INTRODUZIONE La Provincia di Milano ha realizzato per la campagna 2001 ben quattro campi di confronto varietale che si collocano in una più ampia rete di sperimentazione, dimostrazione e sviluppo per una tra le più importanti colture lombarde: il mais. Sul fronte della ricerca, la Provincia di Milano partecipa attivamente ai programmi interregionali di testing delle varietà di mais contribuendo alla stabilizzazione ed al potenziamento dell’attività di sperimentazione pubblica di base agronomica e ambientale a servizio degli agricoltori, in stretta connessione con la ricerca privata e pubblica. Sull’altro fronte, quello dell’assistenza tecnica, dell’informazione e della divulgazione la Provincia, grazie alla presenza capillare sul territorio ed il contatto diretto con il mondo produttivo, promuove incontri in campo e non solo nel corso dei quali i dati elaborati sono oggetto di discussione e di confronto. Negli ultimi anni la produzione di mais italiana interessa circa 1.200.000 ettari. La quantità di mais prodotta supera la produzione di frumento duro, di frumento tenero, di orzo, di sorgo, di cereali minori e del riso insieme considerati (ottenuti su 3.000.000 di ettari). Ai prezzi correnti il valore della produzione maidicola italiana (granella e trinciato integrale stimato in granella equivalente) è di 3400-3600 miliardi di lire. La cifra in assoluto non è certamente trascurabile. Tuttavia l’aspetto assolutamente rilevante e l’importanza strategica della maiscoltura italiana risiedono nel fatto che la gran parte dell’attività di allevamento e di produzione zootecnica sviluppata nel nostro Paese fonda la propria efficienza e competitività verso i Paesi d’ Oltralpe, sulla coltivazione del mais e sull’uso del mais come principale ed insostituibile fonte di energia alimentare. In altri termini il mais contribuisce all’esistenza del settore zootecnico nel nostro Paese: è il vero carburante della macchina da produzione lombarda. Queste considerazioni diventano ancora più impressionanti se si considera che oltre l’80% delle produzioni e delle superfici sono concentrate nelle regioni del bacino padano e con 250.000 ha di mais da granella e 110.000 ha di mais trinciato la sola Lombardia copre il 30% della superficie nazionale a mais. Strettamente collegati sono i dati del comparto zootecnico: le produzioni zootecniche costituiscono il 70% della P.L.V. lombarda; la nostra regione produce il 40% della carne suina italiana, il 28% della carne bovina, il 12% del pollame. Se si aggiungono le 13000 aziende che producono latte si totalizza il 40% della P.L.V. lattiero-casearia di tutta Italia. Questa formidabile macchina produttiva costituisce una ricchezza “unica” per l’agricoltura lombarda e per tutto il Paese. Gli scopi ed il contesto della sperimentazione La continua e rapida sostituzione varietale, l’introduzione di nuove molecole e mezzi tecnici, l’emergere di nuove problematiche impongono l’acquisizione di aggiornate ed indipendenti informazioni per poter utilizzare rapidamente i materiali migliorati e le tecnologie disponibili. La sperimentazione on-farm non è altro che l’applicazione dell’innovazione che più si avvicina alle condizioni di coltivazione aziendale. E’ grazie hai risultati ottenuti da questo tipo di sperimentazione che si è in grado di meglio precisare il valore degli ibridi che emergono dalla sperimentazione parcellare. Una capillare sperimentazione in azienda (80 località/anno) quando realizzata con approfondite conoscenze, adeguate metodologie e su appropriati temi complessivi, diventa uno strumento operativo indispensabile per l’introduzione delle innovazioni in agricoltura. Essendo la sostituzione delle varietà in coltura un processo, fortunatamente, continuo ed obbligato da un punto di vista evolutivo, vengono messe a disposizione degli agricoltori i risultati della ricerca internazionale nel settore del miglioramento genetico che si concretizzano in varietà sempre più efficienti nel trasformare l’energia solare in sostanza organica, con conseguente diminuzione degli impieghi unitari (costi economici ed “ambientali” per ottenere l’unità di prodotto) in termini di terreno occupato, di fertilizzanti, fitofarmaci, diserbi, irrigazioni e lavorazioni del terreno. Da qui un forte impegno del sistema pubblico e delle Regioni maidicole, Lombardia in primis, per produrre informazioni aggiornate ed indipendenti circa le performances delle nuove varietà, le loro caratteristiche adattative ed il modo di valorizzare le caratteristiche qualitative dei prodotti finali. La rete di sperimentazione in pieno campo, realizzata in modo coordinato anche nelle Regioni Piemonte e Veneto, è fatta con gli agricoltori direttamente in azienda (prove “on farm”) ed integra la sperimentazione parcellare di base condotta a livello nazionale (prove ufficiali di registrazione, prove agronomiche degli ibridi commerciali) è stata utilizzata finora prevalentemente per confronti varietali “semplici” e per campionamenti della qualità delle produzioni “da campo”. I dati e le informazioni contenute nelle schede agronomiche organizzati in un database permanente renderà possibile il “posizionamento” degli ibridi − per aree di coltivazione e indirettamente delineazione delle diverse aree di coltivazione e delle cause di differenza tra aree (caratteristiche pedologiche e climatiche) − per ordinamenti aziendali o scelte agronomiche, e indirettamente quantificazione in termini di produzione e di qualità degli effetti sulla produzione di diversi ordinamenti o scelte agronomiche. (mercantile vs zootecnico, monosucessione, rotazione ampia, modalità di irrigazione, intensità colturale, concimazioni, epoca di semina, ecc.) Questo tipo di sperimentazione consente di avere dei veri e propri “laboratori” di campo che con il supporto di specialisti potrebbero essere utilizzati per il monitoraggio di parassiti (virus, piralide, fusarium del culmo o della spiga, malattie fogliari) o per lo studio di modelli per la previsione delle rese e valenza dei fattori climatici, agronomici, parassitari. In prospettiva si andrà verso l’evoluzione degli attuali temi di sperimentazione verso connessioni con aspetti agronomici/ambientali e consolidamento della capacità di operare con la riconsiderazione dell’azienda agricola come Stazione di Sperimentazione Agraria. Il protocollo degli esperimenti Gli ibridi in numero massimo di 16-18 per esperimento, sono stati distribuiti nelle diverse località in modo casuale (randomizzati) in parcelloni elementari di 800-1500 mq , costituiti da una “strisciata” (strip) lunga 150-250 m. Per avere una stima oggettiva della variabilita’ dell’appezzamento e della “qualità” dell’esperimento uno degli ibridi in prova (preferibilmente, ma non necessariamente un ibridoponte) è stato ripetuto in altre due strisciate “equidistanti” fuori numerazione. I campi sperimentali aperti e chiusi sui lati sono stati delimitati sui fronti con macchinate di mais aziendale di ampiezza sufficiente per coprire le aree soggette agli “effetti cavedagna” (calpestamento, irregolarita’ di distribuzione acqua e di concimi, vicinanza fossi o scoline, ecc.). Il mais aziendale intorno alle prove viene raccolto anticipatamente come trinciato o come granella: nel secondo caso e’ importante utilizzare ibridi precoci (classe 300 o 400) e di buono sviluppo. In tutte le prove erano presenti come ibridi di riferimento Tevere e Eleonora (ibridi-ponte); la performance dei vari ibridi testati (non necessariamente ripetuti in tutte le prove) è stata espressa come scostamento percentuale della media produttiva posta uguale a 100. Anche le caratteristiche agronomiche e fisiologiche, espresse in modo sintetico con un punteggio da 1 a 9, sono state valutate per comparazione con valori preassegnati alle varietà di riferimento. Gli ibridi in prova Attraverso un lavoro di piena collaborazione tra tecnici di base, ricercatori degli Istituti, referenti regionali del S.I.C. (sperimentazione interregionale cereali) è stata individuata una lista degli ibridi da immettere negli esperimenti. La lista, riportata in tabella 1, comprende gli ibridi di riferimento presenti in tutti gli esperimenti (nel 2000, Tevere e Eleonora) gli ibridi più diffusi commercialmente, le varietà emergenti dalla sperimentazione parcellare ed i materiali indicati direttamente dalle 17 società sementiere operanti sul nostro mercato, in ragione di 1 “nomina” per Compagnia. Nella quarta colonna (n° campi) è riportato il numero delle località nelle quali ogni ibrido è stato provato. Nelle tabelle dei risultati, sia a livello regionale che interregionale, per garantire un sufficiente grado di attendibilità del dato, si è preferito non riportare le performances degli ibridi testati in meno delle 10 località. I risultati delle singole località ed i risultati “locali” , invece, verranno proposti solo in connessione ed in confronto con dati medi regionali o nazionali (> 10 osservazioni). n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 DITTA PIONEER ASGROW PIONEER PIONEER NK DEKALB VERNEUIL AGRA APSOV ASGROW CEREALTOSCANA CI-ESSE DEKALB DEKALB EMILSEME LIMAGRAIN KWS NK NK PIONEER PIONEER SIS SIVAM SNACI VERNEUIL IBRIDO ELEONORA TEVERE PR33J24 ALICIA PLINIO DK585 GABRIELE GOLDASTE CUARTAL SENEGAL BUONARROTI CASARSA GERAL COTOS HELDER ALIVAL VERO PALLADIO MAVERIK PR34F02 PR34B23 VERTICE ASMAR MANILA AZUAGA CLASSE 700 500 600 600 700 500 600 600 500 500 500 600 500 600 500 600 600 600 500 500 500 600 600 500 700 A: ibridi ponte D: ibridi scelti tra i 15 piu' venduti nel 2000, massimo 2 entrate per Ditta C: ibridi indicati da societa' sementiere TRINCIATO IN LOMBARDIA Perché si fanno le prove da trinciato? Il trinciato permette l’esistenza di un settore zootecnico competitivo nel nostro paese. L’insilato di mais rappresenta la base foraggera più importante per l’animale (può rappresentare il 50% della sostanza secca ingerita) ed economica disponibile per l’azienda riuscendo a fornire il più alto quantitativo di energia al minor costo unitario. Ogni anno si seminano 250-300 mila ettari di mais da trinciato in semina primaverile o dopo prato. Le società sementiere propongono linee di prodotti specifici per il trinciato caratterizzati da: 1. produzione di biomassa totale 2. qualità ossia: digeribilità per i diversi tipi di utilizzatori insilabilità con stay green spinto anche su brattee che garantisce una maggiore comprimibilità ed un adeguato apporto di zuccheri no fast dry down cioè lenta perdita dell’umidità palatabilità (ossia facilità propensione all’ingestione) finestra di raccolta ampia con una migliore organizzazione dei cantieri di lavoro consentendo di allungare i tempi di raccolta allo stadio ottimale in condizioni meteoriche avverse 3. caratteristiche agronomiche maturità diverse con diversa lunghezza del ciclo vegetativo e quindi scelta dell’epoca di semina più appropriata resistenza ad allettamento radicale per alti investimenti favorendo le operazioni di raccolta e limitando al minimo fenomeni di inquinamento fungino e di clostridi stay green (resistenza alla premorienza) e resistenza alla piralide, che evita la miscelazione di parti secche con parti verdi La qualità nel mais insilato è caratterizzato da: 1. elevata energia, con una grande quantità di granella, in conseguenza di un taglio abbastanza tardivo, che consente di avvicinarsi alla produzione massima; 2. buona appetibilità, che deriva dal taglio al momento giusto (quando si raggiunge un contenuto in sostanza secca pari al 35%); 3. buona conservabilità, con assenza di muffe; ciò si ottiene raccogliendo alla giusta umidità (quando il mais non è ancora troppo secco), trinciando abbastanza corto (1 cm) spezzando la granella favorendo il tal modo le operazioni di insilamento, la successiva ruminazione e tagliando il mais non troppo in “basso”. Si ricorda che il momento ottimale della raccolta per mais da trinciato, si ha quando la linea del latte è a 2/3 dalla base del granello nella parte mediana della spiga; 4. limitato contenuto di nitrati. Il momento migliore per la raccolta deve rappresentare il giusto compromesso tra un’alta resa e un’ottima qualità. Il valore energetico di un alimento dipende principalmente dalla digeribilità della sostanza organica. Questa varia con la specie, il genotipo, le condizioni colturali, il clima e le modalità di conservazione dell’alimento. Il valore nutritivo di un foraggio è la sua capacità di essere convertito in latte o carne da un ruminante. La produzione dei ruminanti dipende tra gli altri fattori dalla qualità della razione alimentare, che fornisce l’energia necessaria all’animale per la sua crescita, il mantenimento e la produzione di latte e di carne. Una buona conoscenza dei parametri nutrizionali dell’alimento primario della razione, come è il trinciato integrale di mais, è di fondamentale importanza per gli operatori del settore maidicolo: tecnici, allevatori, nutrizionisti. Grazie alle Ditte sementiere operanti sul nostro territorio si può contare annualmente su una vasta gamma di nuovi prodotti. L’agricoltore quindi in base ai dati messi a disposizione dalla sperimentazione potrà scegliere quelle varietà in grado di soddisfare al meglio le esigenze aziendali. Tab. 1 - Performance dei migliori 5 ibridi nelle prove 2000 per U.F.L./ha verso performance media CLASSE F.A.O. Risultato in UFL U.F.L./ha Risultato in s.s. q.li/ha s.s. Risultato in U.F.L./q.li s.s. Primi 5 vs media Primi 5 Vs media Primi 5 vs media 700 20269 +6.6% 240.1 +3.2 84.1 +3.4% 600 22099 +7.4% 259.9 +4.8% 85.0 +2.8% 400/500 18028 +7.2% 222.1 +7.7% 81.1 -0.2% Tab. 2 - Migliori 5 ibridi delle 500-600-700 nelle prove 2000 per U.F.L./ha Informatore Agrario Tab. 2, 3, 4 – pag. 48-49, 7/2001) Ditta Distributrice Ibrido Classe FAO Maisadour Pioneer Pioneer Emilseme Pioneer Aristo Germana Balka Helder Cecilia 500 500 500 500 500 Pioneer Limagrain Maisadour Limagrain Pioneer X1158P Aligore MAS 629 Alipronto Costanza 600 600 600 600 600 Pioneer Asgrow Novartis Deltaseed Emilseme Pioneer X1178F Adana Frassino Daniel Ferrer Eleonora 700 700 700 700 700 700 (fonte:
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