Colt «rilancia» sui media - Corriere delle comunicazioni

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n°12. 7 luglio 2014
à
Aziende
&
Mercati
NEWBUSINESS STRATEGIE FINANZA
Colt «rilancia» sui media
Zappi: «Mercato in espansione. In Italia trattative in corso con i maggiori player»
«Dove riteniamo di offrire un vantaggio competitivo ai nostri clienti, lì ci
proponiamo domandandoci sempre: ‘Cosa abbiamo di diverso dai competitor per
accelerare il business del nostro cliente?’
Se riteniamo di non avere il ‘differenziante’ non procediamo»: è la strategia di Colt,
l’information delivery platform, così come
la descrive Mimmo Zappi, Country representative Colt Italia, responsabilità che si
aggiunge a quella di general manager della
divisione Enterprise e alla carica di Vp Ver-
Italia abbiamo reti metropolitane a Roma,
Milano, Torino, Genova. Copriamo l’85%
dei capoluoghi di provincia, siamo presenti sul mercato con una forza commerciale
diretta e indiretta e abbiamo un data center
a Milano e uno a Torino. Nel nostro Paese
siamo una realtà di circa 200 persone che
nel 2013 ha registrato un fatturato in sensibile crescita. Abbiamo un approccio molto
focalizzato. E abbiamo grandi clienti.
Qualche nome?
Versace, per il quale abbiamo replicato
ad Hong Kong una soluzione di Managed
Service già erogata in data center italiano.
Rete performante, data
center e cloud il nostro
biglietto da visita
Non solo telco: siamo
un player globale
nel settore dell’Ict
lucianamaci
tical Media Colt Europa. Attiva in 22 Paesi
europei e in Usa, con una rete europea di
46mila km, 20 data center in Europa, tre in
Asia, Colt consente ai clienti di distribuire,
condividere, elaborare e archiviare le informazioni aziendali business critical.
Zappi, chi è Colt oggi?
Siamo passati da essere un puro operatore telco ad un player globale nell’area Ict
con capacità di erogare soluzioni integrate
con gestione end-to-end per l’ottimizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture dei
clienti sul lato networking, voce, IT, data
mimmo zappi
Puntiamo molto
sulla professionalità
del personale
country
representative
di Colt Italia
center. Il riposizionamento si è basato essenzialmente su tre asset: proprietà della
rete, data center e skills del personale. In
Nel settore dei media, tra gli altri, Eurovision, distributore e produttore di contenuti
che ha ridotto i costi del 20% all’anno implementando sulla propria rete il servizio
Optimum Managed Networking, quadruplicando l’ampiezza di banda e riuscendo a
soddisfare la crescente domanda di contenuti live on-demand di alta qualità. Colt si
è distinta per aver fornito il “cuore digitale”
della 64esima edizione della Berlinale: i
data center e la rete ad alte prestazioni hanno consentito l’archiviazione e la distribuzione real time dei film nelle 16 sedi.
A proposito di media, perché guardate a questo settore?
È un percorso che abbiamo avviato da
anni, sul quale siamo tornati a focalizzarci
alla luce dell’accelerazione tecnologica in
essere e del nostro attuale posizionamento. È un mercato in espansione: cresce la
richiesta di fruizione di contenuti in mobilità, di tv on demand, di streaming e di
qualità (Hd e UltraHd). Colt risponde alla
crescita indotta della richiesta di banda e da
esigenze di storage da parte degli operatori del settore. In Italia e in Europa, vi sono
trattative con i più grandi player del mercato: dieci dei 25 global player sono clienti di
Colt. Rete performante con bassissimi tassi di latenza, proprietà dei data center con
nove piattaforme cloud classe enterprise,
significativa customer experience il nostro
biglietto da visita.
E per quanto riguarda il publishing?
Qui i data center sono il nostro grande
asset. Il cliente tipo è quello che, dopo un
processo di merger & acquisition in mercati europei e internazionali, ha necessità di
consolidare e ha preso la strada dell’online:
web, hosting dei portali mission critical,
media content archiving, monitoraggio
end-to-end e in real time dell’intera infrastruttura (rete e IT). Ma è la professionalità
del nostro personale a fare davvero la differenza.
In quale modo?
L’attenzione verso l’ambiente, la famiglia e la comunità sociale: smart working
per due giorni a settimana, la possibilità di
dedicare due giorni all’anno al volontariato,
giorni questi retribuiti come lavorativi.
[ Nuovi scenari ]
Reti, qualità fa rima con app coverage
Bausani (Ericsson): «La buona copertura non basta, bisogna migliorare la user experience»
patrizialicata
Nell’era di smartphone e app, gli operatori di Tlc non possono più fare a meno
di conoscere il funzionamento dei nuovi
device intelligenti, con le connesse app,
all’interno dell’architettura delle loro reti.
Non si tratta di fornire all’utente una generica “buona copertura”, ma specificamente
una “app coverage”, spiega Rinaldo Bausani, Engagement Practice Manager Mobile Broadband Region Mediterranean di
Ericsson.
Bausani perché questo parametro?
L’avvento degli smartphone e il successo delle app ha messo al centro della rete e
delle strategie delle telco l’utente e la sua
experience. L’operatore non ha altra scelta
che definire, implementare e monitorare
le prestazioni della rete in ottica end user.
Secondo il Mobility Report di Ericsson, il
traffico generato dagli smartphone aumenterà di 10 volte tra il 2013 e il 2019, raggiungendo quota 10 exabytes. Si tratta di
un traffico generato soprattutto dai video,
ma che è in generale legato all’utilizzo di
app. Gli operatori devono trovare nuovi
metodi per analizzare la performance della
rete e la qualità dell’esperienza dell’utente,
per fornire una user experience migliore a
più utenti possibili avendo in mente app e
dispositivi in uso.
Prima non c’era un monitoraggio?
C’era, ma secondo un’ottica diversa.
Nella prima fase di sviluppo del mobile,
il servizio numero uno era la voce: all’operatore bastava fornire copertura per le
chiamate. Anche con lo sviluppo dei primi
servizi dati, l’operatore usava risorse di rete
non sfruttate per la fonia, con una visione
network-centrica e non user-centrica. L’avvento degli smartphone e delle app ha stravolto lo scenario.
Cosa comporta per le telco?
Tutte le appche gli utenti usano devono
funzionare bene in una determinata area:
questo è il concetto che Ericsson definisce come app coverage. Occorre garantire
un certo livello di qualità per set di applicazioni. Per ottenere questo l’operatore
deve ridefinire il suo “modus operandi”:
deve sapere che tipi di smartphone ha sulla propria rete e che tipi di app ci girano,
deve definire i parametri di soddisfazione
dell’utente, avere strumenti di intelligenza
e monitoraggio sulla rete, e tradurre tutta
questa conoscenza in azioni concrete: aumento della capacità di rete e della banda
col passaggio all’Lte, per esempio, e ottimizzazione dell’infrastruttura.
Come far quadrare i conti?
Uno studio Ericsson ha dimostrato che
esiste una relazione diretta tra performance di rete e qualità percepita dall’utente e
Ericsson offre tecnologie ad hoc per
l’app coverage?
Sì, ma non solo. Abbiamo soluzioni per
la copertura indoor, come Ericsson Radio
Dot System, che è una miniaturizzazione
della radiobase Ericsson che si attacca al
L’avvento di app
e smartphone obbliga
le telco a rivedere
il network management
rinaldo
bausani
Engagement
Practice manager Mobile
broadband
Region
Mediterranean
Ericsson
margini di guadagno per le telco. E poi gli
operatori hanno tanti mezzi per differenziarsi creando una molteplicità di servizi a
valore aggiunto e personalizzati.
Gli operatori in Italia lo fanno?
Tutti lavorano in questa direzione. Certo, all’estero ci sono alcuni operatori più
evoluti, come quelli nord-americani, un
mercato dove l’Lte è molto più diffuso, ma
l’Italia si sta muovendo.
soffitto. Ma il nostro supporto agli operatori si realizza anche tramite le ricerche di
mercato, con il nostro Consumer Lab, che
studia usi e aspettative del consumatore finale, per metterlo al centro delle strategie
delle telco. Poi ci sono le alleanze: ora collaboriamo anche con Facebook.
Per le app?
Non nello sviluppo, certo, ma lavoriamo insieme per migliorare le applicazioni
in ottica end-to-end. Lo scopo è sempre
quello di mettere al centro delle strategie
l’utente e la sua experience.