12 46 .Regione STAMPA .LA MARTEDÌ 24 FEBBRAIO 2015 IL PARTITO ITALIA DEI VALORI E LA REGIONE AMMESSI COME PARTE CIVILE Spese pazze, il pm ha chiesto 2 anni per Quaini e Piredda Ex consiglieri regionali sono accusati di peculato MIRIANA REBAUDO GENOVA Due anni e due mesi ciascuno per Maruska Piredda e Stefano Quaini, già consiglieri regionali ex Idv finiti sotto accusa nell’ambito dell’inchiesta delle spese pazze in Regione, e cioè l’utilizzo di soldi pubblici da destinare all’attività politica del gruppo utilizzata invece per spese personali: dai vini francesi alle corse in taxi, dalle mutandine ai giocattoli fino alla bigiotteria da regalare a Natale.Per entrambi,l’ipotesi di reato è di peculato. Il pm ha invece chiesto l’assoluzione per l’accusa di falsi materiali. La richiesta è stata fatta nell’abito del processo con rito abbreviato davanti al gup Ferdinando Baldini. Piredda e Quaini hanno optato infatti per il rito alternativo, scegliendo così di non andare a dibattimento, oltre che di poter ottenere uno sconto di un terzo della pena. Lo stesso Piacente, sempre nel corso dell’udienza di ieri mattina, ha invece chiesto il rinvio a giudizio per gli altri due ex consiglieri, anch’essi ex dipietristi: Nicolò Scialfa, ex capogruppo Idv in Consiglio regionale ligure per breve tempo anche ex vicepresidente della giunta e Marylin Fusco, an- In Consiglio tre proposte di modifica della legge elettorale POCO TEMPO PER LE MODIFICHE Inchiesta I pm Nicola Piacente e Silvio Franza avevano avviato l’inchiesta nel 2012. Sono rimasti coinvolti molti consiglieri regionali e tra questi gli ex Idv Piredda e Quaini che lei ex vicepresidente della giunta (a sostituirla era stato proprio Scialfa). Richiesta di rinvio anche per l’ex deputato Giovanni Paladini, marito della Fusco e già plenipotenziario in Liguria del partito di Di Pietro e per l’ex tesoriere del gruppo Giorgio De Lucchi. Per i tre (ormai ex) politici l’accusa è di peculato e falso mentre al vecchio tesoriere è stata contestata l’appropriazione indebita. Scialfa, Fusco, Paladini e lo stesso De Lucchi, a differenza degli ex compagni di parti- to,hanno infatti scelto il rito ordinario e la decisione del gup in merito al rinvio è fissata per il prossimo 23 marzo. Il Gup, ieri, ha anche ammesso la costituzione di parte civile dell’Italia dei Valori, «ritenendo che il partito, a causa della condotta contestata ai suoi ex associati, abbia subito un danno all’immagine ed alla sua azione politica». Entrando nel processo, il partito avrà così pieno titolo per ottenere un risarcimento danni dai suoi sei ex esponenti, se questi verranno riconosciuti colpe- Legge elettorale tre proposte per la riforma voli. L’Italia dei Valori si affianca così al Codacons e Regione.Tutto era partito nell’autunno 2012, con l’inchiesta aperta dai pm Nicola Piacente e Silvio Franz con la quale si erano accesi i riflettori sul presunto utilizzo di fondi regionali per spese difficilmente catalogabili come istituzionali. Da lì e fino alla scorsa estate è stato un susseguirsi di colpi di scena tra addii all’ex partito di Di Pietro e, poi, alla stessa assemblea regionale tanto che oggi il partito non è più rappresentato in aula. Un Consiglio regionale agli sgoccioli si ritrova ad affrontare il varo di una nuova legge elettorale che, a questo punto, potrebbe non riuscire a vedere la luce. La commissione affari istituzionali che si è riunita ieri ha, come programmato, rinviato i lavori a domani perché sono da rivedere deleghe e rappresentanze dei membri in base alle modifiche di appartenenza politica registrate nell’assemblea. Sul tavolo sono in discussione in sostanza tre modifiche, attraverso emendamenti, alla proposta di legge ritirata dal voto e rinviata in commissione (primo firmatario Conti, Fds, vicepresidente del consiglio regionale): elezione diretta del presidente, 60% dei 30 consiglieri alla coalizione vincente, 40 a chi perde, sulla falsariga dell’elezione dei sindaci). La prima modifica, firmata da Ferrando (Pd), prevede sì l’abolizio- ne del listino, ma anche che la coalizione vincente possa attribuirsi altri sei consiglieri nei primi non eletti. Il che potrebbe privilegiare le liste genovesi, e su questa possibilità interviene il consigliere Stimamiglio (il medico del gruppo misto che ha versato in banca i fondi per le spese, non li ha toccati e ha promesso di restituirli a luglio con gli interessi maturati) con un proprio emendamento in cui i non eletti vengono ripescati tra i candidati distribuiti nelle varie province. Infine l’emendamento firmato da Miceli (capogruppo Pd) che introduce innanzitutto la doppia preferenza di genere, mantiene l’abolizione del listino e modula il premio di maggioranza: 16 consiglieri se la coalizione vincente non supera il 40% delle preferenze, 17 tra 40 e 50 e 18 oltre il 50%. E’ molto difficile che un impianto del genere possa garantirsi 27 voti in aula. [ALE. PIE.]
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