Non di solo pane

non di
solo
PANE
Sussidio di preghiera per la famiglia
anno XIV n. 649
Domenica 9 Febbraio 2014
V Settimana del
Tempo Ordinario
Voi siete
la luce del
mondo
Settimanale di preghiera | Tempo Ordinario
Offerta della giornata
Figli miei, il vostro cuore è piccolo; la
preghiera, tuttavia, può renderlo più grande e capace di amare Dio. La preghiera è
un'anticipazione del cielo, un'emanazione
del paradiso. Non ci lascia mai senza dolcezza.
È un miele che scende nell'anima e addolcisce tutto.
Davanti ad un preghiera ben fatta i dispiaceri si sciolgono come neve al sole.
La preghiera è una rugiada odorosa: bisogna però pregare con cuore puro per
sentirne il profumo.
“Pregare,
forse il
discorso
più urgente”
Sussidio
di preghiera
per la famiglia
San Giovanni Maria Vianney
Febbraio 2014
Offerta quotidiana
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché la saggezza e l'esperienza delle persone anziane
siano riconosciute nella Chiesa e nella società.
Intenzione missionaria
Perché sacerdoti, religiosi e laici collaborino
generosamente nella missione di evangelizzazione.
Intenzione dei vescovi
Perché le persone consacrate testimonino la sapienza
della povertà e siano segno di contraddizione in una
società che vive dell'efficienza e del successo.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 2
V Domenica del Tempo Ordinario
La coscienza è lo spazio interiore dell’ascolto
della verità, del bene, dell’ascolto di Dio;
è il luogo interiore della mia relazione con Lui,
che parla al mio cuore.
Domenica
9
Febbraio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Michele Febres Cordero
Nasce a Cuenca, in Ecuador, nel 1854. Nel
suo Paese (indipendente
dalla Spagna dal 1830)
sono arrivati nel 1863
dall'Europa i Fratelli
delle scuole cristiane,
aprendo un istituto anche nella sua città natale. A 14 anni entra nella
congregazione, fondata
nel 1680 in Francia da
san Giovanni Battista de
la Salle. Fratel Miguel
vota la propria vita alla
formazione scolastica
dei ragazzi e poi anche
degli stessi maestri, come accadrà a Quito, la
capitale, dove rimane per
38 anni. Diventa un
leader culturale per tutto
il Paese ma prosegue
anche la sua opera di
catechista. La congregazione lo chiama in Bel-
Brano Evangelico: Mt 5, 13-16
gio, dove ha trasferito la
casa madre dopo l'espulsione dalla Francia nel
1904. A fratel Miguel il
compito di insegnare lo
spagnolo per poter operare in Spagna e in America latina. Ma in Belgio
prende la polmonite.
Morirà nel 1910 a Premiá del Mar.
Voi siete la luce del mondo!
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa
lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta
una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che
sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che
è nei cieli».
La voce di un dottore della chiesa: Opere di carità.
Il pane che a voi sopravanza è il pane dell'affamato; il vestito
appeso nel vostro armadio è il vestito di colui che è nudo; il
denaro che tenete nascosto è il denaro del povero; le opere di
carità che voi non compite sono altrettante ingiustizie che voi
commettete.
San Basilio
Non di solo pane - Numero 649 - pagina 3
Gli APPROFONDIMENTI
della domenica
Sale e luce del mondo
Meditazione di Don Luciano Vitton Mea
Il sale era uno degli elementi fondamentale ai
tempi di Gesù: insaporiva i
cibi, preservava dalla putrefazione e, in ambito
propriamente religioso, veniva unito ai sacrifici di oblazione (Lv 2,13; Ez
43,24). Nel caso in cui il
sale avesse perduto il proprio sapore (eventualità
plausibile, dato che il sale
veniva ricavato con tecniche imperfette che ne
compromettevano talvolta
la qualità), non poteva che
esser «gettato via e calpestato». Calpestato dagli
uomini: questo è il destino
del sale che perde il sapore.
Lo stesso discorso vale per
me, per te, tutte le volte
che, in nome di un facile
guadagno, di un piccolo tornaconto, di un pizzico di
prestigio vendiamo la nostra
dignità, barattiamo i valori
profondi che danno sapore,
senso alla nostra vita. I soldi
svaniscono, la carriera viene
meno e coloro a cui avevamo venduto la nostra dignità ci calpestano, ci gettano
nel tetro angolo del dimenticatoio. Diventiamo nulla,
polvere. Gesù non ci offre
una manciata di soldi, un
conto in banca, una carriera
folgorante, la sottile suggestione di un subdolo potere che ci
fa sprofondare nel baratro della
“propria ragione” da imporre ad
ogni costo; Egli ci riveste di una
nuova dignità, ci dona gli abiti
splendenti di una vita semplice
ma che irradia una tenue luce,
un delicato sapore. Siamo chiamati ad essere luce e sale, uomini che vivono nella libertà dei
figli e non nella sudditanza dei
servi. Se vendiamo, come Esaù,
questa dignità per un piatto di
lenticchie perderemo luce, sapore e saremo calpestati dagli
uomini. In questa ottica diventa ancora più affascinante e
dolce l’insegnamento di Gesù:
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 4
“Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei
Cieli”. Non può rimanere nascosta la dignità di figli,
la sorprendente novità di una nuova fratellanza.
don Luciano Vitton Mea
Alcune domande per la riflessione

Ancora oggi si rinnovano le parole di Gesù: "voi
siete il sale della terra, la luce..", quale riflesso
di Dio la mia vita fa vedere?

Quale senso delle cose, di Dio Amore faccio assaporare a quanti incontro?

Sono davvero capace di opere di bene?
Preghiamo la Parola
Vieni, luce vera
Vieni, eterna vita
Vieni, mistero nascosto
Contemplare-agire
Vieni, tesoro ineffabile
San Giacomo paragona la Parola di Dio come un guar-
Vieni, realtà indicibile
darsi nello specchio per poi metterla in pratica. Edith
Vieni, persona incomprensibile
Stein invita: "Tu devi essere come un vetro, attraverso
Vieni, esultanza perenne
il quale la luce dell'amore di Dio discende sul mondo.
Vieni, verace attesa di quanti
Il vetro non può essere opaco o sporco, altrimenti o-
saranno salvati
stacoli la luce".
Vieni, il rialzarsi di chi giace
Vieni, risurrezione dei morti
Vieni, o potente, che ogni cosa
sempre compi, muti e trasformi
con il solo volere.
Amen
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 5
V Settimana del Tempo Ordinario
Quante povertà morali e materiali oggi
vengono dal rifiuto di Dio e dal mettere
al suo posto tanti idoli.
Lunedì
10
Febbraio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Guglielmo il grande
S. Guglielmo, chiamato anche s. Guglielmo il grande o di
Malavalle, nacque in
Francia. Dopo la
conversione si diede
alla vita eremitica
dimorando in vari
luoghi della Toscana.
Morì a Malavalle,
presso Castiglione
della
Pescaia
(Grosseto), il 10 febbraio 1157. Amò intensamente la contemplazione. I suoi
due ultimi discepoli,
seguendo la sua inclinazione, diedero origine all'Ordine di San
Guglielmo che, in
occasione della Grande Unione del 1256,
aderì all'Ordine ago-
stiniano. Poco dopo
però se ne distaccò,
pur restando alcuni
membri uniti agli Agostiniani. Già nel
secolo XIII l'Ordine
rendeva culto a s. Guglielmo.
Brano Evangelico: Mc 6, 53-56 Quanti lo toccavano venivano salvati
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a
terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente
subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono
a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati
nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo
mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
La voce di un saggista: Il momento presente.
Raramente ci rendiamo conto che il momento presente è il solo che
possiamo vivere, e tendiamo di preferenza a elucubrare sul passato o
sul futuro, invece di cercare di comprendere il significato e l'importanza dell'essere qui e ora, la necessità di vivere in piena consapevolezza.
Anthony de Mello
Non di solo pane - Numero 649 - pagina 6
Medita la parola
L’Amore viene e dona se stesso
Preghiamo la Parola
di Fiorella Elmetti
Leggendo questo brano di Vangelo mi sono chiesta
se io so riconoscere l'amore di Dio che viene, che
mi cerca, che ama stare con me, oppure se mi
adagio sull'esperienza fatta in passato, anche solo
ieri, anche solo mezzora fa. In effetti la tentazione è forte, di esperienze se ne fanno tante, anche
di buone e di sante, tuttavia non credo che l'amore per Dio e per l'uomo debba essere sempre identico a se stesso. L'amore è creativo, se no perché
Gesù se ne andava sempre ad altre rive, ad altri
"villaggi o città o campagne"? Don Paolo Squizzato
in una sua bella omelia afferma che "l’amore, per
definizione, si fa sempre accanto all’amato. Ecco
chi è il nostro Dio: colui che viene a cercarci, che
si fa presente, che previene. Un Dio che viene
verso ogni uomo, giusto o ingiusto che sia, buono
o cattivo, credente o miscredente… Perché
l’Amore non fa preferenze di persone, perché Dio
ama in modo asimmetrico, rompendo le convinzioni veterotestamentarie, Invece l’Amore viene e
dona se stesso, come la pioggia e il sole si riversano su tutti, buoni o malvagi che siano... riconoscere l’amore che viene a cercarci, a farci visita
come sole che sorge dall’alto, che scalda, illumina e guarisce; come un Pastore che scende nei
nostri deserti interiori a recuperare proprio me,
pecorella smarrita e destinata a morte certa,
prendendomi in braccio e riportandomi a casa".
Ecco quindi che mi devo impegnare a far sì che in
ogni parola, in ogni gesto, in ogni mio sguardo ci
sia sempre un motivo nuovo per amare... c'è qualcuno che bestemmia? Prego e offro a Dio il mio
amore per lui, così un giorno potrà guarire da
quel male. C'è qualcuno che sta soffrendo? Nella
preghiera lo porto con me e prego perché sia forte nella prova e, nonostante tutto, sia in pace.
Che la fede,
sia l'Amore che crede.
Che la speranza,
sia l'Amore che attende.
Che l'adorazione,
sia l'Amore che si prostra.
Che la preghiera,
sia l'Amore che t'incontra.
Che la fatica,
sia l'Amore che lavora.
Che la mortificazione,
sia l'Amore che s'immola.
Che soltanto il tuo Amore, o Dio,
diriga i miei pensieri,
le mie parole e le mie opere.
Amen
Agisci
Oggi
indugerò
nella
quiete a "respirare Cristo"
custodendo
nel
cuore la Sua Parola per
sottrarmi con volontà decisa da quella
sottile ambiguità che talvolta affiora
dal mio ego inautentico.
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 7
V Settimana del Tempo Ordinario
La vita cristiana non è un collage di cose. E’ una
totalità armoniosa, opera dello Spirito Santo.
Rinnova tutto. Rinnova il nostro cuore,
la nostra vita e ci fa vivere in uno stile diverso.
Martedì
11
Febbraio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Bartolomeo di Olmedo
Il Beato Bartolomeo di
Olmedo, fu il primo
sacerdote che arrivò in
terra messicana, era
giunto in America nel
1516 all’età di 31 anni.
Durante la conquista
dell’impero azteca vanno molte lodi a questo
giovane mercedario per
la sua attività che svolse con intelligenza e
prudenza in particolari
situazioni fra spagnoli
ed arborigeni. Portò la
devozione alla Vergine
della Mercede ai messicani, i quali si innamorarono di essa, portandoli così alla conoscenza di Dio, insegnando i
principi della fede predicando instancabilmente. Battezzò più di
2500 arborigeni, fra
questi la famosa Malin-
che, la quale, poiché
conosceva la lingua
spagnola era interprete
di Cortés e le diede il
nome di Marina. Il Beato Bartolomeo morì in
Messico nel novembre
del 1524 all’età di 39
anni e pianto da tutti gli
indios fu sepolto in
Santiago de Tlatelolco.
L’Ordine lo festeggia
l’11 febbraio.
Brano Evangelico: Mc 7, 1-13
Ma il suo cuore è lontano da me.
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure,
cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non
mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come
lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo
interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli
antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato
Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo
cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di
uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare
la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice
il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla
madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare
più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che
avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
La voce di un dottore della chiesa: Chi ha fede è mio amico.
Gesù che ha un corpo, che è un semita, e che ragiona e che pensa col corpo, non è una testa collocata su un tripode..., è un uomo che vive in tutta
la sua pienezza, la sua vita di uomo. E quindi dice: basta con le vostre professioni di fede, se avete fede dimostratemelo. Fatemelo vedere. E chi ha
fede è mio amico.
David Maria Turoldo
Non di solo pane - Numero 649 - pagina 8
Medita la parola
Preghiamo la Parola
L’apertura della fede
A cura di don Fabio Marini
Questo lungo brano evangelico riporta una discussione tra
Gesù e i farisei sull'osservanza di alcune prescrizioni riguardanti la purificazione. I discepoli di Gesù si sentivano
"liberi" da queste norme rituali che, per altro, non erano
dedotte dalla Scrittura ma, appunto, aggiunte alla tradizione degli antichi. Inizialmente le disposizioni ricordate erano riservate ai sacerdoti; solo successivamente vennero
estese a tutto il popolo. La disputa che nasce tra Gesù e i
farisei si sposta subito su ciò che è puro e ciò che non lo è.
Ma Gesù riporta il problema dell'osservanza delle norme
sul suo punto nodale: il cuore. Il cuore,infatti, è la fonte
dell'impurità. Dal cuore nascono i pensieri malvagi, le intenzioni impure, le decisione cattive. È il cuore perciò che
bisogna curare; è dal cuore che debbono essere sradicate le
erbe amare ed è nel cuore che va accolta e custodita la parola di Dio. Proprio come Maria, come dichiara il Vangelo,
"custodiva nel cuore tutte queste cose".
Le troppe minuziose osservanze religiose livellano i valori:
così era avvenuto nel legalismo ebraico. In base ad esso
scribi e farisei incriminano Gesù nei suoi discepoli trasgressori delle tradizioni. Gesù, in forza di una imprescindibile gerarchia di valori, porta la discussione su ben altro
terreno: la trasgressione dei comandamenti di Dio in nome
di tradizione umane. Poi toglie ogni fondamento nell'assolutizzazione di quelle tradizioni: l'impurità dell'uomo non
proviene da un cibo ma dall'intimo dell'uomo stesso. Scribi
e farisei si scandalizzano di questa risposta. Mostrano la
loro cecità, il non vedere la gerarchia di valori, la funzionalità della legge per l'uomo. Con ciò si escludono dal regno
di Dio, divenuti pianta inutile, guide cieche. Materializzare
la religione riducendola ad osservanze esteriori è una ricerca di false sicurezze, mentre la vera sicurezza sta nell'amore che Dio ci porta fino a donarci il Figlio che si fa vero
"pane" dell'uomo.
Ho visto una candela far luce,
perché, consumandosi,
perdeva la sua cera.
Ho visto un ceppo ardere e dar
calore, perché acconsentiva a
diventare cenere.
Ho visto gli aerei volare,
perché, bruciandola,
perdono la benzina.
Ho visto un vecchietto
rallegrare i nipotini,
perché offriva la sua giovinezza.
Ho visto una mamma
donare la vita, perché
accettava i dolori del parto.
Ho visto una massa di dannati
uscire dall'inferno,
perché il Figlio di Dio
perdeva il Paradiso...
Ho visto la Chiesa nascere,
perché la Donna perdeva il Figlio.
M'accorgo che vivo la vita
quando la perdo per amore!
Amen
Agisci
Oggi affascinato da questo gesto pregno di sensibilità e d'amore, toccherò e mi lascerò toccare da Gesù perché il suo amore mi
guarisca. Soprattutto cercherò di aggrapparmi alla frangia della sua veste i cui fiocchi mi ricorderanno tutti
i comandamenti del Signore.
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 9
Gli APPROFONDIMENTI
di “Non di solo Pane”
Le stelle sentinelle
di Mons. Gianfranco Ravasi
Le stelle brillano nelle loro postazioni e gioiscono. Dio le chiama
per nome ed esse rispondono:
Eccoci! E brillano di gioia per il
loro Creatore.
Baruc 3,34-35
In una notte limpidissima il
cielo si trasforma in un manto
trapuntato di stelle: lo sguardo si perde tra quei miliardi di
astri, di costellazioni, di galassie e nella mente sbocciano
pensieri ed emozioni di grandezza e di mistero. Già il Salmista si domandava: «Quando
contemplo i tuoi cieli, opera
delle tue dita, la luna e le
stelle che tu hai fissato, che
cos'è mai l'uomo perché di lui
ti ricordi, il figlio dell'uomo
perché te ne curi?» (Sal 8,4-5).
Il filosofo tedesco Immanuel
Kant, nella pagina finale della
Critica della ragion pratica,
confessava che «due sono le
cose che riempiono l'anima
con sempre nuova e crescente
meraviglia il cielo stellato sopra di me e la legge morale
dentro di me».
La stessa scena è tratteggiata
in modo originale in un libro
un po' particolare, quello di
Baruc, uno scritto deuterocanonico, cioè accolto come ispirato solo dalla Chiesa cattolica e non dall'ebraismo,
anche perché a noi è giunto solo
in greco. Esso è attribuito al
fedele segretario del profeta
Geremia, Baruc («Benedetto»),
ed è costituito da differenti sezioni di argomenti disparati.
Ora, in una di queste parti quella che va da 3,9 fino a 4,4 si incontra un inno che esalta la
Sapienza divina. Essa ha la sua
manifestazione soprattutto nel
«libro dei decreti di Dio, la legge che sussiste in eterno» (4,1),
ossia nella Torah, la rivelazione
divina scritta nella Bibbia, a
partire dai primi cinque libri
sacri. Ma la Sapienza si dispiega
anche nella magnificenza dell'universo, in particolare attraverso la prima creatura (Gen 1,3),
la luce: «Dio la manda ed essa
corre, l'ha chiamata» scrive Baruc «ed essa gli obbedisce con
tremore» (3,33). Ecco, allora, la
contemplazione delle stelle.
Esse sono comparate a sentinelle che hanno ricevuto una collocazione precisa nelle immense
regioni del cielo: le loro varie
postazioni. Il Creatore, come un
sovrano o un comandante supremo, le passa in rassegna, chiamandole per nome. Esse si mettono quasi sull'attenti e rispondono attestando la loro presenza effettiva: «Eccoci!». E il loro
brillare vivido è segno di gioia
per l'incarico che hanno ottenu-
to. Il pensiero corre a un Salmo
già evocato più volte, il 19, che
mette in scena i cieli e l'astro
maggiore, il sole: «I cieli narrano la gloria di Dio, l'opera delle
sue mani annunzia il firmamento ... Là pose una tenda per il
sole...» (19,2.6). Il cosmo non
è , q u i n d i, c o n t e mpl a t o
«romanticamente» per la sua
bellezza, ma nella Bibbia è visto sempre come un «creato»,
frutto di un progetto, con un'ar­
chitettura, un'armonia che ha
alla sua genesi il Creatore. Se il
compito della scienza è quello
di individuare le strutture e le
«meccaniche» che reggono l'universo, impegno della teologia
è di individuare il significato
ultimo e finale e l'Artefice che
è alla radice di quelle strutture. Come si legge nel libro della
Sapienza, «dalla grandezza e
bellezza delle creature per analogia si contempla il loro Autore» (13,5).
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 10
V Settimana del Tempo Ordinario
Dobbiamo avere chiaro, nella nostra vita
cristiana, che l’entrare nella gloria di Dio
esige fedeltà quotidiana alla sua volontà,
anche quando richiede sacrificio.
Mercoledì
12
Febbraio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Benedetto di Aniane
Il «primo grande padre
del monachesimo di stripe germanica», antesignano della riforma cluniacense, era nato come
Witiza (Vitizia) nel 750
in una nobile famiglia
visigota del Sud francese. Venne mandato a
studiare alla corte di Pipino il Breve. Entrò poi
nell'esercito di Carlo
Magno, combattendo in
Italia contro i LongobarBrano Evangelico: Mc
di. Qui salvò, a rischio
della sua vita, un fratello
caduto nel Ticino. Questo
fatto lo segnò. Tornò in
Francia ed entrò nel monastero di San Sequano,
vicino Digione. Ne fu
abate, ma i confratelli non
sopportavano la sua austerità. Allora lui se ne
andò e fondò un suo monastero ad Aniane, presso
Montpellier. La comunità
fiorì. Morto Carlo Ma-
gno, divenne consigliere
di Ludovico il Pio. Trascorse gli ultimi anni
nell'abbazia di Inden,
oggi Cornelimüster, vicino alla residenza imperiale di Aquisgrana, dove
morì nell'821. Di lì,
nell'817, dettò un esempio di quelle che oggi si
chiamano Costituzioni.
7,14-23 Ascoltatemi tutti e comprendete bene!
In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi
tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui,
possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può
renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo
è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli
uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità,
malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte
queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
La voce di un padre della Chiesa: Le tentazioni.
La tentazione sembra come un torrente di difficile passaggio. Alcuni
che nelle tentazioni non si lasciano sommergere l'attraversano. Sono
bravi nuotatori che non si fanno trascinare dal torrente; gli altri che
tali non sono, entrati ne vengono sommersi.
Cirillo di Gerusalemme
Non di solo pane - Numero 649 - pagina 11
Medita la parola
Preghiamo la Parola
La gelosia è un veleno
Meditazione di Fiorella Elmetti
È la gelosia che gioca brutti scherzi! Papa Francesco
l'ha sottolineato in una bella omelia feriale: “La gelosia porta ad uccidere. L’invidia porta ad uccidere.
E’ stata proprio questa porta, la porta dell’invidia,
per la quale il diavolo è entrato nel mondo. La Bibbia dice: ‘Per l’invidia del diavolo è entrato il male
nel mondo’. La gelosia e l’invidia aprono le porte a
tutte le cose cattive. Anche divide la comunità. Una
comunità cristiana, quando soffre, alcuni dei membri, di invidia, di gelosia, finisce divisa: uno contro
l’altro. E’ un veleno forte questo. E’ un veleno che
troviamo nella prima pagina della Bibbia con Caino”. Inoltre, "nel cuore di una persona colpita dalla
gelosia e dall’invidia, ha sottolineato ancora il Papa, accadono “due cose chiarissime”. La prima cosa
è l’amarezza: “La persona invidiosa, la persona gelosa è una persona amara: non sa cantare, non sa
lodare, non sa cosa sia la gioia, sempre guarda ‘che
cosa ha quello ed io non ne ho’. E questo lo porta
all’amarezza, un’amarezza che si diffonde su tutta
la comunità. Sono, questi, seminatori di amarezza.
E il secondo atteggiamento, che porta la gelosia e
l’invidia, sono le chiacchiere. Perché questo non
tollera che quello abbia qualcosa, la soluzione è abbassare l’altro, perché io sia un po’ alto. E lo strumento sono le chiacchiere. Cerca sempre e vedrai
che dietro una chiacchiera c’è la gelosia e c’è
l’invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo...
preghiamo per le nostre comunità cristiane, perché
questo seme della gelosia non venga seminato fra
noi, perché l’invidia non prenda posto nel nostro
cuore, nel cuore delle nostre comunità, e così possiamo andare avanti con la lode del Signore, lodando il Signore, con la gioia”.
O Signore,
dove mai potrei andarmene,
se non venendo a te,
per trovare l'amore che
tanto desidero!
Il tuo cuore è soltanto amore...
Io ti vedo, ti sento, ti tocco.
Con tutto il mio essere so
che tu mi ami.
Confido in te, Signore,
ma continua ad aiutarmi
nei miei momenti di sfiducia
e di dubbio,
che sono e saranno con me
ogni volta
che distolgo gli occhi,
gli orecchi e le mani da te.
Ti prego, Signore, continua a
richiamarmi a te,
di giorno e di notte, nella gioia
e nella tristezza,
nei momenti di successo e
in quelli di fallimento.
Non permettere che ti lasci mai.
So che camminerai con me.
Aiutami a camminare con te,
oggi, domani e sempre.
Amen
Agisci
Oggi fisserò lo sguardo
sul "Misericordioso" e
rintraccerò nella mia
vita le volte che Egli ha
fatto risplendere su di me il suo volto, offrendomi il perdono e beneficandomi in ogni modo.
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 12
V Settimana del Tempo Ordinario
Cristo ci guida a uscire sempre di più da noi stessi,
per donarci e servire gli altri.
Giovedì
13
Febbraio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Angelo Tancredi da Rieti
Il beato Angelo Tancredi
da Rieti fu uno dei primi
discepoli di san Francesco, e cioé uno dei primi
frati minori. Angelo Tancredi era un nobile cavaliere, fu il primo cavaliere ad unirsi a Francesco.
Nel 1223 lavorava a Roma, a servizio del cardinale di "Santa Croce in
Gerusalemme" Leone
Brancaleone. E proprio in
quegli anni Angelo Tancredi conobbe Francesco
d'Assisi. Trascorse con il
frate serafico gli ultimi
due anni della sua vita.
Angelo assieme ai compagni Leone e Rufino confortò Francesco, mentre
stava morendo, cantandogli il Cantico delle Creature. Con Leone e Rufino
egli scrisse la celebre
"Leggenda dei tre compagni" e, nel 1246, una lettera da Greccio al ministro
generale Crescenzo di
Iesi. Tancredi da Rieti è
sepolto vicino alla tomba
di Francesco nella cripta
della basilica di Assisi. E
lo stesso san Francesco,
volendo delineare l'identikit dell'autentico frate
minore, così scriveva:
«Sarebbe un buon frate
minore colui che avesse la
cortesia di Angelo, che fu
il primo cavaliere entrato
nell'Ordine e fu adorno di
ogni gentilezza e bontà».
Brano Evangelico: Mc 7,24-30 Il demonio è uscito da tua figlia
In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si
gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva:
«Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli
e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la
tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola,
va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina
coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
La voce di un dottore della Chiesa: cattivi pensieri.
Alcuni ritengono che i cattivi pensieri siano ispirati dal diavolo
e non dalla loro stessa volontà. Il diavolo può essere collaboratore e istigatore dei cattivi pensieri, non può esserne l’autore.
Beda
Non di solo pane - Numero 649 - pagina 13
Medita la parola
Preghiamo la Parola
Bastano poche briciole
di Don Luciano Vitton Mea
Una donna straniera
chiede a Gesù un miracolo per la propria
figlioletta.
Bastano
poche briciole della
misericordia divina per
scacciare il male, per
liberare l’uomo dalle
catene, per vincere le
seduzioni del maligno. Basta uno sguardo che
viene dall’Alto per abbattere i muri di separazione, per cancellare i fallimenti di una vita,
per ridare dignità alle scarne membra
dell’umano mendicare. Anch’io mi sento straniero, lontano dal tuo amore, solo nel mio egoismo. Non ti chiedo il pane della fragranza
ma le briciole della misericordia, lo sguardo
del perdono, il tocco della tua comprensione.
Nella mia fragilità vago senza meta, ai margini della strada. Sono stanco di bere l’acqua
sporca delle pozzanghere e di rubare le ghiande ai porci. Come la donna ti chiedo: liberami
Signore e conducimi alle fresche acque della
tua dimora, al pozzo che nella casa del Padre
disseta l’arsura dell’umana disperazione. Donami le briciole che cadono dal tuo Santo Altare e come la donna potrò ascoltare la dolcezza della tua voce: “Va, torna alla casa di
tuo Padre, la tua fede ti ha salvato”.
Vieni, invisibile
e del tutto intangibile
e impalpabile Vieni,
tu che sempre rimani immobile,
e ad ogni istante tutto ti muovi
e vieni a noi che giacciamo nell'Ade,
tu che sei al di sopra di tutti i cieli
Vieni, nome desiderato e celebrato,
ma del tutto impossibile
a essere detto da parte nostra
chi egli sia o a essere conosciuto
quale e quanto sia
Vieni, gioia eterna
Vieni, corona immarcescibile
Vieni, porpora del grande Dio
e Re nostro Vieni,
cintura cristallina
e di pietre preziose
Vieni, calzare inaccessibile Vieni,
vera destra regale purpurea
e sovrana Vieni, tu che ha bramato
e brama la mia misera anima
Vieni, mio respiro e mia vita Vieni,
consolazione della mia povera anima
Vieni, gioia e gloria
e delizia senza fine.
Amen
(S. Simeone il Nuovo Teologo "Inni e Preghiere"
invocazione allo Spirito Santo)
Agisci
Oggi, toccherò e mi
lascerò toccare da Gesù perché il suo amore
mi guarisca. Soprattutto cercherò di aggrapparmi alla frangia della sua veste per ricevere in
dono la sua misericordia ed una fede
salda e sicura.
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 14
Gli Antichi mestieri
di “Non di solo Pane”
Le lavandaie
di don Luciano Vitton Mea
le, oppure in un apposito spazio
in riva al fiume.
Egli è come il fuoco del
fonditore e come la lisciva
dei lavandai. Siederà per
fondere e purificare; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento,
perché possano offrire al
Signore un'oblazione secondo giustizia.
Fino ad alcuni decenni fa
l’acqua non entrava in tutte
le case. Così le massaie dovevano recarsi, per fare il
bucato, ai vari lavatoi situati
nelle piazze oppure, come al
mio paese, in riva al fiume.
“Prima si faceva il bucato
con la cenere poi, si andava
al lago. Qui a Salò le donne
per lavare avevano i loro posti:
San Bernardino, sul lungolago
(dove c’erano delle scalette
che scendevano a lago) al Mulino, alle Rive e a Sant’Antonio
dove c’erano le fontane. Arrivavano portando dietro la loro
asse da lavare (laandèr) e con
il bucato nelle carriole o nelle
sèdèle”. (Libera Apollonio - Salò)
A casa mia ogni quindici giorni
si faceva la “bogada” cioè il bucato grosso. I capi da lavare
venivano
mess i nelle
“saole” (mastelli in legno) dove
in un secondo momento veniva
versata la “lisìa” (lisciva). Il risciacquo avveniva invece sulle
rive del fiume Chiese. Ricordo
che ogni donna aveva il suo
“laandèr” che veniva depositato
fuori dall’uscio di casa, in corti-
Le laàndere e i mastelli in legno,
come del resto “el laandèr”, sono sempre stati per me segni di
un mistero più profondo; mi hanno sempre ricordato il Sacramento della riconciliazione e il
confessionale. Anche la nostra
anima ha bisogno di essere immersa nella “lisciva” di Dio, cioè
bagnata dalla sua infinita misericordia. Un abito, se non viene
lavato, diventa brutto e manda
cattivo odore. Così l’uomo che
non si confessa mai. Con
l’andare del tempo la coscienza
si logora e diventa incapace di
discernere il bene dal male. Se
si sta a lungo lontano dal
lavacro, dal confessionale, si
diventa più egoisti, meno disponibili, più cattivi.
Oggi il bucato viene fatto automaticamente in lavatrice e le
laàndere non esistono più. La
pulizia dell’anima non è così automatica e il confessionale è più
che mai attuale se vogliamo
continuare a vivere in comunione con Dio.
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 15
V Settimana del Tempo Ordinario
Non un Dio indefinito e diffuso, come uno spray sparso
un po’ ovunque. Non una presenza impalpabile,
un’essenza nebulizzata che si spande intorno
senza sapere bene cosa sia.
Venerdì
14
Febbraio
I Settimana
del Salterio
I Santi del giorno: Santi Cirillo e Metodio
Cirillo e Metodio, fratelli nel sangue e nella
fede, nati a Tessalonica (attuale Salonicco,
Grecia) all’inizio del
sec. IX, evangelizzarono i popoli della
Pannonia e della Moravia.
Cr earo no
l’alfabeto slavo e tradussero in questa lingua la Scrittura e an-
che i testi della liturgia
latina, per aprire ai
nuovi popoli i tesori
della parola di Dio e
dei Sacramenti. Per
questa missione apostolica sostennero prove e sofferenze di ogni
genere. Papa Adriano
II accreditò la loro opera, confermando la
lingua slava per il ser-
vizio liturgico. Cirillo
morì a Roma il 14 febbraio 869. Giovanni
Paolo II con la lettera
apostolica "Egregiae
virtutis" del 31 dicembre 1980 li ha proclamati, insieme a San
Benedetto abate, patroni d'Europa.
Brano Evangelico: Lc 10,1-9 La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe
è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a
salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace
a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di
lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo
di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non
passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno,
mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite
loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
La voce di un vescovo coraggioso: La parola di Dio.
La mia voce scomparirà, ma la mia parola che è Cristo resterà
nei cuori di quanti lo avranno voluto accogliere. Fratelli, custodite questo tesoro. Non è la mia povera parola a seminare speranza e fede; è che io non sono altro che l'umile risuonare di
Dio in questo popolo.
Oscar Romero
Non di solo pane - Numero 649 - pagina 16
Medita la parola
Preghiamo la Parola
Dio può pregare in me
Meditazione di Fiorella Elmetti
C'è tanto lavoro da fare per il regno di Dio, basta
avere cuore e umiltà per rendersi conto che ben pochi sono coloro che lo rifiutano. Certo, non tutti si
sentono sempre in sintonia con Lui, c'è chi non sa
riconoscerLo e accoglierLo e, perciò, può addirittura arrivare a sentirsi rigettato. Il primo compito di
un cristiano, perciò, è condurre tutti a Dio con delicatezza e rispetto, diventando per primo il ponte su
cui passare. Un ponte lungo un abbraccio. Henri
J.M. Nouwen in merito ha scritto: "Quando conduco
gli amici e le persone per cui prego nella mia intimità più segreta, portando i loro dolori, le loro lotte,
il loro pianto nella mia
stessa anima, allora..abbandono me stesso e divento loro, allora provo compassione... Quando prego per il mondo, divento il mondo; quando prego per le infinite necessità di milioni di persone, la mia anima si espande e
li vuole abbracciare tutti, portandoli alla presenza
di Dio. In questa esperienza, però, mi accorgo anche
che la compassione non è mia, ma è un regalo che
Dio mi ha fatto. Io non posso abbracciare il mondo,
ma Dio lo può, io non posso pregare, ma Dio può
pregare in me...Pregando per gli altri.. divento gli
altri, per essere rintracciato dall'amore divino che
stringe tutta l'umanità in un abbraccio". Dentro ci
deve essere la solidarietà e, prima ancora l'amicizia,
come sottolineava bene Padre Turoldo: "Vogliamo
credere che almeno in angoli recessi della vita, in
qualche recinto d’anima, den­tro ben custodite e
beate solitudini, in qualche chiostro dimenticato e
persino in angoli insospettati nella stessa città, ci
sia ancora chi custodisce la grazia dell’amicizia, a
ric­chezza dello stesso esistere; e per il fatto solo
che esista abbellisce la terra intera".
Tu che sei al di sopra di noi,
tu che sei uno di noi,
tu che sei anche in noi,
possano tutti vedere te anche in
me, possa io preparare la strada
per te, possa io rendere grazie
per tutto ciò che mi accade.
Possa io non scordare in ciò
i bisogni altrui.
Tienimi nel tuo amore
così come vuoi che tutti
dimorino nel mio.
Possa tutto in questo mio essere
volgersi a tua gloria
e possa io non disperare mai.
Poiché io sono sotto la tua mano,
e in te è ogni forza e bontà.
Dammi puri sensi, per vederti...
Dammi umili sensi, per udirti...
Dammi sensi d'amore,
per servirti...Dammi sensi di fede,
per dimorare in te...
Amen
Agisci
Oggi mi immergerò
consapevolmente in
questo frammento di
tempo, tanto fugace
quanto prezioso, che
mi è dato per accogliere il rinnovato
invito di Dio a vivere.
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 17
V Settimana del Tempo Ordinario
Fin dal grembo di nostra madre impariamo a
riconoscere la sua voce e quella del papà;
dal tono di una voce percepiamo l’amore
o il disprezzo, l’affetto o la freddezza.
Sabato
15
Febbraio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Santi Faustino e Giovita Martiri
La loro vita viene ricostruita, con l'aggiunta di
diversi elementi leggendari, dalla «Legenda
maior». Di storico vi è
l'esistenza dei due giovani cavalieri, convertiti al
cristianesimo, tra i primi
evangelizzatori del Bresciano e morti martiri tra
il 120 e il 134 al tempo
dell'imperatore Adriano.
La tradizione arricchisce
di particolari il loro martirio. La loro conversione
viene attribuita al vesco-
Brano Evangelico: Mc
vo Apollonio, lo stesso
che poi ordina Faustino
presbitero e Giovita diacono. Il loro successo
nella predicazione, però,
li espone all'odio dei
maggiorenti di Brescia
che invitano il governatore della Rezia Italico a
eliminare i due col pretesto del mantenimento
dell'ordine pubblico. La
morte di Traiano, promotore della persecuzione,
ritarda però i piani del
governatore, che approfit-
tando della visita del
nuovo imperatore Adriano a Milano denuncia i
due predicatori come
nemici della religione
pagana. Diversi eventi
miracolosi li risparmiano
dalla morte e spingono
numerosi pagani - tra cui
anche la moglie di Italico, Afra - a convertirsi.
Portati a Milano, Roma e
Napoli verranno decapitati infine a Brescia.
8,1-10 I pani e i pesci.
In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare,
Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti
da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane
qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette».
Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li
dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla.
Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette
sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi
discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.
La voce di un mistico: Dio nei nostri cuori.
Dio nei nostri cuori, voi ci avete fatto un bene infinito che si
rinnova ogni giorno, ad ogni istante, perché ogni giorno vi unite
a noi, donandovi a noi, voi l'infinito, in una maniera ineffabile,
poiché ad ogni istante siete qui presente, voi l'infinito per essere sempre in nostra compagnia.
Charles de Foucauld
Non di solo pane - Numero 649 - pagina 18
Medita la parola
Pane di vita
Preghiamo la Parola
Meditazione a cura di don Carlo Moro
Da sempre si è ritenuto questo episodio come il
momento più alto della popolarità di Gesù. Egli
viene ora riconosciuto come Messia, ma in maniera tutt'altro che chiara. Intravediamo un'ambiguità di fondo in questa massiccia adesione da
parte della folla. Non succede forse anche a noi
di cercare Dio per ciò che dà piuttosto che per
ciò che è veramente? Non ci è forse mai capitato
di chiedere a Dio di fare qualcosa per le sofferenze del mondo e, al suo invito a darci da fare,
di replicargli accampando il nostro preteso sano
realismo? Eppure Dio vuole avere bisogno di noi,
preferisce aver bisogno del nostro nulla per fare
qualcosa. Credere non significa delegare a Dio la
risoluzione dei nostri problemi, ma imparare ad
affrontarli in una prospettiva diversa. In questo
racconto Gesù è animato dalla compassione verso la folla. Un sentimento pieno di umanità che
si manifesta nella prontezza al servizio ed alla
donazione. È altresì un sentimento umano perché rende Gesù uomo come noi; lo rende partecipe dei nostri dolori e delle nostre sofferenze.
Ma è anche un sentimento divino, perché proviene da Dio, perché Gesù è spinto da esso ad operare il miracolo della moltiplicazione dei pani e
dei pesci. È la compassione divina che preannuncia la Passione del Figlio. Dio sente le nostre
passioni, e ci dona la sua Passione. La sua compassione ha questo doppio movimento. Da Dio
all'uomo per assumere tutte le passioni umane e
dall'uomo a Dio per partecipare alla Sua Passione. E qui, nella compassione umano-divina che
troviamo il valore delle nostre celebrazioni eucaristiche che è l'incontro tra Dio e l'uomo; un
incontro d'amore, di salvezza e di redenzione.
Maria,
Madonna della strada,
hai camminato
sui monti della Giudea,
portando, sollecita,
Gesù e la sua gioia;
hai camminato
da Nazareth a Betlemme
dove è nato il tuo bambino,
il Signore nostro;
hai camminato
sulle strade dell'esilio
per salvare il Figlio dell'Altissimo;
hai camminato
sulla via del Calvario
per diventare nostra Madre.
Continua a camminare
accanto ai missionari del tuo Figlio
che sulle strade del mondo
vogliono, come te,
Arca di Alleanza,
portare a tutte le genti Gesù,
il suo vangelo,
la sua salvezza.
Amen
Agisci
Oggi sosterò a prendere
consapevolezza di quanto
coltivare l'interiorità sia
importante sempre, ma
molto più oggi, in cui questo tipo di
società stimola a "giocare" tutto
sull'"apparire". E' da questa corsa al
"sembrare" che derivano spesso le più
grandi ingiustizie sociali di oggi.
Non di solo pane - Numero 649 - Tempo Ordinario - pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice
Fiorella Elmetti
Anno XIV- n. 649
Domenica 9 Febbraio 2014
Redazione
don Luciano Vitton Mea,
don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti
Chiuso il 4 Febbraio 2014
Numero copie 1250
333/3390059
don Luciano
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da
don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità





Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare)
I Santi del Giorno
Tutte le opere di San Agostino
I racconti di un pellegrino russo
L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
http://www.latracciameditazioni.it/