non di solo PANE Sussidio di preghiera per la famiglia anno XIV n. 649 Domenica 9 Febbraio 2014 V Settimana del Tempo Ordinario Voi siete la luce del mondo Settimanale di preghiera | Tempo Ordinario Offerta della giornata Figli miei, il vostro cuore è piccolo; la preghiera, tuttavia, può renderlo più grande e capace di amare Dio. La preghiera è un'anticipazione del cielo, un'emanazione del paradiso. Non ci lascia mai senza dolcezza. È un miele che scende nell'anima e addolcisce tutto. Davanti ad un preghiera ben fatta i dispiaceri si sciolgono come neve al sole. La preghiera è una rugiada odorosa: bisogna però pregare con cuore puro per sentirne il profumo. “Pregare, forse il discorso più urgente” Sussidio di preghiera per la famiglia San Giovanni Maria Vianney Febbraio 2014 Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore. Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché la saggezza e l'esperienza delle persone anziane siano riconosciute nella Chiesa e nella società. Intenzione missionaria Perché sacerdoti, religiosi e laici collaborino generosamente nella missione di evangelizzazione. Intenzione dei vescovi Perché le persone consacrate testimonino la sapienza della povertà e siano segno di contraddizione in una società che vive dell'efficienza e del successo. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo. Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 2 V Domenica del Tempo Ordinario La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto della verità, del bene, dell’ascolto di Dio; è il luogo interiore della mia relazione con Lui, che parla al mio cuore. Domenica 9 Febbraio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: San Michele Febres Cordero Nasce a Cuenca, in Ecuador, nel 1854. Nel suo Paese (indipendente dalla Spagna dal 1830) sono arrivati nel 1863 dall'Europa i Fratelli delle scuole cristiane, aprendo un istituto anche nella sua città natale. A 14 anni entra nella congregazione, fondata nel 1680 in Francia da san Giovanni Battista de la Salle. Fratel Miguel vota la propria vita alla formazione scolastica dei ragazzi e poi anche degli stessi maestri, come accadrà a Quito, la capitale, dove rimane per 38 anni. Diventa un leader culturale per tutto il Paese ma prosegue anche la sua opera di catechista. La congregazione lo chiama in Bel- Brano Evangelico: Mt 5, 13-16 gio, dove ha trasferito la casa madre dopo l'espulsione dalla Francia nel 1904. A fratel Miguel il compito di insegnare lo spagnolo per poter operare in Spagna e in America latina. Ma in Belgio prende la polmonite. Morirà nel 1910 a Premiá del Mar. Voi siete la luce del mondo! In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». La voce di un dottore della chiesa: Opere di carità. Il pane che a voi sopravanza è il pane dell'affamato; il vestito appeso nel vostro armadio è il vestito di colui che è nudo; il denaro che tenete nascosto è il denaro del povero; le opere di carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi commettete. San Basilio Non di solo pane - Numero 649 - pagina 3 Gli APPROFONDIMENTI della domenica Sale e luce del mondo Meditazione di Don Luciano Vitton Mea Il sale era uno degli elementi fondamentale ai tempi di Gesù: insaporiva i cibi, preservava dalla putrefazione e, in ambito propriamente religioso, veniva unito ai sacrifici di oblazione (Lv 2,13; Ez 43,24). Nel caso in cui il sale avesse perduto il proprio sapore (eventualità plausibile, dato che il sale veniva ricavato con tecniche imperfette che ne compromettevano talvolta la qualità), non poteva che esser «gettato via e calpestato». Calpestato dagli uomini: questo è il destino del sale che perde il sapore. Lo stesso discorso vale per me, per te, tutte le volte che, in nome di un facile guadagno, di un piccolo tornaconto, di un pizzico di prestigio vendiamo la nostra dignità, barattiamo i valori profondi che danno sapore, senso alla nostra vita. I soldi svaniscono, la carriera viene meno e coloro a cui avevamo venduto la nostra dignità ci calpestano, ci gettano nel tetro angolo del dimenticatoio. Diventiamo nulla, polvere. Gesù non ci offre una manciata di soldi, un conto in banca, una carriera folgorante, la sottile suggestione di un subdolo potere che ci fa sprofondare nel baratro della “propria ragione” da imporre ad ogni costo; Egli ci riveste di una nuova dignità, ci dona gli abiti splendenti di una vita semplice ma che irradia una tenue luce, un delicato sapore. Siamo chiamati ad essere luce e sale, uomini che vivono nella libertà dei figli e non nella sudditanza dei servi. Se vendiamo, come Esaù, questa dignità per un piatto di lenticchie perderemo luce, sapore e saremo calpestati dagli uomini. In questa ottica diventa ancora più affascinante e dolce l’insegnamento di Gesù: Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 4 “Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei Cieli”. Non può rimanere nascosta la dignità di figli, la sorprendente novità di una nuova fratellanza. don Luciano Vitton Mea Alcune domande per la riflessione Ancora oggi si rinnovano le parole di Gesù: "voi siete il sale della terra, la luce..", quale riflesso di Dio la mia vita fa vedere? Quale senso delle cose, di Dio Amore faccio assaporare a quanti incontro? Sono davvero capace di opere di bene? Preghiamo la Parola Vieni, luce vera Vieni, eterna vita Vieni, mistero nascosto Contemplare-agire Vieni, tesoro ineffabile San Giacomo paragona la Parola di Dio come un guar- Vieni, realtà indicibile darsi nello specchio per poi metterla in pratica. Edith Vieni, persona incomprensibile Stein invita: "Tu devi essere come un vetro, attraverso Vieni, esultanza perenne il quale la luce dell'amore di Dio discende sul mondo. Vieni, verace attesa di quanti Il vetro non può essere opaco o sporco, altrimenti o- saranno salvati stacoli la luce". Vieni, il rialzarsi di chi giace Vieni, risurrezione dei morti Vieni, o potente, che ogni cosa sempre compi, muti e trasformi con il solo volere. Amen Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 5 V Settimana del Tempo Ordinario Quante povertà morali e materiali oggi vengono dal rifiuto di Dio e dal mettere al suo posto tanti idoli. Lunedì 10 Febbraio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: San Guglielmo il grande S. Guglielmo, chiamato anche s. Guglielmo il grande o di Malavalle, nacque in Francia. Dopo la conversione si diede alla vita eremitica dimorando in vari luoghi della Toscana. Morì a Malavalle, presso Castiglione della Pescaia (Grosseto), il 10 febbraio 1157. Amò intensamente la contemplazione. I suoi due ultimi discepoli, seguendo la sua inclinazione, diedero origine all'Ordine di San Guglielmo che, in occasione della Grande Unione del 1256, aderì all'Ordine ago- stiniano. Poco dopo però se ne distaccò, pur restando alcuni membri uniti agli Agostiniani. Già nel secolo XIII l'Ordine rendeva culto a s. Guglielmo. Brano Evangelico: Mc 6, 53-56 Quanti lo toccavano venivano salvati In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati. La voce di un saggista: Il momento presente. Raramente ci rendiamo conto che il momento presente è il solo che possiamo vivere, e tendiamo di preferenza a elucubrare sul passato o sul futuro, invece di cercare di comprendere il significato e l'importanza dell'essere qui e ora, la necessità di vivere in piena consapevolezza. Anthony de Mello Non di solo pane - Numero 649 - pagina 6 Medita la parola L’Amore viene e dona se stesso Preghiamo la Parola di Fiorella Elmetti Leggendo questo brano di Vangelo mi sono chiesta se io so riconoscere l'amore di Dio che viene, che mi cerca, che ama stare con me, oppure se mi adagio sull'esperienza fatta in passato, anche solo ieri, anche solo mezzora fa. In effetti la tentazione è forte, di esperienze se ne fanno tante, anche di buone e di sante, tuttavia non credo che l'amore per Dio e per l'uomo debba essere sempre identico a se stesso. L'amore è creativo, se no perché Gesù se ne andava sempre ad altre rive, ad altri "villaggi o città o campagne"? Don Paolo Squizzato in una sua bella omelia afferma che "l’amore, per definizione, si fa sempre accanto all’amato. Ecco chi è il nostro Dio: colui che viene a cercarci, che si fa presente, che previene. Un Dio che viene verso ogni uomo, giusto o ingiusto che sia, buono o cattivo, credente o miscredente… Perché l’Amore non fa preferenze di persone, perché Dio ama in modo asimmetrico, rompendo le convinzioni veterotestamentarie, Invece l’Amore viene e dona se stesso, come la pioggia e il sole si riversano su tutti, buoni o malvagi che siano... riconoscere l’amore che viene a cercarci, a farci visita come sole che sorge dall’alto, che scalda, illumina e guarisce; come un Pastore che scende nei nostri deserti interiori a recuperare proprio me, pecorella smarrita e destinata a morte certa, prendendomi in braccio e riportandomi a casa". Ecco quindi che mi devo impegnare a far sì che in ogni parola, in ogni gesto, in ogni mio sguardo ci sia sempre un motivo nuovo per amare... c'è qualcuno che bestemmia? Prego e offro a Dio il mio amore per lui, così un giorno potrà guarire da quel male. C'è qualcuno che sta soffrendo? Nella preghiera lo porto con me e prego perché sia forte nella prova e, nonostante tutto, sia in pace. Che la fede, sia l'Amore che crede. Che la speranza, sia l'Amore che attende. Che l'adorazione, sia l'Amore che si prostra. Che la preghiera, sia l'Amore che t'incontra. Che la fatica, sia l'Amore che lavora. Che la mortificazione, sia l'Amore che s'immola. Che soltanto il tuo Amore, o Dio, diriga i miei pensieri, le mie parole e le mie opere. Amen Agisci Oggi indugerò nella quiete a "respirare Cristo" custodendo nel cuore la Sua Parola per sottrarmi con volontà decisa da quella sottile ambiguità che talvolta affiora dal mio ego inautentico. Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 7 V Settimana del Tempo Ordinario La vita cristiana non è un collage di cose. E’ una totalità armoniosa, opera dello Spirito Santo. Rinnova tutto. Rinnova il nostro cuore, la nostra vita e ci fa vivere in uno stile diverso. Martedì 11 Febbraio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: San Bartolomeo di Olmedo Il Beato Bartolomeo di Olmedo, fu il primo sacerdote che arrivò in terra messicana, era giunto in America nel 1516 all’età di 31 anni. Durante la conquista dell’impero azteca vanno molte lodi a questo giovane mercedario per la sua attività che svolse con intelligenza e prudenza in particolari situazioni fra spagnoli ed arborigeni. Portò la devozione alla Vergine della Mercede ai messicani, i quali si innamorarono di essa, portandoli così alla conoscenza di Dio, insegnando i principi della fede predicando instancabilmente. Battezzò più di 2500 arborigeni, fra questi la famosa Malin- che, la quale, poiché conosceva la lingua spagnola era interprete di Cortés e le diede il nome di Marina. Il Beato Bartolomeo morì in Messico nel novembre del 1524 all’età di 39 anni e pianto da tutti gli indios fu sepolto in Santiago de Tlatelolco. L’Ordine lo festeggia l’11 febbraio. Brano Evangelico: Mc 7, 1-13 Ma il suo cuore è lontano da me. In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte». La voce di un dottore della chiesa: Chi ha fede è mio amico. Gesù che ha un corpo, che è un semita, e che ragiona e che pensa col corpo, non è una testa collocata su un tripode..., è un uomo che vive in tutta la sua pienezza, la sua vita di uomo. E quindi dice: basta con le vostre professioni di fede, se avete fede dimostratemelo. Fatemelo vedere. E chi ha fede è mio amico. David Maria Turoldo Non di solo pane - Numero 649 - pagina 8 Medita la parola Preghiamo la Parola L’apertura della fede A cura di don Fabio Marini Questo lungo brano evangelico riporta una discussione tra Gesù e i farisei sull'osservanza di alcune prescrizioni riguardanti la purificazione. I discepoli di Gesù si sentivano "liberi" da queste norme rituali che, per altro, non erano dedotte dalla Scrittura ma, appunto, aggiunte alla tradizione degli antichi. Inizialmente le disposizioni ricordate erano riservate ai sacerdoti; solo successivamente vennero estese a tutto il popolo. La disputa che nasce tra Gesù e i farisei si sposta subito su ciò che è puro e ciò che non lo è. Ma Gesù riporta il problema dell'osservanza delle norme sul suo punto nodale: il cuore. Il cuore,infatti, è la fonte dell'impurità. Dal cuore nascono i pensieri malvagi, le intenzioni impure, le decisione cattive. È il cuore perciò che bisogna curare; è dal cuore che debbono essere sradicate le erbe amare ed è nel cuore che va accolta e custodita la parola di Dio. Proprio come Maria, come dichiara il Vangelo, "custodiva nel cuore tutte queste cose". Le troppe minuziose osservanze religiose livellano i valori: così era avvenuto nel legalismo ebraico. In base ad esso scribi e farisei incriminano Gesù nei suoi discepoli trasgressori delle tradizioni. Gesù, in forza di una imprescindibile gerarchia di valori, porta la discussione su ben altro terreno: la trasgressione dei comandamenti di Dio in nome di tradizione umane. Poi toglie ogni fondamento nell'assolutizzazione di quelle tradizioni: l'impurità dell'uomo non proviene da un cibo ma dall'intimo dell'uomo stesso. Scribi e farisei si scandalizzano di questa risposta. Mostrano la loro cecità, il non vedere la gerarchia di valori, la funzionalità della legge per l'uomo. Con ciò si escludono dal regno di Dio, divenuti pianta inutile, guide cieche. Materializzare la religione riducendola ad osservanze esteriori è una ricerca di false sicurezze, mentre la vera sicurezza sta nell'amore che Dio ci porta fino a donarci il Figlio che si fa vero "pane" dell'uomo. Ho visto una candela far luce, perché, consumandosi, perdeva la sua cera. Ho visto un ceppo ardere e dar calore, perché acconsentiva a diventare cenere. Ho visto gli aerei volare, perché, bruciandola, perdono la benzina. Ho visto un vecchietto rallegrare i nipotini, perché offriva la sua giovinezza. Ho visto una mamma donare la vita, perché accettava i dolori del parto. Ho visto una massa di dannati uscire dall'inferno, perché il Figlio di Dio perdeva il Paradiso... Ho visto la Chiesa nascere, perché la Donna perdeva il Figlio. M'accorgo che vivo la vita quando la perdo per amore! Amen Agisci Oggi affascinato da questo gesto pregno di sensibilità e d'amore, toccherò e mi lascerò toccare da Gesù perché il suo amore mi guarisca. Soprattutto cercherò di aggrapparmi alla frangia della sua veste i cui fiocchi mi ricorderanno tutti i comandamenti del Signore. Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 9 Gli APPROFONDIMENTI di “Non di solo Pane” Le stelle sentinelle di Mons. Gianfranco Ravasi Le stelle brillano nelle loro postazioni e gioiscono. Dio le chiama per nome ed esse rispondono: Eccoci! E brillano di gioia per il loro Creatore. Baruc 3,34-35 In una notte limpidissima il cielo si trasforma in un manto trapuntato di stelle: lo sguardo si perde tra quei miliardi di astri, di costellazioni, di galassie e nella mente sbocciano pensieri ed emozioni di grandezza e di mistero. Già il Salmista si domandava: «Quando contemplo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cos'è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo perché te ne curi?» (Sal 8,4-5). Il filosofo tedesco Immanuel Kant, nella pagina finale della Critica della ragion pratica, confessava che «due sono le cose che riempiono l'anima con sempre nuova e crescente meraviglia il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me». La stessa scena è tratteggiata in modo originale in un libro un po' particolare, quello di Baruc, uno scritto deuterocanonico, cioè accolto come ispirato solo dalla Chiesa cattolica e non dall'ebraismo, anche perché a noi è giunto solo in greco. Esso è attribuito al fedele segretario del profeta Geremia, Baruc («Benedetto»), ed è costituito da differenti sezioni di argomenti disparati. Ora, in una di queste parti quella che va da 3,9 fino a 4,4 si incontra un inno che esalta la Sapienza divina. Essa ha la sua manifestazione soprattutto nel «libro dei decreti di Dio, la legge che sussiste in eterno» (4,1), ossia nella Torah, la rivelazione divina scritta nella Bibbia, a partire dai primi cinque libri sacri. Ma la Sapienza si dispiega anche nella magnificenza dell'universo, in particolare attraverso la prima creatura (Gen 1,3), la luce: «Dio la manda ed essa corre, l'ha chiamata» scrive Baruc «ed essa gli obbedisce con tremore» (3,33). Ecco, allora, la contemplazione delle stelle. Esse sono comparate a sentinelle che hanno ricevuto una collocazione precisa nelle immense regioni del cielo: le loro varie postazioni. Il Creatore, come un sovrano o un comandante supremo, le passa in rassegna, chiamandole per nome. Esse si mettono quasi sull'attenti e rispondono attestando la loro presenza effettiva: «Eccoci!». E il loro brillare vivido è segno di gioia per l'incarico che hanno ottenu- to. Il pensiero corre a un Salmo già evocato più volte, il 19, che mette in scena i cieli e l'astro maggiore, il sole: «I cieli narrano la gloria di Dio, l'opera delle sue mani annunzia il firmamento ... Là pose una tenda per il sole...» (19,2.6). Il cosmo non è , q u i n d i, c o n t e mpl a t o «romanticamente» per la sua bellezza, ma nella Bibbia è visto sempre come un «creato», frutto di un progetto, con un'ar chitettura, un'armonia che ha alla sua genesi il Creatore. Se il compito della scienza è quello di individuare le strutture e le «meccaniche» che reggono l'universo, impegno della teologia è di individuare il significato ultimo e finale e l'Artefice che è alla radice di quelle strutture. Come si legge nel libro della Sapienza, «dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro Autore» (13,5). Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 10 V Settimana del Tempo Ordinario Dobbiamo avere chiaro, nella nostra vita cristiana, che l’entrare nella gloria di Dio esige fedeltà quotidiana alla sua volontà, anche quando richiede sacrificio. Mercoledì 12 Febbraio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: San Benedetto di Aniane Il «primo grande padre del monachesimo di stripe germanica», antesignano della riforma cluniacense, era nato come Witiza (Vitizia) nel 750 in una nobile famiglia visigota del Sud francese. Venne mandato a studiare alla corte di Pipino il Breve. Entrò poi nell'esercito di Carlo Magno, combattendo in Italia contro i LongobarBrano Evangelico: Mc di. Qui salvò, a rischio della sua vita, un fratello caduto nel Ticino. Questo fatto lo segnò. Tornò in Francia ed entrò nel monastero di San Sequano, vicino Digione. Ne fu abate, ma i confratelli non sopportavano la sua austerità. Allora lui se ne andò e fondò un suo monastero ad Aniane, presso Montpellier. La comunità fiorì. Morto Carlo Ma- gno, divenne consigliere di Ludovico il Pio. Trascorse gli ultimi anni nell'abbazia di Inden, oggi Cornelimüster, vicino alla residenza imperiale di Aquisgrana, dove morì nell'821. Di lì, nell'817, dettò un esempio di quelle che oggi si chiamano Costituzioni. 7,14-23 Ascoltatemi tutti e comprendete bene! In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». La voce di un padre della Chiesa: Le tentazioni. La tentazione sembra come un torrente di difficile passaggio. Alcuni che nelle tentazioni non si lasciano sommergere l'attraversano. Sono bravi nuotatori che non si fanno trascinare dal torrente; gli altri che tali non sono, entrati ne vengono sommersi. Cirillo di Gerusalemme Non di solo pane - Numero 649 - pagina 11 Medita la parola Preghiamo la Parola La gelosia è un veleno Meditazione di Fiorella Elmetti È la gelosia che gioca brutti scherzi! Papa Francesco l'ha sottolineato in una bella omelia feriale: “La gelosia porta ad uccidere. L’invidia porta ad uccidere. E’ stata proprio questa porta, la porta dell’invidia, per la quale il diavolo è entrato nel mondo. La Bibbia dice: ‘Per l’invidia del diavolo è entrato il male nel mondo’. La gelosia e l’invidia aprono le porte a tutte le cose cattive. Anche divide la comunità. Una comunità cristiana, quando soffre, alcuni dei membri, di invidia, di gelosia, finisce divisa: uno contro l’altro. E’ un veleno forte questo. E’ un veleno che troviamo nella prima pagina della Bibbia con Caino”. Inoltre, "nel cuore di una persona colpita dalla gelosia e dall’invidia, ha sottolineato ancora il Papa, accadono “due cose chiarissime”. La prima cosa è l’amarezza: “La persona invidiosa, la persona gelosa è una persona amara: non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia, sempre guarda ‘che cosa ha quello ed io non ne ho’. E questo lo porta all’amarezza, un’amarezza che si diffonde su tutta la comunità. Sono, questi, seminatori di amarezza. E il secondo atteggiamento, che porta la gelosia e l’invidia, sono le chiacchiere. Perché questo non tollera che quello abbia qualcosa, la soluzione è abbassare l’altro, perché io sia un po’ alto. E lo strumento sono le chiacchiere. Cerca sempre e vedrai che dietro una chiacchiera c’è la gelosia e c’è l’invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo... preghiamo per le nostre comunità cristiane, perché questo seme della gelosia non venga seminato fra noi, perché l’invidia non prenda posto nel nostro cuore, nel cuore delle nostre comunità, e così possiamo andare avanti con la lode del Signore, lodando il Signore, con la gioia”. O Signore, dove mai potrei andarmene, se non venendo a te, per trovare l'amore che tanto desidero! Il tuo cuore è soltanto amore... Io ti vedo, ti sento, ti tocco. Con tutto il mio essere so che tu mi ami. Confido in te, Signore, ma continua ad aiutarmi nei miei momenti di sfiducia e di dubbio, che sono e saranno con me ogni volta che distolgo gli occhi, gli orecchi e le mani da te. Ti prego, Signore, continua a richiamarmi a te, di giorno e di notte, nella gioia e nella tristezza, nei momenti di successo e in quelli di fallimento. Non permettere che ti lasci mai. So che camminerai con me. Aiutami a camminare con te, oggi, domani e sempre. Amen Agisci Oggi fisserò lo sguardo sul "Misericordioso" e rintraccerò nella mia vita le volte che Egli ha fatto risplendere su di me il suo volto, offrendomi il perdono e beneficandomi in ogni modo. Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 12 V Settimana del Tempo Ordinario Cristo ci guida a uscire sempre di più da noi stessi, per donarci e servire gli altri. Giovedì 13 Febbraio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Sant’Angelo Tancredi da Rieti Il beato Angelo Tancredi da Rieti fu uno dei primi discepoli di san Francesco, e cioé uno dei primi frati minori. Angelo Tancredi era un nobile cavaliere, fu il primo cavaliere ad unirsi a Francesco. Nel 1223 lavorava a Roma, a servizio del cardinale di "Santa Croce in Gerusalemme" Leone Brancaleone. E proprio in quegli anni Angelo Tancredi conobbe Francesco d'Assisi. Trascorse con il frate serafico gli ultimi due anni della sua vita. Angelo assieme ai compagni Leone e Rufino confortò Francesco, mentre stava morendo, cantandogli il Cantico delle Creature. Con Leone e Rufino egli scrisse la celebre "Leggenda dei tre compagni" e, nel 1246, una lettera da Greccio al ministro generale Crescenzo di Iesi. Tancredi da Rieti è sepolto vicino alla tomba di Francesco nella cripta della basilica di Assisi. E lo stesso san Francesco, volendo delineare l'identikit dell'autentico frate minore, così scriveva: «Sarebbe un buon frate minore colui che avesse la cortesia di Angelo, che fu il primo cavaliere entrato nell'Ordine e fu adorno di ogni gentilezza e bontà». Brano Evangelico: Mc 7,24-30 Il demonio è uscito da tua figlia In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato. La voce di un dottore della Chiesa: cattivi pensieri. Alcuni ritengono che i cattivi pensieri siano ispirati dal diavolo e non dalla loro stessa volontà. Il diavolo può essere collaboratore e istigatore dei cattivi pensieri, non può esserne l’autore. Beda Non di solo pane - Numero 649 - pagina 13 Medita la parola Preghiamo la Parola Bastano poche briciole di Don Luciano Vitton Mea Una donna straniera chiede a Gesù un miracolo per la propria figlioletta. Bastano poche briciole della misericordia divina per scacciare il male, per liberare l’uomo dalle catene, per vincere le seduzioni del maligno. Basta uno sguardo che viene dall’Alto per abbattere i muri di separazione, per cancellare i fallimenti di una vita, per ridare dignità alle scarne membra dell’umano mendicare. Anch’io mi sento straniero, lontano dal tuo amore, solo nel mio egoismo. Non ti chiedo il pane della fragranza ma le briciole della misericordia, lo sguardo del perdono, il tocco della tua comprensione. Nella mia fragilità vago senza meta, ai margini della strada. Sono stanco di bere l’acqua sporca delle pozzanghere e di rubare le ghiande ai porci. Come la donna ti chiedo: liberami Signore e conducimi alle fresche acque della tua dimora, al pozzo che nella casa del Padre disseta l’arsura dell’umana disperazione. Donami le briciole che cadono dal tuo Santo Altare e come la donna potrò ascoltare la dolcezza della tua voce: “Va, torna alla casa di tuo Padre, la tua fede ti ha salvato”. Vieni, invisibile e del tutto intangibile e impalpabile Vieni, tu che sempre rimani immobile, e ad ogni istante tutto ti muovi e vieni a noi che giacciamo nell'Ade, tu che sei al di sopra di tutti i cieli Vieni, nome desiderato e celebrato, ma del tutto impossibile a essere detto da parte nostra chi egli sia o a essere conosciuto quale e quanto sia Vieni, gioia eterna Vieni, corona immarcescibile Vieni, porpora del grande Dio e Re nostro Vieni, cintura cristallina e di pietre preziose Vieni, calzare inaccessibile Vieni, vera destra regale purpurea e sovrana Vieni, tu che ha bramato e brama la mia misera anima Vieni, mio respiro e mia vita Vieni, consolazione della mia povera anima Vieni, gioia e gloria e delizia senza fine. Amen (S. Simeone il Nuovo Teologo "Inni e Preghiere" invocazione allo Spirito Santo) Agisci Oggi, toccherò e mi lascerò toccare da Gesù perché il suo amore mi guarisca. Soprattutto cercherò di aggrapparmi alla frangia della sua veste per ricevere in dono la sua misericordia ed una fede salda e sicura. Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 14 Gli Antichi mestieri di “Non di solo Pane” Le lavandaie di don Luciano Vitton Mea le, oppure in un apposito spazio in riva al fiume. Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un'oblazione secondo giustizia. Fino ad alcuni decenni fa l’acqua non entrava in tutte le case. Così le massaie dovevano recarsi, per fare il bucato, ai vari lavatoi situati nelle piazze oppure, come al mio paese, in riva al fiume. “Prima si faceva il bucato con la cenere poi, si andava al lago. Qui a Salò le donne per lavare avevano i loro posti: San Bernardino, sul lungolago (dove c’erano delle scalette che scendevano a lago) al Mulino, alle Rive e a Sant’Antonio dove c’erano le fontane. Arrivavano portando dietro la loro asse da lavare (laandèr) e con il bucato nelle carriole o nelle sèdèle”. (Libera Apollonio - Salò) A casa mia ogni quindici giorni si faceva la “bogada” cioè il bucato grosso. I capi da lavare venivano mess i nelle “saole” (mastelli in legno) dove in un secondo momento veniva versata la “lisìa” (lisciva). Il risciacquo avveniva invece sulle rive del fiume Chiese. Ricordo che ogni donna aveva il suo “laandèr” che veniva depositato fuori dall’uscio di casa, in corti- Le laàndere e i mastelli in legno, come del resto “el laandèr”, sono sempre stati per me segni di un mistero più profondo; mi hanno sempre ricordato il Sacramento della riconciliazione e il confessionale. Anche la nostra anima ha bisogno di essere immersa nella “lisciva” di Dio, cioè bagnata dalla sua infinita misericordia. Un abito, se non viene lavato, diventa brutto e manda cattivo odore. Così l’uomo che non si confessa mai. Con l’andare del tempo la coscienza si logora e diventa incapace di discernere il bene dal male. Se si sta a lungo lontano dal lavacro, dal confessionale, si diventa più egoisti, meno disponibili, più cattivi. Oggi il bucato viene fatto automaticamente in lavatrice e le laàndere non esistono più. La pulizia dell’anima non è così automatica e il confessionale è più che mai attuale se vogliamo continuare a vivere in comunione con Dio. Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 15 V Settimana del Tempo Ordinario Non un Dio indefinito e diffuso, come uno spray sparso un po’ ovunque. Non una presenza impalpabile, un’essenza nebulizzata che si spande intorno senza sapere bene cosa sia. Venerdì 14 Febbraio I Settimana del Salterio I Santi del giorno: Santi Cirillo e Metodio Cirillo e Metodio, fratelli nel sangue e nella fede, nati a Tessalonica (attuale Salonicco, Grecia) all’inizio del sec. IX, evangelizzarono i popoli della Pannonia e della Moravia. Cr earo no l’alfabeto slavo e tradussero in questa lingua la Scrittura e an- che i testi della liturgia latina, per aprire ai nuovi popoli i tesori della parola di Dio e dei Sacramenti. Per questa missione apostolica sostennero prove e sofferenze di ogni genere. Papa Adriano II accreditò la loro opera, confermando la lingua slava per il ser- vizio liturgico. Cirillo morì a Roma il 14 febbraio 869. Giovanni Paolo II con la lettera apostolica "Egregiae virtutis" del 31 dicembre 1980 li ha proclamati, insieme a San Benedetto abate, patroni d'Europa. Brano Evangelico: Lc 10,1-9 La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”». La voce di un vescovo coraggioso: La parola di Dio. La mia voce scomparirà, ma la mia parola che è Cristo resterà nei cuori di quanti lo avranno voluto accogliere. Fratelli, custodite questo tesoro. Non è la mia povera parola a seminare speranza e fede; è che io non sono altro che l'umile risuonare di Dio in questo popolo. Oscar Romero Non di solo pane - Numero 649 - pagina 16 Medita la parola Preghiamo la Parola Dio può pregare in me Meditazione di Fiorella Elmetti C'è tanto lavoro da fare per il regno di Dio, basta avere cuore e umiltà per rendersi conto che ben pochi sono coloro che lo rifiutano. Certo, non tutti si sentono sempre in sintonia con Lui, c'è chi non sa riconoscerLo e accoglierLo e, perciò, può addirittura arrivare a sentirsi rigettato. Il primo compito di un cristiano, perciò, è condurre tutti a Dio con delicatezza e rispetto, diventando per primo il ponte su cui passare. Un ponte lungo un abbraccio. Henri J.M. Nouwen in merito ha scritto: "Quando conduco gli amici e le persone per cui prego nella mia intimità più segreta, portando i loro dolori, le loro lotte, il loro pianto nella mia stessa anima, allora..abbandono me stesso e divento loro, allora provo compassione... Quando prego per il mondo, divento il mondo; quando prego per le infinite necessità di milioni di persone, la mia anima si espande e li vuole abbracciare tutti, portandoli alla presenza di Dio. In questa esperienza, però, mi accorgo anche che la compassione non è mia, ma è un regalo che Dio mi ha fatto. Io non posso abbracciare il mondo, ma Dio lo può, io non posso pregare, ma Dio può pregare in me...Pregando per gli altri.. divento gli altri, per essere rintracciato dall'amore divino che stringe tutta l'umanità in un abbraccio". Dentro ci deve essere la solidarietà e, prima ancora l'amicizia, come sottolineava bene Padre Turoldo: "Vogliamo credere che almeno in angoli recessi della vita, in qualche recinto d’anima, dentro ben custodite e beate solitudini, in qualche chiostro dimenticato e persino in angoli insospettati nella stessa città, ci sia ancora chi custodisce la grazia dell’amicizia, a ricchezza dello stesso esistere; e per il fatto solo che esista abbellisce la terra intera". Tu che sei al di sopra di noi, tu che sei uno di noi, tu che sei anche in noi, possano tutti vedere te anche in me, possa io preparare la strada per te, possa io rendere grazie per tutto ciò che mi accade. Possa io non scordare in ciò i bisogni altrui. Tienimi nel tuo amore così come vuoi che tutti dimorino nel mio. Possa tutto in questo mio essere volgersi a tua gloria e possa io non disperare mai. Poiché io sono sotto la tua mano, e in te è ogni forza e bontà. Dammi puri sensi, per vederti... Dammi umili sensi, per udirti... Dammi sensi d'amore, per servirti...Dammi sensi di fede, per dimorare in te... Amen Agisci Oggi mi immergerò consapevolmente in questo frammento di tempo, tanto fugace quanto prezioso, che mi è dato per accogliere il rinnovato invito di Dio a vivere. Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 17 V Settimana del Tempo Ordinario Fin dal grembo di nostra madre impariamo a riconoscere la sua voce e quella del papà; dal tono di una voce percepiamo l’amore o il disprezzo, l’affetto o la freddezza. Sabato 15 Febbraio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Santi Faustino e Giovita Martiri La loro vita viene ricostruita, con l'aggiunta di diversi elementi leggendari, dalla «Legenda maior». Di storico vi è l'esistenza dei due giovani cavalieri, convertiti al cristianesimo, tra i primi evangelizzatori del Bresciano e morti martiri tra il 120 e il 134 al tempo dell'imperatore Adriano. La tradizione arricchisce di particolari il loro martirio. La loro conversione viene attribuita al vesco- Brano Evangelico: Mc vo Apollonio, lo stesso che poi ordina Faustino presbitero e Giovita diacono. Il loro successo nella predicazione, però, li espone all'odio dei maggiorenti di Brescia che invitano il governatore della Rezia Italico a eliminare i due col pretesto del mantenimento dell'ordine pubblico. La morte di Traiano, promotore della persecuzione, ritarda però i piani del governatore, che approfit- tando della visita del nuovo imperatore Adriano a Milano denuncia i due predicatori come nemici della religione pagana. Diversi eventi miracolosi li risparmiano dalla morte e spingono numerosi pagani - tra cui anche la moglie di Italico, Afra - a convertirsi. Portati a Milano, Roma e Napoli verranno decapitati infine a Brescia. 8,1-10 I pani e i pesci. In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. La voce di un mistico: Dio nei nostri cuori. Dio nei nostri cuori, voi ci avete fatto un bene infinito che si rinnova ogni giorno, ad ogni istante, perché ogni giorno vi unite a noi, donandovi a noi, voi l'infinito, in una maniera ineffabile, poiché ad ogni istante siete qui presente, voi l'infinito per essere sempre in nostra compagnia. Charles de Foucauld Non di solo pane - Numero 649 - pagina 18 Medita la parola Pane di vita Preghiamo la Parola Meditazione a cura di don Carlo Moro Da sempre si è ritenuto questo episodio come il momento più alto della popolarità di Gesù. Egli viene ora riconosciuto come Messia, ma in maniera tutt'altro che chiara. Intravediamo un'ambiguità di fondo in questa massiccia adesione da parte della folla. Non succede forse anche a noi di cercare Dio per ciò che dà piuttosto che per ciò che è veramente? Non ci è forse mai capitato di chiedere a Dio di fare qualcosa per le sofferenze del mondo e, al suo invito a darci da fare, di replicargli accampando il nostro preteso sano realismo? Eppure Dio vuole avere bisogno di noi, preferisce aver bisogno del nostro nulla per fare qualcosa. Credere non significa delegare a Dio la risoluzione dei nostri problemi, ma imparare ad affrontarli in una prospettiva diversa. In questo racconto Gesù è animato dalla compassione verso la folla. Un sentimento pieno di umanità che si manifesta nella prontezza al servizio ed alla donazione. È altresì un sentimento umano perché rende Gesù uomo come noi; lo rende partecipe dei nostri dolori e delle nostre sofferenze. Ma è anche un sentimento divino, perché proviene da Dio, perché Gesù è spinto da esso ad operare il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. È la compassione divina che preannuncia la Passione del Figlio. Dio sente le nostre passioni, e ci dona la sua Passione. La sua compassione ha questo doppio movimento. Da Dio all'uomo per assumere tutte le passioni umane e dall'uomo a Dio per partecipare alla Sua Passione. E qui, nella compassione umano-divina che troviamo il valore delle nostre celebrazioni eucaristiche che è l'incontro tra Dio e l'uomo; un incontro d'amore, di salvezza e di redenzione. Maria, Madonna della strada, hai camminato sui monti della Giudea, portando, sollecita, Gesù e la sua gioia; hai camminato da Nazareth a Betlemme dove è nato il tuo bambino, il Signore nostro; hai camminato sulle strade dell'esilio per salvare il Figlio dell'Altissimo; hai camminato sulla via del Calvario per diventare nostra Madre. Continua a camminare accanto ai missionari del tuo Figlio che sulle strade del mondo vogliono, come te, Arca di Alleanza, portare a tutte le genti Gesù, il suo vangelo, la sua salvezza. Amen Agisci Oggi sosterò a prendere consapevolezza di quanto coltivare l'interiorità sia importante sempre, ma molto più oggi, in cui questo tipo di società stimola a "giocare" tutto sull'"apparire". E' da questa corsa al "sembrare" che derivano spesso le più grandi ingiustizie sociali di oggi. Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 19 Sussidio di preghiera per la famiglia Coordinatrice Fiorella Elmetti Anno XIV- n. 649 Domenica 9 Febbraio 2014 Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti Chiuso il 4 Febbraio 2014 Numero copie 1250 333/3390059 don Luciano Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea Per la tua vita spirituale visita il Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo Ti aspetto ogni giorno su: http://www.latracciameditazioni.it/
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