Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli entra entra entra entra Seguici su: Sommario . RAI News mercoledì 01 aprile 2015 7.04 Banche, ipotesi accordo Abi-sindacati . RAI News mercoledì 01 aprile 2015 Firmata nella notte ipotesi di intesa - Trovato l'accordo tra Abi e sindacati per il nuovo contratto dei bancari . PRIMAPRESS mercoledì 01 aprile 2015 Banche: siglata ipotesi di accordo tra Abi e sindacati . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Banche, verso la chiusura con 90 euro di aumento . MF-MILANO FINANZA mercoledì 01 aprile 2015 7.04 Il contratto dei bancari al rush finale. Oggi i dettagli . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Ai comitati UniCredit il punto sul rinnovo€ . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Riassetto Icbpi Le popolari attese in Banca d’Italia . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Cdp colloca il primo bond decennale . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Banca Generali con Oldani per servizi «accessibili» . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] Le strade parallele di risparmio in aula e banche di sviluppo . MF-MILANO FINANZA mercoledì 01 aprile 2015 Finalmente si fa qualcosa contro le banche che aiutano i clienti a riciclare denaro sporco .c. . Return . Articoli RAI News mercoledì 01 aprile 2015 7.04 Banche, ipotesi accordo Abi-sindacati Siglata nella notte l'ipotesi di accordo fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto con scadenza al 31 dicembre 2018. Il testo dovrà passare al vaglio dell'esecutivo Abi e delle assemblee sindacali. L'intesa prevede fra l'altro un aumento medio a regime di 85euro in 3 anni e soluzioni per l'occupazione. "I bancari hanno finalmente un loro contratto nazionale. In questo modo è stata scongiurata l'eventuale disapplicazione del contratto stesso", ha detto Sileoni, segretario generale della Federazione autonoma bancari italiani(Fabi). See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-5124cfcb-0293-4568-a7c7a38c15b17c21.html Return . RAI News mercoledì 01 aprile 2015 Firmata nella notte ipotesi di intesa - Trovato l'accordo tra Abi e sindacati per il nuovo contratto dei bancari Il testo dovrà passare al vaglio di esecutivo Abi e assemblee sindacali. Coinvolti 309mila lavoratori. A regime 85 euro e soluzioni occupazione CondividiTweet20 Contratto bancari, rottura fra Abi e sindacati Bancari, sciopero generale il 30 gennaio: "Siamo persone, non numeri" 01 aprile 2015È stata firmata nella notte, dopo un confronto iniziato ieri pomeriggio, l'ipotesi di accordo fra Abi e sindacati sul rinnovo del contratto nazionale degli oltre 309mila lavoratori bancari, con scadenza al 31 dicembre 2018. Il testo dovrà passare al vaglio di esecutivo Abi e assemblee sindacali. L'intesa prevede fra l'altro un aumento medio a regime di 85euro in 3 anni e soluzioni per l'occupazione. Un anno e mezzo di trattative L'accordo è arrivato dopo un tour de force iniziato nel primo pomeriggio di ieri, culmine di una trattativa durata da un anno e mezzo e caratterizzata da confronti anche duri fra le parti e scioperi. Il Casl dell'Abi guidato dal presidente di Mps Alessandro Profumo aveva fissato, con il supporto dell'esecutivo, l'ultima scadenza del 31 marzo per trovare un accordo "ma non a non ogni costo", pena la disapplicazione del contratto. Lo stallo Fra accelerazioni e stop dei negoziati, tutto sembrava vicino a una nuova rottura (con minaccia di nuovi scioperi e agitazioni) la scorsa settimana quando i sindacati avevano interrotto le trattative sul tema della salvaguardia dell'occupazione. Una richiesta definita irricevibile da Profumo in un momento di profonde trasformazioni del settore ancora colpito peraltro dalla crisi. L'ipotesi di accordo L'impasse è stata superata con l'inserimento di soluzioni per l'occupazione e che tenessero conto anche dell'anima sociale, specie verso i giovani. Quindi un salario d'ingresso per i giovani assunti attraverso il fondo Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Banche, verso la chiusura con 90 euro di aumento Il contratto dei bancari è alle battute finali. Ieri dopo la mezzanotte mancavano ancora le limature finali al testo che i tecnici del Comitato affari sindacali e del lavoro di Abi, guidato da Alessandro Profumo hanno predisposto con i sindacati. Limature che però, almeno fino a ieri sera, non erano da considerarsi strutturali per gli equilibri che le parti hanno raggiunto. Per scaramanzia o per i trascorsi altalenanti di questo negoziato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, ha detto: «La conclusione del contratto non è vicina né le organizzazioni sindacali possono impegnarsi in una chiusura a breve». E a proposito dei tweet comparsi in rete: «Rispettiamo gli autorevoli pareri dei segretari confederali ma non ci risulta allo stato attuale alcuna deroga al Jobs act né se ne è discusso tra le parti anche perché l’Abi è sempre stata categorica nell’escluderlo». «Confidiamo nel senso di responsabilità di tutti per garantire il contratto alla categoria che da oltre un anno è impegnata in una difficile trattativa», ha comunque detto Sileoni. Via twitter il segretario generale della Fiba Cisl, Giulio Romani ha riconosciuto che sull’«anima sociale del contratto si sono fatti passi avanti. Tra le richieste avanzate dalle categorie dei bancari al tavolo anche un protocollo d’intesa sui problemi di settore». Per la parte relativa al salario Romani ribadisce la necessità di affrontarla «nell’insieme non appena la vertenza imboccherà il rush finale e tutte le altre tessere del mosaico saranno state incasellate». Anche il segretario della Uilca, Massimo Masi ha confermato che «la trattativa in corso con Abi è entrata in una fase decisiva, con l’analisi di un possibile testo di accordo». I nodi da sciogliere a mezzanotte rimanevano ancora tre. Il primo riguardava la scadenza del contratto che le aziende hanno chiesto di allungare fino al 31 dicembre del 2018. Per i sindacati allungare il contratto era un’ipotesi accettabile ma a patto di arrivare fino al 30 giugno del 2018. Alla durata si lega l’aumento. La proposta delle banche era di 90 euro subordinati alla durata del contratto fino a dicembre 2018 e 65 euro subordinati alla durata del contratto fino a giugno 2018. L’aumento verrebbe corrisposto sotto forma di Edr, elemento distinto della retribuzione, ma con la garanzia da parte delle banche che alla scadenza l’Edr venga inserito automaticamente nella voce stipendio senza dover passare attraverso un ulteriore negoziato, come è avvenuto per l’ultimo contratto. Infine sul Tfr c’è la proposta di bloccarlo sei mesi prima della scadenza del contratto: quindi a giugno 2018, nel caso in cui si stabilisca che il contratto duri fino al 31 dicembre del 2018. La trattativa in corso con Abi è entrata in una fase decisiva, con l'analisi di un possibile testo di accordo Sugli altri temi, quelli di natura normativa il quadro rimane quello già tratteggiato in queste settimane. L’anima sociale del contratto costruita attorno a un’innovativa piattaforma piattaforma digitale bilaterale che avrà il compito di far incontrare la domanda di professioni da parte delle aziende e l’offerta che c’è nel fondo emergenziale è stata confermata. Inoltre i banchieri, guidati Profumo, hanno confermato la disponibilità a ridurre il differenziale del salario di ingresso dal 18% al 10% per i giovani, di confermare il Foc con una valenza più ampia e di impegnarsi sulla continuità contrattuale per i trasferimenti a nuove società in caso di esternalizzazioni. La normativa dell’area contrattuale verrà mantenuta così com’è mentre la spinosa questione degli inquadramenti verrà affrontata in un apposito “cantiere” nei prossimi sei mesi. All’affollato tavolo - erano presenti oltre 200 persone in rappresentanza delle 8 delegazioni sindacali di Fabi, Fiba, Fisac, Uilca, Ugl credito, Unisin, Sinfub e Dircredito e di Abi - si è discusso questo impianto dell’ipotesi che, dopo essere stata approvata dai sindacati, dovrà essere approvata dai 309mila bancari interessati. Una categoria che è tra le più sindacalizzate ma anche tra le più severe quando si tratta di dare il via libera ai contratti, come ha dimostrato la storia dello scorso rinnovo, approvato sì ma non con percentuali bulgare. © RIPRODUZIONE RISERVATA C.Cas. ============================= IN BUSTA PAGA 90 Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] L’aumento La proposta delle banche ieri sera era di subordinare l’aumento alla durata del contratto. Due le proposte al vaglio del sindacato. La prima era di 90 euro per il livello medio di riferimento, subordinando però alla durata del contratto fino al 31 dicembre del 2018. L’altra era di 65 euro subordinata a una durata fino al 31 giugno del 2018. 10% Il salario di ingresso Il differenziale del salario di ingresso verrà portato dal 18% al 10% per favorire migliori condizioni per i giovani Return . MF-MILANO FINANZA mercoledì 01 aprile 2015 7.04 Il contratto dei bancari al rush finale. Oggi i dettagli di Mauro Romano Una lunga giornata di incontri e pause tecniche per far esaminare i dettagli ai rispettivi esperti, seguita poi da una sessione notturna iniziata intorno alle 19. Ieri maratona finale per l'accordo sul contratto nazionale di lavoro dei bancari ha seguito il solito copione di ogni vertenza sindacale che si rispetti. E, salvo impuntature dell'ultima ora, dovrebbe essersi chiusa prima dell'alba con una firma condizionata alla risposta dei lavoratori. Ma la posizione dei sindacati era chiara già alla vigilia. Alle condizioni date, questo è l'unico contratto che si poteva portare a casa. Non sarà il documento di svolta che ognuno, dalla propria parte, si augurava, ma è l'unico approdo realistico di una trattativa partita da posizioni veramente distanti. Le banche hanno dovuto infatti archiviare l'idea di un contratto cornice molto scarno che permettesse ai manager la massima flessibilità nell'organizzare il modello aziendale. Mentre i sindacati hanno difeso il meccanismo di tutele che rende ormai unico il comparto bancario, che ha quasi la metà degli addetti con oltre cinquant'anni d'età e con una qualifica da quadro. Tutte tutele che i dipendenti attualmente inquadrati manterranno anche se il ramo d'azienda in cui lavorano verrà ceduto a imprese non bancarie, tipo società di servizi. Banche e sindacati sanno però che la crisi che il sistema ha attraversato non è solo congiunturale; per usare le parole del capo delegazione dell'Abi Alessandro Profumo, è cambiato il mondo, dalle tecnologie ai clienti, dai tassi a vigilanti. Al di là delle norme messe a punto in nottata, il vecchio modello di filiale non c'è più e i bancari si dovranno abituare a cercare il cliente e non attenderlo dietro uno sportello. Saranno promotori, consulenti, agenti di borsa e forse anche di viaggi. Tanto per dirne una, i dipendenti esternalizzati avranno ancora quel contratto, ma i loro colleghi che saranno assunti in futuro dalle società esterne probabilmente no. Ma questa, per banche e per i sindacati, sarà la sfida di domani. Quella di oggi, dopo la battaglia per far ratificare l'intesa dalla base (Ccnl di 4 anni e aumento base a regime di 80 euro), riguarderà la nuova piattaforma per il ricollocamento del personale. L'idea è di non farne un ufficio di collocamento online, ma una vera cabina di regia per la gestione delle crisi, con la possibilità di utilizzare, a seconda dei casi, tutti gli ammortizzatori del sistema. E, con il gran ballo delle popolari già avviato, ce ne sarà bisogno presto. C'è chi parla di 20 mila nuovi esuberi. (riproduzione riservata) Return . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Ai comitati UniCredit il punto sul rinnovo€ A poco più di due settimane dal termine per il deposito delle liste, prosegue il confronto tra i soci di UniCredit. Scontata la conferma di Giuseppe Vita e di Federico Ghizzoni, resta ancora da decidere il numero delle vice presidenze e i rappresentanti di alcuni azionisti: oggi probabilmente si farà il punto durante i comitati convocati in vista del cda di giovedì prossimo. Particolare attenzione per le quote Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] rosa, che saliranno da quattro a sei consiglieri, e offrono la possibilità di cooptare elevate professionalità: certe le conferme di Helga Jung, Henryka Bochniarz e Lucrezia Reichlin, per gli altri tre posti si parla di una figura di spicco in arrivo dall'estero, di un'imprenditrice lombarda e di una rappresentante delle Fondazioni minori. In questo caso un nome che circola con insistenza tra i soci è quello di Paola Vezzani, docente all'università di Modena e Reggio Emilia con alle spalle ricerche sui modelli di business delle banche e sui bilanci di settore. (Ma.Fe.) ) Return . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Riassetto Icbpi Le popolari attese in Banca d’Italia Entra nel vivo l’asta per l’Istituto centrale delle banche popolari (Icbpi). Oggi, secondo le indiscrezioni, alcuni rappresentanti delle banche popolari azioniste avranno un incontro in Banca d’Italia per comunicare a via Nazionale le linee fondamentali del riassetto in corso sull’Istituto centrale. Banca d’Italia, data anche la presenza di una licenza bancaria, segue infatti con attenzione il riassetto di Icbpi. I rappresentanti delle banche popolari azioniste dovrebbero, secondo i rumors, spiegare in sintesi la struttura dell’operazione: cioè l’architettura societaria che vedrà la luce dopo la vendita a un fondo di private equity e il livello di leva (cioè il volume di debito) che sarà utilizzato. Insomma, sarà un incontro cruciale, come altrettanto fondamentale sarà l’appuntamento di domani fra i soci per stabilire quali soggetti passeranno alla seconda fase, cioè quella del data room, dove gli acquirenti in lizza avranno accesso ai dati confidenziali dell’Istituto centrale delle banche popolari. La scorsa settimana sono state quattro le proposte arrivate sul tavolo degli advisor Mediobanca ed Equita: cioè il consorzio formato da Bain-Advent-Clessidra, la cordata fra Cvc e Permira e quella tra Cinven e Bc Partners e, infine, il fondo Hellmann &Friedman che per ora correrebbe da solo. Il processo sta mettendo in moto una vasta task-force di consulenti finanziari, legali e industriali. Il consorzio formato da Bain-Advent-Clessidra può contare, oltre che sull’aiuto del manager ex-Ad di Telecom Italia Franco Bernabè, su Vitale Associati, Rothschild e Hsbc. Quest’ultima è anche finanziatrice assieme a Goldman Sachs. Bc Partners e Cinven sono affiancati da Unicredit e Lazard. Cvc e Permira avrebbero, invece, scelto Ubs, Kpmg e Banca Imi assieme ai consulenti di Rolanda Berger, Alix e agli avvocati di Chiomenti e Legance. Resta, infine, Hellmann &Friedman che secondo quanto ha riportato ieri Mergermarket non avrebbe ancora scelto un advisor in quanto starebbe aspettando di vedere se sarà ammesso nella seconda fase. Il periodo di data room, che inizierà dopo Pasqua, durerà 6 settimane e probabilmente verranno ammessi tre possibili compratori sugli attuali quattro. Uno verrà quindi escluso. Le offerte, secondo i rumors, sarebbero abbastanza simili quanto a valore economico e struttura. Si attesterebbero tra 1,9 e 2 miliardi e avrebbero una leva di circa 5 volte l’ebitda. La struttura prevederebbe che il debito venga collocato in una holding che poi riceverà i dividendi dalla società operativa, che verrebbe mantenuta unita senza break-up. Banca d’Italia chiederebbe inoltre che le banche popolari restino azioniste con il 10-20% con contratti di fornitura di 5 anni. Insomma, tutte le offerte sarebbero simili. L’unica differenza c’è sul lavoro svolto dai potenziali acquirenti. Bain e Advent, come pure Cvc e Permira, sarebbero al lavoro da settembre sul dossier mentre Bc Partners-Cinven e Hellmann &Friedman hanno iniziato da qualche mese. © RIPRODUZIONE RISERVATA Carlo Festa Return . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Cdp colloca il primo bond decennale Milano. Primo bond decennale per Cassa Depositi e Presiti che ieri ha collocato 750 milioni di euro raccogliendo una domanda di quasi tre volte l’offerta toccando 2 miliardi di ordini tra gli investitori. Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] una banca popolare si trasforma in Spa, e cioè con una operazione stand alone; una banca popolare si fonde con altra banca popolare e successivamente la società cooperativa risultante dalla fusione procede alla sua trasformazione in Spa; una banca popolare si fonde con altra banca popolare formando contestualmente una nuova Spa (oppure una banca popolare ne incorpora un’altra allo stesso tempo trasformandosi in una Spa). È quest’ultima (e cioè l’ipotesi della fusione “trasformativa”) la casistica che si prospetta più probabile: dato che tutte o quasi tutte le banche popolari costrette alla trasformazione daranno corso ad aggregazioni, non è pensabile, intanto che si progetta l’aggregazione, che non si progetti allo stesso tempo anche la governance della Spa cui si deve necessariamente dar vita entro poco tempo. Come si giunge dunque a una “fusione trasformativa”? Prima della fase “giuridica”, c’è evidentemente da percorrere una fase “politica”: occorre lo svolgimento di una trattativa per comprendere se vi sia un partner disponibile all’aggregazione, con il quale deve essere affrontato l’impervio tema di stabilire chi è dei due che incorpora l’altro (a meno che si dia corso a una “fusione per unione”, e cioè all’estinzione di entrambi i partner per dar vita a una società completamente nuova). In entrambi i casi c’è poi da gestire lo scivoloso tema di individuare i componenti degli organi della società che risulterà dalla fusione (il presidente del board, l’amministratore delegato, i membri del cda o di gestione e quelli del collegio sindacale o del consiglio di sorveglianza) perché evidentemente un’operazione di fusione comporta il dimezzamento delle poltrone disponibili. Inevitabile inoltre una fase di due diligence, durante la quale le due società soppesano le proprie peculiarità al fine di definire il rapporto di cambio tra le rispettive azioni (e quindi di determinare gli assetti proprietari nella società trasformata). © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina a cura di Angelo Busani e Lorenzo Lampiano Return . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Voto capitario light Cambiano le nomine Il dl 3/2015 introduce importanti cambiamenti di scenario normativo non solo per le grandi banche popolari (“costrette” a trasformarsi in Spa), ma anche per quelle di piccole dimensioni, cioè con un attivo minore di 8 miliardi, la cui disciplina viene notevolmente innovata. Non vi sono modifiche invece per le banche di credito cooperativo, la cui regolamentazione rimane immutata. Per le banche popolari “superstiti” vengono infatti previste rilevanti novità in tema di emissione di strumenti finanziari, di elezione dei componenti degli organi sociali e di rappresentanza in assemblea. In particolare, sotto quest’ultimo aspetto, le banche popolari: devono fissare nel loro statuto il numero massimo di deleghe per il voto in assemblea che possono essere conferite a un socio (il numero deve essere stabilito in misura non inferiore a dieci né superiore a venti); fermo comunque restando il principio del voto capitario, possono ora prevedere che l’atto costitutivo attribuisca ai soci cooperatori persone giuridiche più voti, ma non oltre cinque, in relazione all’ammontare della quota oppure al numero dei loro membri; Con riferimento poi all’emissione di strumenti finanziari, le banche popolari possono ora emettere strumenti finanziari (sia del tipo “partecipativo” che del tipo degli strumenti “di debito”) dotati di diritti patrimoniali o di diritti amministrativi secondo la medesima disciplina dettata per l’emissione di strumenti finanziari da parte delle Spa, con il limite che ai possessori di questi strumenti finanziari non può, in ogni caso, essere attribuito più di un terzo dei voti spettanti all’insieme dei soci presenti o rappresentati in ciascuna assemblea generale. Con riguardo infine alla nomina degli organi sociali: Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] viene abrogata la norma secondo cui la maggioranza degli amministratori doveva essere scelta tra i soci cooperatori ovvero tra le persone indicate dai soci cooperatori persone giuridiche; lo statuto può ora prevedere che i possessori di strumenti finanziari dotati di diritti di amministrazione eleggano nel complesso sino a un terzo dei componenti dell’organo di controllo; nel caso di sistemi di governance dualistico o monistico, i possessori di strumenti finanziari peraltro non possono eleggere più di un terzo dei componenti del consiglio di sorveglianza e più di un terzo dei componenti del consiglio di gestione/amministrazione (e in caso di sistema monistico questi ultimi non possono essere destinatari di deleghe operative né far parte del comitato esecutivo). Evidentemente, tutte queste novità possono incidere significativamente sulla governance delle banche popolari “superstiti”, in quanto, stemperando il voto capitario, impattano sia sulla nomina degli organi (nella quale i titolari di strumenti finanziari potrebbero avere una rilevante voce in capitolo) sia su coloro che possono essere nominati, i quali sono svincolati dall’avere la qualità di soci cooperatori o di soggetti individuati dai soci-cooperatori persone giuridiche. Anche il maggior numero di deleghe attribuibili a chi partecipa fisicamente all’assemblea attenua il principio “one man, one vote”, premiando la capacità organizzativa di chi sia in grado di far incetta delle deleghe disponibili. © RIPRODUZIONE RISERVATA Return . IL SOLE 24 ORE mercoledì 01 aprile 2015 Assemblee con maggioranze «leggere» L’evoluzione che una società cooperativa deve compiere per divenire una Spa è caratterizzata da una significativa serie di passaggi strettamente giuridici (sui quali senz’altro influirà il regolamento che la Banca d’Italia sta elaborando per dare attuazione al dl 3/2015 e dal cui contenuto qui evidentemente si deve prescindere). Se una banca popolare si trasforma in Spa senza dar corso a una operazione di fusione, la procedura è relativamente semplice, in quanto è sufficiente (con l’assenso di Bankitalia) lo svolgimento di una assemblea straordinaria che deliberi la trasformazione e che adotti il nuovo statuto. In questo caso, gli organi sociali preesistenti continuano la loro permanenza in carica fino alla loro naturale scadenza. La trasformazione dà luogo normalmente a un diritto di recesso del socio assente o dissenziente: ma il dl 3/2015 ha limitato questa possibilità dando facoltà alla Banca d’Italia di impedire il drenaggio di patrimonio che si produrrebbe nel caso di un suo massiccio esercizio. Assai più complicato è l’iter di una “fusione trasformativa”. Si inizia con la predisposizione del progetto di fusione, corredato da un’apposita relazione (che illustra l’operazione e giustifica il rapporto di cambio), da parte dell’organo amministrativo delle società che partecipano all’operazione. Al progetto di fusione va unito lo statuto (con il nuovo nome e la nuova governance della banca) che disciplinerà la società risultante dalla fusione (e cioè la società incorporante, nel caso di fusione “per incorporazione” o la nuova società risultante dalla fusione, nel caso di fusione “per unione”). Il progetto di fusione (con il nuovo statuto) viene quindi mandato in Banca d’Italia e, dopo il via libera, si procede alla sua pubblicazione nel Registro imprese (o sui siti internet delle società che partecipano all’operazione). Nel frattempo, una o più società di revisione devono aver predisposto una relazione sulla congruità del rapporto di concambio tra le azioni delle società interessate. Prende il via, quindi, il meccanismo di convocazione delle assemblee dei soci, chiamate ad approvare il progetto di fusione, nel corso delle quali si vota: in prima convocazione, con la maggioranza dei due terzi dei voti espressi (purché all’assemblea sia rappresentato almeno un decimo dei soci della banca); Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] quello del vigilante Tesoro) è risultata più efficace di una misura legislativa che avrebbe comportato tempi lunghi ed esiti incerti. Da questo punto di vista, è l'affermazione della linea sostenuta da tempo da Guzzetti. Del resto, si tratta dello stesso percorso compiuto per il decalogo anticorruzione per le imprese a partecipazione pubblica, di recente emanato dal Tesoro e dall'authority anti-corruzione: in entrambi i casi il governo si trova in una posizione diretta o indiretta di controllo o di Vigilanza ed è quindi dotato di poteri che può dispiegare, anche sulla base di preliminari condivisioni, cosa che rende preferibile la via amministrativa. Ovviamente per il contrasto della corruzione in generale vi sarà bisogno della legge in corso di approvazione. In sostanza, il protocollo Acri-Tesoro, forse oltre gli stessi intenti dei contraenti, può diventare un modello per un'autodisciplina controllata e vigilata in particolari settori, in cui sono presenti diffusi aspetti tecnici e la complessità che presentano si presta meglio a queste forme di regolamentazione. In più, erano sorti dubbi sulla possibilità che, sulla base della vigente normativa primaria, il Tesoro nell'esercizio delle funzioni di Vigilanza potesse dettare prescrizioni e indirizzi pure in materie che non avessero un appiglio nella stessa normativa. D'altro canto, se si può beneficiare dell'accordo con i vigilati, ciò elimina «a priori» la possibilità di controversie e, attraverso la riconduzione degli atti negoziali allo statuto, dà una veste rigorosa alle nuove disposizioni e consente la sanzionabilità delle eventuali violazioni. Abbiamo già rilevato su queste colonne come i ritardi del mondo delle Popolari nell'imboccare la strada dell'autoriforma siano apparsi ancor più dannosi nel momento in cui - quasi in contemporanea con l'adozione del decreto legge che ha varato la cosiddetta riforma di queste ultime con un scelta di metodo e di merito fortemente criticabile - è stato intelligentemente sottoscritto il protocollo in questione. Ora per le Fondazioni si profila la fase dell'attuazione degli impegni assunti con l'atto negoziale, che le sospingerà a maggiormente intervenire nei settori istituzionali di competenza. Naturalmente non bisognerà dimenticare che esse hanno lungamente costituito un fattore di stabilità del sistema bancario e che una funzione del genere difficilmente potrà essere fortemente ridimensionata in un mercato privo di altri significativi investitori istituzionali, considerato anche quel che accade per importanti imprese non finanziarie, le quali nella fase dell'ulteriore sviluppo diventano prede di investitori esteri: non ha senso una visione autarchica o protezionistica, ma avere cervello e governance, insieme con la sede, delle banche italiane nel nostro Paese non è obiettivo veterodirigista. Il sistema Wimbledon non è adatto all'Italia. Sarebbe grave se, dopo anche la pseudoriforma delle banche popolari, si aprissero argini maggiori di quelli presenti nei settori bancari di altri Paesi. Le Fondazioni saranno comunque chiamate a dimostrare, a tempo debito, che l'innovazione realizzata con il «protocollo» dà frutti. (riproduzione riservata) Return . MF-MILANO FINANZA mercoledì 01 aprile 2015 Bpm, l'advisor dopo l'assemblea - L'operazione prevista tra maggio e giugno. Il candidato favorito resta il Banco con un sistema di governance duale, Castagna ceo, Fratta Pasini e Saviotti alle due presidenze di Luca Gualtieri Dopo la conversione del decreto Renzi-Padoan, le popolari sono pronte al valzer delle aggregazioni, e la Banca popolare di Milano sembra destinata a giocare il ruolo del jolly. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, subito dopo l'assemblea di bilancio di sabato 11 Piazza Meda dovrebbe nominare l'advisor che la seguirà nel processo di aggregazione. Al momento il lavoro di selezione sarebbe ancora in corso, ma è chiaro che l'istituto si muoverà in tempi rapidi. Se qualche anticipazione potrebbe arrivare già in assemblea (per la quale si prevede un'affluenza consistente), l'intenzione sembra quella di chiudere i giochi tra maggio e giugno, dunque prima della pausa estiva. Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] Return . MF-MILANO FINANZA mercoledì 01 aprile 2015 Lo chef Oldani è il nuovo testimonial di B.Generali di Francesca Vercesi Nella lunga lista dei portafogli corposi gestiti da Banca Generali , oltre a quello Alex Del Piero c'è quello dello chef Davide Oldani. La società di gestione del risparmio guidata dall'ad Piermario Motta ha presentato ieri la collaborazione con lo chef stellato, che sarà il nuovo testimonial della banca. «Qui mi trattano come farei io», è il claim della campagna marketing. «Ho incontrato Banca Generali per discutere delle sfide legate alla mia professione e al nuovo ristorante e ho subito trovato un interlocutore che capisce le ragioni di un imprenditore», dice Oldani. «Così ho deciso di fare gestire al gruppo una parte del mio portafoglio». Il gruppo stima di realizzare nel primo trimestre una raccolta netta superiore a un miliardo dopo i 700 milioni dei primi due mesi del 2015. Lo ha fatto sapere il condirettore generale Gian Maria Mossa a margine dell'evento: «Marzo è stato uno dei mesi migliori da quando sono arrivato nel gruppo, a luglio 2013, e, se tutto va come deve andare, anche aprile e maggio saranno molto interessanti». In occasione dei risultati di bilancio Banca Generali aveva indicato per il 2015 una stima di raccolta netta di 2-2,5 miliardi, ma a questo punto le aspettative potrebbero alzarsi. Intanto sul fronte reddituale è atteso un aumento delle componenti ricorrenti, come le commissioni connesse alla crescita dello stock delle masse gestite, che ora si aggirano sui 37-38 miliardi. Quanto agli arrivi di nuovi private banker, la banca continua nell'aggressiva politica di reclutamento, resa più facile dall'esodo in corso che coinvolge molti banker. La maggior parte degli istituti, del resto, sta affrontando macchinose riorganizzazioni per competere su un mercato sempre più complesso. (riproduzione riservata) Return . MF-MILANO FINANZA mercoledì 01 aprile 2015 Le strade parallele di risparmio in aula e banche di sviluppo Contrarian Nella recente partecipazione al Salone del risparmio il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, nel quadro della tutela e valorizzazione di questa fondamentale risorsa, ha sottolineato la necessità di una alfabetizzazione finanziaria e dell'introduzione delle cosiddette banche di sviluppo. Quanto al primo punto, a poco a poco si sta diffondendo la convinzione dell'importanza dell'educazione finanziaria nella scuola, sin dalle prime classi. Da tempo la Banca d'Italia sostiene e promuove, in alcuni casi di conserva con il ministero dell'Istruzione, iniziative per la diffusione di tale educazione. L'Abi ha istituito ad hoc una fondazione e qualche banca sta promuovendo specifiche iniziative. Ma il ministro non è un semplice osservatore: messa a fuoco questa esigenza, ora è opportuno che egli dica come intenda farvi fronte, non potendo derivare un impegno più intenso in questo settore soltanto dal mercato. Da ultimo, è stata prospettata l'idea (in particolare da Antonio Patuelli) di introdurre l'educazione finanziaria come materia obbligatoria nei programmi della scuola da riformare, ai diversi livelli. Della buona scuola fa certamente parte impartire le nozioni del risparmio, del credito, della finanza e, soprattutto, stimolare un comportamento, un'etica per l'impiego responsabile delle risorse finanziarie. Una misura del genere andrebbe accompagnata con uno spazio da dedicare a questo argomento nell'emittente pubblica, sulla base dell'accordo di servizio stipulato con il governo, essendo la diffusione delle conoscenze in questa branca un'attività di rilevante interesse pubblico. La stessa ipotesi dell'istituzione, promossa dal Tesoro, di una Fondazione per l'educazione finanziaria, alla quale partecipino soggetti pubblici e privati a cominciare dalle stesse banche (oggetto di una proposta legislativa negli anni scorsi poi lasciata Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine Riservato alle strutture Dipartimento Comunicazione & Immagine Responsabile - Lodovico Antonini RASSEGNA STAMPA Anno XVI - 01/04/2015 A cura di Bruno Pastorelli – [email protected] stilato secondi i principi Ocse, simili a quelli che hanno ispirato i recenti accordi che anche l'Italia ha firmato, fra l'altro, con Svizzera, San Marino, Liechtenstein, Principato di Monaco e Lussemburgo. Non è del resto casuale che Andorra figuri nella black list in cui si trovano ancora i rimasugli di quelli che erano i vecchi paradisi fiscali e che Bpa avesse una filiale a Panama. Su tali cosiddetti paradisi si è molto discusso in questi tempi in Italia, specie in occasione del varo della legge sulla voluntary disclosure. In proposito c'è ormai unanime consenso sul fatto che essi diventeranno sempre meno numerosi e che la loro vita sarà sempre più breve. L'attenzione internazionale sul problema è sempre maggiore e la tolleranza delle autorità sempre minore. Ai fini della voluntary disclosure queste considerazioni sono fondamentali nella scelta che i detentori di capitali illegali all'estero devono fare per regolarizzare o meno le loro posizioni. In termini più generali le stesse considerazioni possono essere di monito per gli intermediari finanziari, la cui attenzione nei riguardi delle operazioni sospette di riciclaggio dovrà diventare sempre più decisa. Gli atteggiamenti morbidi non pagano più e possono essere addirittura letali, come il caso qui esaminato dimostra più che chiaramente. (riproduzione riservata) Ezra Pound L’incompetenza si manifesta con l’uso di troppe parole. .c. . Return Federazione Autonoma Bancari Italiani via Tevere, 46 00198 Roma - Dipartimento Comunicazione & Immagine
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