ARCHIVIO DI STATO DI PERUGIA SCUOLA DI ARCHIVISTICA, PALEOGRAFIA E DIPLOMATICA CORSO DI PALEOGRAFIA II ANNO (II PARTE) MARIA GRAZIA BISTONI LA MEROVINGICA ● ● ● La situazione della Gallia Transalpina è molto diversa da quella delle Isole Britanniche. La romanizzazione si prolunga per 5 secoli e influenza profondamente lingua, cultura, strutture amministrative, sociali e politiche. Nei secc.V-VI il crepuscolo della poesia latina è rappresentato da esponenti gallo- romani (Rutilio Namaziano, Sidonio Apollinare, Venanzio Fortunato). Nei primi decenni del V sec. la provincia romana di Gallia perde la sua unità politica: a sud si stanziano i Visigoti (tra Pirenei e Senna), a est i Burgundi, a nord i Franchi Salii, che danno luogo ad altrettanti regni romano- barbarici. LA MEROVINGICA ● ● ● Sotto il re franco Clodoveo (481-511) viene a costituirsi uno stato unitario, esteso dalla valle del Reno fino ai Pirenei. I Franchi non distruggono l'impalcatura amministrativa romana: la utilizzano direttamente o per mezzo di collaboratori gallo- romani, specie ecclesiastici, soprattutto dopo la conversione di Clodoveo al cattolicesimo, in forza della quale egli diviene il difensore della Chiesa romana. La dinastia dei merovingi, fra continue lotte interne, regna fino alla metà del sec. VIII, quando il potere passa ai carolingi, già maggiordomi di palazzo, con Carlo Martello. Nei decenni successivi il dominio franco si estende fino alla Svizzera, alla Germania occidentale e all' Italia del nord. LA MEROVINGICA ● Dal punto di vista della cultura, durante la dominazione romana la situazione è simile a quella dell'Italia, con alfabetizzazione diffusa, notevole produzione libraria, uso della scrittura onciale, semionciale e minuscola corsiva. Questa, non legata a canoni calligrafici, assume forme locali. Contemporaneamente si sviluppa una scrittura cancelleresca con caratteri particolari, usata per i diplomi dei re merovingi e altri documenti. ● Sono pervenuti 37 diplomi di re merovingi (625-722). LA MEROVINGICA ● ● ● Il termine "merovingica", coniato dal Mabillon, deriva dall' ipotesi che tale scrittura si sia formata nella cancelleria regia. Schiaparelli:"E' la scrittura che sorge ed ha il periodo di maggior uso durante il regno merovingio, i cui diplomi ne restano la fonte principale e che, senza distinzione di scuole, è utilizzata sia in campo documentario che librario". Tjader:" E' l'insieme di tutte quelle scritture di un certo carattere locale, usate in Gallia nel periodo posto tra l'epoca romana e quella carolingia". LA MEROVINGICA ● Da dove deriva? Non vi è certezza assoluta. Due ipotesi: 1) dalla corsiva nuova usata nelle curie municipali o cittadine (in Francia restano in vita fino a metà dell' VIII sec. con funzione di registrare, e forse anche di redigere, documenti privati) 2) dalle litterae officiales delle cancellerie provinciali (Bresslau, Schiaparelli) ● Mallon, Marichal: la scrittura dei diplomi merovingi deriva dalla cancelleresca provinciale, con inserimento di ulteriori artifici su una base già artificiosa. LA MEROVINGICA ● Caratteristiche: l' aspetto è di compressione laterale delle lettere, che appaiono addossate, con tratti ondulati, serpeggianti e contorti, occhielli oblunghi e schiacciati. Tale aspetto è prodotto dal duplice artificio, di origine romana, di cui si serve la cancelleria elaboratrice di questa scrittura: l'allungamento delle lettere (con conseguente compattezza della scrittura) e la contorsione del tracciato. Le legature (numerose e non sempre leggibili) sono talora improprie e apparenti essendo tracciate staccando la penna dal foglio, senza vera economia di tempo. Legature artificiose si trovano in testi romani (es.papiro Ranieri) (Schiaparelli). LA MEROVINGICA Altre caratteristiche: ● Tracciato duro e pesante ● Inclinazione a sinistra ● ● Contrasto tra le aste superiori, molto prolungate, e quelle inferiori, molto brevi (specie in p e q). Il prolungamento delle aste superiori è tipico di tutte le cancelleresche medioevali e continua fino all' età moderna. Ingrossamento, come un occhiello, senza regolarità e rifinitura, con cui iniziano le aste diritte e isolate che non si innalzano (elemento particolare della merovingica). LA MEROVINGICA ● ● Nell'uso documentario è usata in cancelleria fino ai primi carolingi (Pipino e Carlo Magno) e, al di fuori della cancelleria, in una vasta area, corrispondente ai domìni regi, fino a San Gallo e fino al territorio longobardo (es. Atto di fondazione del monastero di Novalesa). Nell'uso librario, di modulo più piccolo e con minore contrasto tra corpo e aste delle lettere, compare nelle aree conrrispondenti alla Neustria, Austrasia e nord della Burgundia LA VISIGOTICA ● ● Scrittura minuscola di uso sia librario che documentario usata in quasi tutta la Spagna, nel Portogallo e nelle regioni transpirenaiche dell' Aquitania e delle antiche province romane Septimania e Narbonensis. Attestata da fine VII sec.- inizi VIII fino al XIII sec. inoltrato, con tracce fino al XIV (regione di Toledo). LA VISIGOTICA ● ● ● Nel basso Medioevo è chiamata littera Toletana, per lo più in contrapposizione con la littera Gallica o Francisca con cui si designa la comune scrittura europea, la carolina dei secc. X-XII In un caso è anche indicata come littera moçaraba vel Toletana e, limitatamente ad alcuni esempi, littera Leonese. Oggi è comunemente indicata come Visigotica; la mozaraba, la toletana e la leonese ne sono tipizzazioni. LA VISIGOTICA ● ● ● I Visigoti non portano alcun contributo all' elaborazione di questa scrittura, tuttavia la sua area di diffusione, nel periodo antico, coincide con quella del loro regno. Nella prima metà del V sec. i Visigoti, popolazione germanica di fede ariana, occupano l'Aquitania (Tolosa) come foederati dell' Impero e successivamente, inviati dall'imperatore Avito, anche la provincia di Tarragona (454). Eurico (466- 484), rotto il foedus, rapidamente conquista tutta la penisola, ad eccezione della piccola porzione occupata dagli Svevi (Galizia, Asturie) che verrà annessa un secolo più tardi. LA VISIGOTICA ● ● Sotto Alarico II (497) avviene la prima vera migrazione visigotica oltre i Pirenei. Nel VI sec. prevale la corrente nazionalista, tenacemente attaccata all' arianesimo e fomentatrice di persecuzioni contro i cattolici. Nella 2° metà del secolo le lotte interne divengono sempre più aspre fino al concilio di Toledo (589), durante il quale Recaredo I si converte al cattolicesimo ristabilendo i rapporti di collaborazione con la popolazione romano- iberica e con l'alto clero e la compenetrazione con la cultura latina. LA VISIGOTICA ● ● ● ● Nel VII sec. il regno si consolida e si ha la massima fioritura della cultura spagnola altomedioevale (Isidoro di Siviglia, Braulione di Saragozza, Eugenio e Giuliano di Toledo, Valerio del Bierzo). La compenetrazione con l'elemento romano-iberico determina la compenetrazione con la lingua e la cultura latina. Viene abbandonata la scrittura creata da Wulfila per i Visigoti Viene assunto il latino come lingua madre, con influenze germaniche. LA VISIGOTICA ● ● A metà del VII sec. è abolita la doppia legislazione (Breviarium alaricianum o Lex romana Visighotorum per i Romani e editti di Eurico e Leovigildo o Lex Visigothorum per i Goti). La penisola iberica conserva un sistema articolato e ricco di scuole per il clero, sia collegate ai monasteri che episcopali e parrocchiali e registra la presenza di botteghe librarie laiche e di una fiorente attività epistolare. LA VISIGOTICA ● ● Alla fine del VII sec. si intensificano le lotte interne per il potere e l' opposizione agli ebrei. Nel 711-714 gli Arabi dilagano nella parte meridionale e centrale della Spagna. Si spezza l' unità politica e culturale della Penisola. A sud nasce l'emirato, poi califfato, di Cordova; a nord si costituiscono regni cristiani indipendenti (Leon, Oviedo); a est, al confine col regno franco (Catalogna), i sovrani carolingi costituiscono contee, poi raggruppate in un'unica Marca Hispanica, con funzione di argine verso l'islam ed entro l'area d'influenza carolingia. LA VISIGOTICA ● ● ● Sorge il problema dei Mozarabi, i cristiani che vivono nei domini arabi, accettandone usi e cultura, ma conservando la fede cristiana e la lingua latina e creando a loro volta una propria cultura, arte e scrittura caratteristica. Alla metà del IX sec. si intensificano, nel califfato di Cordova, le persecuzioni ai cristiani; molti di essi emigrano verso i regni cristiani del nord. La conquista araba determina una frattura nel mondo visigotico, ma occasioni di contatto e scambi culturali continuano tra le due zone della Penisola (Eulogio di Cordova). LA VISIGOTICA ● Secondo Schiaparelli la minuscola libraria visigotica ha origine da una precedente corsiva (a aperta, t con occhiello chiuso a sinistra) formatasi gradatamente sotto influssi diversi di altre scritture e scuole. Dal 2° quarto del sec. VIII si riscontra sulla corsiva visigotica l'influsso della scrittura araba (tratteggio diritto, tondo, pesante, forti prolungamenti delle aste; c,d,e,q con trattino d'attacco a sinistra, come nell' alfabeto arabo; uso del punto o di più punti sopra la lineetta o le lineette usate come segno abbreviativo come imitazione del segno abbreviativo usato nella scrittura araba. ● Fase prearabica da un arabica. LA VISIGOTICA ● ● ● Cencetti: Non dipendenza della libraria dalla corsiva, ma sviluppo parallelo delle due scritture nel quadro dello svolgimento ininterrotto della scrittura romana nella penisola iberica, avvenuto sulla base principale della scrittura comune, cioè la usuale. Recenti scoperte: ardesie graffite della Mesia centrale (fine VI sec3° quarto VII sec.) e 5 frammenti di pergamena conservati a Madrid (fine VII sec.). Non presentano particolari regionalismi grafici propri della penisola iberica. I primi esempi in visigotica sono dell'inizio VIII sec. LA VISIGOTICA ● ● ● ● Petrucci:le ardesie sono graffite in una corsiva non differente dalla corsiva nuova di origine romana. Da questa base si sviluppa in Spagna (tra secc. VII e VIII) una corsiva con elementi locali: inclinazione a sinistra, a aperta, alta e diritta, t occhiellata.. Dopo la conquista araba (711-714) e nei territori arabi occupati subisce influenze stilistiche della scrittura araba: tratteggi sinistrorsi, uso di abbreviazioni omettendo le vocali. Accanto alla corsiva (secc. VIII-XIII) viene usata anche una minuscola libraria detta visigotica. LA VISIGOTICA ● Presto gli scribi spagnoli elaborano anche un alfabeto maiuscolo proprio della visigotica, formato su base mista di lettere capitali e minuscole, con riquadratura dei tratti ( C ) o, al contrario, introduzione di elementi curvilinei (riccioli); elementi ornamentali a forma di cuore con tratti curvilinei interni che risentono dell'ornamentazione araba; lettere di dimensioni diverse, anche inserite le une nelle altre; tratto finale della R molto piccolo e orizzontale; B con occhielli piccoli e distanziati. LA VISIGOTICA ● ● Entro la visigotica si distinguono il tipo delle regioni centrosettentrionale detto astur- leonese e quello usato dalle classi colte mozarabe detto mozarabico (scuola di Cordova). La cultura mozarabica non ha documenti in corsiva, forse perchè sottoposta al dominio arabo e perciò da esso dipendente nella produzione delle testimonianze scritte. ITALIA ● ● ● ● ● I secc. VII-VIII sono caratterizzati dalla dominazione longobarda. I Longobardi sono un popolo di origine finnica giunto in Pannonia, reclutato dai bizantini (547), passato in Italia dal Friuli sotto la guida del re Alboino (568). Occupano in modo violento l' Italia settentrionale, larga parte della centrale, alcune aree del sud; non riescono a impadronirsi delle aree costiere, di Roma, di una fascia mediana che, attraverso la Pentapoli umbro- marchigiana, collega Roma all' esarcato e a Ravenna. Ravenna e l'esarcato, la Pentapoli, le zone costiere rimangono sotto l'influenza greco- bizantina. Roma ha (cattivi) amministratori bizantini; punto di riferimento sia civile che religioso diviene il vescovo (Gregorio Magno). ITALIA ● ● Inizialmente i Longobardi non usano la scrittura se non in modo magico- sacrale (pochi segni graffiti su oggetti metallici di cui non colgono il significato). Successivamente si stabilizzano e, a contatto con le residue forme dell' organizzazione e della cultura occidentale, si organizzano a loro volta fissando la corte a Pavia. ● Qui si riuniscono uomini di cultura (lingua e cultura latina) ● Qui si creano le condizioni per la conversione al cattolicesimo ● Qui è ampiamente utilizzata la scrittura ITALIA ● ● Non si può parlare di una scrittura nazionale „italiana“ dei secc. VII- VIII in quanto esistono aree culturali assai diversificate, corrispondenti alle zone di influenza di cui si è detto, e varie tipologie grafiche all'interno delle stesse aree culturali e, talora, degli stessi scriptoria. Al nord è possibile riscontrare elementi ricorrenti, tipici delle forme della corsiva nuova italiana. ITALIA ● ● ● ● Tanto nell' Italia bizantina che in quella longobarda, scrittura dominante di carattere non letterario rimane la minuscola corsiva. E' la scrittura corrente usata per tutte le evenienze quotidiane dagli alfabetizzati, che in Italia non sono pochi, anche nel periodo ostrogoto e longobardo, rispetto a tutte le altre regioni europee (Cencetti). Dalla minuscola corsiva muove l'evoluzione della scrittura in Italia (Cencetti). Nei codici, accanto alle librarie tradizionali (onciale, semionciale) si può trovare la minuscola semicorsiva, per manoscritti non solenni (Battelli). ITALIA CENTRO-NORD ● ● ● Tra VII e IX secolo l' Italia centrosettentrionale è la Regione d' Europa in cui il „particolarismo grafico“ ha la massima espressione. I centri scrittorii sono numerosi, appoggiati a vescovadi di antico e alto prestigio (Verona, Vercelli, Ivrea, Lucca) e a centri monastici di nuova fondazione (Bobbio (613), Novalesa (726), Nonantola (metà VIII sec.) Nella produzione libraria vi si usano diversi tipi di scrittura: alcuni più vicini alla onciale e semionciale tradizonale, ma con elementi corsivi e forme dissimili dal canone classico; altri a costituire una interpretazione più accurata e posata della corsiva documentaria locale e perciò ricchi di legamenti e di elementi corsivi. ITALIA CENTRO- NORD ● ● ● Il massimo centro scrittorio nei secc. VII- IX è il monastero di Bobbio (Pc) fondato da S.Colombano(613). Vi si producono numerosi manoscritti in differenti tipi di scrittura: in insulare, onciale, semionciale e, soprattutto, in una minuscola ricca di elementi corsivi, abbastanza calligrafica, riconoscibile per gli elementi insulari, ma mai univocamente tipizzata (Petrucci). Bobbio è il centro italiano in cui si fa maggior uso di palinsesti. ITALIA CENTRO- NORD ● Un caso esemplare (forse limite) di assenza di un indirizzo grafico comune è dato dal centro scrittorio di Lucca di cui resta un unico codice miscellaneo, scritto negli anni 796- 816 su iniziativa del vescovo Giovanni I in cui compaiono circa 40 mani diverse che usano, nel modo più disordinato, tutti i tipi di scrittura noti: dalla capitale alla onciale alla visigotica alla corsiva nuova italiana, a una scrittura commista di lettere onciali e corsive alla corsiva dei documenti... ITALIA CENTRO- NORD ● ● ● ● L' unico centro scrittorio che dà vita a una tipizzazione precisamente individuabile della minuscola libraria è il monastero benedettino di Nonantola (Mo), fondato alla metà del sec. VIII. Ne provengono una ventina di codici, oggi per lo più alla Nazionale di Roma. Cencetti ipotizza che il tipo di Nonantola abbia influenzato la formazione della beneventana. Battelli sottolinea che tale tipo non è solo simile alla beneventana delle origini, ma a numerosi altri manoscritti, non sempre attribuibili a un particolare centro scrittorio, legati tra loro da specifiche analogie grafiche e tutti risalenti ai secc. VIII- inizio IX. ITALIA CENTRO- NORD Caratteristiche della corsiva nuova italiana. ● In molti manoscritti genericamente assegnati all' Italia settentrionale si riscontrano elementi e caratteristiche ricorrenti: - scrittura tondeggiante, di modulo medio, con discreto numero di legamenti e abbreviazioni; a corsiva in forma di doppia c o di o+c, quasi mai onciale c crestata (spesso) d sia diritta che con asta inclinata a sinistra I alta in inizio di parola e talora anche all'interno, se semivocalica r se non lega a destra ha l'elemento ondulato che sovrasta le lettere successive ITALIA CENTRO- NORD - t presenta a sinistra dell' asta un occhiello più o meno chiuso e ampio; quando è in legamento con e, i, u assume la forma di beta rovesciato; nel caso di legamento ti si può trovare anche la t bassa. - il nesso et è usato anche all' interno di parola. - uso occasionale di segni abbreviativi di origine irlandese (autem, con, enim, eius, est, per), presenti a Bobbio e Verona, mai a Novara. - compendi limitati a p(er), q(ue), us, nomina sacra, suprascriptus, feliciter e pochi termini tecnici. ROMA ● ● Particolare sviluppo ha la corsiva nuova a Roma, o meglio, nella cancelleria pontificia. Purtroppo non restano originali anteriori al 788 (lettera di Adriano I a Carlo Magno). Non si può seguire lo svolgimento di questa scrittura, che nel 788 appare già concluso con la formazione di una scrittura cancelleresca canonizzata: la curiale romana. E' una scrittura di uso documentario. Il documento è tabellionale. LA CURIALE ROMANA ● ● ● Nasce all'interno della curia pontificia quale „Scrittura mista, derivata principalmente dalla minuscola corsiva e con qualche influenza libraria (della onciale e semionciale)“ (Schiaparelli). Nel VII sec. ha caratteristiche comuni alla curiale ravennate, nell' VIII assume caratteri propri. Secondo Rabikauskas ha una vicenda inscindibile da quella della cancelleria perché collegata all' esistenza delle scholae gregoriane preposte alla formazione del personale di cancelleria. E' influenzata dall'uso grafico bizantino nella rotondità. LA CURIALE ROMANA ● ● ● ● Tjader: la curiale ha origine dalla corsiva nuova e non riceve apporto dalle scritture librarie. Lettere caratteristiche: q, a, e, t Arrotondamento delle lettere. Tale processo è presente a Ravenna circa cinquanta anni prima che a Roma, forse per i più stretti contatti con la scrittura dell' alta amministrazione bizantina (Tjader). Nel 788 la curiale ha già tutti questi elementi. Le forme più compiute le raggiunge con Giovanni VIII (872- 882), con la tendenza a ingrandire la parte superiore della q. LA CURIALE ROMANA ● ● ● ● Nell'ultimo quarto del X sec. inizia una seconda fase, con tre privilegi di Giovanni XIII del 971, in cui lo scriba mescola lettere in curiale e in carolina. Dalla fine del X sec. sono sempre più numerosi i casi di documenti papali scritti completamente in carolina. Intorno al 1050 inizia la terza fase o della curiale nuova che durerà più di un secolo, caratterizzata dal rimpicciolimento del modulo, inserimento di elementi non appartenenti alla curiale, uso della penna con taglio obliquo. Prima che finisca il secolo, i notai del Sacro palazzo lateranense, spesso forestieri al seguito di papi stranieri, si sostituiscono a scriniarii e tabellioni romani e, non riuscendo a seguirne gli usi, introducono la minuscola rotonda al posto della curiale. LA CURIALE ROMANA ● Si torna al distacco tra la scrittura delle bolle e quella dei documenti privati romani, ma a rovescio di quanto accadeva prima del X sec.: ora è nelle bolle che si trova la scrittura ordinaria e nei documenti privati la speciale cancelleresca, che viene utilizzata regolarmente dagli scriniarii anche quando la cancelleria l'ha abbandonata defintivamente (Cencetti). Questa scrittura, artificiosa e di maniera, si irrigidisce sempre più e nella seconda metà del XII sec. subisce forti influenze dalla scrittura usuale. Tuttavia, a Roma, si può dire che nei documenti si passa quasi direttamente dalla curiale alla gotica. LA CURIALE ROMANA Caratteristiche: ● Inclinazione a destra ● Grande sviluppo delle aste ● Marcata rotondità delle forme ● ● A a forma di omega, e con cresta alta e inclinata a destra, semplice o a cappio; t di forma rotonda; q in due forme: aperta in alto o di forma maiuscola, con coda che scende di poco sotto al rigo, ha grande occhiello in alto e dimensioni superiori alle altre lettere. La curiale non ha un proprio alfabeto maiuscolo (salvo a ed n): si serve di lettere capitali e onciali di modulo ingrandito. LA CURIALE IN CAMPANIA ● ● ● ● Tipi particolari di curiale sono utilizzati a Gaeta e nei ducati campani di Amalfi e Napoli. A Napoli il più antico documento superstite in curiale è del 912; è attestata la presenza di un ordo curialium i cui componenti continuano a usare la loro grafia professionale anche dopo la caduta del ducato nel 1139, per quasi tutto il XIV sec. nonostante i divieti di Federico II (1220) e Carlo II d'Angiò (1306). In un documento del 1276 tale scrittura è chiamata curialesca, termine che fu adottato ufficialmente per definirla. Deriva dalla corsiva nuova, ma è più artificiosa della romana, con forme più angolose e dure e cuspidi alte per le legature. ITALIA MERIDIONALE Situazione politica ancor più confusa che al nord: ● ● ● ● ● ducati longobardi (Benevento, Capua, Calabria) Possedimenti bizantini (Puglia, coste calabre, Napoli, Sicilia, Sardegna, Venezia, Dalmazia); Napoli è governata da un dux (duca) Continue incursioni degli arabi, non solo lungo le coste, ma anche all'interno (830 e 846 Roma) Conquista araba della Sicilia (827- 902); a Palermo si insedia la prima dinastia araba, nell' 831. Continue lotte tra i vari soggetti politici, con alleanze effimere, frequenti cambi di fronte e continuo ricorso a truppe mercenarie di varia provenienza (saraceni, normanni) ITALIA MERIDIONALE ● ● Ludovico II, figlio dell' imperatore Lotario, scende in difesa di Benevento contro Bizantini e Saraceni. Uscito vincitore, divide il principato, i cui possedimenti giungevano fino all'Adriatico) in due principati: Benevento e Salerno (849). 891- 895: Bn è conquistata dai Bizantini, che vengono però sconfitti per intervento del duca di Spoleto. ITALIA MERIDIONALE ● ● Nei secc. VII- VIII i manoscritti attribuibili all' Italia meridionale sono rari e provengono per lo più dalle aree di influenza bizantina, dove prevalgono lingua, cultura e scrittura greca. La discesa dei Longobardi, nel periodo cruento dell' insediamento, determina la chiusura delle antiche scuole; la produzione libraria diviene quasi nulla fino all' affermarsi del centro monastico di Montecassino che, per alcuni secoli (almeno fino all' arrivo di Normanni e Svevi) è il centro culturale più importante dell' Italia meridionale. ITALIA MERIDIONALE ● ● ● ● Anche in ambito documentario i secc.VII- VIII presentano un vuoto. I più antichi documenti conservati in originale risalgono alla fine del sec. VIII e inizi IX (Cava dei Tirreni e Montecassino). Vi è usata la corsiva nuova di tradizione romana, senza grandi innovazioni. I codici del VI sec. attribuibili a Na, Capua e Vivarium (Calabria) sono in onciale e semionciale; dopo un vuoto di due secoli, i prodotti della fine del sec. VIII sono in una minuscola libraria ricca di elementi corsivi. Questa fase è giudicata come la fase iniziale della scrittura dell' Italia meridionale continentale, detta Beneventana. ITALIA MERIDIONALE ● ● ● Il Lowe è il primo studioso sistematico di questa scrittura. A lui si deve anche la scelta del nome di Beneventana tra quelli presenti nella precedente storiografia (scriptura longobardica, gotico- cordellata, littera beneventana, cassinese, longobardocassinese, longobardo- cassinese- beneventana). Area di diffusione: l'area a sud di una linea ipotetica che comprende Gaeta, Fondi, Veroli, Sora, Sulmona, Chieti e Teramo e località limitrofe; Montecassino e monasteri ad esso collegati; altri importanti centri, abbaziali e non, come Cava die Tirreni, Capua, Napoli, Salerno, Bari, San Liberatore alla Maiella presso Chieti, San Bartolomeo di Carpineto presso Penne, San Vincenzo al Volturno, Sant' Angelo in Formis, Troia, le Tremiti, il Gargano, la costa dalmata con i centri principali di Zara, Ossero, Traù, Spalato e Ragusa. Di uso raro in Calabria e Basilicata; non presente in Sicilia. ITALIA MERIDIONALE ● ● ● ● La beneventana nasce come calligrafizzazione della corsiva nuova, in risposta all'esigenza di disporre di una scrittura più agile e meno ingombrante rispetto a onciale e semionciale. Secondo il Lowe è scrittura derivata direttamente dalla corsiva nuova, senza influsso di scritture straniere. Lettere caratteristiche: a, t, i, ti; uso delle onciali per le scritture distintive di capitula, incipit, explicit. Lowe individua quattro fasi, corrispondenti a momenti significativi della storia di Montecassino. ITALIA MERIDIONALE Montecassino ● ● ● ● Monastero fondato da San Benedetto nel 529 Distrutto dai Longobardi nel 577, i monaci fuggono a Roma, al Laterano. Rifondato dall'abate Petronace di Brescia nel 718. Compiuto nel 741, acquisisce beni e prerogative grazie alla protezione di pontefici e sovrani. A fine secolo vi prendono l'abito Carlomanno e il re Rachis e vi dimora Paolo Diacono (1° periodo o „periodo dei tentativi“ o precapuano). Questa fase si interrompe drammaticamente nell' 883 quando viene assalito e incendiato dai saraceni. I monaci fuggono a Teano e poi, dopo un altro incendio, a Capua (896) (2° periodo o „della formazione“ o capuano) ITALIA MERIDIONALE ● ● ● Fino al 915 non si ha notizia di una nuova attività letteraria dei monaci, impegnati a riorganizzare la loro comunità. Nel 949 il monastero viene ricostruito, con l'abate Aligerno. I primi decenni sono caratterizzati da tensioni tra i monaci, soprattutto per motivi politici. Sotto l'abate Mansone (986- 996) parecchi monaci si allontanano; uno di essi, Teobaldo, si reca in Oriente e in Terra Santa, poi diviene preposito a San Liberatore alla Maiella e, infine, abate di Montecassino (1022- 1035). Teobaldo segna l'inizio d'un periodo nuovo nella storia della cultura dell' Italia meridionale. Nei suoi viaggi raccoglie molti codici e molti ne fa scrivere per arricchire la biblioteca monastica. Da Montecassino la cultura si diffonde anche nei centri minori. ITALIA MERIDIONALE ● ● Sotto l'abate Desiderio (1058-1086) poi papa col nome di Vittore III, Montecassino raggiunge una straordinaria potenza economica e sociale; viene ampliato e ornato di una basilica adorna di mosaici, opera di artisti greci, e produce codici che sono vere opere d' arte per le forme calligrafiche della scrittura e per le ornamentazioni (periodo della maturità. Secc. XI-XII) Dopo il periodo di Desiderio, il monastero declina lentamente (periodo della decadenza. Secc. XII-XIII). BENEVENTANA 1° Periodo: (fine VIII- fine IX sec.). La scrittura è irregolare, le parole non sono distinte; prevalgono gli elementi della corsiva; lo stesso scrittore usa forme diverse per la stessa lettera e non è costante nell' uso delle legature; non vi è regola fissa nella distinzione grafica tra il suono duro e quello sibilante della t (statim, etiam); la i può essere alta e la r finale corta, ma senza regola; uso incerto delle abbreviazionie della punteggiatura a e b sono aperte; c si innalza sopra il corpo delle lettere come nella corsiva; i titoli dei capitoli sono in maiuscola, specialmente in onciale; l'iinchiostro è pallido. LA BENEVENTANA ● ● ● ● 2° periodo: (fine IX.- X sec.). La scrittura assume aspetto calligrafico, con lettere ben formate, regolari e rotonde; le parole sono ben divise. A metà del secolo si determina l'aspetto caratteristico dovuto al tratteggiamento spezzato delle aste e alla distinzione regolare dei tratti grossi e sottili. Legature ei, fi, gi, ri, ti obbligatorie; costante la distinzione grafica della ti con suono duro o sibilante; la i alta è usata secondo regole fisse: se è semivocale e in inizio di parola se non seguita da altra lettera alta. Se all'inizio della frase vi è una preposizione, è in genere considerata unita alla parola che segue (Ininitio); parole composte possono essere scritte staccate (deInde); la r finale è corta. Compaiono segni abbreviativi insulari (7= et;H = enim; est; id est) Titoli dei capitoli in maiuscola (onciale); dal IX sec. uso di scrivere su due colonne. LA BENEVENTANA ● ● ● ● ● 3° periodo: (secc. XI- XII). Massimo sviluppo e diffusione. Lettere regolari e ben proporzionate, tratteggiamento fortemente calligrafico, specie per la spezzatura delle aste, per il chiaroscuro e la predilezione per il tratto obliquo. Elemento caratteristico del periodo è il tratto orizzontale che lega insieme più lettere, in corrispondenza della linea superiore di scrittura, in modo che l'intera parola sembra attraversata da una linea orizzontale. Tratti rotondi delle lettere vicine accostati a formare un nesso. Nel sec. XI aumento delle abbreviazioni e introduzione delle letterine soprascritte. Titoli delle rubriche in beneventana. r finale dapprima sia corta che lunga, poi solo lunga. LA BENEVENTANA ● ● ● 4° periodo: (secc. XII- XIII) la scrittura tende a rimpicciolirsi, le forme divengono più angolose e vengono introdotti elementi propri di altri centri scrittorii. La rigatura è spesso a inchiostro. I manoscritti della regione di Bari e della Dalmazia si distinguono per maggiore rotondità delle lettere e leggerezza di tratteggio. Si nota l'uso frequente della e crestata, simile a epsilon; uso della linea con punto soprascritto nelle abbreviazioni; uso del segno + per est; r finale sempre corta; nelle iniziali spesso compare il profilo umano. LA CAROLINA
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