[C-MAC - 6] CARLINO/GIORNALE/MAC/06 05/02/15

••
6
CAMPIONATO DI GIORNALISMO
GIOVEDÌ 5 FEBBRAIO 2015
Scuola media ENRICO MESTICA di Cingoli
Io ho un sogno: un mondo di pace
La studentessa crede che la buona volontà cancelli diseguaglianze e guerre
HO VISTO un programma di attualità che trattava del coinvolgimento di bambini e adolescenti
nei conflitti in corso in varie parti
del pianeta e sono rimasta colpita
dall’immagine di un bambino di
appena otto anni con in una mano un kalashnikov e nell’altra
una sigaretta: una deforme e tragica caricatura di un uomo cui la vita è stata negata fin dall’infanzia,
catapultato in un sanguinoso gioco di guerra che provoca solo morte e sofferenza. Ci sono convenzioni internazionali che vietano il
coinvolgimento dei ragazzi nei
conflitti, eppure gli stessi paesi
che firmano solennemente questi
importanti documenti, non esitano purtroppo a fornire armi e
mezzi bellici contribuendo così a
favorire interminabili massacri
che rubano la vita ad intere popolazioni, costrette a fuggire in altre
terre.
Come scrivere di pace in questo
tempo così pieno di violenza? La
nostra epoca è quella di tante guerre diffuse, più o meno dichiarate.
I conflitti, piccoli o grandi, pervadono la nostra vita rischiando
quasi di far parte della stessa come eventi inevitabili, scorrendo
tra le pagine dei giornali o sullo
schermo televisivo come notizie
abituali, quasi noiose e virtuali.
Amareggiata e sconvolta dall’immagine di quel bambino guerriero, ho riflettuto sul significato della parola “pace” di cui si parla costantemente; considerata un valore da perseguire, una condizione
essenziale per promuovere lo sviluppo e la prosperità degli uomini, sentita come qualcosa di indispensabile, la pace si costruisce
quotidianamente con il comportamento di ognuno di noi !
Pace significa non cedere all’ideologia della violenza, della discriminazione; la pace esiste se noi attivamente la facciamo e rifacciamo, generando e rigenerando il legame che unisce ogni l’uomo
all’altro, creando rispetto, cancellando sentimenti di odio, di insensato orgoglio, fanatismo, vendetta
e trasformando il conflitto in in-
OPERA Il murale Guernica di Picasso realizzato dagli studenti cingolani
contro. Concretizzare gli ideali
della democrazia, assicurare uno
sviluppo economico sostenibile,
promuovere il lavoro e favorire
l’integrazione tra i popoli nel rispetto della cultura e della libertà
religiosa è un progetto di pace.
Cancellare la parola femminicidio, che racchiude in sé tanto do-
lore e soprusi, rafforzando i legami familiari e la responsabilità costruttiva di ognuno vuol dire praticare la pace; quest’ultima quindi non si riduce ad una assenza di
guerra ma all’attuazione continua
di un progetto che deve rispettare
l’uomo nella sua globale entità.
Creare una cultura di pace vuol dire anche rispettare i bambini,
frantumando quel mostro pericoloso ed insidioso della pedofilia
con determinazione e tenacia.
Non è forse una guerra quella che
ogni fine settimana miete giovani
vittime sulla strada?
Favorire quindi la cultura di un
divertimento sano, lontano da falsi miti, eccessi e dipendenze che
mettono a repentaglio la vita, è
fondamentale ed indispensabile
per una società civile e pacifica.
Valorizzare il diverso e la disabilità, guardando il mondo da una altra prospettiva, è anche essa una
carta vincente per costruire la pace.
La capacità di vivere in armonia
con se stessi e con il mondo che ci
circonda rispettando la natura ed
i suoi frutti per lo sviluppo integrale di tutti, non edifica secondo
voi la pace?
Ed io, concludendo vorrei trasformare il mondo in un grande cantiere dove tutti gli uomini, operai
specializzati, costruiscano la pace
con gesti piccoli e grandi ma tutti
indispensabili.
È un sogno? A me piace sognare
Lucia Maria Vitali IIIª A
LA RIFLESSIONE L’ESEMPIO DI GRANDI PERSONAGGI HA INDICATO ALL’UMANITÀ LA STRADA DA SEGUIRE
Dalle azioni di ogni giorno si costruisce una società senza attriti
DOPO LA SECONDA guerra
mondiale nella nostra carta costituzionale è stato specificato che l’Italia rifiuta la guerra come mezzo di
risoluzione dei disaccordi internazionali. Eppure negli ultimi
trent’anni le nostre forze armate
sono dovute intervenire nel mondo per spegnere i vari focolai di
guerra, nati sostanzialmente per
interessi legati a questioni economiche o religiose.
Anche se alcuni studiosi sostengono che la litigiosità faccia parte
dell’istinto umano, sono convinto
che la soluzione pacifica delle questioni sia sempre da ricercare, a
partire, dalle relazioni quotidiane
con il nostro prossimo. Mi chiedo
perché nell’era della tecnologia e
della ricchezza vi sia tanta gente
che tenta di sopraffare il suo “vicino”. Gli adulti dicono che la ricchezza continua a restare in mano
a pochi che voglio essere sempre
più ricchi e che spesso chi non ha
niente pensa con la violenza di ottenere giustizia. Ma allora perché
chi ha un ruolo di potere non fa
nulla per evitare tutto questo? For-
LEADER Aung San Suu Kyi,
la politica birmana
se perché le persone più disagiate
vengono sfruttate dai potenti che,
senza nessuno scrupolo, innescano conflitti al solo fine di impossessarsi di aree ricche di risorse.
Solo il coraggio e l’amore per l’altro spingono oggi, come in passato, alcune persone a contrastare
questo modo di concepire il potere
e a lottare per la pace.
Nelle varie epoche il bisogno di pace è spesso stato impersonato da
uomini e donne che hanno sacrificato affetti, libertà e, in molti casi,
anche la vita per cercare di far comprendere che la violenza non è
mai una soluzione accettabile. Tra
i tanti, ho studiato la figura di
Aung Sang Su Kyie, leader birmana che ha sopportato anni di privazione della libertà per aver chiesto
la libertà per il suo popolo. La San
Suu Kyi, per altro, ha ricevuto il
Nobel per la pace perché, nonostante avesse e ha tuttora molti seguaci, dalle sue labbra non sono
mai uscite parole che inneggiassero alla violenza. Anche se esistono
questi splendidi esempi che in taluni casi sono riusciti ad ottenere
risultati concreti sul fronte della
pace, spesso bastano poche parole
irresponsabili del leader di turno
per vanificare anni di sacrifici e
tornare in men che non si dica a
situazioni di grande conflitto.
Studiando la storia ho capito che
certi eventi sembrano ripetersi nei
secoli e ciò che pare si ripeta più
spesso è propria la guerra tra i popoli. Guerre per le religioni, per il
petrolio, per il colore della pelle,
per la ricchezza, per la conquista
del territorio. So di essere solo un
ragazzo ma per me la “ricetta” consiste in due ingredienti. Per prima
cosa occorre che gli uomini abbiano il necessario per sopravvivere:
non si deve più permettere che in
alcune parti del mondo si muoia
per la fame, per la sete, per la mancanza del lavoro, perché non si ha
una casa! L’altra riguarda più da
vicino anche noi ragazzi. Penso sia
necessario che sin da bambini si
cresca con l’idea che la vita è il bene più prezioso e che, in ogni azione, è possibile superare i conflitti
imparando ad accordarsi, a trovare una soluzione pacifica che rispetti tutti senza danneggiare nessuno!
Edoardo Tavanti IIIª C
LA REDAZIONE
Le classi terze della scuola secondaria di
primo grado di Cingoli sono state selezionate alla fase regionale del concorso «La
pace sempre contro ogni conflitto» pro-
mosso dall’Assemblea legislativa delle
Marche.
Noi siamo stati chiamati ad affrontare il tema della pace e lo abbiamo fatto con pas-
sione ed entusiasmo.
Vi presentiamo alcuni nostri lavori che mostrano cosa cercano di costruire le nostre
menti...