100% Old World Pubblicherà mensilmente a partir da aprile 2014 le degustazioni dei campioni pervenuti sulla base delle valutazioni di un comitato di degustazione internazionale. L’iscrizione è gratuita. Per maggiore informazioni e iscrizione: [email protected] Toscana Una verticale di Guado al tasso Nella splendida cornice del Grand Hotel et de Milano ho avuto la fortuna di poter degustare diverse annate della Tenuta Guado al Tasso proprietà dei Marchesi di Antinori. Già preparata grazie ad una degustazione fatta qualche mesi fa presso il suo illustro vicino ho partecipato ben volentieri alla degustazione di vini particolarmente eleganti e rari. PAGINA 10 Vini Vecchi Chateau d’Yquem d’altri tempi Capire Yquem, significa prima di tutto ammettere che non è un vino semplice. Per Richard Olney, « Yquem est un royaume enchanté, (…) où le comte Alexandre de Lur Saluces recevait un monde de professeurs et de princes, d’artistes, de médecins, de collectionneurs, d’ambassadeurs de nations et du vin, tous amateurs passionnés d’Yquem, dans une ambiance dont le seul parti pris politique est celui de la viticulture et de la vinification (…) » PAGINA 9 The Wine Picker Gennaio 2014 - n. 1 A cura della redazione di WTBA di Delphine Veissiere. Tutti i Diritti sono Riservati e si proibisce la copia o l’uso illecito degli articoli contenuti nella presente rivista digitale. I trasgresso secondo le Leggi del Copyright verranno perseguiti penalmente Castiglione Falletto e i suoi Barolo Castiglione Falletto, posto al centro della Docg Barolo, insieme a Barolo e a Serralunga è uno dei soli tre comuni che vedono la loro intera estensione destinata alla produzione di Barolo C astiglione Falletto, posto al centro della Docg Barolo, insieme a Barolo e a Serralunga è uno dei soli tre comuni che vedono la loro intera estensione destinata alla produzione di Barolo, mentre altri comuni ne hanno solo una parte. Conta su circa 150 ettari vitati a Nebbiolo da Barolo, ovvero un 7-8% dell’intera denominazione. Castiglione Falletto é uno dei villaggi che può vantare il maggior numero di cru storici del Barolo, tre vigneti storici, Monprivato, Villero, Rocche, su un totale di soli dieci, nella celebre “Carta del Barolo”, redatta nel 1979 da Renato Ratti, unico tentativo, mai più ripreso e sviluppato, di dare vita ad una classificazione di tipo francese. Castiglione Falletto è di gran lunga il paese con più ricchezza ed eterogeneità dei suoli nella zona di produzione del Barolo, con parecchie sottozone dotate di caratteristiche che variano in funzione della struttura geologica. Champagne - Esistono dei millesimati minori? Spesso nelle brochure delle grandi Maison trovate scritto che sono unicamente le grandi annate ad essere millesimate. Peccato che l’appassionato non ritrova sempre lo stile che gli piace! Oppure, ancora peggio, quando questo accade in una Maison con un profilo più “commerciale”, trova un’infinità di annate millesimate sotto l’illustre nome della stessa Maison. PAGINA 6 / 7 Alsazia - I Pinot che non ti aspetti Anni fa, durante uno dei miei viaggi in Alsazia, rimasi molto sorpresa davanti al Pinot Noir 2011 di domaine Ginglinger, raccolto, austero e dotato di una grande verticalità sul frutto. Non me l’ho aspettavo, soprattutto in Alsazia territorio di produzione al 90% di vini bianchi. PAGINA 4 Friuli - La tipicità del Sauvignon del Collio La degustazione alla cieca di 55 Sauvignon elaborati nell’area della DOC Collio ha dimostrato che il Sauvignon del Collio non può essere considerato come la pallida fotocopia del cugino francese. Questi Sauvignon hanno uno stile proprio che possono somigliare ad alcuni Sauvignon francesi senza essere assimilati a delle semplici repliche. PAGINA 10 Sulle colline c’è più tufo, terreno più magro, quando si scende, il terreno è più grasso, le piante vegetano molto di più, e quindi danno origine a vini meno concentrati, meno complessi. Nei terreni si individuano grosso modo questo tipo di suoli: 1) marne di colore variante dal bianco grigiastro al bluastro, contenenti circa il 25-30% di carbonato di calcio; 2) terre giallorossastre-brune, argillose, poverissime di calcare; 3) terreni sabbiosi con circa il 15% di carbonato di calcio e 15-20% di sabbia quarzosa”. Insieme a Barolo e a Serralunga è uno dei soli tre comuni che vedono la loro intera estensione destinata alla produzione di Barolo, mentre altri comuni ne hanno solo una parte. PAGINA 2 / 3 « Castiglione Falletto è di gran lunga il paese con più ricchezza ed eterogeneità dei suoli nella zona di produzione del Barolo, con parecchie sottozone dotate di caratteristiche che variano in funzione della struttura geologica. » Bordeaux – I vini della rive droite Selezionare un Bordeaux rosso o bianco, secco o dolce en Primeur o ancora giovane – cioè con un’età inferiore a 3 anni – non è facile. Un Bordeaux rosso giovane – come quelli prodotti sulla rive droite del fiume la Gironde - avrà molto probabilmente delle espressioni austere che variano di poco da uno Château all’altro che risultano quindi poco caratterizzanti. ARTICOLO DISPONIBILE A PAGINA5 Castiglione Falletto e i suoi Barolo Castiglione Falletto, posto al centro della Docg Barolo, insieme a Barolo e a Serralunga è uno dei soli tre comuni che vedono la loro intera estensione destinata alla produzione di Barolo A cura di Franco Ziliani - Insieme a Barolo e a Serralunga è uno dei soli tre comuni che vedono la loro intera estensione destinata alla produzione di Barolo, mentre altri comuni ne hanno solo una parte. Conta su circa 150 ettari vitati a Nebbiolo da Barolo, ovvero un 7-8% dell’intera denominazione. Castiglione Falletto é uno dei villaggi che può vantare il maggior numero di cru storici del Barolo, tre vigneti storici, Monprivato, Villero, Rocche, su un totale di soli dieci, nella celebre “Carta del Barolo”, redatta nel 1979 da Renato Ratti, unico tentativo, mai più ripreso e sviluppato, di dare vita ad una classificazione di tipo francese. carbonato di calcio e 15-20% di sabbia quarzosa”. Questa complessità dei terreni porta ad un particolare equilibrio tra profumi, finezza e struttura e l’eleganza, aromatica e gustativa, ne costituisce un carattere distintivo. I Barolo di Castiglione Falletto presentano un quadro aromatico speciale con sfumature che richiamano il lampone ed il cioccolato, il rosmarino, la rosa, la prugna ed il tabacco, con i tannini soffici e terrosi che talvolta ricordano la polvere di cacao e carezzano, vellutati e mai aggressivi, il palato. Queste particolari caratteristiche del villaggio e dei suoi terroir (tra i vigneti più famosi si contano Monprivato, Rocche, Villero, Bricco Boschis, Vignolo, Mariondino, Bric del Fiasc, Pugnane, Pernanno, Bricco Rocche – Serra, Montanello) ha fatto sì che nelle vinificazioni e negli affinamento in legno non si siano toccati quegli eccessi, soprattutto nell’uso delle barrique che hanno toccato i Barolo di altri villaggi e che molti vini siano tradotti in stile tradizionale, con fermentazione mediamente lunghe e invecchiamento in botti grandi. Castiglione Falletto è di gran lunga il paese con più ricchezza ed eterogeneità dei suoli nella zona di produzione del Barolo, con parecchie sottozone dotate di caratteristiche che variano in funzione della struttura geologica. Sulle colline c’è più tufo, terreno più magro, quando si scende, il terreno è più grasso, le piante vegetano molto di più, e quindi danno origine a vini meno concentrati, meno complessi. Nei terreni si individuano grosso modo questo tipo di suoli: 1) marne di colore variante dal bianco grigiastro al bluastro, contenenti circa il 25-30% di carbonato di calcio; 2) terre giallo-rossastre-brune, argillose, poverissime di calcare; 3) terreni sabbiosi con circa il 15% di Di seguito, con riferimento alla classica annata 2009, le note di degustazione di alcuni dei Barolo più interessanti. Barolo Villero Giuseppe Mascarello Bricco Rocche Ceretto Da un vigneto di 1,50 ettari, con esposizione sud – sud est, posto intorno ai 350 metri di altezza, terreno elveziano, arenarie di Diano d’Alba, tessitura media, composizione con argille calcaree, vigneto Serra, o Bricco Rocche, che fa da cuscinetto tra due delle più celebri posizioni di tutta la zona del Barolo, il Villero e le Rocche di Castiglione. E dei confinanti possiede le doti migliori, accomunando la potenza gustativa del Villero e gli ampi profumi delle Rocche, un Barolo classico: Colore rubino intenso di buona intensità e luminosità, naso maturo e ricco con masse di frutta, liquerizia, spezie, di buona eleganza e freschezza sorprendentemente aperto data la giovane età. In bocca largo, carnoso, con tannini vellutati, una acidità fresca e viva e una grande e lunga persistenza, con naturale eleganza, equilibrio e ricchezza di sapore. -2- E’ il Barolo espressione di una vigna classificata tra i soli undici vigneti di prima categoria nella Carta del Barolo realizzata nel 1980 da Renato Ratti. Un vigneto di 15 ettari scarsi, con esposizione sud sud-ovest, in larga parte argilloso-sabbioso, calcareo, composto da marne grigie, argille brune e sabbie grigie di origine marina. Meno di un ettaro la sua porzione di Villero, posta a 260 metri di altezza e ripiantata nel 1988, vinificazione e affinamento tradizionali, fermentazione 20/25 giorni a cappello emerso e sosta in botti di media capacità di rovere di Slavonia per circa 36 mesi. Colore rubino squillante luminoso poco carico, con i bagliori della rosa al tramonto, e super fragrante, di una delicatezza senza pari, il bouquet, tutto ribes e lampone, accenni di cacao, erbe aromatiche (soprattutto rosmarino), cannella, terra bagnata e ancora rosa. Al gusto un tannino setoso e vellutato che accarezza il palato, carnosità golosa del frutto, da un nerbo vivace e salato e perfetto equilibrio di tutte le componenti. intenso di buona intensità e luminosità, naso maturo e ricco con masse di frutta, liquerizia, spezie, di buona eleganza e freschezza sorprendentemente aperto data la giovane età. In bocca largo, carnoso, con tannini vellutati, una acidità fresca e viva e una grande e lunga persistenza, con naturale eleganza, equilibrio e ricchezza di sapore. Bricco Boschis: Azienda agricola Cavallotto Un grande vigneto di oltre 8 ettari monopolio della famiglia Cavallotto, suddiviso in tre vigne: Vigna San Giuseppe, Vigna Colle Sud Ovest e Vigna Punta Marcello. Le uve della seconda e della terza più una piccola percentuale di San Giuseppe, determinano il Barolo Bricco Boschis. Esposizione sud est – sud ovest, terreno “Elveziano” particolarmente dotato di argille calcaree (marne) di colore giallo, bianco e grigio. Vi è però, a banchi, anche una buona quantità di sabbia in quanto il Bricco Boschis è una collina nel centro geografico e geologico della zona del Barolo; ovvero equidistante da Serralunga (terreno puramente “Elveziano”) e La Morra (“Tortoniano”). 300 – 350 metri di altezza e vigne di trent’anni di età. Rubino brillante di buona intensità, naso fitto, con sfumature di prugna e ciliegia, liquirizia e tabacco e una leggera vena affumicata. Al gusto grande struttura con tannini solidi ma vellutati, masse di frutto, grande corpo e persistenza lunghissima. Ancora molto giovane. Enrico VI – Villero: Azienda agricola Monfalletto Cordero di Montezemolo Bric dël Fiasc – Fiasco: Azienda agricola Paolo Scavino Da un vigneto di 2 ettari a 280 metri di altezza esposto a sud ovest, terreno elveziano con sedimenti argillosi con alta percentuale di calcare e ricchi di ferro. Vigneti di età media intorno ai 30 anni. Naso selvatico, con note floreali, bocca snella salata nervosa con bella acidità che spinge e finale terroso lungo e salato. Meno di due ettari di estensione, esposizione sud e 260 metri di altezza, nel vigneto si alternano strati di arenarie grigiogiallastre, banchi di sabbie grigio brune e marne argillososabbiose. Colore rubino di media intensità naso molto accattivante con note di ciliegie e ribes, accenni di liquirizia, cuoio e sottobosco. Grande struttura e solidi tannini non aggressivi al gusto, largo, ricco e consistente, di grande freschezza. Ancora molto giovane. Altri Barolo 2009 di Castiglione Falletto da ricordare: Altenasso Cavalier Bartolomeo Rocche di Castiglione Monchiero naso di bella efficacia e densità, una bella polpa succosa, gusto equilibrato rotondo. Bella materia, ha stoffa tannini ben levigati lunghezza terrosa persistente E grande sostanza Naso di buona fragranza e intensità, note di ribes, lampone, erbe aromatiche, china leggera pepatura. Al gusto una bella dolcezza naturale del frutto, un bel tannino levigato terroso non aggressivo ricco di sapore molto lungo e persistente Bricco Fiasco Azelia Bongiovanni naso fine, salato elegante, di bella definizione floreale selvatica. Bocca equilibrata con un bel sostegno tannico non aggressivo, una bella freschezza E acidità bilanciata che spinge Colore rubino brillante, naso fitto caldo maturo, con una bella vena di prugna e liquirizia accenni erbe aromatiche. Bocca fresca, viva, agile, con un bel tannino ben sottolineato e non aggressivo, consistenza terrosa e salata -3- Alsazia – I Pinot che non ti aspetti A cura di Delphine Veissiere - Anni fa, durante uno dei miei viaggi in Alsazia, rimasi molto sorpresa davanti al Pinot Noir 2011 di domaine mi incitò a proseguire l’avventura organizzando questo mese a Milano una degustazione di Pinot d’Alsazia. Di fatto credere che l’Alsazia sia soprattutto una terra di produzione per i Gewurztraminer, peraltro eccellenti, è errato. L’Alsazia coltiva e vinifica sette uve dette “nobili” : il Riesling (25% della superficie), il Gewurztraminer (19%), il Pinot gris (15%), il Pinot Blanc (21%), il Sylvaner (9%), il Muscat e il Pinot Noir. I Pinot sono di tre tipi: il Pinot bianco (base perfetta per i Crémant d’Alsace), il pinot grigio (famoso per le sue potenzialità d’invecchiamento) e il Pinot Noir (vinificato sia in versione rosato che in versione rosso). In realtà per tanti anni i vini alsaziani sono rimasti nascosti anche se trovano le loro radici in Francia e parlano tedesco. A suo tempo tedesca e di nuovo francese, l’Alsazia nel 1945 ha in seguito elaborato un disciplinare che è una via di mezzo fra le modalità tedesche e francesi di produrre vino impostando dei label in cui le uve vengono riportate in G inglinger, raccolto, austero e dotato di una grande verticalità sul frutto. Non me l’ho aspettavo, soprattutto in Alsazia territorio di produzione al 90% di vini bianchi. Era equilibrato e dimostrava una grande purezza che mi intrigò. Alla maniera dei Pinot Noir essenziali dell’ Alto Adige questa prima immersione etichetta assieme alla collocazione del terroir di origine (il comune, la parcella e/o la parcella Grand Cru). Infine possono essere elaborate, due tipologie ben distinte di vini alsaziani: una a partire da uve completamente mature (con delle bucce intatte e senza Botrytis) e una a base di uve in sovra-maturazione e attaccate dalla muffa nobile (ossia vini con Sélection de Grains Nobles). In genere i vini alsaziani sono in maggioranza bianchi e minerali e sono l’espressione di terroir di grande pregio quando si parla di “Grand Cru”. In Alsazia, esistono 51 Grand Cru (come per esempio Kastelberg, Kaefferkopf, Rosacker o Pfersigberg) spesso di proprietà che all’origine erano della nobiltà o della Chiesa. Fra la roccia granitica e vulcanica e lo scisto collocati in alto alle colline e l’argilla L e marne e la roccia calcarea in pianura, i terroir alsaziani ci regalano dei vini in cui la mineralità non è solo una sensazione ben precisa, ma si declina in diverse sfumature come anche avviene in altre regioni come la Loira (ad esempio nei vini di Pouilly) o in Borgogna a Chablis. Dalle sensazioni di pietra focaia e di roccia bagnata, il loro sorseggio ricorda altri racconti iodati e salati che ti portano fino a delle sensazioni gusto-olfattive impostate sull’affumicato ossia la sensazione “fumée” data dalla presenza di calcare nel sottosuolo dove cresce la vigna. Vini di frutto o vini di pietra gli alsaziani amano classificare i loro vini i questo modo per poterli raccontare e superare l’approccio varietale fatto durante l’occupazione tedesca. I vini elaborati con uve provenienti da terreni granitici sono freschi e fruttati, come il piacevole ed elegante Pinot Blanc 2012 dell’azienda Dopff au Moulin. Viceversa sono materici, ricchi e complessi i vini fatti a base di uve provenienti da zone marnose come i Pinot Gris delle aziende Sylvie Spielmann (2007) e Dopff-Irion Grand Cru Vorbourg 2007, che risultano comunque più corposi e meno fini che il Pinot Gris di Domaine Paul Blanck 2011. S toricamente, il Pinot d’Alsazia compare nella lista delle uve del produttore alsaziano Jean Michel Ortlieb nel 1789 ed è coltivato nel 1810 in tutta la regione del Bas-Rhin. Viene consacrato come una delle sette uve nobili della regione grazie ad un’ordinanza del 2 novembre 1945. Questa uva è la base principale del Crémant d’Alsace. Bianco, grigio o nero il Pinot è oggi vinificato in bianco (fermo o spumante) o rosso (Pinot Noir). Quest’ultimo è idealmente coltivato su dei terreni di argilla e calcare che gli danno il colore, la freschezza e la maturazione fenolica necessaria alla sua espressione armonica nel bicchiere. Le aree della Cote de Rouffach, St Hyppolyte, Ottrott e Rodern sono le più vocate. Tre aziende alsaziane presentano dei Pinot Noir che riterrei come interessanti e anche sorprendenti nelle loro espressioni: Georges Klein 2012 (essenziale e puro sul frutto), Domaine du Clos St. Landelin 2011 della famiglia Muré (elegante e potente alla maniera di certi Pinot della Côte de Nuit) e Cave des Vignerons de Pfaffenheim “La griffe du diable” 2009 (armonico e tipico). Infine, in questo periodo festivo consiglierei comunque di aprire questo viaggio sensoriale nel Pinot d’Alsazia con due Crémant di tutto rispetto: Mayerling Cave de Turckheim NV (fine e fresco) e quello “tradition” di Domaine Fernand Engel sul foie gras! -4- Bordeaux – I vini della rive droite presentano dei tannini più morbidi e avvolgente. Applicare questa analisi sui Bordeaux della Rive droite ha dei limiti essendo soprattutto dei vini elaborati a base di Merlot e quindi naturalmente meno tannici che quelli a base di Cabernet (ad eccezione di Cheval Blanc per esempio). a purezza del frutto in un bicchiere di St Emilion o di Pomerol è una variabile in più da considerare. La struttura tannica non è l’unica a rendere un vino piacevole, anzi. Ed è anche meglio che non sia l’unico aspetto distintivo che si nota nel bicchiere! Un vino senza gusto ha poco fascino. La freschezza e la vivacità di un vino rosso in bocca è – assieme a quella di tannini non asciutti – la vera garanzia di qualità. La possibilità di sentire un bouquet di aromi fruttati e freschi retro-olfattivo ci fa pensare che il Bordeaux giovane di cui stiamo parlando invecchierà anche molto bene. La pratica di ossigenare un vino di Bordeaux anche giovane tende a rendere il vino più pronto alla degustazione ma cambia anche in modo poco naturale sia l’espressione del bouquet aromatico al naso che quella del tannino in bocca reso artificialmente più morbido e in qualche modo meno persistente. uindi per degustare e selezionare un Bordeaux rosso della rive droite non esistono fondamentalmente regole molto diverse di quelle che guidano la degustazione di un Bordeaux elaborato sulla rive gauche, elaborato prevalentemente con il Cabernet Sauvignon. La necessità di ossigenare non è nemmeno richiesta. Rischia solo di “falsificare” in un certo modo le caratteristiche dei vini rispettivamente prodotti sulle due rive della Gironde dando loro un naso rive gauche e una bocca rive droite e viceversa! Peraltro la maggioranza di Merlot negli assemblaggi è essenzialmente una caratteristica dei Pomerol e noncosi tanto di St-Emilion. L A cura di Delphine Veissiere - Selezionare un Bordeaux rosso o bianco, secco o dolce en Primeur o ancora giovane – cioè con un’età inferiore a 3 anni – non è facile. Un Bordeaux rosso giovane – come quelli prodotti sulla rive droite del fiume la Gironde - avrà molto probabilmente delle espressioni austere che variano di poco da uno Château all’altro che risultano quindi poco caratterizzanti. Per esperienza, la valutazione di un Bordeaux al naso diventa significativa e interessante per dei vini che hanno fra 5 e 10 d’invecchiamento semplicemente perché gli aromi che si sono sviluppati sono più stabili. La bontà di un Bordeaux giovane si valuta essenzialmente con la bocca nel suo corretto equilibrio fra tannino e consistenza materica. Non è inusuale trovare un Bordeaux molto discreto al naso particolarmente tannico in bocca e viceversa. E’ comunque possibile trovare dei “vecchi” Bordeaux che hanno dei tannini secchi e una consistenza magra mentre altri più giovani Q Ed ecco alcuni Bordeaux rive droite, economicamente accessibili e che consiglierei di degustare in compagnia: • Château Larcis-Ducasse St Emilion Grand Cru 2011 • Château La Clotte St Emilion Grand Cru 2010 • Domaine de Valmengaux St Emilion 2010 • Château Canon St Emilion Grand Cru 2008 • Château Grand Pontet St Emilion Grand Cru 2007 (anche se si tratta di un millesimato minore) • Château Haut-Bergey Clos de l’Eglise Pomerol 2004 -5- Champagne – Esistono dei millesimati minori? nelle brochure delle grandi Maison trovate scritto che sono unicamente le grandi annate ad essere millesimate. A cura di Delphine Veissiere - Spesso P eccato che l’appassionato non ritrova sempre lo stile che gli piace o, ancora peggio, quando questo accade in una Maison con un profilo più “commerciale”, trova un’infinità di annate millesimate sotto l’illustre nome della stessa Maison. In realtà non ci sono molte regole su questo argomento nè da parte della legislazione europea nè nell’ambito delle leggi nazionali. Il Comité Interprofessionel des Vins de Champagne (CIVC) comunica al termine di ciascuna vendemmia se l’annata potrà essere destinata alla creazione di Champagne millesimati cioè elaborati con una sola annata (al contrario degli Champagne base o Brut Sans Année). L’amatore è quindi esplicitamente invitato ad informarsi tramite le fonti ufficiali che ha a disposizione per sapere se scegliere quel millesimato che gli darà le emozioni che si aspetta. Il prezzo potrebbe essere anche un indice facile per poterlo capire. Uno Champagne millesimato dovrebbe essere logicamente più caro rispetto ad un altro elaborato a base di un’annata minore. Però attenzione che alcuni Brand, fra i più famosi del mondo, vengono venduti in quantità volutamente limitate e a prezzi alti. Peraltro, molti hanno un prezzo che obbedisce ad un valutazione comparativa con il “benchmark” Luxury dei vini di alta fascia (come i grandi Château di Bordeaux e la Borgogna) cioè sulla base della notorietà del brand e non del rapporto qualità/prezzo. D ’altra parte, non c’è bisogno di essere un meteorologo esperto per capire che le stagioni sono diverse da un anno -6- all’altro e che la vegetazione si adatta ai cambiamenti climatici per assicurare la sua sopravivenza. La vigna è prima di tutto una pianta, e anche se è coltivata su un terreno idoneo rimane sensibile a questi cambiamenti e adatta il suo ciclo vegetativo al clima. Ciò significa quindi che ,anche se esistono delle annate particolarmente buone se non eccezionali spesso vi sono delle annate molto difficili, soprattutto in Champagne dove il clima settentrionale mette spesso l’agronomo in difficoltà. In più, lo Champagne è un vino di assemblaggio in cui possono essere presenti essenzialmente tre uve: lo Chardonnay, il Pinot Nero e il Pinot Meunier. E lì, il discorso diventa ancora più complesso. Di fatto, non tutte le varietà di uve hanno gli stessi cicli vegetativi, anzi. Alcuni producono delle uve a maturazione precoce mentre altri hanno una maturazione più tardiva senza tenere conto della loro relativa fragilità e esposizione a certe malattie come l’oidio per esempio. E ’ quindi fortemente consigliato di informarsi prima di acquistare un millesimato anche se la serietà di certe grandi Maison garantisce a priori la qualità di un millesimato o almeno la linearità del suo stile rispetto alla gamma prodotta ed ai millesimati precedenti. Se prendiamo per esempio gli ultimi anni in cui ritroviamo diversi Champagne millesimati non tutti possono essere proprio caratterizzati come grandi o meglio eccezionali a parte forse l’eccellente Champagne Krug millesimato 2000 unico nella perfezione del suo equilibrio fra struttura ed freschezza. Champagne millesimato nel 2002 Dopo un’ estate disastrosa settembre è stato idealmente soleggiato e secco assicurando cosi la raccolta di uve sane e mature. Il vitigno a Nord della Champagne è quello che ha fornito le migliore uve – nel rapporto maturità acidità- mentre nelle altre regioni le uve malgrado un buon livello di concentrazione sono state un pò scarse per quanto riguarda il livello di acidità. Lo Chardonnay che si ritrova in purezza negli Champagne Blanc de Blancs ha dato vini più aromatici e opulenti rispetto ad altre annate nuocendo cosi al loro potenziale d’invecchiamento. Questo millesimato è quindi molto interessante per i suoi Pinot Noir ricchi, maturi e avvolgenti. Alcuni Champagne da non perdere: Champagne Dom Ruinart Blanc de Blancs 2002 Champagne Philipponat Clos des Goisses 2002 Champagne Dom Pérignon 2002 Champagne Mailly Grand Cru Les Echansons 2002 Champagne Gosset Célébris 2002 Champagne millesimato nel 2003 Più che le altre regioni vinicole francesi, La Champagne ha sofferto nel 2003 delle condizioni climatiche estreme. Questo millesimato è da considerare di media se non scarsa qualità . Di fatto, numerose Maison hanno preferito non millesimare questa vendemmia tenendo i vini come vin de réserve o come base per la liqueur d’expédition. Dopo la grandine in aprile che ha rovinato ettari di Chardonnay, il caldo estivo senza differenza di temperatura tra giorno e notte ha cancellato ogni speranza. La sovra maturazione dell’uva e la mancanza di acidità hanno dato un volume scarso di vini peraltro poco fini ed eleganti. Champagne millesimato nel 2004 Alcuni Champagne da non perdere: E’ stato un anno abbondante che rivela la grandezza dello Chardonnay naturalmente portato ad una produzione importante come il Pinot Meunier. Molti Champagne di questo millesimato sono di conseguenza dei Blanc de Blancs elaborati a 100% Chardonnay a dispetto degli Champagne a base di Pinot Nero più capriccioso e espressivo con delle rese basse. Questo millesimato dà agli Champagne una grande piacevolezza e bevibilità senza poter essere considerato eccezionale. Di fatto dalla degustazione di certe cuvée sembra che l’invecchiamento del vino sia prematuro rispetto ad altre annate come il 2002 per esempio. Champagne Laurent - Perrier 2004 Champagne millesimato nel 2005 Come nelle altre regioni vinicole, il 2005 è un millesimato eccellente. Le uve raccolte erano perfettamente mature e sane con un colore giallo dorato per le uve bianche e rosso molto scuro per le uve rosse. Pochi Champagne di questa annata sono già arrivati sul mercato. Da non perdere comunque lo Champagne Roederer 2005 di grande struttura e di grande potenziale d’invecchiamento. Champagne millesimato nel 2006 E’ stata un’annata delicata se non difficile con un’estate divisa fra un mese di luglio molto caldo ed un mese di agosto piovoso. Le vendemmie sono state fatte in fretta per causa della pioggia. Ed anche se la Maison Bollinger è una delle poche Maison ad aver rinunciato a produrre un millesimato 2006 il Pinot Noir è il grande vincitore di questa annata che comunque ha portato un livello di acidità relativamente debole e quindi ad un potenziale di invecchiamento che dovrebbe essere più vicino a quello del millesimato 2004 che quello del 2002. -7- Champagne Moet & Chandon 2004 Champagne Philipponat Clos des Goisses 2004 NUOVE DATE ECOLE DU CHAMPAGNE CORSO BASE 300€ (4 LEZIONI) CORSO INTERMEDIO 360€ (4 LEZIONI) GIOVEDI GIOVEDI GIOVEDI GIOVEDI GIOVEDI GIOVEDI GIOVEDI GIOVEDI 13 MARZO 27 MARZO 17 APRILE 9 MAGGIO 6 MARZO 20 MARZO 10 APRILE 16 MAGGIO Corso Intermedio: solo per chi ha già partecipato al corso base. Per info e prenotazioni - [email protected] Vini vecchi – Chateau d’Yquem d’altri tempi A cura di Delphine Veissiere - Capire Yquem, significa prima di tutto ammettere che non è un vino semplice. Per Richard Olney, « Yquem est un royaume enchanté, (…) où le comte Alexandre de Lur Saluces recevait un monde de professeurs et de princes, d’artistes, de médecins, de collectionneurs, d’ambassadeurs de nations et du vin, tous amateurs N el 1855, i vini bianchi del Sauternais, furono classificati in premiers e deuxièmes crus, salvo Yquem, l’unico classificato « premier cru supérieur ». Thomas Jefferson, (1nato il 13 aprile 1743 a Shadwell) Ambasciatore Americano a Versailles (prima di diventare il secondo presidente), costituisco per Georges Washington la sua prima cantina presidenziale con l’Yquem 1787. Nei libri di cantina (« chai ») sono iscritte diverse spedizioni, per esempio il millésime 1802 a « S.M. l’Empereur » durante gli anni di gloria di Napoléon. Gli Tsar russi furono anche clienti fedeli senza parlare di Staline che prego il Comte Bertrand de Lur Saluces che le domandò di cedere qualche vigna per poter coltivarla li. Yquem è spesso presente nei menu dei grandi politici nel mondo : all’Elysée, Reagan ne servi a Mitterand mentre Carlo d’Inghilterra lo bevo durante il suo matrimonio. In realtà, la storia inizia il 6 giugno 1785 al Château d’Yquem, quando Louis-Amédée de Lur Saluces, figlioccio di Louis XV e FrançoiseJoséphine de Sauvage, « dame d’Yquem, de Podensac, de Saint-Criq, etc. » appartenente alla famiglia proprietaria d’Yquem dal 16mo secolo, si sposano. Il 29 ottobre 1788, Louis-Amédée de Lur Saluces muore e la giovane contessa deve gestire da sola il Château e cerca in ogni modo di conservarne la proprietà malgrado gli eventi della Revoluzione. Muore nel 1851 a 83 anni. E ’ il Marchese Bertrand de Lur Saluces, il discendante, che rappresenta la figura contemporanea più importante che permette di far attraversare le due guerre e la crisi degli 30 senza cambiamenti di proprietà. A Bordeaux, è stato molto rispettato e è ancora chiamato il « Marquis ». Fu il primo a realizzare l’imbottigliamento alla proprietà per essere seguito dai premiers crus. Per lui, il passaggio d’Yquem, nelle mani del « négoce », risultava come una perdita di autenticità. Quando morì nel 1968, il suo nipote, Alexandre de Lur Saluces, li succede fino all’acquisizione d’Yquem da parte del gruppo LVMH nel 2004. Non tutte le annate sono comunque eccezionale anche per Yquem. in compenso straordinariamente intenso e aperto su un bouquet che non si limita ai sentori terziari associati ad un vecchio millesimato. Il primo naso si sviluppa con i sentori di albicocca cotta, caramello e miele di castagno. Niente imperfezioni e disturbi passeggeri dovuti alla volatilità o ai sentori vegetali. L’uva e la Botrytis si esprimono senza approssimazioni. Il secondo naso è speziato e centrato su una vena dallo stile primaverile che si declina con gli aromi di fiori, menta, tè verde e liquirizia. E ccellente sicuramente ma eccezionale non sistematicamente. L’ultimo millesimato eccezionale assaggiato è il 1937, come 1988 e 1996 perché ti danno una sensazione ben precisa, quella della perfezione. Un vino come un’essenza, un profumo che associa tutta la “palette” degli aromi presenti nella natura, dagli aromi primari a quelli terziari. Niente epitome o riassunto di un concetto, di un riassunto dell’espressione di un territorio. Piuttosto un’opera d’arte, là dove si definisce la perfezione e si avvicina all’incognito. La bocca è guidata da una freschezza delicata e elegante che svela un volume glicerico amalgamato, dolce e perfettamente definito. L’uva sultanina, la mandorla tostata, il caprifoglio e l’infuso di tè alla menta si uniscono per lasciare la bocca pulita e profumata dopo ben 10 minuti! La gioventù dimostrata da questo millesimato e il suo stile sono unici. Lascia all’amatore la possibilità di scegliere di essere degustato oggi o fra 10, 20 anni. Nessuna somiglianza con lo stile opulento e pieno del 2003 ne con la scarsità e il minimalismo del 1995. Una partitura di musica a 4 mani che si avvicina all’Yquem 1988 senza somigliargli nelle sue evoluzioni. Certo che il colore non è più quello oro brillante abitualmente attribuito ad un bicchiere d’Yquem ma quello dell’ambrato scuro ricoperto in superficie di un leggero velo. Il naso è Un nettare che gioca con l’impossibilità di un vino perfetto e che festeggia quest’anno i suoi 76 anni. -9- Friuli – La tipicità del Sauvignon del Collio La degustazione alla cieca di 55 Sauvignon elaborati nell’area della DOC Collio ha dimostrato che il Sauvignon del Collio non può essere considerato come la pallida fotocopia del cugino francese. A cura di Delphine Veissiere - Q uesti Sauvignon hanno uno stile proprio che possono somigliare ad alcuni Sauvignon francesi senza essere assimilati a delle semplici repliche. D’altra parte non può nemmeno essere associato ai Sauvignon della Nuova Zelanda. L’aromaticità e le espressioni “verdi” tipici del Sauvignon sono anche lì evidenti ma non pronunciati come si può ritrovare spesso in un vino del Nuovo Mondo. Minerale, consistente e strutturato il Sauvignon del Collio potrebbe essere confrontato a due altre regioni del Vecchio Mondo dove viene coltivato tradizionalmente: la Loira e la regione di Bordeaux. Più consistente che un Sancerre, minerale come un Pouilly-Fumé e maturo e ampio come un Bordolese, il Sauvignon del Collio sviluppa in più una piacevole consistenza salina data dalle caratteristiche di suoli idonei e di un clima favorevole. Certamente la mano dell’uomo incide sulle caratteristiche del vino, ma anche le condizioni sanitarie dell’uva e il clima registrato durante le vendemmie giocano qui un ruolo fondamentale. La qualità del Sauvignon del Collio va ricercata nella gestione dell’ accoppiamento mineralità / freschezza piuttosto che nell’aromaticità. Quest’ultima sensazione è quella che rassicura l’amatore - essendo una caratteristica maggiore di questa uva - ma la piacevolezza dei Sauvignon del Collio si esprime nella capacità di creare una sensazione tattile piacevole e persistente. L’immediatezza del sorso e la sensazione di secchezza in bocca denotano delle scelte effettuate fra vigna e cantina più che non proprio vocate all’espressione del terroir. Viceversa una gestione accurata in vigna e in cantina garantiscono la nascita L’area geografica del Collio DOC si colloca all’estrema appendice nord orientale italiana, nel cuore della nuova Europa. E’ una mezzaluna di discese e di salite, esposta a mezzogiorno, incastonata tra la Slovenia, l’Austria, le Alpi Giulie, bagnata dal mare Adriatico, ed incorniciata ad est dal fiume Judrio e a sud dal fiume Isonzo. Il paesaggio è un susseguirsi di dolci colline scandite da piccoli borghi e da vigneti che si estendono per circa 1600 ettari. I vini prodotti in questa area sono prevalentemente bianchi e provengono da uve coltivate in collina ad un’altitudine cha varia da 60 a 270 metri sul livello del mare. I vigneti di fondo valle e quelli di pianura sono da escludere. La densità minima del vigneto è di 4000 ceppi ad ettaro. L’esposizione dei vigneti è a sud-sud-est. Il clima mite che caratterizza questo lembo di terra è un mosaico di fattori benevoli alla viticoltura L e correnti calde del mare Adriatico, che mantengono l’uva asciutta, e le montagne a nord che la proteggono dalle correnti fredde. Il clima del Collio si caratterizza per la presenza di estati calde ma non afose e di inverni freddi e discretamente piovosi. Il suolo, composto da marne ed arenarie stratificate di origine oceanica, denominato Ponca, che tra le mani si sbriciola rivelando minuscoli fossili, come in una sorta di museo a cielo aperto, alle viti dà nutrimento e ricchezza di minerali, donando ai suoi vini, siano essi varietali autoctoni che internazionali, la caratteristica impronta di mineralità e salinità che li rende unici. Qui sotto una recensione dei vini migliori Sauvignon degustati: - Sauvignon Doc Collio Vigne Pàjze Muzic 2012 (croccante e ben definito, sapido e piacevolmente speziato sul finale) - Sauvignon Doc Collio Zorzon di Deganis Giorgio 2012 (Vegetale, minerale e materico con un buon equilibrio e una buona persistenza) - Sauvignon Doc Collio Fondazione Villa Russiz 2012 (elegante e pulito al naso con una bocca fresca, setosa, minerale e sapida) - Sauvignon Doc Collio Borgo Conventi 2012 (Naso vegetale, fruttato e speziato che rivela un sentore di ortica e di mela cotogna. Bocca fresca e avvolgente che chiude su una nota salina) un finale speziato e persistente. Bella tipicità) - Sauvignon Doc Collio Fiegl 2012 (Naso maturo e evoluto con una bocca fresca, imponente e persistente che rimane molto elegante e tipica) (elegante e erbaceo al naso con una bocca fruttata e strutturata che chiude su una piacevole nota salina. Grande tipicità) - Sauvignon Doc Collio Fantinel Sant’Helena 2012 (Speziato e agrumato al naso con una bocca fresca, materica e setosa che chiude su una nota pulita e rigorosa) - Sauvignon Doc Collio Marco Felluga 2012 (Naso esotico e bocca fresca, setosa e equilibrata con - 10 - - Sauvignon Doc Collio Schiopetto 2010 - Sauvignon Doc Collio Cicinis Conti Attems 2011 (Naso fruttato e maturo sul rabarbaro con una bocca fresca, consistente e minerale) - Sauvignon Doc Collio Selezione Ronchirò delle fragole 2011 (Naso verde e tipico che si sviluppa su una bocca fresca e coerente) Toscana – Una verticale di Guado al tasso A cura di Delphine Veissiere - Nella splendida cornice del Grand Hotel et de Milano ho avuto la fortuna di poter degustare diverse annate della Tenuta Guado al Tasso proprietà dei Marchesi di Antinori. G ià preparata grazie ad una degustazione fatta qualche mesi fa presso il suo illustro vicino ho partecipato ben volentieri alla degustazione di vini particolarmente eleganti e rari. Prodotto sul territorio bolgherese con Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot, il suo affinamento si svolge per circa 14 mesi in barriques nuove di rovere francese e per ulteriori 10 mesi in bottiglia. Si tratta quindi di vini che hanno uno stile confrontabile con i grandi Bordeaux della Rive gauche della Gironde essenzialmente fatti a base di Cabernet Sauvignon. Lo stile di questi vini potrebbe addirittura ricordarci il Cru di Margaux conosciuto per i suoi vini potenti, morbidi e lungi avendo comunque sia una grande eleganza. Eppure, la consistenza del vino e la sua mineralità sono inconfondibili e propri ai grandi vini della denominazione Bolgheri DOC. La freschezza, l’eleganza e il finale salino - considerato tradizionalmente come un difetto nella zona della Maremma - esaltano una complessità aromatica e dei sapori che definiscono uno stile e un racconto unico quello dei Marchesi di Antinori. Le annate 2006 e 2008 sono quelle che esprimono una maggior purezza e un noto potenziale d’invecchiamento. Guado al tasso 1998 A predominanza Cabernet Sauvignon questo vino è l’ultimo prodotto prima del ampliamento del vitigno della tenuta dai 100 ettari ai 300 ettari che si estendono fino a Nord della denominazione vicino a Castello Carducci. Il suo stile è fruttato, minerale e tipico con un evoluzione sui sentori di tartufo nero. Guado al tasso 2001 Si tratta di un “vino di transizione” in cui si è cercato di preservare l’espressione e l’eleganza del frutto senza ricorrere una concentrazione maggiore. Le condizioni climatiche di questa annata sono state purtroppo anche difficile da gestire. E’ un vino comunque di grande presenza più robusto, meno elegante e integrato che il 1998. Guado al tasso 2005 Il naso dimostra una concentrazione e complessità che sviluppa sentori di tartufo nero, frutta secca e cacao che avvolgono il tocco minerale abituale. In questa annata difficile l’assemblaggio è fatto con un 45% di Merlot (più precoce che il Cabernet) e 55% di Cabernet Sauvignon, il rimanente è Syrah. Il tannino rimane quindi elegante e fine ma lo stile privilegia la maturità del frutto e la spezia sulla tipicità data dalla mineralità e freschezza. Guado al tasso 2006 Un grande vino piacevole, fresco e ben integrato sul frutto che necessita ancora d’invecchiare in cantina per liberare tutta la sua forza aromatica e la sua materia nobile. Da riassaggiare fra qualche anni. In compenso sparisce li la Syrah. Guado al tasso 2008 2008 è un’annata fresca che ha dato un vino fruttato e puro centrato sulla polpa di ribes e i fiori freschi che sviluppa in bocca un retrogusto vegetale e tipico del Cabernet Franc introdotto negli assemblaggi solo a partire del 2007. Guado al tasso 2009 Un vino già maturo frutto di un’annata calda in cui le vendemmie sono state interrotte 10 giorni per una raccolta soddisfacente prima del Merlot poi del Cabernet Sauvignon. - 11 -
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