LIBERARE IL POTENZIALE DELL'ECONOMIA SOCIALE PER LA CRESCITA IN EUROPA PRESIDENZA ITALIANA dell'UE evento SULL'ECONOMIA SOCIALE L’attenzione per il tema dell’economia sociale – in cui nel dibattito pubblico europeo si tende a ricomprendere una molteplicità di forme diverse di impresa, dalle cooperative e mutue alle imprese sociali e di comunità, fino alle esperienze di economia solidale, diversamente definite a seconda delle esperienze nazionali – negli ultimi anni è costantemente cresciuta. Questo interesse, che si manifesta tanto a livello comunitario quanto di singoli paesi, è il segnale di un clima sociale e politico sul quale hanno lasciato una traccia profonda la crisi finanziaria e le recessioni che ne sono seguite. La certezza che lo sviluppo economico dipenda da un’unica forma di organizzazione delle attività economiche, basata su imprese che hanno come fine esclusivo la massimizzazione del profitto per gli azionisti e in cui la dimensione finanziaria risulta prevalente, è stata scossa dalla constatazione di una sempre maggiore instabilità dei sistemi economici e dagli effetti negativi della crescente disuguaglianza sulla realtà sociale. E’ ormai evidenza comune, ribadita non solo da ricerche e studi ma anche da una ampia serie di documenti ufficiali della stessa Unione europea1, che per raggiungere gli obiettivi di progresso che i paesi europei si sono prefissati l’azione delle istituzioni pubbliche e del private business da sola non basti. Un maggiore pluralismo, anche delle forme di impresa, è la chiave di un cambio di rotta, perché è necessaria la mobilitazione di nuove energie e risorse, anche superando il tradizionale binomio stato-mercato. A ciò si aggiunge l’esigenza di ripensare il concetto stesso di sviluppo a partire da un ruolo più importante della dimensione sociale, che si esprime in varie forme e secondo diverse sensibilità. Il dibattito più recente, specie se osservato a livello europeo, mostra una pluralità di approcci. Si spazia dalla rilevanza attribuita all’innovazione relativa a temi di interesse sociale (social innovation, intesa dal punto di vista dell’oggetto), al ruolo degli stessi soggetti sociali nel produrre tale innovazione (social innovation, intesa dal punto di vista degli attori), fino ai criteri per valutarne l’impatto (social impact) e quindi per decidere la migliore allocazione delle risorse finanziarie sia pubbliche che soprattutto private (impact investing). Quel che però tutti questi approcci hanno in comune è l’importanza che viene riconosciuta alla produzione di beni e servizi orientati non solo a contenere la spesa pubblica e a soddisfare bisogni, ma anche a rafforzare la qualità dei legami sociali, secondo principi di solidarietà e condivisione. Per questo il tema della social economy ha una portata unificante e si pone come cardine essenziale nel quadro delle strategie di sviluppo con cui i paesi europei si propongono di bilanciare le misure di austerità che hanno fin qui contraddistinto la reazione alla crisi. Di qui la decisione del Governo italiano, nell’ambito del proprio turno di presidenza del Consiglio dell’Unione europea, di dedicare una speciale riflessione al tema del ruolo dell’economia sociale per la crescita europea, nella forma di una consultazione pubblica e di un evento pubblico partecipativo e di ampio respiro. Considerando che il Semestre di Presidenza italiana coincide con l’avvio della nuova legislatura del Parlamento europeo e con l’insediamento della nuova Commissione europea, tale riflessione assume ancora maggiore valore in quanto può contribuire a definire i termini su cui orientare l’azione comunitaria nel prossimo periodo. _________________________________ 1 Senza pretesa di esaustività si vedano ad esempio: European Parliament (2008/2250/INI), “Social Economy resolution”; Communication COM (2011) 682 “Social Business Initiative Creating a favourable climate for social enterprises, key stakeholders in the social economy and innovation”; Communication COM (2013) 83 “Towards Social Investment for Growth and Cohesion”; e inoltre i vari riferimenti all’importanza dell’economia sociale nel Single Market Act , il progetto di mappatura dell’impresa sociale della DG EMPL, e l’importanza attribuita all’inclusione sociale nella destinazione dei fondi strutturali (ESF, ERDF) e nel programma EaSI - EU Programme for Employment and Social Innovation. Infine va ricordato il costante impegno su questo tema del EESC – European Economic and Social Committee, che nel 2012 ha pubblicato “The Social Economy in the European Union”. Ciò anche tenuto conto del fatto che alla crescita di attenzione politica e culturale nei confronti dell’economia sociale ancora non corrisponde una analoga azione sul fronte degli strumenti – normativi, regolamentari, finanziari – capaci di favorirne uno sviluppo che senza negarne la specifica identità ponga le imprese dell’economia sociale in condizione di competere alla pari, in via sostanziale e non solo formale, con le forme di impresa più tradizionali. Alcuni passi certamente sono stati compiuti (come nel caso delle nuove disposizioni in materia di appalti pubblici2, ma molti di più sono quelli ancora da realizzare. A questo proposito si possono ricordare alcune importanti questioni su cui l’orientamento europeo non sembra coerente con la volontà di sostenere l’economia sociale. Tra queste: il condizionamento all’attività del credito cooperativo europeo creato dalla mancanza di proporzionalità nell’applicazione di una normativa concepita per le grandi banche commerciali (e pensata per evitare rischi ai quali la forma cooperativa di credito si è dimostrata in larga parte estranea); il mancato chiarimento sulla possibilità di concedere benefici fiscali alle imprese dell’economia sociale che adottano vincoli stringenti alla distribuzione di utili; la mancata presa di posizione sulla possibilità di adottare un’IVA ridotta per le imprese che producono beni e servizi di interesse generale. Solo per citare alcuni esempi. Considerato il tema in discussione, il Governo italiano intende adottare per il proprio evento un’impostazione aperta con il contributo diretto di quanti operano nel settore, con lo scopo di contribuire a creare una percezione comune attorno ad alcuni punti-chiave per una “azione affermativa” a favore dei soggetti dell’economia sociale, a beneficio di un riequilibrio delle politiche europee di sviluppo che tenga in maggiore conto la dimensione dell’economia sociale. Ciò anche a tenendo conto che su questi temi l’Italia ha svolto un ruolo di precursore, adottando fin dal 1991 una legislazione su una forma di impresa sociale (la cooperativa sociale) cui si sono poi ispirati diversi altri paesi dell’Unione, che prevede tra l’altro la possibilità di assegnare lavori pubblici in modo diretto alle imprese sociali di inserimento lavorativo e la riduzione al 4% dell’IVA per le cooperative sociali. Pertanto l'iniziativa si articola in due fasi: i) una consultazione pubblica a livello europeo, da svolgere nel periodo dal 5 agosto al 12 settembre volta a raccogliere idee e proposte per favorire lo sviluppo dell'economia sociale, e a sollecitare candidature per intervenire nell'incontro di novembre; ii) un incontro internazionale, che avrà luogo a Roma il 17-18 novembre, nel quale esponenti dell'economia sociale e loro stakeholder, policy maker e regolatori, studiosi e quanti sono interessati a sviluppare il potenziale dell'economia sociale si troveranno, anche sulla base dei risultati della consultazione pubblica, per discutere pubblicamente sugli aspetti nodali che condizionano lo sviluppo dell'economia sociale all'interno dell'Unione Europea. In entrambi i casi l’obiettivo è quello di contribuire alla definizione dell’agenda europea in materia di economia sociale, con un approccio trasparente, dialogante e partecipativo. La finalità è di promuovere un livello più avanzato di confronto, e possibilmente di consenso, attorno ad una serie di questioni rilevanti per una strategia di sviluppo dell’economia sociale. Al fine di facilitare tale dialogo è stata predisposta dagli organizzatori la traccia riportata di seguito, articolata su alcune domande che vengono sottoposte alla consultazione pubblica e che al tempo stesso costituiscono i temi principali dell’incontro di novembre. _____________________________ 2 Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull’aggiudicazione dei contratti di concessione e Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici. QUESTIONS FOR PUBLIC CONSULTATION 1 Così come la biodiversità è importante per l’ambiente, è sempre più evidente che la diversità delle forme di impresa gioca un ruolo fondamentale nell’economia e nella società. Qual è il contributo distintivo delle organizzazioni dell’Economia Sociale al continente europeo in termini di sviluppo economico e sociale? In che modi esse contribuiscono a soddisfare i bisogni dei cittadini europei al di là di quanto possono fare lo stato e le altre forme di impresa (ad esempio fornitura di servizi sociali o di interesse generale aggiuntivi, mobilitazione di risorse imprenditoriali aggiuntive da parte di soggetti non motivati da obiettivi lucrativi, opportunità di impiego più inclusive, recupero di imprese in difficoltà, ecc.)? Qual è la loro importanza per la crescita dei livelli di partecipazione dei cittadini alla vita economica e sociale? Questi contributi sono sufficientemente riconosciuti? In questi anni, l’economia sociale è stata in Europa un baluardo sul fronte della crisi: infatti le organizzazioni hanno garantito al contempo risposte di coesione e inclusione sociale e tenuta occupazionale. Per questa ragione ora devono essere considerate un volano per uscire dalla crisi. Per uscire dalla crisi, infatti, occorre sviluppare una economia più partecipata, che coinvolga più persone e socializzi di più i benefici prodotti; che condivida e ridistribuisca la ricchezza nel momento e nel luogo in cui la produce, con una forma di sussidiarietà economica. La prima funzione dell'economia sociale é quella di rendere più democratica l'economia. L'economia sociale può essere un elemento di una strategia di uscita strutturale dalla crisi, se i lineamenti di tale economia che sembrano adatti a rinnovare il sistema produttivo europeo venissero sfruttati nel modo giusto. In particolare, tra le varie organizzazioni, la funzione delle cooperative in Europa è anche quella di dimostrare che una maggiore partecipazione dei lavoratori e degli utenti, che divengono soci consapevoli di un progetto d'impresa, porta una maggiore equità che a sua volta conduce necessariamente anche a maggiore sostenibilità, più giustizia sociale e più coesione. Il contributo distintivo della componente cooperativa dell’economia sociale risiede nel fatto che le cooperative sono: 1. Imprese che nascono e si sviluppano per soddisfare i bisogni mutualistici comuni (non lucrativi) dei loro soci; 2. regolamentazione Che sono imprese (una testa, alla normativa un voto). 2 La europea delle imprese “democratiche” e dei mercati (dagli standard contabili sugli aiuti di stato) tiene sufficientemente in conto l’importanza della diversità delle forme di impresa? Le Grazie al fatto di rappresentare comuni dasociale cui nascono sul mercatoriconosciute e, operando indaunparte contesto specificità delle organizzazionii bisogni dell’economia sonoli portano sufficientemente dei pluralistico, oltre a portare sul mercato esigenze e modalità che altrimenti non sarebbero rappresentate legislatori quando questi cercano di “livellare il campo di gioco” per tutte le forme di impresa? Ci sono influenzano anche il comportamento delle altre imprese. L’avere funzioni diverse dalle imprese che massimizzano politiche europee che hanno effetti negativi sulle organizzazioni dell’economia sociale? il profitto migliora notevolmente il contesto concorrenziale. Sono molti gli esempi a livello nazionale ed europeo. Le imprese cooperative operano conspecifica efficacia che nei consenta cosiddettialle “Servizi di pubblicadell’economia utilità” nel campo Serve realizzare una politica fiscale organizzazioni socialedell’energia di vedere elettrica, dell’acqua e del gas. Ma non si consente adeguatamente lo sviluppo e la promozione di tali forme di valorizzata la funzione mutualistica e di beneficio alla collettività, riconoscendo condizioni che consentano di imprese a causa della normativa non sempre adeguata a livello nazionale (è il caso dell’Italia) e non omogenea in valorizzare la loro funzione sociale con una forma adeguata di tassazione. Europa. La formula cooperativa rimane l’unica forma possibile per garantire il controllo e la proprietà dei Servizi d’Interesse Generale. La questione non può essere affrontata solo in base al principio comunitario della concorrenza, come in passato spesso hanno fatto vari organismi dell’Unione Europea, a scapito di altri pilastri. Esistono anche altri principi Anche nel che settore della distribuzione rimaneimportanza. fondamentale l’impresa cooperativa soci per consumatori pera comunitari dovrebbero avere la medesima Infatti, il campo di gioco vatra livellato permettere contribuire a realizzare un “consumo più consapevole e responsabile” ed anche per dare un quadro al crescente tutti di giocare la partita a pari condizioni e a fronte di caratteristiche diverse (assenza di scopo di lucro, struttura fenomeno dei di organizzazione cosiddetti “Gruppi d’Acquisto”. proprietaria democratica, modelli e governance partecipativi) va prevista la possibilità di regimi articolati. Lo sviluppo della mutualità integrativa a fini previdenziali e delle Società di mutuo soccorso attive nell’area dell’assistenza è unfiscale altro specifica aspetto importante. pensare a modelli di governance fiscali, Serve realizzaresanitaria una politica che consentaServe alle organizzazioni dell’economia socialenon di vedere rispettosi delle autonomie delle singole formazioni, ma capaci di indirizzarle in logica di vera complementarietà valorizzata la loro funzione mutualistica e di beneficio alla collettività, riconoscendo condizioni che consentano di rispetto politiche sanitarie Paesi di dell’Unione. valorizzare alle la loro funzione previdenziali sociale cone una forma dei adeguata tassazione. L’agenda contenere in maniera trasversale contributo che le mutue organizzazioni dell’economia Inoltre, il europea risparmiodeve potenziale generato dall’azione delle ilcooperative, delle e delle imprese socialisociale per le danno. Sia le politiche generali dell’Unione Europea, sia quelle settoriali, devono prendere in considerazione in casse dello Stato e degli enti pubblici, può essere il punto di partenza di interventi di natura compensativa. maniera peculiare una strategia di sviluppo dell’economia sociale come si metterà in evidenza nelle risposte alle domande seguenti. L’agenda europea deve integrare le specificità delle organizzazioni dell’economia sociale in una serie di dossier tra cui, in particolare, segnaliamo quello sugli aiuti di stato, quello sulla revisione della vigente normativa IVA in 3 Le politiche esistenti (tra cui, ad esempio, le normative sugli appalti, il supporto alle start-up e in particolare alle start-up sociali innovative, formazione all’imprenditorialità, meccanismi di cofinanziamento ecc.) sono sufficientemente efficaci nel supportare l’economia sociale e stimolare la sua crescita? Ci sono altre politiche, al momento non previste, che dovrebbero essere prese in considerazione? E’ necessario in primo luogo un cambio di paradigma. Per l’Unione Europea i finanziamenti che riguardano i beni comuni e le politiche sociali devono essere considerati investimenti, non spesa! Le Istituzioni europee devono riconoscere che la crescita e il progresso dell’Europa e dell’economia non si possono realizzare senza equità e giustizia e che la coesione sociale sia essa stessa un fattore di sviluppo che le organizzazioni dell'economia sociale perseguono con maggiore “diffusione pubblica dei benefici” rispetto alle imprese ordinarie. Un sistema economico in cui le imprese dell'economia sociale ricoprono un ruolo più incisivo sarebbe meno esposto alla speculazione sui mercati finanziari. Ad esempio, le cooperative italiane negli anni della crisi hanno messo sempre al centro la tenuta occupazionale e il mantenimento del lavoro dei propri soci. L'economia sociale è importante soprattutto per i risultati raggiunti, per il rafforzamento della democrazia economica e, pertanto, potrà sviluppare tutto il suo potenziale soltanto se potrà beneficiare di condizioni politiche, legislative e operative adeguate, tenendo in considerazione la ricchezza rappresentata dalla diversità delle istituzioni dell'economia sociale e le loro specificità. In particolare, si ritiene importante evidenziare che le imprese dell'economia sociale non debbano essere soggette all'applicazione delle stesse regole di concorrenza delle altre imprese e che esse necessitino di un quadro giuridico certo, basato sul riconoscimento dei loro specifici valori, che permetta loro di operare su un piano di parità rispetto alle altre imprese. Come sottolineato nella “Dichiarazione di Strasburgo”, l’Unione Europea deve proseguire le azioni dell'Iniziativa per l'imprenditoria sociale potenziandole e promuovendo una seconda fase per allargarne il campo d'azione e rafforzarne il partenariato con gli Stati membri, gli enti regionali e locali, le organizzazione della società civile e i principali attori dell'ecosistema. 4 In alcuni paesi le differenze tra le organizzazioni dell’economia sociale e altri tipi di impresa sono rese Il Comitato economico e sociale europeo, la attività Commissione europea il(attraverso un'apposita struttura e esplicite tramite specifici vincoli alla loro (ad esempio vincolo alla distribuzione degliinterservizi) utili, l’asset il Parlamento europeo devono assumere piena titolarità delle azioni proposte a Strasburgo e delle proposte che lock, ecc.), che a loro volta danno diritto a vari benefici fiscali. Idealmente quali sono i vincoli che scaturiranno dalla Conferenza che si terrà a Roma il 17 e 18 novembre e darvi corso. potrebbero essere imposti alle organizzazioni dell’economia sociale per giustificare un trattamento particolare in termini di politica fiscale? Sono tre i punti che qualificano come minimo comune denominatore le organizzazioni dell’economia sociale in relazione alle conseguenze sulla tassazione: la finalità mutualistica o di interesse generale perseguita, i modelli di organizzazione e governance improntati alla partecipazione di soci, destinatari e altri stakeholders e l’assenza di scopo di lucro. Un trattamento promozionale particolare conseguentemente va riservato alle organizzazioni che abbiano questi vincoli. Un altro punto (da con confondere con la partecipazione) è quello della democraticità delle organizzazioni. Non è una caratteristica di tutte le organizzazioni dell’economia sociale (infatti ne sono sprovviste ad esempio molte organizzazioni quali Fondazioni, Imprese sociali costituite secondo determinati modelli societari), ma è peculiare del modello associativo e soprattutto del DNA di quello cooperativo. 5 A differenza delle società per azioni, che sono normate in modo simile in tutta Europa, le leggi che governano le diverse organizzazioni dell’economia sociale (cooperative, mutue, fondazioni, associazioni, imprese sociali, ecc.) variano in modo significativo da paese a paese. Questa varietà è una risorsa che va coltivata o sarebbe preferibile una convergenza verso definizioni e quadri normativi rispettosi delle specificità di ogni forma di impresa e condivisi a livello europeo? Le cooperative con una propria identità giuridica, economica e culturale contribuiscono alla diversità dell'economia europea, che si basa su una pluralità di forme di impresa. Le cooperative sono imprese fondate sui valori, che operano in base a una serie di principi riconosciuti a livello internazionale: 1) adesione volontaria e aperta; 2) controllo democratico dei soci; 3) partecipazione economica dei soci; 4) autonomia e indipendenza; 5) istruzione, formazione e informazione; 6) cooperazione tra cooperative; 7) attenzione ai bisogni della comunità. Nei vari Paesi europei la diversità e la pluralità delle forme giuridiche è una ricchezza e trova le proprie radici nella storia. Allo stesso tempo, la crisi ha sollevato un nuovo interesse e maggior consapevolezza verso i diversi modelli di impresa. L'iniziativa sull’imprenditoria sociale avviata dalla Commissione, ad esempio, ne è la dimostrazione. La varietà è certamente una risorsa che va coltivata e, a livello europeo, sono importanti quadri normativi rispettosi delle specificità di ogni forma di impresa. 6 In che modo istituzioni europee, Stati membri e regioni possono integrare con efficacia i soggetti dell’economia sociale nel loro processo di riforma strutturale, così da far leva sul potenziale di queste organizzazioni a fini di sviluppo economico e sociale? Per far questo serve realizzare una “politica industriale europea” per lo sviluppo dell’economia sociale come leva importante e strategica con una nuova politica europea sui beni pubblici e i beni comuni che sono l’ambito principale per la crescita delle imprese sociali e cooperative. Inoltre, bisogna favorire al massimo nel processo di riforma strutturale, a tutti i livelli, la partecipazione nel prendere decisioni. Il principio di sussidiarietà è spesso rimasto sulla carta, a tutti i livelli: europeo, nazionale e locale. Per far leva sul potenziale di queste organizzazioni a fini di sviluppo economico e sociale, è indispensabile che nella fase in cui si prendono le decisioni, il contributo in termini di proposte politiche e di azioni conseguenti che viene dalle organizzazioni rappresentative del settore dell’economia sociale sia tenuto nella massima considerazione. 7 Che ruolo possono svolgere la conoscenza statistica e l’attività di ricerca nel favorire la visibilità dell’economia sociale? Gli istituti nazionali di statistica dovrebbero essere più coinvolti nella produzione di dati su queste organizzazioni? In particolare, in che modo potrebbero contribuire a mettere in luce la rilevanza economica di ogni specifica forma organizzativa appartenente all’economia sociale? Le università europee dovrebbero soddisfare un bisogno di ricerca e formazione più specializzato sui temi dell’economia sociale? C’è certamente bisogno di incrementare il patrimonio di conoscenza statistica e l’attività di ricerca sull’economia sociale. Si tratta, infatti, per certi aspetti di un fenomeno in rapida evoluzione. In particolare, riteniamo importante che si presti maggiore attenzione, anche a livello di ricerca, alla crescita della dimensione imprenditoriale e occupazionale nell’economia sociale. Infatti, è divenuto un fenomeno rilevante e occorre proseguire l'opera di ricerca e di raccolta di dati statistici nazionali e per migliorare la comprensione, il riconoscimento e la visibilità del settore, sia tra i responsabili politici che tra il grande pubblico. La conoscenza statistica è decisiva: non dovrebbe essere considerata una possibilità ma una necessità. L’assenza di informazioni rigorose è un elemento che contribuisce alla mancata percezione del ruolo dell’economia sociale. Occorre sollecitare gli Istituti di Statistica nazionali a produrre dati e informazioni sulle organizzazioni dell’economia sociale (nelle loro diverse forme). Analogamente occorrere sollecitare e sostenere le università che vorranno sviluppare ricerca e formazione sull’economia sociale. Al tempo stesso materie inerenti l’economia sociale dovrebbero essere incluse nei curriculum ordinari a livello trasversale in tutti gli ordinamenti. 8 I documenti dell’ Unione europea in materia di economia sociale pongono spesso enfasi su due caratteristiche di queste organizzazioni: il radicamento territoriale e la necessità che le loro attività siano riproducibili su scala più ampia. Come riconciliare questi aspetti? Il legame organico con la comunità locale, volto a valorizzare in chiave solidaristica ed imprenditoriale le potenzialità di cui ogni territorio dispone per creare vera e buona occupazione e fronteggiare i bisogni dei cittadini, in particolare dei più deboli e svantaggiati, comporta la necessità di sviluppare un’azione costante di radicamento, di costruzione di rapporti con i cittadini, con i gruppi sociali e con le istituzioni, finalizzata al “perseguimento della promozione umana e all’integrazione sociale”, opzioni queste inconciliabili con una politica volta esclusivamente al solo sviluppo economico e commerciale. La territorialità vuol dire aderenza alle specificità della domanda e alle condizioni socio-economiche delle comunità servite e non confligge con la riproducibilità dei modelli organizzativi e dei processi assistenziali in presenza di condizioni omogenee. Ad esempio, una delle caratteristiche peculiari del sistema di sviluppo della cooperazione sociale italiana, è stata la funzione strategica dei consorzi a livello locale, regionale e nazionale per aggregare le cooperative. Questo ha permesso lo scambio di buoni prassi e la riproducibilità delle azioni e delle innovazioni su tutto il territorio nazionale, l’aggregazione e la messa a sistema di una serie di funzioni. 9 Le organizzazioni dell’ economia sociale contano su una lunga tradizione di collaborazione e partenariato con il settore pubblico, e questa relazione si è venuta costantemente modificando nel corso del tempo. Quali sono le linee lungo le quali sviluppare ulteriormente questo rapporto nel futuro, rafforzandolo? Un punto di partenza importante sono le previsioni delle nuove direttive sugli appalti e concessioni in relazione agli appalti riservati per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili (art. 20) e agli affidamenti di servizi sociali (artt. 74-77). Dovranno essere celermente recepite fedelmente nelle legislazioni nazionali e applicate al più presto. Gli operatori economici presenti nel panorama dell’Economia Sociale sono inquadrabili come PMI e la ratio del “Codice Europeo di buone pratiche per facilitare l’accesso delle PMI agli appalti pubblici”, consiste nel fornire orientamenti sul modo in cui le amministrazioni pubbliche possano applicare la normativa sugli appalti pubblici in modo tale da agevolare la partecipazione delle PMI. Proprio nell’attuale fase di lavoro di approfondimento delle Direttive Europee sugli appalti ed in preparazione del recepimento delle stesse, da parte dei legislatori degli Stati Membri, bisogna creare i presupposti adeguati e favorevoli per lo sviluppo ed il supporto delle PMI in Europa. L’agenda europea dovrebbe anche suggerire agli Stati membri di abbattere gli steccati che riducono gli spazi per la sperimentazione del partenariato pubblico-privato e di privilegiare lungo questo percorso le organizzazioni dell’economia sociale responsabilizzandole nella governante strategica del servizi. In ambito sanitario, in particolare, le istituzioni debbono cominciare a ri-orientare il proprio indefettibile ruolo verso la programmazione e la regolazione a tutela dei diritti della cittadinanza (governance di sistema), affidando la responsabilità della “produzione” (governance di produzione) a soggetti economico-aziendali, pubblici o privati, che siano, ovviamente, selezionati sulla base di rigorosi requisiti professionali, tecnici ed organizzativi tali da garantire la qualità dei servizi. E’ bene evidenziare però, come in ambito sanitario non esista, in Italia, una lunga tradizione di collaborazione e 10 Come si caratterizza il rapporto tra Al organizzazioni dell’ economia imprese for profit? Quali sono partenariato con il settore pubblico. contrario le cooperative sono sociale utilizzatee non mediante accreditamento e concessione, piuttosto con impropri appalti di servizio. L’autorizzazione e l’accreditamento istituzionale, gli esempi piùquanto interessanti di collaborazione tra organizzazioni dell’ economia sociale e imprese di capitali, sono due strumenti fondamentali alche fine di conseguire obiettivi comuni?per regolare l’affidamento dei servizi sanitari e socio-sanitari sono rimasti incompiuti. Meritano di essere sviluppati e trasformati in strumenti di regolazione dei processi e non solo delle strutture, in modo da divenire la regola universale della committenza. Per molte organizzazioni il rapporto tra organizzazioni dell’economia sociale e imprese for profit si fondano su iniziative di solidarietà e su politiche responsabilità sociale delle imprese. Si trattasociale di unanon sensibilità E’ necessario che l’Unione Europea di consideri la regolamentazione dell’economia solo inimportante termini di che concorrenza, ma in una logica va di partenariato, sussidiarietà ecertamente collaborazione con il settore pubblico.coltivata. Vanno, maggiormente diffusi strumenti all’insegna della sussidiarietà per favorire la programmazione coinvolgendo Un aspetto che caratterizza alcune delle organizzazioni sociale, imprese sociali e cooperative in attivamente le organizzazioni dell’economia sociale e ladell’economia coprogettazione dei le servizi, anche attraverso adeguati particolare, è il lavoro sul potenziamento del mercato privato. Infatti, molte la organizzazioni e quelle che giuridica. lavorano moduli operativi che ne delineino cornice nel settore dei servizi sociali, sanitari educativi traggono la maggior parte delle risorse da fonti di finanziamento pubbliche. Bisogna favorire la piena espressione della capacità progettuale ed organizzativa dei vari soggetti e favorire forme di coprogettazione promosse dalle amministrazioni pubbliche interessate, che per l'individuazione di progetti La promozione del sociale” chealla collaborazione imprese può generare essere al centro di sperimentali ed“valore innovativi fine di traaffrontare specifichepuò, inoltre, problematiche sociali. un’attenzione particolare, come dimostra ad esempio l’esperienza della cooperazione sociale italiana. In particolare si vogliono segnalare ambiti di innovazione diffusi e sperimentati nell’esperienza In questi anni, nel settore sociale, tre a livello regionale e locale sociale in Italia,molto sono stati sperimentati strumenti normativi italiana chelegittimità potrebbero inseriti nella prossima agenda e di europea: che, nella piena e dei principiessere di trasparenza, imparzialità della pubblica amministrazione evidenza • favorire non la collaborazione e istituire ilbasate tutoring l’elaborazione di progettualità di filiera volte ad incrementare pubblica, ricorrono a procedure super procedure competitive, ma su una collaborazione estesa tra i la visibilità e la dei prodotti delle cooperative territorio. sociali; soggetti che commerciabilità operano sul • promuovere relazioni con cooperative sociali anche ai fini di una migliore applicazione della legge 68/1999 per l’inserimento sussidiarietà lavorativo di èdisabili finalizzate fase preliminare formazione eoggi addestramento per Un’autentica possibile quandoa i fornire casi di una rapporto basati sulla dicompetizione, quasi totalitari, l’occupazioneinvece residuali nelprivilegiando mercato delle imprese diventassero gli strumenti che la normativa offre per suscitare una presaordinarie; in carico • promuovere e valorizzare welfare aziendale per ilsociali benessere delle persone delle loro comune dei iniziative di problemi del occupate e territorio. famiglie. La nuova programmazione dei fondi comunitari può essere l’occasione per usare questi strumenti che puntano sulla qualità dei servizi e il coinvolgimento di tutti gli attori. 11 Quando si parla di imprese sociali, la distinzione tra organizzazioni dell'economia sociale e imprese for profit non è stata sempre chiara. Nella dichiarazione di Strasburgo si afferma che solo le imprese che hanno un obiettivo sociale dovrebbero essere considerate “imprese sociale". Questa affermazione è sufficiente o ha bisogno di ulteriori chiarimenti? L’impresa sociale si distingue non solo per quello che fa ma soprattutto per come lo fa e che questo come è caratterizzato dalla forte vocazione all’inclusione sociale e alla democrazia economica. Il dibattito avviato con questa consultazione e la Conferenza di novembre, possono essere un'importante occasione per favorire l'individuazione di una sempre maggiore chiarezza nella terminologia (evitando sovrapposizioni tra i concetti di economia sociale, imprenditoria sociale, responsabilità sociale d’impresa etc.). Questo aiuterebbe a consolidare gli obiettivi e le finalità delle varie azioni e ne accrescerebbe l'efficacia. La “Dichiarazione di Strasburgo” evidenzia che esistono diverse forme di impresa e che esiste un ambito di economia sociale che rende il mercato più ricco perché più partecipato e pone enfasi su altre due caratteristiche importanti: sul fatto che gli utili siano principalmente reinvestiti nella realizzazione di tale obiettivo sociale e che le modalità di organizzazione o il sistema di proprietà riflettono la loro missione, in quanto si basano su una struttura di governance democratica o su principi partecipativi ovvero si concentrano sulla giustizia sociale. Per questo le imprese sociali perseguono una maggiore “diffusione pubblica dei benefici” rispetto alle imprese ordinarie. Le organizzazioni dell’economia sociale hanno resistito meglio alla crisi in virtù delle specifiche regole cui obbediscono come l’assenza di scopo di lucro, sono più resistenti alle crisi in virtù delle loro riserve finanziarie che non possono essere distribuite ai soci; sono impossibili da delocalizzare perché i gruppi di persone sono radicati nel territorio; sono più flessibili dal punto di vista finanziario, hanno una struttura salariale meno gerarchizzata e infine perseguono strategie di lungo termine. 12 La questione dell'innovazione sociale ha acquisito notevole importanza negli ultimi anni. I documenti ufficiali dell'UE contengono diversi riferimenti al ruolo che le organizzazioni dell'economia sociale svolgono nella produzione di innovazione sociale. Quali sono gli elementi che caratterizzano i contributi specifici delle organizzazioni dell'economia sociale ai processi di innovazione sociale? Bisogna rifuggire il rischio di annacquare l’innovazione sociale, includendovi elementi di semplice “novità”. Gli elementi caratterizzanti l’innovazione sociali delle cooperative sociali e loro consorzi sono sintetizzabili in cinque categorie: 1. attività realizzate negli ambiti di attività e con le tipologie di beneficiari/utenti consolidate ma che apportano elementi di novità sia nel prodotto che nel modo di organizzare i servizi; 2. sperimentazioni di nuovi modi di lavorare e organizzare i servizi e le attività fornendo risposte a bisogni prima non considerati; 3. dare una risposta efficace al problema di intercettare nuovi rischi sociali e a rispondervi; come i giovani disoccupati, i disoccupati di lunga durata, i giovani senza lavoro, i residenti in aree svantaggiate, le famiglie del ceto medio che rischiano di scivolare nella povertà relativa, le persone in condizione di vulnerabilità sociale, eccetera; 4. caratterizzarsi per processi di partnership tra le singole imprese cooperative e sociali e altri soggetti, in primis amministrazioni pubbliche, ma anche altre organizzazioni di terzo settore, consorzi e anche in particolare per le imprese commerciali profit; 5. attivare la presenza di vari portatori di interesse delle comunità a cui si rivolge il progetto. 13 Se l'impatto sociale è un elemento chiave per distinguere le imprese sociali dalle altre imprese, quali indicatori e metodologie vanno utilizzate per misurarlo? La misurazione e la rendicontazione di impatto sociale da parte delle organizzazioni dell'economia sociale dovrebbe essere rese obbligatorie? Quali standard dovrebbero essere eventualmente applicati? Quel è il ruolo degli istituti di ricerca e degli uffici nazionali di statistica in questo contesto? Non riteniamo che la misurazione dell’impatto debba essere considerata alla stregua degli altri elementi peculiari delle organizzazioni dell’economia sociale. In particolare bisogna rifuggire il rischio di portare le organizzazioni dell’economia sociale a concentrare le loro azioni in settori o su destinatari per cui sia più facilmente raggiungibile o misurabile un impatto sociale positivo. Inoltre, il fondamentale lavoro per far emergere nuovi bisogni non espressi e destinatari e target non considerati, le sperimentazioni di azioni innovative, propedeutiche alla messa a sistema di buone prassi potrebbero essere penalizzati se l’impatto sociale fosse uno standard asettico. E’ pur vero al contempo che le pratiche di redazione dei bilanci sociali sono nate nel contesto dell’economia sociale e si sono poi diffuse anche tra le organizzazioni profit. Le organizzazioni dell’economia sociale, nella sostanza, sono tenute ad adottare adeguate misure di trasparenza e forme di rendiconto sociale. In particolare innanzitutto devono garantire la piena trasparenza dei bilanci e delle modalità di distribuzione del valore prodotto. Inoltre, è importante che misurino l’impatto sociale per il monitoraggio e la verifica delle azioni intraprese. Certamente è fondamentale per i finanziatori e per gli enti committenti dei servizi conoscere l’impatto sociale delle azioni che hanno contribuito in tutto o in parte a finanziare. Il risparmio potenziale generato dall’impatto sociale dell’azione delle imprese sociali per le casse dello Stato e degli entisono pubblici, può essere punto di partenza di interventi di naturala compensativa dal punto di vista 14 Quanto importanti gli il strumenti finanziari per sostenere crescita delle organizzazioni economico e e i soggetti intermediari più adatti a soddisfare fiscale.le dell'economia sociale? Quali sono gli strumenti finanziari esigenze di organizzazioni che non mirano a massimizzare i profitti? Di quale formazione e preparazione Riteniamo fondamentale pertanto il ruolo degli istituti di ricerca e degli uffici nazionali di statistica in questo specifica ha bisogno questo settore per gestire investimenti finanziari? Qual è il ruolo di soggetti contesto per rendere più chiare le metodologie, più definiti gli indicatori, anche a partire dalle buone prassi che le intermediari come i fondi etici di investimento, le banche etiche o di solidarietà, le banche cooperative, o stesse organizzazioni dell’economia sociale possono mettere a disposizione. Il movimento cooperativo italiano, in diparticolare, strumenti ha come gli impact bond? messo a sistema per le proprie associate strumenti innovativi per la misurazione dell’impatto sociale. E’ indispensabile che le organizzazioni dell’economia sociale abbiano gli strumenti adatti. Servono strumenti e organismi per attrarre finanziamenti privati "pazienti" da investire attraverso strumenti finanziari dedicati (finanza d’impatto, social bond etc.) per il capitale sociale e di rischio. In primo luogo, gli strumenti devono essere anche caratteristici rispetto alle peculiari situazioni di governance delle organizzazioni dell’economia sociale. Naturalmente è importante che questi meccanismi non siano calati dall’alto, ma siano coerenti con l’architettura istituzionale che a livello nazionale e locale definisce le regole e finanzia il sistema di welfare. Sarebbe molto importante, concreto ed efficace incentivare misure di coinvolgimento diretto dei soci alla capitalizzazione. Misure che sostengano la capitalizzazione, ad esempio con misure che “moltiplichino” il capitale sottoscritto e versato dai soci o che sostengano, direttamente o attraverso operatori finanziari, il versamento del capitale sottoscritto da parte dei soci e misure di sostegno agli investimenti, sia attraverso misure in conto capitale sia con la creazione di fondi di rotazione con la compartecipazione di soggetti pubblici e di soggetti privati che operano nello sviluppo dell’economia sociale. C’è bisogno di investimenti, che capitalizzino i fondi privati che intendono investire nelle imprese sociali con il meccanismo del socio finanziatore/sovventore concedendo anche capitale di rischio per gli investimenti. Ad esempio, è possibile valorizzare il ruolo svolto dai fondi mutualistici che, per la cooperazione, sono stati e continueranno ad essere importanti, anche potenziandone le funzioni in un’ottica di reperimento risorse a livello europeo. Inoltre, una particolare forma di finanziamenti a livello europeo andrebbe riconosciuta ai lavoratori che rilevano un’azienda in crisi attraverso i workers buy out in cooperativa. E’ un fenomeno che in questi anni ha assunto sempre più rilevanza, garantendo il mantenimento di posti di lavoro, e che andrebbe incentivato con specifiche linee di finanziamento comunitarie. È importante che si valorizzino le esperienze migliori di banche e istituiti di credito con una forte caratterizzazione 15 Che ruolo possono svolgere le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) nello sviluppo e nella fornitura di nuovi servizi di interesse generale da parte delle organizzazioni dell'economia sociale? Per esempio, come possono le ICT favorire la partecipazione dei soci? Come possono facilitare un consumo più consapevole e responsabile, ovvero (come può) contribuire alle decisioni di risparmio (ad esempio, mediante applicazioni che forniscono informazioni ai consumatori sulle caratteristiche sociali e ambientali dei prodotti, oppure piattaforme web multistakeholder, web-communicated ESG rating)? Il potenziale e la plasticità che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione possono sprigionare per favorire un maggiore coinvolgimento dei cittadini è, a tutti i livelli, un fatto importante che le organizzazioni dell’economia sociale devono saper metter a frutto. Le tecnologie dell’informazione hanno un ruolo fondamentale, particolarmente rilevante in sanità. Al contempo, bisogna enfatizzare il ruolo che le organizzazioni dell’economia sociale svolgono “sul campo”, attraverso modalità operative che puntino sulla prossimità e sul coinvolgimento diretto delle persone e di tutti i portatori di interesse delle comunità. Certamente le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono favorire la diffusione e lo scambio di informazioni ai soci, ma la partecipazione non può essere virtuale, ma va esercitata in modo diretto attraverso forme di coinvolgimento basate sulla prossimità e il radicamento territoriale nelle comunità di riferimento. Non esitate a affrontare qualsiasi altro tema o aspetto che si ritiene importante, ma che non è stato incluso in questo documento Stampa modulo
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