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Del 31 Marzo 2015
Estratto da pag. 2
Del 31 Marzo 2015
Estratto da pag. 2
La coop a braccetto col clan Altra indagine a Casale
CASERTA Esattamente un mese dopo il coinvolgimento in un’inchiesta su presunte tangenti corrisposte per
l’ottenimento di appalti per le opere di metanizzazione in sei centri della provincia di Caserta e i rapporti che
dovette — secondo la Dda — instaurare con esponenti del clan dei Casalesi attraverso imprese subappaltanti,
Cpl Concordia torna agli onori della cronaca per il caso delle «mazzette» pagate per gli stessi lavori nei
comuni dell’isola d’Ischia. E i nomi coinvolti nell’inchiesta della procura della Repubblica del tribunale di
Napoli — nove i dirigenti e funzionari della coop finiti agli arresti assieme al sindaco «Giosi» Ferrandino —
sono gli stessi riecheggiati dopo che i pm dell’antimafia si erano mossi per comprendere quanto ci fosse di
vero nelle rivelazioni del collaboratore di giustizia Antonio Iovine, ’o ninno , uno dei capi storici del clan dei
Casalesi. «Ci accordammo per 10 euro per ogni metro delle condotte da posare» spiegò Iovine al pm Ardituro.
E portò l’esempio di quanto avveniva a Frignano, dove le opere erano state concesse in subappalto dalla coop
modenese ad una impresa del posto facente capo all’imprenditore Giovanni Di Tella. Allo stesso modo,
sempre secondo l’ex primula rossa dei Casalesi, le cose si erano svolte a Casapesenna, Villa Literno e in altri
comuni dell’agro Aversano.
Il 27 febbraio scorso, a 8 mesi da queste rivelazioni, le ruspe entrarono in azione a Casal di Principe. Sotto la
supervisione degli stessi magistrati della Dda e dei carabinieri del Noe, una serie di scavi vennero condotti
anche in pieno centro e furono riportate alla luce tubature della rete del gas di città. In quel centro gli interventi
di posa erano avvenuti tra il 1999 ed il 2003. Lo scopo era essenzialmente di verificare, con l’ausilio dei
tecnici, se quei lavori erano stati fatti «a regola d’arte» o se, piuttosto, essendoci state ingerenze del clan e la
presunta accondiscendenza delle società subappaltatrici locali, non si fosse ricorso a materiale scadente e per
questo pericoloso trattandosi di impianti per la rete del metano. Le affermazioni di Iovine risalivano
esattamente a un mese dopo la sua decisione di pentirsi e furono rese nel giugno del 2014 nell’ambito di
un’udienza del processo a carico dell’ex consigliere regionale ed ex sindaco di Villa Literno, Enrico Fabozzi,
accusato di concorso esterno. I vertici della cooperativa emiliana, oltre che aver avuto presunti rapporti con la
malavita aversana, come appare dalle rivelazioni del pentito Antonio Iovine, tessevano anche altro genere di
relazioni. In una conversazione captata nell’ufficio della Cpl, il responsabile Tirreno della coop, Nicola Verrini
(finito anche lui in carcere) parla della vicenda appalti nel Casertano con Giovanni Santilli. Verrini a un certo
punto chiama in causa anche lex senatore Lorenzo Diana, affermando che «siamo andati lì…anche…grazie
al…fatto che…è stato un buon senatore di contatto del Pd di allora… che era un tale Diana» .
PieroRossano