«Leggevo il Messaggero col mio babbo, che emozione» Alla Fondazione Banca del Monte di Lucca Elena Marchetta presenta il suo primo libro Lo dedica al padre Giorgio, l'architetto e scrittore umorista morto soltanto pochi giorni fa LUCCA "Qui la meta è partire". Scriveva così Giuseppe Ungaretti della sua città, Lucca, di cui aveva sentito parlare nei racconti della mamma, come avolerne sottolineare la vocazione all'andare, al partire. Col ricordo sempre presente, però, delle tradizioni, delle storie, dei profumi d'infanzia. Lo stesso profumo di casa che Pompilio Fazzi voleva portare in giro per il mondo, nelle stanze e nelle strade di quei lucchesi emigrati negli Stati Uniti, in Canada, in Sud America, in Australia, in Africa. Per "raccontare tutto quello che succede qua a loro che sono là", questo l'intento principale del trio Fazzi, padre Pompilio e i due figli, Mauro e Arnaldo, ideatori del Messaggero di Lucca, periodico fondato nel 1950 e grazie al quale, per trent'anni, si è data vita a una sterminata e sconfinata famiglia che aveva per casa i cieli stellati di mezzo pianeta. Un ponte ideale che unisce la Lucchesia ai suoi figli sparsi nel mondo, questo il sottotitolo. Un ponte di parole e racconti, le stesse parole che corrono sul filo della distanza, dell'intuizione, della voglia di sapersi vicini. L'aveva capito Pompilio Fazzi sessantaquattro anni fa, l'ha compreso Elena Marchetti, che oggi su quell'esperienza e su quella modernità formato rivista, con foto, rubriche, lettere e notizie, ha scritto un bel libro, "Sul filo delle parole. L'emigrazione come risorsa nelle pagine del Messaggero di Lucca", edito dall'Associazione Lucchesi nel mondo per i tipi di Maria Pacini Fazzi. «Lo dedico al mio babbo ha ammesso Elena commossa in occasione della presentazione, ieri pomeriggio, nell'Auditorium della Fondazione Banca del Monte di Lucca - lui l'aveva letto e riletto, gli era piaciuto. Quando tornavo a casa la sera, nei mesi di ricerca che hanno preceduto la stesura del volume, gli raccontavo quello che avevo trovato, mi stupivo con lui nel vedere come tante questioni aperte ancora oggi tenessero già banco negli anni Cinquanta e Sessanta. Leggere il Messaggero di Lucca è stato un divertimento incredibile, è come se per mesi avessi vissuto tra gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Voglio ringraziare tutti, ma soprattutto voglio ringraziare mio bab- bo, perché mi ha insegnato cosa significa lavorare divertendosi. Mi ha insegnato cosa voglia dire agire mantenendo la libertà di pensiero e l'indipendenza critica nel valutare e nel leggere il mondo circostante. Anche se per me è difficile essere qua oggi, non ho potuto fare altrimenti: babbo ci teneva tanto a questa presentazione». E di certo se le cose fossero andate diversamente, ieri si sarebbe seduto in prima fila e avrebbe applaudito prima e più forte di tutti gli altri. Giorgio Marchetti ieri comunque c'era. Negli aneddoti e nelle dediche di chi è intervenuto, nel ricordo del sindaco Tambellini, della rubrica che Marchetti teneva sul Messaggero di Lucca col nome Gigin Di Duro, nel testo del Pierin Lucchese - letto da Ilaria Del Bianco - ispirato all'utilità (o meno!) dell'Associazione Lucchesi nel mondo e soprattutto in quel passaggio ideale di consegne, sottolineato dal giornalista Paolo Del Debbio, consumatosi nella medesima settimana. Domenica la morte, martedì il funerale di Marchetti, venerdì, ieri, l'uscita pubblica della figlia Elena per la sua prima esperienza letteraria. Nadia Davini ORIPRODDZIONE RISERVATA Kl. ,yc,u il H c peern i „»,, n.mt,,,, ds ei„-ù" H Un monumento per i lucchesi emigrati nei cinque continenti Lucca capitale del l'emigrazione toscana nel mondo. Ilaria Dei Bianco (in foto), presidente dell'Associazione Lucchesi nel Mondo, torna a parlare della proposta che aveva già lanciato una decina d i giorni fa. Ora dovranno essere enti, cittadini e artisti a raccogliere la sfida e a concretizzare l'iniziativa. L'idea è realizzare un monumento da dedicare a questa bella fetta di umanità sparsa per il mondo, anche se per il momento niente si sa su Ila collocazione. «Abbiamo aperto un bando per artisti e creativi che dovranno mettersi al lavoro per creare il miglior omaggio all'intraprendenza del nostro popolo - ha spiegato Del Bianco, in occasione della presentazione del libro di Marchetti • un popolo che è emigrato non perché a Lucca si morisse di fame, ma per cercare di fare qualcosa di meglio. iI bando resterà aperto 2 mesi e speriamo di ricevere tanti contributi». Un momento della presentazione dei libro di Elena Marchetti nel locali della Fondazione Banca dei monte di Lucca (Vip) INVIAGGIO CON UNA SESSO RE COL VESTITO BONO Il Pierin Lucchese per i Lucchesi nel Mondo letto ieri dalla presidentellaria Del Bianco. DI PIERIN LUCCHESE izzionario incicropedico per l'acomprensione della lingua di Pierin Lucchese intesa no nel senso der lecco ma der parlare. (l'eparole sono in ordine rigo e rosarnente inalfabetico per agevolazione di lettura alla esseri) Lucchesi nel Mondo Sociazione benefica che portano a giro quelli che 'un ci sono mai stati e anche quelli che ci sono già stati l'importante è che sia tutto pagato. Per diventare Lucchesi nel Mondo occorre: - possesso di almeno numero cinque buccellati di famiglia di cui uno di scorta; - sapere a mente almeno numero tre poesie di Geppe; - avere almeno uno zio a San Francisco che si chiama Giònni Cortopassi e lavora nelle casse da morto; - sapere amente tutta la storia di Santa Zita o a scelta di Santa Gemma Galgani; - dire spesso che le migrazione è dura ma che i nostri concittadini si son fatti onore; - affermare con sicurezza che Cristoforo Colombo quando barcò inAmerica ci trovò un lucchese che vendeva le figurine di gesso. No occorre sapere le lingue basta dire ocheigio e dezzoràite e se ti domandano qual cosa fare lafaccia di quello che ha capito. Quando parte una delegazione per la Merica si portano dietro tutto lo corrente tra cui mutande e canottiere di ricambio, diversi girelli di salsicce, une sperto d'arte co le diapositive, una sessore col vestito bòno e la detto stampa la quale scrive ai giornali locali quante mangiate hanno fatto che se no la gente qui a Lucca pensa che soffrino la fame. L'adelegazione quando parte non si sa mai di preciso chi cè perché se no la gente potrebbe dire guarda lì quanti biscari si portan dietro e noi si paga. l Lucchesi nel Mondo fanno la battaglia per il voto demogristiano alle migrati che è un loro diritto. I Lucchesi nel Mondo hanno visto un bel mondo da cui il nome».
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