FOGGIA L’ALIMENTAZIONE E LA NUTRIZIONE PER LA PROMOZIONE DELLA SALUTE E PER LO SVILUPPO SOCIALE ED ECONOMICO. Lectio magistralis del dottor Vittorio Carreri, Coordinatore onorario del Collegio degli operatori di prevenzione, di sanità pubblica e delle direzioni sanitarie della SItI Lunedì, 17 marzo 2014. PREMESSA Il direttore responsabile de “Le Scienze” (Novembre, 2013), Marco Cattaneo, nell’editoriale al numero speciale della Rivista dedicata a “La scienza del cibo”, fa notare che “Se c’è una cosa che pervade ogni aspetto della nostra vita, è il cibo”. E aggiunge: “Da esso dipende la nostra esistenza, né più né meno di quanto ne dipendeva quella dei nostri antenati”(1). Gli studiosi ci informano che nei millenni l’accesso al cibo è stato protagonista della storia umana nel bene e nel male. Secondo lo United Nations Enviroment Programme dal 1990 ad oggi si sono verificati 18 gravi conflitti per il cibo. Il rapporto tra “La Alimentazione, la Nutrizione e la Salute” era una delle idee forza della leggendaria Scuola medica salernitana, fiorita nel Medio Evo e già famosa nel secolo XI. Gli scrittori salernitani tramandarono, in un periodo così difficile, la tradizione scientifica nella sua pura forma. Adalberto Pazzini, storico, sostenne che: “Essa, inoltre, fu la prima vera scuola di medicina che abbia fiorito in tutto l’occidente cristiano”(2). Secondo Loris Premuda, mio professore universitario : “ L’opera che meglio di ogni d’altra caratterizza lo spirito medico salernitano è il Regimen Sanitatis Salernitanum: un vademecum di norme per conservare la salute e vivere a lungo, che ebbe oltre 140 edizioni ed esercitò per secoli un’ azione profonda sulla vita dei popoli europei. Il Regimen è: “Un inno alla moderazione e alla temperanza, esso racchiude precetti di vita per ogni mese dell’anno, riguardanti l’alimentazione, il moto, la pratica del salasso, i purganti, l’attività sessuale, il sonno, la veglia”(3). Come ricorda lo storico della medicina, Kenneth Walcher, il Regimen Sanitatis Salernitanum fu scritto in onore di un illustre paziente, reduce dalle Crociate, il duca Roberto di Normandia. Prendiamo un verso: Di Salerno la Scuola al re Britanno scrive: se vuoi tua sanità perfetta e immune serbar da tutti i mali, scaccia le gravi cure e non dar luogo all’ira, passion truce; a’ calici di Bacco il labro accosta sobrio, a parca cena siedi, e sorgi in piè dopo la mensa.(4) Saltando necessariamente molti secoli, mi ricordo quando frequentando l’Istituto di Igiene dell’Università degli studi di Pavia, diretto dal prof. Luigi Checcacci, anni 1967 e 1968, venni a conoscenza di una importante ricerca sulla popolazione sana della Repubblica di San Marino per la prevenzione delle malattie croniche e degenerative. Egli dava molta importanza, fin da allora, alla alimentazione. Così come nel suo fondamentale libro “Igiene e Medicina Preventiva”, anno 1970, scritto in collaborazione con i professori G. Bo, E. Grosso, V. Monaci, D. Parvis c’è un capitolo che inizia: “ L’alimentazione può influire sull’insorgenza del cancro”. Egli concluse che c’erano alimenti aventi “un’azione ostacolante la cancerogenesi”(5). I suoi allievi Cesare Meloni e Gabriele Pelissero nel loro trattato “IGIENE”, pubblicato nel 2007, danno molta importanza alla alimentazione nella prevenzione delle malattie, compresi alcuni tipi di tumori. (6) TRASFERITE LE COMPETENZE Si sta discutendo in questi giorni nel Paese e nel Parlamento della Repubblica della modifica del Titolo V della Costituzione. Forse è il caso di ricordare che con la istituzione delle Regioni a Statuto Ordinario, nel 1970, iniziò la costruzione dal basso dei Servizi di prevenzione sul territorio. Essi ebbero un rilancio con la istituzione del Servizio Sanitario Nazionale nel 1978. I Dipartimenti di Prevenzione delle Unità Socio Sanitarie Locali (ULSS), in Lombardia, furono istituiti con legge regionale, nel 1985, ben 7 anni prima del decreto legislativo 502/92. I Servizi di cui parliamo oggi in questo Seminario, si chiamavano all’inizio “igiene degli alimenti”. Bisognerà attendere il decreto legislativo 229/1999 per vedere che cosa fossero i Dipartimenti di Prevenzione(DP) delle Unità Sanitarie Locali. In base alla definizione dei livelli essenziali di assistenza, i DP garantiscono le funzioni di prevenzione collettiva e la sanità pubblica ed in particolare nel caso nostro: “ la tutela igienicosanitaria degli alimenti” e la “ sorveglianza e prevenzione nutrizionale”. Il legislatore nazionale si preoccupò anche di stabilire che. “Il dipartimento di prevenzione contribuisce inoltre alle attività di promozione della salute e di prevenzione delle malattie croniche e degenerative in collaborazione con altri servizi e dipartimenti aziendali”. All’ Art. 7-quater del decreto legislativo 229/99 si fa obbligo inoltre alle Regioni di disciplinare i servizi che compongono il Dipartimento di prevenzione, prevedendo tra le strutture obbligatorie anche il Servizio “ igiene degli alimenti e della nutrizione”. IL RAPPORTO” ALIMENTAZIONE, NUTRIZIONE E SALUTE” La SItI ha presidiato questo complesso e difficile processo di crescita e ha concorso al suo sviluppo. Altri colleghi porteranno preziosi contributi e segnaleranno gli ostacoli e le difficoltà che si incontrano. Essi da anni continuiamo a combattere in difesa della promozione della salute. Avere 140 SIAN nelle altrettante AUSL del SSN, è un grande risultato ed è un valore per l’Italia. Ed è anche un importante biglietto da visita per EXPO 2015. Igiene degli alimenti e delle bevande, sicurezza alimentare, igiene nutrizionale, promozione e tutela della salute dei consumatori sono la vision e la mission dei SIAN. Così come la collaborazione con altri Servizi aziendali, a partire da quelli veterinari, con gli Istituti universitari, specie con gli Istituti di Igiene, con il mondo della produzione agro alimentare, con la rete degli esercizi, degli alberghi, dei ristoranti, delle tavole calde, dei bar, delle mense collettive, con le scuole, con le strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio assistenziali. Sono funzioni e compiti essenziali degli igienisti e dei SIAN da più di 20 anni. Oggi, si pongono problemi nuovi e forse più complessi in relazione alla nostra appartenenza all’Unione Europea e soprattutto alle problematiche igienico-sanitarie, produttive, commerciali ed economiche di un mondo sempre più globalizzato. Tra queste difficoltà va posta anche la perdurante carenza di risorse, specie di personale qualificato che fino ad oggi ha impedito un ricambio generazionale, fortemente auspicato da tutti. In questo quadro si pone anche la carenza assai rilevante di una rete di Laboratori di Sanità Pubblica(LSP), moderna e diffusa, con riferimenti sinergici anche centrali, attualmente insufficienti. Ciò si verifica soprattutto nel settore dell’Igiene e della sicurezza alimentare e nutrizionale. Si pensi per esempio alla assurda decisione di sopprimere l’Istituto Nazionale per la Ricerca nella Alimentazione e nella Nutrizione (INRAN). Mi auguro che ciò che è capitato alla mia generazione, specie nel campo dell’igiene degli alimenti e delle bevande, non accada anche a voi. Cito a mo’ di esempio i quasi mille soggetti colpiti in pochi giorni da tifo e paratifo, all’inizio degli anni ’70, più di 40 anni fa, in un Comune della Provincia di Bergamo, a seguito dell’inquinamento fecale dell’acquedotto pubblico. Oppure durante la festa patronale, 30 anni fa, in una frazione di un piccolo comune agricolo del mantovano, Stradella di Bigarello, con settecento persone colpite nello stesso giorno da vomito e diarrea a seguito di una tossinfezione alimentare da gelato artigianale contaminato da tossina stafilococcica. Fu necessario ricoverare un centinaio di soggetti in ospedale. La vicenda drammatica del metanolo, anno 1986, con 23 decessi e molti soggetti che hanno perso la vista o hanno avuto gravi neuropatie, bevendo vino inquinato: in Lombardia, in Piemonte, in Liguria. Quindici anni fa, nel 1998, i dipendenti del Consorzio Agrario Provinciale di Melegnano (MI) dopo aver mangiato frutti di mare, provenienti da tre Continenti, alla mensa aziendale, hanno lamentato nausea, vomito, diarrea, ecc. Soprattutto la sintomatologia diarroica ha colpito 79 soggetti su 257 esposti. Una decina di essi fu ricoverata all’Ospedale di Lodi. La diagnosi di laboratorio e clinica fu possibile solamente dopo 11 giorni: si trattava di colera. Furono isolati vibrioni 01 “Ogawa” e vibrio cholerae NAG nelle copro culture. Il vibrio cholerae NAG è stato isolato anche da una confezione originale di insalata di mare, precotta, surgelata, ingrediente del piatto sospetto (7). Oggi, mi direte, i problemi sono altri. Alcune di queste problematiche igienico-sanitarie possono colpire più o meno improvvisamente anche ai tempi nostri. Concludo con la epidemia di SEU associata a VTEC 026, in Puglia, dal 1° giugno al 10 settembre 2013, neppure un anno fa. In tale periodo il “Sistema regionale di sorveglianza della sindrome emoliticouremica” individuò 20 casi di SEU. Per lo più erano bambini molto piccoli. Tutti avevano consumato latte: 65% avevano consumato gelato, il 55% yogurt e/o ricotta di mucca e il 50% mozzarella bovina. Erano interessati alcuni caseifici pugliesi. Sette soggetti(35%) risultarono positivi alla ricerca di E.coli 026 nelle feci, un caso anche positivo alla ricerca di vero tossina libera nelle feci. Ci furono soggetti positivi anche in contatti di 12 casi per un totale di 27 persone; di esse 2 sono risultate positive per la ricerca di E. coli 026, 1 per la ricerca di VT2 libera nelle feci e 1 per la ricerca del gene dell’intimina. La presenza di VTCEC è stata dimostrata in 7 campioni provenienti: uno dai caseifici incriminati, uno da un altro e uno da un allevamento. La presenza di vero tossina è stata dimostrata nei campioni di latte crudo provenienti da due produttori.(8) NUTRIRE IL PIANETA Come igienisti dobbiamo avere dunque una visione molto larga sui temi dell’igiene e della sicurezza alimentare e nutrizionale. In qualche modo ci dobbiamo sentire coinvolti responsabilmente nella situazione di crisi economica e sociale, che travaglia il nostro Paese. Dobbiamo per quanto possibile concorre allo sforzo immane e solidale di “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, come ci indicano i temi di EXPO 2015 e prima ancora ci indicarono i 191 Stati membri dell’ONU come obiettivi nel Millenium Goals, da raggiungere entro il 2015.(9) Oggi in questo incontro, ci sentiamo in piena sintonia anche con il Manifesto della Giornata Mondiale della Alimentazione del 16 ottobre 2013, organizzata dalla Food and Agricolture Organisation of the United Nations (FAO) dedicata ad “ un Sistema Alimentare Sostenibile a garanzia di un’adeguata disponibilità di cibo sicuro sotto il profilo igienico e nutrizionale”. La contraddizione dei nostri tempi è che ci sono oltre 800 milioni di persone nel mondo che soffrono la fame per scarsa disponibilità di cibo e altrettanti che soffrono per un’ alimentazione eccessiva per quantità, apporto energetico, componenti dannose. Il problema della povertà in questi squilibri svolge un ruolo per nulla secondario. I poveri dunque sono doppiamente svantaggiati e spesso soffrono più degli altri per la denutrizione e/o per l’obesità. L’Unione Europea, nel 2010, proclamò l’anno europeo per la lotta alla povertà. I poveri, in termini di salute, hanno un’attesa di vita minore di 8 anni per le donne e di 14 anni per gli uomini.(10) Alcuni decenni orsono sapevamo dell’epidemia di obesità negli USA, oggi verifichiamo che anche l’Italia non è affatto esente da questi rischi e danni. Finalmente arrivano notizie confortanti sia dagli USA che dal nostro Paese che la percentuale dell’obesità infantile è in calo.(11) Resta il fatto che negli USA attualmente il primo fattore di rischio individuato non è il fumo di tabacco, bensì l’obesità. Sarebbe importante avere dati epidemiologici più sicuri sia nell’un caso che nell’altro. Non mancano in tal senso contributi da programmi nazionali di sorveglianza sia dal progetto Okkio alla salute(2012) che da Passi/Passi d’argento (Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia). Mentre nei programmi della Regione Veneto sulla prevenzione delle Malattie Cardiovascolari di cui sono protagonisti i Dipartimenti di Prevenzione, i SIAN hanno un ruolo importante con risultati verificabili, nei programmi di prevenzione primaria dei tumori non mi sembra che, salvo qualche eccezione, i SIAN fino ad ora abbiano avuto un ruolo decisivo.(12) In una sede così competente come questa, non mi sembra il caso di dover precisare quali siano i fattori protettivi come per esempio gli stimolatori dei sistemi enzimatici, le sostanze antiossidanti, le fibre vegetali in genere, gli oligoelementi, eccetera. Non si insisterà comunque mai abbastanza sulla abolizione del tabacco, sulla abolizione dell’alcol, sulla riduzione dell’obesità, sugli screening dei tumori prevenibili. Valgono ancora, io credo, le vecchie regole della letteratura scientifica internazionale intese ad evitare il sovrappeso e l’obesità; a ridurre il consumo totale di grassi a non più del 30% del fabbisogno calorico giornaliero; ad aumentare il consumo di frutta fresca e di vegetali; ad aumentare il consumo di cibi ricchi di fibre vegetali; a limitare l’ingestione di cibi affumicati o conservati sotto sale. Di recente l’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) ha aperto una consultazione pubblica online, fino al 31 marzo 2014, mirata a sviluppare linee guida per portare il limite di apporto energetico proveniente dagli zuccheri al 5% del totale, come suggerito dall’American Heart Association, ovvero alla metà di quanto raccomandato dall’OMS stessa nelle sue linee guida del 2002. Forse per la prima volta nella storia abbiamo abbastanza informazioni, nella così detta “società dei dati”, su noi stessi da poter costituire sistemi sociali che funzionino meglio di quelli che abbiamo sempre avuto. E’ stato detto che “le tracce digitali che ci lasciamo alle spalle ogni giorno rivelano di noi più di quanto immaginavamo. Un incubo dunque per la privacy?. Alex “Sandy” Pendoland del MIT e che coordina il World Economic Forum, ha dato a questa preoccupazione una risposta, a mio modo di vedere, condivisibile: “ Forse piuttosto è l’occasione per creare un mondo più sano e più ricco”(13). ALIMENTAZIONE E CONDIZIONE SOCIOECONOMICA La crisi economica in atto, che perdura dal 2008, ha ridotto significativamente il potere di acquisto delle persone e delle famiglie che comprano sempre meno alimenti importanti per la promozione della salute come per esempio frutta e verdura. Secondo l’Osservatorio Macfrut della Coltivatori Diretti, molte famiglie (6,1%) hanno completamente rinunciato ad acquistare frutta e verdura, se non sporadicamente. Secondo Passi (2009-2012) le famose 5 porzioni di frutta sono consumate solo dal 10% della popolazione intervistata. Questo dato negativo è particolarmente preoccupante nelle Regioni meridionali. Si aggiunga che continua nel mondo lo spreco di alimenti destinati al consumo umano: 1,3 miliardi di tonnellate, un terzo del totale finiscono nella spazzatura. In Italia, secondo Waste Watcher, Osservatorio della Università di Bologna, il 25% della spesa per alimenti finisce nella spazzatura di casa. Ogni anno si buttano 76 kg di cibo a testa per un importo stimato di circa 1.700 euro/anno a famiglia. Sugli aspetti della sicurezza alimentare, i dati sono conosciuti e vedono i SIAN in posizione che possiamo definire molto buona, anche in Europa. Prepariamoci tuttavia a nuovi aggiornamenti da parte della Unione Europea del così detto “Pacchetto Igiene”. Resta il fatto positivo che l’Italia è il primo Paese in Europa per i controlli ufficiali degli alimenti. Nonostante queste performance, il Governo nazionale in questi giorni è impegnato a far approvare in Parlamento il disegno di legge N. 1324 (XVII legislatura) con un titolo piuttosto confuso e per nulla rassicurante: “ Sperimentazione clinica dei medicinali e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza per prestazioni di controllo del dolore nel parto – Sicurezza degli alimenti, sicurezza veterinaria, riordino delle professioni sanitarie, tutela della salute umana e benessere animale”. I contenuti del d.d.l sono, a mio avviso, anche peggio. La dieta mediterranea, finalmente, è riconosciuta positivamente anche dal British Medical Jurnal per la riduzione della incidenza e della mortalità sia per le malattie cardiovascolari che per alcuni tipi di tumori. In una recente intervista, marzo 2014, il famoso cardiologo statunitense, Jeremiah Stamler, ha affermato che: “la dieta mediterranea tradizionalmente è ottima, ma va attualizzata. Contiene troppo sale, olio, calorie e alcol. E a volte le farine raffinate sono in eccesso. Invece vanno sostituite con quelle integrali. insomma adottare uno stile di vita più frugale. E ricordarsi che il pericolo non si nasconde solo nel colesterolo, ma nel sale e nello zucchero. E nella sedentarietà”. L’intervistatore ha chiesto al prof. Stamler quale fosse il suo piatto preferito. Da buon frequentatore del Sud d’Italia ha risposto: “Pasta e fagioli”. E’ noto che l’Unesco nel 2010, ha riconosciuto la dieta mediterranea patrimonio dell’umanità. (14) Resta tuttavia ancora molto da fare, soprattutto in materia di educazione alimentare, specie nelle scuole e nella popolazione aperta. Forse i SIAN dovrebbero, in collaborazione con la SItI, dire chiaramente la loro, in modo più autorevole e più efficace, sui così detti cibi biologici, sugli OGM, sui low cost, sui chilometri zero, sulle merendine, sulle bibite zuccherate, sulle infinite diete “miracolose” che diffondono ogni giorno i mass media. Si debbono in fine valorizzare di più i Dipartimenti di Prevenzione, specie i SIAN, indispensabili anche per la ripresa dello sviluppo sociale ed economico delle nostre Regioni e dell’intera Nazione. L’esempio dei disastri e delle conseguenze negative anche per gli aspetti sociali ed economici della vicenda delle “Terre del fuoco” in Campania, sono sotto gli occhi di tutti. Finalmente gli igienisti e i veterinari campani si sono uniti in questi giorni per affrontare insieme tali gravissimi problemi.(15) Teniamo sempre presente che nell’industria alimentare italiana operano 6200 imprese e 450.000 addetti. Nel 2013, il fatturato è stato di 133 miliardi di euro, con 27 miliardi di merci esportate con un aumento di oltre il 7% rispetto all’anno precedente.(16) Chi elimina i SIAN, come la Regione Liguria e la Regione Toscana, meritano il nostro totale giudizio negativo e la pubblica riprovazione. Nel 2013, per la prevenzione collettiva sono stati impegnati 5.284,08 milioni di euro su un totale di 104.595,76. Questo non vuol dire affatto che per la prima volta in molti anni si sia speso per il primo LEA, quello della prevenzione collettiva, almeno il 5,05% del bilancio della sanità.(17) Fino ad ora si è “risparmiato” solamente sulla prevenzione. Ledendo il diritto costituzionale alla tutela della salute di milioni di cittadini. Si sta definendo, in questi giorni, il Piano Nazionale Prevenzione (2014-2018). Si vuole tenere fuori dal Piano la “Sicurezza Alimentare” e la Veterinaria per futili motivi. Si tratta di una decisione grave ed inaccettabile per la tutela della salute pubblica e per la ripresa sociale ed economica dell’Italia.(18) Il Congresso nazionale della SItI, dall’1° al 4 di ottobre 2014, a Riccione, si aprirà, come lavori scientifici, con la prima sessione plenaria su “Alimentazione e Salute”. La nostra Società Scientifica dunque, in un’ Italia che non sembra avere voglia e capacità di risollevarsi, continua nel suo impegno tecnico e scientifico per la promozione della salute ed è un valido riferimento non solo per gli igienisti ma anche per tutti i cittadini di buona volontà che si battono per un futuro migliore e per il benessere delle nostre comunità.
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