LA STORIA di - Angeli dell`Annunziata

“Mio Dio, ti offro il mio
prendilo, se vuoi, in modo che nessun
altro lo possegga, ma soltanto Tu,
mio buon Gesù”
DOMENICA
15 MARZO 2015
Chiesa S. Maria della Carità
“La Scopa” - ore 16
Pensate che per diventare Santi bisogna
sempre fare cose straordinarie? E invece no!
A volte basta solo fare bene e con amore
le cose più piccole e insignificanti…
Ce lo suggerisce la vita di una piccola
creatura, un’ape di Gesù come voi,
che del suo restare bambina nell’anima
ne ha fatto la sua strada privilegiata
verso il Cielo...la sua PICCOLA VIA...
Mentre scriveva, pensava di sicuro ai
suoi genitori, due splendidi e ferventi
cristiani che hanno “allevato figli per
il Cielo”... difatti tutte le loro figlie
furono “spose di Gesù”…
E la Chiesa ha proclamato “Beati”
anche loro, i coniugi Martin…
LA STORIA di
Cielo
Thérèse Francoise Marie Martin (per noi Teresa) nasce il 2
gennaio 1873 ad Alençon, in Francia. È la più piccola di cinque sorelle, le sole sopravvissute dei nove figli di Zélie, ricamatrice, e Louis, orologiaio. Tra tutte, soprattutto Teresa
ha con Dio una particolare familiarità: non parla che di Lui.
«Bimba piccina dalla testa bionda, dove credi che sia Dio?»,
le chiede la mamma. «Lassù nel Cielo blu!», risponde.
«Oh, come vorrei che tu morissi, mammina mia!...perché tu possa andare in Cielo, giacché tu dici che bisogna morire per andarci!».
Quando la mamma muore, la sorella Pauline e il
papà si prendono cura della piccina che non ha ancora cinque anni. Da vivace ed espansiva com’è
sempre stata, diviene una bimbetta dolce e sensibile, piagnucolona fin troppo. Ama la campagna, gli
uccelli e i fiori che coltiva nel
suo giardinetto. Spesso se ne sta tutta sola a pensare
al Buon Dio, all’eternità, seduta sull’erba in fiore, mentre papà è là che pesca, oppure a casa in un angoletto
appartato dietro il suo letto. Contempla spesso il Cielo,
e vede già il suo nome scritto lassù in quel grappolo di
perle d’oro tra le stelle, che le pare proprio avere la forma della “T” di Teresa… Accompagnata dal suo “re”,
come lei chiama il babbo, fa visita a Gesù nel Tabernacolo, cambiando chiesa ogni giorno, e che festa quando c’è la processione del Santissimo Sacramento, la sua preferita! «Che gioia spargere fiori sotto i passi del Signore!». Lancia le rose più in alto che
può per la felicità di vedere i petali cadere e sfiorare
l’ostensorio santo. La domenica, poi, la si vede sempre a Messa seduta buona buona accanto all’anziano
padre. E sempre vicino a lui la sera recita le preghiere
in famiglia, alle quali non mancherebbe per nulla al
mondo: «Non avevo che da guardarlo per sapere
come pregano i Santi», scriverà di lui. A Lisieux, dove
la famiglia si è trasferita, Teresa comincia la scuola,
mentre la sua amata sorella Pauline entra nel convento carmelitano della città per farsi suora.
Sono anni tristi per lei e una strana malattia la costringe a letto. L’unico suo conforto è guardare una statua
della Madonna. Un giorno le appare assai bella:
«quello che mi penetrò tutta l’anima fu il sorriso stupendo della Madonna», ricorderà. Da quel momento
tutte le sue sofferenze svaniscono. Arriva il giorno della Prima Comunione, «Il giorno
bello tra tutti». È così emozionata: «Ah, come fu
dolce il primo bacio di Gesù all’anima mia!». Quando anche la sorella Marie entra in convento, lo stesso
desiderio di stare con Gesù si insinua in
Teresa. La notte di Natale del 1886 succede qualcosa che cambia il suo cuore.
Di ritorno dalla Messa di mezzanotte,
nell’attesa del rituale dei regali, sente il
papà dire: «Per fortuna che è l’ultimo anno…!». Rimane profondamente ferita, ma, reprimendo le lacrime, tira fuori tutti i
regali con la gioia di sempre. Teresa non è più la stessa: si sente più forte e coraggiosa. È sicura della sua vocazione e lo dice al suo “re”.
Lui dà la sua benedizione donandole un piccolo fiorellino bianco simile al giglio, appena colto, spiegandole con quanta cura il Buon Dio lo aveva fatto
nascere e l’aveva custodito fino a quel giorno. È
proprio quello che Gesù ha fatto con la sua piccola
Teresa! Non ha però ancora l’età per entrare in
convento. Col papà e la sorella Celine parte per un
lungo pellegrinaggio in Italia. Ammirando tutte le
bellezze che scorrono davanti ai suoi occhi comincia a capire la grandezza di
Dio e le meraviglie del Cielo. Visita Milano, Venezia, Firenze,
Loreto… e Roma, dove ha l’occasione di chiedere al papa Leone XIII in persona di entrare nel Carmelo. «Entrerete se Dio lo
vorrà!», è la deludente risposta. Dopo quattro mesi il vescovo
finalmente acconsente e il 9 aprile 1888, a quindici anni,
Teresa entra in convento. Due anni dopo pronuncia i santi voti
e prende il nome di Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo,
perché adora da sempre il Divino Bambino, di cui immagina di
www.angelidellannunziata.it
essere il «giocattolino», una pallina o una trottola, al solo scopo
di farlo divertire, e contempla spesso il volto di Gesù sofferente
giacché «è lì che si vede quanto ci ama». È felice al convento.
Sogna di diventare guerriero, sacerdote, apostolo, dottore,
martire… tutto per il suo Gesù! Ma rimarrà un’umile e
semplice suorina tra le mura del
convento di clausura, che, nonostante
la sua piccolezza, aspira alla Santità:
«Voglio cercare il modo di andare in
Cielo per una via ben diritta, molto breve, una piccola via
tutta nuova...». Perché salire su per le scale? «L’ascensore
che mi deve innalzare fino al Cielo sono le vostre braccia
Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, al contrario,
bisogna che resti piccola, che lo diventi sempre di più». Ha
capito il segreto della santità: la vocazione dell’amore, quello
puro dell’abbandono fiducioso del
bambino che si addormenta senza
paura tra le braccia di suo padre.
E così tutto diventa per lei un’occasione per
dimostrare a Gesù il proprio amore. Eccola allora
sfoggiare il sorriso più amabile verso la consorella
più sgradevole, non protestare per gli schizzi
d’acqua sporca di un’altra che fa il bucato vicino a
lei, accompagnare con pazienza al refettorio la
complicata suor San Pietro... Svolge con premura il ruolo di maestra delle
novizie, quasi fosse il “pennellino” scelto da Gesù per dipingere in loro la Sua
immagine, e vengono affidati alle sue preghiere anche due seminaristi, futuri
sacerdoti missionari, a cui lei scrive lettere di incoraggiamento. Una grave
malattia comincia a indebolirla e una profonda crisi spirituale la tormenta
con dubbi e paure… ma lei continua i suoi atti di fede, legge l’amato Vangelo
e scrive memorie, lettere, poesie e cantici. Muore il 30 settembre 1897 a soli
24 anni. Con un crocifisso tra le mani, gli occhi fissi verso l’alto e il sorriso
sulle labbra, la sentono dire: «Oh, l’amo! Dio mio… vi… amo».
Oggi Teresina è Santa, ma non solo: è Patrona dei Missionari
e Dottore della Chiesa! E dal suo amato Cielo veglia su di noi:
«Voglio passare il mio Cielo a fare del bene sulla terra».