il TirrenoEDIZIONEVERSILIA Fallisce la Viareggio Porto, l’annuncio di Romeo ai sindacati Per evitare il disastro servono quattro milioni e mezzo. Ma la trattativa con i privati è saltata. Il commissario: «Ho riscontrato diffuse irregolarità e consegnerò una relazione alla Procura» L'approdo della Madonnina gestito dalla Viareggio Porto VIAREGGIO. Fallimento. È racchiuso in dieci lettere il futuro degli otto dipendenti della Viareggio Porto, dei cinquecento diportisti della Madonnina, di tutti gli altri ormeggiati nelle banchine in gestione alla società pubblica che doveva spaccare il mondo del porto viareggino ed invece attende solo che il crack sia “certificato” dal Tribunale di Lucca. È l’annunciato del commissario prefettizio Valerio Massimo Romeo nell’incontro di ieri pomeriggio con la Cgil ed i rappresentanti dei dipendenti. Un epilogo che Romeo racconta con la rabbia che scatena toccare con mano come si è amministrata la città almeno negli ultimi vent’anni. «Il Comune aveva il dovere di entrare dentro il sistema delle partecipate», dichiara Romeo senza fare sconti. Per poi annunciare: «Nella Viareggio porto ho riscontrato diffuse irregolarità che sono oggetto di una relazione che ho chiesto al liquidatore Arabella Ventura e saranno portate all’attenzione delle autorità competenti». Ovvero Procura della Corte dei Conti e Procura della Repubblica. «Ma come si fa ad arrivare al fallimento di una società come la Viareggio porto?»: sono cariche di amarezza e senso di impotenza le parole di uno dei dipendenti della società all’uscita dall’incontro. Le riposte potranno arrivare solo dalle inchieste aperte. Perché la politica che doveva amministrare il bene pubblico ed evitare di perdere approdi e concessioni ha agito in ben altre modalità e guardato in ben altre direzioni. Così oggi al responsabile della Cgil Versilia non resta che annunciare: «Non escludiamo di arrivare al blocco del porto perché tutta la città tenga i riflettori accesi sulla vicenda e per evitare che qualcuno si prenda il porto a costi ridotti». Massimiliano Bindocci non si ferma qui e aggiunge: «Lo scenario che sta portando al fallimento la società lascia pensare che vi siano, dietro il porto, interessi forti». Poteri ed interessi che, quando si tratta di Viareggio e del suo disfacimento, sono sempre accompagnati all’aggettivo “forte”. E questo è un dato di fatto che nessuna archiviazione di indagini può cancellare. Tanto che c’è da chiedersi se non sia arrivato davvero il momento di - come si dice - “darci un colpo”. Per evitare il fallimento della Viareggio porto sono necessari quattro milioni e mezzo. La nomina del liquidatore - ricorda Romeo - «aveva lo scopo preciso di verificare ogni strada per salvare la società. Abbiamo lavorato con la Regione ad un progetto condiviso dal presidente Rossi e che vedesse insieme Comune, Regione e socio privato. Visto che due soggetti si erano fatti avanti. La trattativa è sfumata quando è stata presentata l’istanza di fallimento» da parte della Dinelli costruzioni (per 165.000, con decreto ingiuntivo al quale la società pubblica non si è opposta)». Con i privati interessati a partecipare ad una nuova gara per la cessione di quote societarie, sottolinea Romeo, erano state valutate entrambe le ipotesi: maggioranza al Comune e minoranza al privato, ma anche viceversa nel rapporto %1%-49%. «Chi ha presentato istanza di fallimento - Romeo ci tiene a ricordarlo - non sarà neppure tra i creditori che saranno pagati per primi...». Nell’attesa della parola fine sulla storia della Viareggio Porto così come è arrivata fino ad oggi, si dà per certo che Arabella Ventura lasci l’incarico di liquidatore. Anche se su questo Romeo, che l’ha fortemente voluta, non conferma e non smentisce. Ma a Ventura manda «un sentito ringraziamento, perché il suo lavoro ha avuto la funzione di verificare quello che non è mai stato fatto. E “mai” andrebbe scritto a caratteri cubitali...». Un po’ come “fine”...dell’impero
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