Una traccia del percorso umano (N.163).p[...]

una traccia
noi e il Sutra del Loto
del percorso
umano
sul capitolo Il Bodhisattva Mai Sprezzante
dice Shakyamuni che il bodhisattva Mai Sprezzante, che persevera nonostante le
persecuzioni nella pratica di lodare la Buddità in ogni persona (il “Sutra del Loto in
ventiquattro caratteri”), non è che lui stesso. è così che le battaglie di quell’antico
bodhisattva divengono attuali e dai contorni umani: sono quelle di Nichiren
Daishonin e di chi NON SMETTE DI riconosceRE la buddità negli altri
di Giovanna Gobattoni
«Il cuore della pratica del Sutra del Loto si trova nel capitolo Mai Sprezzante. Cosa significa il
profondo rispetto del Bodhisattva Mai Sprezzante per la gente? Il vero significato dell’apparizione del Budda Shakyamuni, il signore degli nell’atto di allontanarsi, ribadiva il suo motto,
insegnamenti, sta nel suo comportamento da poi definito il Sutra del Loto in ventiquatessere umano» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 756). tro caratteri o ideogrammi: «Nutro profondo
Dalla ricca fantasmagoria di eventi, immagi- rispetto per voi, non oserei mai trattarvi con
ni, personaggi che si avvicendano nel Sutra disprezzo e arroganza. Perché? Perché tutti voi
del Loto si presenta, al ventesimo capitolo, state praticando la via del bodhisattva e conil Bodhisattva Mai Sprezzante (Fukyo), la cui seguirete certamente la Buddità» (SDL, 355).
figura colpisce il lettore per il carattere dimes- «Quando parlava così alcuni prendevano delle
so, quasi sottotono con cui viene delineata. tegole o delle pietre per colpirlo e percuoterlo.
Tra tanti Budda ed esseri soprannaturali che Lui allora correva via e da lontano continuava
popolano mondi, epoche e luoghi, ci imbattia- a esclamare ad alta voce: “Non oserei mai
mo in questo semplice monaco la cui pratica disprezzarvi, perché voi tutti certamente concostante e caparbia è quella di riverire ogni seguirete la Buddità!”» (Ibidem).
essere umano riconoscendo in lui la Buddità.
Evitando i colpi sollevava i suoi aguzzini dall’acUn intero capitolo viene dedicato a Mai Sprez- cumulare karma negativo. Il suo comportazante o Sempre Disprezzato, come può essere mento sottintende l’esortazione a evitare di
anche tradotto dal sanscrito, la cui pratica ai diventare vittime anche per non moltiplicare il
nostri occhi appare elementare. E così appariva male come causa nella vita del nostro potenagli occhi dei suoi coevi, e, tra questi, i monaci ziale carnefice.
arroganti, non sopportandone la semplicità, Mai Sprezzante persevera per anni in quediventavano aggressivi nei suoi confronti e lo sta pratica senza apparenti cambiamenti. «È
attaccavano con violenza verbale e fisica. Lui, la pratica della perseveranza – commenta il
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presidente Ikeda – Uno dei titoli del Budda è
nonin, colui che sopporta e persevera» (La
saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 4,
p. 7). È la disciplina che ci porta davanti al
Gohonzon ogni mattina, ogni sera e in qualunque momento l’urgenza della vita vorrebbe
risucchiarci e annientare la nostra possibilità
di decidere. E invece no, caparbiamente scegliamo di indirizzare il nostro cuore e la nostra
mente, scegliamo di recitare Daimoku.
«Mai Sprezzante, pur insultato e minacciato,
continua imperterrito ad andare in giro piantando il seme dei ventiquattro ideogrammi del
Sutra del Loto» (Ibidem) fino all’esaurimento
della sua vita mortale, e sul punto di morte
avviene un colpo di scena. Egli ode dall’alto
del cielo i versi del sutra, si sente in grado di
sostenerli e abbracciarli: così prolunga la sua
vita e ottiene la purezza dei sensi e della mente,
diviene abile oratore ed è in grado, grazie alla
bontà e alla saggezza acquisite, di convertire
tutti quei monaci che lo avevano disprezzato.
Il miracolo che accade al Bodhisattva Mai
Sprezzante è quello della rivoluzione umana,
ce lo spiega così Ikeda: «La sua longevità può
essere interpretata come grande forza vitale.
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Traboccare di forza vitale e creare molto valore
equivale ad avere una vita lunga» (Ibidem, p.
8). Purificare le facoltà sensoriali mostra il compimento della propria trasformazione.
In coerenza con lo stile esplosivo e incantatore
di tutto il Sutra del Loto, il nostro Mai Sprezzante riserva una sorpresa finale al lettore.
L’ultimo fuoco d’artificio: quello che esplode
per ultimo, che quasi non ce lo aspettavamo
più e invece è il più magnifico, ci lascia a bocca
aperta, a noi che pensavamo di non avere più
meraviglia dentro.
Arrivati a questo punto Shakyamuni dichiara:
«Il bodhisattva Mai Sprezzante che visse in
quell’epoca […] in effetti non è altri che me
stesso» (SDL, 357).
Spiega Ikeda: «Quello che tutti avevano creduto il racconto di un evento lontano, tutt’a un
tratto diventa una realtà presente» (La saggezza del Sutra del Loto, op. cit, p. 9).
Il Sutra del Loto lascia il suo aspetto formale
e transitorio e diventa la traccia del percorso
umano. Il tempo di un indefinito passato diventa presente: «Nichiren Daishonin interpreta la
frase “non è altri che me stesso” come riferito
alla propria vita. [..] In viaggio verso Sado
noi e il Sutra del Loto
scrisse: ”Il passato del capitolo Mai Sprezzante
corrisponde al presente”» (Ibidem).
Nichiren scopre una corrispondenza tra i capitoli del sutra dedicati a Mai Sprezzante e quelli
dove sono descritte le persecuzioni a cui andrà
incontro il devoto del Sutra del Loto. Esattamente questa corrispondenza si realizza nella
sua stessa esistenza, in quel preciso istante
in cui viene condotto all’esecuzione capitale.
«Nel futuro si capirà che la battaglia di Nichiren è uguale alla battaglia di Mai Sprezzante»
(Ibidem).
Scrive il Daishonin: «I ventiquattro caratteri
cinesi che costituiscono questo brano sono
diversi [nella forma] dai cinque caratteri di
Myoho-renge-kyo, ma il significato è lo stesso.
Questi ventiquattro caratteri rappresentano il
Sutra del Loto in miniatura» (Raccolta degli
insegnamenti orali, BS, 120, 45).
Il circolo virtuoso di presente, passato, futuro
ridetermina significati nuovi e dà senso alla
missione del devoto del Sutra del Loto.
Qual è questa missione? Spiega sempre Ikeda:
«È l’unico punto dell’insegnamento essenziale
del Sutra del Loto in cui il Budda Shyakyamuni,
dopo aver spiegato di aver ottenuto l’Illuminazione nel remoto passato, descrive le proprie
pratiche in una vita precedente. Possiamo
concludere che la vera causa dell’ottenimento della Buddità da parte di Shakyamuni nel
remoto passato fu la pratica del bodhisattva
Mai Sprezzante» (MDG, 532).
E «questa è la pratica buddista fondamentale.
Dal punto di vista delle tre vie di fede, pratica
e studio, credere fino in fondo nella natura di
Budda di tutte le persone significa “fede” nel
Sutra del Loto e nel Gohonzon» (MDG, 554).
Unità di bene e male
Spiega inoltre il presidente Ikeda: «Nichiren
Daishonin scrisse: “Istituire distinzioni tra il
bene e il male considerando il bodhisattva Mai
Sprezzante come una persona “buona” e gli
arroganti come persone “cattive” è un segno
di ignoranza. Ma quando lo si riconosce e ci si
inchina rispettosamente, allora ci si sta inchinando rispettosamente a Nam-myoho-rengekyo, il principio in cui il bene e il male non sono
due cose differenti, in cui il giusto e l’ingiusto
sono una stessa cosa” (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 120, 51). Il Bodhisattva Mai
Sprezzante e le persone malvagie sono ai poli
opposti, ma sono tutti entità della mistica Legge, sono tutti esseri umani. Anche nei malvagi
c’è il bene del mondo di Budda e anche nei
buoni ci sono i mondi malvagi. Il bodhisattva
continuò a propagare il suo insegnamento
perché credeva nella Buddità latente di coloro
che lo maltrattavano. […] Il principio di unità
di bene e male non significa semplicemente
accettare il male per quello che è; bisogna combatterlo risolutamente, sottomettere le funzioni
negative della vita e trasformarle in alleate. Se
il bene perde, diviene schiavo del male. Solo
riportando la vittoria possiamo trasformare i
nemici in buoni amici» (La saggezza del Sutra
del Loto, op. cit., pp. 16-18).
Mantenere costantemente la fiducia nella Buddità dell’altro significa riconoscergli la stessa
potenzialità dinamica che riconosciamo a noi
stessi. Quando ci sforziamo di migliorare, di
aprire nuove porte dentro di noi, più facilmente riusciamo a cogliere la stessa innata spinta
profonda in chi ci sta di fronte. Viceversa quando siamo imbrigliati nei nostri schemi, abitudini, tendenze, tutto è fermo e ognuno è chiuso
nella propria maschera.
Quante volte nei nostri incontri quotidiani ci
imbattiamo nell’unico essere a cui neghiamo
la Buddità, magari un figlio, un compagno, un
capo. Pensiamo: «Lui non ce la fa, ci penso io…
non capirà mai, è inutile spiegare…».
Unico antidoto alla nostra arroganza è abbracciare l’esempio di Mai Sprezzante:
Senza nutrire il minimo dubbio o perplessità,
ma con tutto il cuore
predichiamo questo sutra in lungo e in largo
per incontrare i Budda era dopo era
e completare rapidamente la via del Budda
(cfr. SDL, 360).
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ondamenti del Buddismo di Nichiren Daishonin
il grande
mandato
di Alessandra Fornasiero
Nichiren Daishonin considerava Poteri sovrannaturali del Tathagata – il
ventunesimo – uno dei capitoli più
importanti del Sutra del Loto, insieme
a Emergere dalla terra e Durata della
vita del Tathagata, perché descrive la
cerimonia durante la quale Shakyamuni affida ai Bodhisattva della Terra
la realizzazione di kosen-rufu nell’Ultimo giorno della Legge.
Il Sutra del Loto è il testamento di
Shakyamuni, e in questo senso è un
insegnamento interamente rivolto al
futuro. Egli si risvegliò alla Legge fondamentale della vita e provò un’immensa gioia, ma come comunicare
questa Legge all’umanità? Cosa ne
sarebbe stato delle generazioni future?
Si può dire che il tema fondamentale
del sutra sia proprio la trasmissione
della Legge dopo la morte di Shakyamuni. Chi porterà avanti l’ampia propagazione nelle epoche a venire?
Questo interrogativo rimbalza da un
capitolo all’altro come un appello, e
ne costituisce il filo conduttore. Da
questo punto di vista il Sutra del Loto
è una grande cerimonia di maestro e
discepolo: è vero che la Legge è eter-
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na, ma se non c’è nessuno a ereditarla correttamente è destinata a perire.
La sezione del sutra dedicata alla
Cerimonia nell’aria descrive appunto
l’affidamento di questo compito ai
Bodhisattva della Terra e in particolare alla loro guida, il Bodhisattva Pratiche Superiori. Dopo essere emersi
dalla terra in risposta all’appello del
Budda, nel capitolo Poteri sovrannaturali essi fanno il solenne voto di
«propagare in lungo e in largo questa grande e pura Legge, di accettarla, sostenerla, leggerla, recitarla, predicarla, trascriverla e farle offerte»
(SDL, 363), affinché tutti gli esseri
viventi delle epoche future possano
ottenere l’Illuminazione.
Il sutra recita così:
«Come la luce del sole e della luna
può fugare oscurità e tenebre,
così questa persona,
mentre passa nel mondo,
può liberare gli esseri viventi
dall’oscurità
e condurre
numeri sconfinati di bodhisattva
a dimorare finalmente
nell’unico veicolo» (SDL, 368).
In riferimento a questo brano Nichiren Daishonin afferma: «L’espressione “finalmente” si riferisce a kosenrufu, la propagazione degli insegnamenti in lungo e in largo» (GZ ,772,
cit. in La saggezza del Sutra del
Loto, vol. 4, p. 71).
Lo stato vitale dei Bodhisattva della
Terra che diffondono la Legge è
lo stesso del Budda, altrimenti non
potrebbero propagarla correttamente, ma il loro comportamento è quello dei bodhisattva di andare “per il
mondo” mescolandosi alla gente per
salvare le persone dalla sofferenza.
In risposta al voto dei Bodhisattva della
Terra, Shakyamuni usa i suoi poteri
sovrannaturali per mostrare dieci fenomeni mistici, come estendere la lingua
fino al cielo di Brahma ed emettere
innumerevoli raggi colorati che illuminano tutti i mondi nelle dieci direzioni.
Questi prodigi, quali l’universo completamente illuminato, sono una previsione di kosen-rufu. Il fatto che tutti
gli esseri viventi gettino fiori, gemme
preziose e ornamenti di ogni sorta verso il mondo di saha sta a indicare che
il mondo di saha è la Terra della luce