Gestione della Fondazione altre critiche da Varetti

Gestione della Fondazione
altre critiche da Varetti
II presidente del comitato territoriale della Cari lucca appoggia don Bruno Frediani
nella censura per l'utilizzo dell'ex convento di San Francesco
1 LUCCA
Diventa manifesto il dissenso
dell'ex presidente (e oggi presidente del comitato territoriale)
della Cassa di Risparmio di Lucca, Alberto Varetti, nei confronti
dei criteri di conduzione della
Fondazione Carilucca, affidata
al presidente Arturo Lattanzi.
Che tra i due esponenti del
mondo bancario ci fossero profonde divergenze di vedute è noto da tempo, ma stavolta Varetti
esprime pubblicamente il suo
dissenso, affermando di condividere le accuse di don Bruno
Frediani in merito all'uso della
chiesa di S.Francesco.
«Sto con don Bruno - scrive
Varetti - non solo perché l'ho
accompagnato nell'iniziativa
della Fondazione Lucchese di
Solidarietà, ma anche perché le
sue opinioni sono in massima
parte condivisibili. C'è un facile
alibi che da tempo viene sbandierato in molte versioni per legittimare l'uso dei beni e dei luoghi di bellezza diversamente
dalla loro storia e cioè che - altri menti - questi beni vanno in ro-
Alberto Varetti
vina. Evero, ma cosa c'entrano
il restauro, la conservazione dei
luoghi e delle opere d'arte con il
loro diverso uso? Può la necessità di restaurare e conservare legittimare un concerto rock in
una chiesa cimiteriale? Lucca
dà un esempio illuminante di
cosa voglia dire attualizzare
l'uso di beni storici: le sue Mura
sono state trasformate in parco
ameno; la Biblioteca realizzata
dalla Fondazione in S. Ponziano
è un altro esempio daimitare.
«Ribadisco che sono dalla
parte di Don Bruno, anche perché ritengo che S. Francesco sia,
laicamente, la basilica dei lucchesi, cioè centro di pubblica
riunione, dove riposano lucchesi illustri e meno, come lui dice.
Chi parla di S. Francesco e del
convento attiguo inneggiando
solo al suo restauro, certamente
condivisibile ed apprezzabile,
probabilmente non ha mai conosciuto il convento per quello
che era quando i frati, quelli che
mai si sarebbero sognati di venderlo a chicchessia, lo facevano
vivere. E mi domando: è proprio necessario disporre della
Un concerto nella chiesa di San Francesco (archivio)
proprietà di un bene per impedirne il degrado? Mi si dirà che
le fondazioni non possono investire il loro patrimonio senza
che i beni oggetto dell'investimento siano acquisiti in proprietà ed è vero, ma è parimenti
vero che per restaurare non occorre obbligatoriamente investire patrimonio, basta investire
reddito, destinandolo, però, diversamente.
«La basilica dei lucchesi non
può essere utilizzata impropriamente, come non dovrebbero
essere utilizzate impropriamente le chiese restaurate della città, ma è chiaro che il loro recupero non deve generare un museo. Questi beni devono vivere,
ma non vedo perché non lo si
possa fare rispettando la loro
storia.La Fondazione non può
pretendere di avere sempre ragione solo perché paga ed effettua eventi in casa propria, fra
l'altro sovrapponendosi ad altre
istituzioni, perché gli spettacoli
si fanno nei teatri, che pure devono vivere o in più luoghi dei
quali la città ed i suoi dintorni
abbondano. Ne sono un esem-
pio il Summer festival per Piazza Napoleone; ne è un esempio
la città tutta per la manifestazione dei Comics.
«C'è poi una sorta di vendetta
del monumento che quasi si ribella al nuovo uso: in S. Romano si muore dal freddo, quasi
che lo spirito del Savonarola aliti venti gelidi sui congressisti,
l'acustica delle chiese è generalmente modesta, ed è del tutto
normale, visto che le chiese sono state costruite per l'uso
dell'organo e che i pulpiti sovrastavano i fedeli. Mi pare poi penoso rinfacciare a don Bruno i
contributi che le sue iniziative
hanno ricevuto dalla Fondazione. E' come dire che il diritto di
critica sia negato a chi usufruisce delle elargizioni del grande
elemosiniere. Quando mai?
Don Bruno i soldi non li chiede
per sé, li chiede solo per gli altri,
per quelli che sono in situazioni
di difficoltà o che non sanno
chiedere; fare la partita doppia
delle contribuzioni filantropiche è mestiere da benpensanti,
inesorabilmente separati dal
mondo reale».