066-075 Esperti:Layout 1 27-08-2009 13:20 Pagina 72 esperti/yacht master di VIERI MANNUCCI* Normative e titoli di bordo FOTO JEANNEAU Alcuni consigli su come lo skipper professionista dovrebbe muoversi tra la burocrazia nautica La navigazione burocratica può essere per lo skipper molto più avventurosa e incerta del semplice confronto con il mare. Tra calme piatte e tempeste improvvise il mostro è sempre in agguato, costringendoci talvolta a trasformare un sano e responsabile atteggiamento di coscienza e di correttezza in una mera guerra di posizioni, in cui l’unico traguardo fondamentale diventa quello di “guardarsi le spalle”. Vi sono molte norme che devono essere seguite e osservate dallo skipper professionista: impossibile elencarle tutte in uno spazio così breve, ma anche superfluo, dato che in realtà il tasso di “educazione burocratica”, almeno tra i professionisti, è molto elevato grazie all’iniziativa e all’autoedu72 FARE VELA SETTEMBRE 09 cazione del singolo (questo, finalmente, è un dato di fatto positivo del nostro Paese) che ha capito con il tempo, e spesso a sue spese, che la burocrazia nautica non può essere sottovalutata. Primo consiglio: certificati di bordo, licenze, autorizzazioni, polizze e quant’altro, vanno messi in un’agenda che copra almeno i 12 mesi successivi, in modo che niente sfugga al nostro controllo. Tenersi aggiornati, inoltre, è tanto doveroso quanto difficile, ma possibile grazie alla tecnologia, e nel dubbio bisogna crearsi delle affidabili fonti di approfondimento e di verifica (in effetti molti siti-internet delle Capitanerie di Porto svolgono già egregiamente questo servizio). In caso di incertezza persistente, fatevi comunicare le risposte per iscritto dagli enti competenti. Mantenere una barca coi documenti in regola per navigare (uno dei compiti fondamentali che lo skipper deve assolvere in collaborazione con l’armatore) è in effetti molto più semplice che mettere in regola, sostanzialmente e formalmente, l’uomo, ovvero lo skipper, che la conduce. È questo secondo aspetto quello che qui approfondiamo. C’è un gran bisogno di chiarezza, semplificazione e uniformità in tutto il corpo di norme che descrive il sistema delle qualifiche professionali degli skipper in Italia. E chi vuole fare questo lavoro liberamente e nella legge deve battersi perché ciò avvenga. Dunque quello che proverei a fare in queste righe è sollecitare l’au- tocritica e stimolare la coscienza di chi ci legge, a cominciare da noi stessi, sull’argomento “qualifiche” in modo che si instauri un processo virtuoso e diffuso che da una parte consenta di sottolineare alcuni lati deboli della nostra professione, dall’altra di criticare costruttivamente il sistema di accesso e il procedimento formativo di chi vuole fare lo skipper di professione. C’è una prima contraddizione da mettere in luce: perché, in una professione come l’andare per mare, che dovrebbe essere l’unica - storicamente - titolata a essere correttamente definita “globalizzata”, ancora l’Italia rilascia dei titoli professionali (dal “C.te del diporto” in giù) che, al di fuori dalle nostre bandiere e delle nostre acque territoriali, sono privi di valore? Perché 27-08-2009 a nessuno dei nostri burocrati viene in mente di colmare questo ritardo e tutelare l’interesse (che è un interesse tanto dell’individuo quanto della comunità) al più ampio riconoscimento possibile delle abilitazioni professionali? È una dimenticanza, una inadeguatezza colpevole, un ritardo, appunto, che sta producendo dei danni importanti. Quanto tempo ci vuole a emettere un provvedimento che riconosca l’efficacia dei titoli inglesi (che sono lo standard accettato dall’88% dei paesi che hanno l’industria del diporto) in Italia e intanto obblighi i responsabili nazionali a realizzare, in tempi certi, una completa armonizzazione tra i titoli nostrani già esistenti e quelli esteri? Quanto costa, in pratica, questo ritardo? Ci sono alternative pratiche alla fuga delle bandiere italiane (specie quelle commerciali) verso stati esteri? Che senso ha ostinarsi a mettere in parallelo il diporto nautico col naviglio mercantile? Secondariamente c’è da dire che quello delle “qualifiche”, vissuto in maniera formale se non addirittura strumentale da tutti gli attori in scena, è invece un problema di natura puramente sostanziale: per la certezza del diritto, per il rispetto dei ruoli e per la sicurezza stessa del- Gli argomenti Febbraio Piano dell’opera Marzo Check list Aprile Equipaggio Maggio Meteo e pilotage Giugno Cambusa e rifornimenti Luglio Navigazione costiera e d’altura Settembre Normative e titoli di bordo Ottobre Pronto soccorso Novembre Sicurezza Dicembre Job list Febbraio Sosta di lungo periodo In blu le puntate già pubblicate (disponibili su www.farevela.net). In nero le prossime uscite. 13:20 Pagina 73 la navigazione ma anche per la riuscita - migliore possibile - della propria professione, cosa che credo sia un diritto insindacabile. Un film famoso ci può aiutare a capire meglio questo concetto: vi ricordate “Master and Commander”? Ebbene, quel titolo riassume perfettamente tutto quello che c’è da dire sull’argomento. Nel diritto navale inglese “Master” (che poi, guarda caso si ritrova nelle qualifiche MCA/US Coast Guard sotto forma di “Yachtmaster” o di “Master of Yachts”) è il procuratore legale dell’armatore. E, non a caso, ha studiato per esserlo. Se vedete una barca battente bandiera inglese, state pur certi che a bordo di quella barca ci deve essere una procura generale/speciale con cui l’armatore autorizza il Commander a compiere qualsiasi atto egli ritenga idoneo a raggiungere i fini generali del buon andamento dell’imbarcazione stessa. Qualsiasi atto vuol dire proprio questo: qualsiasi atto (infatti, di solito, le procure più piene arrivano a escludere solo la possibilità di vendere l’imbarcazione). Questo vuole dire che, almeno da un paio di secoli, in Inghilterra lo skipper viene, anche normativamente e burocraticamente, concepito come un manager, un gestore, con tutte le impli- FOTO TAYLOR (CNS) 066-075 Esperti:Layout 1 In apertura: il comandante di un’imbarcazione da diporto è il responsabile legale nominato dall’armatore. Sopra: problemi di navigazione, uno dei molti doveri dello skipper; bandiere nazionali, altro aspetto fondamentale della normativa cazioni che ne discendono (per esempio la possibilità di delegare, l’autonomia finanziaria, l’obbligo di fine e non di mezzi, nel proprio agire, che deve combaciare sempre con il migliore interesse dell’imbarcazione, che non necessariamente è lo stesso dell’armatore). La constatazione finale è che in Italia, se uno skipper ha interesse a raggiungere una professionalità elevata, certa, libera e completamente esercitatile, ebbene, oggi, la può solo andare a costruire sotto l’Union Jack, la banciera inglese. Ma non esageriamo, perché anche da noi vi sono esempi di amministrazione virtuosa. Chiudiamo, quindi, menzionando due uffici (ce ne saranno sicuramente tantissimi altri, che io non conosco) della “Gente di Mare” in cui si può entrare sicuri di trovare professionalità, serietà , preparazione e risposte certe e corrette: a Livorno (Maresciallo Di Santi) e La Spezia (Comandante Somma). Buon comando a tutti. *Vieri Mannucci, 1970, fiorentino, è Yachtmaster Instructor autorizzato da Rya/Mca. [email protected], Tel. 333 2228202 SETTEMBRE 09 FARE VELA 73
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