Mosca incontra Leverano: 18 - 26 gennaio 2014

Il battesimo in Italia
Con il Battesimo, a Mosca ha finalmente nevicato. La neve scricchiolava sotto i piedi, brillava sotto
la luce dei lampioni e girava fuori dalle finestre. Tutto questo era una gioia; è finita la fanghiglia e
finalmente è arrivato un inverno vero! E proprio in questo momento, la mattina del 18 gennaio
2014 è stata stabilita la partenza degli insegnanti di una scuola di Mosca in Italia, per lo scambio di
esperienza di insegnamento con i colleghi italiani. Veniva la voglia di restare in inverno, andare
alla messa del Battesimo e raccogliere l'acqua santa, come sempre
per tradizione, ma era
impossibile annullare il viaggio e siamo partiti al sud dell'Italia, proprio sul "tacco" dello stivaletto
italiano, nella regione Puglia.
Da Roma, l'aereo, in un’ora ci ha portato a Bari. Ci siamo incontrati con degli amici italiani, molto
ospitali ed emozionati, che ci hanno fatto riposare e poi ci hanno accompagnati alla Chiesa di San
Nicola.
In qualche modo si sono resi conto che, per i russi, Bari è un
posto molto speciale. E questo è la manifestazione di una
sensibile
disposizione
italiana
all'accoglienza
e
all’accettazione spirituale degli altri. Senza adulazioni, ma
semplicemente una spontanea volontà di far sentire bene gli
ospiti.
La temperatura dell'aria era di 14 gradi. Non c'era nemmeno
l'odore d'inverno e dalla terra con grazia spuntavano le primule; sugli alberi, come palline di
Natale, erano appesi limoni e arance e le palme con tutta la loro
altezza guardavano il cielo.
Nella porta della chiesa abbiamo incontrato il
parroco
ortodosso della città di Bari che ci ha detto che a breve sarebbe
stata celebrata la preghiera del Battesimo.
Era una gioia! Tutti i bigliettini che noi abbiamo portato sono
stati letti alle reliquie del santo e abbiamo pregato insieme, cattolici e ortodossi.
A proposito, il
battesimo cattolico coincide con il nostro Natale e questa settimana di differenza è stata proclamata
dal Vaticano come “Settimana dell'unità delle chiese cristiane”. Così Nicholai Ugodnik ci ha
riunito, accogliente e senza piani e accordi preliminari.
Dopo aver preso l'acqua santa (che siamo riusciti a portare a Mosca), la nostra delegazione ha
proseguito il viaggio. Tutti i successivi giorni del nostro itinerario, sarebbero stati illuminati dalla
preghiera a San Nicola. "Pace a tutti!" erano le parole di commiato per ogni giorno della nostra
permanenza sulla terra italiana.
Ci ospitavano con
gioia. Gli insegnanti
italiani stavano aspettando il nostro arrivo
da molto tempo ed erano felicissimi
di
incontrarci. Dopo l'esperienza e le lezioni
comuni con Skype è stato veramente
interessante vedere da vicino i volti dei
colleghi dopo un'immagine sfocata
sul
computer e le comunicazione con internet,
che spesso lasciavano molto a desiderare.
Qual’è stata la sorpresa più grande? Per sei insegnanti è stata quella di vedere nelle diverse scuole
visitate, lo sventolio di bandiere e bandierine russe nelle mani degli studenti e sentire l'inno
nazionale russo eseguito dagli alunni correntemente in russo. Dopo l'inno russo è stato eseguito
l'inno italiano, e quando i bambini hanno cantato, le loro mani erano premute sul loro cuore. Non
c'era competizione, qual è l’inno migliore! Era una gioia, questo incontro di culture e questa
comunicazione aperta. Imparare e cantare un inno e preparare le bandiere è stato l’origine di un
rapporto simbolicamente profondo e rispettoso per tutti i giorni della riunione. In un asilo è stato
eseguito un canto allegro in italiano su un soldato russo che continuava a cadere nella neve; cadde
esausto ma rotolò dalla montagna, diventando una palla di neve, più velocemente di chiunque.
Forse questa canzone ricorda quando Suvorov attraversava le Alpi?
Nelle conversazioni con i colleghi, ci siamo resi conto che
l'istruzione in Italia deve affrontare gli stessi problemi della
nostra nazione: integrazione, fusione, consolidamento,
mancanza di personale giovane e tagli ai finanziamenti.
Tutto ciò che noi conosciamo molto bene.
Il forte vantaggio da parte degli italiani è una completa
assenza di ostentazione: niente villaggi Potemkin, nessuna forzatura per abbellire, nascondere,
celare, far stancare i bambini con le prove e grossi nastri sui capelli, tre volte più grandi della testa.
Invece, tutto al naturale! Questa è la condizione e questo è il loro modo di vivere e sono contenti di
ciò che hanno. Un'altra cosa che ci ha colpito tanto, è che nel momento di insofferenza provato
dalla classe per la stanchezza di stare seduti e seguire una lezione, gli insegnanti non hanno fatto
sentire la loro pressione ma improvvisamente in classe è passato un "sh-sh-sh" con il quale i
bambini si rivolgevano l'uno all'altro con un dito sulle labbra, e il rumore è scomparso. Questo
abbiamo visto nelle scuole e all'asilo: un rapporto quasi
familiare tra insegnanti, educatori e alunni.
Gli alunni italiani sono molto cordiali tra di loro e con i
loro insegnanti ed era nostra curiosità conoscere il
sistema di “punizioni e ricompense” previste per
i
comportamenti nelle relazioni adulto-bambino. A
riguardo poi della struttura della singola classe, essa è
composta da 25 bambini e 3 insegnanti; (un insegnante principale e due di sostegno); ad ogni
insegnante di sostegno sono assegnati 2 bambini (4 bambini con HIA in tutto). L'insegnante
principale lavora con la classe e gli insegnanti di sostegno con gli alluni loro assegnati!
Abbiamo ricordato i nostri insegnanti eroici, che da soli cercano di risolvere i problemi di
tutta la classe…...
E naturalmente ci ha sorpreso la straordinaria musicalità e arte
degli italiani: ballano, cantano e disegnano quasi tutti senza
eccezione. Nel master-class abbiamo mostrato la quadriglia russa,
accompagnata dal nostro fisarmonicista di Mosca, una chitarrista
italiana ed un ragazzo con un tamburello; la melodia è diventata
immediatamente una fusione musicale italo-russa invitante e
coinvolgente alla danza.
spontanea: come mai
La domanda a questo punto era
nella danza del sud d’Italia ci sono tante
tracce, molto affini alla coreografia russa?
Si potrebbe raccontare tanto su ciò che abbiamo visto; la produzione di olio d'oliva e vino (i
produttori italiani dicono che il consumo di vino è destinato ad essere principalmente una
cultura), le caratteristiche dei rapporti familiari, le danze popolari, la chiesa con il pavimento
fatto di mosaici con le mani meravigliose di un monaco medievale autodidatta, l'icona della
Madre di Dio che sostiene miracolosamente i marinai sulle
acque; i Trulli (case fatte di pietra sovrapposti senza malta),
la chiesa dell’ossario di Otranto che ricorda il martirio di
800 cristiani per mano degli invasori turchi, a causa della
fede.
Infine, siamo tornati a casa il 26 gennaio. La neve giaceva saldamente in derive paffute; l'aria
era gelida e graffiante, con le stelle che brillavano così intensamente da essere visibili anche
su Mosca, ma non c'era nessun senso di mancanza della festa che abbiamo saltato nel nostro
paese, solo la comprensione che dove c'è amore tra le persone, c’è il rispetto e il desiderio di
capire gli altri. Questo è il cristianesimo!