AIAMC ASSESSMENT II PARTE A 1. ASSESSMENT PSICOFISIOLOGICO 1.1 Considerazioni generali 1.2 Diverse applicazioni 1.3 Esercitazione a gruppi: analisi di alcuni profili psicofisiologici PARTE B 2. ASSESSMENT ETA’ EVOLUTIVA 2.1 Il ruolo del terapeuta cognitivo-comportamentale 2.2 La valutazione diagnostica in età evolutiva 2.3 Strumenti per la valutazione diagnostica 2.3.1 Il colloquio clinico con i genitori 2.3.2 Il colloquio clinico con il bambino e l’adolescente 2.3.3 Questionari e scale di valutazione 2.3.4 Osservazioni comportamentali 2.4 Lavoro di gruppo: assessment nella terapia dell’enuresi PARTE C 3. OSSERVAZIONE DIRETTA 3.1 Considerazioni generali 3.2 Modalità di osservazione 3.2.1 Osservazione continua 3.2.2 Osservazione della frequenza 3.2.3 Osservazione della durata 3.2.4 Osservazione ad intervalli 3.2.5 Osservazione a campionamento 3.2.6 Auto-osservazione 1 PARTE A 1 ASSESSMENT PSICOFISIOLOGICO 1.1 Considerazioni generali E’ quel segmento dell’assessment generale specificamente devoluto alla valutazione della specifica configurazione del sistema di risposte psicofisiologico in condizioni date. Gli indici psicofisiologici più utilizzati: - attività elettromiografica (EMG) - attività elettrodermica (conduttanza o resistenza) - frequenza cardiaca - temperatura cutanea periferica Profilo psicofisiologico 1 Baseline (10 minuti) 2 Fase di rilassamento (5 minuti) 3 Stress classico (1-10 minuti) 4 Fase di recupero (massimo 10 minuti) 5 Stress soggettivo (3-4 minuti) 6 Fase di recupero (massimo 10 minuti) 7 Valutazione soggettiva dell’ansia durante la prova Durata media è 40 minuti con registrazioni ogni 5-10 secondi. Cosa ci interessa considerare per una risposta disregolativa ? 1 Valori di base alterati per uno o più parametri 2 Con tempi di recupero lenti (superiori ad un minuto) 3 Parametri indicativi rispetto al disturbo del paziente 2 L’assessment psicofisiologico è ripetuto: - per la verifica dell’andamento - per l’efficacia del trattamento alla fine 1.2 Diverse applicazioni Disturbi fobici Pazienti agorafobici è dopo una prova effettiva di allontanamento lungo un percorso prestabilito si riscontra mediamente durante elettrocardiografica la rilevazione un’accelerazione cardiaca. Ansie sociali è si riscontra un pattern di risposta psicofisiologica di attivazione generalizzata, aumenti nella frequenza cardiaca e pressione arteriosa. Patofobia è si rileva un pattern di risposta opposto: abbassamento frequenza cardiaca e pressione arteriosa. Fobie del sangue è con l’impiego di materiale filmico (proiezione di un filmato di un intervento chirurgico di circa 30 minuti) il pattern di risposta cardiovascolare (pressione arteriosa 3 e frequenza cardiaca) rileva un andamento bifasico: 1. all’inizio un incremento rispetto ai valori basali 2. segue brusca e rilevante diminuzione. Con assessment Immaginativo è in concomitanza con gli stimoli ansiogeni si registra accelerazione cardiaca, incremento dell’attività elettrodermica. Limiti è interferenza di due variabili che si lasciano incontrollate: le capacità immaginative del soggetto e la sua reattività somatica all’arausal immaginativo Disturbi ossessivi Compulsivi è Procedura: - baseline - immaginazione di una scena neutra - immaginazione di una scena a rilevante contenuto ossessivo - ascolto di una descrizione di una scena neutra - ascolto della descrizione di una scena a contenuto ossessivo rilevante - flooding in vivo 4 La risposta cardiaca è quella più sensibile alla presenza di immagini mentali ossessive (meno sensibile nel caso del trattamento). La risposta elettrodermica si incrementa con il flooding. Soggetti con depressione è Le rilevazioni elettromiografiche relative alla muscolatura mimica facciale mostrano valori EMG più elevati. Attività elettrodermica abnorme in risposta a stimoli stressanti (prove intellettive e situazioni ansiogene). Dolore è Nessun indice psicofisiologico può considerarsi indice attendibile del dolore; le risposte neurovegetative indotte sono da interpretare come indici di un’attivazione aspecifica. Assessment psicofisiologico come indicazione delle tecniche di trattamento. - differenziazione tra “behavioral reactors” e “physiological reactors” ( Ost, Jerremalm e Johansson 1981; 1982): i pazienti che ricevono il tipo di trattamento in sintonia con il proprio pattern di risposta ottengono i benefici più sensibili - indici prognostici in riferimento al successo-insuccesso dei trattamenti di rilassamento e biofeedback per cefalea ed emicrania 5 - riconoscimento di controindicazioni (esempio induzione di rilassamento evoca angoscia e panico) Biofeedback e gestione dello stress - fornire elementi di valutazione circa l’opportunità o meno di ricorrere alle tecniche di biofeedback training 6 PARTE B 2 ASSESSMENT IN ETA’ EVOLUTIVA 2.1 Il ruolo del terapeuta cognitivo-comportamentale Assolve tre funzioni importanti: • il terapeuta come consulente offre la sua consulenza formando un efficace modello di problemsolving che il bambino o adolescente gradualmente potrà interiorizzare • il terapeuta come diagnosta raccoglie i dati, trae conclusioni significative e prende decisioni circa la necessità di intraprendere un trattamento e di scegliere la strategia ottimale • il terapeuta come insegnante fa acquisire al bambino metodi efficaci per raggiungere il controllo sul proprio comportamento e sulle proprie emozioni Obiettivi della terapia cognitivo-comportamentale a) intervento psicoterapico: aiutare a superare i disturbi emotivi e comportamentali già in fase conclamata b) intervento preventivo: contenere tali disturbi ed evitarne l’insorgenza c) intervento di valorizzazione: proporre un miglioramento della qualità della vita con soggetti non necessariamente a rischio 7 2.2 La valutazione diagnostica in età evolutiva Per una valutazione diagnostica si focalizzano: • aspetti comportamentali • aspetti cognitivi • aspetti psicofisiologici Scopi: a) identificazione del problema: presa di decisione riguardo all’opportunità del trattamento b) analisi del problema • identificare aree disfunzionali, comportamenti disadattivi e meccanismi cognitivi da modificare attraverso il trattamento • considerare non solo l’età cronologica ma anche il livello di sviluppo raggiunto sul piano cognitivo-emotivo-fisico 2.3 Strumenti per la valutazione diagnostica Una valutazione diagnostica esaustiva include rilevazioni su aspetti - comportamentali - cognitivi - fisiologici Inizia con un colloquio clinico coi genitori e altri membri del nucleo familiare, procede con un colloquio clinico con il bambino, si fa ricorso a vari strumenti di indagine e raccolta dati (questionari, scale, checklist, schede di monitoraggio) 8 2.3.1 Il colloquio clinico con i genitori Ci consente di raggiungere i seguenti obiettivi - ottenere dati descrittivi sul problema del bambino e su come i genitori lo percepiscono - ottenere informazioni sul ruolo svolto dai genitori nell’evoluzione e nel mantenimento del problema - individuare percezioni erronee, atteggiamenti irrazionali, comportamenti inadeguati, risorse e doti personali nei genitori - iniziare ad abituare il genitore a considerare il problema del bambino secondo un’ottica cognitivo-comportamentale. Stili educativi inadeguati è o per disinformazione o per disturbo psicologico 2.3.2 Colloquio con il bambino o l’adolescente Principali obiettivi da raggiungere - far capire al bambino il ruolo dell’operatore - capire come il bambino percepisce il problema - ottenere dati sulle situazioni in cui si manifesta il problema e sulle conseguenze - giungere ad una prima identificazione personale del problema - definire gli scopi che il bambino desidera raggiungere grazie a questa relazione di aiuto. 2.3.3 Questionari e scale di valutazione 9 A è da somministrare al bambino B è da somministrare ai genitori o insegnanti A • Inventario delle paure (Di Pietro, 1989) • Inventario delle paure (Sanavio) • Questionario emotivo comportamentale (Knaus forma B) • Test TMA (Bracken) • Idea inventory (traduzione italiana Di Pietro) • Scala SDAB (1994) • SEDS (di Hutton e Roberts) • Questionario di attribuzione B • Inventario comportamentale per i genitori (Kendall-Di Pietro, 1995) • SDAG (1995) • SDAI (1994) • Colloqui strutturati per la diagnosi differenziale di alcuni disturbi emotivi-comportamentali 10 2.3.4 Osservazione comportamentale Le osservazioni comportamentali dirette sono un’importante componente nel processo di valutazione diagnostica: metodi strutturati basati sulla valutazione sistematica del bambino o dell’adolescente nelle varie situazioni in cui il problema è solito manifestarsi. Esempi: 1 Scheda di osservazione utile per il trattamento della paura di dormire da soli. Data Ora in cui va a letto Chiamate Ora in cui si addormenta Risvegli notturni 2 Scheda di automonitoraggio utilizzato con adolescenti nel trattamento di ansie sociali. Diario dei rapporti sociali Data Ho telefonato Ho ricevuto Sono andato a a…. una telefonata trovare…. da…. 11 E' venuto a trovarmi…. Uscite con amici: sono andato a…… con…. PARTE C 3 OSSERVAZIONE DIRETTA 3.1 Considerazioni generali Rappresenta il “clou“ dell’assessment. Attraverso esso il terapeuta giunge a definire gli stimoli elicitanti, il comportamento bersaglio (target), le conseguenze che lo mantengono e tutte le variabili rilevanti. Si ottengono dati precisi riguardo a frequenza, intensità e durata del comportamento target. 3.2 Modalità di osservazione 3.2.1 Osservazione continua Consiste nell’accumulare il massimo di osservazioni per saggiare l’insieme del repertorio comportamentale di un soggetto. Teoricamente ideale, tale metodo è limitato dalla difficoltà pratica che incontra l’osservatore per prestare attenzione a tutti gli stimoli. 12 3.2.2 Osservazione della frequenza Consiste nella rilevazione sistematica della frequenza di ogni comportamento sotto osservazione. Si può applicare per monitorare comportamenti che si verificano solo 4 o 5 volte in un giorno. Non dovrebbe essere usata per registrare comportamenti a frequenza molto alta (tic, stereotipie) oppure comportamenti che si prolungano per lunghi periodi di tempo. 3.2.3 Osservazione di durata E’ una procedura di misurazione appropriata per registrare comportamenti di lunga durata o comportamenti che si manifestano in rapida successione (dondolarsi sulla sedia, grattarsi la testa). Di questi comportamenti si misura la quantità del tempo in cui si manifestano; misure di durata sono di solito riportate come percentuale. 3.2.4 Osservazione ad intervalli Con essa si misura il verificarsi o il non verificarsi del comportamento in questione nell’arco di specifici intervalli di tempo. Permette di ottenere una misura di frequenza rapportata ad un’unità di tempo, definita da un intervallo. Si può così stabilire la proporzione tra la frequenza di momenti diversi per cogliere eventuali addensamenti significativi. La registrazione ad intervalli permette di osservare e registrare anche più di un comportamento e più di un soggetto per volta (mai comunque più di tre). 13 3.2.5 Osservazione a campionamento E’ per molti aspetti simile alla precedente; si osservano e si registrano i comportamenti all’interno di periodi di tempo circoscritti. I periodi sono più lunghi (di solito 3, 5 o 7 minuti). E’ necessario selezionare dei periodi piuttosto lunghi di tempo (2 o 3 ore) in alcuni momenti opportuni della giornata, mantenendoli di durata costante. All’interno di questo periodo si stabilisce di effettuare un certo numero di osservazioni circoscritte (10 osservazioni di 3 minuti ciascuna). 3.2.6 Auto-osservazione Permette di completare la raccolta di informazioni operata dal terapeuta. Richiede un minimo di addestramento e la pianificazione di tabelle di registrazione che inizialmente devono essere semplici e facili. La forma più semplice è quella del diario libero fino ad assumere la forma più precisa di resoconto delle singole unità di analisi funzionale. Si configura come strumento di modificazione del comportamento auto-osservativo, determinando utili ripercussioni sulle aspettative, con effetto di prompting per l’autocontrollo (ossessione, insonnia, compulsione) 14 Bibliografia Meazzini , Trattato teorico-pratico di Terapie e modificazione del Comportamento, Erip editrice L’ assessment psicofisiologico nella clinica comportamentale da Terapie del comportamento, Bulzoni Editore, luglio-settembre 1985 Pancheri, Biofeedback , Bulzoni Editore Kendal, Di Pietro, Terapia scolastica dell’ansia, Erickson Ost L.G., Jerremalm A. & Johansson, Individual response patterns and the effects of different behavioral methods in the treatment of social phobia, Behavioral Research and Therapy, 1981 15
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