IL -T reazione l,,, ambientalisti . . . . . . l, . quei favon alle ecomafie ANTONIO MARIA M IRA on provvedimenti di questo tipo si rischia di fare un favore all'illegalità. Le leggi devono essere rigorose ma anche chiare e di facile applicazione altrimenti apriamo la strada alle ecomafie e agli ecofurbi». È durissimo il commento di ErmeteRealacci, presidente della CommissioneAmbiente della Camera, e ambientalista di "lungo corso ,all'allarme lanciato duegiornifadalleassociazioni degli imprenditori delsettoredei rifiuti, sul "pasticcio" provocato dall'entrata in vigore di una norma dello scorso agosto, contenuta nel "decreto competitività' che potrebbe creare unagr an confusione per i rifiuti speciali. Raalacci ne ha parlato col ministero dell'Ambiente che, spiega, «mi ha assicurato un prossimo decreto di chiarimento». Un provvedimento che, comunque, arriva 'fuori tempo massimo ".Infatti il 6 agosto dello scorso anno la Camera, in sede di conversione del decreto, aveva approvato un ordinedelgiorno, primo firmatarioAlessandroBratti delPd, attualmente presidente della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti (la cosiddetta commissione "ecomafie') che impegnava ilgoverno «emanare entro 180 giorni... una circolare esplicativa sulle modalitàapplicativedella "Classificazionedei rifiuti " introdottadall'articolo 13, comma5, letterab-bis» del "decreto competitività". 1180 giorni sono passati, il decreto è entrato in vigore ma la circolare non è arrivata. E ora il ministero corre ai ripari. Abbandonata l'idea delle circolare si userà lo strumento del decreto ministeriale o si inserirà il chiarimento all'interno del primo provvedimento utile all'attenzione del Parlamento. In attesa che il prossimo 15 giugno entrino in vigore le nuove norme europee sui ri f fiuti, molto più chiare e precise. Ma intanto bisogna fare presto per evitare problemi, aggravi di costi o peggio. Come denunciano le associazioni del settore (FiseAssoambiente, Fise Unire, Federambiente eAtia-Iswa) «c'è il rischio di blocco totale in tutta Italia con l'entrata in vigore della norma che, in contrasto con i criteri europei che si dovranno applicareanche in Italia fra poco più di tre mesi, trasforma di fatto in "pericolosi " la gran parte dei rifiuti speciali che pericolosi in realtà non sono». La nuova disposizione, insistono gli imprenditori, «comporta, con un'applicazione estrema e ingiustificata dal punto di vista scientifico del principio di precauzione, la classificazione come pericolosi di circa 2/3 dei rifiuti speciali non pericolosi prodotti in Italia, qualcosa come 85 milioni di tonnellate all'anno». Il decreto, infatti, prevede che i rifiuti di cui non è accertata in modo certo la non pericolosità debbano essere automaticamente trattati come pericolosi. Tocca a chi produce i rifiuti fare le analisi per dimostrare il contrario. Ma se non tra tempo o i soldi necessari, li dovrà smaltire come pericolosi. Ma dove?Gli impianti autorizzati a trattare questo tipo di rifiuti in Italia sono pochi esarebbero saturi nel giro di poche settimane. I trasportatori non andrebbero più a caricare ecosi i rifiuti si ammasserebbero nelle aziende. Oppure partirebbero per l'estero, incrementando il "turismo dei tifiutC verso paesi come Olanda, Svezia, Norvegia e Germani ben disposti ad accoglierli nei propri impianti. Ma con costi molto più alti. Chi se lo può permettere in questi tempi di crisi? «E allora - commenta ancora Raelacci - potrebbe presentarsi qualcuno pronto a smaltirli a prezzi stracciati. Una storia che abbiamo già visto e che ha portato al disastro che tutto conoscono conte "terra dei fuochi "». ,: ' \ © RIPRODUZIONE RISERVATA
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