Una linea continua unisce il teatro alla danza

Azione Settimanale della Cooperativa Migros Ticino¶15 settembre 2014¶N. 38
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Cultura e Spettacoli
Una linea continua
unisce il teatro alla danza
Teatro Tiziana Arnaboldi crea un nuovo viaggio attraverso molteplici dimensioni del sentire
Giorgio Thoeni
Il teatro San Materno di Ascona ha riaperto i battenti inaugurando la prima
parte della sua stagione con uno spettacolo di danza al suo debutto in prima
assoluta: Linea, una nuova coreografia
di Tiziana Arnaboldi. Ci siamo occupati a più riprese del lavoro di questa
instancabile artista asconese che sprizza entusiasmo da tutti i pori.
Un entusiasmo contagioso, considerati i risultati ottenuti dalla squadra
eterogenea riunita in una «Compagnia giovani», con la quale dal 2009
realizza un programma di formazione
unico nella nostra regione che accosta
giovani ticinesi a professionisti provenienti dall’estero e già attivi in altre
compagnie. Un lavoro di prossimità
territoriale anche fatto di tenacia, in
quanto conosciamo le difficoltà che
spesso si incontrano quando si vogliono realizzare spettacoli. E non solo in
periodi di profonda crisi economica.
È una questione di mentalità, ma nella
piccola sala bauhaus del San Materno la progettualità sembra esser stata
sempre di casa. Una sorta di «genius
loci», forse per esoterica vocazione,
certamente grazie alle idee. Come con
Linea, dove si parte da un semplice
oggetto, un bastone (la linea), per costruire architetture del corpo, disegni
astratti accanto a emozioni concrete,
immagini fantasiose, sogni con le ali,
monologhi e dialoghi di un ensemble
di danzatori amalgamati a tal punto
che in certi casi sette dilettanti e quattro professionisti si confondono gioiosamente alterando possibili gerarchie
di merito.
Detto per inciso, l’uso del bastone
nel teatro ha un valore non indifferente: richiama le arti marziali ma suggerisce anche un senso di disciplina
del movimento, della danza. Gruppi
storici come l’Odin teatret di Eugenio
Barba o il Potlach Teatro di Fara Sabina negli anni Settanta ne hanno riaffermato l’uso, soprattutto per le loro
figure danzanti, fra epici duelli e narrazioni parodistiche.
Torniamo ai nostri undici danzatori in scena: tutti riescono a ritagliarsi
il proprio spazio, anche nelle soluzioni d’assieme. Si diceva di un’idea. Più
è semplice e più è efficace. Come una
linea, un tratto che congiunge o divide. Ecco allora asticelle sottili di varie
lunghezze animarsi creando situazioni
di racconto. A tratti autobiografico se
irrompe la parola schietta, senza una
prosopopea da repertorio ma come
accessorio ironico o come dimensione ritmica e onomatopeica. Linea è un
viaggio anche attraverso una dimensione teatrale, liturgica, mitologica,
simbolica, illusoria. Come quando un
coro di cinque donne ammaliatrici
dalle grottesche capigliature sembra
uscire da una commedia di Aristofane
imitando il tubare di uccelli innamorati. Oppure alcuni grossi ceppi diven-
Un momento di Linea, il nuovo spettacolo di Tiziana Arnaboldi.
tano piedistalli per movenze calibrate
in un elogio della lentezza e dell’equilibrio. Ma anche quando si danza al
ritmo di una coinvolgente melodia in
cui riconosciamo il corno delle alpi
mescolato a voci gutturali. O ancora
richiamando immagini sacre, corpi ingabbiati, danze liberatorie. Uno spettacolo ricco di suggestioni, dunque, in
cui i suoni e la musica accompagnano
l’universo onirico ma anche la scomposizione dei movimenti che trasfor-
mano i corpi in «linee» proiettate verso
ogni direzione in un gioco misurato e
affascinante: una produzione che ha
convinto la platea al suo debutto e che,
dopo un passaggio ad Arona, sarà replicata a Verscio (19-20 settembre),
all’Accademia di Architettura di Mendrisio (12 ottobre) e infine nell’ambito
del festival internazionale del teatro, al
Foce di Lugano (17 ottobre). A questo
punto meritano di essere citati gli interpreti: Faustino Blanchut, Francesco
Colaleo, Carlotta Dionisio, Maxime
Freixas, Francesca Linnea Ugolini,
Debora Turuani, Eulalia Prisco, Luca
Rampazzi, Claudia Rossi Valli, Camilla Stanga e Tiziana Vonlanthen.
Il programma asconese continua
con le sue proposte, una fra queste
merita di essere evidenziata. Si tratta
di L’ultimo viaggio. La verità di Enrico Filippini in scena il prossimo 18
settembre, uno spettacolo prodotto
dal Teatro San Materno e che rientra nel cartellone di «ArTransit», uno
dei 19 progetti selezionati in seno a
«Viavai – Contrabbando culturale
Svizzera-Lombardia». Scritto da Giuliano Compagno e da Concita Filippini – figlia dello scrittore, germanista,
traduttore e intellettuale locarnese – è
un testo che racconta gli ultimi giorni
trascorsi insieme al padre. Una sorta
di riscoperta di un amore distante ma
pur sempre intenso. Per il pubblico
sarà anche l’occasione per riscoprire la
figura di Enrico Filippini.
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