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Non di
solo
PANE
Sussidio di preghiera per la famiglia
Domenica 29 Marzo 2015
Settimana Santa
Anno XV - n°
Itinerario di preghiera quotidiana
703
Offerta della giornata
“Pregare,
forse il
discorso
più urgente”
Sussidio
di preghiera
per la famiglia
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Marzo - Aprile 2015
Offerta quotidiana
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché quanti sono impegnati nella ricerca
scientifica si pongano al servizio del bene integrale
della persona umana.
Intenzione missionaria
Perché sia sempre più riconosciuto il contributo
proprio della donna alla vita della chiesa.
Intenzione dei vescovi
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.
Perché l’impegno quaresimale ci educhi ad uno
stile di sobrietà e di condivisione.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 2
Domenica
29
Marzo
Domenica delle Palme
Isaia 50,4-7:
Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io
sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio
orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il signore Dio mi ha aperto l'orec­
chio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato
il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano a barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il signore Dio mi assiste, per
questo non resto svergognato.
II Settimana
del Salterio
Il santo del Giorno: Domenica delle Palme
In molte zone d’Italia,
con le parti tenere delle
grandi foglie di palma,
vengono intrecciate pic­
cole e grandi confezioni
addobbate, che vengono
regalate o scambiate fra i
fedeli in segno di pace.
La benedizione delle
palme è documentata sin
dal VII secolo ed ebbe
uno sviluppo di cerimo­
nie e di canti adeguato
all’importanza sempre
maggiore data alla pro­
cessione. Questa è testi­
moniata a Gerusalemme
dalla fine del IV secolo e
quasi subito fu accolta
dalla liturgia della Siria e
dell’Egitto.In Occidente
giacché questa domenica
era riservata a cerimonie
prebattesimali e all’inizio
solenne della Settimana
Santa, benedizione e pro­
cessione delle palme tro­
varono difficoltà a intro­
dursi; entrarono in uso
prima in Gallia (sec. VII­
VIII) dove Teodulfo
d’Orléa ns compos e
l’inno “Gloria, laus et
honor”; poi in Roma
dalla fine dell’XI seco­
lo.L’uso di portare nelle
proprie case l’ulivo o la
palma benedetta ha origi­
ne soltanto devozionale,
come augurio di pace.
Brano Evangelico: Mc 11, 1­10
Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il
monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate
nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro
legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se
qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato
vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come
aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri
mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli
che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto
colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».
Contemplo:
Gesù è lasciato da solo nel tabernacolo, dobbiamo amarlo di più,
tenerci libere solamente per Gesù. Dirgli spesso «Ti amo», prendendoci cura di tutti coloro che sono non desiderati, non amati,
soli.., tutti i poveri.
(Madre Teresa di Calcutta)
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 3
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a p p r o f o n di m e n ti
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La condanna
Contemplatio: I Mantelli delle fragilità
di don Luciano Vitton Mea
Con la domenica delle Palme inizia la Settimana Santa,
i giorni dell’amore incondizionato di Dio e della meschinità degli uomini. I giorni dell’annientamento del Signore, del tradimento di Giuda, dei tribunali umani,
dei compromessi, del rinnegamento dei vincoli più sacri
come l’amicizia, la fedeltà, il rispetto e la riconoscenza verso chi ci ha fatto del bene. Come accostarci a
questi giorni sacri? Lasciando spazio al giuda, al Pilato
ai crocifissori che vivono in noi. Guai pensare che il volto del traditore, del giudice o dei carnefici non ci appartengano; vivono in noi, abitano nelle pieghe recondite del nostro cuore. Stendiamo il peggio di noi ai piedi del Signore, permettiamo alla divina misericordia di
calpestare i nostri peccati. Accogliamo l’invito di Andrea di Creta: «Venite, e saliamo insieme sul monte
degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna
da Betania e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza. Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. Corriamo anche noi insieme a colui che si
affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti al suo
cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose
del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a
Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per
poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde».
Viviamola così questa settimana: stentiamo innanzi al
Signore i mantelli delle nostre fragilità, lasciamoci rivestire con candida tunica “cucita tutta d’un pezzo”, la
veste della divina spogliazione, dell’amore incondizionato del Creatore nei confronti della sua creatura.
Disse loro Pilato: «Che farò dun­
que di Gesù chiamato il Cristo?».
Tutti gli ri­sposero: «Sia crocifis­
so!» [...] E, dopo aver fatto flagel­
lare Gesù, lo consegnò ai soldati
perché fosse crocifisso.
(Matteo 27,22 e 26)
Hai scelto il Tuo posto:
l'ultimo.
Così, nessun condannato della
terra potrà sentirsi solo.
Abbandonato da tutti,
Tu sarai con lui,
il Suo silenzio, il Tuo,
le Sue lacrime, le Tue,
il Tuo abbandono al Padre,
la Sua unica forza,
per continuare a sperare,
per perdonare e amare.
Gesù condannato,
Signore che doni vita,
Santo che perdoni
e rendi capace di amare
chi non ha più nulla,
accogli il grido,
ascolta la preghiera
e il silenzio...
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 4
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di
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lasciarmi solo mentre scende la
sera!”.
Personalmente non mi interessa
sapere se Gesù abbia recitato per
intero il Salmo 22, se il grido
dell’abbandonato sia sfociato in
quel bellissimo atto di fede con
qui termina il Salmo: ”Ecco
l’opera del Signore”.
L’abbandono
di don Luciano Vitton Mea
Tutte le parole di Gesù sono
importanti, sono lampada ai
nostri passi, devono segnare
la nostra esistenza. Ma le
ultime parole del Signore,
quelle pronunciate sulla croce diventano il suo testamento, si devono incidere
indelebilmente nel cuore. In
tutti e quattro i Vangeli Gesù
è appeso ad una croce ma il
suo
atteggiamento
nell’affrancare l’ora suprema, quella della morte, non
è uguale, ci sono delle sfumature che sintetizzano
l’agonia di ogni uomo: gli
spasimi, il travaglio, la rassegnazione o la pace che
rendono la morte un evento
unico, mai uguale, irrepetibile e personalissimo. Ecco
perché Gesù sembra morire
con atteggiamenti diversi
che gli Evangelisti raccolgo-
no e trasmetto con puntiglioso
rigore: in Gesù ogni morte umana viene ricapitolata e portata
a compimento.
Non scalfisce minimamente la
divinità del Signore il crogiuolo
del dubbio, una qual sorta di
smarrimento di fronte all’agonia
e ai veli della morte; anzi danno
pienezza alla sua umanità, a
quell’essersi fatto del tutto simile alla nostra natura umana. Perché in quel grido non scorgiamo
l’annientamento definitivo di Dio
nel mistero dell’Incarnazione?
Perché non pensare che il crocefisso faccia suo lo strazio dei disperati della terra, di chi ha paura di morire, di chi muore solo ed
abbandonato perché per tutta la
vita non ha masticato altro che la
dura scorza dell’”assenza”?
In Marco e Matteo le ultime parole del Signore sono un grido
lacerante che squarcia il velo
del tempio “Dio mio, Dio mio
perché mi hai abbandonato”. La morte dei poveri è comunque
dignitosa e il “Figlio dell’uomo”
È il grido dell’abbandonato,
muore con dignità. Dalla cattedra
della paura e dell’angoscia che
della croce Gesù ci insegna a mosembrano scivolare nel baratro
rire; dice a me che ho paura
della disperazione. È un incondell’agonia e della morte, che
tro faccia a faccia e a muso dutemo di essere solo ed abbandoro con la morte nel suo aspetto
nata in quell’ora suprema e trepiù drammatico e dilaniante: il
menda che Lui, che per primo a
distacco dalle cose viste e cosperimentato all’abbandono, mi
nosciute da sempre, dai volti
farà compagnia e che insieme
incontrati ed amati, dagli affetpotremo dire: “Tu non hai diti più cari. È il grido del bambisprezzato, né sdegnato
no che non trova più il papà o
l’afflizione del povero ma hai alo vede in lontananza velato
scoltato il suo grido d’aiuto”.
dalle brume autunnali: “Dove
(Salmo 22).
sei papà? Ritorna subito, non
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 5
Settimana Santa
Isaia 42,1-7 «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi
compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle
nazioni. Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per
mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce
delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal
carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tene­
bre».
Lunedì
30
Marzo
II Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Leonardo Murialdo
Leonardo Murialdo nasce
a Torino il 26 ottobre
1828 da una famiglia bor­
ghese. Studia dai padri
Scolopi di Savona e alla
Regia Università di Tori­
no laureandosi in Teolo­
gia. Viene ordinato sacer­
dote nel 1851 e dedica i
primi 14 anni del suo mi­
nistero ai giovani torinesi
nell'oratorio di San Luigi
a Porta Nuova. Nel 1867
fonda la confraternita lai­
cale di San Giuseppe
per aiutare i ragazzi
poveri e abbandonati.
Nel 1871 dà vita all'U­
nione operai cattolici di
cui diventa successiva­
mente assistente eccle­
siastico. È anche il fon­
datore dell'Associazio­
ne della Buona stampa
e tra gli ideatori del
giornale «La voce
dell'operaio». Viaggia
spesso nel Sud Italia
per conoscere le realtà
assistenziali delle altre
città. Muore nel capo­
luogo piemontese,
colpito dalla polmoni­
te, il 30 marzo 1900.
Viene beatificato da
Paolo VI nel 1963 e
canonizzato nel 1970.
Brano Evangelico: Gv 12, 1­11
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli
aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era
uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo,
assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la
casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi disce­
poli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per tre­
cento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse
dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi
mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il
giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre
avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e
accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato
dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti
Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.
Contemplo: Egli è così innamorato del carcere, da doversi proporre di rivi­
sitare la terra per potersi di nuovo sottomettere ad esso, per quanto è possibile. Attri­
buisce un tale valore al fatto di essere soggetto alle sue creature da fare effettivamente
in modo, prima di andarsene, nella sera stessa del tradimento, di perpetuare la sua
prigionia fino alla fine del mondo, dopo la sua morte. Fratelli, la grande verità sta ogni
giorno davanti ai nostri occhi. Egli ha decretato il miracolo perpetuo per il quale il suo
cor­po e il suo sangue sono presenti in simboli visibili: in questo modo assicura il mi­
racolo perpetuo dell'onnipotenza imprigionata. (John Henry Newman)
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 6
meditazione
Uno spreco d’amore
Meditazione di Sr Ester Zerla - Burundi
Ancora pochi giorni e Gesù porterà a compimento il progetto del Padre: amare fino al dono
di sé. Maria, colei che sa ascoltare profondamente Gesù, rompe il prezioso vaso di profumo,
gli unge i piedi e li asciuga con i suoi capelli: è
un momento molto intimo. Quanto amore e
quanta tenerezza in questo gesto! Solo chi, come Maria, ha saputo accogliere l'amore può capire. Giuda non comprende, ma Gesù continua
ad amarlo: "Lasciala fare, i poveri infatti li avete sempre con voi...".
Sì, i poveri li abbiamo sempre... anche oggi,
dopo 2000 anni, e sono tanti.., e quanti gesti di
amore e di giustizia possiamo compiere nei loro
confronti. Questa povera donna che vuole parlare con noi la conosciamo bene, le hanno ucciso il marito e due figli in questa assurda e interminabile guerra. Durante la notte la sua capanna è bruciata e ha perso tutto. Viene a chiedere
una coperta e un po' di farina. Mariko è un mutwa (la classe più emarginata della società burundese) rimasto vedovo con 5 bambini, ci chiede di poter lavorare per avere riso e fagioli con
cui nutrire i figli. Emanuele, handicappato, viene a chiedere le medicine perché ha la febbre
molto alta... Come Maria, anche noi tutti abbiamo del "nardo prezioso" da offrire a Gesù
presente oggi nel volto di questi poveri: la nostra vita spesa per loro, le nostre capacità messe a servizio, i nostri beni offerti con generosità, affinché ogni persona si senta amata e ritrovi la sua dignità di "uomo" e di figlio di Dio.
Sr Ester Zerla - Burundi
La croce
Allora i soldati lo condussero
dentro il cortile, cioè nel pretorio,
e convocarono tutta la coorte […]
Dopo averlo schernito, lo
condussero fuori per crocifiggerlo.
(Marco 15,16 e 20)
Non era lieve
il peso della croce,
fatta del legno
della nostra terra,
carico delle nostre storie,
dei nostri peccati
e delle nostre speranze.
Tutto hai preso su di Te,
umanissimo Signore,
per raggiungere ogni cuore
col palpito del Tuo amore
così umano,
così divino,
e a tutto dare senso,
vita, conforto silenzioso
e amico...
Agisci Grazie Gesù, perché hai compassione di me, perché mi capisci! Anche io
voglio aver compassione dei miei fratelli,
comprenderli anche quando sbagliano
verso di me! Oggi mi impegno in questo,
soprattutto verso coloro con cui vivo alcune incomprensioni.
Non di solo pane ­ Numero 703­ Tempo di Quaresima ­ pagina 7
Martedì
31
Marzo
Settimana Santa
Isaia 49,1-6 Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lon­
tane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo
di mia madre ha pronunciato il mio nome. E ha detto: «E troppo
poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ri­
condurre i superstiti d'Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, per­
ché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra».
II Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Beata Natalia
Natalia Tulasiewicz
nacque nel paese polac­
co di Rzeszów, nei
pressi di Podkarpackie,
il 9 aprile 1906. Inse­
gnante laica nella città
di
Poznan,
fu
un’insolita animatrice
dell’apostolato dei laici.
Durante l’occupazione
militare della sua patria
da parte del regime na­
zista tedesco, questa
coraggiosa donna parti­
ta liberamente per il
Terzo Reich, insieme
con le donne condan­
nate ai lavori forzati,
al fine di portare loro
un sollievo spirituale.
Quando nell’aprile
1944 la Gestapo sco­
prì la sua indesiderata
presenza, la arrestò.
Atrocemente torturata
ed umiliata in pubbli­
co, venne infine con­
dannata a morte nel
campo di Rawen­
sbrück, nei pressi di
Brandeburgo. Il Vener­
dì Santo, raccogliendo
le poche forze rimaste­
le, salì sulla panca della
baracca e tenne alle pri­
gioniere una conferenza
sulla passione e risurre­
zione del Signore. Due
giorni dopo, il 31 marzo
1945, venne trasportata
nella camera a gas ove
morì. Era il giorno di
Pasqua.
Brano Evangelico: Gv 13,21­33.36­38
In quel tempo, Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi
mi tradirà». I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei
discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno
di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse:
«Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto
il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana
entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali
capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù
gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa
ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte. Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il
Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui,
anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi;
voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete
venire». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora
non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora?
Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non
canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Contemplo: Dimenticate sempre il passato e non inquietatevi
per le vostre cadute, per numerose che possano essere. Tutte
le volte che vi rialzerete nulla potrà nuocervi, mentre potreste
essere in pericolo nel caso vi scoraggiaste o vi affliggeste troppo per quel motivo. Fate tutto nella massima calma e nel modo
più riposante che potete e fatelo per il grandissimo, purissimo
e santissimo amore di Gesù e di Maria.
(Francesco Maria Libermann)
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 8
meditazione
“Uno di voi mi tradirà”...
Dio cade
Meditazione di Fiorella Elmetti
Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
schiacciato per le nostre iniquità.
A sottolineare queste parole di Gesù è l'Evangelista Giovanni, il più giovane tra i Dodici, il discepolo amato. Le sottolinea perché le ha udite, essendo egli con la testa china sul capo di
Gesù, con tutta la pesantezza che esse trascinano con sè, pronunciate come un soffio, a voce bassa. Lui che ha offerto la sua compagnia ai
peccatori sta per essere tradito da colui che
d'ora in poi diventerà l'icona del tradimento.
Lui che ha parlato di fratellanza sta per essere
additato come il nemico numero uno da eliminare, pur sapendo che non ha commesso reato
alcuno. E a Pietro che afferma con slancio ed
entusiasmo "Darò la mia vita per te!", Gesù ribatte senza via d'uscita: "In verità, in verità io
ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non
m’abbia rinnegato tre volte". E infatti così accade. Ma perché Gesù dice "Uno di voi mi tradirà"...? Infondo, tranne Giovanni, non è stato
solo Giuda a tradire, ma anche Pietro che l'ha
rinnegato, anche gli altri che sono fuggiti presi
dal panico... Forse, perché Giuda ha compiuto
il tradimento in modo palese, e l'ha fatto dietro
la promessa del denaro. Forse, perché, a differenza degli altri, è stato proprio indicato da
Gesù con il boccone intinto, come a dargli forza
per quello che stava per fare, infatti subito dopo gli dice: "Quello che vuoi fare, fallo presto".
Probabilmente, Gesù sottolinea il fatto che basta uno ad accendere la scintilla per il fuoco
d'amore che dalla passione e morte di Gesù si
sprigiona. Ognuno di noi è quell'uno menzionato
da Gesù, e giustamente lui lo mette in evidenza. Dobbiamo, così, sentire in noi la pesantezza
di quelle parole, farle calare dentro la coscienza e lasciarci toccare fino al punto di spingerci
in basso e guardare il nostro peccato. Solo così
possiamo risorgere.
Può un Dio cadere?
No, se è un idolo immobile,
prigioniero degli umani.
Solo il Dio vivente cade,
come cade ogni amore
che sa compatire,
che ha ragioni per perdere
e donare la vita.
Il Figlio di Dio nella carne,
cadendo, abita
la nostra fragilità,
rialzandosi, illumina
la nostra speranza...
ravviva il lucignolo fumigante...
rinsalda la canna
Incrinata dal vento ….
Agisci Signore, forse a volte anche noi
ti abbiamo tradito, ti abbiamo
"barattato" per i nostri comodi, in
nome di una falsa libertà...
Oggi, guidati da Maria, vogliamo ritornare al tuo cuore e proporci di fare scelte coerenti, che saranno poi la
nostra vera pace.
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 9
G l i
a p p r o f o n di m e n ti
di
N o n
di
s o l o
p a n e
resta solo». Il perdono non è
buonismo, sinonimo di stupidità
o di debolezza: è forza, è
l’armatura dell’uomo forte che
tende una trappola al male per
distruggerlo.
Le ultime parole di Gesù in Luca
«Padre, perdona loro ...»
di don Luciano Votton Mea
Nel momento della morte,
una morte redentrice, cioè
che salva, Gesù mette tra se
e il male che cerca di annientarlo una parola che segna la definitiva separazione
tra la luce e le tenebre: “
perdona loro ”. Non si tratta
di un semplice perdono ma
il suggello di una vita che ha
portato allo “sfinimento” del
male. Gesù ha distrutto la
cattiveria
semplicemente
salvaguardando la sua umanità, non permettendo cioè
alla malvagità di renderlo
“meno uomo”.
“Padre perdona loro perché
non sanno quello che fanno”.
Sono parole che tracciano un
solco, che indicano una via
ben precisa per isolare il male, per creare un deserto
dove il risentimento non trovi l’alimento necessario per
generare altro male. La morte
di Gesù, quel “perdona loro”
non e solo il preludio “di cieli
nuove e terre nuove”, di quella città piena di luce che San
Giovanni
descrive
nell’Apocalisse; le labbra di
Gesù morente segnano l’inizio
dell’uomo nuovo che neutralizza le radici velenose del
male con la forza della debolezza, di un disarmante perdono. L’uomo nuovo generato
dal Cristo morente non può
più permettersi che “il meglio
che c’è in lui”, sia scalfito
dall’odio e dalla vendetta, che
il male si fortifichi nel suo
cuore alimentato dal risentimento e dal rancore. “Padre
perdona loro perché non sanno
quello che fanno”: «Qui il male si incontra con un avversario più forte di lui; il male qui
non può raggiungere il suo
scopo di generare altro male;
Nell’Evangelo di Luca la croce
non è più espiazione, il tono
dominante non è quello della
vittima sacrificale: in Luca Gesù è colui che riconcilia il cielo
con la terra e gli uomini tra di
loro. La croce quindi diventa
strumento di riconciliazione e
di misericordia, strumento di
perdono. Gesù ci riconcilia con
noi stessi, con il meglio di noi;
ci riconcilia con Il Padre e con i
fratelli. E’ una morte che genera perdono e che trova il suggello nell’episodio del buon
ladrone. Sono le ultimissime
parole di Gesù: “Oggi tu sarai
con me in Paradiso”.
“Ricordati di me”: questa vita
umanamente irrecuperabile
perché non ha più la possibilità
di riscattarsi, di compiere delle
buone azioni, di riparare al male fatto; un disperato senza
storia che chiede ad un crocefisso come lui di essere
“ricordato”. Gesù lo riscatta,
gli dona dignità, gli apre le porte dell’eternità: “oggi sarai con
me …”
Non importa come moriremo,
se da giusti o da malfattori:
l’importante sarà morire accanto ad un crocefisso che redime, riscatta, salva: “Oggi sarai con me in Paradiso”
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 10
Settimana Santa
Isaia 50,4-9 Il
Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non
ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho
presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a
coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la
faccia agli insulti e agli sputi.
Mercoledì
1
Aprile
II Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Maria Egiziaca
Nata nel IV secolo ad
Alessandria d'Egitto e si
guadagnava da vivere
facendo la prostituta.
Fuggita da casa a 12
anni, a 29 si imbarcò su
una nave di pellegrini
diretta in Terra Santa.
Arrivata a Gerusalem­
me, volle partecipare
alla festa dell'Esaltazio­
ne della croce al Santo
Sepolcro. Prima di en­
trare però fu come tratte­
nuta da una forza in­
visibile mentre una
voce dentro di lei di­
ceva: «Tu non sei
degna di vedere la
croce di colui che è
morto per te tra dolori
inenarrabili». Conver­
titasi, andò a vivere
solitaria nel deserto
oltre il Giordano dove
restò per 47 anni. Là
fu trovata dal monaco
Zosimo che le porse
la santa Comunione,
promettendole di torna­
re l'anno successivo.
Quando fece ritorno la
trovò però morta. Era
probabilmente il 430.
Secondo la tradizione la
tomba sarebbe stata
scavata da un leone con
i suoi artigli.
Brano Evangelico: Mt 26,14­25
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e
disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta
monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare
Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero:
«Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli
rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino;
farò la Pasqua da te con i miei discepoli». I discepoli fecero come aveva loro ordinato
Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre
mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profonda­
mente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tra­
dirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal
quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai na­
to!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Contemplo:
Noi saziamo la Sete di Gesù adorandolo nel sacramento dell'eucaristia, nell'incontro personale con Lui, faccia a faccia. Rinnovate il vostro zelo per saziare la sua Sete sotto le specie
del pane e nelle dolorose sembianze dei più poveri dei poveri. «Voi
l'avete fatto a me». Non dividete mai queste parole di Gesù: «Ho
sete» e «Voi l'avete fatto a me». (Madre Teresa di Calcutta)
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 11
meditazione
Se tu conoscessi il dono di Dio
Meditazione di Sr Eleonora Reboldi - Mozambico
Dove vuoi che ti prepariamo per mangiare la
Pasqua?
Per le nostre comunità cristiane in Mozambico
la risposta è abbastanza scontata, con il gruppo
di cristiani, papà, mamme, giovani, bambini e
bambine che costituiscono la comunità, perché
gli avvenimenti importanti si celebrano, si ricordano insieme come famiglia. Agli eventi pasquali ci si prepara con un cammino comunitario che culmina con la Veglia Pasquale che, in
molti casi, si protrae per tutta la notte. Quando
si ha la possibilità di avere il sacerdote, il battesimo dei catecumeni, che per tre anni si sono
La donna
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo
dei dolori che ben conosce il patire, come
uno davanti al quale ci si copre la faccia.
(Isaia 53,2 s.)
Una donna, un gesto
di mani pietose
ad asciugarti il volto,
bagnato di sudore
e di sangue.
Un povero panno,
macchiato dall'impronta
del tuo soffrire per noi,
reliquia preziosa
del tuo amore per gli uomini,
lettera purpurea
indirizzata a ogni nato da donna,
per dire che tu, il Figlio,
sei venuto per noi, e
hai abitato di noi
il dolore e la morte
per darci la vita...
a
i
a
preparati a questo momento, rappresenta davvero il punto centrale della celebrazione, la
memoria viva del risorgere con Cristo a vita
nuova, allora danze, canti di gioia risuonano
per tutta la notte insieme alla condivisione del
cibo che ogni famiglia prepara, concludendo poi
al mattino presto con la celebrazione della Parola che invita tutti ad essere annunciatori della Risurrezione in mezzo ai propri fratelli e sorelle.
Agisci: Quanto entusiasmo mettiamo
Sr Eleonora Reboldi - Mozambico
per le cose di Dio? Oggi prego lo
Spirito Santo affinché accenda in
me il fuoco del suo amore, perché io
possa tradurlo in opere concrete.
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Tempo di Quaresima ­ pagina 12
Giovedì Santo
Corinzi 11,23-26 Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradi­
to, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse:
«Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di
me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice,
dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue;
fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Giovedì
2
Aprile
II Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Abbondio Vescovo di Como
A lui si ispirò certa­
mente il Manzoni nel
dare il nome al suo
celebre personaggio
sul «ramo del lago di
Como». Di Abbondio
si sa che fu vescovo
lariano dal 440, men­
tre non si conoscono
con certezza data di
nascita e morte. Come
ignoto è il luogo di
origine. Conosceva
bene il greco e, per­
ciò, prima di dedi­
carsi a tempo pieno
al servizio episcopa­
le (e all’attività mis­
sionaria nelle zone
montuose vicino Lu­
gano ancora scristia­
nizzate), fu mandato
dal Papa Leone I
Magno a Costanti­
nopoli per dirimere,
con successo, la que­
stione dottrinale sul­
le due nature di Cri­
sto suscitata da Ne­
storio ed Eutiche. I
resti del patrono so­
no nella basilica di
Como.
Brano Evangelico: Gv 13,1­15
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo
al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quan­
do il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù,
sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si
alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò
dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano
di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a
me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse
Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai
parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il
capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è
tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non
tutti siete puri».Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse
loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene,
perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete
lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io
ho fatto a voi».
Contemplo: Che la Santa Messa non cada per noi in una routine
superficiale! Che attingiamo sempre di più alla sua profondità! È proprio essa ad inserirci nell'immensa opera di salvezza di Cristo, ad affinare la nostra vita spirituale per cogliere il suo amore, la sua «profezia
in atto» con cui, nel Cenacolo, diede inizio al dono di sé sulla Croce.
(Papa Francesco)
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 13
meditazione
“Capite quello che ho fatto per voi?”
Le vesti
Meditazione di Elmetti Fiorella
Chi può capire i gesti di Gesù? Di certo, non chi
ambisce al successo e al potere. Gesù, infatti, si
abbassa a lavare i piedi e lo fa, nonostante le resistenze di Pietro, che doveva avere una stima profonda del suo Maestro, tanto che gli dice: "Tu non
mi laverai i piedi in eterno!". E cosa dice Gesù per
spiegare ciò che sta facendo? "Se non ti laverò i
piedi, non avrai parte con me". Quindi, pur nella
drammaticità del momento, in Gesù c'è la consapevolezza di un obiettivo: ungere di gioia i discepoli, farli diventare anime sacerdotali capaci di
prendersi cura di altre anime, perché stiano sempre con lui, anche quando non sarà più fisicamente vicino a loro. Papa Francesco l'anno scorso, durante l'omelia del Giovedì Santo ha parlato di questa gioia dicendo: "Colui che è chiamato sappia
che esiste in questo mondo una gioia genuina e
piena: quella di essere preso dal popolo che uno
ama per essere inviato ad esso come dispensatore dei doni e delle consolazioni di Gesù, l’unico
Buon Pastore che, pieno di profonda compassione
per tutti i piccoli e gli esclusi di questa terra, affaticati e oppressi come pecore senza pastore, ha voluto associare molti al suo ministero per rimanere
e operare Lui stesso, nella persona dei suoi sacerdoti, per il bene del suo popolo... chiedo al Signore
Gesù che risplenda la gioia dei sacerdoti anziani,
sani o malati. E’ la gioia della Croce, che promana
dalla consapevolezza di avere un tesoro incorruttibile in un vaso di creta che si va disfacendo. Sappiano stare bene in qualunque posto, sentendo
nella fugacità del tempo il gusto dell’eterno
(Guardini). Sentano, Signore, la gioia di passare la
fiaccola, la gioia di veder crescere i figli dei figli e
di salutare, sorridendo e con mitezza, le promesse, in quella speranza che non delude".
Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato? Si dividono le mie
vesti, sul mio vestito gettano la
sorte».
(Salmo 22,2 e 19)
Null'altro Ti rimase,
neanche le vesti
che coprissero la carne
del Dio povero
per amore dei poveri.
E quella povera carne
si preparò così all'ultimo
passaggio: trafitta dai chiodi,
irrorata dal sangue, fu
materia per il miracolo nuovo
del terzo giorno della vita,
vittoriosa d'ogni morte,
sorgente di vita nuova
ed eterna...
Agisci Oggi prego per il Papa, per i
vescovi, i sacerdoti, i consacrati, le
consacrate e la Chiesa intera, meditando su quale grande dono essi siano. Provo a riflettere: e se non ci
fossero?
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 14
G l i
a p p r o f o n di m e n ti
Le ultime parole di Gesù in Giovanni
«Ecco tuo figlio … Ecco tua madre»
di don Luciano Votton Mea
In San Giovanni gli ultimi
istanti del Signore diventano l’incontro con le persone più care, più intime: la
madre e l’apostolo a cui
aveva voluto molto bene. E
questo ultime parole, questo ultimo incontro diventano dono: “Donna ecco tuo
figlio” e “Ecco tua madre”.
Sono parole che vanno oltre
quell’istante di intimità e
che abbracciano tutta
l’umanità: Giovanni rappresenta infatti ogni cristiano,
ogni uomo. Gesù dice a coloro che ascoltano questo
passo evangelico: “prendi
nella tua casa, nel tepore
del tuo cuore la mia mamma; Maria d’ora in poi è
anche la tua madre, preparagli una stanza nella tua
esistenza”.
“Ecco tua madre”. Queste
parole illuminano tutta la
vita di Gesù perché nel Vangelo di Giovanni le donne
compaiono sempre e solo in
scene d’amore. Dalle nozze
di Cana al dialogo con la Samaritana, da Marta e Maria
alle quattro donne che sono
ai piedi della croce la presenza femminile indica sempre un incontro d’amore. Donandoci Maria, Gesù ci dona
l’amore. Accogliendo la Vergine Santa, facendola diventare nostra compagna di pianerottolo, riservandogli un
bugigattolo nelle pieghe recondite della nostra esistenza noi avremo garantiti sempre e solo degli incontro
d’amore.
di
N o n
di
s o l o
p a n e
L’uomo ha bisogno di questi
spazi, dell’intimità di una madre, della presenza premurosa
di chi gli vuole bene.
Maria diventa questo segno,
questa esperienza, questa
presenza.
Nell’Antico Testamento spesso Dio si Presenta con dei
tratti femminili, con dei sentimenti tipici di una madre:
“Anche se ci fosse una donna
che si dimenticasse, io invece
non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani …”
Gli uomini fanno fatica a cogliere questi tratti materni di
Dio; donandoci Maria Gesù
vuole che abbiamo sempre
davanti a noi una luce che rischiari le tenebre delle nostre
fatiche, un focolare sempre
acceso quando scende la solitudine e il peso della stanchezza. Con Maria nella nostra casa ritorniamo bambini,
riassaporiamo l’infanzia, il
bisogno di una carezza.
Con la presenza di Maria varchiamo la soglia del Regno
perché “se non ritorneremo
come bambini non entreremo
mai nel Regno dei Cieli”.
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 15
Venerdì Santo
Ebrei 4,14-16; 5,7-9 Accostiamoci con piena fiducia al trono
della grazia. Cristo, infatti, nei giorni della sua vita terre­
na, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a
Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno ab­
bandono a lui, venne esaudito.
Venerdì
3
Aprile
II Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Passione del Signore
La Croce simbolo del
cristianesimo, presen­
te nella nostra vita sin
dalla nascita, nei segni
del rito del Battesimo,
nell’assoluzione nel
Sacramento della Pe­
nitenza, nelle benedi­
zioni ricevute e date in
ogni nostro atto devo­
zionale e sacramenta­
le; fino all’ultimo se­
gno tracciato dal sa­
cerdote nel Sacramen­
to degli Infermi, nella
croce astile che prece­
de il funerale e nella
croce di marmo o altro
materiale, poggiata
sulla tomba. Così pre­
sente nella nostra vita
e pur tante volte igno­
rata e guardata senza
che ci dica niente, con
occhio distratto e abi­
tuato; eppure la Croce
è il supremo simbolo
della sofferenza e della
morte di Gesù, vero
Dio e vero uomo, che
con il Suo sacrificio ci
ha riscattato dalla mor­
te del peccato, indican­
doci la vera Vita che
passa attraverso la sof­
ferenza.
Brano Evangelico: Gv 18, 1­19,42
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
[…] Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua ma­
dre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo
la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:
«Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E
da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo
che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse:
«Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna,
imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca.
Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo,
consegnò lo spirito.
Contemplo: proprio nella sventura che risplende la misericordia di Dio;
nel profondo, nel centro della sua inconsolabile amarezza. Se perseverando
nell'amore si cade fino al punto in cui l'anima non può trattenere il grido:
«Mio Dio, perché mi hai abbandonato?», se si rimane in quel punto senza ces­
sare di amare, si finisce per toccare qualcosa che non è più la sventura, che
non è la gioia, ma è l'essenza centrale, pura, non sensibile, comune alla gioia e
alla sofferenza, cioè l'amore stesso di Dio.
(Simone Weil)
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 16
Meditiamo la Parola
La croce: strumento di adorazione
A cura della Redazione
Il Venerdì santo, in passione et morte Do-
La morte
Era verso mezzogiorno, quando il sole si
eclissò e si fece buio su tutta la terra fino
alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si
squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran
voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, consegnò
lo Spirito.
(Luca 23,44-46)
mini. AI centro di questo giorno sta la croce con il suo Crocifisso. È strano e inaccettabile che essa attragga la venerazione,
che si adori uno strumento infamante, che
un segno di maledizione sia divenuto un
segno di benedizione. La croce è simbolo
della sofferenza che ogni volta impaurisce,
del male che sentiamo inflitto irragionevolmente, del dolore che ci appare violenza
ingiusta e inaccettabile oppressione, quasi
indice della non-esistenza di Dio, poiché la
croce sembra essere indifferenza, silenzio,
lo stare a guardare, l'abbandono di Dio.
Ma c'è un avvenimento inaudito che ha
trasformato il legno deprecato in legno be-
E la Parola tacque,
prigioniera dell'ultimo silenzio.
Abbandonato sulle braccia
della croce vergognosa,
dopo l'ultimo grido,
entrasti nel silenzio.
Mai silenzio fu più grande
e tenebra più fitta!
Si spegneva la luce,
che illumina ogni uomo
che viene in questo mondo.
Taceva la Parola,
che disse e creò tutte le cose.
Sospesa la terra attendeva
e il cuore del mondo
batteva nell'ansia della notte
che prepara l'aurora...
nedetto: su di esso ha esalato lo spirito il
Figlio di Dio. La croce fu per lui lo strumento dell'adorazione redentrice e riparatrice, il segno della vita non trattenuta, ma
donata per ricreare la dolorosa fraternità.
Separata da Gesù, la croce è deprecabile;
solo per lui crocifisso l'adoriamo e l'accettiamo.
Don Adriano Dabellani - Mozambico
Agisci Stiamo con Gesù in quest'ora così
difficile e partecipiamo in chiesa alla commemorazione della sua passione. Anche noi
oggi, nelle nostre difficoltà, ripetiamo con
lui: «Padre nelle tue mani consegno il mio
spirito», come a dire: «Mi abbandono a te,
ho fiducia in te...».
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 17
Sabato Santo
Auguro a tutti noi occhi di Pasqua, capaci di guardare nella
morte sino a vedere la vita, nella colpa sino a vedere il perdo­
no, nella separazione sino a vedere l'unità, nelle ferite sino a
vedere la gloria, nell'uomo sino a vedere Dio, in Dio sino a
vedere l'uomo, nell'io sino a vedere il tu. E insieme a questo,
tutta la forza della Pasqua.
Sabato
4
Aprile
II Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Benedetto il Moro
Copatrono ­ con santa
Rosalia ­ della dioce­
si di Palermo, Bene­
detto Manassari nac­
que a San Fratello
(Messina) nel 1526
da genitori discen­
denti di schiavi afri­
cani. A 21 anni entrò
in una comunità ere­
mitica e visse sul
Monte Pellegrino.
Quando Pio IV sciol­
se la comunità, passò
ai Frati minori. Visse
24 anni nel convento
di Santa Maria di Ge­
sù a Palermo come
cuoco, superiore, ma­
estro dei novizi, infi­
ne ancora cuoco. A
Palermo, san Bene­
detto Massarari, detto
il Moro per il colore
della sua pelle, che fu
dapprima eremita e,
divenuto poi religio­
so nell’Ordine dei
Frati Minori, si mo­
strò umile in tutto e
sempre pieno di fede
nella divina Provvi­
denza. Morto nel
1589 è santo dal
1807.
Brano Evangelico: Mc 16,1­7
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salò­
me comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino,
il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del so­
le. Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso
del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già
stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro,
videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed
ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate
Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove
l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi
precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».
Contemplo: È risorto, non è qui (Mc 16,6)
Nella notte di Pasqua, ogni battezzato sa di essere illuminato dalla speranza, dalla
luce della risurrezione. Il sepolcro vuoto sembra dire: «Non è qui, non è più qui!».
E ritornano alla mente le parole di Gesù a Maria e a Giuseppe: «Perché mi cercava
te? Non sapevate?» e quelle dei discepoli a Gesù: «Tutti ti cercano!». Gli angeli si
affrettano a rassicurare: «Egli vi precede». E Gesù dice: «Io sono con voi tutti i
giorni». Preghiamo con il Salmo: «Non temerò alcun male, perché tu sei con me».
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ pagina 18
Meditiamo la Parola
La deposizione
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto
Meditazione di Fiorella Elmetti
Nel giorno del Sabato Santo non c'è liturgia, c'è
solo il silenzio per meditare sulla morte di Gesù.
Per questo, io credo che sia il giorno più adatto
per riscoprire chi è Gesù. Un profeta fallito? L'incarnazione di un Dio crudele o pazzo? O...? Ecco
allora che ho ripreso il prologo al Vangelo di Giovanni. Lo si legge a Natale, ma credo che questo
sia il tempo più adatto. Infatti è una rilettura sul
mistero di Gesù, a partire dalla sua morte: "In
principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il
Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di
lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In
lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non
l’hanno accolta... Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel
mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua
gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti
però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne,
né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare
in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia
e di verità. Giovanni gli rende testimonianza e
grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era
prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge
fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità
vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno
l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è
nel seno del Padre, lui lo ha rivelato". Gesù ha
dato tutto il suo amore e continua a dare, per
questo io credo.
Giuseppe d'Arimatèa, membro autore­
vole del sinedrio, che aspettava anche lui
il regno di Dio, andò coraggiosamente da
Pilato per chiedere il corpo di Gesù […] e,
comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla
croce.
(Marco 15,43.45)
Giacevi abbandonato
fra le braccia di Lei,
che T'aveva avvolto
Bambino e custodito,
sempre, nei silenzi del cuore.
Ora Ti contemplava
per dirTi ancora
parole d'amore...
Nel Suo cuore di Madre
l'attesa lacerante
era abbandono e pace
confidente nella fedeltà
della promessa ultima.
La Madre del sabato santo
colmava di fede
la notte dell'attesa,
per ogni notte di umano dolore...
Agisci Contemplerò a lungo Gesù Risorto e gli chiederò di non perdermi (nei
pensieri, desideri, negli affetti e nella
volontà), dietro cose vane. Che io capisca quello che il Padre vuole da me e
lo compia con tutto il cuore.
Non di solo pane ­ Numero 703 ­ Triduo Pasquale ­ pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice
Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea,
don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti,
Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 703
Domenica 29 Marzo 2015
Chiuso il 24 Marzo 2015
Numero copie 1450
333/3390059
don Luciano
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da
don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità
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Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare)
I Santi del Giorno
Tutte le opere di San Agostino
I racconti di un pellegrino russo
L’Imitazione di Cristo
Ti aspetto ogni giorno su:
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