L’ARTE DI FARE INSIEME Un passato da cui partire, un presente da inventare, un futuro da scoprire Milano, 28 gennaio 2014 Tre storie per raccontarci e due racconti per ogni storia La prima storia La seconda storia Raccontare come siamo nati e da dove siamo partiti Raccontare chi siamo e da “Un sogno realizzato” “L’ospedale che non c’era” “Il medico n° 01” dove veniamo “Io ho scelto IEO” La terza storia Raccontare cosa facciamo e come lo facciamo “Fare sempre meglio” “Siamo tutti una famiglia” 2 Tre storie per raccontarci e due racconti per ogni storia La prima storia Raccontare come siamo nati e da dove siamo partiti “Un sogno realizzato” L’Istituto Europeo di Oncologia è nato da un’idea del professor Umberto Veronesi ed è stato inaugurato nel 1994. Rappresenta a livello internazionale un modello innovativo di sanità e ricerca avanzata nel campo dell’oncologia. L’Istituto ha realizzato al suo interno la completa integrazione tra le diverse attività di lotta ai tumori: prevenzione e diagnosi, educazione sanitaria e formazione, ricerca e cura. Opera nella convinzione che si curi meglio dove si fa ricerca e che l’abbattimento dei confini geografici rappresenti il cuore della ricerca e della cura. Il personale dell’Istituto proviene da tanti diversi Paesi, all’insegna dell’integrazione e dell’eccellenza. La prima storia Raccontare come siamo nati e da dove siamo partiti “Un sogno realizzato” “L’ospedale che non c’era” L’ospedale che non c’era Il sogno del professor Veronesi di un ospedale innovativo, nelle idee e nei fatti. Un ospedale che, prima, non c’era. Un nuovo concetto di ospedale, a tutti i livelli, dal modo di curare i pazienti all’arredo delle stanze. Due grandi edifici bassi e larghi, immersi nella campagna, che ricordano nei materiali e nella struttura le cascine lombarde, attorniati da grandi prati e aiuole fiorite e, tutto intorno, campi coltivati e alberi. Il concetto innovativo di Comprehensive Cancer Center, ovvero un centro che realizza al suo interno la completa integrazione tra le diverse attività di lotta ai tumori: prevenzione e diagnosi, educazione sanitaria e formazione, ricerca e cura Arredi e spazi condivisi, pensati per i pazienti e i loro famigliari richiamano più quelli di un résidence che quelli di un ospedale. Ambienti ampi, luminosi e confortevoli, pareti colorate, stanze di degenza arredate con cura, pasti serviti a orari normali, orari di visita liberi, tanti eventi e occasioni di socializzazione. Il comfort in IEO non è visto come un lusso, ma come un gesto di attenzione e rispetto verso i pazienti Il Medico n.1 • direttore La seconda storia Il dottor Tommaso Martino De Pas, 46 anni, dell’unità di Oncologia Medica dell’Apparato Respiratorio e Sarcomi. «Sono stato il primo medico assunto in IEO: era il 26 aprile 1994. È stato il primo e unico colloquio di lavoro della mia vita ed è durato poco più di un minuto. Il dott. De Pas ha vissuto la grande avventura di far crescere lo IEO , in tutti i sensi, anche facendo il magazziniere e spostando scaffali nei primi giorni di lavoro: “un nuovo modo di vivere l’ospedale, siamo stati dei pionieri, l’abbiamo davvero costruito con le nostre mani, lo sentivamo come casa nostra, al punto che con il mio primo stipendio ho comperato le piante da sistemare nei corridoi”. «Fare ricerca significa trovare le cure, aiutare i malati e migliorare il mondo. Ecco perché questo è il posto più bello dove lavorare», sintetizza con efficacia il dott. De Pas. In diciassette anni IEO è cresciuto e cambiato profondamente e oggi è un punto di riferimento internazionale per la cura dei tumori. «È cresciuto in grandezza, come numero di pazienti curati; in qualità, per le prestazioni sempre più innovative e le attenzioni alla qualità della vita delle persone ricoverate e dei famigliari; in reputazione, per la capacità di attrarre medici e ricercatori di tutto il mondo; culturalmente, con programmi di ricerca e di sviluppo all’avanguardia; geograficamente, per il suo riconoscimento internazionale». Una realtà “speciale”. La tensione all’eccellenza si traduce in eccellenza di cura e prevenzione; la centralità della persona si arricchisce di un aggettivo e diventa “centralità della persona assistita” e quella parola in più racchiude un’attenzione e un affetto partecipato verso il paziente; l’impegno verso innovazione e ricerca significa cercare cure e soluzioni per migliorare la vita e affrontare una malattia severa, ma con cui si può convivere e dalla quale anche guarire. La seconda storia Raccontare chi siamo e da dove veniamo “Il medico n° 1” “Io ho scelto IEO” Io ho scelto IEO Nel “posto di lavoro più bello del mondo” ha scelto di venire a lavorare il dott. Giuseppe Petralia, 35 anni, assistente senior della divisione di Radiodiagnostica. «Avevo un posto di lavoro sicuro e una casa già arredata a Boston, dove mi aspettavano a braccia aperte. Ho scelto l’Italia e non l’America per la qualità del lavoro, e non per altro. Non c’entravano né i soldi, né gli affetti, né la carriera, ma solo la possibilità di lavorare bene». «Stiamo studiando metodi sempre meno invasivi, per una radiologia senza radiazioni e senza strumenti di contrasto», spiega. Un esempio concreto? La possibilità di eseguire esami in gravidanza senza rischi per il nascituro. «Ogni piccolo traguardo ci fa felici e ci fa migliorare e qui in IEO ci sono strumenti, risorse e volontà per crescere», conclude il dott. Petralia. La storia del dott. Giuseppe Curigliano, 43 anni, condirettore della Divisione di Oncologia Medica. Nato in Canada, figlio di operai emigrati, rientrato in Italia a 10 anni, dopo sei mesi dalla laurea in medicina, specialità oncologia, era già a New York a lavorare fianco a fianco con un premio Nobel. «La mia vita professionale si è sgranata tra Stati Uniti e Italia, in un continuo attraversare l’oceano, tra borse di studio e concorsi. Allo IEO ho vissuto l’avventura entusiasmante di veder nascere e crescere una struttura che prima non c’era, di fare qualcosa che nessuno faceva, di impostare un nuovo modo di cura e di rapporti coi malati; di creare dal nulla una divisione e un’attività di ricerca per trovare nuovi farmaci e curare i pazienti in modo ottimale», racconta. «Potevo scegliere tra Harvard e lo IEO, rimanere è stato il mio modo di ringraziare per le opportunità che mi sono state date. Adesso è arrivato il momento di restituire quello che ho ricevuto, adesso sta a me far crescere gli altri», dice. La terza storia Raccontare cosa facciamo e come lo facciamo “Fare sempre meglio” La tensione verso l’eccellenza è un obiettivo partecipato in IEO e si applica a tutti i campi, alla ricerca, all’assistenza e alla gestione delle risorse umane. In Istituto tutti i medici lavorano a tempo pieno e hanno un rapporto di esclusività con l’ospedale, svolgendo all’interno della struttura anche la loro attività di libera professione. Il medico IEO dedica tutto il suo impegno alla cura, alla ricerca, all’aggiornamento continuo e allo scambio interdisciplinare con i colleghi, a beneficio dei pazienti. La terza storia Raccontare cosa facciamo e come lo facciamo “Fare sempre meglio” “Siamo tutti una famiglia” Siamo tutti una famiglia Il modello gestionale adottato e applicato a tutte le realtà professionali presenti in ospedale è il Job Family Modelling, che raggruppa le persone per famiglie professionali al cui interno convivono figure differenti dalle diverse capacità e competenze. Il modello mira, quindi, a eliminare le barriere e a valorizzare quelle competenze che in IEO sono ritenute fondamentali, come l’orientamento al servizio, la comunicazione e ascolto, il lavoro in team, la consapevolezza organizzativa e così via, avendo ben presente la carta dei valori dell’Istituto, ancora più significativi se si pensa che riguardano una realtà ospedaliera. Un sistema nuovo di gestione e sviluppo delle risorse umane e una novità eclatante in un mondo, quello ospedaliero, abituato a una visione corporativa e contrapposta tra i diversi ruoli professionali. Tutti lavorano e decidono insieme, dal medico, alla caposala, al tecnico di laboratorio, al magazziniere, interagendo tra di loro con l’obiettivo di migliorare la qualità delle prestazioni “Non si sta mai fermi, c’è sempre aria di novità” L’esperienza dell’Istituto Europeo di Oncologia Il nuovo concetto imprenditoriale basato sull’introduzione dei principi di efficienza ed efficacia propri dell’azienda in una realtà non profit in un campo delicato e importante come quello della sanità, la riduzione dei finanziamenti pubblici, la turbolenza dello scenario in cui operiamo, il cambiamento del management hanno determinato la necessità di ripensare i modelli di cura e di attuare un intervento formativo per recuperare la motivazione e la fiducia fomare e formarsi. Abbiamo realizzato il progetto basato sullo storytelling per affrontare la crisi e trovare una nuova identità. La fiaba è lo strumento che abbiamo utilizzato per comprendere come stavano le persone che lavorano all’interno dell’Istituto e ha fornito informazioni preziose sugli stati d’animo dei partecipanti e su come stanno vivendo questo periodo di forte cambiamento e transizione. 9 La Fiaba per scoprire chi siamo Il canovaccio è strutturato come una fiaba di tipo tradizionale C’ERA UNA VOLTA ACME CONCLUSIONE attraverso un processo di metamorfosi e cambiamento 10 La Fiaba del Villaggio Il luogo Finale Armonia comunicare, parlare dei problemi Gioco/entusiasmo Fiducia in sé Accontentarsi Noia/cautela L’Istituto è il luogo dove imparare, trovare risposte, inventare giochi, metter su famiglia, accogliere (musica, valori, semplicità) Soluzione Il gruppo si ricostruisce e unito caccia via i cattivi attraverso una prospettiva differente, (giovani, donne, bimbi, anziani) ed un’evoluzione interna 11 Le cause del malessere Endogene la scomparsa del sole, via le persone più anziane, zizzania, egoismo Esogene per le persone rapitore, signore della guerra, pirati Esogene per gli eventi naturali incendio, tempesta Il senso di un percorso formativo basato sulla narrazione Abbiamo cercato risposte creative in una fase di transizione in cui avvertiamo il bisogno di riscoprire il senso di appartenenza e il valore della nostra identità Raccontarsi in forma metaforica attraverso una fiaba può far emergere le emozioni tra le persone per identificare le azioni da proporre al fine di migliorare il clima interno, formare le persone, rifondare un comune senso di appartenenza. Si è innescato attraverso la narrazione un processo riflessivo che ha portato a sviluppare la memoria di ciò che eravamo garantendo una continuità di saperi e un orientamento dei comportamenti per costruire e presidiare una cultura fatta di valori e atteggiamenti che non volevamo perdere Dovevamo sostenere le persone nella progettazione del futuro che per essere realizzato deve essere raccontato a noi e agli altri e che richiede nuovi assestamenti al fine di accettare i nuovi valori, i nuovi processi e una nuova cultura organizzativa 12 La Fiaba del Villaggio • Il canovaccio è strutturato come una fiaba di tipo tradizionale, con un incipit “c’era una volta”, esordio, acme, conclusione, con un processo di metamorfosi e cambiamento. • Abbiamo cercato risposte creative in una fase di transizione in cui avvertiamo un problema di identità. Raccontarsi in forma metaforica attraverso una fiaba può far emergere le emozioni tra le persone per identificare le azioni da proporre per migliorare il clima interno, per formare le persone, per rifondare un comune senso di appartenenza • Un passato da cui partire, un presente da inventare, un futuro da scoprire 13 La Fiaba del Villaggio Si è innescato attraverso la narrazione un processo riflessivo che ha portato a sviluppare la memoria di ciò che eravamo garantendo una continuità di saperi e un orientamento dei comportamenti per costruire e presidiare una cultura fatta di valori e atteggiamenti che non volevamo perdere ma, nello stesso tempo, dovevamo sostenere le persone nella progettazione del futuro che, per essere realizzato deve essere raccontato a noi e agli altri e che richiede nuovi assestamenti al fine di accettare il traghettamento verso i nuovi valori. La vita non è questione di come sopravvivere alla tempesta ma di come danzare nella pioggia Gibran La fiaba come un richiamo al gioco, al sogno, che uniti al pensiero e al tempo sono dimensioni accomunate dal desiderio di ottenere “il mondo della vita” Il Progetto Abbiamo realizzato il progetto basato sullo storytelling per identificare le caratteristiche di ognuno e condividerle all’interno del team, nella logica della cross-fertilization e della creazione dell’identità di gruppo. Come stiamo, esperienza di visualizzazione, cosa serve per lavorare: martello palla scarpe da ginnastica torcia bicicletta Abbiamo realizzato un seminario sul tema del benessere rivolto ai ruoli di responsabilità trasversali nella logica di integrazione di tutte le figure aziendali. IL Benessere organizzativo L’Istituto è considerato come il: luogo dove imparare, trovare risposte, inventare giochi, metter su famiglia, accogliere (musica, valori, semplicità) le cause del malessere sono: endogene (la scomparsa del sole, via le persone più anziane, zizzania, egoismo) esogene per le persone (rapitore, signore della guerra, pirati) esogene per gli eventi naturali (incendio, tempesta) Soluzione il gruppo ricostruisce e che unito caccia via i cattivi prospettiva differente, giovani, donne, bimbi, anziano evoluzione interna si capisce, si diventa disponibili Finale Armonia (comunicare, parlare dei problemi) Gioco/entusiasmo Fiducia in sé Accontentarsi Noia/cautela La fiaba è uno degli strumenti che abbiamo utilizzato per affrontare la crisi, raggiungere nuovi equilibri e riuscire a generare nuove opportunità e a produrre valore, con coraggio e passione per trovare insieme un nuovo modello di cura e di ricerca sostenibile e che metta al centro la persona bisognosa di cure ma che riesca anche a prendersi cura di chi cura. Il coraggio di fare Fino a che non ci si impegna, c'è esitazione, possibilità di tornare indietro e sempre inefficacia. Riguardo ad ogni iniziativa e creazione, c'è solo una verità elementare, ignorare la quale uccide innumerevoli idee e splendidi piani. Nel momento in cui ci si compromette definitivamente, anche la provvidenza si muove. Ogni sorta di cose intervengono in aiuto, cose che altrimenti non sarebbero mai accadute. Una corrente di eventi ha inizio dalla decisione, facendo sorgere a nostro favore ogni tipo di imprevisti, di incontri e di assistenza materiale, che nessuno avrebbe sognato potessero avvenire in questo modo. Qualsiasi cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. Il coraggio ha in sé il genio, il potere e la magia. Inizia ora!" dal Faust di Goethe L’ARTE DI FARE INSIEME Un passato da cui partire, un presente da inventare, un futuro da scoprire Grazie
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