazione, oppure si ricorreva a sistemi di transazione “creativi” per aggirarle. Cosa può fare un istituto finanziario per tutelarsi? Innanzitutto, assicurarsi di attuare una politica I dirigenti impedivano in genere che tali attività di gestione dei rischi rigorosa e strutture di venissero sottoposte a controlli per uno dei due rendicontazione interne il cui rispetto deve seguenti motivi, a seconda delle circostanze: essere efficacemente monitorato e testato. quando i tempi erano buoni, l’azienda registrava Secondo, dovrebbe accertarsi che il consiglio di Analisi regionale: EMEA amministrazione e i comitati di rischio interni comprendano adeguatamente come e dove l’istituto genera profitti, quali sono i rischi associati a tali transazioni e come sono gestite. Infine, il consiglio di amministrazione deve accertarsi che nelle divisioni più redditizie dell’azienda vengano eseguite regolarmente valutazioni indipendenti sui rischi, tali da assicurare che siano attuati controlli adeguati e che le transazioni svolte siano giustificate sia in termini di profitti registrati che di reale esposizione potenziale a rischi. Questo lavoro non rientra delle normali procedure di verifica e deve essere svolto da società specializzate in indagini finanziarie, piuttosto che dagli revisori che assistono l’azienda. Richard Abbey è responsabile della divisione specializzata in indagini finanziarie presso l’ufficio di Londra. Vanta 16 anni di esperienza nel campo della contabilità forense e delle investigazioni finanziarie. Ha lavorato su sofisticate frodi internazionali, indagini patrimoniali distribuite in più giurisdizioni e investigazioni su frodi contabili di vasta scala, inclusi numerosi casi di presunte violazioni del Foreign Corrupt Practices Act. Le investigazioni che Richard ha seguito hanno coinvolto diversi settori industriali e Richard è stato chiamato a testimoniare in qualità di esperto nell’ambito di numerosi procedimenti sia civili che penali. Più volte i media hanno chiesto a Richard di commentare su crimini commessi da colletti bianchi. Economist Intelligence Unit Report Card Servizi finanziari Nonostante alcuni progressi significativi registrati contro il furto di informazioni e di beni materiali, quest’anno il settore dei servizi finanziari ha registrato nuovamente difficoltà sul fronte delle attività fraudolente: ha subito il più elevato impatto sugli utili di tutti i settori (2,7% del reddito) e la più alta prevalenza di furti di informazioni (29%), frode finanziaria interna (29%), violazione di norme e regole di compliance (19%) e riciclaggio (10%). È quindi comprensibile che gli intervistati nel settore abbiano più probabilità della media di sentirsi altamente o moderatamente vulnerabili a ogni frode oggetto del sondaggio, eccetto il furto di proprietà intellettuale. Il lato positivo è che le società di servizi finanziari sono più attive rispetto alla maggior parte delle altre imprese nel fronteggiare questo tipo di frode. In media hanno più probabilità di investire, nel prossimo anno, in tutte le strategie antifrode trattate nel sondaggio e sono gli investitori che più frequentemente attuano sei tipi di provvedimenti su un totale di 10: sistemi a rischio (35%), protezione della proprietà intellettuale (34%), controlli del management (34%), misure di sicurezza finanziaria (33%), screening del personale (30%) e misure riguardanti la sicurezza dei beni (29%). Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 2.7% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 80% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto o smarrimento di dati, attacchi di rete (29%) • Furto o frode finanziaria interna (29%) Conflitti di interesse del management (24%) • Furto di beni materiali o scorte (23%) Corruzione (22%) • Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (21%) Violazione di norme e regole di compliance (19%) • Cattiva gestione finanziaria (18%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 82% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Complessità dei sistemi informativi (43%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili Leggermente vulnerabili Edizione Annuale 2011/12 | 47 Analisi regionale: EMEA Indagini aziendali in regimi severi di privacy il caso dell’Italia di Marianna Vintiadis Negli ultimi vent’anni, i Paesi europei hanno adottato una legislazione contenente disposizioni e normative sulla privacy sempre più severe. Il regime italiano a tal riguardo è complesso e, per molti aspetti, draconiano. 48 | Global Fraud Report Analisi regionale: EMEA Ciò che spesso preoccupa maggiormente i dirigenti esecutivi in materia di leggi sulla privacy in Italia è l’attribuzione della responsabilità penale ai direttori aziendali in caso di violazione delle norme. In un caso ampiamente pubblicizzato, tre direttori Google sono stati condannati in Italia nel 2010 per violazione della privacy. Il 24 febbraio 2010, il New York Times ha riportato che “A Milano, il Giudice Oscar Magi ha condannato i dirigenti Google in contumacia a sei mesi di sospensione della pena per violazione della privacy. I pubblici ministeri affermavano che Google non aveva agito abbastanza tempestivamente nel rimuovere dal sito un video che aveva avuto ampia diffusione a partire dal 2006 in cui un gruppo di adolescenti molestava un ragazzo autistico”. I condannati includevano il Direttore per la privacy di Google e l’ex Presidente di Google Italia che, all’epoca della sentenza, era Senior Vice-President e Direttore legale della società. Se la legge sulla privacy è fonte di preoccupazioni nel migliore dei casi, un episodio di frode o un altro crimine commesso da “colletti bianchi” che necessita di indagine interna provocherà probabilmente brividi ai consiglieri di amministrazione. Tale reazione può portare a ignorare l’accaduto o a tentare di porvi rimedio tramite un licenziamento senza un’indagine approfondita dei fatti, cosa che da sola potrebbe aumentare la responsabilità dell’azienda. Se a ciò si unisce il timore di mettere in agitazione i potenti sindacati del Paese o di violare le disposizioni a tutela dei dipendenti, lo Statuto dei Lavoratori, il risultato può essere la paralisi. Agire senza un’adeguata indagine è una procedura erronea che risolve solo in parte il problema. Le frodi aziendali complesse possono necessitare della partecipazione di diversi dipendenti in vari reparti. Il mancato svolgimento di un’indagine adeguata di tutti i fatti e delle persone effettivamente coinvolte, magari con un solo licenziamento, lascia in realtà campo libero all’attività illecita che, dopo il polverone iniziale, può riprendere indisturbata. Inoltre, il licenziamento senza che sia svolta un’indagine accurata può comportare la rinuncia al risarcimento e persino rivelarsi un’opzione costosa in assenza di prove. Un rischio peggiore è che un tribunale italiano ordini a una società di riassumere i dipendenti licenziati ingiustamente. I regimi di privacy severi non devono essere di impedimento alle indagini interne che sono, in taluni casi, obbligatorie; ad esempio nelle denunce di irregolarità il datore di lavoro è costretto a svolgere un’indagine. È quindi importante per i datori di lavoro essere consapevoli degli strumenti, conformi alle leggi severe sulla privacy vigenti in Italia, di cui dispongono quando cercano di individuare e raccogliere prove sulle frodi interne. La prima cosa da comprendere è che le indagini non devono invadere la privacy personale. Molte includono un’analisi a tavolino di informazioni pubbliche, diponibili a tutti. Prendiamo ad esempio un direttore che ha un problema di conflitti di interesse perché lui o un suo familiare possiede una delle aziende che riforniscono la società. In questi casi un’analisi dei dati aziendali e delle informazioni sui familiari stretti disponibili presso l’Anagrafe può rivelarsi sufficiente per ottenere la prova desiderata di conflitto di interesse. Altro strumento importante è il ricorso all’informatica forense per recuperare e analizzare i dati contenuti nei computer aziendali. Informazioni accurate sull’argomento sono difficili da trovare per i profani e pochi studi legali italiani dispongono di queste risorse. Molti dirigenti ritengono che l’accesso all’account di posta aziendale di un dipendente sia sempre una violazione della “corrispondenza privata”, mentre la Corte Suprema italiana ha fatto una chiara distinzione tra corrispondenza aperta e chiusa, inserendo la posta elettronica aziendale nella prima categoria, a indicare quindi che in alcune circostanze un datore di lavoro può aver diritto ad accedere all’account e-mail aziendale di un dipendente, a condizione, naturalmente, che ciò sia svolto in conformità alle norme e alle disposizioni vigenti, nonché ai regolamenti aziendali interni. Molti fattori, comprese le politiche interne e le disposizioni aziendali, possono svolgere un ruolo chiave nel definire ciò che è possibile o meno fare in ciascun caso. Le norme sono, infatti, molto complesse e si incentrano su casi specifici. Occorre rivolgersi sempre a un legale prima di stabilire il processo di recupero, il piano di indagine e le esclusioni pertinenti, così da assicurare che le azioni degli investigatori e dei tecnici non minino la validità delle prove raccolte. Tuttavia, quando si seguono le regole, l’informatica forense può rappresentare uno strumento estremamente potente. In Italia, in cui l’uso di Internet è ancora inferiore alla media europea e molte famiglie non possiedono un pc, Kroll ha rilevato che dipendenti poco scrupolosi conducono spesso i propri affari utilizzando i computer e spesso gli account di posta aziendali. Inoltre, molte persone partono dal falso presupposto, descritto in precedenza, secondo cui la legge italiana vieta ai datori di lavoro di accedere in qualsiasi circostanza ai loro dispositivi. Molti ritengono che le norme che vietano ai datori di lavoro italiani di monitorare l’attività dei dipendenti comportino il divieto di qualsiasi tipo di indagine o inchiesta. Di conseguenza, in molti casi, i dipendenti disonesti prestano poca attenzione a coprire le proprie tracce. Spesso quindi le prove recuperate dall’informatica forense sono valide e sufficienti per instruire un caso o portare alla conoscenza degli investigatori il cosiddetto “cerchio di conoscenze”. Quest’ultimo risultato è come una pistola fumante, in quanto le presunzioni di prova di coinvolgimento nelle attività criminali oggetto di indagine sono in alcuni casi sufficienti ad ampliare l’ambito dell’indagine stessa. Un altro strumento utile per le investigazioni è la sorveglianza. Ancora una volta, questo strumento ampiamente utilizzato nelle indagini italiane è spesso frainteso. Domina, infatti, l’opinione generale che esso rappresenti una violazione automatica della privacy di coloro che sono sotto osservazione. Ma non è necessariamente così: la sorveglianza è altamente regolamentata e soggetta a significative limitazioni; tuttavia, in alcuni casi il suo uso è legale e le prove raccolte durante il suo svolgimento possono essere presentate in tribunale. Questi non sono gli unici strumenti e tecniche investigative disponibili per i datori di lavoro. Ad esempio, molte indagini interne si basano ampiamente sulla contabilità a fini giudiziari e sulle interviste. In genere, un’indagine necessiterà della combinazione di diversi strumenti. È quindi importante disporre della consulenza legale appropriata, di un supporto investigativo adeguato e dei sindacati dalla propria parte prima di decidere come affrontare un problema interno. Il messaggio però è chiaro: le severe leggi sulla privacy non ostacolano lo svolgimento delle indagini interne. Marianna Vintiadis è country manager di Kroll in Italia ed è anche responsabile per le operazioni della società in Grecia. Esperta economista, specializzata in politiche e analisi di mercato, Marianna lavora nel campo della business intelligence e su complesse investigazioni. Le sue aree di specializzazione comprendono: ingresso in nuovi mercati, investigazioni nel settore dei trasporti marittimi e investigazioni digitali. Marianna è inoltre un’esperta nel campo del ‘piercing the corporate veil’, ovvero nell’analisi e nella ricostruzione di strutture societarie complesse. Edizione Annuale 2011/12 | 49 Analisi regionale: EMEA Medio Oriente OvervieW Anche se in Medio Oriente il numero delle società che ha subito frodi l’anno scorso è sceso dall’86% al 68%, il problema desta ancora preoccupazioni. Prevalenza: società colpite da episodi di frode 2011-2010 2010-2009 68% 86% Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (26%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (25%) Conflitti di interesse del management (23%) Corruzione (21%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (30%) Furto di beni materiali o scorte (30%) Furti o frodi finanziarie interne (21%) Cattiva gestione finanziaria (19%) Furti o frodi finanziarie interne (19%) Corruzione (62%) Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili 50 | Global Fraud Report Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (54%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (49%) Violazione di norme o regole di compliance (47%) Conflitti di interesse del management (48%) Cattiva gestione finanziaria (47%) 77% 70% Complessità dei sistemi informativi (33%) 2,6% Complessità dei sistemi informativi (35%) Entrata su mercati nuovi e più rischiosi (35%) Non disponibile Il 77% degli intervistati in questa regione ha dichiarato che la propria esposizione alle frodi è aumentata, contro il 70% dell’anno scorso. Ancora più preoccupante è il fatto che si sia verificata una notevole crescita di numerose tipologie di frode. Le frodi commesse durante i processi di vendita, fornitura o approvvigionamento hanno colpito il 25% delle organizzazioni, un dato in salita rispetto al 9% dell’anno precedente. La corruzione ha colpito il 21% delle società, facendo registrare un aumento dal 9%. Infine il conflitto di interesse del management era presente nel 23% dei casi, con un incremento quasi doppio rispetto al 12% dell’anno precedente. Di conseguenza, le preoccupazioni per quanto concerne queste tipologie di frode stanno crescendo notevolmente. Il 42% degli intervistati si considera almeno moderatamente vulnerabile alle frodi commesse durante i processi di approvvigionamento (in salita dal 26% dell’anno scorso) e il 48% si sente vulnerabile ai casi di conflitti di interesse del management (rispetto al 40% dell’anno precedente). La preoccupazione per quanto riguarda i casi di corruzione è ancora maggiore. Il 62% dichiara che le proprie organizzazioni sono fortemente o moderatamente vulnerabili (rispetto al 30% dell’anno precedente) e il 37% ammette di non essere preparato a conformarsi alle normative anticorruzione, facendo registrare il dato più alto rispetto a qualsiasi altra regione. Nonostante tali preoccupazioni, le società stanno pregiudicando gli sforzi da esse compiuti nella lotta alla frode. Il 32% degli intervistati in Medio Oriente ha dichiarato che l’indebolimento dei controlli interni sta aumentando l’esposizione alle frodi. Si tratta di un dato in salita rispetto al 14% dell’anno precedente e di un dato molto più elevato rispetto alla media globale del 22% del sondaggio di quest’anno. Se le aziende devono affrontare una crescente esposizione al rischio di frode, devono anche rafforzare questi controlli. Analisi regionale: EMEA Corruzione e frodi sulle vendite nel Golfo consigli pratici di Yaser Dajani Gli ultimi anni hanno dimostrato come le economie del Golfo non siano estranee alle tendenze globali. In particolare, mai come ora la crisi finanziaria e le sue ricadute hanno acceso i riflettori sulle attività fraudolente nella regione, mostrando una situazione da questo punto di vista simile a quella riscontrabile altrove. Nel contesto di una limitata ripresa finanziaria, un certo numero di mercati – tra Arabia Saudita, Kuwait, Qatar ed Emirati Arabi Uniti – ha conosciuto un incremento notevole. A quali strumenti le società ivi basate e quelle che tentano di investirvi possono ricorrere per risultare meno vulnerabili al rischio di frode? Secondo la Global Fraud Survey, la corruzione e le frodi nelle vendite e negli appalti sono le attività illecite più diffuse nella zona. La frode ha colpito il 25% degli interpellati nello scorso anno contro il 9% del 2010, mentre la corruzione si è attestata al 21%, anche in questo caso in aumento rispetto al 9% della passata rilevazione. Che le cifre riflettano un aumento effettivo di questi illeciti o una maggiore consapevolezza da parte dei manager preposti ai controlli, le aziende devono adottare delle contromisure. Gli esempi illustrati di seguito sono indicativi del fenomeno. I contratti governativi nel mercato immobiliare dell’Arabia Saudita L’Arabia Saudita ha un mercato immobiliare in forte espansione con un budget annuale di oltre 80 miliardi di dollari destinati specificamente all’attività edilizia. Il regno saudita sta investendo questo denaro per implementare sei città economiche, ventisette scali aeroportuali e diverse reti ferroviarie e autostradali. Importanti progetti di sviluppo riguardano inoltre alcune zone cruciali, tra cui Riyadh, Jeddah e la Provincia Orientale ricca di petrolio. Gli appalti più importanti sono dati in concessione soprattutto da imprese collegate al governo saudita. Per penetrare in questo mercato regionale e internazionale, le ditte di costruzioni formano delle joint venture o partnership con imprese saudite locali, la maggior parte delle quali è a conduzione familiare. Il mercato immobiliare saudita è complesso e opera in una cornice normativa in divenire. Esistono leggi anticorruzione e ai funzionari governativi è vietato assumere incarichi attivi nelle aziende, ma le regole non sempre sono ben definite. Tale indeterminatezza può esporre un’impresa a rischi normativi. Anche se rare, nel paese le indagini sulla corruzione hanno comunque luogo. Nel 2010 il governo ha costituito una Commissione Saudita per indagare sul cedimento infrastrutturale causato dall’inondazione che devastò il governatorato di Jeddah. Nella ricerca del giusto partner commerciale in quest’ambiente, si devono tenere in considerazione i seguenti punti: » La gestione delle attività commerciali di proprietà familiare: In Arabia Saudita il controllo delle società è generalmente “generazionale” e passa di padre in figlio. Risulta assolutamente cruciale comprendere la gestione di una recente transizione e se sono stati introdotti o meno controlli aziendali; un rigoroso sistema di governance offre garanzie a potenziali partner riguardo al codice di condotta societario. » La classificazione di una società da parte dei ministeri sauditi: La stragrande maggioranza delle attività nel settore immobiliare riceve un punteggio (compreso tra 1 e 4, dove 1 rappresenta la valutazione più alta) che regola la portata e il valore dei progetti a cui le società locali possono lavorare. Tale valutazione ufficiale può essere un indicatore importante dei punti di forza e di debolezza di una società sul mercato, oltre che uno strumento per valutare la misura della Edizione Annuale 2011/12 | 51 Analisi regionale: EMEA potenziale esposizione a pratiche di corruzione. » La posizione dei dirigenti aziendali all’interno dell’élite del Regno: In alcuni casi gli appalti sono concessi a società che contano non solo sulla posizione della famiglia proprietaria nel tessuto socio-politico saudita, ma anche sulla prossimità degli azionisti alla famiglia regnante Al Saud. Conoscere la strutturazione di tali rapporti è spesso la chiave per comprendere il modo in cui le attività imprenditoriali operano nel paese. Una delle principali complicazioni legate a tali attività in Arabia Saudita è il rischio di una potenziale infrazione ai sensi del FCPA/UK Bribery Act. Noi siamo in grado di aiutare a distinguere quali di queste interrelazioni siano a rischio e quali no. » Le ragioni di un precedente successo: Il modo in cui una società ha ottenuto appalti in passato, specialmente se di una certa entità, può rivelare informazioni importanti. Se una potenziale joint venture o partnership progredisce, è essenziale esercitare un controllo collettivo sulle procedure delle gare d’appalto e sulle spese finanziarie. Nell’esame di questi elementi, le imprese devono evitare di fare troppo affidamento sui documenti pubblici, che sono inattendibili. In Arabia Saudita sono in generale le persone e non i documenti a essere in possesso delle informazioni. Agenti di distribuzione nel Golfo L’attività fraudolenta relativa a vendite e appalti nella regione del Golfo coinvolge spesso mediatori locali, che rappresentano per lo più società operanti nei settori dei beni di consumo, della tecnologia informatica, della vendita al dettaglio, delle assicurazioni e dei servizi professionali. Nella maggioranza dei casi, gli agenti dirottano prodotti o iniziative commerciali dalle società rappresentate costituendo entità aziendali parallele; in altri casi partecipano ad attività di contraffazione. Ciò spiega l’aumento nella regione, del fenomeno del conflitto di interesse fra i dirigenti d’impresa : si è passati dal 12% delle società interessate nel 2010 al 23% del 2011. Si tratta di un fenomeno tra i più pericolosi, dannosi e frequenti. Nella scelta di un intermediario nel Golfo, le società interessate devono prendere in considerazione diversi fattori: » Rapporti con terzi: Le società che operano nel settore dei beni di consumo devono esaminare i canali di distribuzione dei partner locali e assicurarsi che mantengano un effettivo accesso ai mercati chiave. Gli agenti locali si avvalgono spesso di numerosi venditori intermedi, nascondendo in questo 52 | Global Fraud Report modo la catena di distribuzione e aumentando il potenziale “rischio di dirottamento” a mercati ristretti. » Transazioni con parti contraenti correlate: E’ necessario riesaminare e garantire che le transazioni con parti contraenti correlate vengano integralmente rivelate al fine di coglierne obiettivi e importanza. Alcune società affiliate forniscono reciprocamente dei servizi – a volte di valore elevato – ma si sono registrati casi di sovrafatturazione senza che i servizi fossero erogati. . » Registrazioni offshore: Spesso gli agenti locali costituiscono rappresentanze nelle cosiddette “free zone”, cioè aree non soggette agli standard internazionali di divulgazione delle informazioni societarie o a verifiche normative, ostacolando in questo modo le operazioni di trasparenza. Prima di essere selezionati, gli agenti devono rivelare informazioni sulla struttura aziendale. » Attività commerciali multiple: Non di rado, gli agenti controllano o possiedono molteplici attività commerciali ma non ne rivelano l’esistenza o la natura. Questi rapporti occulti presentano ramificazioni particolari se tali società interagiscono con organizzazioni poco raccomandabili o attività sottoposte a sanzioni, come il commercio con l’Iran di articoli proibiti, per esempio di attrezzatura dal duplice uso. L’azione normativa contro l’agente avrà implicazioni per la società madre e potrebbe interrompere l’erogazione di diritti e altri pagamenti. Nonostante l’aumento registrato in Medio Oriente in certi tipi di frode, tra cui la corruzione e la frode in materia di appalti, i dati dimostrano che alcune società hanno ridotto con successo la loro vulnerabilità alla frode nel Golfo. La conoscenza e la comprensione dei segnali d’allarme locali possono in larga misura aiutare le società a proteggersi. Yaser Dajani è associate managing director di Kroll presso l’ufficio di Dubai, responsabile per tutta l’area del Medio Oriente. Yaser coordina progetti complessi di business intelligence e di due diligence. Le sue aree di specializzazione includono casi di ingresso in nuovi mercati, valutazione del rischio di corruzione, supporto in ambito anti-contraffazione e contenzioso e indagini patrimoniali. Il lavoro di Yaser compre un’ampia gamma di settori merceologici e geografici attraverso tutto il Medio Oriente e il Nord Africa. Economist Intelligence Unit Report Card Edilizia Malgrado un sensibile miglioramento dell’incidenza complessiva delle frodi nel corso dell’anno, il settore edile ha ancora problemi in numerosi aspetti tradizionalmente interessati da frodi. I furti di beni materiali sono aumentati e hanno colpito il 32% delle imprese facendone il terzo settore con il valore più alto. La corruzione, tentazione particolarmente allettante per le aziende ancora in difficoltà nel mondo industrializzato che di frequente dipendono dagli appalti pubblici per poter prosperare, danneggia il 24% delle imprese edili, il secondo livello più alto riscontrato tra i settori analizzati. Infine, nell’edilizia si registra un’incidenza superiore alla media delle pratiche collusive (11%). Il sondaggio di quest’anno, diversamente da quello precedente, evidenzia che le imprese edili sono meno focalizzate sulla prevenzione delle frodi. Le aziende tendono a investire di meno in otto delle dieci strategie antifrode trattate nel sondaggio. Più preoccupante è che questo settore tende meno di qualunque altro a investire nello screening del personale, anche se la causa principale della maggiore esposizione alle frodi rimane l’elevato ricambio dell’organigramma. Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 1.9% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 69% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto di beni materiali o scorte (32%) • Corruzione (24%) Conflitti di interesse del management (21%) • Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (19%) Cattiva gestione finanziaria (17%) • Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (15%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 75% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Elevato ricambio del personale (28%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili Leggermente vulnerabili Analisi regionale: EMEA Africa OvervieW L’Africa continua a lottare contro uno degli ambienti peggiori al mondo in termini di diffusione delle frodi. Presenta la maggiore incidenza complessiva (85%) rispetto a qualsiasi altra regione. Sebbene le attività fraudolente nell’ambito delle informazioni (attacchi informatici, furti, smarrimenti) abbiano registrato un netto calo (dal 41% dell’anno scorso al 22% di quest’anno), i truffatori sembrano più che altro avere cambiato metodi piuttosto che essere stati sconfitti. Per cinque delle 11 tipologie di frode tenute sotto osservazione dal sondaggio, l’Africa mostra la più alta incidenza di qualsiasi altra regione con i seguenti dati: furto di beni materiali (38%), corruzione (37%), frodi finanziarie interne (33%), cattiva gestione finanziaria (32%) e riciclaggio (13%). La corruzione costituisce un problema Prevalenza: società colpite da episodi di frode 2011-2010 2010-2009 85% 87% Furto di beni materiali o scorte (38%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (41%) Corruzione (37%) Furto di beni materiali o scorte (41%) Furti o frodi finanziarie interne (33%) Conflitti di interesse del management (39%) Cattiva gestione finanziaria (32%) Aree di perdita frequente: percentuale di aziende che denunciano perdite in seguito a questo tipo di frode Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (31%) Cattiva gestione finanziaria (35%) Furti o frodi finanziarie interne (30%) Conflitti di interesse del management (27%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (26%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (22%) Violazione di norme e regole di compliance (20%) Collusione di mercato (14%) Corruzione (17%) Collusione di mercato (15%) Aree di vulnerabilità: percentuale di aziende che si considerano moderatamente o fortemente vulnerabili Aumento dell’esposizione: percentuale di aziende per cui è aumentata l’esposizione alle frodi Corruzione (78%) Furto di beni materiali o scorte (68%) Frodi finanziarie interne (67%) Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (59%) Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici (58%) Conflitti di interesse del management (54%) particolarmente grave: il 37% delle società africane, ovvero più del doppio rispetto al dato indicato nel sondaggio del 2010 (17%), ha dichiarato di essere stata colpita nell’ultimo anno. Ancora più allarmante è che il 78% degli intervistati ha dichiarato che la loro società era fortemente o moderatamente vulnerabile a tale tipologia di frode, facendo registrare un aumento rispetto al 44% dell’anno scorso. Il problema delle frodi continua a scoraggiare le società a operare in Africa. Quest’anno l’Africa rimane la regione in cui l’esperienza o la percezione del problema delle frodi ha scoraggiato la percentuale più elevata di società a operare nella zona (il 15% di soggetti intervistati dal sondaggio globale). Delle società dissuase, il 69% ha citato la corruzione come una delle cause principali della decisione, sebbene il furto dei beni materiali (26%) e delle informazioni (24%) siano anch’essi fattori diffusi. Ora più che mai, le società in Africa stanno cercando di arginare il flusso delle frodi. La maggior parte delle strategie antifrode sono già più diffuse qui che altrove e, rispetto alla media 84% 70% globale, sono più numerose le società aventi sede in Africa che hanno in programma di investire ulteriormente in varie aree, quali la formazione I maggiori fattori dell’aumento dell’esposizione: il fattore più diffuso che conduce a una maggiore esposizione e percentuale delle aziende colpite Controlli interni più deboli (35%) Perdite: ricaduta media delle frodi sugli utili 3,1% Complessità dei sistemi informativi (39%) del personale, il vaglio del passato dei dipendenti e le indagini di due diligence su terzi. Nello stesso tempo, tuttavia, più di un terzo delle società stanno anche assistendo ad un indebolimento dei Non disponibile controlli interni dovuto ai tagli dei costi, che vanificheranno alcuni degli investimenti anti-frode. Edizione Annuale 2011/12 | 53 Analisi regionale: EMEA Africa Ci siamo di Melvin Glapion e Bechir Mana Per anni, gli esperti di previsioni economiche hanno annunciato la riscossa del continente africano. Agli albori di questo nuovo decennio si sono delineate numerose tendenze che mantengono viva la speranza. L’Africa è tra i paesi in via di sviluppo che crescono più rapidamente al mondo, con una previsione di aumento del PIL a livello continentale del 5,5% nel 2011 e del 5,9% nel 2012. Le nazioni del continente non si limitano alle esportazioni verso la Cina e l’Occidente. L’affermarsi di un ciclo virtuoso sta portando all’espansione di una classe media africana e all’incremento della domanda interna: la diffusione di un livello di istruzione più elevato consente l’aumento del numero di posizioni lavorative ben retribuite in settori in espansione e, di conseguenza, l’innalzamento del tenore di vita e maggiori opportunità di sostenere i costi di un’istruzione superiore. A differenza delle economie sviluppate, attualmente in serie difficoltà, i mercati emergenti come quello africano si sono mostrati in grado di mantenere un alto tasso di crescita. Se prima del 2008 i grandi imprenditori operanti in queste aree sapevano di correre rischi elevati, dopo la crisi finanziaria gli investimenti in Africa sembrano più sicuri di quelli effettuati in numerosi paesi sviluppati. È giunto il momento d’oro dell’Africa? Ci siamo già? Consultando il Global Fraud Report di quest’anno, si potrebbe concludere, erroneamente, che non ci siano buone notizie per chi sta valutando l’opportunità di investire in Africa. I risultati mostrano, ad esempio, che la media delle perdite dovute a corruzione è più elevata qui che in altre aree e che, più che altrove, il timore di subire una frode è un forte impedimento per gli investimenti esteri. 54 | Global Fraud Report Dedurne però che gli investimenti in Africa siano in calo porterebbe lontano dalla realtà. Si prevede che il volume complessivo degli accordi di fusione e acquisizione (M&A) conclusi nell’Africa subsahariana nel 2011 raggiunga la vetta dei quaranta miliardi di dollari registrati nel 2010, due volte gli utili del 2009. Tale dinamismo va ben al di là del tradizione settore estrattivo. Su dieci accordi di fusione o acquisizione conclusi lo scorso anno in Africa, soltanto quattro riguardano questo settore. La più grande operazione conclusa quest’anno è stata la vendita del Victoria and Albert Waterfront Mall di Città del Capo per un miliardo e trecento milioni di dollari. Persino il capitale privato sta entrando in azione, come ha dimostrato, lo scorso anno, l’aumento del 60% degli investimenti subsahariani. L’Africa sta rinnovando le speranze degli investitori. Nonostante gli svariati e talvolta significativi rischi, le opportunità sono davvero consistenti, dato anche il minor prezzo dei beni rispetto al Nord America e all’Europa. Tuttavia, nel mondo degli affari, anche un mercato allettante spinge alla cautela. Gli investitori stranieri, infatti, non sono sempre a conoscenza dei rischi potenziali che comporta investire e gestire un’impresa in Africa e finiscono perciò col subire delle perdite. Nel corso degli anni, è emerso che gli investitori che si sono dimostrati capaci di gestire e contenere i rischi in Africa hanno tenuto conto di tre aspetti essenziali. 1. Attenzione alle sfumature: trattare l’Africa come una realtà monolitica impedisce di differenziare le realtà locali. Gli investitori che hanno successo effettuano di regola rigorose valutazioni delle caratteristiche di ciascuna prospettiva di investimento, vagliando nazione, regione e settore industriale. Un’indagine non deve essere lunga, difficile o particolarmente costosa per fornire un’indicazione chiara dei fattori di vulnerabilità. In questo modo, le aziende possono decidere meglio come strutturare, associare, gestire e monitorare gli investimenti. Un metodo vantaggioso per comprendere meglio la situazione a livello locale è la cosiddetta analisi M-O-R-T-A-R sul paese e sul mercato in cui dovrà avvenire l’investimento. Abbiamo elaborato il concetto di MORTAR in risposta all’impostazione corrente legata alle cosiddette ‘opportunità BRIC’. Tendenze attuali della gestione dei rischi nel continente africano Prevenire Individuare Recuperare Screening Partner/Aziende da Acquisire Controlli Finanziari Indagini Esterne Screening Dipendenti Gestione Inventari Indagini Interne Screening del Management Sicurezza Fisica Informatica Forense Esterna Valutazione dei Rischi Sicurezza Logica Informatica Forense Interna Risk Management Bonifiche Ambientali Legale Interno Formazione dipendenti/informatori Comitato di Controllo Legale Esterno Tendenze future della gestione del rischio nel continente africano Analisi regionale: EMEA MORTAR rappresenta una piattaforma di valutazione dei rischi utilizzata per affrontare una serie di possibili motivi di allarme [vedere riquadro]. L’esame di un paese e di un settore di investimento alla luce di ciascuno di questi aspetti può fornire una guida per minimizzare i rischi attraverso scelte oculate. Ad esempio, informazioni carenti su mercato e settore dovrebbero indurre gli investitori a procurarsi notizie utili attraverso una ricerca “sul campo”, sfruttando una rete di contatti, probabilmente più affidabili delle statistiche governative. Nei paesi in cui la governance aziendale è manchevole, sarebbe consigliabile verificare l’esistenza di una forte cultura anticorruzione e anti subornazione, nonché di processi rigorosi atti a garantire che dipendenti e agenti di commercio rispettino tanto le leggi locali e internazionali quanto le politiche e le procedure interne all’azienda; oppure, nei casi in cui il potere giudiziario è debole o assente, gli investitori dovrebbero cercare di prevedere in che modo recuperare le perdite in caso di frode o, se necessario, utilizzare al meglio i limitati rimedi disponibili. 2. Impiego di tutte le strategie disponibili di riduzione dei rischi: i risultati del Global Fraud Report di quest’anno indicano che i programmi di investimento nella due diligence, nello screening dei dipendenti e nella formazione del personale, hanno una maggiore probabilità di essere applicati nelle società africane che in quelle occidentali. Si registra dunque un cambiamento, indubbiamente positivo, nell’allocazione delle risorse [vedi figura 1]. Troppe aziende nella regione, tuttavia, si limitano a concentrarsi su una sola strategia di prevenzione delle frodi. Gli investitori esperti del continente africano hanno imparato che è necessario utilizzare tutte le strategie disponibili di riduzione dei rischi. Inoltre, un’attenzione alle misure preventive richiede probabilmente meno tempo e denaro di quanto potrebbero necessitare lunghi e complessi processi di recupero delle perdite sostenute a causa di un episodio fraudolento già posto in essere. 3. Solida reputazione di lotta alle frodi. Indipendentemente dalle specifiche misure antifrode a cui si affida una società, la vittoria a lungo termine, in questa battaglia, dipende dalla reputazione acquisita nell’ambito della lotta alle frodi tra gli stakeholder nazionali Questa reputazione locale avrà effetto sulle partnership offerte all’azienda, sull’integrità dei dipendenti che verosimilmente attirerà e sul modo in cui i clienti intratterranno rapporti con essa. In base all’esperienza di Kroll con aziende che hanno gestito efficacemente i rischi di frode in Africa e, contemporaneamente, hanno prosperato dal punto di vista finanziario, un comportamento etico tenuto all’interno del paese, combinato con una forte cultura di integrità aziendale – a sua volta coadiuvata dalle politiche, procedure e strutture necessarie – svolge un ruolo fondamentale non soltanto nello scoraggiare le frodi ma anche nel ridurne l’eventuale impatto. Contrariamente a quanto Le domande da porsi in un’analisi MORTAR Le domande riportate di seguito possono consentire a un’azienda di cogliere i rischi di frode e prepararsi ad affrontarli. Problema Vulnerabilità o sfida I dati statistici sul paese, sul settore industriale e sul mercato sono scarsi, inaffidabili o incoerenti. K Come stabilire un sistema di misurazione dei livelli e gradi di frode? Strutture aziendali non trasparenti e carenza di chiara governance aziendale sono elementi comunemente diffusi. K Come conoscere le strutture proprietarie o l’origine finanziaria dei partner o degli obiettivi di acquisizione? Sono imposte restrizioni all’accesso a informazioni di interesse pubblico, in particolare alla stampa. K Precedenti vertenze su alti dirigenti di cui si è presa in considerazione l’assunzione sono diventate di dominio pubblico o sono state messe a tacere? I legami con il governo determinano il livello di successo commerciale. K Come assicurarsi che la concorrenza non benefici illegittimamente di rapporti con il governo? A Una magistratura assente si accompagna alla mancanza di un chiaro quadro di legalità. K Quali sono i rimedi disponibili quando si cade vittima di frode? R Il contesto normativo è soggetto a continui cambiamenti ed è di difficile accesso. K Quanto ciò determina le pratiche di corruzione intraprese da concorrenti? M O R T K Come coordinare una risposta di settore alla frode? K Come interpretare l’insieme delle caratteristiche finanziarie di un partner potenziale o dell’obiettivo di un’acquisizione? K Il proprietario effettivo di un’azienda concorrente o partner è un ente statale? K Quanto affidamento riporre su articoli diffusi da certi mezzi d’informazione? K Come accertarsi che i dipendenti non trasgrediscano le leggi? K Su quale supporto legislativo si può contare? K Come assicurarsi che i dipendenti non si sentano incoraggiati a violare la legge? comunemente si pensi, la prevenzione delle frodi adempie a una funzione che non è solo normativa ma anche strategica. Essa è tanto più necessaria quando si valuta l’opportunità di un investimento in un’area con un alto potenziale non solo di risultati ma anche di rischi. Certi leader aziendali potrebbero ancora ritenere che nella gestione dei complessi mercati africani il successo dipenda in primo luogo dai rapporti con il potere politico, ma simili scorciatoie espongono le società all’instabilità dei governi e alla possibilità di un danno d’immagine. Un approccio improntato alla compliance rappresenta la maniera più saggia e sicura di trarre vantaggio dalle nuove opportunità offerte dal continente africano. Siffatta strategia di riduzione dei rischi va di pari passo con una comprensione accurata della gestione contabile, giuridica e finanziaria, e degli aspetti culturali ed economici. In Africa, inoltre, la situazione è complessa e difficilmente inquadrabile. I programmi di compliance, le politiche di integrità e soprattutto le indagini approfondite eventualmente necessarie, sono, quindi, tutti strumenti decisivi per rafforzare la reputazione dell’azienda e assicurarle una fetta di mercato. Non si tratta di uno spreco di risorse: attuando le giuste misure preventive, i profitti sugli investimenti in Africa saranno ineguagliabili. Le caratteristiche degli investitori da tempo attivi in Africa dimostrano che un duraturo successo aziendale è possibile con la riduzione adeguata del rischio di frodi e con il rispetto dei parametri di compliance. Negli anni a venire, una simile prospettiva garantirà investimenti prosperi in questo ambiente complicato ma anche sempre più promettente. Melvin Glapion guida la divisione di Business Intelligence presso l’ufficio di Londra. Per oltre 16 anni si è occupato di operazioni di fusione e acquisizione, di strategia d’impresa e di analisi finanziarie, guidando team multidisciplinari operanti su più giurisdizioni nel portare a termine casi di ingresso in nuovi mercati, due diligence e competitive intelligence. Prima di giungere in Kroll, Melvin è stato consulente in strategia d’impresa presso KPMG e ha ricoperto una serie di altri ruoli strategici nel settore privato. Béchir Mana è managing director di Kroll a Parigi. Béchir è responsabile dei più svariati progetti di business intelligence e due diligence che riguardano il territorio francese, africano e nord africano. Béchir vanta una grande esperienza nell’attività politica e di lobbying e ha gestito le relazioni con funzionari governativi di alto rango nei casi più complicati e delicati. Béchir opera come consulente nei confronti di aziende e enti pubblici su questioni strategiche, di gestione delle crisi, scalate ostili e problemi d’impresa.. Edizione Annuale 2011/12 | 55 Analisi regionale: EMEA Navigazione sicura? Per il secondo anno consecutivo il settore dei viaggi, del tempo libero e dei trasporti ha registrato un miglioramento delle percentuali di frodi rilevate rispetto agli altri settori. Le statistiche evidenziano la più bassa diffusione di frodi rispetto agli altri settori, sebbene una parte preponderante di società (59%) ne siano state colpite almeno una volta. Esse hanno inoltre registrato il livello più basso di furti di informazioni (12%) e di pratiche collusive (4%), insieme a un calo sensibile delle altre tipologie di frode, soprattutto in relazione agli appalti (scese dal 27% al 17%). Tuttavia, a fronte di questi dati generalmente positivi si delineano alcune tendenze preoccupanti. Il numero di imprese che hanno subito un aumento dell’esposizione alle frodi lo scorso anno è salito dal 58% al 71% e la percentuale di quelle colpite da cinque delle undici tipologie di frode oggetto del sondaggio è aumentata. Le frodi finanziarie interne, ad esempio, sono passate dal 7% al 16%. Inoltre, il successo può indurre le imprese a cullarsi sugli allori. Il settore conta la più bassa percentuale di società che prevedono di investire nella sicurezza informatica (23%), in controlli finanziari (17%) e nella sicurezza dei beni materiali (17%). Quest’ultima è l’area nell’anno in esame, e nel settore in questione, che ha registrato il maggior numero di frodi. 56 | Global Fraud Report Economist Intelligence Unit Report Card Viaggi, tempo libero e trasporti Perdita: ricaduta media delle frodi sugli utili: 1.9% Prevalenza: aziende colpite da frodi: 59% Aree di perdite frequenti: percentuale di aziende che segnalano perdite dovute a questo tipo di frode Furto di beni materiali o scorte (21%) • Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento (17%) Furto o frode finanziaria interna (16%) • Conflitti di interesse del management (16%) Aumento dell’esposizione alle frodi: aziende la cui esposizione alle frodi è aumentata: 71% Principali cause di maggiore esposizione: fattore più diffuso che causa maggiore esposizione alle frodi e percentuale di aziende colpite: Complessità dei sistemi informativi (32%) 0102030405060708090 100 % Corruzione Furto di beni materiali o scorte Riciclaggio Cattiva gestione finanziaria Violazione di norme e regole di compliance Furto o frode finanziaria interna Furto o smarrimento di dati, attacchi informatici Furto di PI, pirateria o contraffazione Frodi nei processi di vendita, fornitura o approvvigionamento Conflitti di interesse del management Pratiche collusive Moderatamente o altamente vulnerabili Leggermente vulnerabili Sintesi dei settori Settore Risorse naturali Servizi finanziari Produzione Edilizia, ingegneria e infrastrutture Vendita al dettaglio, vendita all’ingrosso e distribuzione Tecnologia, media e telecomunicazioni Prodotti di consumos Assistenza sanitaria, farmaceutica e biotecnologie Servizi professionali Viaggi, tempo libero e trasporti Esposizione Response (grado in cui il settore è stato esposto a frodi) (grado in cui il settore ha adottato o pianifica di investire ulteriormente nelle misure antifrode) Alta Alta Moderata Bassa Moderata Moderata Moderata Moderata Bassa Bassa Alta ESPOSIZIONE Sintesi per Settore dei Profili di Frode Esposizione vs Contromisure Risorse naturali Servizi finanziari Produzione Mod Bassa Vendita al dettaglio, Vendita all’ingrosso e distribuzione Tecnologia, media e telecomunicazioni Prodotti di consumo Assistenza sanitaria, farmaceutica e biotecnologie Servizi professionali Viaggi, tempo libero e trasporti Edilizia, ingegneria e infrastrutture CONTROMISURE Bassa Mod Alta Commento Alta Il settore delle risorse naturali è stato interessato dalla più alta percentuale di società colpite da frodi nell’ultimo anno, con il furto di beni materiali e la corruzione come problemi principali. Al fine di combattere questi problemi, le società stanno investendo significativamente in una vasta gamma di misure antifrode: controlli finanziari e di gestione, sicurezza informatica e sicurezza fisica. Il settore riconosce la propria vulnerabilità alla corruzione e progetta, nel corso dei prossimi dodici mesi, di incrementare gli investimenti in due diligence, formazione del personale e linee dedicate per chi voglia sporgere denunce in forma anonima. Alta Le società appartenenti al settore dei servizi finanziari hanno registrato la più cospicua percentuale di perdita rispetto agli altri settori (2,7% del fatturato), con la più alta prevalenza di furti di informazioni, frodi finanziarie interne, violazioni normative e riciclaggio di denaro. Gli investimenti nella prevenzione contro le frodi rispecchiano tali difficoltà: il settore investirà molto probabilmente in sistemi di gestione del rischio, protezione della proprietà intellettuale, controlli di gestione, misure di sicurezza finanziaria, background screening dei dipendenti e sicurezza fisica. Tuttavia, per un settore ad alto rischio queste misure devono essere testate e riviste regolarmente. Bassa Le aziende manufatturiere sono state interessate dalla più elevata incidenza di furti di beni materiali, frodi negli uffici acquisti e conflitti di interesse del management rispetto agli altri settori, con un incisivo ricambio del personale indicato quale motivo principale per l’aumento dell’esposizione alle frodi. Sfortunatamente, la risposta del settore a questi problemi è insufficiente. Le società pianificano un investimento inferiore alla media nella maggior parte delle misure antifrode. Bassa Nonostante un calo significativo nella percentuale generale delle frodi, le società edilizie, di ingegneria e del campo delle infrastrutture continuano a combattere contro i furti di beni materiali, corruzione e frodi nell’approvvigionamento. In media, il settore è meno incentrato sulla prevenzione di frodi rispetto ad altri settori. L’aspetto più preoccupante è che il settore è quello con le probabilità più basse di fare investimenti aggiuntivi nel background screening dei dipendenti, anche se l’elevato ricambio del personale resta il principale promotore dell’esposizione maggiore alle frodi. Moderata Anche se il settore della vendita al dettaglio, all’ingrosso e distribuzione ha registrato un calo nel furto di beni materiali e di informazioni, è interessato da un aumento di frodi finanziarie interne, collusioni di mercato e di fenomeni corruttivi. Il settore registra la più alta percentuale di società che attribuiscono all’elevato ricambio del personale e alle restrizioni sui costi rispetto ai pagamenti e ai controlli interni più deboli i motivi per una maggiore esposizione alle frodi. Tuttavia, il settore ha piani di investimenti modesti nella formazione del personale e nella due diligence per i prossimi 12 mesi. Moderata Mentre il settore TMT continua a sentirsi altamente vulnerabile ai furti di proprietà intellettuale e di beni, alla perdita di informazioni, sono presenti nuovi, crescenti tipologie di frodi che il settore si trova ad affrontare: le frodi nell’approvvigionamento, la cattiva gestione finanziaria e la corruzione. Nonostante queste crescenti minacce, gli investimenti nelle misure antifrode restano solo nella media rispetto ad altri settori e si concentrano principalmente sulla sicurezza informatica. Alta Quest’anno le società del mercato dei beni di consumo hanno visto un declino nei rischi tradizionali associati a questo settore: furti di beni materiali, furti di informazioni, perdita di informazioni e cattiva gestione finanziaria. Al contempo, il settore ha visto un aumento delle frodi dal lato dei fornitori, distributori ed agenti e della corruzione e delle frodi finanziarie interne. Il settore è consapevole delle problematiche che comporta un ricambio elevato del personale e le sta gestendo adeguatamente. Un numero maggiore di società pianifica di investire nella formazione del personale piuttosto che in altri settori. Il settore ha registrato anche la seconda percentuale più alta, dopo i servizi finanziari, di investimenti in attività di background screening. Alta È stato un anno difficile per il settore dell’assistenza sanitaria, farmaceutico e delle biotecnologie. In media, le società hanno perso il 2,6% del fatturato a causa delle frodi, la seconda cifra più alta in assoluto. Si profilano rischi più diversificati rispetto agli anni precedenti, con un numero maggiore di società che devono affrontare le frodi dal lato degli approvvigionamenti, quelle finanziarie interne e la cattiva gestione finanziaria. Le società del settore stanno affrontando le sfide e adottando diverse misure antifrode. Bassa Le società che erogano servizi professionali riportano la seconda percentuale più bassa fra quelle colpite da frodi (dopo quelle appartenenti alla categoria Viaggi, tempo libero e trasporti). Tuttavia, il settore continua a confrontarsi con i problemi persistenti dei furti di proprietà intellettuale e della sottrazione o perdita delle informazioni, e attribuisce la causa principale del rischio maggiore di frode alla complessità informatica, in percentuale più elevata della media. Ciononostante, gli investimenti nelle strategie antifrode sono più bassi che negli altri settori e l’attenzione è rivolta al monitoraggio della reputazione e alla tutela della proprietà intellettuale e del marchio. Bassa Sebbene registrino la percentuale di frodi in assoluto più bassa, le società di viaggi, intrattenimento e trasporti hanno riportato quest’anno un marcato aumento dell’esposizione alle frodi e visto un incremento in cinque delle undici fattispecie di frode contemplate nell’indagine. Tuttavia, l’incidenza ridotta può essere fonte di autocompiacimento quando si tratta di investire in misure antifrode. Il settore ha la più bassa percentuale di società che progettano di investire in sicurezza delle informazioni, controlli finanziari e sicurezza fisica. Edizione Annuale 2011/12 | 57 Le informazioni contenute in questo documento si basano su fonti e statistiche attualmente disponibili e sono da considerarsi di carattere esclusivamente generale. Tali informazioni non devono considerarsi come servizio di consulenza rispetto ad una qualunque circostanza specifica e non possono essere prese a riferimento a tale scopo. Le affermazioni riguardanti aspetti finanziari, regolamentari o legali devono essere intese come osservazioni generali basate esclusivamente sulla nostra esperienza di consulenti e non possono essere considerate una forma di consulenza finanziaria, regolamentare e legale, che non siamo autorizzati a fornire. Tutte dette questioni dovrebbero essere esaminate insieme a consulenti qualificati nelle relative materie. Il presente documento è di proprietà di Kroll e di The Economist Intelligence Unit Ltd. e il suo contenuto, o qualunque parte di esso, non può essere copiato né pubblicato o divulgato in nessuna forma senza il consenso di Kroll. I clienti possono divulgare il documento esclusivamente per scopi interni. Dall’agosto 2010 Kroll fa parte del Gruppo Altegrity, che ha sede negli Stati Uniti d’America. 58 | Global Fraud Report Contatti Principali contatti regionali a Kroll Per informazioni sui servizi di Kroll, si prega di contattare un rappresentante di uno dei nostri uffici di seguito. Latin America Asia Andrés Otero Miami 1 305 789 7100 [email protected] Violet Ho Beijing 86 10 5964 7600 [email protected] Americas Matías Nahón Buenos Aires 54 11 4706 6000 [email protected] Colum Bancroft Hong Kong 852 2884 7788 [email protected] Robert Brenner Vice President 1 212 593 1000 [email protected] Andrés Otero Bogota 57 1 742 5556 [email protected] Richard Dailly Mumbai 91 22 6724 0500 [email protected] Glen Harloff Grenada 1 473 439 7999 [email protected] Feng Lu Shanghai 86 21 6156 1700 [email protected] Ernesto Carrasco Mexico City 52 55 5279 7250 [email protected] Abigail Cheadle Singapore 65 6645 4942 [email protected] Frederico Gebauer São Paulo 55 11 3897 0900 [email protected] Penelope Lepeudry Singapore 65 6645 4941 [email protected] Business Intelligence and Investigations Tom Hartley Global Head London 44 207 029 5000 [email protected] North America David Holley Boston 1 617 350 7878 [email protected] Jeff Cramer Chicago 1 312 345 2750 [email protected] Jack Weiss Los Angeles 1 213 443 6090 [email protected] Richard Plansky New York 1 212 593 1000 [email protected] Bill Nugent Philadelphia 1 215 568 2440 [email protected] Betsy Blumenthal San Francisco 1 415 743 4800 [email protected] Peter McFarlane Toronto 1 416 682 2784 ext. 3516 [email protected] Douglas Franz Washington 1 202 999 9382 [email protected] David Wildman Singapore 65 6645 4520 [email protected] Tadashi Kageyama Tokyo 81 3 3509 7100 [email protected] Europe, Middle East & Africa Tommy Helsby London 44 207 029 5000 [email protected] Brian Stapleton London 44 207 029 5126 [email protected] Richard Abbey London 44 207 029 5153 [email protected] Omer Erginsoy London 44 207 029 5226 [email protected] Ben Hamilton London 44 207 029 5071 [email protected] Zoe Newman London 44 207 029 5154 [email protected] Melvin Glapion London 44 207 029 5313 [email protected] Brendan Hawthorne London 44 207 029 5482 [email protected] Tom Everett-Heath Dubai 971 4 4496701 [email protected] Béchir Mana Paris 33 1 42 67 81 46 [email protected] Marianna Vintiadis Milan 39 02 8699 8088 [email protected] Alfonso Barandiarán Madrid 34 91 310 67 20 [email protected] Edizione Annuale 2011/12 | 59 www.kroll.com © 2011 An Altegrity Company
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