- venerdì 20 febbraio 2015 - l'Adige - Pagina: 26 - Occupazione | Prorogata fino a luglio la cassa integrazione in deroga Arcese, l’accordo è stato firmato Per i lavoratori dell’Arcese Trasporti si tratta di una boccata d’aria lunga cinque mesi, tempo utile per prendere importanti decisioni in merito alle proposte della ditta. Ieri al ministero del lavoro è stato infatti firmato l’accordo che prevede la cassa integrazione in deroga, a rotazione, che entrerà in vigore il 23 febbraio e che si chiuderà il 22 luglio: durante questo periodo i lavoratori potranno decidere se accettare la ricollocazione e avere così salvo il posto di lavoro, oppure se utilizzare gli incentivi per entrare in mobilità. Per quanto riguarda la ricollocazone, si prospettano cambi di sede o di mansione: sarà stilata una graduatoria, basata sui cari- chi di famiglia e sull’anzianità aziendale, per stabilire chi verrà meno penalizzato. Al termine di questo periodo ci sarà una settimana di confronti e, se risulteranno altri esuberi, i dipendenti saranno messi in mobilità senza incentivo. L’accordo, firmato da Filt Cgil, Filt Cisl, Uil Trasporti, Cobas e Rsu, riguarda circa 60 persone su 111 dipendenti distribuiti su tre sedi, tra cui quella di Rovereto è la più importante. È l’ultimo atto di una trattativa infinita che da anni vede contrapporre sindacati e azienda sulla difesa dell’occupazione. La crisi, unita alla delocalizzazione delle sedi, ha colpito duramente, visto che nel 2009 i dipendenti erano addirittura 791. Documento generato da Walter Alotti il 20/02/2015 alle 07:24:56 Magra consolazione poter contare su altri cinque mesi di aiuto, mentre si deve decidere se accettare la ricollocazione o l’incentivo all’esodo Pagina 5/7 - venerdì 20 febbraio 2015 - LA FIRMA T R E N T I N O - Pagina: 26 - » AL MINISTERO DEL LAVORO Con l’accordo firmato ieri al Ministero del lavoro, Arcese godrà di altri 5 mesi di cassa integrazione in deroga Arcese, sì all’accordo 5 mesi di «cassa» in più Firmano anche i Cobas, la mobilità per i 66 lavoratori in esubero inizierà a luglio Ricollocamento volontario e per chi si dimette pronti gli incentivi all’esodo di Giuliano Lott ◗ ROVERETO Il timore era un altro mancato accordo, che avrebbe fatto tramontare ogni forma di tutela per i lavoratori dell’Arcese in esubero. Invece ieri mattina a Roma al Ministero del lavoro hanno firmato tutti: i confederati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, ma anche i Cobas, con i propri rappresentanti della Rsu. E l’accordo, che sancisce da una parte la fuoriuscita di 66 lavoratori delle sedi di Corbetta (Milano), Rivalta (Torino) e Rovereto, dall’altra garantisce a chi lo vorrà un ricollocamento in altre aziende del gruppo Arcese, soprattutto nella sede di Bologna, e incentivi all’esodo per chi si dimetterà di propria volontà prima dell’inizio della mobilità. Che però - ed è questa la vera novità di ieri - scatterà solo dal 23 di luglio. Arcese beneficerà infatti di ulteriori cinque mesi di cassa integrazione in deroga, che inizieranno lunedì 23 di febbraio per terminare il 22 luglio. La “cassa” è stata concessa per un numero massimo di 111 lavoratori, di cui 110 delle sedi di Arco e Rovereto (uno invece nella sede di Rivalta). L’accordo prevede che la cassa venga applicata a rotazione, con una riduzione oraria media del 60%, che potrà però raggiungere picchi del 100%. Si tratta di cinque mesi residui del monte cumulato per il quinquennio in corso. Alla fine dei cinque mesi di cassa integrazione, chi non avrà chiesto di essere ricollocato e chi non si sarà dimesso (incassando un incentivo all’esodo di circa 12 mila euro), verrà comunque posto in mobilità, senza altre condizioni. Per la ricollocazione in altre aziende del gruppo, verranno presi in considerazione per primi i lavoratori con maggior anzianità aziendale e con carichi familiari, criteri oggettivi che mirano a dare precedenza a chi si trova in condizioni più svantaggiate. All’accordo hanno dato il proprio avvallo anche i rappresentanti dei Cobas, che fino all’ultimo hanno cercato di riaprire le trattative per scongiurare gli esuberi, ma di fronte al rifiuto dell’azienda non c’era molta scelta: se l’accordo non fosse stato raggiun- to, Arcese avrebbe comunque proceduto ai licenziamenti, senza riconoscere alcunché ai lavoratori costretti ad andarsene. E tutto a norma di legge, senza alcuna possibilità di impugnare le lettere di licenziamento. Una scelta difficile, dove però ha prevalso la volontà di non penalizzare i lavoratori, già puniti oltremodo dalla perdita del lavoro e dall’estrema difficoltà del trovarne un altro in uno dei periodi più neri dell’economia nazionale. In ogni caso, cinque mesi in più per decidere del proprio futuro non saranno gran cosa, ma sempre meglio che trovarsi senza lavoro da un giorno all’altro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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