Dante Delivery of AdvaNced TEchnology Anno XI - n. 1 – Ottobre 2012 SISTEMI ESPERTI • Storia e filosofia • Applicazioni in Anatomia Patologica • Gestione delle complessità • Management ospedaliero Numero speciale My Key Storia, significato, razionale, filosofia dei Sistemi Esperti in genere e in ambito Anatomo Patologico Aroldo Rizzo Direttore Laboratorio di Anatomia PatologicaOspedale Vincenzo Cervello Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti, Palermo Premesse T utte le attività umane sono gravate da errori e anche la Medicina non sfugge a tale destino. L’errore, in tutti i sistemi complessi, scaturisce dall’interazione tra fattore umano, strutturale, tecnologico e organizzativo. L’Anatomia Patologica non è esente dal rischio di errori e deve adeguarsi alle logiche di riduzione di tale rischio utilizzando tutti gli strumenti possibili per gestire l’errore, ridurre il rischio o comunque limitarne al massimo le conseguenze (processo di gestione del rischio-Risk management). I metodi d’identificazione del rischio (reporting, briefing etc.) e della sua analisi sono noti e simili a quelli utilizzati in tanti altri processi assistenziali. Invece per la riduzione del rischio, devono sistematicamente essere utilizzate altre logiche. Ci si può, per esempio, avvalere di software che sono in grado di gestire la fase preanalitica (procedurale), la fase analitica (tecnico-cognitiva) e la fase posta- nalitica (comunicativa) con un’oggettiva evidenza di riduzione degli errori. Di particolare delicatezza resta il controllo dell’errore nella fase diagnostica in cui il medico è chiamato ad utilizzare sistemi di ragionamento sia euristici che analitici, adoperare strategie decisionali, spesso non normate, effettuare scelte in condizioni di rischio o d’incertezza, utilizzando infine una memoria a breve termine e una a lungo termine. Alcune operazioni sono automatiche e possono beneficiare di un controllo esterno (sistemi di allerta), altre cognitive richiedono interazioni attive. Il medico deve inoltre disporre di conoscenze adeguate ed aggiornate sul problema da risolvere ed informazioni sui test da adoperare e sul loro valore oggettivo. Un software che assista il Patologo deve inserirsi in tutti questi processi, essere quindi costruito secondo gli stessi principi che ci guidano nel nostro lavoro, intervenendo sull’attenzione, memoria, comprensione, conoscenze e comunicazione. I software con tali caratteristiche hanno funzionalità del tipo decision support o funzionalità più avanzate del tipo Sistemi Esperti. Tutti intervengono nel complesso percorso di decision making. Sistemi Esperti I Sistemi Esperti (SE) sono stati inventati a Stanford negli anni ’60. Il primo è stato sviluppato da Feigenbaum ed era noto come Dendral, si occupava di scoprire la struttura tridimensionale di macromolecole chimiche. Sempre a Stanford negli anni ’70 fu costruito Mycin, il primo SE in medicina. Il programma diagnosticava le infezioni e proponeva una terapia. Venti anni dopo, Mycin venne confrontato con un pool di esperti microbiologi, le sue diagnosi e terapie risultavano ancora le migliori. Anno XI - n. 1 – Ottobre 2012 Reg. Trib. di Milano n. 32 del 28/01/2003 Editore Springer-Verlag Italia Srl via Decembrio 28 - 20137 Milano Realizzazione a cura di Medicom divisione di Springer-Verlag Italia Srl Direttore Responsabile Antonella Cerri Stampa Geca SpA - via Magellano 11 Cesano Boscone (MI) Contiene IP Dante 2 Delivery of AdvaNced TEchnology Era nata l’Information Technology. Un SE è un programma che tenta di riprodurre prestazioni normalmente fornite da un esperto umano (Gilles, 1996). Volendo semplificare il SE consiste di due parti: 1. Una base di conoscenza; 2. Una macchina inferenziale. Se al sistema viene sottoposto un quesito, cercherà di inferire una risposta dalla base di conoscenza (Figura 1). Sin dall’inizio dello sviluppo di questi programmi si osservarono due grosse difficoltà, note come: 1. Problema della rappresentazione della conoscenza; 2. Problema del collo di bottiglia di Feigenbaum. La prima difficoltà deriva dal fatto che le conoscenze devono essere rappresentate in forme simboliche (per es. matematiche) per essere immagazzinate ed utilizzate dai SE. La seconda difficoltà riguarda le interviste agli esperti per ricavare regole di base da immettere nel sistema. Gli esperti infatti sanno produrre prestazioni specialistiche ma hanno grosse difficoltà a formalizzare il loro percorso normativo (regole) o a selezionare correttamente le informazioni più rilevanti. Un possibile superamento di tale problema è il metodo induttivo nell’acquisizione delle conoscenze (Chilautsky, 1980). Un esempio pratico di metodo induttivo è stato proposto da Bratko in Assistant 1992. In tale SE le regole vengono inferite da centinaia di diagnosi e confrontate con quelle degli esperti. I logici, normalmente, pongono grande importanza sulla differenza tra ragionamento deduttivo ed induttivo, ma i SE utilizzano indifferentemente le due logiche. È anche vero che il medico svolge prevalentemente un’attività empirica e, come tale, non deve rigidamente sottostare al dogma ipotetico deduttivo. Sistemi di Decision Support In medicina le informazioni hanno un’importanza cruciale. Tuttavia, per il singolo medico è impossibile disporre di tutte le informazioni su una determinata patologia. Disporre d’informazioni non vuol dire solamente ricordarle, ma anche, utilizzando tempo e fonti bibliografiche autorevoli: selezionarle, valutarle, organizzarle, aggiornarle e sintetizzarle. Queste considerazioni inducono i medici a diventare esperti molto settorializzati. Ma, anche in questo caso, non è facile sistematizzare le informazioni e trasformarle in conoscenza. Per tale motivo sono stati sviluppati sistemi informatici di conoscenza attiva, i Decision Support Systems (DSS), che permettono di aumentare l’efficacia del processo analitico e delle decisioni attraverso la corretta gestione delle informazioni come l’utilizzo di checklist, refertazione con protocolli computerizzati, regole di predizione clinica, linee guida, bibliografia selezionata ed altro. I DSS Sistema Esperto programma che tenta di riprodurre prestazioni normalmente fornite da un esperto umano (Gilles, 1996) Figura 1. Definizione di Sistema Esperto utilizzati in sanità vengono anche definiti Clinical Decision Support Systems (CDSS). Meccanismi cognitivi della diagnosi • Teoria delle decisioni Esistono due modelli teorici delle decisioni sia individuali che organizzative. La teoria della decisione razionale, con un approccio normativo, stabilisce in linea teorica come dovrebbero essere prese tutte le decisioni per massimizzare gli obiettivi del decisore. Non pone limiti alle capacità cognitive e razionali della mente umana. Secondo quest’ipotesi sarebbe possibile, in linea teorica, prendere decisioni “perfette”. La teoria della razionalità limitata di Herbert Simon, con un approccio descrittivo, capovolge la concezione ideale della mente umana sottolineando che la razionalità è una risorsa limitata e che colui che decide (decisore) è influenzato da percezione, emozione, cultura, tipo di ragionamento utilizzato, attenzione etc. Quest’ultima concezione valorizza, anche, il contesto in cui vengono prese le decisioni. Si configurano così situazioni di certezza caratterizzate dalla possibilità di disporre d’informazioni ottimali e di poterle valutare oppure situazioni d’incertezza in cui non si è in grado di stimare nemmeno la probabilità che un determinato evento si avveri o, ancora, situazioni di rischio, quando il decisore, pur non avendo conoscenze ottimali, è in grado di stimare la probabilità che l’evento si avveri. È chiaro che quando si sviluppa un software destinato alle “decisioni mediche”, bisogna necessariamente tenere presente in quale delle tre situazioni operiamo. I software, oltre a semplificare e 3 valutare il processo decisionale, dovrebbero memorizzarne i percorsi, agire in qualche maniera come fanno i GPS, gestendone le tracce ed effettuando l’editing di nuove rotte. • La “dual theory” Esistono due tipi di ragionamento (Sloman, 1996). Il Sistema 1: rapido, intuitivo, euristico, opera in fretta e automaticamente con poco sforzo e nessun controllo volontario. Il Sistema 2: lento, razionale, analitico, opera durante le scelte, il sé cosciente, la critica. Richiede molta concentrazione e sforzo. Da un certo punto di vista, non vi è grande differenza tra riconoscere una patologia in istologia o riconoscere un viso. Se il viso appartiene ad una persona nota, noi operiamo con il Pattern Recognition o Sistema 1. Non analizziamo continuamente il volto, sarebbe troppo lento, ma utilizziamo solo alcuni punti del viso, presi a riferimento, per effettuare il riconoscimento. Questo sistema ci permette di diagnosticare tutto quello che è ben conosciuto (esperienza) con poco sforzo e rapidamente. È evidente che la precisione in tali casi dipende dall’imprinting iniziale, dal contesto d’insegnamento e può essere gravata dal rischio di Overconfidence. Di contro l’utilizzare sempre il Sistema 2 (critico, analitico, razionale) porterebbe rapidamente alla paralisi diagnostica e non permetterebbe la trasformazione della conoscenza in esperienza. Ogni volta sarebbe la prima volta, non si giungerebbe mai al “pensiero esperto”. L’expertise è data dallo sviluppo di “semantic networks” che sono gruppi di connessione tra concetti astratti e specifiche esperienze. Questo mix di conoscenze ed esperienze genera la più alta accuratez- za al minor costo (Graber, 2002). A favore del Sistema 2 è il generarsi, intrinsecamente al sistema, di un quantitativo di ipotesi maggiore, di test di conferma, la tendenza ad essere più efficace nelle diagnosi complesse e a punteggio. La costruzione di un software per la diagnosi deve tenere presente entrambi i modelli di ragionamento: Sistema 1 di Pattern Recognition con l’inserimento di immagini, sia sotto forma grafica stilizzata che fotografica; Sistema 2, che si occupa prevalentemente di diagnosi complesse e a punteggio in cui risultano maggiormente utili gli schemi, i diagrammi e gli algoritmi. • Tassonomia e diagnosi istologiche La costruzione di un software richiede una griglia tassonomica, relativamente rigida, nella quale collocare le conclusioni diagnostiche e valutare l’istologia come se fosse un semplice test diagnostico, appunto il “test istologia” con la sua sensibilità e specificità, come tutti gli altri test. Semplificando, il Patologo effettua sostanzialmente quattro tipi di diagnosi: 1. Malattie a definizione eziologica, per es. infezione da JC 2. Malattie a definizione istologica, per es. adenocarcinoma 3. Malattie a definizione sindromica, per es. IBD 4. Malattie a definizione sintomatica, per es. “flogosi cronica del colon in paziente con diarrea”. Le patologie a definizione eziologica richiedono l’uso di sonde, anticorpi etc., cioè attraverso l’uso di test diagnostici all’interno del test diagnostico definito “istologia”. Necessitano pertanto di un’ipotesi diagnostica rigida e di test di conferma o di falsificazione. Il risultato è valutato come positivo/negativo, come se fosse un test qualitativo (vero/falso o zero/uno), anche quando proviene da test semiquantitativi o quantitativi. Le malattie a definizione istologica sono, quasi tutte o tutte, patologie neoplastiche. Solo per queste il Patologo rappresenta il “reference standard”, non sono strettamente correlate a una ipotesi diagnostica e rappresentano, da un certo punto di vista, una vera “diagnosi”. L’approccio cognitivo è quello del Pattern Recognition. Di fatto non esistono terminologie alternative a quelle istologiche, né è possibile diagnosticare patologie neoplastiche senza l’uso dell’istologia. Ovviamente vi sono molte eccezioni a questo paradigma, sia per i tumori non solidi (per es. leucemie) che per quelli solidi (per es. epatocarcinoma), ma il punto è che non sono state sostituite le nomenclature e pertanto tali patologie restano “a definizione istologica”. Le malattie a definizione sindromica ed ancor di più a definizione sintomatica risentono fortemente dell’approccio cosiddetto a “punteggio” e sono ancorate all’ipotesi diagnostica clinica. Essendo malattie non a definizione istologica andrebbero descritte, formalizzando i criteri adoperati per giungere alle conclusioni diagnostiche. Un referto istologico, considerato come un test diagnostico, ha un suo “valore” intrinseco, differente per ogni diagnosi. Il rischio per il clinico è di considerare vera una diagnosi “debole” sindromica e falsa una diagnosi “forte” a definizione istologica. La formalizzazione della sensibilità e della specificità del test istologia (quella diagnosi con quel Patologo) potrebbe finalmente incrinare il dogma dell’ultima diagnosi data ai referti istologici, tanto falso quanto pericoloso. Un software, oltre a “normalizzare” la tassonomia Dante 4 Delivery of AdvaNced TEchnology delle diagnosi, per quanto possibile, dovrebbe evidenziare le correlazioni tra ipotesi clinica e/o strumentale ed ipotesi (diagnosi) istologica, espresse sotto forma di probabilità pre- e post-test. • Test diagnostici Il ruolo dei test, di qualunque test, compreso l’istologia, è quello di elevare o ridurre la probabilità pre-test delle ipotesi diagnostiche. Un test è strutturato su due ipotesi denominate ipotesi nulla (H0) e ipotesi alternativa (Ha). L’ipotesi nulla è ritenuta vera fino a prova contraria, l’ipotesi alternativa è un’affermazione contrastante. Allo stesso modo la conoscenza del Rapporto di Verosimiglianza (RV), o Likelihood Ratio, è essenziale per l’utilizzo dei test diagnostici. Il RV, ottenuto dal rapporto tra il risultato di un test in soggetti affetti o meno da una determinata malattia, costituisce l’indice di accuratezza di un test diagnostico. La visualizzazione del RV è data dal nomogramma di Fagan: correlando la probabilità pre-test (ipotesi diagnostica) ed il valore del RV, si ot- tiene il corrispondente valore di probabilità post-test (revisione della probabilità pre-test basata sui risultati del test). Viene stimato che tra il 5 ed il 25% degli esami istologici vengono sottoposti quotidianamente a test inter ni di Immunoistochimica, Biologia molecolare, Citofluorimetria etc. I test vengono utilizzati per falsificare o corroborare un’ipotesi o per aumentare la sensibilità e la specificità dell’osservazione (per es. CK in corso di micrometastasi). A volte devono essere utilizzati, come criterio di definizione, nelle patologie a tassonomia mista (per es. anaplastico a grandi cellule CD30+). Altre finalità sono quelle prognostiche e terapeutiche. Ogni Patologo conosce, in maniera euristica, i limiti e l’affidabilità dei test utilizzati. Purtroppo sia in letteratura che nei sistemi informatici raramente i test vengono valutati come “test”. Troppo spesso la descrizione della positività è data con +, -, +/-, -/+ etc., a cui non segue nessuna rielaborazione del dato. Talora viene valutata la positività a prescindere dall’ipotesi diagnostica iniziale. La Software decisionale-gestionale in Anatomia Patologica: le caratteristiche “ideali” • Funzionalità del tipo decision support o funzionalità più avanzate del tipo Sistemi Esperti per intervenire nel complesso percorso del decision making • Valutazione e semplificazione del processo decisionale, memorizzazione dei percorsi attraverso la gestione di quelli conosciuti ed editing di “nuove rotte” • Applicazione dei modelli di ragionamento della “dual theory” • “Normalizzazione” della tassonomia delle diagnosi, evidenziazione della correlazione tra ipotesi clinica e/o strumentale ed ipotesi (diagnosi) istologica • Analisi bayesiana dei risultati, collegamento alle ipotesi diagnostiche e categorizzazione in griglia di valutazione Figura 2. Le caratteristiche “ideali” di un software per i processi decisionali in Anatomia Patologica complessità e la varietà dei test adoperati non consentono al singolo Patologo una valutazione analitica dei test. Essendo la conoscenza della sensibilità e della specificità, del valore predittivo positivo e di quello negativo il fondamento della gestione dei test e delle ipotesi diagnostiche, i software dovrebbero analizzare i risultati in maniera bayesiana, collegarli alle ipotesi diagnostiche e categorizzarli in una griglia di valutazione. Ogni Patologo conoscerebbe così il valore della probabilità post-test e potrebbe effettuare meglio le proprie scelte (Figura 2). Conclusioni I “software intelligenti” ci offrono la possibilità di effettuare calcoli di probabilità complessi, di orientarci, di seguire strategie decisionali, percorsi diagnostici o semplicemente di verificare le linee guida e ricordare le classificazioni, adoperare standard di refertazione unificati e procedure semi automatiche di verifica del proprio lavoro. Valutare i nostri limiti ed i nostri errori, i nostri falsi positivi e negativi. Ci offrono la possibilità di conoscere l’impatto dell’Anatomia Patologica rispetto alle ipotesi diagnostiche cliniche, di verificare quante volte il test istologia modifica l’ipotesi iniziale. Ci offrono, infine, la possibilità di valorizzare la nostra expertise registrando le nostre tracce, semplificando le nostre rotte, creando un laboratorio virtuale tra i Patologi partecipanti, un network di laboratori. Sino a quando non considereremo la variabilità diagnostica e gli errori come parte integrante del nostro lavoro, non ci porremo il problema di valutarli. I software esperti ci offrono la possibilità di farlo. 5 My Key: il Sistema Esperto per l’Anatomia Patologica Roberto Pisa Patologo, Membro del Consiglio Direttivo, Fondazione San Camillo Forlanini per l'Eccellenza Clinica e la Ricerca, Roma Creare linguaggi comuni Q uando spieghiamo il nostro lavoro di Anatomopatologi agli informatici è importante che lo facciamo come se lo spiegassimo ad un marziano. Una quantità importante del tempo di lavoro con loro è investito nella creazione di un linguaggio comune inequivoco. Il laboratorio di Anatomia Patologica è una scatola nera in cui da una parte entrano cellule e tessuti e dall’altra escono informazioni, bisogna tradurre in chiaro quello che accade nella scatola nera. Ma c’è un’altra scatola nera che abbiamo dovuto mettere in chiaro: la testa del Patologo. Ad essa afferiscono immagini ed informazioni, vengono elaborate in un pregiudizio e trasformate in un giudizio: la diagnosi (Figura 1). Nel nostro lavoro, ad immagini univoche associamo una diagnosi; o da immagini equivoche, cioè associate a più diagnosi, riconosceremo un problema e lo assoceremo a una politica diagnostica. Nella sua vita professionale il Patologo costruisce nella propria testa una collezione di ampiezza proporzionale alla quantità di casi osservati e da questa collezione attinge. La memoria è la fonte principale delle diagnosi. Nella maggior parte dei casi non studiamo, ma riconosciamo una malattia. Le nostre performance diagnostiche dipendono dall’esperienza diret- ta dei casi e dall’esperienza maturata nel campo della conoscenza da cui attingiamo le informazioni di base per l’elaborazione delle politiche diagnostiche. Euristica e logica nell’iter diagnostico Il processo diagnostico ricorre ad entrambi i meccanismi fondamentali del cervello umano. Un meccanismo è euristico; di riconoscimento di ciò che ci è familiare perché ne abbiamo avuto esperienza; è molto veloce e di riconoscimento visivo. Il secondo, di tipo logico, è di analisi del problema con la definizione di più ipotesi diagnostiche da sottoporre a strumenti di prova positiva e negativa. Questo secondo strumento, più lento e pigro del primo, è fortemente condizionato dal grado di conoscenza, dalla sua accessibilità, dallo stress emotivo rappresentato dalla paura di sbagliare, dalla qualità del contesto professionale in cui si lavora. Tuttavia anche quando il riconoscimento di pattern è la via prevalente che conduce alla diagno- si, entra in gioco automaticamente il secondo processo mentale, quello logico, per una rapida valutazione di congruenza. Ecco ad esempio i due sistemi al lavoro in sequenza: – Sembra un Hodgkin!, siamo sicuri che lo sia? -. Sarebbe importante che ai giovani aspiranti Patologi fossero chiare tre questioni pricipali: 1. il lavoro del Patologo si svolge in gruppo; 2. durante la vita professionale commettiamo errori, da singoli e come gruppo (bias non rimossi nella organizzazione del lavoro possono portare ad errori sistematici); 3. la memoria gioca un ruolo fondamentale nel lavoro del Patologo. Il controllo di qualità prospettico, la seconda opinione, la discussione di casi complessi al microscopio a teste multiple poggiano sulle risorse della memoria collettiva sia in fase di riconoscimento della malattia (sistema euristico) che di ricognizione del problema (sistema logico). In questo contesto la condivisione e l’analisi degli errori è uno dei contributi più ricchi di contenuti per la crescita sia individuale che di gruppo. (Continua a pag. 6) Figura 1. Anatomia Patologica e informatica: il connubio di indispensabili conoscenze anche nell’iter diagnostico Dante 6 Delivery of AdvaNced TEchnology (Segue da pag. 5) My Key: informazione e formazione Da qui nasce l’idea di My Key. Un sistema informativo che potenzi la memoria dell’esperienza e della conoscenza, facilitandone il recupero e permettendone il confronto reciproco, traducendo quindi le informazioni contenute nei testi in dati statisticamente elaborabili che consentano l’approccio logico-analitico e consentano di valutare le diagnosi in termini di probabilità. Il sistema informatico diventa dunque progressivamente un sistema formativo per il giovane Patologo, ma anche utile tutor per il Patologo specialista quando si trova ad affrontare casi in settori di patologia meno intensamente frequentati. Questa almeno è stata l’ambizione del gruppo di Patologi ed informatici che hanno lavorato al progetto My Key. Gestione di Unità Diagnostiche di Ana Patologica: quale risposta alla crescente Marco Chilosi Direttore della UOC di Anatomia Patologica, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata, Verona Anatomia Patologica: l’evoluzione della conoscenza F ronteggiare con competenza l’organizzazione delle attività di un’Unità Diagnostica di istopatologia non è semplice a causa dell’evoluzione rapidissima delle conoscenze, delle metodologie e delle richieste che provengono dalla medicina moderna (aderenza a linee guida sempre più esigenti, standardizzazione, nuove classificazioni, validazione diagnostica con marcatori immunoistologici, mar- Figura 1. Dati complementari (immunoistochimici) a indispensabile completamento del referto istologico catori prognostici e predittivi), ed anche per rispondere in modo adeguato ed aggiornato alle norme di legge ed alle nuove esigenze economico-organizzative (privacy, norme di sicurezza, utilizzo di reagenti marcati, smaltimento rifiuti, sistema qualità, accreditamento e certificazione, standardizzazione e linee guida, tracciabilità, carichi di lavoro, liste d’attesa e tempi di risposta e molti altri fattori). L’evoluzione della nostra Disciplina e del nostro ruolo come Anatomopatologi ha avuto un incremento di complessità notevolissimo, che difficilmente può essere fronteggiato con l’approccio tradizionale, ma necessita di nuovi approcci metodologici e strumentali. Appare sempre più chiaro come una valida risposta alla crescente complessità sia la disponibilità di piattaforme informatiche “multitask”, progettate specificamente per ben definite tipologie di attività, basate su analisi dettagliate dei percorsi lavorativi e sulle differenti e specifiche tipologie professionali che contribuiscono alla realizzazione di un prodotto di qualità. L’integrazione per il singolo e per il sistema va progettata come “consolle di comando” capace di fornire a diversi livelli del processo e a diverse tipologie di operatori (amministrativi, tecnici, Patologi) strumenti di gestione efficienti ed implementabili. Un sistema gestionale efficiente e aggiornato può contribuire significativamente alla soluzione di differenti problematiche correlate all’immissione dei dati associati ai campioni bioptici in fase di registrazione, assistere nella transizione dei campioni nelle differenti fasi del processo di 7 tomia complessità? allestimento dei preparati istologici ed anche garantire standard di sicurezza idonei per evitare errori. Sistema Esperto: la soluzione? Ma nella nostra idea di “consolle di comando” c’è anche l’idea di creare un “Sistema Esperto” capace di interagire con il Patologo durante lo svolgimento delle attività diagnostiche, fornendo piattaforme differenziate di gestione dati basate sull’integrazione tra conoscenza ed esperienza. L’applicazione di questa logica va a colmare l’esigenza sempre crescente di adeguamento agli standard qualitativi necessari per fornire dati ag- giornati e corretti, rispondendo alle necessità del Patologo nel singolo caso, fornendo contemporaneamente le informazioni necessarie per formare un database comune da utilizzare nelle sempre più necessarie attività di standardizzazione, controllo di qualità, razionalizzazione delle spese. Questa parte del sistema è particolarmente mirato a rendere più razionale ed efficace la gestione dei dati complementari da fornire assieme al referto istologico, cioè quelli ottenuti con analisi di morfologia molecolare, immunoistochimica, FISH, citometria a flusso, biologia molecolare (Figura 1). La raccolta e gestione dei dati presenti in letteratura non è semplice, e comunque da validare nelle singole Unità Operative, e la trasmissione dei dati, anche all’interno della stessa struttura, è di difficile realizzazione. Questa ti- pologia di problemi può trovare soluzione nell’utilizzo di Sistemi Esperti, capaci di fornire dati utili (ad es. la scelta di un idoneo profilo immunofenotipico da utilizzare in un particolare contesto di diagnosi differenziale). La validazione del profilo viene fornita dal sistema non come una precostituita tabella di “positivi” e “negativi”, ma grazie all’integrazione tra i dati presenti in letteratura e quelli raccolti nell’esperienza professionale del singolo professionista e la sua struttura. Un sistema così concepito può inoltre essere di grande utilità nella trasmissione delle conoscenze, fungendo da supporto didattico professionalmente specifico e legato alla “pratica” (esperienza) di notevole efficacia per rispondere alle esigenze di addestramento e aggiornamento. Sistema Esperto, Anatomia Patologica e management ospedaliero Claudio Doglioni Direttore UO Anatomia Patologica, Istituto Scientifico San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Anatomia Patologica: un’expertise in continua evoluzione I Patologi sono profondamente impegnati nelle trasformazioni che stanno radicalmente modificando lo scenario dell’Anatomia Patologica, sia sul versante professionale che gestionale. Tuttavia, mentre le sfide che più direttamente impegnano la nostra disciplina sul versante cul- turale ci vedono pronti e preparati al cambiamento, più incerta è la nostra attitudine sugli aspetti gestionali, dove ad una carenza formativa, si associano scarsi strumenti di conoscenza della realtà amministrativa ed economica in cui operiamo. Uno strumento fondamentale per gestire la crescente complessità dei nostri laboratori è un sistema informatico che permetta la stretta interconnessione di tutti i diversi aspetti della nostra attività, dagli aspetti tecnici a quelli diagnostici, del controllo qualità, del supporto diagnostico, unitamente alle componenti amministrativa e di controllo economico. Sistemi informatici dedicati: My Key I sistemi informatici fino ad oggi disponibili per i laboratori di Anatomia Patologica miravano a coprire essenzialmente l’attività di accettazione e refertazione diagnostica, lasciando per lo più scoperti gli altri ambiti professionali ed organizzativi. Soffriamo quindi di un ritardo organizzativo e di conoscenza gestionale della nostra realtà operativa, mentre servizi diagnostici a noi affini, quali ad esempio i Laboratori di Chimica Clinica o di Microbiologia ed Immunologia, hanno già da tempo affrontato e risolto questo problema. Questo Dante 8 Delivery of AdvaNced TEchnology TTracciabilità racciabilità Sist Sistema ema qualità Accettazione Anagrafe A nagrafe P Pazienti azienti A ccettazione Macroscopia Mac oscopia P Processazione rocessazione Inclusione Inclusione Microtomia Microtomia Indagini Speciali dagini Spec Colorazione C olorazione Consegna C onsegna casi Anatomia Patologica LIS Laboratory Information System Checklists Checklists Sistema Sist ema E Esperto sperto nostro “ritardo” ha sicuramente ridotto la nostra capacità organizzativa e di relazione/contrattazione con gli enti amministrativi e decisionali, ponendoci in una posizione di debolezza nel far conoscere e capire le specificità della nostra disciplina. Per affrontare questa difficile fase di riorganizzazione del Sistema Sanitario dobbiamo quindi disporre di strumenti che ci permettano non solo di rendere più rapido ed accurato l’iter diagnostico, ma che ci assicurino anche la possibilità di una analisi puntuale organizzativa, amministrativa ed economica dei nostri laboratori. My Key, gestendo ed integrando tutte le attività dell’Anatomia Patologica in un unico sistema informatico, può permettere ai nostri laboratori un salto qualitativo sia sul versante dei processi di preparazione tecnica e dei momenti diagnostici sia nell’ambito gestionale ed amministrativo (Figura 1). My Key nasce per supportare sia la gestione più evoluta della diagnostica istocitopatologica, sia gli aspetti tecnici, amministrativi e di controllo economico. Ad esempio, la completa tracciabilità non solo dei singoli campioni, ma anche delle attività che vedono impegnati i diversi operatori, con la A rchivi h immag ini Archivi immagini P rocedu e e Operative Ope tive Procedure P rot collo Protocollo Con ntrolli qualità Controlli TTariffari ar a iffari Supporto Diag nostico Supporto Diagnostico Indici Indici di attività attività Archivio Archivio Analisi dati dati Analisi Biolog ia molecolare molecolare Biologia Refertazione Archivi A rchivi Bibliografici Bibliografici MEME mmunoistochimica Immunoistochimica Biobanca Indici di pr oduttività Indici produttività Casistica Casistica Gestione magazzini Gestione FISH C itofluorimetria Citofluorimetria Database rreagenti eagenti Database Database an ticorpi Database anticorpi Gestione ordini ordini Gestione Figura 1. L'innnovazione di un sistema informatico dedicato all'Anatomia Patologica sta nell'integrazione di tutte le attività che la compongono definizione puntuale delle risorse umane e materiali necessarie per l’esecuzione delle diverse tipologie di prestazioni che effettuiamo, può permetterci una precisa analisi e valutazione economica delle nostre specifiche attività. Si può così arrivare alla definizione di costi standard per le diverse prestazioni, rapidamente aggiornabili con il mutare delle necessità diagnostiche, utili non solo come strumento di valutazione interna della nostra attività e di confronto e comparazione con altri laboratori, ma anche per le amministrazioni sanitarie come riferimento per la definizione delle dotazioni organiche e degli obiettivi di budget delle diverse unità operative. La condivisione dei dati di attività di diversi laboratori che utilizzano linguaggio e procedure comuni faciliterà e renderà credibili analisi di benchmarking e potrà permettere l’organizzazione in rete di più laboratori, supportando i programmi di sviluppo per “aree vaste” e per reti specialistiche, permettendo così di rispondere adeguatamente agli elevati livelli di economicità, efficienza e qualità richiesti. MYKEY MK Key to Diagnosis VIENI AD aprire la porta del futuro coming soon
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