Piante da orto IL TORRENTE COSIA: FILO CONDUTTORE DELLA BIODIVERSITA' TRA NATURA E UOMO BANDO CARIPLO - SCUOLA 21, A.S. 2013/14 FASE 1: "ESPLORAZIONE DELL'ARGOMENTO" - CLASSE III UNITA' DI APPRENDIMENTO 1: L'AGROECOSISTEMA carota Nome comune: carota; nome scientifico: daucus carota; La Carota è una pianta biennale, appartenente alla Famiglia delle Ombrelliferae, coltivata per le sue radici ingrossate, di colore rosso, giallo-arancio o anche bianco. Le radici vengono impiegate nell'alimentazione umana, in quella animale e nell'industria per l'estrazione di carotene e di coloranti. In Italia la sua coltivazione è molto diffusa. Caratteri botanici Presenta foglie profondamente laciniate, nel primo anno disposte a rosetta sulla "testa" della radice. Se lasciata salire a fiore, nel secondo anno emette uno stelo ramificato, alto fino a 1,5 metri, portante piccoli fiori bianchi riuniti a due a due in infiorescenze a ombrella composta. I semi sono piccoli (1.000 semi pesano 1,4 g), grigio-bruni, piano-convessi, dal forte odore aromatico. Esigenze ambientali Molto sensibile all'influenza del clima. Predilige terreni leggermente acidi (pH ottimale 6,5), freschi, fertili e sciolti. Nei terreni compatti o ricchi di scheletro le radici tendono a biforcarsi, a diventare legnose, pallide, e, quindi, di scarso valore commerciale. Fra due colture successive è necessario far intercorrere un intervallo di due anni; coltivazione La carota è una pianta da rinnovo. Date le dimensioni del seme, necessita di un'accurata preparazione del letto di semina. La distribuzione delle semente viene eseguita a spaglio o a file (distanti 20 cm) in marzo-aprile. Si impiegano circa 5-6 kg per ettaro. Vista la sua lentezza di sviluppo nella fase iniziale, la lotta contro le infestanti deve essere molto accurata. Quando le piantine hanno 3-4 foglie e sono alte 2-3 cm si procede al diradamento lasciando 50-100 piante per metro quadrato, a seconda della varietà e del tipo di terreno. La concimazione deve essere abbondante perché la carota è molto avida di elementi nutritivi. Il letame impiegato deve essere ben decomposto. Fosforo e potassio vengono distribuiti in presemina, l'azoto in copertura. Avversità e parassiti Malattie batteriche: Erwinia carotovora che provoca marciumi molli nel fittone. Malattie fungine: - Alternariosi (Alternaria porri f. sp. dauci): a partire dalle foglie vecchie si sviluppano macchiette necrotiche che si estendono poi all'intera vegetazione. - Cercosporiosi (Cercosporidium punctum): le lacine fogliari presentano macchie puntiformi verde chiaro poi brune, i piccioli tacche brune depresse allungate. Sulle zone colpite si differenziano masserelle stromatiche grigiastre. La vegetazione al di sopra della parte lesa ingiallisce e si ripiega verso il basso rimanendo pendula sulla pianta. - Marciume dei fittoni Nematodi: Ditylenchus dipsaci, Heterodera carotae. Insetti: Cavariella aegopodii, Disaphis crataegi, Disaphis foeniculi, Pemphigus spp., Psilla della carota, Tortrice della carota, Mosca della carota, Maggiolino; Phytoecia cylindrica. lattuga nome scientifico: lactuca saiva; nome comune: lattuga La Lattuga è una Composita annuale che presenta un "cespo" costituito da foglie a spatola o tondeggianti inserite in un breve fusto e serrate in modo da costituire un "grumolo" o "cappuccio" più o meno compatto. In Italia viene molto coltivata nei vari periodi dell'anno e in differenti ambienti climatici; nei mesi invernali viene largamente esportata nei paesi del Nord Europa. I tipi di lattuga più importanti dal punto di vista commerciale sono: la lattuga cappuccio (o a palla) e la lattuga romana. Esiste anche la lattuga da taglio. Lattuga cappuccio Ha foglie rotondeggianti che formano un grumolo serrato; con le numerose varietà esistenti si presta a una larghissima gamma di possibilità di coltura: primaverile-estiva, estiva, autunnale e invernale. Al termina della fase vegetativa (la cui durata è molto influenzata dalla lunghezza del giorno) i cespi salgono a fiore: cioè si forma uno scapo fiorale alto 1,3 m circa, molto ramificato, portante numerose infiorescenze di 8-10 fiori riuniti a capolino; i frutti (erroneamente chiamati semi) sono acheni oblunghi, appiattiti, leggermente striati, di colore variabile dal grigio al bruno (peso 1.000 semi pari a 1,1-1,2 grammi). Le varietà più note sono: Batavia bionda, Trocadero, Regina di Maggio, Great Lakes. Le rese unitarie si aggirano sui 200-250 quintali ad ettaro. Lattuga romana La semina è fatta generalmente in semenzaio in agosto-settembre per le lattughe invernali, in gennaio-febbraio per le primaverili e in aprile-maggio per le estive. La tecnica colturale è simile a quella dell'indivia (vedere scheda). Le varietà più importanti di lattuga romana sono: Bionda da inverno, Bionda da estate, Verde degli ortolani. Le rese unitarie si aggirano sui 300-400 quintali ad ettaro. Le rese ad ettaro possono anche più elevate (fino a 800 q.li ad ettaro) in caso di terreni particolarmente fertili e con 45 cicli all'anno. Avversità e parassiti Il colletto della pianta e l'apparato radicale sono soggetti agli attacchi di numerosi funghi tra i quali Pythium, Rhizoctonia, Thielaviopsis, Sclerotinia, ed alcuni batteri (Pseudomonas spp. e Pectobacterium carotovorum). Alcune malattie fogliari sono rappresentate da Alternaria porrii, Bremia lactucae (peronospora), Marssonina panattoniana (antracnosi), Botrytis cinerea (muffa grigia). Molto pericolose anche le virosi della lattuga, il mosaico della lattuga (LMV) e l'imbianchimento nervale. Tra i parassiti animali ci sono afidi, elateridi, nottue, grillotalpa, nematodi. da Coltivazioni erbacee - A. Grimaldi, F. Bonciarelli, F. Lorenzetti - Edagricole . patata Nome comune:patata nome scientifico: solanum tuberosa Caratteristiche La Patata è una pianta a ciclo annuale provvista di radici fascicolate piuttosto superficiali, dotate di numerose diramazioni capillari. Dalla parte ipogea del fusto si dipartono gli stoloni i quali, ingrossando all'apice, danno luogo ad un tubero. La capacità di originare un diverso numero e lunghezza di stoloni varia in funzione della varietà e delle condizioni di ambiente. In un tubero completamente maturo l’epidermide è sostituita dal periderma (o " buccia ") fatto di strati di cellule suberose, che protegge l'interno del tubero dall’eccessiva perdita d'acqua e dalla penetrazione di funghi e batteri. All'interno, sia la corteccia sia il midollo sia il parenchima che costituisce la maggior parte del tubero, sono divenuti sede di accumulo di grandi quantità di amido. In mezzo a questa massa di tessuti, diversi ma non più facilmente distinguibili, si notano fasci fibrovascolari diretti verso gli “occhi”. Sotto l'influenza della luce, i tessuti esterni del parenchima corticale producono clorofilla e inverdiscono. I tuberi possono differire per dimensione, forma, numero, colore, caratteristiche del tessuto tuberoso esterno, colore della polpa. Nel tubero si distingue un ombelico (punto di attacco dello stolone) e una testa, opposta all'ombelico, che raccoglie la maggior parte delle gemme. Se si sopprime qualche gemma, questa è rimpiazzata da altra di sostituzione. Non tutte le gemme di un tubero, quando viene interrato intero, si sviluppano dando luogo ad un fusto. Le più vigorose sono quelle sulla testa. La parte area della pianta è in genere costituita da due o più fusti, angolosi, fistolosi, ingrossati ai nodi, di varia lunghezza e colore, con portamento eretto o più o meno decombente. Le foglie sono composte da 5, 7, 9 foglioline di varia dimensione e colore (verde da chiaro a intenso), più o meno bollose e a lamina più o meno aperta. Le parti verdi - compresi i tuberi quando permangono a lungo esposti alla luce - contengono solanina, alcaloide velenoso. L'infiorescenza è a corimbo. Il fiore è ermafrodita, campanulato. Alcune varietà di patata, indipendentemente dall'ambiente, non fioriscono; altre invece giungono ad emettere i bocci fiorali, che però cadono prima della fioritura; altre infine fioriscono regolarmente e portano a maturazione i frutti (bacche carnose più o meno tondeggianti, verde-bruni, verde-violacei o giallastri, contenenti da 150 a 300 semi reniformi, appiattiti). Origine e introduzione della patata in Europa La patata, pianta erbacea della famiglia Solanaceae, è originaria dell’America meridionale, più precisamente della regione delle Ande, dove era coltivata nel periodo precolombiano, probabilmente duemila e più anni prima della Conquista (come dimostra l’arte indigena), anche se varie specie selvatiche di Solanum da tubero fossero presenti anche in America settentrionale. Si ritiene che l’addomesticamento e la coltivazione della specie siano avvenuti in relazione alle eccezionali condizioni geografiche e climatiche che caratterizzavano la zona andina nella quale si formarono gli insediamenti delle popolazioni migrate dal nord. Sugli altipiani delle Ande, dalla Colombia al Cile, fino ai 4600-4900 ms.l.m., crescono molte specie di Solanum selvatico, e tra queste il Solanum andigenum, con la sua varietà Solanum tuberosum, la nostra patata. Il Solanum andigenum era distribuito sulle Ande, dall’attuale Colombia (distretto di Boyacà) fino al nord dell’odierna Argentina (distretto di Jujuy), a un’altitudine di 2400 m s.l.m. Il Solanum tuberosum era distribuito nell’attuale Cile fino a sud, nell’isola di Chiloé. Come la patata andina (S. andigenum) abbia raggiunto l’area cilena (S. tuberosum) è ancora oggetto di discussione.
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