Slide lezione 24 febbraio 2014 - Università degli studi di Bergamo

Prof. ssa Giuliana Sandrone
RICONOSCIMENTO, VALUTAZIONE
E CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
a.a. 2013/2014
Breve excursus storico
della scuola italiana
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Giuseppe Bertagna,
Autonomia. Storia, bilancio e rilancio di un’idea, La
Scuola, Brescia 2008
Giuseppe Bertagna,
Dietro una riforma. Quadri e problemi pedagogici dalla
riforma Moratti (2001-2006) al «cacciavite» Fioroni
Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2009,
pp. 27-87; 343-369
ALLE ORIGINI DEL SISTEMA
SCOLASTICO ITALIANO
MINISTRO
DIRETTORI GENERALI
PROVVEDITORI AGLI STUDI
PRESIDI E DIRETTORI DIDATTICI
DOCENTI
Storicamente, dal 1923 fino
alla fine del secolo, la scuola si
fonda su un modello di
gestione e di organizzazione di
natura gerarchica
gerarchica, statalista e
centralista..
centralista
QUALI I COMPITI DELLO STATO E DELLA
«SCUOLA A IMPIANTO CENTRALISTA»?
Lo Stato
Plasma i cittadini a suo piacimento.
È depositario legittimo della forza
(mezzi di coercizione) per costituire
la società civile secondo i disegni di
chi lo dirige.
Stabilisce fini educativi e culturali in
quanto e come persona (giuridica).
La scuola
È apparato ideologico ed
amministrativo dello Stato: deve
assicurare l’integrazione sociale,
culturale e territoriale dei cittadini.
È lo strumento per «civilizzare» i
cittadini, secondo i valori definiti
dalle norme positive.
QUALI RICADUTE
SULL’AZIONE DEI DOCENTI?
La bontà dell’azione professionale dei docenti è determinata
in modo prevalente dall’esecuzione accurata
delle
disposizioni dettate dal Ministero e dalle procedure
didattiche ed organizzative deliberate dagli organi di
gestione della scuola.
LE ORDINANZE, LE DIRETTIVE, LE CIRCOLARI,
I «PROGRAMMI» MINISTERIALI, …
GLI ANNI NOVANTA:
L’AUTONOMIA DELLE SCUOLE
La L. 59/1997 (legge Bassanini)
L’art. 21, introduce per la prima volta nel nostro
ordinamento, l’autonomia delle scuole.
Il DPR 275/1999
Gli articoli 4, 5, 6 definiscono i significati dell’autonomia
«funzionale» delle scuole: didattica, organizzativa, di ricerca,
sperimentazione e sviluppo.
LA RIFORMA DEL TITOLO V DELLA
COSTITUZIONE (L. cost. 3/2001)
… Dalla gerarchia alla poliarchia
Comuni
Famiglia
Stato
Istituzioni,
singole o associate,
che svolgono attività di
interesse generale
Regioni
Province
CONSEGUENZE
PER IL SISTEMA EDUCATIVO
Non è più possibile far coincidere le scuole
della Repubblica con le scuole dello Stato:
sono scuole della Repubblica anche quelle
promosse dai singoli cittadini e dalle
formazioni sociali entro cui sviluppano la loro
personalità.
Non è più possibile ascrivere
unicamente allo Stato, attraverso il
Ministero, il compito di assegnare
alle scuole le risorse umane e
strumentali utili allo svolgimento
della loro funzione educativa.
Tutte le scuole della Repubblica
devono sottoporsi ai controlli
dello Stato sia in relazione agli
apprendimenti
finali
degli
allievi, sia per verificare la loro
funzionalità nel quadro delle
norme generali e del “comun
denominatore costituzionale”
QUALI I COMPITI DELLO STATO?
-Determinare le «norme generali sull’istruzione».
-Stabilire i «principi» per la legislazione concorrente
regionale sull’istruzione.
-Stabilire i «livelli essenziali delle prestazioni» relative
all’istruzione e alla formazione professionale (di
competenza regionale).
-Controllare la qualità e l’efficienza del sistema e degli
apprendimenti degli studenti (Invalsi).
QUALI I COMPITI DELLE REGIONI?
-Legiferare in maniera esclusiva per l’istruzione e la
formazione professionale, rispettando i LEP.
-Legiferare in concorrenza con lo Stato per il sistema di
istruzione statale e non statale, rispettandone i
«principi».
QUALI I COMPITI DELLE SCUOLE?
-Identificare, in libertà e responsabilità, i fini e i valori
dell’azione educativa, nel rispetto dei “vincoli” definiti
dallo Stato e dalle Regioni a salvaguardia dell’unitarietà
della Repubblica.
-Identificare, in modo libero e responsabile, i mezzi
didattici ed organizzativi per trasformare tali fini e valori
in competenze personali degli studenti.
-Render conto ai soggetti coinvolti (studenti e famiglie),
allo Stato e alla Regione dei risultati di apprendimento
promossi e non promossi.
LA L. 53/2003: DAI PROGRAMMI AI
PIANI DI STUDIO PERSONALIZZATI
QUAL È LO
SCOPO
DELL’AZIONE
EDUCATIVA
CHE AVVIENE A
SCUOLA?
QUALI I MEZZI?
PROGRAMMAZIONE
DIDATTICA
ABILITÀ
PROGETTAZIONE PER UNITÀ
DI APPRENDIMENTO
QUALI I RIFERIMENTI PER LA
PROGETTAZIONE DELL’ATTIVITÀ
EDUCATIVA E DIDATTICA?
QUAL È LO
SCOPO
DELL’AZIONE
EDUCATIVA?
«[…] favorire la crescita e la
valorizzazione
della
persona
umana, nel rispetto dei ritmi
umana
dell’età evolutiva, delle differenze
e dell’identità di ciascuno e delle
scelte educative della famiglia, nel
quadro della cooperazione tra
scuola e genitori, in coerenza con
il principio di autonomia delle
istituzioni scolastiche e secondo i
principi sanciti dalla Costituzione.
Profilo dello studente al termine
del percorso (PECUP)
Indicazioni Nazionali
QUALI I MEZZI?
Piano di studio personalizzato
Docente coordinatore tutor
Portfolio delle competenze
LE INDICAZIONI PER IL CURRICOLO
DEL 2007 DEL MINISTRO FIORONI
QUAL È LO
SCOPO
DELL’AZIONE
EDUCATIVA
CHE AVVIENE A
SCUOLA?
QUALI I MEZZI?
Prima la cultura e poi la persona
Dalla persona al cittadino
all’«uomo nuovo»
Il ritorno del curricolo
Individualizzazione vs
personalizzazione?
… A PROPOSITO DI
INDIVIDUALIZZAZIONE NELLA SCUOLA
Norme Generali
Piano dell’Offerta Formativa e Curricolo
Progettazione del Consiglio di Classe
Progettazione di dipartimento
Progettazione del singolo docente
Obiettivo specifico di apprendimento
1,2,3,4,5 …, con relativi standard
Tempi, modi, luoghi, relazioni diversi per far
raggiungere allo studente gli stessi standard
relativi agli obiettivi
… A PROPOSITO DI
PERSONALIZZAZIONE
PERSONA
LIZZAZIONE
La progettazione didattica del
singolo docente
La progettazione disciplinare e
di dipartimento
La persona dello studente
(i suoi bisogni, desideri, disposizioni,
capacità, problemi, contesti socioambientali, esperienze significative
ecc.)
La progettazione educativa
e didattica del Consiglio di Classe
Il POF e le
competenze attese