Manuel Vanuzzo sta studiando da team manager

Il personaggio. Il capitano perfetto collante tra società, staff e squadra: «Ma mi sento ancora un giocatore»
Manuel Vanuzzo sta studiando da team manager
•• Le statistiche non lo dicono, ma
è aumentato l'impegno di Vanuzzo
come capitano. Preludio di un futuro da team manager, anche se sulla
soglia dei 40 anni vuole ancora togliersi qualche sfizio.
Zero minuti in A, che significa?
«L'età incalza e la squadra è più
forte ma ragiono ancora da giocatore. Nelle ultime due gare poi avevo
un problemino a una mano».
H rapporto con gli stranieri?
«Lawal e Sanders mi hanno chiesto come potevano essere più utili al
nostro gioco: mi ha fatto piacere».
Chimica di squadra: che cosa significa per la Dinamo?
«Già da diversi anni si punta pri-
ma sulla persona poi sul giocatore. Il
gruppo è fondamentale per qualsiasi squadra, figuriamoci a Sassari.
Stare bene nello spogliatoio e anche
fuori significa rendere più facili le
cose in campo».
Con qualcuno non così facile.
«Sì, ma persino Hosley, che era
chiuso di carattere, nell'ultimo mese partecipava alle nostre uscite.
Certo, gli stranieri di solito vanno e
vengono. Per questo Travis e Drake
Diener erano bravi a tirare dentro
gli americani».
Quest'anno il processo di amalgama è più lungo?
«Il rapporto si è ribaltato: più stranieri (tutti nuovi) che italiani: si è
dovuto quasi ricominciare quasi da
zero. Ci vuole più tempo: ci darà
una mano anche Formenti».
E nel gioco?
«Quest'anno la squadra è più brava a difendere uno contro uno, ma
dobbiamo lavorare per aiuti e rotazioni: negli anni scorsi con qualcuno bastava uno sguardo. Meo vuole
che impariamo a giocare anche a
metà campo: in Eurolega non si può
correre sempre».
Fiducioso?
«C'è tempo per i playoff, anche
per la Final Eight di Coppa».
L'ultimo sogno nel cassetto?
«Beh, l'Eurolega l'ho giocata, Coppa e Supercoppa le ho vinte: manca
soltanto un trofeo italiano».
Giampiero Marras