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Elezioni europee
Furore anti-tedesco in Italia
Linda Basile, Francesco Olmastroni
19/05/2014
Nelle settimane che ci separano dalle elezioni per il Parlamento europeo, è
cresciuta in Italia una certa insofferenza nei confronti della Germania.
Espliciti attacchi a questo paese, al suo Cancelliere e al candidato del
Partito socialista europeo, Martin Schulz, si sono fatti sempre più frequenti.
In che misura, questo è un tentativo di sfruttare atteggiamenti e stereotipi
verso la Germania diffusi nel nostro paese, nella speranza di intercettarli
per orientare il voto? In quali partiti questo clima trova terreno più
favorevole? Quali possono essere le cause di questi fenomeni?
Opinioni sulla Germania in tempi di crisi
Nel corso degli ultimi sessant’anni gli italiani hanno mantenuto un’opinione tendenzialmente positiva
nei confronti della nazione e del popolo tedesco. Il favore “netto”, calcolato come la differenza
percentuale tra coloro che offrono un giudizio favorevole della Germania e dei suoi cittadini e coloro
che, al contrario, ne esprimono uno sfavorevole si è conservato su valori positivi, con un’unica
anomalia di segno negativo nei primi anni ’70. Inoltre, dalla metà degli anni ’70, questo indicatore è
cresciuto, almeno fino al 2008, anno in cui si sono manifestati i primi effetti della crisi economica
mondiale.
I dati Pew rivelano come il favore “netto” nei confronti della Germania si è ridotto di circa 20 punti
percentuali in soli cinque anni (dal 59% nel 2007 al 40% nel 2012) e la percentuale di coloro che
giudicano negativamente il paese guidato dal Cancelliere Angela Merkel è salita dal 16% nel 2007
(17% nel 2002) al 27% nel 2012.
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È la Germania o è la Merkel?
Mentre la simpatia nei confronti della Germania resta piuttosto elevata, lo stesso non può dirsi per il
giudizio circa i governanti tedeschi e le loro politiche. Nel 2012, più di due terzi degli italiani (67%)
esprimono un’opinione favorevole della Germania, mentre un’analoga percentuale di intervistati dal
Transatlantic Trends Survey disapprova la gestione della crisi economica da parte di Angela Merkel
(63% nel 2012 e 58% nel 2013).
Questa netta differenza tra il giudizio verso il paese e il suo popolo (positivo) e le politiche del suo
attuale governo (negative) ci consente di inquadrare un terzo dato, relativo al giudizio circa il ruolo e
l’influenza tedesca in Europa.
Nei tre paesi europei maggiormente colpiti dalla crisi - Italia, Grecia e Spagna - la maggioranza degli
intervistati dal Pew considera il potere della Germania (e degli altri paesi europei) sull’economia
nazionale come una minaccia. In particolare, l’influenza economica tedesca rappresenta una
“minaccia rilevante” per l’83% dei greci, mentre gli italiani si dividono, quasi equamente, tra coloro
che percepiscono una simile ingerenza come una “minaccia rilevante” (39%) e coloro che, seppur
preoccupati, la descrivono come una “minaccia meno rilevante” (35%), in linea con la Spagna
(rispettivamente, 47% e 40%).
Figura 1. Opinione sfavorevole e percezione della Germania come minaccia per l’economia
nazionale in quattro paesi europei (%)
Fonte: PEW Research Global, Marzo-Aprile 2012.
A conferma di ciò, una recente indagine condotta dal Laboratorio Analisi Politiche Sociali
dell’Università di Siena per conto dell’Istituto Affari Internazionali rileva che la stragrande
maggioranza (80%) degli italiani intervistati ritiene aumentata l’influenza della Germania in Europa
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negli ultimi cinque anni; tra di essi il 66% (pari al 53% dell’intero campione) valuta tale crescita in
maniera negativa.
Figura 2. Influenza della Germania in Europa (%)
Domanda #1: Lei ritiene che negli ultimi due anni l’influenza della Germania in Europa sia cresciuta, diminuita o rimasta
invariata? E a suo avviso, questa è una cosa positiva, negativa o è indifferente?
Domanda #2: E a suo avviso questa è una cosa positiva, negativa o è indifferente?
Fonte: LAPS, Indagine IAI 2013.
Centro-Destra e Movimento 5 Stelle
In linea con i toni e i contenuti del dibattito politico, gli elettori di centro-destra (68%) e del
Movimento 5 Stelle (67%) esprimono una maggiore preoccupazione rispetto all’influenza tedesca
sull’economia europea di quanto non faccia l’elettorato di centro-sinistra (48%). Coloro che valutano
negativamente tale influenza manifestano, nella maggior parte dei casi (71%), una chiara
insofferenza nei confronti del crescente controllo dell’Unione europea, Ue,sui bilanci nazionali dei
paesi membri.
Allo stesso modo, la disponibilità a rispettare gli impegni di riduzione del debito pubblico e
contenimento del disavanzo di bilancio appare correlata alla percezione dell’influenza economica
tedesca. Tra coloro che si dichiarano disposti a pagare il prezzo di un eventuale isolamento in Europa
e dell’uscita dall’Euro per il mancato rispetto dei vincoli di bilancio, infatti, il 73% dimostra anche una
visione critica della politica economica di Berlino.
Figure 3. Crescita dell’influenza della Germania in Europa, per coalizione votata alle ultime
elezioni (%)
Fonte: LAPS, Indagine IAI 2013.
Il “raffreddamento” dell’opinione pubblica italiana nei riguardi della Germania deve essere perciò
interpretato alla luce della più diffusa insofferenza per le misure di austerità resesi necessarie per
arginare gli effetti della crisi economica. L’attribuzione di queste misure, almeno da parte di alcune
forze politiche di opposizione, all’eccessiva subordinazione dei governi tecnici e di “grande coalizione”
al rigore richiesto da Berlino ha inciso negativamente sulla percezione che gli italiani hanno tanto
della leadership tedesca quanto dell’Ue.
Linda Basile è assegnista di ricerca presso il Centro di Ricerca sul Cambiamento Politico (CIRCaP) del
Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena.
Francesco Olmastroni è field manager del Laboratorio di Analisi Politiche e Sociali dell’Università di
Siena.
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