FEDERAZIONE ITALIANA DEI CINEFORUM www.cineforumsanbonifacio.it CINEFORUM DI SAN BONIFACIO (VR) FATHER AND SON Soshite Chichi Ni Naru L'architetto Ryota, sua moglie Midori e il loro figlio Keita hanno una vita perfetta. Finché arriva una telefonata dall'ospedale in cui 6 anni prima è nato il bimbo. Keita non è figlio loro. L'ospedale consegnò alla coppia il neonato sbagliato. A sua volta il loro figlio biologico è stato cresciuto da una famiglia di bottegai. Ryota dovrà prendere una decisione cruciale. REGIA Hirokazu Koreeda SCENEGGIATURA Hirokazu Koreeda FOTOGRAFIA Mikiya Takimoto MONTAGGIO Shin Yasui INTERPRETI Masaharu Fukuyama, Yoko Maki, Jun Kunimura, Machiko Ono, Isao Natsuyagi, Kirin Kiki, Lily Franky, Jun Fubuki, Megumi Morisaki PRODUZIONE GAGA, TV Man Union DISTRIBUZIONE Bim Film PAESE GIAPPONE, 2013 DURATA 120’ PREMIO DELLA GIURIA AL 66. FESTIVAL DI CANNES (2013). "Contano più i legami di sangue o i legami affettivi, quand'è che un padre diventa veramente tale, è il legame di sangue con il figlio che fa un padre o è il tempo che questi passa con lui? È nato da tutte queste domande, e da altre ancora, il film del regista giapponese Hirokazu Kore-Eda, intitolato 'Tale padre, tale figlio', (...) il lavoro di Kore-Eda si segnala però per la tenerezza del suo sguardo verso i due piccoli protagonisti, inconsapevoli di essere al centro di una vicenda che corre il rischio di avere conseguenze più gravi di quelle previste. E, allo stesso tempo, delinea bene il percorso di presa di coscienza dei genitori, soprattutto di Ryota, dei limiti e della vera portata del proprio ruolo di padre." (Andrea Frambosi, “L'Eco di Bergamo”) “Quando Keita ha sei anni, Ryota (Masaharu Fukuyama) e la moglie Midori (Machiko Ono) scoprono che alla sua nascita c'è stato uno scambio di neonati, e che il loro figlio naturale è un altro. Lasciando sullo sfondo la prospettiva materna di Midori, il regista giapponese racconta la difficile paternità di Ryota, divisa tra il pregiudizio del "sangue" e la realtà dell'affetto, e segnata dalla sua stessa esperienza di figlio..” "Con un soggetto simile in America avrebbero fatto un film sullo scontro tra culture e sarebbero volate pallottole, in Italia una commedia con Fabio De Luigi e Luca Argentero, in Francia una storia cupa di sesso e ricatti. Per fortuna invece 'Father and Son' lo ha girato il giapponese Hirokazu Kore-eda, 51 anni («e padre da 5», tiene a precisare), aficionado dei grandi festival ma poco noto in Italia, che con questo film limpido solo in apparenza ha conquistato un premio a Cannes. (...) Kore-eda proietta l'eterna favola del figlio scambiato in un paese lontanissimo dal nostro per educazione, cultura, senso del decoro e delle regole sociali. Ma proprio per questo capace di svelare i sentimenti più segreti, scavando sotto le apparenze, con una tenacia e insieme una dolcezza che cercheremmo invano in un film statunitense o europeo. Un esempio di ciò che il cinema giapponese, e più in generale asiatico, ha sempre fatto meglio di quello occidentale. E non solo per la delicatezza del tocco, che riconduce i conflitti più laceranti nella cornice delle buone maniere, ma per la precisione chirurgica delle inquadrature. Da sempre attento ai bambini, che dirige meravigliosamente, e al loro punto di vista, stavolta infatti Kore-eda cambia ottica per raccontare tutto con gli occhi dei padri (del primo in particolare, che ha il percorso più accidentato). Salvo ribaltare di colpo la prospettiva con la scena, semplicissima e geniale, in cui il padre scopre le foto fattegli dal figlio mentre dormiva. Difficile essere più semplici e profondi insieme. Come tutto questo film, che non smette di porre la stessa domanda, piccola e immensa: quando è, di preciso, che si diventa padri?" (Fabio Ferzetti, “Il Messaggero”) “Father and Son' affronta l'ardua questione se la paternità sia un fatto di sangue, narrando di due famiglie che, per uno scambio di neonati in ospedale, scoprono di aver allevato il figlioletto sbagliato. Che fare? (...) A riprova che quella giapponese è una società patriarcale, le figure delle pur trepidanti madri restano sullo sfondo; il vero protagonista della commedia agrodolce di Kore-eda Hirokazu, regista di risaputa finezza formale, è Ryota, il cui cuore solo alla fine si schiuderà alla consapevolezza del valore di un rapporto paterno costruito sull'amore invece che sul Dna. La sua è una trasformazione troppo repentina per essere convincente, e tuttavia gratifica la nostra voglia di tenerezza." (Alessandra Levantesi Kezich, “La Stampa”) "Architetto cool, Ryota ha una famiglia da Mulino Bianco, una Lexus in garage e un appartamento da catalogo di design. Tutto bene, finché la bella mogliettina non riceve una telefonata dall'ospedale dove aveva partorito: Keita, 6 anni, non è il loro figlio. C'è stato uno scambio, e quello naturale è finito in una famiglia modesta in tutto e per tutto, tranne che nei sentimenti. Keita o non Keita, questo è il dilemma di Ryota, perché, ci dice il regista giapponese Kore-eda Hirokazu, chi è tuo figlio, quello che fai o quello che cresci? Domanda da ko emotivo servita superbamente in Concorso all'ultimo festival di Cannes, dove 'Father and Son' ha incassato il premio della Giuria (e pare perfino poco): paternità biologica e paternità educativa/affettiva a duettare, risate e lacrime generose, regia intima e recitazione empatica, le scorciatoie vengono buttate nel fuoricampo. Già, 'tale padre, tale figlio' recita l'adagio, ma che significa davvero? Risponde un dramedy che è un capolavoro di scrittura, un peana alla nostra fragilità e la deliziosa conferma che il cinema non può cambiare il mondo, ma può cambiare l'uomo. Da vedere, meditare e godere: senza se e senza ma." (Federico Pontiggia, “Il Fatto Quotidiano”) "Piacerà a chi magari pensando di trovarsi uno dei soliti aneddoti da TV del pomeriggio, scoprirà con sorpresa un'opera bella e significativa da seguire come un thriller fino alla fine. Come è successo agli spettatori di Cannes 2013 (entrati coll'intenzione di 'tagliare' dopo mezz'ora sono rimasti inchiodati alla poltrona fino al centoventesimo minuto)." (Giorgio Carbone “ 'Libero”) Curiosità La trama di questo film ricorda quella del film francese Il figlio dell'altra: due famiglie, una israeliana e una palestinese, scoprono che i loro figli sono stati scambiati alla nascita. Remake La DreamWorks ha acquisito i diritti del film per farne un remake, dopo che Steven Spielberg lo vide a Cannes, dove lo stesso regista era il presidente della giuria.
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