Argomentario salari minimi per le donne

Ecco perché sono soprattutto le donne ad
approfittare di un salario minimo legale.
Argomentario.
In Svizzera ben 330'000 dipendenti guadagnano meno di 22 franchi all’ora o meno di 4000
franchi per un impiego a tempo pieno. Questi salari bassi non bastano per vivere, o
comunque solo se si affrontano enormi limitazioni. Spesso le persone interessate dipendono
da sostegni in famiglia o dal sussidio sociale. Questo è umiliante. Chi fornisce un buon
lavoro, deve guadagnare abbastanza per poterci condurre una vita dignitosa.
Le donne rappresentano la stragrande maggioranza di chi percepisce un
salario basso.
La cosa che davvero sciocca è il fatto che 110'000 persone che percepiscono un salario
basso sono titolari di una formazione professionale. Inoltre le persone in questione hanno
quasi sempre oltre 25 anni. Irrita anche il fatto che la maggior parte delle persone – ben
230'000 – che percepisce salari così bassi siano donne. Perché? In Svizzera una donna
attiva su otto guadagna meno di 22 franchi l’ora. Se si analizza la situazione presso gli
uomini, lì ne è colpito solo uno su 25. Di conseguenza, le donne sono colpite da questi salari
in maniera sproporzionata.
Le donne spesso svolgono professioni mal pagate. E questa non è una coincidenza: più
donne lavorano in un ramo, più basso è il salario. Il cosiddetto «tipico lavoro femminile» se
paragonato al «tipico lavoro maschile» viene valutato meno e dunque meno pagato.
Ingiustamente! Le professioni femminili sono delle buone professioni e meritano un
riconoscimento – anche finanziario!
Il lavoro a tempo parziale spesso equivale ad un salario molto basso
Il rischio di lavorare a delle paghe orarie molto basse è molto alto per chi lavora a tempo
parziale. Quasi il 60 percento delle donne che lavorano, sono assunte a tempo parziale. Il
lavoro parttime è problematico da tanti punti di vista: lavoro a chiamata, orari di lavoro atipici,
contratti di lavoro a tempo determinato e cattiva garanzia riguardo alle assicurazioni sociali.
Le paghe orarie basse spesso vanno a braccetto con orari di lavoro corti, il che aggrava
ancora di più la situazione economica delle donne. E in vecchiaia vengono punite una
seconda volta – con pensioni basse!
«Ho lavorato sodo tutta la vita. Da quando sono stata pensionata, dipendo interamente
dall’AVS e devo contare davvero ogni centesimo. E non sono l’unica, molte delle mie
colleghe condividono il mio stesso destino. Serve un salario minimo, affinché
possiamo vivere una vita dignitosa anche da anziane, con una pensione dignitosa.»
Ursula Mattmann Alberto, ex archivista ospedaliera in pensione.
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I lavori femminili sono i peggio pagati
Esempio commercio al dettaglio: 38'000 commesse percepiscono un salario basso.
Con 300'000 occupati, il commercio al dettaglio è il maggiore datore di lavoro della Svizzera.
Circa il 70 percento del personale è donna. E ben 47'000 commessi e commesse lavorano
ad una paga oraria al di sotto di 22 franchi l’ora. La stragrande maggioranza di questi
salariati, ovvero 38'000 persone, sono donne. E nemmeno la formazione professionale come
impiegata di commercio al dettaglio protegge da un salario basso. Un dipendente su otto con
una formazione professionale di tre anni guadagna meno di 22 franchi all’ora.
«Come migliaia di altre donne anch’io lavoro nel commercio al dettaglio. Molte tra noi
guadagnano meno di 4000 franchi al mese, nonostante la maggior parte tra noi sia
titolare di una formazione professionale. I soldi bastano a malapena per arrivare a fine
mese – un salario così basso non basta per vivere una vita dignitosa, in nessun modo.
Voglio che questo cambi, e per questo sostengo l’iniziativa sui salari minimi!»
Tamara H., impiegata di commercio al dettaglio, salario lordo ca. 3'500 franchi.
Rami con salari al di sotto di 22 franchi l’ora e di cui donne:
Ramo
Numero dipendenti
Quota femminile
con meno di 22
nel ramo
franchi / ora
Di cui donne
Settore privato
45%
330’000
231’000
Commercio al dettaglio
69%
46’800
38’600
Servizi di supporto (pulizia e
sicurezza)
50%
44’700
32’600
Gastronomia
Economie domestiche1
Servizi alberghieri
Agricoltura1
60%
90%
58%
17.6%
40’300
30’900
22’300
19’500
25’400
14’500
-
Servizi sanitari e sociali
79%
15’400
13’400
81%
9500
8600
36%
7600
5100
Servizi alle persone
(parrucchiere, lavanderia,
ecc.)
Industria dei generi
alimentari
Fonte: rilevazione della struttura dei salari (RSS) 2010.
1
Le cifre riguardo alle economie domestiche e all’agricoltura sono stimate. Per questo non esistono
dei dati suddivisi a seconda del sesso. È degno di nota il fatto che in entrambi i rami la quota dei salari
sotto ai 22 franchi / l’ora si aggiri al di sopra del 50 percento. Nell’agricoltura la quota delle donne tra
gli occupati ammonta al 17.6 percento (Fonte: Unione Svizzera dei Contadini), nelle economie
domestiche essa viene stimata ad oltre il 90 percento (Fonte: Vania Alleva, Mauro Moretti, Angestellte
in Privathaushalten (i dipendenti nelle economie domestiche), nel: Denknetzjahrbuch 2009).
2
I salari bassi nelle economie domestiche.
Non esistono dati certi sulla situazione occupazionale nelle economie domestiche. Nessuno
sa veramente quante persone lavorino effettivamente nelle economie domestiche. Ma un
dato certo c’è: sono quasi tutte donne. Stime attuali parlano di ca. 31'000 persone che
lavorano per una paga oraria inferiore a 22 franchi l’ora.2 Questo farebbe quasi il 60 percento
dei dipendenti di questo ramo!
Le condizioni di lavoro nelle economie domestiche sono spesso precarie. Accanto ai salari
bassi costituiscono un problema anche gli orari di lavoro. Questi infatti spesso non sono
regolati e di conseguenza molto lunghi («Cura 24 ore su 24 »). L’introduzione del contratto
normale di lavoro (CNL) nell’anno 2011 è stato sì un importante passo nella giusta direzione.
Ma esso tutela solo parzialmente contro condizioni di lavoro insostenibili, dal momento che i
datori di lavoro spesso non rispettano né i salari minimi né gli orari di lavoro concordati.
Anche nell’industria le donne guadagnano troppo poco.
Ma non solo le donne nei rami dei servizi sono vittime dei salari bassi. Anche nel secondo
settore economico le donne percepiscono troppo poco. Nell’industria tessile, dove le donne
rappresentano quasi il 60 percento del personale, il salario medio ammonta a quasi 5000
franchi per un impiego a tempo pieno, e ciò nonostante, il 45 percento delle donne
guadagnano un salario basso. Nell’industria metallurgica e orologiera i salari medi sono più
alti in rapporto anche alla presenza più alta nel ramo degli uomini. Spesso succede però che
anche in questo ramo siano soprattutto le donne a lavorare spesso a meno di 4000 franchi al
mese. Nelle regioni di confine come il Ticino o il Giura questi salari al femminile sono
particolarmente bassi.
Sussistono ancora differenze salariali tra uomo e donna.
In Svizzera le donne per un uguale lavoro e con la stessa qualifica ancora oggi guadagnano
in media circa il 20 percento in meno dei loro colleghi maschi.3 Questo è inaccettabile! Le
differenze salariali tra uomo e donna riguardano tutti i livelli di qualifica e di gerarchia – dal
dirigente all’aiutante. Ciò nonostante, ci sono vari motivi che fanno pensare che
l’occupazione sproporzionata di donne in un ramo dai salari bassi ne agevoli
ulteriormente la discriminazione salariale. Questo dipende da una generale
sottovalutazione di professioni dove sono impiegate molte donne.
Al giorno d’oggi, una commessa e un magazziniere svolgono più o meno le stesse
mansioni per una lunga parte della giornata. Ma la commessa guadagna 400 franchi in
meno del collega magazziniere, in quanto la vendita tradizionalmente è ed era una
professione al femminile e la professione del magazziniere tradizionalmente
maschile.4
Le donne sono meno agevolate dai contratti collettivi di lavoro.
L’introduzione di salari minimi in un ramo attraverso un contratto collettivo di lavoro (CCL) è
importante anche per le donne, ma fin’ora non è bastato ad eliminare le differenze salariali
tra uomini e donne. Questo dipende dal fatto che i CCL comunque tutelano soltanto la metà
dei lavoratori in Svizzera, lasciando spesso fuori proprio i rami tipici dai salari bassi dove
lavorano molte donne. Così succede per esempio che la tutela CCL è molto bassa o
addirittura inesistente: commercio al dettaglio (45%), industria alimentare (25%), economie
domestiche (0%). Anche l’intero settore dei servizi, di gran lunga il maggiore datore di lavoro
2
Secondo l’Ufficio Federale di Statistica in totale sono 55'400 le persone che lavorano nelle economie
domestiche. Il sindacato Unia nel 2007 in base a diversi studi è riuscita a dimostrare che ci sono oltre
100'000 dipendenti nelle economie domestiche. Di questi almeno 57'000 percepiscono meno di 22
franchi all’ora. Molti lavorano a nero e dunque non figurano nelle statistiche ufficiali del ramo.
3
La differenza salariale dell’economia intera (ovvero incluso il settore pubblico) ammonta a 18.4
percento. Nell’economia privata la differenza salariale media supera questa cifra collocandosi al 23.6
percento. Fonte: rilevazione della struttura dei salari (RSS) 2010.
4
Nel commercio al dettaglio la differenza salariale media tra uomo e donna ammonta a 630 franchi al
mese.
3
delle donne, dispone di una tutela CCL media (ca. 40%). E laddove esistono dei CCL (p.e.
nella sicurezza o nell’industria alberghiera) i salari minimi concordati si collocano
notevolmente al di sotto di quelli fissati nei rami ad alta presenza maschile – come per
esempio nel settore dell’edilizia principale.
Ramo
(assoggettati al
contratto)
Parrucchieri
(14'000)
Industria alberghiera e
ristorazione
(210'000)
Migros
(60’000)
Edilizia principale
(80'000)
Salario minimo
Non qualificati
Salario minimo con
apprendistato di 3 anni
Quota
femminile
-
3600 (x12)
95%
3400 (x13)
4100 (x13)
62%
3800 (x13)
4100 (x13)
60%
4437 (x13)
5503 (x13)
Unter 5%
Fonte: Andreas Rieger, Pascal Pfister, Vania Alleva, Verkannte Arbeit, Dienstleistungsangestellte in der Schweiz, 2012.
Per le donne l’introduzione di un salario minimo legale, che fissa un limite salariale verso il
basso in tutti rami e in tutte le professioni, è molto importante – anche in relazione alla parità
salariale. In Inghilterra per esempio la differenza salariale tra uomo e donna si è
notevolmente ridotta dopo l’introduzione del salario minimo nell’anno 1999.5 Un salario
minimo non eliminerebbe del tutto la differenza salariale tra le donne e gli uomini, ma
costituirebbe un altro importante passo nella direzione della parità salariale!
Il salario minimo porta salari femminili equi e parità salariale.
Con l’introduzione di un salario minimo fissato dalla legge riduciamo il numero dei working
poors e consentiamo a tutte le donne e a tutti gli uomini di vivere una vita dignitosa con
quello che guadagnano. Inoltre il salario minimo evita che certi salari, soprattutto quelli nelle
professioni tradizionalmente femminili come p.e. l’assistenza privata degli anziani, continuino
a cadere sotto pressione, e tutela tutti i lavoratori in maniera efficace contro il dumping
salariale.
Con il salario minimo facciamo progredire la parità salariale tra donne e uomini. Un salario
minimo legale di 22 franchi l’ora garantisce un aumento salariale a circa 230'000 donne, tra
commesse, parrucchiere, dipendenti Spitex, fioraie, dipendenti dell’industria orologiaia e
molte altre. Non c’è mai stato un «programma di adeguamento salariale» del genere per
le donne!
Ecco perché il 18 maggio 2014 serve un:
Sì all’iniziativa sui salari minimi!
5
National Minimum Wage, Low Pay Commission Report, London 2011, S.34ff.
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