Omelia nel giorno di Pasqua 2015 Cristo, mia speranza, è risorto! Così abbiamo recitato un istante fa, prima del Vangelo. Vorrei in questo mattino di Pasqua continuare le cose dette questa notte sul tema della speranza. Se paragoniamo la resurrezione di Gesù ad un albero, è indubbio che uno dei suoi fiori più belli sia la speranza. I discepoli, al vedere Gesù risorto, tornarono a considerare la vita un’ avventura degna di essere vissuta. Più passano gli anni, più mi convinco che la grandezza di una persona dipende molto dal suo saper scommettere sul futuro. Secondo me le immagini che descrivono meglio la speranza sono due ali che spiccano il volo, la poesia, la luce, un sorriso, un bimbo, un piccolo germoglio, un missionario che insegna ai bimbi delle canzoni, una mamma durante il parto,… Sono queste tutte immagini intrise di speranza. E’ chiaro che la speranza corre sempre dei pericoli, perché come ogni valore, è racchiusa dentro quei contenitori fragili che siamo noi. Ma questo più che intristirci deve farci invocare la speranza. Ecco perché nel preparare quest’omelia mi sono messo davanti all’immagine di Gesù risorto e gli ho detto: “Signore, tu come hai fatto a mantenerti sempre un uomo di speranza? Hai qualche suggerimento per poter essere pure noi persone di speranza?” Nel provare a rispondere, la mia attenzione è caduta su 2 caratteristiche di Gesù: il suo sguardo e la sua stima verso le persone. Lo sguardo. Ricordo che il mio vecchio parroco raccontava a noi bambini che Gesù un giorno s’imbatté, in aperta campagna, in un gruppo di uomini che osservavano un cane, appena morto. Ognuno, non si sa perché, si accaniva contro questo povero animale dicendo: Schifoso! Puzzolente! Arrivò Gesù e osservandolo, gli venne da dire: Ma che bel pelo che ha! A questo punto il don ci diceva: “Vedete bimbi come fa Gesù? Vede sempre il lato buono di tutti. Di ognuno vede non quel che non c’è, ma il buono che c’è e che non tutti notano. Ora, capite anche voi che, con un simile atteggiamento, si è, e come, persone di speranza: chi ha speranza un po' di luce la intravede sempre. Si tratta allora di imparare da Gesù a trattare persone e situazioni non per quello che sono, ma per quello che possono diventare. A sentirsi valorizzati si diviene promettenti. Pensate ad esempio agli apostoli: nel momento in cui si unirono a Gesù erano una squadra ben poco affidabile, ma stando col Signore come si trasformarono i vari Pietro, Matteo, Tommaso,… La stima Il segreto della speranza di Gesù era ed è la sua stima per le persone. Pensate a come si atteggiò verso il figlio prodigo o la donna che si voleva lapidare. Gesù sa che se valorizzassimo di più le tante risorse che sono in noi, arriveremmo molto più avanti nel nostro cammino umano e cristiano. Ho citato questa notte una frase di S. Giovanni Bosco: Avrei potuto fare di più se avessi sperato di più. E’ provato che gli insegnanti che credono nei ragazzi e che sperano tanto da essi, hanno in risposta prestazioni superiori a quelle previste. C’è un proverbio che dice che a credere nei fiori, li si fanno sbocciare. Se dunque la liturgia di questa Messa di Pasqua ci ha fatto dire: Cristo, mia speranza, è risorto! ne deriva un triplice compito a casa per ciascuno di noi. Il 1° - Crediamo nella speranza, qualunque cosa succeda o ci succeda. Il presente non basta a nessuno, abbiamo tutti bisogno di futuro, di guardare avanti. I veri miracoli non sono le guarigioni prodigiose ma saper continuare a sperare proprio quando tutti ci dicono che non c’è più nulla da sperare. 2° compito - Dilatiamo la speranza. Cioè: la speranza non è solo uno stato d’animo, è anche un impegno. Diceva un caro vescovo: Non possiamo limitarci a sperare, dobbiamo organizzare la speranza. Lavorare sulla speranza significa anche che dobbiamo mettere a tacere le cose che tolgono la speranza. Un mio amico prete, un mezzo poeta, ha detto in un’omelia: Se ognuno mettesse un fiore davanti alla propria porta di casa, le città diventerebbero giardini. 3° compito - Lo traggo da quanto dice la Bibbia per bocca dell’apostolo Pietro: Siate pronti a rispondere a chi chiede spiegazioni sulla speranza che è in voi. E sì, chi spera ha un perché, non è un illuso o un credulone. E questo perché la speranza affonda le radici nella resurrezione di Gesù. Credetemi, da quando Gesù, risorgendo, ha sconfitto la morte, la speranza ha cessato di essere un’utopia, per diventare un atteggiamento praticabile. Oggi dunque, giorno di Pasqua, l’augurio che ci rivolge Gesù è questo: “Possano le vostre scelte riflettere le vostre speranze e non le vostre paure.” E’ esattamente questa la Pasqua che ci auguriamo.
© Copyright 2024 ExpyDoc