Inserto del periodico trimestrale TuttaPovo edito dal Club Interassociativo TuttaPovo DICEMBRE 2014 N. 3 / 2014 / 25° NUM. PUB. IL MELOGRANO IL MELOGRANO IN QUESTO NUMERO Inserto al Periodico trimestrale TuttaPovo edito dal Club Interassociativo TuttaPovo Editoriale DICEMBRE 2014 ANNO VII / N. 25° / N. 3/2014 È possibile alleviare e sconfiggere il dolore? 4 Una giornata di studio sull’efficacia della musicoterapia 6 Le novità del Marchio Family in tema di conciliazione 8 Grazie don Gerolamo, benvenuto padre Domenico! 9 COMITATO DI REDAZIONE Per riflettere Direttore: Paolo Giacomoni I sandali di José 11 Coordinamento: Antonio Bernabè La culla vuota 13 Un’importante collaborazione sui temi della salute 14 In redazione: Antonio Bernabè - Erica Ciresa - Renzo Dori Gerolamo Iob - Roberto Maestri - Domenico Marcato Le nostre attività Dalla RSA “M. Grazioli” di Povo Foto: Servizio Animazione - Fonti varie Dal Centro Servizi di Povo Si ringraziano tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito a dar vita a questo numero de “Il Melograno”, supplemento al periodico trimestrale TuttaPovo Divertimento Stampa: Publistampa Arti grafiche - Pergine Valsugana (TN) La forza dell’immagine - mostra di pittura 15 17 Tanto per ridere… Concorso a premi 19 La pagina della poesia 21 In ricordo di… 22 Il Libro della Solidarietà è sempre aperto 23 In copertina: casa rustica annessa alla villa ex baroni Trentini, poi De Montel a Sprè di Povo - foto di Renzo Dori Il Forest Stewardship Council® (FSC®) garantisce tra l’altro che legno e derivati non provengano da foreste ad alto valore di conservazione, dal taglio illegale o a raso e da aree dove sono violati i diritti civili e le tradizioni locali. La Direzione e il Consiglio di Amministrazione AUGURANO a Ospiti, Familiari, Dipendenti e a tutti i lettori de “Il Melograno” Buon Natale e Felice Anno Nuovo IL MELOGRANO N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 3 di Renzo Dori È possibile alleviare e sconfiggere il dolore? I l 5 novembre scorso si è tenuto un seminario promosso dall’APSP “Margherita Grazioli” dal titolo particolarmente significativo: “La valutazione del dolore in RSA” (Residenza Sanitaria Assistenziale). I relatori che si sono susseguiti nel corso della giornata di studio: il dott. Michele Zani, esperto del settore, e la dott.ssa Giovanna Pisetta, infermiera presso la RSA M. Grazioli, recentemente laureatasi con una tesi particolarmente pertinente ai temi trattati: “La valutazione del dolore nell’anziano cognitivamente compromesso”. «Non c’è nulla di buono nel dolore bisogna combatterlo senza tregua» così affermava in una recente intervista il grande oncologo prof. Umberto Veronesi. Il prof. Rozzini a sua volta affermava che «il dolore è uno dei problemi più frequenti della persona anziana: spesso sottovalutato e sottostimato, rappresenta una condizione di disagio che si riflette negativamente sulla qualità di vita e sulla sopravvivenza». Un recente studio italiano stima che la prevalenza del dolore cronico è pari a circa il 21,7% della popolazione (circa 13 milioni di italiani), il 41% dei quali dichiara di non aver ricevuto un trattamento adeguato. La prevalenza del dolore negli anziani che vivono in case di riposo varia dal 40% all’80%; questo intervallo di percentuale così ampio dimostra come non ci sia ancora un accordo e un metodo di valutazione condiviso sulla reale presenza di tale sintomo. Per questo non è solo utile, ma necessario sapere quanti anziani hanno dolore in RSA e in quanti 4 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014 casi poteva essere evitato o efficacemente attenuato. Il dolore è un sintomo che oltre a “minare” l’integrità fisica e psichica del paziente genera angoscia, senso di prostrazione, inquietudine, stress, depressione con un notevole impatto negativo sulla qualità del vivere. Non solo, il dolore riduce l’appetito con conseguente rischio di malnutrizione, rende più difficili i movimenti e la deambulazione con aumento della disabilità, aumento del rischio di sindrome da allettamento, di cadute e di mortalità. La natura complessa di questo sintomo richiede un approccio multidisciplinare da parte degli operatori sanitari e socio-sanitari non solo perché legato a differenti patologie, ma anche per gli stati di disabilità che può facilmente generare nella persona. Purtroppo questo approccio professionalmente qualificato e di équipe specializzate spesso deve combattere contro molte- plici luoghi comuni e ostacoli che vanno superati affinché l’età anagrafica non rappresenti più una barriera al sollievo del dolore. Tra gli operatori è ancora presente la convinzione che l’anziano abbia una soglia più alta per la percezione del dolore, che tolleri meglio il dolore o che sia opportuno non eccedere con gli analgesici in quanto assume già tante medicine; nell’anziano si riscontra spesso la convinzione che un buon paziente disturba poco il medico o che fatalisticamente il soffrire faccia parte della vecchiaia e quindi venga vissuto con rassegnazione. Per contro, al di là dei luoghi comuni, la causa principale del dolore in RSA è rappresentata dal dolore osteoarticolare, presente in oltre l’80% degli ultrasessantacinquenni (Herr, Decker, 2004) e quello oncologico, il 30% delle persone anziane istituzionalizzate e affette da neoplasia ne soffre quotidianamente. IL MELOGRANO Nonostante la consapevolezza che il dolore compromette la qualità di vita delle persone anziane e genera una potenziale accelerazione nella progressione delle disabilità e della non autosufficienza di fatto viene ancora sottostimato e sottotrattato a causa essenzialmente di due fattori: la difficoltà dell’anziano, con deterioramento cognitivo, a esprimere il dolore e la difficoltà del personale nel riconoscerlo. Per questo è necessario aumentare le capacità di lettura del sintomo da parte degli operatori sanitari e socio-sanitari attraverso un costante impegno formativo (la giornata di studio e approfondimento promossa dall’APSP “M. Grazioli” ne è una significativa testimonianza). Esistono infatti alcuni indicatori comportamentali nell’anziano con dolore (anche con disturbi cognitivi) che possono aiutare l’operatore a comprenderne la presenza o meno. Tra questi vi sono le espressioni facciali, la verbalizzazione o vocalizzi, il movimento del corpo, il cambiamento nelle interazioni personali e nella relazione, il cambiamento delle attività abituali o routinarie, il cambiamento dello stato mentale. Prevedere e sospettare dolore in presenza di patologie muscolo-scheletriche, osteoarticolari, vascolari, neoplastiche; comportamento anomalo senza ragioni apparenti, riduzione dell’appetito, sindrome depressiva, problemi d’insonnia, cambiamenti nelle capacità funzionali, agitazione o rifiuto verso le cure e/o l’attività. Tutto questo è ovviamente possibile se si conosce bene la persona in stato di sofferenza, le sue abitudini, le sue espressioni e i suoi modi di relazionarsi con gli altri (operatori, familiari, amici). L’osservazione del paziente con dolore da sola non basta, vi sono tecniche di misurazione dell’intensità del dolore che vanno praticate selezionando lo strumento di valutazione più idoneo; il dolore poi va monitorato in modo sistematico e ad intervalli regolari utilizzando un elenco di indicatori comportamentali e infine, se non si è certi della presenza di dolore, può essere giustificato intervenire (con farmaci o altri interventi per ridurlo) e valutare se la persona dimostra sollievo. Di tutto questo e di molto altro si è parlato e discusso durante la giornata e la dott.ssa Pisetta in conclusione ha ricordato a tutti i presenti che «la cura del dolore deve entrare nelle strutture per anziani prima di tutto come atmosfera diffusa, come attitudine di care, come tecnica capace di conciliare le qualità umane con le competenze professionali». Non c’è alcun dubbio che abbia ragione da vendere e per questo ci impegneremo tutti a tutti i livelli. Il Presidente Renzo Dori (Nota: per la stesura del presente articolo sono stati utilizzati gran parte dei contenuti della relazione della dott.ssa Giovanna Pisetta) Lieve è il dolore che parla. Il grande, è muto. Seneca IL MELOGRANO N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 5 Una giornata di studio sull’efficacia della musicoterapia di Renzo Dori P ossiamo ben dire che la musica accompagna e dà significato alla nostra vita. Quanti eventi felici o tristi del nostro vissuto sono stati accompagnati o in qualche modo collegati con una qualche nota musicale. Sin da bambini con le ninne nanne, poi più avanti al primo ballo, e quella canzone che ci ricorda il primo amore, o quel pezzo solenne suonato dall’organo in chiesa che ci accompagnava all’altare, o quel pezzo particolare che ci ha saputo consolare nei momenti difficili e poi ancora i canti in compagnia nelle serate in montagna o durante il servizio militare e che dire di quell’insieme di suoni e melodie che ci facevano sognare e che provocavano in noi quel senso di pace e serenità. Sì, la musica più di ogni altra cosa ha scandito il nostro tempo. È difficile pensare alla nostra vita disgiunta dalla musica perché anche il silenzio ha la sua specifica musicalità. Quindi la musica è vita ed è talmente compenetrata con la nostra vita che può divenire elemento di cura, strumento di aiuto per uscire dai momenti critici e di sofferenza. La musica come terapia che aiuta a curare le ferite dell’anima. 6 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014 Il prof. Raglio, musicoterapeuta, la descrive così: «Due aspetti della musica sono noti a tutti. Il primo è la grande influenza che la musica può avere sul tono dell’umore: l’effetto rilassante della musica, che è stato sperimentato da ciascuno di noi, è così forte e prevedibile che molti lo utilizzano (in casa, in automobile) per ritrovare tranquillità e recuperare una dimensione meno convulsa della vita. Il secondo aspetto a tutti famigliare è il forte potere mnestico della musica. Il riascolto di un brano musicale può evocare con molta precisione un episodio della vita, ricomponendo nella nostra mente non soltanto le caratteristiche temporali e spaziali dell’episodio stesso, ma anche lo stato d’animo che caratterizzava quella circostanza. Intorno a una struttura melodica, armonica, ritmica, timbrica, si ricostituisce il ricordo nella sua complessità cognitiva ma anche emozionale». Partiamo da queste considerazioni per segnalare l’importante riconoscimento recentemente ottenuto dalla nostra Azienda sul tema della musicoterapia applicata a persone con varie forme di demenza o disturbi cognitivi. Nel mese di ottobre è stato pubblicato su una rivista scientifica IL MELOGRANO a carattere internazionale (Clinical Interventions in Aging) il progetto e la metodologia attuata presso la nostra struttura ai fini di un intervento terapeutico-riabilitativo nei confronti di persone con disturbi cognitivi o demenza Alzheimer) attraverso la musicoterapia. Per la definizione dei contenuti del progetto, supportato da un’ampia letteratura scientifica, sono stati raccolti e valutati numerosi dati e risultati frutto di qualche anno di osservazioni e lavoro di analisi da parte della nostra musicoterapeuta Stefania Filippi con la supervisione del prof. Alfredo Raglio ricercatore in ambito neuropsichiatrico, psichiatrico e neurologico e consulente presso il Dipartimento di Sanità pubblica, Medicina sperimentale e forense dell’Università di Pavia. Il modello proposto vuole rappresentare un approccio globale alla persona con demenza utilizzando la musica e l’elemento sonoro-musicale sulla base delle sue esigenze, delle sue caratteristiche cliniche e degli obiettivi terapeutico-riabilitativi. Il modello proposto (Global Music Approach to Person With Dementia - GMA-D) implica un approccio e una metodologia di intervento fortemente centrato sull’utilizzo della musica nell’ambito della presa in carico della persona con demenza. Ciò comporta una fase iniziale di valutazione in cui il musicoterapista e il IL MELOGRANO clinico focalizzano l’attenzione sui bisogni e sulle abilità residue della persona; la successiva definizione di un approccio musicale adeguato alla persona in esame secondo criteri di evidenza applicativa; una costante verifica degli interventi e degli esiti prodotti e infine il “modellamento” del GMA-D in rapporto ai cambiamenti clinici della persona con demenza e dei risultati conseguiti. Aspetti importanti del modello sono le valutazioni periodiche necessarie per avere un quadro clinico sempre aggiornato e per orientare o riorientare il programma musicale e l’attenta valutazione con l’équipe multiprofessionale delle risposte che la singola persona con demenza dà rispetto alle singole attività proposte. I contenuti e le modalità di applicazione di questo modello di analisi e ricerca e l’efficacia della sua applicazione sulle persone affette da demenza nelle sedute di musicoterapia applicate nella nostra azienda sono stati oggetto di una specifica giornata di studio-confronto il 5 dicembre scorso. A tutti gli operatori che hanno collaborato a questo progetto, al professor Raglio che ne ha curato la supervisione e coordinamento, alla neuropsicologa dott.ssa Giraudo e alla nostra musicoterapeuta Stefania Filippi va il nostro più sincero apprezzamento. N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 7 di Renzo Dori Le novità del Marchio Family in tema di conciliazione S ul fronte della conciliazione tempo lavoro e tempo famiglia dobbiamo registrare alcune importanti novità. Dopo la formalizzazione del primo distretto famiglia del Comune di Trento proprio sulla nostra area collinare, promosso oltre che dalla nostra Azienda anche dalla Famiglia Cooperativa di Povo, dalla cooperativa sociale Kaleidoscopio e da FBK (Fondazione Bruno Kessler), la Provincia Autonoma di Trento Agenzia per la famiglia ha individuato tale distretto come primo interlocutore per la sperimentazione nell’uso di una piattaforma informatica progettata da Eduteck. Attraverso tale piattaforma sarà possibile interloquire, visionare dati, trasmettere messaggi, partecipare a videoconferenze fra i singoli componenti del distretto (in futuro con tutte le aziende o enti certificati Family) e l’Agenzia per la famiglia. Il progetto ha lo scopo essenziale di facilitare la comunicazione fra i vari soggetti aderenti, di condividere progetti comuni, ricerche e soprattutto rendere più circolare possibile le informazioni, le proposte in modo da consolidare il lavoro di rete. Sarà inoltre possibile in tempo reale conoscere tutte le offerte e iniziative promosse dai singoli enti a favore dei propri dipendenti e di quelli degli altri partner. Sarà anche possibile creare offerte di formazione on line proporre questionari o indagini per raccogliere suggerimenti e/o richieste. La sperimentazione di questo importante strumento dovrebbe partire probabilmente con l’anno nuovo. Altra novità degna di nota è che nel corso del mese di novembre la nostra Azienda (prima del settore delle 8 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014 APSP del Trentino) ha proposto alle Organizzazioni sindacali un “Accordo decentrato che definisce i contenuti del regolamento per la gestione dei rapporti di telelavoro”. In tale accordo, sottoscritto dalle organizzazioni sindacali, si precisa che per telelavoro si intende quella «modalità di lavoro resa in sede diversa dalla sede di assegnazione con uso prevalente di sistemi telematici per collegarsi con l’ufficio di appartenenza». Si precisa altresì che la tipologia di telelavoro individuata e ritenuta attuabile è quella di “telelavoro domiciliare”. La possibilità di utilizzare il telelavoro sarà principalmente per il personale «non impiegato in lavoro su turni a ciclo continuo e/o per il quale venga richiesta la presenza fisica costante in struttura. Di norma tale forma di lavoro a distanza è rivolta al personale per lo svolgimento di attività che necessitino di un alto livello di attenzione e cura (quali ad esempio la redazione di relazioni, attività reportistica, predisposizione turnistica, ecc.) o con problemi legati alla distanza tra il luogo di residenza e di lavoro». Inoltre sarà rivolto al personale con flessibilità di orario di lavoro. Nell’accordo vengono specificati nel dettaglio quali sono i criteri che verranno utilizzati per l’individuazione delle attività “telelavorabili” e le modalità di accesso a tale attività da svolgere a domicilio. Sicuramente il telelavoro potrà rappresentare nell’ampio ventaglio delle iniziative messe in campo o programmate in tema di conciliazione fra il tempo lavoro e il tempo famiglia un importante obiettivo raggiunto. Ultima notizia non certo per importanza, è che a seguito delle verifiche del valutatore esterno la nostra Azienda ha ottenuto il rinnovo del Marchio Family. A tutti quelli che hanno contribuito con il proprio lavoro e con il proprio impegno al raggiungimento di questo ulteriore obiettivo va il nostro apprezzamento e plauso. Il Presidente Renzo Dori IL MELOGRANO Grazie don Gerolamo, benvenuto padre Domenico! D omenica 9 novembre 2014, con una partecipata concelebrazione della S. Messa da parte dei due sacerdoti, è avvenuto l’avvicendamento della persona delegata alla cura del servizio religioso nella nostra struttura. Dopo dieci anni di presenza assidua il nostro caro don Gerolamo Iob ha deciso di ritirarsi per il meritato riposo e passare il testimone a un nuovo Padre che seguirà i nostri anziani dando loro conforto e assistenza per la parte spirituale. Il passaggio di consegne ufficiale è avvenuto domenica 9 novembre 2014 con la concelebrazione della S. Messa da parte dei due sacerdoti. È stata l’occasione per esprimere da parte di tutti noi, residenti, operatori, familiari, volontari e amministrazione, il nostro ringraziamento a don Gerolamo per quanto ha saputo dare in questi anni, un riferimento costante e certo, fatto di presenza, comprensione, spiritualità e preghiera. S. Messa concelebrata da don Gerolamo Iob (a sinistra) e padre Domenico Marcato Il grazie è stato accompagnato da queste parole: Carissimo Don Gerolamo, tra i tanti incontri che abbiamo fatto per preparare i vari testi delle celebrazioni particolari, quest’ultimo è stato sicuramente il più difficile. Dieci anni passati insieme sono veramente tanti e doverci abituare a non sentirti più celebrare la S. Messa e non vederti più in mezzo a noi è veramente triste. È difficile trovare le parole per esprimerti tutto ciò che in questi anni sei stato per noi. Dire che sei stato un ottimo pastore è poco: il tuo maestoso modo di annunciare la parola di Dio, soprattutto durante le liturgie, ci ha affascinato fin dal primo giorno. Le tue prediche, don Gerolamo, fanno breccia in tutti i cuori; è impossibile uscire dalla chiesa indifferenti, senza meditare almeno un po’ su quello che tu ci hai amorevolmente spiegato. Ci hai trasmesso il tuo grande amore per Gesù, la tua grande convinzione della bellezza straordinaria della fede dei cristiani. In questo modo ti sei preso cura delle nostre anime: faremo tesoro dei tuoi insegnamenti. Sono stati significativi i tuoi incontri con i nostri ammalati, con chi era impossibilitato a partecipare all’Eucarestia; hai ac- IL MELOGRANO N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 9 compagnato i nostri cari al fraterno abbraccio con il Padre, preparandoli e rassicurandoli nell’affrontare la prova più difficile. Sei stato vicino a noi nei momenti brutti ma anche in quelli gioiosi. Sono davvero tante le buone azioni che hai compiuto per la nostra comunità in questi anni, noi tutti ti saremo vicini con il ricordo e la Preghiera e con infinito affetto ti ringraziamo. Grazie, don Gerolamo. Durante la stessa concelebrazione di quella domenica abbiamo dato il benvenuto a padre Domenico Marcato, dell’Ordine dei Padri Dehoniani e proveniente dalla comunità del Sacro Cuore di Villazzano, il quale ha deciso di intraprendere un tratto di strada insieme a noi. Ci auguriamo che possa al più presto inserirsi nel nostro ambiente, forte dell’accoglienza che i nostri anziani certamente gli sapranno offrire. Questo il breve indirizzo di benvenuto letto durante la S. Messa: Benvenuto Padre Domenico, è con gioia particolare che oggi ti accogliamo tra noi come nostro nuovo pastore nella nostra piccola parrocchia. Vogliamo innanzi tutto ringraziarti per aver accolto la missione che l’arcivescovo ti ha affidato e per aver accettato di essere la nostra guida spirituale. Fiduciosi che questo rappresenti l’inizio di un nuovo cammino che percorreremo insieme, ci affidiamo alla benedizione del Signore. Due parole sui Padri Dehoniani. La Congregazione dei sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù è stata fondata dal sacerdote francese Léon Gustave Dehon (1843-1925). Compiuti gli studi e ordinato sacerdote a Roma, al ritorno in patria venne nominato cappellano della basilica di Sant Quintino, nel nord della Francia e là iniziò a maturare l’idea di istituire una nuova famiglia religiosa, interamente dedita alla propagazione della devozione al Sacro Cuore di Gesù (in sigla S.C.I.). Ottenuto il permesso dei suoi superiori, il 13 luglio 1877 Dehon diede formalmente inizio alla congregazione. L’istituto venne approvato definitivamente dalla Santa Sede il 4 luglio 1906. I Dehoniani si dedicano al ministero sacerdotale, alla formazione del clero e a diverse opere di apostolato missionario e sociale, sia con i giovani che con gli adulti. 10 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014 IL MELOGRANO Per riflettere di Padre Domenico Marcato M olti anni fa, talmente tanti che abbiamo ormai dimenticato la data precisa, viveva in un paese del sud del Brasile un bambino di sette anni, di nome José. Aveva perduto i genitori molto presto ed era stato adottato da una zia avara che, malgrado avesse molto denaro, per il nipote non spendeva quasi nulla. José, che non aveva mai conosciuto il significato dell’amore, pensava che la vita fosse proprio così, e non se ne addolorava. Poiché vivevano in un quartiere di gente ricca, la zia obbligò il direttore della scuola ad accettare suo nipote, pagando solo un decimo della retta mensile e minacciando di protestare con il sindaco se non lo avesse fatto. Il direttore non ebbe scelta, ma ogni volta che poteva istruiva gli insegnanti affinché umiliassero José, sperando che il bambino si comportasse male e loro avessero un pretesto per espellerlo. I sandali di José (la zia glieli aveva comprati quando lui aveva quattro anni, dicendo che ne avrebbe ricevuto un altro paio solo quando avesse compiuto i dieci anni). Alcuni bambini gli domandarono perché fosse tanto miserabile e gli dissero che si vergognavano di avere un amico con degli abiti e delle scarpe così. Poiché José non conosceva l’amore, non si addolorava per quelle domande. Quando entrò in chiesa, udì l’organo suonare, vide le luci tutte accese e la gente vestita con quanto aveva di meglio, le famiglie riunite, i genitori che abbracciavano i figli, e José si sentì la più miserabile delle creature. Dopo la comunione, invece di tornare a casa con il gruppo, si sedette sulla soglia della cappella e cominciò a piangere: anche se non conosceva l’amore, ora capiva che cosa significava ritrovarsi da solo e derelitto, abbandonato da tutti. In quel momento, si accorse che accanto a lui c’era un bambino, scalzo, che sembrava altrettanto miserabile. Poiché non lo aveva visto prima, ne dedusse che doveva aver camminato molto per arrivare fin lì. Pensò: «Devono fargli molto male i piedi, a questo ragazzino. Gli darò uno dei miei sandali, così per lo meno allevierò metà della sua sofferenza». Perché, malgrado non conoscesse l’amore, José conosceva la sofferenza e non desiderava che altri provassero la stessa cosa. Lasciò al bambino uno dei sandali e tornò indietro con l’altro: se lo cambiava continuamente di piede, in mo- José, tuttavia, che non aveva mai conosciuto l’amore, pensava che la vita fosse proprio così, e non se ne addolorava. Arrivò la notte di Natale. Tutti gli alunni furono obbligati ad assistere alla messa in una chiesa distante dall’abitato, giacché il parroco locale si trovava in ferie. Strada facendo, i bambini e le bambine parlavano di quello che avrebbero trovato nelle calze l’indomani mattina: vestiti alla moda, giocattoli costosi, dolciumi, skateboard e biciclette. Erano tutti ben vestiti, come sempre accade nei giorni speciali, tranne José, che indossava sempre i suoi abiti malandati e i sandali consumati e piccoli per i suoi piedi IL MELOGRANO N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 11 do da non ferirsi troppo con le pietre della strada. Appena arrivò a casa, la zia vide che il nipote aveva perduto uno dei sandali e lo minacciò: se non fosse riuscito a recuperarlo entro il mattino seguente, sarebbe stato castigato severamente. José andò a letto impaurito, poiché conosceva i castighi che la zia gli dava di tanto in tanto. Tremò tutta la notte, a stento riuscì a conciliare il sonno, e quando stava quasi per riuscire a addormentarsi, udì molte voci nel salotto. La zia irruppe nella sua camera, domandandogli che cosa era accaduto. Ancora intontito, José andò nella sala e vide che il sandalo che aveva lasciato al bambino era lì in mezzo alla stanza, sommerso da giocattoli di ogni tipo, biciclette, skateboard, abiti. I vicini gridavano, dicendo che i loro figli erano stati derubati, che non avevano trovato niente nelle loro calze quando si erano svegliati. Fu in quel momento che il prete della chiesa in cui avevano assistito alla messa comparve ansimante: sulla soglia della cappella era apparsa la statua di un Gesù Bambino vestito d’oro, ma con ai piedi un solo sandalo. 12 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014 Immediatamente, si fece silenzio: la comunità rese lodi a Dio e ai suoi miracoli, la zia scoppiò a piangere e chiese perdono. E il cuore di José fu pervaso dall’energia e dal significato dell’Amore. (da “Sono come il fiume che scorre” di Paulo Coelho - Bompiani) Carissimi ospiti della casa“Margherita Grazioli” e quanti vi operano con entusiasmo e professionalità, la festa del Natale è proprio la festa del Dono e dell’Amore. Dio ha voluto regalarci quello che aveva di più prezioso: suo Figlio Gesù che è diventato bambino come ognuno di noi nel seno di sua Madre Maria, per opera dello Spirito Santo. Lui è quel bambino che si siede accanto a Josè, senza sandali e lo stimola a fare un gesto di amore dividendo i suoi sandali con Lui e in questo momento si risveglia in Josè l’amore, lui che non conosceva l’amore. Carissimi, vi auguro di cuore che in questo Natale possiate fare tutti l’esperienza dell’amore, attraverso dei piccoli gesti: un sorriso di un operatore, un gesto di carità di un’animatrice, qualche parola di conforto di un infermiere, o di un familiare o di un volontario/a. Attraverso questi piccoli gesti è Gesù che vuole manifestarvi il suo Amore, e riempire il vostro cuore di gioia e di serenità. Con affetto vi auguro Buon Natale e Felice Anno Nuovo 2015. IL MELOGRANO La culla vuota N o. Non andrò. All’angelo luminoso che annuncia la lieta novella ho già detto ripetutamente di no. Come posso, io, pastorello “diverso”, recarmi alla capanna del Re dei Re? Non faccio che nascondermi dietro le montagne di carta e le casette di cartone da quando mi hanno sistemato qui, lungo il pendio scosceso del presepe di una chiesa. Siamo solo in due ad avere la pelle scura: uno dei Magi e io. Ma io non ho vestiti regali, sono scalzo, infreddolito e non ho ricchi doni da portare al Bambino. Sono più povero di Lui. E, soprattutto, sono “diverso”. La mia pelle ha il colore dell’Africa, i miei occhi la nostalgia di paesaggi lontani, la mia voce una cantilena incomprensibile. E allora sto sempre zitto, non unisco la mia voce ai cori degli angeli, cerco di non attirare l’attenzione, né di espormi alla luce flebile delle lampadine intermittenti... “È nato il Salvatore”. Ma non certo per me. Com’è possibile che quel Bambino indifeso porti la Salvezza anche a me o al martoriato mio Popolo? Cos’è questa “pace” di cui tutti parlano? Ho conosciuto solo guerre e discordie e insicurezze. Poi, su un barcone malfermo e stracarico di gente, sono arrivato qui, in una Terra non mia dove nessuno perde occasione per ricordarmi che sono “diverso”. Extracomunitario è il mio nome nuovo. Ma ce ne sono tanti altri: Negro, ad esempio. Oppure Di Colore. Qui, nel presepe di questa chiesa, nessuno mi guarda. Ma è meglio così. Sono stanco degli sguardi di diffidenza, delle parole di rimprovero, dei commenti di sufficienza. “Tornatene al tuo Paese…”. Anche qui, su questo villaggio di sughero e muschio, nessuno ha simpatia per me. Respiro soltanto ostilità. La lavandaia mi gira le spalle, il fabbro ha uno sguardo severo e perfino il pastore che sorveglia le sue pecore brandisce minaccioso il suo bastone al mio passaggio. E il cane abbaia, l’oca del laghetto starnazza, il maiale grugnisce... Non c’è posto per me. Nemmeno in un IL MELOGRANO presepe! Sono sempre e soltanto un “diverso”. Se provo a sorridere mi deridono, se piango mi scansano, se sto zitto mi additano… Sempre e solo colpevole. Ma di cosa? Di essere come sono. Diverso. Ecco perché non andrò alla capanna. Chi vorrebbe la mia presenza nella propria casa? Chi si sentirebbe sicuro scorgendomi? Chi vorrebbe condividere con me la sua gioia o il suo dolore? E allora me ne sto qui, dietro un ciuffetto di morbido muschio, al riparo da tutto e da tutti. Al suono degli zampognari mi rilasso e al coro degli angeli mi addormento. Me ne torno col pensiero alla mia Terra, laggiù, nel cuore dell’Africa dove ho lasciato mia casa e i miei cari. Intorno a me sono tutti “diversi” e io finalmente mi sento “uguale…”. Gli sguardi non sono di rimprovero, le parole non sono di offesa… ma c’è la guerra e troppi fratelli sono morti di fame, troppe madri hanno pianto per questa grande miseria. Desidero un po’ di pace, solo questo. Essere me stesso, vivere. Il mio viso è ricoperto di lacrime amare e il mio cuore sussulta di dolore. Non riesco a rompere le barriere dell’indifferenza, non riesco a colmare queste enormi distanze, non riesco a sentirmi “fratello” di nessuno. Straniero. Sono straniero ovunque. Diverso e da emarginare. Nella vita come in questo presepe. Sto tremando di freddo e solitudine. Di fame e di tristezza. Di nostalgia e di indifferenza… Il mio cuore trama vendette, non sopporto la pietà di nessuno, vorrei tanto vendicarmi, dimostrare cosa son capace di fare. Incendiare la carta di queste montagne, la paglia di queste stalle… Se sono davvero un “diverso” non avrò rimpianti o pentimenti… Basta con questi cori d’angeli, basta con le parole zuccherose di queste nenie… Se un Salvatore è nato per voi, per me non c’è mai stata e mai ci sarà salvezza… Sto piangendo ma non ho più freddo. Un confortante tepore ricopre il mio corpo. Qualcuno ha posato la sua mano sulla mia spalla e mi sta sorridendo. Non ha paura di me e mi guarda negli occhi. “Aspettavo anche te – dice – ma non t’ho visto arrivare”. E mi tende la mano… E sistema sul mio povero corpo stanco una coperta di soffici stelle. La commozione mi impedisce di parlare. “Sono un diverso” vorrei gridare... “Non esiste diversità nel vero amore” è la risposta. Una pace vera trabocca nel mio cuore. Nel presepe la culla è vuota. Ma il Bambino è con me: sorride e mi parla col cuore. “Non era Natale senza te – mi sussurra teneramente – e son venuto a cercarti”. Incredibile… “Ma come faranno tutti gli altri pastori? Se non ti trovano nella capanna avranno fatto un viaggio inutile…”. “Capiranno, finalmente, d’aver sbagliato strada”. (da uno dei “Racconti brevi” di Sandra Cervone) N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 13 Un’importante collaborazione sui temi della salute N el corso del mese di novembre per tre venerdì consecutivi il 14, 21 e 28 presso la sala video “Sergio Nichelatti” del nuovo cCentro Civico, si sono tenuti degli incontri su vari temi attinenti la salute. Le serate promosse dall’APSP “M. Grazioli”, in collaborazione con le ACLI e l’Avis di Povo, hanno visto una numerosa partecipazione della popolazione del sobborgo, molto attenta e interessata alle varie relazioni. La prima, del medico di medicina generale dott. Mauro Bertoluzza, trattava dell’eccessivo uso di farmaci che facciamo e per rendere più incisivo il messaggio si è avvalso della riproduzione di una commedia molto divertente. La seconda, del medico coordinatore della Residenza Sanitaria Assistenziale “M. Grazioli” dott. Carlo Buongiovanni, ha affrontato il tema degli sbalzi di pressione e del modo corretto di automisurazione della pressione arteriosa. La terza, tenuta dal dott. Paolo Gottardi, è stata incentrata sulle trasfusioni di sangue e sull’importanza dei donatori nella cura delle patologie gravi come la leucemia. Il successo dell’iniziativa ha suggerito agli organizzatori di riproporre nell’autunno del prossimo anno un nuovo appuntamento di una o più serate. 14 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014 IL MELOGRANO Le nostre attività Dalla RSA “M. Grazioli” di Povo A nche l’ultimo trimestre dell’anno porterà nella nostra Residenza un ricco programma di intrattenimenti che ci auguriamo facciano trascorrere ai nostri ospiti momenti di buonumore e di felicità. In queste pagine le immagini delle esibizioni che già hanno avuto luogo. Riportiamo di seguito il calendario degli altri appuntamenti, programmati nei mesi di novembre e dicembre. 5 ottobre 2014: concerto del coro “Voci ignote” 26 novembre: concerto del gruppo “I giullari” 8 dicembre: concerto del coro di Bosentino 13dicembre: concerto della Trento Jazz Band 19 dicembre: concerto del coro “Canticorum Jubilo” 20 dicembre: spettacolo offerto dai ragazzi della catechesi della parrocchia di Povo 23 dicembre: festa dei volontari con esibizione del coro dei residenti della RSA 24 dicembre: spettacolo offerto dal gruppo genitori e bambini di Villamontagna. 10 ottobre 2014: concerto del coro “Aires” IL MELOGRANO N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 15 8 novembre 2014: Jennifer Passamani al flauto e Chiara Stellucci al pianoforte in concerto U n sentito, ancorché anticipato, ringraziamento a tutti i cori e i gruppi che ci vengono a trovare e si esibiscono per noi. Un ringraziamento del tutto particolare al gruppo “Cantare Suonando”, un’associazione culturale di volontariato nata a Trento nel 1997 con sedi staccate a Schio, a Treviso e a Rovereto presso l’associazione di genitori “Insieme”. L’Associazione si dedica all’insegnamento della musica a ragazzi/e con disabilità attraverso l’apprendimento individuale della notazione musicale e l’esecuzione della musica in pubblici concerti. Tale attività non rientra in quella che viene definita musicoterapia. Lo strumento utilizzato è la tastiera elettronica. Ideatore del progetto e responsabile didattico è il prof. Marco Porcelli. 22 novembre 2014: concerto del gruppo “Cantare Suonando” 16 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014 IL MELOGRANO Dal Centro Servizi di Povo La forza dell’immagine Mostra di pittura Presso il Centro Servizi di Povo dal 15 al 26 settembre 2014 è stata allestita un’interessante mostra di pittura, curata dalla professoressa Fabrizia Rigo Righi. In mostra erano esposti oli su tela di Emilio Gualdi e Carla Brombin, oltre alle opere realizzate dai partecipanti al corso di acquerello tenuto dalla stessa Fabrizia Rigo Righi. Ci sembra interessante riportare il commento della sig.ra Rigo Righi riguardo all’esposizione da lei curata. I l percorso espositivo si articola partendo da nature morte di oggetti di uso quotidiano, con la tecnica olio su tela. Il risultato compositivo di tali opere ci immerge in un’atmosfera che si muove tra la realtà e il sogno. La luce, presente in modo peculiare in ognuna di esse, riporta a un’idea di magica sospensione, dove le ombre giocano con lo spazio circostante in un silenzioso colloquio tra oggetti e sguardi di umane memorie. Di seguito possiamo ammirare pastosi soggetti floreali: olio su tela, dove predominano colori caldi e morbidi che catturano l’osservatore in un abbraccio festoso e armonico. La mostra ci propone quindi dei deliziosi acquerelli, la tecnica della leggerezza, dove giocano colori e IL MELOGRANO forme creando un magico incontro di luci e trasparenze. È la poesia di una natura che si svela intatta nella sua originale bellezza. Più avanti, negli oli su tela, emerge una marina con conchiglie, dove l’elemento acqua accoglie come grembo vitale l’immobilità di un involucro, che trasmette palpiti a un orecchio attento e sensibile. Negli oli su tela di paesaggi urbani, ombre e luci si rincorrono in stretti e caldi vicoli, dove l’unica presenza la si può immaginare al di là delle mute finestre che occhieggiano sulle piatte facciate. Il percorso espositivo si conclude con paesaggi naturalistici quali scorci che riportano fedeli l’immagine di una natura amica e discreta. N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 17 Questo invece il commento sulla mostra rilasciato dall’artista Carla Brombin. «Ho partecipato alla mostra esponendo i miei quadri di fiori e mi ha fatto molto piacere ricevere i complementi per il mio impegno artistico da parte dei visitatori, molti dei quali erano ospiti della RSA “M. Grazioli”. I quadri di mio marito, il pittore Emilio Gualdi, con le fioche luci delle lanterne, gli oggetti di rame e terracotta creano suggestive ombre e rimembranze di un’epoca che ci riporta molto indietro nel tempo. Mi auguro che i quadri di Gualdi e un po’ anche i miei, nonché i bellissimi acquerelli del corso di pittura messi in mostra ab- biano fatto nascere nell’animo di chi l’ha visitata un sentimento di serenità e di riconciliazione con la natura talora sempre più frequentemente violentata». Un grazie particolare alla signora Fabrizia Rigo Righi. La professoressa Fabrizia Rigo Righi con la pittrice Carla Brombin. 18 / Il Melograno / N.3 / DICEMBRE 2014 IL MELOGRANO Divertimento Tanto per ridere... ... e divertirsi un po’ Ritorna il GRANDE CONCORSO A PREMI Indovinello n. 1 C’è un contadino che sta nel campo sotto il tuono e sotto il lampo… pensa… ride… e si trastulla e tutto il giorno non fa proprio nulla… chi è? L e soluzioni vanno consegnate agli operatori di animazione con indicato il nome dell’anziano; seguirà la premiazione con nome e foto del vincitore nel prossimo numero de “Il Melograno”! IL MELOGRANO R icchi premi riservati agli ospiti della RSA e del Centro Diurno che sapranno indicare la risposta esatta ad almeno uno dei due indovinelli. Indovinello n. 2 Qual è il colmo per un idraulico? N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 19 Ecco i vincitori del concorso indovina indovinelli n° 24 all’indovinello n. 1 Rosetta Taiariol (RSA Nucleo Genziana) “Ci sono 4 sorelle che purtroppo non si vogliono bene… quando infatti una arriva l’altra se ne va… Chi sono?” Hanno risposto esattamente: “Le stagioni” Giuseppe Ongari (RSA Nucleo Mughetto) Angelo Bampi (del Centro Diurno) Giuseppe Ongari (RSA Nucleo Mughetto) Adriana Fedel (RSA Nucleo Genziana) Congratulazioni e un applauso a tutti quelli che hanno indovinato e un incoraggiamento per quelli che non hanno azzeccato la risposta! FORZA CONTINUIAMO COSÌ partecipare è facile! 20 / Il Melograno / N.3 / DICEMBRE 2014 Lucia Fretti (RSA Nucleo Melograno) Concetta Simonini (del Centro Diurno) Mirella Slompo Rosa (del Centro Diurno) all’indovinello n. 2 ini “Qual è il mese in cui uom e donne parlano meno?” te: Hanno risposto esattamen “Il mese di febbraio” di Toni Maule La pagina della poesia Ricordi Doi che se parla Fago ordine e pulizia, tanta roba da butar via. Tocheti de storia desmentegada, ricordi de na vita ormai pasada. Libri, appunti, cartoline, quaderni con le foderine. Giornai zaldi, foto piegade, tute ben ordinade. Na mucia de ani a ’npachetar e ades… bisogn butar. Ma al cor no se comanda, e alor se ’nmucia da na banda. Sì, qualcos te lasi nar, zo en del zesto da butar. Ma ala fin, cosa te resta, quando è pien anca la zesta. Lì, te torni a sfodegar, perché qualcos se pol salvar. Ormai l’è ani, che fao pulizia ma go ancor tant, da butar via. Vèi matelòt, che nén a far do passi sì nono, via de corsa ’n mèz ai sassi. Tòi spiazaròl, mi son veciòt e se po’ casco su ’n den balòt? Ma dai cossa diset? dame la man, anca a nar pian, se ariva lontan. Che ben che te parli, t’ai propi studià, no’ come mi, che ò sol laorà. Ma sa diset, no’ sta brontolar, pènseghe su, quant che gò ancor da ’nparar. La zoventù la deventa madura, ’nparando da chi, à fat vita dura. Crédeme nono, no’ basta internet per deventar ’n bravo omenet. Te digo ’nvezi dame la man, e mi e ti, ’nsieme vardam al doman. El vecio, el nòf Son mi ’l vecio e son contènt i è nadi i ani, ma non per gnènt l’è bel scriver del tèmp passà ’entant vèn avanti le novità. Se core ’l ris-cio de pianzerse adoss te gai paura de tut quel che è nòf. Varda ’l paes come l’è deventà auti che core de qua e de là. La zent la se parla con i telefonini, no’ se conoss pù gnanca i vizini. Lè propi vera qualcòss è cambià, ma guai far finta o voltarse ’n là. Tut quel che è nòf no’ fa paura anzi cossì la vita l’èi men dura. Alor bisogn dir en tuta onestà, che tuti quanti gaven guadagnà. L’anzol Te ’l gai… ma no te ’l sai, prova a pensarghe su, da ’n do saral vegnu? Epur ’l ghe sempre stà, e quant che ’l ta aiutà Quando te gai bisogn; ’l ven fora, matina e sera a ogni ora. Sempre pronto a darte na man, senza bisogn de domandar. Tanti, i dis che no l’è vera; ma dentro al cor… ognun ’l spera, che quel che i na contà, ’l sia la verità. Far finta che nol ghe sia l’è sol na gran bosia. Perché, quando la paura lei tanta guai a noi se ’l ne manca. L’anzol N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 21 In ricordo di… Lino Eccher N ello scorso mese di settembre ci ha lasciati il “valsuganotto” Lino Eccher. Fintanto che la salute lo ha sostenuto, il signor Lino si è prestato volentieri a svolgere presso il “M. Grazioli” piccoli servizi a favore della comunità, come il recapito della corrispondenza e la cura delle piante e dei fiori della nostra Casa. Ha inoltre collaborato con la Redazione de “Il Melograno” pubblicando un piccolo prontuario dal titolo “I mesi dell’orto… Lino” dove si parla dei tempi di semina degli ortaggi e della cura degli stessi. Un bel modo per ricordarlo ci sembra quello di ripubblicare, in questo tempo natalizio, i sentimenti con i quali tempo addietro descriveva il Natale di una volta, quando lui era bambino. Il Natale de ’na volta Io abitavo a Marter, in Valsugana. Noi “valsuganotti” eravamo fortunati perché a Grigno c’era una fabbrica di argilla e con questa argilla si potevano fare molte cose. Nel periodo prima di Natale si prendevano dei blocchi di argilla e si poteva fare quello che serviva per il presepe. Ricordo che mio padre faceva molto bene le statue e io, guardandolo mentre le faceva, ho imparato, perché ero piccolo e molto curioso. Le statuine venivano colorate con gli acquerelli. L’argilla è scura, ma una volta messa a cuocere in forno si schiarisce e diventa del colore giusto. I personaggi erano grandi circa 25/30 cm. A volte queste statuine si rompevano, ma di solito venivano messe via per l’anno successivo, conservate nella paglia. Oltre alle statuine bisognava creare il paesaggio, allora si andava nel bosco e si prendeva il muschio e degli alberelli che si mettevano poi un po’ qua e un po’ là vicino ai personaggi. Con una carta azzurrina vivace si faceva anche il torrente. Era tutta roba fatta a mano! Il presepe era grande almeno 3 metri per 3 e veniva fatto in un angolo della cucina-soggiorno. Dietro c’era l’albero e davanti si metteva il presepe. I doni venivano messi un po’ nel presepio e altri sull’albero; questi ultimi di solito erano di minor valore. Mi ricordo che la mamma andava alla cooperativa dove acquistava della carta con la quale confezionava tanti sacchettini di varia forma, nei quali nascondeva qualche golosità. Poi legava questi oggetti con un sottile fil di ferro a forma di gancio e li appendeva all’albero. Era dura resistere fino alla notte di Natale per sapere qual era la sorpresa nascosta là dentro, ma guai ad aprirne uno prima! Gli altri “regali”, quelli del presepio, erano preparati con largo anticipo dalla mamma, che ben sapeva se avevamo bisogno di calze, o scarpe o altro da vestire o qualcosa per la scuola, eccetera. Quand’ero piccino non c’erano ancora le luci intermittenti e già confezionate. Allora mio padre prendeva un filo a treccia, lo fissava con puntine da disegno lungo il battiscopa, vi applicava dei piccoli portalampade e lo avvolgeva come un serpente sull’albero. Al posto della stella cometa c’era la lampadina più forte di tutte, che serviva anche a illuminare il luogo dov’era sistemato il presepio. 22 / Il Melograno / N. 3 / DICEMBRE 2014 IL MELOGRANO Si ricorda a tutti che Il Libro della Solidarietà è sempre aperto E pronto a registrare al proprio interno un atto di generosità, una donazione e ogni sostegno economico al nostro agire quotidiano per migliorare e qualificare sempre più la risposta verso le persone anziane che si trovano in una situazione di difficoltà. Le adesioni in ordine di tempo sono state: O Mattia Dori - fotografo naturalista che ha donato fotografie per la riqualificazione ambienti RSA (febbraio 2014); O La Cassa Rurale di Trento - che ha finanziato la stampa e la posa di pannelli fotografici negli ambienti della RSA (anno 2013/14); O I famigliari del dott. Ennio Turri - dono di una pianta di tiglio messa a dimora nel giardino della RSA (giugno 2012); O Diego Brunelli - donazione opere pittoriche (gennaio 2012); O Famiglia baron Salvadori - donazione in denaro (agosto 2011); O M. B. - donazione in denaro (marzo 2011); O Ditta MILLS s.r.l. - donazione del mulino a vento in giardino (settembre 2009); O Cassa Rurale Trento - contributo acquisto automezzo (maggio 2009); O B. R. - donazione in denaro (febbraio 2009). Per informazioni su come effettuare eventuali donazioni rivolgersi al nostro economo dott. Fausto Galante. Il nome del donatore verrà inserito nel “Libro della Solidarietà” presente presso il nostro archivio. IL MELOGRANO N. 3 / DICEMBRE 2014 / Il Melograno / 23
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