L’ECO DI BERGAMO 8 Quadrante LUNEDÌ 26 MAGGIO 2014 Balcani in ginocchio dopo le alluvioni Migliaia di sfollati In Serbia almeno 33 morti e 33 mila evacuati In Bosnia devastato il 40% del territorio «Abbiamo perso la casa ricostruita dopo la guerra» 1 InSerbiaeBosnia-Erze- aiuti da tutto il mondo alle popolagovina, i due Paesi dei Balcani più zioni colpite, il presidente serbo duramente colpiti dalle recenti Tomislav Nikolic si è recato a disastrose inondazioni, sono in Obrenovac, la cittadina sul fiume corso le operazioni di ripristino Sava a una trentina di km da Beldei collegamenti e di ripulitura di grado risultata fra i centri più dustrade, case, locali investiti dalla ramente colpiti dalle inondazioni. furia delle acque. Pressoché tutti i 20 mila abitanti Le condizioni meteo sono net- sono stati evacuati, e col graduale tamente migliorate, è arrivata al- ritiro delle acque si registrano i l’improvviso l’estate e le alte tem- primi ritorni di abitanti. perature vicine ai 30 gradi accrescono l’emergenza sanitaria e ma- Le devastazioni lattie infettive presente in tutte le Le inondazioni hanno devastato zone alluvionate, con il proliferare il 40% del territorio della Bosnia di zanzare, insetti, roditori attratti e hanno colpito 44 comuni del Paanche dalla carcasse di ese e il distretto di Branimali in putrefaziocko, con una popolane. Appello della zione complessiva di milioni di persone. Croce Rossa. 1,7 Gli scomparsi Un milione di persone In Serbia il bilancio Raccolta sonostatedirettamendelle inondazioni è a o indirettamente di aiuti te tutt’oggi di 33 morti accolpite dal disastro. anche Molte le testimocertati e oltre 33 mila evacuati. La Croce di chi ha perso a Bergamo nianza Rossa parla di 73 perla casa che aveva ricosone che risultano struito con grandi sascomparse. In Bosnia-Erzegovina crifici dopo il conflitto di 20 anni le vittime sono state una quaranti- fa. Secondo i rapporti della Protena, circa 50 mila gli evacuati. Nel- zione civile, la situazione più grave l’est della Croazia, interessato an- si è avuta a Tuzla dove non ci sono ch’esso dale alluvioni, si sono regi- state alluvioni ma centinaia di frastrati due morti, un paio di disper- ne e smottamenti hanno inghiotsi e 15 mila sfollati. Venerdì scorso tito tantissime case. Molti altri le autorità della Serbia avevano centri sia della Bh (entità a magrevocato lo stato di emergenza na- gioranza croato musulmana) che zionale, mantenendolo solo in al- della Republika Srpska (Rs, a magcune località con le situazioni più gioranza serba) sono state comcritiche. A Belgrado non sembra pletamente allagate, e in seguito esserci più pericolo per la piena di colpite da frane e ora si sta cercanSavaeDanubio,chedovrebbepas- do di ripulire il fango, i detriti e sare senza danni. l’immondizia portati dalle acque Mentre prosegue l’afflusso di e di disinfestare gli edifici rimasti in piedi, ma un inizio di normalizzazione è ancora molto lontano. Non si possono ancora fare stime affidabili dei danni, ma è ormai chiaro che si tratta di miliardi di euro. Aiuti anche da Bergamo La Croce Rossa Italiana lancia una raccolta fondi a sostegno della Croce Rossa della Serbia e a quella della Bosnia-Erzegovina, al lavoro da 12 giorni per fare fronte all’emergenza provocata dalle devastanti inondazioni, le peggiori da 120 anni. Case, infrastrutture, strade, ponti, linee ferroviarie sono gravemente danneggiati e numerose zone allagate sono ancora difficilmente raggiungibili. Migliaia di frane hanno peggiorato la situazione e ostacolato i soccorsi; è stata inoltre evidenziata la presenza di mine, sepolte durante il conflitto del 1992-95 e non ancora rimosse, che in alcuni casi si sarebbero spostate con le frane, aggiungendo ulteriori pericoli alle persone che vivono nelle zone interessate così come ai soccorritori. Un appello per la Serbia e la Bosnia in ginocchio è partito anche da Bergamo. A lanciarlo Olga Milosavljevic, di origine serba, residentedatempoincittà.Inaccordo conl’ambasciataserba,halanciato una raccolta per le prime necessità, dai vestiti per i bambini alla biancheria intima, dai detergenti ai disinfettanti, ma anche stivali di gomma e altro abbigliamento adatto a lavorare nell’acqua e nel fango. Per informazioni tel. 320/4130007. 1 Tunisia, la rivoluzione inattesa «Così è stato riscoperto il popolo» «Quello che ha scosso l’opinione pubblica mondiale è stato il carattere inatteso della rivoluzione tunisina: non c’era né un capo politico, né un capo religioso a guidarla. L’attore principale è stato il popolo: questa è l’idea base della mia analisi» esordisce Mondher Kilani, docente e antropologo dell’Università di Losanna durante il seminario «Una prospettiva antropologica sulla rivoluzione tunisina» organizzato recentemente all’Università di Bergamo. «Il mio sguardo mette insieme la prospettiva di un cittadino tunisino – ha sottolineato Kilani – e quella antropologica, senza che le due entrino in contraddizione. Dal punto di vista antropologico si cerca di comprendere la nuova sociabilità degli individui: questi durante la dittatura erano separati, c’era tra di loro una certa diffidenza». Una riflessione che ripensa ad esempio i concetti di «individuo», «popolo», «moltitudine» e che si rifa al pensiero, tra gli altri, di Spinoza e Foucault. Le devastazioni 2 1. Una casa sommersa dal fango a Topcic Polje (Bosnia). 2. Cimitero allagato a Bosanski Samac. 3. Una donna a Orasje. 4. In coda per l’acqua potabile a Obrenovac (Serbia) FOTO ANSA 4 mondo arabo entità monoliti- giovani si sono suicidati perché ca, annullata dai sistemi ditta- il sacrificio dei poveri fosse toriali: «Si è passati dalla folla riconosciuto: il messaggio di manipolata – spiega Kilani – base è che tutti sono poveri, che si riversa in piazza non tutti sono nella stessa condicome folla caotica, ma come un zione perché sono repressi, qualcosa che è in grado di man- senza libertà di pensare e di tenere la propria singolarità. agire. Tutti hanno un vantagLe persone escono in gruppo, gio nel lottare contro il dittatocon un obiettivo comune, ma re: ciò si lega al concetto di mantengono contemporanea- moltitudine. La Tunisia ora è mente le proprie causcita dall’idea del ratteristiche indivisacrificio, del capro duali». «Il Paese espiatorio». Il ruolo della violenza Il ritorno del popolo Kilani si riallaccia proprio al concetto di biopolitica di Foucault, intendendo con questo termine il terreno in cui agiscono le pratiche con le quali la rete di poteri gestisce le discipline del corpo e le regolazioni delle popolazioni: «I fatti in Tunisia – prosegue l’antropologo – mostrano come la sfida non sia solo politica e come il politico agisca sui corpi, sul’autonomia, sul fondo sacro della società, diventando un laboratorio per il biopolitico». Fondamentale il popolo, nel 3 Manifestazione di protesta in Tunisia nel luglio 2011 è uscito Il ritorno della parola Oltre al biopolitico, dall’idea Il dopo Ben Alì è stauno dei temi sui cui infatti un’esplodel capro to Kilani si è concensione della moltituespiatorio» dine, una riscoperta trato è il concetto della violenza, che della parola, un passa attraverso l’idea del sa- prendere atto della diversità crificio: «Se ci si ferma alla che ben si ritrova nei diversi figura sacrificale di Mohamed graffiti che ora quasi invadono Bouazizi (il ragazzo che si die- i muri delle diverse città. Quede fuoco e diede il via alla som- sti concetti si ritrovano anche mossa tunisina che portò alla nel libro di Kilani, «Tunisie – fuga del dittatore Ben Alì, ndr) Carnet d’une révolution», in – spiega -, egli è diventato il uscita nel prossimo settembre simbolo della lotta contro i disponibile anche in italiano dittatori, anche all’estero. Ma (Milano: Elèuthera edizionon è stato il primo: altri ra- ne). 1 gazzi prima di lui si sono suici- Giada Frana dati dandosi fuoco. Tutti questi ©RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright 2024 ExpyDoc