DEF_Presidenza Italiana UE consultazione pubblica_IT (4)

LIBERARE IL POTENZIALE DELL'ECONOMIA SOCIALE PER LA
CRESCITA IN EUROPA
PRESIDENZA ITALIANA dell'UE evento SULL'ECONOMIA SOCIALE
L’attenzione per il tema dell’economia sociale – in cui nel dibattito pubblico europeo si tende a
ricomprendere una molteplicità di forme diverse di impresa, dalle cooperative e mutue alle imprese sociali e
di comunità, fino alle esperienze di economia solidale, diversamente definite a seconda delle esperienze
nazionali – negli ultimi anni è costantemente cresciuta. Questo interesse, che si manifesta tanto a livello
comunitario quanto di singoli paesi, è il segnale di un clima sociale e politico sul quale hanno lasciato una
traccia profonda la crisi finanziaria e le recessioni che ne sono seguite. La certezza che lo sviluppo
economico dipenda da un’unica forma di organizzazione delle attività economiche, basata su imprese che
hanno come fine esclusivo la massimizzazione del profitto per gli azionisti e in cui la dimensione finanziaria
risulta prevalente, è stata scossa dalla constatazione di una sempre maggiore instabilità dei sistemi
economici e dagli effetti negativi della crescente disuguaglianza sulla realtà sociale.
E’ ormai evidenza comune, ribadita non solo da ricerche e studi ma anche da una ampia serie di documenti
ufficiali della stessa Unione europea1, che per raggiungere gli obiettivi di progresso che i paesi europei si
sono prefissati l’azione delle istituzioni pubbliche e del private business da sola non basti. Un maggiore
pluralismo, anche delle forme di impresa, è la chiave di un cambio di rotta, perché è necessaria la
mobilitazione di nuove energie e risorse, anche superando il tradizionale binomio stato-mercato.
A ciò si aggiunge l’esigenza di ripensare il concetto stesso di sviluppo a partire da un ruolo più importante
della dimensione sociale, che si esprime in varie forme e secondo diverse sensibilità. Il dibattito più recente,
specie se osservato a livello europeo, mostra una pluralità di approcci. Si spazia dalla rilevanza attribuita
all’innovazione relativa a temi di interesse sociale (social innovation, intesa dal punto di vista dell’oggetto),
al ruolo degli stessi soggetti sociali nel produrre tale innovazione (social innovation, intesa dal punto di vista
degli attori), fino ai criteri per valutarne l’impatto (social impact) e quindi per decidere la migliore
allocazione delle risorse finanziarie sia pubbliche che soprattutto private (impact investing). Quel che però
tutti questi approcci hanno in comune è l’importanza che viene riconosciuta alla produzione di beni e servizi
orientati non solo a contenere la spesa pubblica e a soddisfare bisogni, ma anche a rafforzare la qualità dei
legami sociali, secondo principi di solidarietà e condivisione.
Per questo il tema della social economy ha una portata unificante e si pone come cardine essenziale nel
quadro delle strategie di sviluppo con cui i paesi europei si propongono di bilanciare le misure di austerità
che hanno fin qui contraddistinto la reazione alla crisi.
Di qui la decisione del Governo italiano, nell’ambito del proprio turno di presidenza del Consiglio dell’Unione
europea, di dedicare una speciale riflessione al tema del ruolo dell’economia sociale per la crescita europea,
nella forma di una consultazione pubblica e di un evento pubblico partecipativo e di ampio respiro.
Considerando che il Semestre di Presidenza italiana coincide con l’avvio della nuova legislatura del
Parlamento europeo e con l’insediamento della nuova Commissione europea, tale riflessione assume ancora
maggiore valore in quanto può contribuire a definire i termini su cui orientare l’azione comunitaria nel
prossimo periodo.
_________________________________
1
Senza pretesa di esaustività si vedano ad esempio: European Parliament (2008/2250/INI), “Social Economy resolution”;
Communication COM (2011) 682 “Social Business Initiative Creating a favourable climate for social enterprises, key stakeholders
in the social economy and innovation”; Communication COM (2013) 83 “Towards Social Investment for Growth and Cohesion”; e
inoltre i vari riferimenti all’importanza dell’economia sociale nel Single Market Act , il progetto di mappatura dell’impresa sociale
della DG EMPL, e l’importanza attribuita all’inclusione sociale nella destinazione dei fondi strutturali (ESF, ERDF) e nel programma
EaSI - EU Programme for Employment and Social Innovation. Infine va ricordato il costante impegno su questo tema del EESC –
European Economic and Social Committee, che nel 2012 ha pubblicato “The Social Economy in the European Union”.
Ciò anche tenuto conto del fatto che alla crescita di attenzione politica e culturale nei confronti dell’economia
sociale ancora non corrisponde una analoga azione sul fronte degli strumenti – normativi, regolamentari,
finanziari – capaci di favorirne uno sviluppo che senza negarne la specifica identità ponga le imprese
dell’economia sociale in condizione di competere alla pari, in via sostanziale e non solo formale, con le forme
di impresa più tradizionali.
Alcuni passi certamente sono stati compiuti (come nel caso delle nuove disposizioni in materia di appalti
pubblici2, ma molti di più sono quelli ancora da realizzare. A questo proposito si possono ricordare alcune
importanti questioni su cui l’orientamento europeo non sembra coerente con la volontà di sostenere
l’economia sociale. Tra queste: il condizionamento all’attività del credito cooperativo europeo creato dalla
mancanza di proporzionalità nell’applicazione di una normativa concepita per le grandi banche commerciali (e
pensata per evitare rischi ai quali la forma cooperativa di credito si è dimostrata in larga parte estranea); il
mancato chiarimento sulla possibilità di concedere benefici fiscali alle imprese dell’economia sociale che
adottano vincoli stringenti alla distribuzione di utili; la mancata presa di posizione sulla possibilità di adottare
un’IVA ridotta per le imprese che producono beni e servizi di interesse generale. Solo per citare alcuni esempi.
Considerato il tema in discussione, il Governo italiano intende adottare per il proprio evento un’impostazione
aperta con il contributo diretto di quanti operano nel settore, con lo scopo di contribuire a creare una
percezione comune attorno ad alcuni punti-chiave per una “azione affermativa” a favore dei soggetti
dell’economia sociale, a beneficio di un riequilibrio delle politiche europee di sviluppo che tenga in maggiore
conto la dimensione dell’economia sociale.
Ciò anche a tenendo conto che su questi temi l’Italia ha svolto un ruolo di precursore, adottando fin dal 1991
una legislazione su una forma di impresa sociale (la cooperativa sociale) cui si sono poi ispirati diversi altri
paesi dell’Unione, che prevede tra l’altro la possibilità di assegnare lavori pubblici in modo diretto alle
imprese sociali di inserimento lavorativo e la riduzione al 4% dell’IVA per le cooperative sociali.
Pertanto l'iniziativa si articola in due fasi:
i)
una consultazione pubblica a livello europeo, da svolgere nel periodo dal 5 agosto al 12 settembre
volta a raccogliere idee e proposte per favorire lo sviluppo dell'economia sociale, e a sollecitare
candidature per intervenire nell'incontro di novembre;
ii)
un incontro internazionale, che avrà luogo a Roma il 17-18 novembre, nel quale esponenti
dell'economia sociale e loro stakeholder, policy maker e regolatori, studiosi e quanti sono
interessati a sviluppare il potenziale dell'economia sociale si troveranno, anche sulla base dei
risultati della consultazione pubblica, per discutere pubblicamente sugli aspetti nodali che
condizionano lo sviluppo dell'economia sociale all'interno dell'Unione Europea.
In entrambi i casi l’obiettivo è quello di contribuire alla definizione dell’agenda europea in materia di
economia sociale, con un approccio trasparente, dialogante e partecipativo. La finalità è di promuovere un
livello più avanzato di confronto, e possibilmente di consenso, attorno ad una serie di questioni rilevanti per
una strategia di sviluppo dell’economia sociale.
Al fine di facilitare tale dialogo è stata predisposta dagli organizzatori la traccia riportata di seguito, articolata
su alcune domande che vengono sottoposte alla consultazione pubblica e che al tempo stesso costituiscono i
temi principali dell’incontro di novembre.
_____________________________
2 Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull’aggiudicazione dei contratti di
concessione e Direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici.
QUESTIONS FOR PUBLIC CONSULTATION
1 Così come la biodiversità è importante per l’ambiente, è sempre più evidente che la diversità delle forme
di impresa gioca un ruolo fondamentale nell’economia e nella società. Qual è il contributo distintivo delle
organizzazioni dell’Economia Sociale al continente europeo in termini di sviluppo economico e sociale? In
che modi esse contribuiscono a soddisfare i bisogni dei cittadini europei al di là di quanto possono fare lo
stato e le altre forme di impresa (ad esempio fornitura di servizi sociali o di interesse generale aggiuntivi,
mobilitazione di risorse imprenditoriali aggiuntive da parte di soggetti non motivati da obiettivi lucrativi,
opportunità di impiego più inclusive, recupero di imprese in difficoltà, ecc.)? Qual è la loro importanza per
la crescita dei livelli di partecipazione dei cittadini alla vita economica e sociale? Questi contributi sono
sufficientemente riconosciuti?
In questi anni, l’economia sociale è stata in Europa un baluardo sul fronte della crisi: infatti le organizzazioni
hanno garantito al contempo risposte di coesione e inclusione sociale e tenuta occupazionale. Per questa ragione
ora
devono
essere
considerate
un
volano
per
uscire
dalla
crisi.
Per uscire dalla crisi, infatti, occorre sviluppare una economia più partecipata, che coinvolga più persone e
socializzi di più i benefici prodotti; che condivida e ridistribuisca la ricchezza nel momento e nel luogo in cui la
produce, con una forma di sussidiarietà economica. La prima funzione dell'economia sociale é quella di rendere
più democratica l'economia. L'economia sociale può essere un elemento di una strategia di uscita strutturale dalla
crisi, se i lineamenti di tale economia che sembrano adatti a rinnovare il sistema produttivo europeo venissero
sfruttati
nel
modo
giusto.
In particolare, tra le varie organizzazioni, la funzione delle cooperative in Europa è anche quella di dimostrare che
una maggiore partecipazione dei lavoratori e degli utenti, che divengono soci consapevoli di un progetto
d'impresa, porta una maggiore equità che a sua volta conduce necessariamente anche a maggiore sostenibilità,
più
giustizia
sociale
e
più
coesione.
Il contributo distintivo della componente cooperativa dell’economia sociale risiede nel fatto che le cooperative
sono:
1. Imprese che nascono e si sviluppano per soddisfare i bisogni mutualistici comuni (non lucrativi) dei loro soci;
2. regolamentazione
Che
sono
imprese
(una
testa, alla normativa
un
voto).
2 La
europea delle
imprese “democratiche”
e dei mercati (dagli standard
contabili
sugli
aiuti di stato) tiene sufficientemente in conto l’importanza della diversità delle forme di impresa? Le
Grazie al fatto
di rappresentare
comuni dasociale
cui nascono
sul mercatoriconosciute
e, operando indaunparte
contesto
specificità
delle
organizzazionii bisogni
dell’economia
sonoli portano
sufficientemente
dei
pluralistico, oltre a portare sul mercato esigenze e modalità che altrimenti non sarebbero rappresentate
legislatori quando questi cercano di “livellare il campo di gioco” per tutte le forme di impresa? Ci sono
influenzano anche il comportamento delle altre imprese. L’avere funzioni diverse dalle imprese che massimizzano
politiche
europee che hanno effetti negativi sulle organizzazioni dell’economia sociale?
il profitto migliora notevolmente il contesto concorrenziale. Sono molti gli esempi a livello nazionale ed europeo.
Le
imprese
cooperative
operano
conspecifica
efficacia che
nei consenta
cosiddettialle
“Servizi
di pubblicadell’economia
utilità” nel campo
Serve
realizzare
una politica
fiscale
organizzazioni
socialedell’energia
di vedere
elettrica,
dell’acqua
e
del
gas.
Ma
non
si
consente
adeguatamente
lo
sviluppo
e
la
promozione
di
tali
forme di
valorizzata la funzione mutualistica e di beneficio alla collettività, riconoscendo condizioni che consentano
di
imprese
a
causa
della
normativa
non
sempre
adeguata
a
livello
nazionale
(è
il
caso
dell’Italia)
e
non
omogenea
in
valorizzare
la
loro
funzione
sociale
con
una
forma
adeguata
di
tassazione.
Europa. La formula cooperativa rimane l’unica forma possibile per garantire il controllo e la proprietà dei Servizi
d’Interesse
Generale.
La questione non può essere affrontata solo in base al principio comunitario della concorrenza, come in
passato
spesso hanno fatto vari organismi dell’Unione Europea, a scapito di altri pilastri. Esistono anche altri principi
Anche
nel che
settore
della distribuzione
rimaneimportanza.
fondamentale
l’impresa
cooperativa
soci per
consumatori
pera
comunitari
dovrebbero
avere la medesima
Infatti,
il campo
di gioco vatra
livellato
permettere
contribuire
a
realizzare
un
“consumo
più
consapevole
e
responsabile”
ed
anche
per
dare
un
quadro
al
crescente
tutti di giocare la partita a pari condizioni e a fronte di caratteristiche diverse (assenza di scopo di lucro, struttura
fenomeno
dei di organizzazione
cosiddetti
“Gruppi
d’Acquisto”.
proprietaria democratica, modelli
e governance partecipativi)
va prevista la possibilità
di regimi
articolati.
Lo sviluppo della mutualità integrativa a fini previdenziali e delle Società di mutuo soccorso attive nell’area
dell’assistenza
è unfiscale
altro specifica
aspetto importante.
pensare a modelli
di governance
fiscali,
Serve realizzaresanitaria
una politica
che consentaServe
alle organizzazioni
dell’economia
socialenon
di vedere
rispettosi
delle
autonomie
delle
singole
formazioni,
ma
capaci
di
indirizzarle
in
logica
di
vera
complementarietà
valorizzata la loro funzione mutualistica e di beneficio alla collettività, riconoscendo condizioni che consentano di
rispetto
politiche
sanitarie
Paesi di dell’Unione.
valorizzare alle
la
loro
funzione previdenziali
sociale
cone
una
forma dei
adeguata
tassazione.
L’agenda
contenere
in maniera
trasversale
contributo che
le mutue
organizzazioni
dell’economia
Inoltre, il europea
risparmiodeve
potenziale
generato
dall’azione
delle ilcooperative,
delle
e delle imprese
socialisociale
per le
danno.
Sia
le
politiche
generali
dell’Unione
Europea,
sia
quelle
settoriali,
devono
prendere
in
considerazione
in
casse dello Stato e degli enti pubblici, può essere il punto di partenza di interventi di natura compensativa.
maniera peculiare una strategia di sviluppo dell’economia sociale come si metterà in evidenza nelle risposte alle
domande
seguenti.
L’agenda europea deve integrare le specificità delle organizzazioni dell’economia sociale in una serie di dossier
tra
cui, in particolare, segnaliamo quello sugli aiuti di stato, quello sulla revisione della vigente normativa IVA in
3 Le politiche esistenti (tra cui, ad esempio, le normative sugli appalti, il supporto alle start-up e in
particolare alle start-up sociali innovative, formazione all’imprenditorialità, meccanismi di cofinanziamento ecc.) sono sufficientemente efficaci nel supportare l’economia sociale e stimolare la sua
crescita? Ci sono altre politiche, al momento non previste, che dovrebbero essere prese in
considerazione?
E’ necessario in primo luogo un cambio di paradigma. Per l’Unione Europea i finanziamenti che riguardano i beni
comuni e le politiche sociali devono essere considerati investimenti, non spesa! Le Istituzioni europee devono
riconoscere che la crescita e il progresso dell’Europa e dell’economia non si possono realizzare senza equità e
giustizia e che la coesione sociale sia essa stessa un fattore di sviluppo che le organizzazioni dell'economia sociale
perseguono con maggiore “diffusione pubblica dei benefici”
rispetto alle imprese ordinarie.
Un sistema economico in cui le imprese dell'economia sociale ricoprono un ruolo più incisivo sarebbe meno
esposto
alla
speculazione
sui
mercati
finanziari.
Ad esempio, le cooperative italiane negli anni della crisi hanno messo sempre al centro la tenuta occupazionale e
il
mantenimento
del
lavoro
dei
propri
soci.
L'economia sociale è importante soprattutto per i risultati raggiunti, per il rafforzamento della democrazia
economica e, pertanto, potrà sviluppare tutto il suo potenziale soltanto se potrà beneficiare di condizioni
politiche, legislative e operative adeguate, tenendo in considerazione la ricchezza rappresentata dalla diversità
delle istituzioni dell'economia sociale e le loro specificità. In particolare, si ritiene importante evidenziare che le
imprese dell'economia sociale non debbano essere soggette all'applicazione delle stesse regole di concorrenza
delle altre imprese e che esse necessitino di un quadro giuridico certo, basato sul riconoscimento dei loro specifici
valori, che permetta loro di operare su un piano di parità rispetto alle altre imprese.
Come sottolineato nella “Dichiarazione di Strasburgo”, l’Unione Europea deve proseguire le azioni dell'Iniziativa
per l'imprenditoria sociale potenziandole e promuovendo una seconda fase per allargarne il campo d'azione e
rafforzarne il partenariato con gli Stati membri, gli enti regionali e locali, le organizzazione della società civile e i
principali
attori
dell'ecosistema.
4 In alcuni paesi le differenze tra le organizzazioni dell’economia sociale e altri tipi di impresa sono rese
Il Comitato
economico
e sociale
europeo,
la attività
Commissione
europea il(attraverso
un'apposita
struttura
e
esplicite
tramite
specifici
vincoli
alla loro
(ad esempio
vincolo alla
distribuzione
degliinterservizi)
utili, l’asset
il Parlamento europeo devono assumere piena titolarità delle azioni proposte a Strasburgo e delle proposte che
lock, ecc.), che a loro volta danno diritto a vari benefici fiscali. Idealmente quali sono i vincoli che
scaturiranno dalla Conferenza che si terrà a Roma il 17 e 18 novembre e darvi corso.
potrebbero essere imposti alle organizzazioni dell’economia sociale per giustificare un trattamento
particolare in termini di politica fiscale?
Sono tre i punti che qualificano come minimo comune denominatore le organizzazioni dell’economia sociale in
relazione alle conseguenze sulla tassazione: la finalità mutualistica o di interesse generale perseguita, i modelli di
organizzazione e governance improntati alla partecipazione di soci, destinatari e altri stakeholders e l’assenza di
scopo di lucro. Un trattamento promozionale particolare conseguentemente va riservato alle organizzazioni che
abbiano
questi
vincoli.
Un altro punto (da con confondere con la partecipazione) è quello della democraticità delle organizzazioni. Non è
una caratteristica di tutte le organizzazioni dell’economia sociale (infatti ne sono sprovviste ad esempio molte
organizzazioni quali Fondazioni, Imprese sociali costituite secondo determinati modelli societari), ma è peculiare
del
modello
associativo
e
soprattutto
del
DNA
di
quello
cooperativo.
5 A differenza delle società per azioni, che sono normate in modo simile in tutta Europa, le leggi che
governano le diverse organizzazioni dell’economia sociale (cooperative, mutue, fondazioni, associazioni,
imprese sociali, ecc.) variano in modo significativo da paese a paese. Questa varietà è una risorsa che va
coltivata o sarebbe preferibile una convergenza verso definizioni e quadri normativi rispettosi delle
specificità di ogni forma di impresa e condivisi a livello europeo?
Le cooperative con una propria identità giuridica, economica e culturale contribuiscono alla diversità
dell'economia europea, che si basa su una pluralità di forme di impresa. Le cooperative sono imprese fondate sui
valori, che operano in base a una serie di principi riconosciuti a livello internazionale: 1) adesione volontaria e
aperta; 2) controllo democratico dei soci; 3) partecipazione economica dei soci; 4) autonomia e indipendenza; 5)
istruzione, formazione e informazione; 6) cooperazione tra cooperative; 7) attenzione ai bisogni della comunità.
Nei vari Paesi europei la diversità e la pluralità delle forme giuridiche è una ricchezza e trova le proprie radici nella
storia. Allo stesso tempo, la crisi ha sollevato un nuovo interesse e maggior consapevolezza verso i diversi modelli
di impresa. L'iniziativa sull’imprenditoria sociale avviata dalla Commissione, ad esempio, ne è la dimostrazione.
La varietà è certamente una risorsa che va coltivata e, a livello europeo, sono importanti quadri normativi
rispettosi
delle
specificità
di
ogni
forma
di
impresa.
6 In che modo istituzioni europee, Stati membri e regioni possono integrare con efficacia i soggetti
dell’economia sociale nel loro processo di riforma strutturale, così da far leva sul potenziale di queste
organizzazioni a fini di sviluppo economico e sociale?
Per far questo serve realizzare una “politica industriale europea” per lo sviluppo dell’economia sociale come leva
importante e strategica con una nuova politica europea sui beni pubblici e i beni comuni che sono l’ambito
principale
per
la
crescita
delle
imprese
sociali
e
cooperative.
Inoltre, bisogna favorire al massimo nel processo di riforma strutturale, a tutti i livelli, la partecipazione nel
prendere decisioni. Il principio di sussidiarietà è spesso rimasto sulla carta, a tutti i livelli: europeo, nazionale e
locale.
Per far leva sul potenziale di queste organizzazioni a fini di sviluppo economico e sociale, è indispensabile che
nella fase in cui si prendono le decisioni, il contributo in termini di proposte politiche e di azioni conseguenti che
viene dalle organizzazioni rappresentative del settore dell’economia sociale sia tenuto nella massima
considerazione.
7 Che ruolo possono svolgere la conoscenza statistica e l’attività di ricerca nel favorire la visibilità
dell’economia sociale? Gli istituti nazionali di statistica dovrebbero essere più coinvolti nella produzione di
dati su queste organizzazioni? In particolare, in che modo potrebbero contribuire a mettere in luce la
rilevanza economica di ogni specifica forma organizzativa appartenente all’economia sociale? Le
università europee dovrebbero soddisfare un bisogno di ricerca e formazione più specializzato sui temi
dell’economia sociale?
C’è certamente bisogno di incrementare il patrimonio di conoscenza statistica e l’attività di ricerca sull’economia
sociale. Si tratta, infatti, per certi aspetti di un fenomeno in rapida evoluzione.
In particolare, riteniamo importante che si presti maggiore attenzione, anche a livello di ricerca, alla crescita della
dimensione imprenditoriale e occupazionale nell’economia sociale. Infatti, è divenuto un fenomeno rilevante e
occorre proseguire l'opera di ricerca e di raccolta di dati statistici nazionali e per migliorare la comprensione, il
riconoscimento e la visibilità del settore, sia tra i responsabili politici che tra il grande pubblico.
La conoscenza statistica è decisiva: non dovrebbe essere considerata una possibilità ma una necessità. L’assenza
di informazioni rigorose è un elemento che contribuisce alla mancata percezione del ruolo dell’economia sociale.
Occorre sollecitare gli Istituti di Statistica nazionali a produrre dati e informazioni sulle organizzazioni
dell’economia
sociale
(nelle
loro
diverse
forme).
Analogamente occorrere sollecitare e sostenere le università che vorranno sviluppare ricerca e formazione
sull’economia sociale. Al tempo stesso materie inerenti l’economia sociale dovrebbero essere incluse nei
curriculum
ordinari
a
livello
trasversale
in
tutti
gli
ordinamenti.
8 I documenti dell’ Unione europea in materia di economia sociale pongono spesso enfasi su due
caratteristiche di queste organizzazioni: il radicamento territoriale e la necessità che le loro attività siano
riproducibili su scala più ampia. Come riconciliare questi aspetti?
Il legame organico con la comunità locale, volto a valorizzare in chiave solidaristica ed imprenditoriale le
potenzialità di cui ogni territorio dispone per creare vera e buona occupazione e fronteggiare i bisogni dei
cittadini, in particolare dei più deboli e svantaggiati, comporta la necessità di sviluppare un’azione costante di
radicamento, di costruzione di rapporti con i cittadini, con i gruppi sociali e con le istituzioni, finalizzata al
“perseguimento della promozione umana e all’integrazione sociale”, opzioni queste inconciliabili con una politica
volta
esclusivamente
al
solo
sviluppo
economico
e
commerciale.
La territorialità vuol dire aderenza alle specificità della domanda e alle condizioni socio-economiche delle
comunità servite e non confligge con la riproducibilità dei modelli organizzativi e dei processi assistenziali in
presenza
di
condizioni
omogenee.
Ad esempio, una delle caratteristiche peculiari del sistema di sviluppo della cooperazione sociale italiana, è stata
la funzione strategica dei consorzi a livello locale, regionale e nazionale per aggregare le cooperative. Questo ha
permesso lo scambio di buoni prassi e la riproducibilità delle azioni e delle innovazioni su tutto il territorio
nazionale,
l’aggregazione
e
la
messa
a
sistema
di
una
serie
di
funzioni.
9 Le organizzazioni dell’ economia sociale contano su una lunga tradizione di collaborazione e partenariato
con il settore pubblico, e questa relazione si è venuta costantemente modificando nel corso del tempo.
Quali sono le linee lungo le quali sviluppare ulteriormente questo rapporto nel futuro, rafforzandolo?
Un punto di partenza importante sono le previsioni delle nuove direttive sugli appalti e concessioni in relazione
agli appalti riservati per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili (art. 20) e agli affidamenti di
servizi sociali (artt. 74-77). Dovranno essere celermente recepite fedelmente nelle legislazioni nazionali e
applicate
al
più
presto.
Gli operatori economici presenti nel panorama dell’Economia Sociale sono inquadrabili come PMI e la ratio del
“Codice Europeo di buone pratiche per facilitare l’accesso delle PMI agli appalti pubblici”, consiste nel fornire
orientamenti sul modo in cui le amministrazioni pubbliche possano applicare la normativa sugli appalti pubblici in
modo tale da agevolare la partecipazione delle PMI. Proprio nell’attuale fase di lavoro di approfondimento delle
Direttive Europee sugli appalti ed in preparazione del recepimento delle stesse, da parte dei legislatori degli Stati
Membri, bisogna creare i presupposti adeguati e favorevoli per lo sviluppo ed il supporto delle PMI in Europa.
L’agenda europea dovrebbe anche suggerire agli Stati membri di abbattere gli steccati che riducono gli spazi per
la sperimentazione del partenariato pubblico-privato e di privilegiare lungo questo percorso le organizzazioni
dell’economia
sociale
responsabilizzandole
nella
governante
strategica
del
servizi.
In ambito sanitario, in particolare, le istituzioni debbono cominciare a ri-orientare il proprio indefettibile ruolo
verso la programmazione e la regolazione a tutela dei diritti della cittadinanza (governance di sistema), affidando
la responsabilità della “produzione” (governance di produzione) a soggetti economico-aziendali, pubblici o privati,
che siano, ovviamente, selezionati sulla base di rigorosi requisiti professionali, tecnici ed organizzativi tali da
garantire
la
qualità
dei
servizi.
E’ bene evidenziare però, come in ambito sanitario non esista, in Italia, una lunga tradizione di collaborazione e
10 Come
si caratterizza
il rapporto
tra Al
organizzazioni
dell’ economia
imprese
for profit?
Quali sono
partenariato
con il settore
pubblico.
contrario le cooperative
sono sociale
utilizzatee non
mediante
accreditamento
e
concessione,
piuttosto
con impropri appalti
di servizio. L’autorizzazione
e l’accreditamento
istituzionale,
gli
esempi piùquanto
interessanti
di collaborazione
tra organizzazioni
dell’ economia
sociale e imprese
di capitali,
sono
due strumenti
fondamentali
alche
fine
di conseguire
obiettivi
comuni?per regolare l’affidamento dei servizi sanitari e socio-sanitari sono rimasti
incompiuti. Meritano di essere sviluppati e trasformati in strumenti di regolazione dei processi e non solo delle
strutture,
in
modo
da
divenire
la
regola
universale
della
committenza.
Per molte organizzazioni il rapporto tra organizzazioni dell’economia sociale e imprese for profit si fondano su
iniziative
di solidarietà
e su politiche
responsabilità
sociale delle imprese.
Si trattasociale
di unanon
sensibilità
E’
necessario
che l’Unione
Europea di
consideri
la regolamentazione
dell’economia
solo inimportante
termini di
che
concorrenza,
ma in una logica va
di partenariato, sussidiarietà ecertamente
collaborazione con il settore pubblico.coltivata.
Vanno,
maggiormente diffusi strumenti all’insegna della sussidiarietà per favorire la programmazione coinvolgendo
Un aspetto che
caratterizza alcune
delle organizzazioni
sociale,
imprese
sociali
e cooperative
in
attivamente
le organizzazioni
dell’economia
sociale e ladell’economia
coprogettazione
dei le
servizi,
anche
attraverso
adeguati
particolare, è il lavoro
sul potenziamento
del mercato
privato.
Infatti, molte la
organizzazioni
e quelle che giuridica.
lavorano
moduli
operativi
che
ne
delineino
cornice
nel settore dei servizi sociali, sanitari educativi traggono la maggior parte delle risorse da fonti di finanziamento
pubbliche.
Bisogna
favorire la piena espressione della capacità progettuale ed organizzativa dei vari soggetti e favorire forme
di coprogettazione promosse dalle amministrazioni pubbliche interessate, che per l'individuazione di progetti
La promozione del
sociale” chealla collaborazione
imprese può generare
essere al centro
di
sperimentali
ed“valore
innovativi
fine
di traaffrontare
specifichepuò, inoltre,
problematiche
sociali.
un’attenzione particolare, come dimostra ad esempio l’esperienza della cooperazione sociale italiana. In
particolare
si vogliono
segnalare
ambiti
di innovazione
diffusi
e sperimentati
nell’esperienza
In
questi anni,
nel settore
sociale, tre
a livello
regionale
e locale sociale
in Italia,molto
sono stati
sperimentati
strumenti
normativi
italiana
chelegittimità
potrebbero
inseriti
nella
prossima
agenda e di europea:
che,
nella piena
e dei principiessere
di trasparenza,
imparzialità
della pubblica
amministrazione
evidenza
• favorire non
la collaborazione
e istituire ilbasate
tutoring
l’elaborazione
di progettualità
di filiera
volte ad incrementare
pubblica,
ricorrono a procedure
super
procedure
competitive,
ma su una
collaborazione
estesa tra i
la
visibilità
e
la
dei
prodotti
delle
cooperative territorio.
sociali;
soggetti
che commerciabilità operano
sul
• promuovere relazioni con cooperative sociali anche ai fini di una migliore applicazione della legge 68/1999 per
l’inserimento sussidiarietà
lavorativo di èdisabili
finalizzate
fase preliminare
formazione eoggi
addestramento
per
Un’autentica
possibile
quandoa i fornire
casi di una
rapporto
basati sulla dicompetizione,
quasi totalitari,
l’occupazioneinvece residuali
nelprivilegiando mercato
delle
imprese
diventassero
gli strumenti che la normativa
offre per
suscitare una presaordinarie;
in carico
• promuovere e valorizzare
welfare aziendale per ilsociali
benessere delle persone
delle loro
comune
dei iniziative di problemi
del occupate e territorio.
famiglie.
La nuova programmazione dei fondi comunitari può essere l’occasione per usare questi strumenti che puntano
sulla
qualità
dei
servizi
e
il
coinvolgimento
di
tutti
gli
attori.
11 Quando si parla di imprese sociali, la distinzione tra organizzazioni dell'economia sociale e imprese for
profit non è stata sempre chiara. Nella dichiarazione di Strasburgo si afferma che solo le imprese che
hanno un obiettivo sociale dovrebbero essere considerate “imprese sociale". Questa affermazione è
sufficiente o ha bisogno di ulteriori chiarimenti?
L’impresa sociale si distingue non solo per quello che fa ma soprattutto per come lo fa e che questo come è
caratterizzato
dalla
forte
vocazione
all’inclusione
sociale
e
alla
democrazia
economica.
Il dibattito avviato con questa consultazione e la Conferenza di novembre, possono essere un'importante
occasione per favorire l'individuazione di una sempre maggiore chiarezza nella terminologia (evitando
sovrapposizioni tra i concetti di economia sociale, imprenditoria sociale, responsabilità sociale d’impresa etc.).
Questo aiuterebbe a consolidare gli obiettivi e le finalità delle varie azioni e ne accrescerebbe l'efficacia.
La “Dichiarazione di Strasburgo” evidenzia che esistono diverse forme di impresa e che esiste un ambito di
economia sociale che rende il mercato più ricco perché più partecipato e pone enfasi su altre due caratteristiche
importanti: sul fatto che gli utili siano principalmente reinvestiti nella realizzazione di tale obiettivo sociale e che le
modalità di organizzazione o il sistema di proprietà riflettono la loro missione, in quanto si basano su una struttura
di governance democratica o su principi partecipativi ovvero si concentrano sulla giustizia sociale.
Per questo le imprese sociali perseguono una maggiore “diffusione pubblica dei benefici” rispetto alle imprese
ordinarie. Le organizzazioni dell’economia sociale hanno resistito meglio alla crisi in virtù delle specifiche regole
cui obbediscono come l’assenza di scopo di lucro, sono più resistenti alle crisi in virtù delle loro riserve finanziarie
che non possono essere distribuite ai soci; sono impossibili da delocalizzare perché i gruppi di persone sono
radicati nel territorio; sono più flessibili dal punto di vista finanziario, hanno una struttura salariale meno
gerarchizzata
e
infine
perseguono
strategie
di
lungo
termine.
12 La questione dell'innovazione sociale ha acquisito notevole importanza negli ultimi anni.
I documenti ufficiali dell'UE contengono diversi riferimenti al ruolo che le organizzazioni dell'economia
sociale svolgono nella produzione di innovazione sociale. Quali sono gli elementi che caratterizzano i
contributi specifici delle organizzazioni dell'economia sociale ai processi di innovazione sociale?
Bisogna rifuggire il rischio di annacquare l’innovazione sociale, includendovi elementi di semplice “novità”.
Gli elementi caratterizzanti l’innovazione sociali delle cooperative sociali e loro consorzi sono sintetizzabili in
cinque
categorie:
1. attività realizzate negli ambiti di attività e con le tipologie di beneficiari/utenti consolidate ma che apportano
elementi
di
novità
sia
nel
prodotto
che
nel
modo
di
organizzare
i
servizi;
2. sperimentazioni di nuovi modi di lavorare e organizzare i servizi e le attività fornendo risposte a bisogni prima
non
considerati;
3. dare una risposta efficace al problema di intercettare nuovi rischi sociali e a rispondervi; come i giovani
disoccupati, i disoccupati di lunga durata, i giovani senza lavoro, i residenti in aree svantaggiate, le famiglie del
ceto medio che rischiano di scivolare nella povertà relativa, le persone in condizione di vulnerabilità sociale,
eccetera;
4. caratterizzarsi per processi di partnership tra le singole imprese cooperative e sociali e altri soggetti, in primis
amministrazioni pubbliche, ma anche altre organizzazioni di terzo settore, consorzi e anche in particolare per le
imprese
commerciali
profit;
5. attivare la presenza di vari portatori di interesse delle comunità a cui si rivolge il progetto.
13 Se l'impatto sociale è un elemento chiave per distinguere le imprese sociali dalle altre imprese, quali
indicatori e metodologie vanno utilizzate per misurarlo? La misurazione e la rendicontazione di impatto
sociale da parte delle organizzazioni dell'economia sociale dovrebbe essere rese obbligatorie? Quali
standard dovrebbero essere eventualmente applicati? Quel è il ruolo degli istituti di ricerca e degli uffici
nazionali di statistica in questo contesto?
Non riteniamo che la misurazione dell’impatto debba essere considerata alla stregua degli altri elementi peculiari
delle organizzazioni dell’economia sociale. In particolare bisogna rifuggire il rischio di portare le organizzazioni
dell’economia sociale a concentrare le loro azioni in settori o su destinatari per cui sia più facilmente raggiungibile
o
misurabile
un
impatto
sociale
positivo.
Inoltre, il fondamentale lavoro per far emergere nuovi bisogni non espressi e destinatari e target non considerati,
le sperimentazioni di azioni innovative, propedeutiche alla messa a sistema di buone prassi potrebbero essere
penalizzati
se
l’impatto
sociale
fosse
uno
standard
asettico.
E’ pur vero al contempo che le pratiche di redazione dei bilanci sociali sono nate nel contesto dell’economia
sociale e si sono poi diffuse anche tra le organizzazioni profit. Le organizzazioni dell’economia sociale, nella
sostanza, sono tenute ad adottare adeguate misure di trasparenza e forme di rendiconto sociale. In particolare
innanzitutto devono garantire la piena trasparenza dei bilanci e delle modalità di distribuzione del valore
prodotto. Inoltre, è importante che misurino l’impatto sociale per il monitoraggio e la verifica delle azioni
intraprese.
Certamente è fondamentale per i finanziatori e per gli enti committenti dei servizi conoscere l’impatto sociale
delle
azioni
che
hanno
contribuito
in
tutto
o
in
parte
a
finanziare.
Il risparmio potenziale generato dall’impatto sociale dell’azione delle imprese sociali per le casse dello Stato e
degli entisono
pubblici,
può essere
punto di partenza
di interventi
di naturala compensativa
dal punto
di vista
14 Quanto
importanti
gli il strumenti
finanziari
per sostenere
crescita delle
organizzazioni
economico
e e i soggetti intermediari più adatti a soddisfare
fiscale.le
dell'economia
sociale? Quali sono gli strumenti finanziari
esigenze di organizzazioni che non mirano a massimizzare i profitti? Di quale formazione e preparazione
Riteniamo fondamentale pertanto il ruolo degli istituti di ricerca e degli uffici nazionali di statistica in questo
specifica ha bisogno questo settore per gestire investimenti finanziari? Qual è il ruolo di soggetti
contesto per rendere più chiare le metodologie, più definiti gli indicatori, anche a partire dalle buone prassi che le
intermediari
come i fondi etici di investimento, le banche etiche o di solidarietà, le banche cooperative, o
stesse organizzazioni dell’economia sociale possono mettere a disposizione. Il movimento cooperativo italiano, in
diparticolare,
strumenti ha
come
gli impact
bond?
messo
a sistema
per le proprie associate strumenti innovativi per la misurazione dell’impatto
sociale.
E’
indispensabile che le organizzazioni dell’economia sociale abbiano gli strumenti adatti. Servono strumenti e
organismi per attrarre finanziamenti privati "pazienti" da investire attraverso strumenti finanziari dedicati (finanza
d’impatto,
social
bond
etc.)
per
il
capitale
sociale
e
di
rischio.
In primo luogo, gli strumenti devono essere anche caratteristici rispetto alle peculiari situazioni di governance
delle
organizzazioni
dell’economia
sociale.
Naturalmente è importante che questi meccanismi non siano calati dall’alto, ma siano coerenti con l’architettura
istituzionale che a livello nazionale e locale definisce le regole e finanzia il sistema di welfare.
Sarebbe molto importante, concreto ed efficace incentivare misure di coinvolgimento diretto dei soci alla
capitalizzazione. Misure che sostengano la capitalizzazione, ad esempio con misure che “moltiplichino” il capitale
sottoscritto e versato dai soci o che sostengano, direttamente o attraverso operatori finanziari, il versamento del
capitale sottoscritto da parte dei soci e misure di sostegno agli investimenti, sia attraverso misure in conto
capitale sia con la creazione di fondi di rotazione con la compartecipazione di soggetti pubblici e di soggetti privati
che
operano
nello
sviluppo
dell’economia
sociale.
C’è bisogno di investimenti, che capitalizzino i fondi privati che intendono investire nelle imprese sociali con il
meccanismo del socio finanziatore/sovventore concedendo anche capitale di rischio per gli investimenti.
Ad esempio, è possibile valorizzare il ruolo svolto dai fondi mutualistici che, per la cooperazione, sono stati e
continueranno ad essere importanti, anche potenziandone le funzioni in un’ottica di reperimento risorse a livello
europeo.
Inoltre, una particolare forma di finanziamenti a livello europeo andrebbe riconosciuta ai lavoratori che rilevano
un’azienda in crisi attraverso i workers buy out in cooperativa. E’ un fenomeno che in questi anni ha assunto
sempre più rilevanza, garantendo il mantenimento di posti di lavoro, e che andrebbe incentivato con specifiche
linee
di
finanziamento
comunitarie.
È importante che si valorizzino le esperienze migliori di banche e istituiti di credito con una forte caratterizzazione
15 Che ruolo possono svolgere le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) nello sviluppo e
nella fornitura di nuovi servizi di interesse generale da parte delle organizzazioni dell'economia sociale?
Per esempio, come possono le ICT favorire la partecipazione dei soci? Come possono facilitare un
consumo più consapevole e responsabile, ovvero (come può) contribuire alle decisioni di risparmio (ad
esempio, mediante applicazioni che forniscono informazioni ai consumatori sulle caratteristiche sociali e
ambientali dei prodotti, oppure piattaforme web multistakeholder, web-communicated ESG rating)?
Il potenziale e la plasticità che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione possono sprigionare per
favorire un maggiore coinvolgimento dei cittadini è, a tutti i livelli, un fatto importante che le organizzazioni
dell’economia sociale devono saper metter a frutto. Le tecnologie dell’informazione hanno un ruolo
fondamentale,
particolarmente
rilevante
in
sanità.
Al contempo, bisogna enfatizzare il ruolo che le organizzazioni dell’economia sociale svolgono “sul campo”,
attraverso modalità operative che puntino sulla prossimità e sul coinvolgimento diretto delle persone e di tutti i
portatori
di
interesse
delle
comunità.
Certamente le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono favorire la diffusione e lo scambio di
informazioni ai soci, ma la partecipazione non può essere virtuale, ma va esercitata in modo diretto attraverso
forme di coinvolgimento basate sulla prossimità e il radicamento territoriale nelle comunità di riferimento.
Non esitate a affrontare qualsiasi altro tema o aspetto che si ritiene importante, ma che non è stato incluso in questo
documento
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