monastero del 14 marzo 2015

ci assicuri il tuo perdono in Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore e Salvatore, vivente ora e nei secoli dei secoli. Amen
E infine riflessione su “L’Eucarestia” di Papa Francesco (3 parte)
Come viviamo l’Eucaristia? Ci sono dei segnali molto concreti per capire
come viviamo tutto questo, come viviamo l’Eucaristia; segnali che ci dicono se noi viviamo bene l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene. Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò
Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita. Ora noi, quando partecipiamo alla Santa Messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere:
giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; originari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli… Ma l’Eucaristia che celebro, mi
porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la
capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge
ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in
loro il volto di Gesù? Tutti noi andiamo a Messa perché amiamo Gesù e
vogliamo condividere, nell’Eucaristia, la sua passione e la sua risurrezione. Ma amiamo, come vuole Gesù, quei fratelli e quelle sorelle più bisognosi? Per esempio, a Roma in questi giorni abbiamo visto tanti disagi
sociali o per la piaggia, che ha fatto tanti danni a quartieri interi, o per la
mancanza di lavoro, conseguenza della crisi economica in tutto il mondo.
Mi domando, e ognuno di noi si domandi: Io che vado a Messa, come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per coloro
che hanno questo problema? Oppure sono un po’ indifferente? O forse mi
preoccupo di chiacchierare: Hai visto com’è vestita quella, o come com’è
vestito quello? A volte si fa questo, dopo la Messa, e non si deve fare!
Dobbiamo preoccuparci dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che hanno
bisogno a causa di una malattia, di un problema. Oggi, ci farà bene pensare a questi nostri fratelli e sorelle che hanno questi problemi qui a Roma:
problemi per la tragedia provocata dalla pioggia e problemi sociali e del
lavoro. Chiediamo a Gesù, che riceviamo nell’Eucaristia, che ci aiuti ad
aiutarli.
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“Il Monastero di San Luca”
una “rete” di preghiera nella comunità
Sabato 14 marzo 2015
CONSIGLI PER BENE INIZIARE LA PREGHIERA:
Dedica almeno mezz’ora a questo esercizio. Porta la tua mente
ad essere calma e riposata. Scegli un luogo adatto: un angolo raccolto di
casa, una chiesa silenziosa, se puoi mettiti davanti all’Eucaristia, a un
Crocifisso o a un’immagine sacra. Mettiti in ginocchio col busto ben
eretto e le braccia rilassate. Il tuo corpo deve pregare anche lui, se no disturba la tua preghiera. Dividi la seconda mezz’ora in tre parti precise:se
organizzi bene il tuo tempo la preghiera sarà più facile.
Da’ dieci minuti a un dialogo semplice, cordiale con lo Spirito Santo.
Presentagli il problema che ti pesa di più. Da’ dieci minuti all’ascolto,
rivolgiti a Gesù, leggi e rileggi con molta attenzione le parole di Gesù
che ti sono state proposte nella riflessione, chiediti:“Signore, cosa vuoi
da me?Gesù,cosa disapprovi in me?”.Consacra dieci minuti di attenzione al Padre: il Padre ti avvolge col suo amore e abita in te. E decidi di
far qualcosa di bello per Dio subito dopo la preghiera.
O Spirito Santo, Mio supremo Signore e santificatore, da te viene tutto quanto di buono io possiedo. Accresci in me la grazia dell'amore, o
santo Spirito, e non guardare alla mia nullità. Il tuo amore è infinitamente più prezioso di tutti i tesori del mondo: è l'amore che ti chiedo,
in cambio di tutto quanto il mondo può offrirmi. Concedimi il tuo
amore poiché esso, per me, è la vita.
La Parola
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano
l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il
fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché
non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come
questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di
tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza,
non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza
dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà
umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
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La riflessione
• Nel Vangelo di oggi, Gesù racconta la parabola del fariseo e del pubblicano per insegnarci a pregare. Gesù ha un modo diverso di vedere le cose. Lui vedeva qualcosa di positivo nel pubblicano, di cui tutti dicevano:
“Non sa pregare!” Gesù viveva così unito al Padre per mezzo della preghiera, che tutto diventava per lui espressione di preghiera.
• Il modo di presentare la parabola è molto didattico. Luca dà una breve
introduzione che serve da chiave di lettura. Poi Gesù racconta la parabola
ed alla fine Gesù stesso applica la parabola alla vita.
• Luca 18,9: L’introduzione. La parabola viene presentata dalla frase seguente: "Gesù disse questa parabola per alcuni che presumevano di esser
giusti e disprezzavano gli altri!" La frase è di Luca. Si riferisce al tempo
di Gesù. Ma si riferisce anche al nostro tempo. Ci sono sempre persone e
gruppi di persone che si considerano giusti e fedeli e che disprezzano gli
altri, considerandoli ignoranti ed infedeli.
• Luca 18,10-13: La parabola. Due uomini vanno al tempio a pregare: un
fariseo ed un pubblicano. Secondo l’opinione della gente d’allora, i pubblicani non erano assolutamente considerati e non potevano rivolgersi a
Dio, perché erano persone impure. Nella parabola, il fariseo ringrazia
Dio perché è migliore degli altri. La sua preghiera non è altro che un elogio di se stesso, un’ esaltazione delle sue buone qualità ed un disprezzo
per gli altri e per il pubblicano. Il pubblicano non alza neanche gli occhi,
ma si batte il petto dicendo: "Dio mio, abbi pietà di me che sono un peccatore!" Si mette a posto suo davanti a Dio.
• Luca 18,14: L’applicazione. Se Gesù avesse lasciato esprimere la sua
opinione per dire chi dei due ritornò giustificato verso casa, tutti avrebbero risposto: "Il fariseo!" Poiché era questa l’opinione comune a quel tempo. Gesù pensa in modo diverso. Per lui, chi ritorna giustificato a casa, in
buoni rapporti con Dio, non è il fariseo, bensì il pubblicano. Gesù gira
tutto al rovescio. Alle autorità religiose dell’epoca certamente non è piaciuta l’applicazione che lui fa di questa parabola.
• Gesù prega. Soprattutto Luca ci informa sulla vita della preghiera di
Gesù. Presenta Gesù in preghiera costante. Ecco un elenco di testi del
vangelo di Luca, in cui Gesù appare in preghiera: Lc 2,46-50; 3,21: 4,112; 4,16; 5,16; 6,12; 9,16.18.28; 10,21; 11,1; 22,32; 22,7-14; 22,40-46;
23,34; 23,46; 24,30. Leggendo il vangelo di Luca, tu potrai trovare altri
testi che parlano della preghiera di Gesù. Gesù viveva in contatto con il
Padre. La respirazione della sua vita era fare la volontà del Padre (Gv
5,19). Gesù pregava molto ed insisteva, affinché la gente ed i suoi disce2
poli facessero lo stesso, poiché nel contatto con Dio nasce la verità e la
persona si incontra con se stessa, in tutta la sua realtà ed umiltà. In Gesù,
la preghiera era intimamente legata ai fatti concreti della vita ed alle decisioni che doveva prendere. Per poter essere fedele al progetto del Padre, cercava di rimanere da solo con Lui per ascoltarlo. Gesù pregava i
Salmi. Come qualsiasi altro giudeo pio, li conosceva a memoria. Gesù
giunse a comporre il suo proprio salmo. E’ il Padre Nostro. La sua vita
era una preghiera permanente: "Non può fare nulla se non ciò che vede
fare dal Padre!" (Gv 5,19.30). A lui si applica ciò che dice il Salmo: "Io
sono in preghiera!" (Sal 109,4).
Per il tuo confronto personale
Dopo le parole di Gesù ho ancora motivo di pensare che il mio peccato
mi renda impresentabile davanti a Dio, escluso per sempre dalla sua misericordia?
Mi rivolgo a Dio con umiltà e fiducia, oppure pretendo la sua grazia senza disponibilità a cambiare la mia vita?
È anche per me questa parabola? Rischio a volte di voler accampare particolari meriti per cui Dio deve riconoscermi giusto, come io stesso mi
giudico?
Mi chiedo ancora: io, rispetto a questa parabola, dove mi colloco?
Salmo 34, 2-3.17-19.23
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.
Orazione Finale
Nella tua tenerezza, o Dio, ascolta la nostra preghiera e da’ pace a tutti
coloro che ti confessano la loro miseria: quando la nostra coscienza ci
accusa di peccato, la tua misericordia, più grande della nostra coscienza,
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