Discorso di Corrado Passera 14 giugno 2014 “SI APRE

Discorso di Corrado Passera
14 giugno 2014
“SI APRE IL CANTIERE DI ITALIA UNICA”
Partiamo da due domande fondamentali. Si può davvero rimettere in moto l'economia e
l'occupazione? E si può davvero far funzionare la democrazia in Italia? Sì! si può. Ne sono sempre
più convinto e le vostre parole, i vostri volti ne sono la prova.
Italia Unica ha le proposte giuste per farlo succedere!
Oggi, il vero nemico della democrazia in Italia è la sfiducia nella politica. Sfiducia crescente verso
le istituzioni democratiche e verso i partiti. Partiti percepiti sempre più arroganti, chiusi e lontani
dai problemi reali. Molti cittadini non si sentono più rappresentati da questi partiti, pensano che si
possa farne a meno, come di tutte le altre forme di rappresentanza. Molti cominciano a pensare
addirittura che la democrazia sia superata, che serva l'uomo forte.
E’ a rischio non solo il nostro futuro economico, il nostro benessere, ma anche il nostro futuro
democratico e i diritti che abbiamo conquistato da più di mezzo secolo. Se vogliamo salvare la
nostra democrazia, e noi la vogliamo salvare, dobbiamo lavorare su due fronti: da una parte
rimettere in moto l'economia e l'occupazione, dall’altra favorire la partecipazione reale alla vita
democratica, facendo funzionare meglio le istituzioni e ricreando fiducia nelle rappresentanze.
Che ce ne facciamo delle micro riforme? Che ce ne facciamo degli annunci a ripetizione? Ci
vogliono soluzioni forti, radicali, pragmatiche: per il lavoro, per le donne, per il terzo settore, per la
scuola, per la cultura. Questo è il nostro programma!
Certo, c'è molto da fare. E noi siamo qui per questo!
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La globalizzazione frenetica degli ultimi anni ha cambiato tutto, ma l'Italia può viverla come una
grande opportunità, a patto di accettare fino in fondo che nulla sarà più come prima. Abbiamo forze
uniche da mettere in campo, ma abbiamo anche inutili zavorre che ci tengono inchiodati a terra.
Non ci possiamo permettere altri anni di recessione o di crescita insufficiente.
Per fermare questa recessione infinita ci vuole un intervento shock e ci vogliono delle riforme
profonde. Per rimettere in moto l'economia noi spieghiamo da tempo che si deve mobilitare non
qualche miliardo, ma almeno 400!
Per ridare slancio a una nuova fase di investimenti non ci si può accontentare di ridurre la fiscalità
alle imprese di qualche zero virgola! Ma che quella fiscalità si può arrivare a dimezzarla! Ires al
20%! Che significa abbattere i costi per fare impresa nel nostro Paese e dare sostegno alle famiglie
ed ai lavoratori.
Per rafforzare la nostra democrazia serve una legge elettorale. Una legge elettorale che favorisca
sul serio, e una volta per tutte, sia la partecipazione dei cittadini, sia la governabilità, e non
l'Italicum che altro non è se non un nuovo Porcellum.
Per far funzionare meglio le istituzioni dobbiamo innanzi tutto semplificarle, e per ogni decisione
chiarire chi è il responsabile ultimo, mentre oggi non è così, le responsabilità si disperdono in mille
rivoli e uno non sa mai con chi prendersela!
Per questo noi parliamo di Governo di non più di 12 ministeri, di una sola Camera legislativa, senza
pasticci, di un unico livello amministrativo tra Comune e Stato. I sindaci sono la figura chiave
dell’assetto istituzionale che abbiamo in mente.
Per ricreare fiducia nelle rappresentanze dobbiamo correggere le peggiori abitudini dei partiti,
troppo spesso al servizio esclusivo dei loro interessi: le imprese pubbliche, la sanità, la Rai non
devono più essere cosa loro.
Fuori! Ma veramente, non per modo di dire.
Dobbiamo riportare la politica al suo ambito e al suo spirito di servizio, togliendo ai partiti il ruolo
spropositato che hanno oggi nella gestione diretta dell'economia. Lo Stato deve occuparsi di regole,
di programmazione e di controlli, mentre non deve possedere né tanto meno gestire imprese di
alcun genere. Privatizziamo, naturalmente senza svendere, tutte le partecipazioni pubbliche, locali e
centrali, con le dovute eccezioni per le reti essenziali.
Dobbiamo costruire un paese nuovo, un nuovo modo di fare politica. Dobbiamo costruire
un’alternativa a questa politica che ci sta portando verso la povertà. un’alternativa nella quale le
persone, le famiglie, le donne, le imprese si riconoscano appieno, partecipando e attivandosi per
costruire.
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E proprio dal verbo costruire voglio partire per dirvi quanto sia importante questo 14 giugno e ogni
giornata che vivremo insieme da oggi. Per costruire bene bisogna iniziare dalle fondamenta. E
prima ancora capire su quale terreno intendiamo ancorarle, quelle fondamenta.
Quale è l'Italia dalla quale partiamo ? Quale è invece l'Italia che vogliamo ?
Soprattutto di questo desidero parlarvi oggi. Voglio parlarvi di come costruire insiemeil ponte che
deve portarci dall'Italia che non vogliamo più all'Italia che desideriamo per noi e per i nostri figli.
La realtà dalla quale partiamo ce l'ha descritta il nostro viaggio di questi primi mesi. Una realtà fatta
di grandi energie e di diffusa generatività. Ma una realtà fatta anche di scadenze difficili e di
disagio, di crisi vera, quella che spinge gli amici di Banco Alimentare a lanciare proprio oggi una
colletta straordinaria alla quale vi invito fin d’ora a partecipare se già non lo avete fatto.
Proprio così: la povertà alimentare, che pensavamo di avere definitivamente sconfitto, è
nuovamente una realtà per milioni di persone !
Tanti pezzi di Italia si stanno fermando a causa della recessione, diventata ormai stagnazione. E nel
frattempo altri Paesi sono tornati a camminare veloci, alcuni addirittura a correre, allontanandosi da
noi che procediamo arrancando, con uno zaino sulle spalle appesantito sempre più da un eccesso di
debiti, regole e incertezze.
Fare impresa è diventato quasi impossibile. Le istituzioni non funzionano come dovrebbero. La
corruzione e la criminalità dilagano.
Dopodomani, 16 giugno, è il Tax day: saldo Irpef 2013 e prima rata 2014, idem per l’Ires. E poi
l’Irap, l’Imu, la Tasi e la cedolare secca. Ma è mai possibile? E’ mai possibile che uno Stato, in
modo quasi perverso, continui a sfornare tasse cambiando loro solo il nome? Ma è mai possibile che
lunedì in 2200 Comuni si debba pagare la Tasi e per gli altri si debba aspettare mesi perché non si è
trovato l’accordo tra enti locali e Stato?
Dov’è la certezza dei doveri? E’ sparita insieme a quella dei diritti?
Vogliamo renderci conto che nelle famiglie di 10 milioni di italiani crescono paura e rabbia perché
il lavoro non arriva e le riserve stanno finendo, se non sono già finite?
Metà del Paese soffre, in una forbice sociale che si allarga sempre di più. I nostri conti pubblici
sono in perenne difficoltà e senza una vera crescita dell'economia e dell'occupazione rientreranno
presto in zona rischio. A maggior ragione se la politica non terrà conto della dinamica demografica
che sta diventando insostenibile.
Viviamo un momento di grandi fragilità: economiche, culturali, sociali. E allora io vi voglio dire
qui, oggi, che la politica, la politica buona, la politica fatta bene, può tirarci fuori da questa
situazione!
La politica deve correre quando c’è bisogno di essere veloci, ma deve essere ponderata di fronte alle
questioni etiche che non possono finire in un decreto sbrigativo. La politica deve pensare come
pensa un cittadino e deve agire nell'interesse comune. E io, tutto questo non lo trovo nell'attuale
panorama politico, un panorama dominato dai partiti tradizionali, con i loro eserciti da alimentare,
con le loro fanterie fameliche, che rappresentano un retaggio da spazzare via.
Quello di Italia Unica è un progetto lineare e trasparente nelle sue proposte, ma che non teme la
complessità, ossia guarda a tutte le principali dinamiche della società. Perché tutto si tiene!
Non si possono impostare le riforme guardando solo all’economia e tanto meno all'economia di
breve termine. L’errore della politica fino ad oggi è stato troppe volte quello di affrontare singole
emergenze senza una visione di medio periodo e nell'incapacità di collegare i singoli pezzi in un
unico mosaico.
Per esempio, non si può parlare di sviluppo senza parlare di innovazione, ma non si può parlare di
innovazione senza parlare di ricerca e quindi di università, di scuola! E scuola vuol dire politiche
della famiglia, welfare, terzo settore, e così via. Tutto si tiene! I problemi come le soluzioni!
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Come si traduce tutto questo nel nostro progetto? Facciamo insieme un'analisi politica della
situazione e vediamo come e con chi mettere in moto il grande cambiamento necessario all'Italia.
Qual è l’Italia che esce dalle elezioni europee e amministrative? La vittoria di Matteo Renzi
chiarisce il campo, ma è piena di rischi. Il voto del 25 maggio e i ballottaggi di settimana scorsa
hanno profondamente mutato il quadro politico e sarebbe superficiale non guardare ad esse come a
una vera svolta della politica italiana.
Che Italia abbiamo oggi, dunque, dopo il voto europeo? E’ cambiata? E’ diversa? E’ migliore?
Al voto si è arrivati dopo una campagna elettorale fatta di minacce, di insulti, di avvisi di sfratto. La
democrazia del confronto è stata umiliata da un dibattito sterile, a chi "twittava" più veloce o
conteggiava le teste nelle piazze. Risultato? L’affluenza al voto delle europee è stata bassa in
generale e bassissima per un grande paese democratico come l’Italia. E il post elezioni è stato
ancora peggiore: vanterie da una parte, nessuno spirito di autocritica dall’altra. E una grande,
grandissima corsa a riposizionarsi.
Vedo che intorno al premier c’è una particolare e interessata devozione, ma poiché nella vita sono
stato educato a sfuggire ai cori adoranti, Renzi capirà senz'altro che quanto dirò adesso non è
personalmente mirato, ma politicamente sì, eccome! Perché, come abbiamo già detto e dimostrato
più volte, nelle sue politiche e nelle sue scelte fino ad oggi c'è davvero ben poco di convincente!
Obiettivo di Italia Unica sarà ogni giorno quello di incalzare l’attività del Governo con proposte
concrete e con critiche costruttive, perché l'Italia non può reggere altri mesi come sono stati i primi
Quattro del Governo Renzi, figuriamoci anni!
Perché ha vinto dunque Matteo Renzi? Sicuramente perché ha saputo imprimere alla politica un
ritmo e una vivacità ormai perdute. In questo modo ha potuto mascherare la fragilità delle sue
proposte con l’energia degli slogan. E ha vinto perché ha goduto di fattori "straordinari", di cui
alcuni difficilmente ripetibili, come la voglia di nuovo e di ottimismo dopo anni di crisi e di governi
"tristi". E poi c'è stata l’operazione elettoralistica degli 80 euro che ha portato voti, eccome se ne ha
portati! Per non parlare della sindrome da ultima spiaggia contro il rischio Grillo che ha spinto a
votare Pd anche molti che non lo avrebbero fatto in condizioni normali.
Ma la vera ragione per cui Matteo Renzi ha vinto con quelle percentuali è che ha giocato a porta
vuota, senza alcun avversario che sull'altro fronte rappresentasse un'alternativa reale e credibile!
Quasi il 50% degli elettori non hanno votato o hanno votato scheda bianca o nulla, certificando il
grande vuoto di offerta politica nel campo cosiddetto moderato. E quindi tutti i risultati dei partiti
vanno dimezzati. Il Pd ha avuto il voto di circa 1/5 degli aventi diritto e, in valore assoluto, ne ha
avuti un milione in meno di Veltroni quando raggiunse il precedente record del 33%. Dunque, la
“netta” vittoria di Renzi è stata sottoscritta dal 20% dei cittadini, parte dei quali certamente "in
prestito". Del rimanente 80% una quota molto alta non si ritrova nell'offerta politica disponibile e
sta aspettando qualcosa di forte e di nuovo.
Mai come oggi si può costruire qualcosa di veramente grande. E se si può, si deve!
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Chiediamoci... E’ stato avviato il rilancio dell'Italia? Mi piacerebbe poter dire di sì e guardare alla
situazione politica con fiducia, ma purtroppo non è possibile. Anzi, considero un grande rischio
pensare che il cambiamento necessario al nostro Paese sia effettivamente iniziato. Vedo un gran
susseguirsi di annunci e di slogan ad effetto, ai quali non seguono fatti e risultati, ma altri annunci e
slogan ancor più mirabolanti, o lanciati per spostare l'attenzione altrove. Non è una tecnica
inventata da Renzi, andiamo avanti così da anni e il Paese ha pagato un costo già troppo alto.
Il Gattopardo ha ricominciato a colpire, cambiare tutto per non cambiare niente, come ad esempio si
sta facendo, con la legge elettorale, con la riforma del Senato e delle province... E’ un Gattopardo
che ha preso le sembianze del Ghepardo, per cercare di batterlo soltanto in velocità.
Con la manovra a pioggia degli 80 euro il governo ha dato soldi, soldi preziosissimi, - soldi che
non avevamo in via strutturale - a persone che in certi casi non ne avevano bisogno e ha lasciato in
povertà assoluta tantissime famiglie con figli che non aspettavano altro! Dall'altra parte tasse più
alte su case e risparmio, bolli aumentati e - come i governi precedenti - un Documento di Economia
e Finanza che prevede decine di miliardi di maggiore spesa corrente dello Stato, investimenti
pubblici al lumicino, il pagamento dei debiti commerciali scaduti della Pubblica Amministrazione
rimandato a chissà quando.
In politica estera poco più che balbettii, dalla Crimea al Mediterraneo... e per chi si aspettava criteri
di meritocrazia nelle nomine, grandissima delusione, con l’apparente rivalsa per le donne. Se
crediamo veramente nel loro valore, e noi ci crediamo, perché nelle nomine delle grandi aziende
pubbliche neppure una è stata messa in posizione di vera responsabilita?
In compenso abbiamo avuto molti effetti speciali, però! Dalle auto blindate rimaste invendute su
ebay, fino alle lettere richieste ai sindaci per lo Sblocca Italia, tutte cose che evidenziano la triste
realtà: non sanno dove mettere le mani!
Come ho detto, la mia critica nei confronti dell'attuale Governo non è di forma, ma di sostanza: ciò
che è stato realizzato è lontanissimo da ciò che servirebbe e ciò che è stato proposto è sbagliato o
troppo generico per essere valutato. Non possiamo iniziare una nuova fase della politica italiana
basandoci su superficialità e illusionismi. Per questo dico che se la politica dei prossimi quattro anni
fosse come quella degli ultimi quattro mesi l'Italia va a schiantarsi!
Cosa mi aspetto nell'immediato? Un ulteriore crescendo di annunci, una confusione montante tra
obbiettivi, titoli di riforme, rinvii a leggi delega di ogni tipo - come quella di ieri sulla riforma della
pubblica amministrazione - minime realizzazioni e altrettanto minimi risultati concreti. E presto,
quando non basterà più fare altri annunci per coprire la mancanza di risultati tangibili, comincerà la
critica alle altre forze politiche che non seguono, crescerà l'insofferenza per l'attuale parlamento, e
si cercherà l'incidente per chiedere le elezioni anticipate. Nel frattempo, una certezza: al grio di
“Adesso tocca a noi” aspettiamoci l'occupazione a tappeto di tutte le posizioni di potere e
sottopotere. Ed è tale la presunzione, non suffragata da fatti concreti, che si comincia addirittura a
sentir parlare di Partito della Nazione, di partito unico o quasi.
Ma siamo matti !? Italia Unica sì, ma PDU, Partito Democratico Unico... no grazie!
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L'unico alibi a questo crescente strabordare è il silenzio imbarazzato, la mancanza di proposta,
l'assenza di azione nell'altra metà campo. Fuori dal Pd di Renzi c'è effettivamente il vuoto.
Grillo è un tema a sè (Livorno insegna), rappresenta comunque il secondo partito e dà voce ad un
diffusissimo e spesso comprensibile senso di disagio che non va sottovalutato nè demonizzato. In
questo contesto, quelli che dovrebbero essere gli avversari del Pd sembrano in realtà favorirlo: parlo
del Nuovo Centro Destra e dell’Udc che tendono per volontà dei propri leader a "sparire" in un
ruolo sussidiario e impercettibile nel Governo, parlo delle scissioni quotidiane ai vertici di Scelta
Civica, parlo di Forza Italia, che sperimenta alleanze verso gli estremi, come quella con la Lega,
mentre litiga al suo interno in modo lacerante, spingendo ancor più gli elettori verso il Pd o verso
l'astensione.
Il cambiamento che serve all'Italia non verrà da queste formazioni sconfitte: serve una grande
alternativa che completi la nostra democrazia!
Oggi sembra che la strada del populismo sia scontata, ma a noi il populismo proprio non piace,
perché è pericoloso. Non solo per il futuro del Paese, ma anche per la stessa tenuta del tessuto
sociale. Berlusconi, Grillo e Renzi ne impersonano singolarmente forme in realtà simili tra loro:
fortissima personalizzazione dei partiti, leader che parlano in modo sbrigativo direttamente al
popolo, delegittimando le istituzioni e le rappresentanze, considerate vincoli all'efficienza del loro
operato: "Non mi lasciano lavorare", “O è così o me ne vado”, "Io coi sindacati non ci parlo". Alle
ideologie si sostituiscono le narrazioni e così, raramente, si entra nel merito delle cose.
A noi insomma il populismo non piace in generale e tantomeno nelle sue declinazioni italiane. Noi
proponiamo una risposta molto più seria e razionale alla crisi economica e istituzionale del nostro
Paese basata sulla ricostruzione della fiducia.
Al leaderismo populista preferiamo la leadership diffusa, perché un vero leader si riconosce quando
sa attirare e motivare altri leader intorno a sè e a tutti i livelli. Raccogliere consenso intorno a un
grande programma e non intorno a una persona è il nostro obiettivo.
A istituzioni delegittimate preferiamo istituzioni funzionanti, più semplici, con chiare responsabilità
e poteri decisionali. A partiti e rappresentanze delegittimate preferiamo formazioni politiche
trasparenti e più vicine a famiglie, imprese e comunità. Formazioni politiche che vivono non solo di
elezioni e per le elezioni, ma di impegno concreto giorno per giorno sui territori.
Tutto questo sarà inutile se non rimetteremo in moto economia e occupazione, perché la prima
emergenza è il lavoro e su questo il Documento di Economia e Finanza di Renzi segna purtroppo
assoluta continuità con i passati governi, incapaci di favorire lo sviluppo. Se guardiamo gli ultimi
tre DEF e mettiamo a confronto le previsioni dei tre governi per i prossimi anni, le spese correnti
dello Stato rispetto al Pil, la pressione fiscale, gli investimenti... sembrano davvero fotocopie. Altro
che cambiare verso, qui si va verso la recessione infinita! E l'Italia non può permetterselo!
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E allora, per rilanciare oltre che l'economia anche la democrazia, che ruolo intende svolgere la
nostra Italia Unica?
Una democrazia solida che faccia correre il nostro paese verso lo sviluppo ha bisogno di due
gambe: con una gamba sola e tantomeno con l'unica gamba del PDU non si andrebbe lontano. Ci
vogliono due grandi partiti che facciano riferimento alle grandi famiglie politiche europee: da un
lato il Partito Socialista di cui Renzi rivendica la leadership e dall'altro il Partito Popolare e l'area
liberale, dove la presenza italiana è oggi tanto frastagliata quanto poco considerate.
E’ proprio nell'area liberale e popolare che troviamo radici forti nel nostro Paese. Nessuno vuole
appropriarsi di grandi esempi del passato come Don Sturzo, De Gasperi, Einaudi, ma l'innovazione
forte che l'Italia vuole può certamente ispirarsi a figure nobili e tradizioni profonde delle quali
essere orgogliosi.
Entrambi questi grandi partiti, a vocazione maggioritaria, sarebbero così protagonisti di una nuova
stagione della politica, arrivando a contendersi anche i voti cosiddetti centristi o moderati. Nel
rispetto delle proprie convinzioni, potrebbero persino trovare, in particolari situazioni di crisi, la
capacità di lavorare insieme su agende politiche trasparenti nell'interesse del Paese. A questo mi
piace pensare. a una politica serena, matura.
Fuori da questi due grandi partiti - oggi uno c'è mentre l'altro non ancora - rimarrebbero
naturalmente le posizioni più estreme di sinistra ideologica e di destra xenofoba e poi le variegate
posizioni antieuropa e antitutto. Di certo, in questa visione, non c'è alcun bisogno di un ennesimo
partitino di centro, ed è bene così.
All'Italia serve enormemente un nuovo e grande partito moderno, orientato allo sviluppo che
costituisca una delle due gambe della sua democrazia e interpreti il bisogno politico profondo di
quella che - sono convinto - sia la maggioranza dei suoi cittadini. E quel partito sarà Italia Unica!
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Una nuova grande forza politica come Italia Unica si basa su valori forti e condivisi e su una
visione del futuro nella quale riconoscersi e per la quale battersi.
Noi crediamo profondamente in una politica liberale e popolare - ma attenzione, sentirsi popolo,
insieme nelle sue diverse componenti, è cosa ben diversa dal populismo -. Noi crediamo
nell'economia sociale di mercato, nè iperindividualismo liberista nè statalismo o collettivismo. Noi
crediamo nell'innovazione continua in tutti i campi, dalla ricerca, all'impresa, al welfare, alle
istituzioni. Noi crediamo nella concorrenza e nell'apertura.
Noi siamo per la competenza e per il merito. E siamo per l’uguaglianza. Ma uguaglianza delle
opportunità, del mettere tutti, nessuno escluso, in condizione di giocarsela, di dare il proprio
contributo al meglio. Sapendo che non tutti sono in grado di farcela e che dunque civiltà è anche
sostenere chi rimane indietro.
Vogliamo costruire un’Italia che cresce in maniera sostenibile in un mondo sempre più aperto e crea
lavoro per i suoi cittadini valorizzando le forze del modello italiano.
Vogliamo costruire un’Italia dove le famiglie siano sostenute realmente nei loro bisogni essenziali,
e riconosciute per il loro ruolo sociale.
Vogliamo costruire un’Italia dove le donne non siano costrette a rinunciare alla loro vita e alla loro
autonomia per mancanza di opportunità, di servizi e di tutele.
Vogliamo costruire un’Italia dove le imprese non devono attendere mesi e anni per avere riscontro
ai loro progetti, credito e pagamento del dovuto, e siano rispettate e premiate per i loro risultati.
Vogliamo costruire un’Italia dove i giovani abbiano reali opportunità per essere protagonisti e non
si vedano rubare il futuro dalla miopia degli adulti.
Vogliamo costruire un’Italia dove lo Stato sia leggero al centro come nei territori. Dove il merito e
la competenza siano le uniche voci importanti in tutte le nomine e in tutte le carriere.
Vogliamo costruire un’Italia che sia maggiormente rispettata in Europa e sappia spingere l’Europa a
ritrovare la sua vocazione alla solidarietà e alla condivisione.
Vogliamo infine costruire un’Italia dove i cittadini abbiano vera libertà di scelta, sia nel come usare
i propri risparmi, che nella scelta del dove curarsi o far studiare i propri figli.
Per realizzare l'Italia che vogliamo dobbiamo crederci in tanti e in tanti contribuire con un’azione
quotidiana, serena, coraggiosa. Per questo abbiamo presentato una piattaforma di soluzioni forti per
rilanciare il nostro Paese. Ma non bastano buone idee e soluzioni brillanti. Per realizzare un piano
del genere serve un largo consenso popolare, perché l'attuale politica, molti gruppi di interesse, tutti
i parassiti e la grande criminalità giocheranno contro. A tantissimi la situazione va bene così!
Famiglie, imprese e comunità ci chiedono, in ogni parte d'Italia, di cambiare. A questa parte vitale
della società vogliamo dare voce !
***
E quindi, da domani...? ll cantiere di Italia Unica si propone di offrire un’alternativa seria di
aggregazione, dal basso, per tutto l'elettorato che non si riconosce in un voto "socialista" e tanto
meno grillino o leghista e che in buona parte non è andato a votare, o ha votato scheda bianca o
nulla. Un elettorato per sua natura costruttivo e perbene, ma molto deluso e diventato giustamente
scettico. Un elettorato che è la maggioranza assoluta del Paese!
Questo è lo spirito che ci deve muovere, senza miti darwinisti nè buonisti. E’ questo il perimetro del
nostro cantiere. Non un reticolato chiuso a proteggerlo, nessun divieto di accesso. Tutt’altro! Un
cantiere dove le esperienze buone si fonderanno con gli entusiasmi nuovi.
Questa è una start up vera. Una start up della politica con volontà di cambiamento radicale, molto
entusiasmo e nessun retaggio negativo del passato.
Italia Unica è e sarà la forza politica più nuova e dunque più giovane! Giovane prima di tutto nella
sua partecipazione, e basta guardarsi intorno, ma giovane anche nella concezione di guardare alla
politica come base di progresso civile, sociale e personale. Giovane nel modo di coinvolgere, senza
apparati. Giovane nel modo di guardare al mondo.
Ma essere giovani come lo intendiamo noi significa anche guardare all’esperienza come a un
valore, così come al coraggio di intraprendere nuove strade e di ricominciare da capo. Esperienza è
responsabilità, è guida, è concretezza. E’ su quella che va innervato l’entusiasmo della speranza.
Si fa un gran parlare di cambio generazionale. Io parlerei piuttosto di dialogo tra generazioni, di
intrecci virtuosi di esperienze e aspettative. Abbiamo davanti a noi opportunità e problemi inediti e
dobbiamo avere la saggezza e il coraggio di trovare nuovi equilibri e condivisioni di responsabilità
fra il mondo del pubblico, il mondo del privato profit e il mondo del privato non profit, con la
consapevolezza in particolare del crescente ruolo del non profit in tutti i campi, ruolo al quale Italia
Unica ha scelto, fin da subito come è noto, di riservare un’attenzione tutta particolare.
E’ questa l’idea di politica che abbiamo. Fatta di tante porte aperte sul territorio, porte “mobili” che
vanno incontro alle persone, a gruppi di italiane e di italiani, giovani e meno giovani, che dialogano
direttamente con le associazioni e con le rappresentanze locali, che promuovono azioni virtuose nei
comuni e nei territori, che riformano il pensiero, prima ancora che le regole. E’ una sfida
culturalmente diversa, sostenibile, fortemente concentrata sul futuro. E per vincerla abbiamo
bisogno di ciascuno di voi.
La politica deve sostenersi con le idee, con l’entusiasmo, con l'impegno personale. Non vogliamo
circoli, club, sezioni di partito vecchio stile né un’imitazione di democrazia tutta basata sulla rete
con la linea imposta dall’alto. Noi immaginiamo appunto delle porte, ben organizzate sul territorio e
dove la qualità dei referenti e dei partecipanti farà la differenza.
Saremo un movimento agile, una start up che si fa gruppo, con i tempi necessari a una crescita
organica. E chi vorrà sostenerci lo farà in modo trasparente, come trasparenti saremo noi. In tutto.
Così come abbiamo elaborato un progetto per il futuro dell'Italia, così ora dovremo lavorare città
per città, territorio per territorio a elaborare, in un mosaico virtuoso, tanti progetti di futuro quante
sono le comunità vitali del nostro Paese.
Perché la vera politica si fa tutti i giorni, giorno per giorno e non soltanto prima delle elezioni!
Un progetto è vincente se coinvolge, non se esclude. Cercheremo dunque di coinvolgere persone
capaci che generosamente si sono già impegnate nell'amministrazione dei territori o a livello
centrale, alleandoci solo con chi ha dimostrato qualità e spirito di servizio. Come pure cercheremo
di mobilitare persone che hanno dimostrato valore nei loro campi di attività e che si sentono di
dedicare una parte della loro vita ai beni comuni. Saremo una nuova, grande formazione politica, un
progetto con prospettive lunghe e fiato per correre.
Il nuovo si costruisce con il nuovo. Per questo non parliamo di federazioni di partiti esistenti né di
meri cartelli elettorali. Nessun movimento, nessun partito esistente è in grado oggi di proporre una
politica realmente nuova come Italia Unica!
***
Parte dunque oggi un percorso che ci porterà in autunno ad essere strutturati e organizzati. Il
movimento si farà partito con un’assemblea fondativa, con i suoi organi di guida e di verifica che
agiranno sulla base di regole che da oggi andremo a scrivere insieme.
Questo è un altro punto importante: non stiamo chiedendo a nessuno di aderire a un nuovo partito
fatto e finito: ci rivolgiamo a tutti i cittadini di buona volontà, chiediamo loro di partecipare al
nostro grande cantiere perchè siamo convinti che oggi in Italia non esista alcuna forza politica in
grado di proporre un progetto liberal-popolare all'altezza dei tempi che viviamo.
Le nostre regole saranno chiare e nessuno si sentirà un numero due. Perché in questo cantiere le
diverse lingue ed esperienze diventeranno percorso comune, in un dialogo realmente plurale che
valorizzerà il merito e non l’appartenenza.
Non ci spaventano i tempi lunghi che dovremo affrontare per crescere e radicarci! Questo non è un
progetto "o subito o niente". Sappiamo che ci vorrà tempo a superare gli scetticismi, a piantare
radici nei territori, a costruire case comuni. Ma il progetto è grande e merita la fatica: rimettere in
moto l'economia italiana, creare il tanto lavoro che manca e rafforzare la nostra democrazia
claudicante.
Non ci spaventano le sfide giocate ad armi impari con chi ha denaro pubblico da spendere, strutture
costruite nel tempo, organi di comunicazione potentissimi. Le idee giuste hanno forza prorompente,
le persone convinte superano qualsiasi ostacolo. Abbiamo un lavoro difficile da compiere, ma gli
strumenti per agire e le carte per non sbagliare direzione ci sono tutte.
Sta a noi, al nostro cuore e alla nostra passione per il Paese dimostrare che si può e quindi si deve
fare! Che si può e quindi si deve servire il nostro Paese e non servirsene come troppi fanno.
Perché si può e quindi si deve rimettere in moto l'Italia! Dipende da noi, è il momento!
Possiamo e quindi dobbiamo cambiare le cose. E io le voglio cambiare, le voglio cambiare sul
serio!
So che anche voi le volete cambiare. E allora vi dico: partiamo da qui! Partiamo da questo grande
cantiere! Partiamo da noi!
Partiamo da Italia Unica!