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Messa Palme, il Papa: a chi assomiglio? A
Giuda o a Maria che piange il suo Gesù?
13 aprile 2014
Decine di migliaia di persone gremiscono Piazza San Pietro, dove alle 9.30 ha
avuto inizio la celebrazione solenne della Domenica delle Palme, presieduta
da Papa Francesco, che la conlcuderà sul sagrato della Piazza con la recita
dell'Angelus. In questa occasione si celebra anche la 29.ma Giornata della
gioventù a livello diocesano sul tema “Beati i poveri in spirito, perché di essi è
il regno dei cieli” (Mt 5,3). Come da tradizione ci sarà il passaggio della croce
della Giornata mondiale della gioventù e dell’Icona mariana della Salus Populi
Romani dalle mani dei giovani brasiliani a quelle dei coetanei polacchi, che le
porteranno in pellegrinaggio sino a Cracovia, sede della prossima Gmg,
nell’estate 2016.
La liturgia è iniziata con la benedizione dei tradizionali “parmureli” provenienti da Sanremo e Bordighera: tremila rami di palma intrecciati secondo l’antica tradizione del ponente ligure. Il
"parmurelu" riservato al Papa è stato intrecciato con tre foglie di palma unite, a simboleggiare la
Trinità. Gli olivi e i fiori che ornano Piazza San Pietro provengono dalla Puglia. In particolare, lo
spazio intorno all’obelisco richiama l’accoglienza di Cristo a Gerusalemme. Il pastorale usato dal
Papa è stato realizzato in legno di olivo dai detenuti del carcere di Sanremo.
Il Vangelo proposto dalla liturgia racconta la Passione del Signore secondo Matteo. Durante la preghiera dei fedeli c’è un’intenzione in francese per “i perseguitati a causa della fede”, affinché il
“sacrificio d’amore” del Signore “sostenga la fedeltà e la mitezza dei cristiani” durante la prova. In
cinese si pregherà per la pace tra i popoli e la giustizia nel mondo.
“Chi sono io davanti al Signore?”: una domanda semplice, posta dal capo della Chiesa romana. Papa Francesco recita la sua omelia in una domenica delle Palme di festa a piazza San
Pietro e parla a braccio. Sembra quasi provato, stanco, ma chi lo conosce bene ha detto che
la serietà di Bergoglio è dovuta “al momento solenne”. Il Papa ha analizzato l’atteggiamento di
tanti personaggi durante la passione e la morte di Cristo.
“Dove è il mio cuore, a quale di queste persone assomiglio? Questa domanda ci accompagni per tutta la settimana”, ha detto Francesco, dopo aver citato i farisei, Giuda, le donne al sepolcro e Giuseppe di Arimatea. Impugnando il pastorale di legno d’olivo, sormontato da una croce, donato dai detenuti del carcere di Sanremo, il Papa ha benedetto le palme e gli ulivi dei tantissimi fedeli stipati in una San Pietro gremita.
Il pensiero di Bergoglio va ai giovani delle Giornate mondiale della gioventù, quando i polacchi hanno consegnato la croce ai brasiliani. Immancabile il riferimento a Papa Wojtila: “Egli
chiese di portare questa croce in tutto il mondo come segno dell’amore di Cristo per l’umanità.
Giovanni Paolo II è stato l’ideatore delle Giornate mondiali della gioventù e ne diventerà patrono”.
Papa Francesco ha ricordato l’imminente canonizzazione di Papa Wojtyla e di Papa Giovanni XXIII, prima di anticipare che “a Dio piacendo, 15 agosto prossimo, a Daujeon, nella Repubblica di Corea”, incontrerà “i giovani dell’Asia nel loro grande raduno continentale”.
13 aprile 2014 – Domenica delle palme
nella passione del Signore
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (12,12-16) – Messa per la benedizione delle palme
In quel tempo. La grande folla che era venuta per la festa, udito che il Signore Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome
del Signore, il re d’Israele!». Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: «Non temere,
figlia di Sion! Ecco il tuo re viene, seduto sopra un puledro d’asina». I suoi discepoli al momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste
cose e che a lui essi le avevano fatte.
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (11,55-12,11) – Messa del giorno
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per
purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: «Che ve ne pare? Non verrà egli
alla festa?». Intanto i sommi sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunziasse, perché essi potessero prenderlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània,
dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e
Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai
prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo
dell'unguento. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Questo egli disse non
perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi
mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I
poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto la gran folla di Giudei venne a
sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva
risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei
se
ne
andavano
a
causa
di
lui
e
credevano
in
Gesù.
Dalla Parola alla vita
Una cosa colpisce nei Vangeli che raccontano i giorni che precedono la Passione: tutti cercano Gesù, sia
pure in modi diversi. Lo cerca la folla, prima curiosa di vedere lui e Lazzaro, e poi, nel Vangelo di oggi,
festante nell’accoglierlo a Gerusalemme. Si domandano se avrà il coraggio di venire o la paura di farsi
vedere e forse lo criticheranno: «Perché é venuto? Chi crede di essere? Cosa faranno adesso i nostri capi?». Papa Francesco continua ad ammonirci contro i pettegolezzi: «Le chiacchiere dividono la comunità,
distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo».
Lo cercano i sommi sacerdoti e i farisei, per arrestarlo e condannarlo. Sono rosi dalla gelosia e dall’invidia, che tentano anche noi. Anche questo ha detto Francesco: «La gelosia, come l’invidia, porta a uccidere. È stata proprio la porta dell’invidia, per la quale il diavolo è entrato nel mondo: “Per l’invidia del diavolo è entrato il male nel mondo”, dice la Bibbia. La gelosia e l’invidia aprono le porte a tutte le cose
cattive e dividono la comunità».
Una cosa è certa: tutti cercano Gesù. Nessuno può farne a meno, anche solo per contestarlo! Gesù è la
grande domanda dell’umanità. Lo si può rifiutare e negare, ma non si può evitare di interrogarlo: «Sei
Tu? Perché sei venuto a disturbarci?», domanda a Gesù il Grande Inquisitore ne I fratelli Karamazov di
Dostoevskij; «Chi sei, dolce luce, che m’inondi e rischiari la notte del mio cuore?», prega Edith Stein;
«Cristo, pensoso palpito, Astro incarnato nell’umane tenebre», canta Giuseppe Ungaretti.
Anche Maria lo cerca, ma con amore. A Gesù dà tutto quello che ha: quei 327 grammi di nardo erano
tutto il suo tesoro, il suo investimento per il futuro; valevano un anno di lavoro presso un padrone generoso, senza spendere neppure un centesimo! Come vivrà ora? Come si garantirà la vecchiaia? A Gesù
dona tutta se stessa: i capelli sono il segno della bellezza per ogni donna, ma asciugando i piedi a Gesù, li
rovinerà, perderà la sua bellezza e si esporrà all’ironia delle compagne. Non le importa: ama Gesù. Il nardo, infatti, è il profumo dell’amore: se ne parla solo nel Cantico dei Cantici! Maria ci insegna che il vero
discepolo ama il suo Signore ed è pronto a dare tutto per lui!
Anche Giuda ha cercato Gesù. È un discepolo, amato e stimato da Gesù, che gli ha affidato il denaro della comunità. Ma Giuda calcola, critica, è ipocrita: ha subito valutato quel profumo e criticato lo spreco,
perché non ha colto l’amore del gesto; dice belle parole (i poveri!), cui non corrispondono i fatti e il cuore (in realtà pensa per sé). Forse abbiamo tutti un poco del cuore di Giuda, quando ci riempiamo la bocca
di belle parole, ma non sappiamo vedere la bontà di cuore nelle azioni dell’altro.
È possibile essere come Maria? Dieci anni fa un seminarista, Alessandro, prima di volare in Cielo, scrisse:
«Voglio essere come nardo, per camminare con te, amare con te le persone. Ho trovato un tesoro, una
perla preziosa; non posso sprecare una così bella e grande occasione». Non potremmo dirla anche noi?
Commento di monsignor Ennio Apeciti
Domenica della Palme 2014: il significato e origini
della celebrazione
Si celebra oggi, 13 marzo, la Domenica delle Palme, festività osservata dai Cattolici, ma anche
da Ortodossi e Protestanti. Con essa ha inizio la Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, i tormenti interiori, le sofferenze fisiche,
i processi, la salita al Calvario, la crocifissione, morte e sepoltura e infine la sua Risurrezione. La
Domenica delle Palme, o Domenica della Passione del Signore, giunge infatti quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie
domenicali, ha preparato la comunità ai drammatici eventi che precedono la Risurrezione del
Cristo. Non ne segna però la fine, poiché la Quaresima sarà conclusa solo con la celebrazione
dell’ora nona del Giovedì Santo.
In questo giorno la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme, osannato
dalla folla che lo salutava agitando rami di palma, simbolo di trionfo, acclamazione e regalità, come riportato dal vangelo secondo Giovanni. Un episodio d’importanza straordinaria: Gesù
è infatti in quel momento riconosciuto, proclamato Messia e acclamato come il Cristo. Un momento che ha cambiato per sempre la storia d’Israele e dell’intera cristianità che da esso discenderà.
Ai rami delle piante benedette vengono da allora attribuite virtù magiche e miracolose, capaci di
allontanare gli incantesimi e gli spiriti maligni. A tale scopo esano usati per addobbare animali e
veicoli: collocati sulle testiere dei muli, sulle fiancate dei carretti e sugli alberi delle imbarcazioni,
i rami benedetti avrebbero allontanato malattie e calamità. Rami di palma erano anche custoditi
nelle case dei fedeli e sono tuttora presenti nelle processioni pasquali. Equivalente della palma
è il più diffuso ulivo, da sempre simbolo di pace e introdotto nella tradizione popolare italiana
per sopperire alla scarsa reperibilità di palme. Nelle zone dove nemmeno l’ulivo era coltivato, i
rametti portati in chiesa per essere benedetti, venivano invece sostituiti da fiori e foglie intrecciate.
La più antica testimonianza documentata circa la commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme risale all’anno 400, una cerimonia tramandatasi nei secoli fino ad oggi, con le caratteristiche processioni e benedizioni. L’attuale liturgia prevede infatti che i fedeli si radunino in
un luogo lontano dalla chiesa, qui il sacerdote procede alla benedizione dei rami di ulivo e/o pal-
ma, che dopo la lettura di un brano evangelico, saranno loro consegnati (possono anche essere
dati prima della benedizione), quindi si dà inizio alla processione (foto by InfoPhoto) fin dentro la
chiesa. La messa della Domenica delle Palme si distingue per la lunga lettura della Passione di
Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo. Una volta terminata la Messa, i rametti appena
benedetti vengono portati a casa dai fedeli, che li conserveranno fino all’anno successivo. In
molte regioni d’Itaia, l’usanza vuole inoltre che ogni capofamiglia li utilizzi per benedire la tavola
imbandita nel giorno della Pasqua, la domenica seguente. Altrove invece, con le parti tenere
delle grandi foglie di palma vengono intrecciate piccole e grandi confezioni addobbate, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace.
Dal 1985, per opera di papa Giovanni Paolo II, nella Domenica delle Palme si celebra in tutto il
mondo cattolico la Giornata Mondiale della Gioventù, culminante con la cerimonia in Piazza
S. Pietro, alla presenza del papa.
Le Giornate mondiali della gioventù vengono celebrate secondo due modalità: a livello internazionale, ogni due o tre anni in una specifica città del mondo, scelta volta per volta dal Pontefice
(l’ultimo incontro internazionale si è tenuto dal 23 al 28 luglio 2013 a Rio de Janeiro, in Brasile)
e a livello diocesano, negli anni in cui non si svolge la GMG internazionale, in occasione della
Domenica delle Palme.
Questo il messaggio del Santo Padre Francesco per la XXIX Giornata Mondiale Della Gioventù
2014:
“Cari giovani, è impresso nella mia memoria lo straordinario incontro che abbiamo vissuto a Rio
de Janeiro, nella XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù: una grande festa della fede e della
fraternità! La brava gente brasiliana ci ha accolto con le braccia spalancate, come la statua del
Cristo Redentore che dall’alto del Corcovado domina il magnifico scenario della spiaggia di Copacabana. Sulle rive del mare Gesù ha rinnovato la sua chiamata affinché ognuno di noi diventi
suo discepolo missionario, lo scopra come il tesoro più prezioso della propria vita e condivida
questa ricchezza con gli altri, vicini e lontani, fino alle estreme periferie geografiche ed esistenziali del nostro tempo.
La prossima tappa del pellegrinaggio intercontinentale dei giovani sarà a Cracovia, nel 2016.
Per scandire il nostro cammino, nei prossimi tre anni vorrei riflettere insieme a voi sulle Beatitudini evangeliche, che leggiamo nel Vangelo di san Matteo (5,1-12). Quest’anno inizieremo meditando sulla prima: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3); per il
2015 propongo «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8); e infine, nel 2016, il tema
sarà «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7).”