Aiuto Donna: presentati i dati sul 2014

Aiuto Donna: presentati i dati sul 2014
Quasi 300 nuovi casi di donne maltrattate dai partner in città e provincia. Il profilo tipo del
maltrattatore: italiano, con un lavoro fisso e senza problemi particolari (dipendenze o psichiatrici)
Sono 296 le donne che si sono rivolte al centro antiviolenza Aiuto Donna di Bergamo nel 2014: 296
nuovi casi di richiesta di aiuto da parte di donne maltrattate, arrivate da città e provincia.
I dati elaborati dall’associazione, relativi all’anno scorso e presentati oggi in conferenza stampa,
disegnano un quadro che purtroppo non riserva alcuna sorpresa: nessun calo dei numeri rispetto
agli anni scorsi e nessuna novità per quanto riguarda l’identità delle donne, quella degli uomini
maltrattatori e le dinamiche della violenza.
Nella gran parte dei casi a chiedere aiuto sono state donne italiane, sposate e con figli. A maltrattarle
per lo più sono uomini italiani, mariti e conviventi o comunque ex partner, occupati con un reddito
medio e senza problemi particolari. Nella maggior parte dei casi la violenza è psicologica e fisica
(anche se non mancano violenza sessuale ed economica), dura da anni e raramente è stata
denunciata.
Donne normali, dunque, che vengono maltrattate da uomini normali, per anni, all’interno della sfera
famigliare. Questo continua ad essere il quadro della violenza contro le donne nel territorio
bergamasco, che si aggrava ancora di più se si tiene presente che, secondo l’Istat, per ogni donna
che racconta o denuncia ce ne sono almeno otto che subiscono in silenzio tra le mura di casa. I
numeri relativi alla Bergamasca, così come quelli che si riferiscono alla situazione italiana nel suo
complesso, rendono il fenomeno della violenza di genere una vera e propria piaga sociale. Da non
dimenticare è il fatto che in Italia ogni due giorni una donna viene uccisa dal proprio compagno o ex
compagno, e che quasi sempre il femminicidio è stato preceduto da lunghi periodi di maltrattamento.
“Il centro antiviolenza è un luogo di donne per donne – ha detto la presidente di Aiuto Donna, Oliana
Maccarini, durante la conferenza stampa -. Ci occupiamo di un problema che troppo spesso viene
ancora considerato come un fatto privato e invece è un fenomeno sociale, collettivo, perché la
violenza contro una donna è una violazione dei diritti umani, come sancisce la Convenzione di
Istanbul. È importante che si sappia che esistono luoghi come il nostro centro, che offrono consulenza
gratuita e che garantiscono segretezza alle donne”.
“Qui arrivano donne confuse e smarrite – ha raccontato Serena Cerri, una delle psicologhe che
prestano servizio all’interno della struttura -. Hanno paura di raccontare quello che subiscono perché
temono la reazione del loro compagno violento e perché spesso non hanno nessuno che può
sostenerle concretamente. Quando arrivano da noi scoprono che c’è la possibilità di essere
tutelate e supportate, e cominciano un percorso di uscita dalla violenza che è fatto soprattutto
della loro consapevolezza, noi le accompagniamo senza mai prendere decisioni al loro posto”.
“Spesso le donne non denunciano la violenza perché sono convinte di non avere diritti – ha detto
Cecilia Consonni, avvocato civilista di Aiuto Donna -. Qui invece, oltre a trovare ascolto e supporto,
scoprono anche che esiste un sistema giudiziario che le tutela. Il problema è far coincidere i tempi
della donna con quelli dei tribunali, che troppo spesso sono lenti e non rispondono al bisogno reale”.
“Vogliamo far sapere alle donne che se trovano il coraggio di denunciare avranno la possibilità
di essere tutelate, che non sono sole – ha aggiunto Marcella Micheletti, avvocato penalista –. La
procura e il tribunale di Bergamo sono molto attenti sul tema della violenza di genere. Solo le forze
dell’ordine ogni tanto mancano di attenzione, perché non sempre quando intervengono in situazioni di
violenza informano la donna, come dovrebbero, sul fatto che esistono posti come Aiuto Donna”.
“È fondamentale – ha concluso Oliana Maccarini – che si investa nel lavoro dei centri antiviolenza
perché le donne che decidono di uscire dalla violenza abbiano sostegno concreto. Ed è
necessario anche puntare alla prevenzione, perciò intraprendere iniziative sul piano legislativo ma
anche e soprattutto lavorare sul piano culturale, per promuovere un’immagine della donna che
superi gli stereotipi e abbia nella libertà e nell’autodeterminazione i propri capisaldi”.
Da gennaio ad oggi le richieste d’aiuto arrivate ad Aiuto Donna sono già 98.
Bergamo, 6 marzo 2015
Il Centro antiviolenza Aiuto Donna è attivo dal 1999 e fornisce consulenza psicologica e legale gratuita alle donne vittima di violenza. Si trova in
via San Lazzaro 3, a Bergamo. Le operatrici rispondono allo 035212933, nel fine settimana al 3669020232 (dalle 9 alle 15).
Maggiori informazioni su www.aiutodonna.it
www.giornaledellisola.it – marzo 2015