una traccia noi e il Sutra del Loto del percorso umano sul capitolo Il Bodhisattva Mai Sprezzante dice Shakyamuni che il bodhisattva Mai Sprezzante, che persevera nonostante le persecuzioni nella pratica di lodare la Buddità in ogni persona (il “Sutra del Loto in ventiquattro caratteri”), non è che lui stesso. è così che le battaglie di quell’antico bodhisattva divengono attuali e dai contorni umani: sono quelle di Nichiren Daishonin e di chi NON SMETTE DI riconosceRE la buddità negli altri di Giovanna Gobattoni «Il cuore della pratica del Sutra del Loto si trova nel capitolo Mai Sprezzante. Cosa significa il profondo rispetto del Bodhisattva Mai Sprezzante per la gente? Il vero significato dell’apparizione del Budda Shakyamuni, il signore degli nell’atto di allontanarsi, ribadiva il suo motto, insegnamenti, sta nel suo comportamento da poi definito il Sutra del Loto in ventiquatessere umano» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 756). tro caratteri o ideogrammi: «Nutro profondo Dalla ricca fantasmagoria di eventi, immagi- rispetto per voi, non oserei mai trattarvi con ni, personaggi che si avvicendano nel Sutra disprezzo e arroganza. Perché? Perché tutti voi del Loto si presenta, al ventesimo capitolo, state praticando la via del bodhisattva e conil Bodhisattva Mai Sprezzante (Fukyo), la cui seguirete certamente la Buddità» (SDL, 355). figura colpisce il lettore per il carattere dimes- «Quando parlava così alcuni prendevano delle so, quasi sottotono con cui viene delineata. tegole o delle pietre per colpirlo e percuoterlo. Tra tanti Budda ed esseri soprannaturali che Lui allora correva via e da lontano continuava popolano mondi, epoche e luoghi, ci imbattia- a esclamare ad alta voce: “Non oserei mai mo in questo semplice monaco la cui pratica disprezzarvi, perché voi tutti certamente concostante e caparbia è quella di riverire ogni seguirete la Buddità!”» (Ibidem). essere umano riconoscendo in lui la Buddità. Evitando i colpi sollevava i suoi aguzzini dall’acUn intero capitolo viene dedicato a Mai Sprez- cumulare karma negativo. Il suo comportazante o Sempre Disprezzato, come può essere mento sottintende l’esortazione a evitare di anche tradotto dal sanscrito, la cui pratica ai diventare vittime anche per non moltiplicare il nostri occhi appare elementare. E così appariva male come causa nella vita del nostro potenagli occhi dei suoi coevi, e, tra questi, i monaci ziale carnefice. arroganti, non sopportandone la semplicità, Mai Sprezzante persevera per anni in quediventavano aggressivi nei suoi confronti e lo sta pratica senza apparenti cambiamenti. «È attaccavano con violenza verbale e fisica. Lui, la pratica della perseveranza – commenta il BUDDISMO e SOCIETà /163 29 presidente Ikeda – Uno dei titoli del Budda è nonin, colui che sopporta e persevera» (La saggezza del Sutra del Loto, Esperia, vol. 4, p. 7). È la disciplina che ci porta davanti al Gohonzon ogni mattina, ogni sera e in qualunque momento l’urgenza della vita vorrebbe risucchiarci e annientare la nostra possibilità di decidere. E invece no, caparbiamente scegliamo di indirizzare il nostro cuore e la nostra mente, scegliamo di recitare Daimoku. «Mai Sprezzante, pur insultato e minacciato, continua imperterrito ad andare in giro piantando il seme dei ventiquattro ideogrammi del Sutra del Loto» (Ibidem) fino all’esaurimento della sua vita mortale, e sul punto di morte avviene un colpo di scena. Egli ode dall’alto del cielo i versi del sutra, si sente in grado di sostenerli e abbracciarli: così prolunga la sua vita e ottiene la purezza dei sensi e della mente, diviene abile oratore ed è in grado, grazie alla bontà e alla saggezza acquisite, di convertire tutti quei monaci che lo avevano disprezzato. Il miracolo che accade al Bodhisattva Mai Sprezzante è quello della rivoluzione umana, ce lo spiega così Ikeda: «La sua longevità può essere interpretata come grande forza vitale. 30 BUDDISMO e SOCIETà /163 Traboccare di forza vitale e creare molto valore equivale ad avere una vita lunga» (Ibidem, p. 8). Purificare le facoltà sensoriali mostra il compimento della propria trasformazione. In coerenza con lo stile esplosivo e incantatore di tutto il Sutra del Loto, il nostro Mai Sprezzante riserva una sorpresa finale al lettore. L’ultimo fuoco d’artificio: quello che esplode per ultimo, che quasi non ce lo aspettavamo più e invece è il più magnifico, ci lascia a bocca aperta, a noi che pensavamo di non avere più meraviglia dentro. Arrivati a questo punto Shakyamuni dichiara: «Il bodhisattva Mai Sprezzante che visse in quell’epoca […] in effetti non è altri che me stesso» (SDL, 357). Spiega Ikeda: «Quello che tutti avevano creduto il racconto di un evento lontano, tutt’a un tratto diventa una realtà presente» (La saggezza del Sutra del Loto, op. cit, p. 9). Il Sutra del Loto lascia il suo aspetto formale e transitorio e diventa la traccia del percorso umano. Il tempo di un indefinito passato diventa presente: «Nichiren Daishonin interpreta la frase “non è altri che me stesso” come riferito alla propria vita. [..] In viaggio verso Sado noi e il Sutra del Loto scrisse: ”Il passato del capitolo Mai Sprezzante corrisponde al presente”» (Ibidem). Nichiren scopre una corrispondenza tra i capitoli del sutra dedicati a Mai Sprezzante e quelli dove sono descritte le persecuzioni a cui andrà incontro il devoto del Sutra del Loto. Esattamente questa corrispondenza si realizza nella sua stessa esistenza, in quel preciso istante in cui viene condotto all’esecuzione capitale. «Nel futuro si capirà che la battaglia di Nichiren è uguale alla battaglia di Mai Sprezzante» (Ibidem). Scrive il Daishonin: «I ventiquattro caratteri cinesi che costituiscono questo brano sono diversi [nella forma] dai cinque caratteri di Myoho-renge-kyo, ma il significato è lo stesso. Questi ventiquattro caratteri rappresentano il Sutra del Loto in miniatura» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 120, 45). Il circolo virtuoso di presente, passato, futuro ridetermina significati nuovi e dà senso alla missione del devoto del Sutra del Loto. Qual è questa missione? Spiega sempre Ikeda: «È l’unico punto dell’insegnamento essenziale del Sutra del Loto in cui il Budda Shyakyamuni, dopo aver spiegato di aver ottenuto l’Illuminazione nel remoto passato, descrive le proprie pratiche in una vita precedente. Possiamo concludere che la vera causa dell’ottenimento della Buddità da parte di Shakyamuni nel remoto passato fu la pratica del bodhisattva Mai Sprezzante» (MDG, 532). E «questa è la pratica buddista fondamentale. Dal punto di vista delle tre vie di fede, pratica e studio, credere fino in fondo nella natura di Budda di tutte le persone significa “fede” nel Sutra del Loto e nel Gohonzon» (MDG, 554). Unità di bene e male Spiega inoltre il presidente Ikeda: «Nichiren Daishonin scrisse: “Istituire distinzioni tra il bene e il male considerando il bodhisattva Mai Sprezzante come una persona “buona” e gli arroganti come persone “cattive” è un segno di ignoranza. Ma quando lo si riconosce e ci si inchina rispettosamente, allora ci si sta inchinando rispettosamente a Nam-myoho-rengekyo, il principio in cui il bene e il male non sono due cose differenti, in cui il giusto e l’ingiusto sono una stessa cosa” (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 120, 51). Il Bodhisattva Mai Sprezzante e le persone malvagie sono ai poli opposti, ma sono tutti entità della mistica Legge, sono tutti esseri umani. Anche nei malvagi c’è il bene del mondo di Budda e anche nei buoni ci sono i mondi malvagi. Il bodhisattva continuò a propagare il suo insegnamento perché credeva nella Buddità latente di coloro che lo maltrattavano. […] Il principio di unità di bene e male non significa semplicemente accettare il male per quello che è; bisogna combatterlo risolutamente, sottomettere le funzioni negative della vita e trasformarle in alleate. Se il bene perde, diviene schiavo del male. Solo riportando la vittoria possiamo trasformare i nemici in buoni amici» (La saggezza del Sutra del Loto, op. cit., pp. 16-18). Mantenere costantemente la fiducia nella Buddità dell’altro significa riconoscergli la stessa potenzialità dinamica che riconosciamo a noi stessi. Quando ci sforziamo di migliorare, di aprire nuove porte dentro di noi, più facilmente riusciamo a cogliere la stessa innata spinta profonda in chi ci sta di fronte. Viceversa quando siamo imbrigliati nei nostri schemi, abitudini, tendenze, tutto è fermo e ognuno è chiuso nella propria maschera. Quante volte nei nostri incontri quotidiani ci imbattiamo nell’unico essere a cui neghiamo la Buddità, magari un figlio, un compagno, un capo. Pensiamo: «Lui non ce la fa, ci penso io… non capirà mai, è inutile spiegare…». Unico antidoto alla nostra arroganza è abbracciare l’esempio di Mai Sprezzante: Senza nutrire il minimo dubbio o perplessità, ma con tutto il cuore predichiamo questo sutra in lungo e in largo per incontrare i Budda era dopo era e completare rapidamente la via del Budda (cfr. SDL, 360). BUDDISMO e SOCIETà /163 31 ondamenti del Buddismo di Nichiren Daishonin il grande mandato di Alessandra Fornasiero Nichiren Daishonin considerava Poteri sovrannaturali del Tathagata – il ventunesimo – uno dei capitoli più importanti del Sutra del Loto, insieme a Emergere dalla terra e Durata della vita del Tathagata, perché descrive la cerimonia durante la quale Shakyamuni affida ai Bodhisattva della Terra la realizzazione di kosen-rufu nell’Ultimo giorno della Legge. Il Sutra del Loto è il testamento di Shakyamuni, e in questo senso è un insegnamento interamente rivolto al futuro. Egli si risvegliò alla Legge fondamentale della vita e provò un’immensa gioia, ma come comunicare questa Legge all’umanità? Cosa ne sarebbe stato delle generazioni future? Si può dire che il tema fondamentale del sutra sia proprio la trasmissione della Legge dopo la morte di Shakyamuni. Chi porterà avanti l’ampia propagazione nelle epoche a venire? Questo interrogativo rimbalza da un capitolo all’altro come un appello, e ne costituisce il filo conduttore. Da questo punto di vista il Sutra del Loto è una grande cerimonia di maestro e discepolo: è vero che la Legge è eter- 32 BUDDISMO e SOCIETà /163 na, ma se non c’è nessuno a ereditarla correttamente è destinata a perire. La sezione del sutra dedicata alla Cerimonia nell’aria descrive appunto l’affidamento di questo compito ai Bodhisattva della Terra e in particolare alla loro guida, il Bodhisattva Pratiche Superiori. Dopo essere emersi dalla terra in risposta all’appello del Budda, nel capitolo Poteri sovrannaturali essi fanno il solenne voto di «propagare in lungo e in largo questa grande e pura Legge, di accettarla, sostenerla, leggerla, recitarla, predicarla, trascriverla e farle offerte» (SDL, 363), affinché tutti gli esseri viventi delle epoche future possano ottenere l’Illuminazione. Il sutra recita così: «Come la luce del sole e della luna può fugare oscurità e tenebre, così questa persona, mentre passa nel mondo, può liberare gli esseri viventi dall’oscurità e condurre numeri sconfinati di bodhisattva a dimorare finalmente nell’unico veicolo» (SDL, 368). In riferimento a questo brano Nichiren Daishonin afferma: «L’espressione “finalmente” si riferisce a kosenrufu, la propagazione degli insegnamenti in lungo e in largo» (GZ ,772, cit. in La saggezza del Sutra del Loto, vol. 4, p. 71). Lo stato vitale dei Bodhisattva della Terra che diffondono la Legge è lo stesso del Budda, altrimenti non potrebbero propagarla correttamente, ma il loro comportamento è quello dei bodhisattva di andare “per il mondo” mescolandosi alla gente per salvare le persone dalla sofferenza. In risposta al voto dei Bodhisattva della Terra, Shakyamuni usa i suoi poteri sovrannaturali per mostrare dieci fenomeni mistici, come estendere la lingua fino al cielo di Brahma ed emettere innumerevoli raggi colorati che illuminano tutti i mondi nelle dieci direzioni. Questi prodigi, quali l’universo completamente illuminato, sono una previsione di kosen-rufu. Il fatto che tutti gli esseri viventi gettino fiori, gemme preziose e ornamenti di ogni sorta verso il mondo di saha sta a indicare che il mondo di saha è la Terra della luce
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