scaricale - Marco Affronte

Reti derivanti
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Obbligo di sbarco
Marco Affronte
Membro del Parlamento Europeo
Commissione Pesca
Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare
Commissione Pesca
Lavori in corso
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Disposizioni per la pesca nella zona di applicazione dall’accordo CGPM
(Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo)
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Divieto di pesca con reti derivanti
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Obbligo di sbarco
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Accordi di partenariato
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Bilancio
Reti derivanti
Contesto della proposta della Commissione Europea
La pesca con reti da posta derivanti è tradizionalmente praticata con reti aventi
lunghezza limitata e apertura di maglia relativamente contenuta per catturare varie specie
pelagiche di piccole e medie dimensioni presenti per lo più nelle zone costiere o in transito
attraverso di esse. Problemi significativi sono apparsi verso la fine degli anni '70 e '80,
quando hanno cominciato ad essere utilizzate reti di questo tipo a maglie larghe e di
varie decine di chilometri di lunghezza. L'uso di tali attrezzi ha prodotto un aumento
significativo dei tassi di mortalità accidentale di specie protette, tra cui, in particolare,
cetacei, tartarughe marine e squali, destando preoccupazione nei consessi internazionali
quanto al loro impatto ambientale.
La detenzione a bordo e l'uso di reti da posta derivanti di lunghezza superiore a 2,5 km
sono vietati nell'UE dal giugno 1992.
Dal 2002 è vietato l'utilizzo di reti da posta derivanti, a prescindere dalla dimensione, per
la cattura di specie elencate nell'allegato VIII del regolamento (CE) n. 894/97 del Consiglio
(specie non autorizzate).
Reti derivanti
Contesto della proposta della Commissione Europea
Tuttavia il quadro legislativo dell'UE in materia di reti da posta derivanti presenta alcune
carenze, in quanto le norme vigenti sono facilmente eludibili. La mancanza di norme unionali
sulle caratteristiche degli attrezzi (dimensione massima delle maglie, spessore massimo del filo
ritorto, rapporto di armamento, ecc.) e sull'uso degli attrezzi (distanza massima dalla
costa, tempo di immersione, campagne di pesca, ecc.), da un lato, e la possibilità di tenere a
bordo altri attrezzi da pesca, dall'altro, hanno consentito ai pescatori di utilizzare illegalmente
reti da posta derivanti per catturare specie di cui è vietata la pesca con tali reti, dichiarando di
aver utilizzato a tal fine un altro attrezzo (palangari, ecc.).
Inoltre, nonostante le disposizioni vigenti, nelle acque dell'Unione continua ad essere
segnalato l'uso illegale di reti da posta derivanti. Gravi violazioni da parte di alcuni Stati
membri hanno dato luogo a due sentenze della Corte di giustizia europea nei confronti della
Francia e dell'Italia.
L'attività di controllo e di contrasto non sta producendo i risultati auspicati, in quanto la natura
stessa di questo tipo di pesca, praticato su piccola scala, consente ai pescatori di
adattarsi facilmente e di trovare strategie per eludere i controlli.
Reti derivanti
La proposta della Commissione Europea
bando totale
Reti derivanti
La valutazione di impatto
4 opzioni
1) mantenere lo status quo;
2) azioni nell'ambito delle misure tecniche e/o di controllo per
migliorare la capacità di controllo e la compatibilità ambientale;
3) divieto selettivo delle attività con reti da posta derivanti
considerate particolarmente pericolose per le specie rigorosamente
protette e/o tali da rendere inevitabili catture accessorie di specie
non autorizzate;
4) divieto assoluto della pesca con reti da posta derivanti
Reti derivanti
La valutazione di impatto
"per ora non disponiamo di informazioni che consentano
4 opzioni
di stabilire con ragionevole precisione quali sono le attività
più dannose.
quindi necessario proseguire le ricerche in
1) status Sarebbe
quo;
questo campo."
2) azioni nell'ambito delle misure tecniche e/o di controllo per
migliorare la capacità di controllo e la compatibilità ambientale;
3) divieto selettivo delle attività con reti da posta derivanti
considerate particolarmente pericolose per le specie rigorosamente
protette e/o tali da rendere inevitabili catture accessorie di specie
non autorizzate;
4) divieto assoluto della pesca con reti da posta derivanti
Reti derivanti
opinione
voto in gennaio
voto in dicembre
Reti derivanti
Commissione Pesca
forte e ampia opposizione alla proposta di
bando totale
Reti derivanti
le obiezioni principali
1. il provvedimento non tiene conto delle raccomandazione della PCP
(Politica Comune della Pesca) che invita a regionalizzare i
provvedimenti, cioè a modellare le norme tenendo conto delle
situazioni nei singoli stati membri
2. il provvedimento andrebbe a colpire alcune piccole comunità di
pescatori che pescano sì con le reti derivanti, ma con tecniche
sostenibili
3. non esistono abbastanza dati, lo dice la Commissione stessa, per
decidere quali derivanti siano veramente pericolose e quali no.
Reti derivanti
altro problema: la definizione
attuale
nuova proposta
Per “rete da posta derivante” si intende
qualsiasi rete da imbrocco mantenuta
in superficie o a una certa distanza da
essa per mezzo di galleggianti, lasciata
alla deriva sotto l’azione delle correnti,
liberamente o insieme all’imbarcazione a
cui può essere fissata. Può essere munita
di dispositivi volti a stabilizzare la rete e/o
a limitarne la deriva.
Per "rete da posta derivante" si intende
una rete costituita da una o più pezze
di rete fissate insieme in parallelo
sulla o sulle lime da sughero,
mantenuta in superficie o a una certa
distanza dalla superficie per mezzo di
galleggianti e lasciata alla deriva sotto
l'azione delle correnti, liberamente o
insieme all'imbarcazione a cui può
essere fissata. Può essere munita di
dispositivi volti a stabilizzare la rete e/o a
limitarne la deriva, come un'ancora
galleggiante o un'ancora da fondo
fissata a una sola estremità della rete.
Reti derivanti
La mia proposta (opinion Comm. ENVI)
stato membro
bando totale
- continuare fino al 31 maggio 2017
- avviando nel contempo raccolta dati
e studio (tipi e definizione dei vari
modelli di derivante, studi di utilizzo,
studi di impatto sulle specie protette,
studi di impatto socio-economico,
ecc...) finalizzati a una relazione
finale da presentare alla CE
- dal 1 giugno 2017, la CE deciderà
quali tipi di rete vietare, sulla base
degli studi pervenuti dagli stati
membri
Reti derivanti
Calendario (Comm. PECH)
Presentazione e discussione: 3-4 dicembre
Data finale per depositare gli emendamenti: 5 dicembre
Voto in Commissione: 21-22 gennaio 2015
Voto in Plenaria: febbraio 2015
Regolamento "Omnibus"
Contesto della proposta della Commissione Europea
Uno degli obiettivi principali della riforma dell’attuale politica comune della pesca (PCP) è la
progressiva eliminazione dei rigetti nelle attività di pesca praticate in tutta l’Unione europea
grazie all’introduzione di un obbligo di sbarco. Questo mira a garantire un uso più
efficiente delle risorse disponibili e risponde alle aspettative dei cittadini circa la necessità di
porre fine alla pratica che consiste nel riversare in mare catture di pesci commercializzabili.
La valutazione d’impatto relativa alla proposta di regolamento di base per la PCP identifica
nell’esistenza di ingenti livelli di rigetti in mare una delle cause principali della scarsa
sostenibilità ambientale della PCP.
Nella votazione in seduta plenaria del febbraio 2013 il Parlamento europeo ha deciso la
graduale introduzione dell’obbligo di sbarco per la pesca pelagica, le specie altamente
migratorie e il salmone nel Mar Baltico a partire dal 2014 e l’estensione di tale obbligo a tutte le
attività di pesca praticate nell’Unione negli anni successivi. Più tardi, sempre nel mese di
febbraio, il Consiglio ha chiaramente espresso il proprio sostegno a questo approccio e
concordato un analogo calendario di attuazione. Successivamente il Parlamento europeo e il
Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sul regolamento di base e fissato al 1º
gennaio 2015 la data di inizio per l’attuazione dell’obbligo di sbarco.
Regolamento "Omnibus"
In sintesi
La proposta di Regolamento europeo cosiddetto Omnibus (COM
889/2013) risponde e attua l'articolo 15 della PCP.
Regolamento "Omnibus"
In sintesi
La proposta di Regolamento europeo cosiddetto Omnibus (COM
889/2013) rappresenta una sorta di provvedimento ponte, in vista di un
più omogeneo provvedimento sulle misure tecniche, resosi necessario
per dare attuazione ed eliminare gli ostacoli legislativi relativi
all’obbligo di sbarco introdotto con la riforma della Politica comune
della pesca a partire dall'1 gennaio 2015.
In pratica, introduce l'obbligo di sbarco delle catture di specie soggette
a limiti di cattura e di specie cui si applicano taglie minime nel
Mediterraneo.
Regolamento "Omnibus"
La valutazione di impatto
Non è stata fatta una valutazione di impatto in quanto l’introduzione
dell’obbligo di sbarco è già stata oggetto della valutazione d’impatto
effettuata per la riforma della PCP.
L’analisi ha dimostrato che l’attuazione di misure tecniche che
incentivano la pratica dei rigetti, si tradurrebbero in perdite
economiche a breve termine, ma consentirebbe di ottenere vantaggi
superiori a medio e lungo termine, soprattutto sotto il profilo
ambientale ed economico.
Regolamento "Omnibus"
Punti di discussione
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Appesantimento burocratico a carico degli operatori con ripercussioni
negative in termini di ore lavorative
"Sovraccarico" legislativo
Incertezza alla fine del 2015
Possibile comparsa di un mercato parallelo del novellame
Controllo elettronico a distanza (costi di installazione e gestione,
aspetti giuridici, applicabilità per barche medio-piccole)
Imposizione, o meno, del limite di 50 kg per la registrazione delle
singole specie catturate
Regolamento "Omnibus"
Calendario
Voto in Commissione in prima lettura: 3 dicembre
Passaggio in Plenaria: 13 gennaio 2015
grazie
Marco Affronte
Membro del Parlamento Europeo
Commissione Pesca
Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare