Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro.

Martedì
18 novembre 2014
dedicazione basiliche
dei santi Pietro
e Paolo
Luca 19,4
Allora corse avanti e,
per riuscire a vederlo,
salì su un sicomoro.
LA PAROLA DI OGGI
■ Apocalisse 3,1-6.14-22
All’angelo della chiesa che è a Sardi scrivi: «Così parla colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede
vivo, e sei morto. Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e
convertiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che
tu sappia a che ora io verrò da te. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese». All’angelo della chiesa che è a Laodicea scrivi:
«Così parla l’amen, il testimone degno di fede e veritiero, il principio
della creazione di Dio. Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né
caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè
né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un
infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi
per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per
ungerti gli occhi e recuperare la vista. Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convertiti. Ecco: sto alla porta e
busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da
lui, cenerò con lui ed egli con me. Il vincitore lo farò sedere con me, sul
mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese».
■ dal Salmo 14
Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono.
Dall’alba al tramonto 55
Martedì 18 novembre • dedicazione basiliche dei santi Pietro e Paolo
■ Luca 19,1-10
Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere
chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo
di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo,
scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e
lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in
casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco,
Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a
qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare
e a salvare ciò che era perduto».
PREGO
MEDITO
Zaccheo che tipo speciale! Non era di certo ben visto dalla gente comune a causa del suo lavoro, poiché riscuoteva le tasse, così come non era
di certo amato per i suoi stretti rapporti con i romani. Non parliamo
poi dell’invidia che suscitava in molti la sua ricchezza. Eppure è un uomo che non si lascia condizionare da tutto ciò e si mischia alla folla incuriosito da Gesù e dal suo messaggio. Non si arrende nemmeno dinanzi al fatto che la sua bassa statura gli impedisce di vedere faccia a faccia il Messia. È un uomo aperto, dinamico, attento alle novità evangeliche al punto da lanciarsi in una
nuova esperienza di vita che lo
cambierà radicalmente. Grazie
Colui che agisce
Zaccheo perché risvegli i nostri
in questo modo
animi assopiti! Grazie Gesù perché
resterà saldo per sempre.
sei sempre pronto ad accoglierci
salmo 14
con amore!
56 Dall’alba al tramonto
Concepire però l’accoglienza delle fragilità, a cominciare dalle
proprie, come esercizio di autentica umanità o, in altri termini,
di santità e di ringraziamento, non come equivoca via ascetica o
penitenziale, non è certamente agevole, neppure per un credente. Esistono, infatti, forme di sofferenza che appaiono umanamente irrimediabili, cioè senza possibilità di riscatto, o più
semplicemente prive di speranza redentrice: di esse, nessuno
direbbe di poter essere lieto o d’averne bisogno. Eppure talvolta
soltanto esperienze del genere permettono di scoprire che si
può mostrare il volto migliore di sé proprio nella massima fragilità propria o altrui!
Misteriosamente grande è il discernimento che il Signore, nei
sentieri della vita, sa dare al riguardo. Esistono, in particolare,
casi di persone latrici di fragilità inaudite, capaci tuttavia
ugualmente di cura di deboli. Si tratta di persone che hanno
sperimentato, in esperienze di crescita o cammino non tanto
assistito, quanto condiviso, forme di attenzione viva ed efficace
che ne hanno acuito la sensibilità o semplicemente risvegliato
potenzialità in un primo momento neppure intuibili, fino a gesti
tanto concreti quanto semplici e genuini di vero amore, per i
quali non si finirebbe di poter dire: «grazie!», perché ci ricordano che l’amore del prossimo non può essere soltanto un comandamento imposto, per così dire, dall’esterno, ma una ragione di
vita, un obiettivo da perseguire con determinazione, una passione che proviene dal riconoscimento di essere stati creati per
amore e per amare. E se questo è vero in chiave personale, cosa
significa sul piano comunitario? Condivisione, profezia, impegno, fantasia della carità.
Augusto Sabatini
SPERARE DENTRO LE FRAGILITÀ
L’esperienza educativa della fragilità
Dall’alba al tramonto 57