Contributo di Centro Per l’Impiego di Afragola Per contingenti urgenze non ho potuto partecipare al dibattito del Focus Group del 2 aprile u.s., ma colgo l’occasione per offrire, comunque, il mio contributo ponendo l’accento sulla Grande Distribuzione Organizzata ed i problemi registrati a seguito dell’insediamento di Grandi Aziende nazionali ed estere sul territorio che come ufficio rappresento, ma che, tra non molto, potrebbero estendersi su altri territori che interessano l’area del STS. Nel nostro territorio il commercio è diviso in due grandi settori, alimentare e non alimentare ed è costituito da aziende piccole e grandi che operano nella grande e piccola distribuzione. La piccola distribuzione opera a livello di quartiere e pur offrendo un servizio un po'più a misura d' uomo, soffre dell' aggressività dei grandi gruppi. La grande distribuzione, invece, può offrire a prezzi migliori la stessa merce avendo più potere contrattuale dovuto ai grossi quantitativi acquistati alla produzione e questo sta costringendo molti piccoli commercianti a chiudere bottega oppure a cercare di diversificarsi e specializzarsi in settori e servizi di nicchia per sopravvivere. Il commercio al dettaglio è suddiviso in due realtà principali, quello dei piccoli commercianti che svolgono il proprio lavoro in piccoli esercizi e la grande distribuzione che disponendo di molte risorse, effettua la vendita di moltissimi prodotti a prezzi competitivi facendo in questo modo una concorrenza spietata ai piccoli commercianti, potendo offrire ampi parcheggi e servizi vari come ristoranti interni, sportelli bancari e uffici postali, per rendere più comodo e sicuro ogni acquisto. È anche vero che, dall’ingresso dell’Euro (2002), scelte prima speculative e, successivamente, poco lungimiranti (vedi l’opposizione ai saldi tutto l’anno, etc.) hanno portato a favorire la G.D.O. incrementando, così, il grande precariato. Ed è per questo che non bisogna abbassare la guardia nonostante la rilevazione di una crescita doppia della G.D.O. rispetto ai piccoli negozi. Anche i comuni facciano la loro parte: troppo alte le tasse (da quella del suolo pubblico, alle insegne, ecc.), troppi parcheggi blu che favoriscono i centri commerciali dove si parcheggia gratis, troppe chiusure dei centri storici sempre più estese anche a parti che di storico hanno poco. Intanto non si arresta l’emorragia che si sta verificando nell’industria, nonostante i piccoli segnali di ripresa. Perdere i piccoli negozi sotto casa non può far piacere: danneggia le persone anziane che non possono andare nei centri commerciali, depaupera i centri delle città da botteghe caratteristiche, trasforma le città in aree solo residenziali. In altre nazioni, dove i centri commerciali hanno proliferato prima e più che da noi (vedi la Francia), ora stanno finanziando con soldi pubblici, chi vuole riaprire negozi o banchi nei mercati rionali. Speriamo di non dover fare le stesse scelte e gli stessi errori, vorrei che se ne parlasse, anche tra di noi, per trovare soluzioni prima che arrivi il momento di dire: è troppo tardi! Giovanni Noviello Responsabile del CPI di Afragola
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