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Iva, la versa chi compra
Il progetto del governo
per battere l'evasione
Torna in auge il "reverse charge" di Vincenzo Visco
Retroscena
ROBERTO GIOVANNINI
ROMA
Y
oram Gutgeld, uno degli economisti di cui
Matteo Renzi si fida di
più, quando si tratta di tasse
e di lotta all'evasione non ha
dubbi. Il «suo uomo» per questo tipo di faccende è Vincenzo Visco, lo «storico» ministro delle Finanze di Romano
Prodi. Uno che agli evasori fiscali sa molto bene come fargli cacciare soldi; un personaggio che - scrive proprio
Gutgeld nel suo libro «Più
uguali più ricchi» - «meriterebbe un mezzo busto in tutte le piazze d'Italia». E non è
dunque un caso se alcune delle misure che il governo sta
discutendo in vista della Legge di Stabilità siano proprio
ispirate alle idee più recenti
di Vincenzo Visco. Che nel
giugno scorso ha presentato
un pacchetto di proposte che
- se attuate - porterebbero diverse decine di miliardi l'anno in più nelle casse dello Stato. A cominciare dall'applicazione del «reverse charge»
per l'Iva.
«Che l'Iva sia la madre di
tutte le evasioni è un fatto»,
sostiene Filippo Taddei, responsabile economico Pd e
un altro degli studiosi di fiducia di Renzi. Questa tesi sul-
l'Iva è proprio la tesi di Vincenzo Visco, secondo cui se si
vuole recuperare anche sul
versante di altre imposte
evase, la leva da toccare è
proprio quella dell'Iva. Aumentare i ricavi facendo pagare l'Iva evasa - è sui ricavi
che si forma il reddito su cui
vengono pagate le altre imposte - produrrebbe infatti un effetto positivo a cascata sul gettito di Irap e Irpef. La prima
possibile misura allo studio del
governo, dunque, è il ritorno di
una misura adottata sperimentalmente da Visco nel 2006: la
fatturazione telematica. Nessun adempimento fastidioso,
nessun Grande Fratello, nessuna seccatura. Il sistema prevede che ogni fattura che viene
emessa a livello intermedio tra produttori, grossisti e commercianti al dettaglio - dovrà
essere trasmessa automaticamente per via telematica all'Agenzia delle Entrate. A quel
punto, sarà un gioco da ragazzi
per gli esperti delle Entrate
confrontare le fatture emesse
con i soldi effettivamente versati. Se ci sono fatture, ma
niente soldi, è chiaro che i conti
non tornano. Una operazione
che volendo (ma comporterebbe qualche spesa agli esercenti) si può estendere anche agli
scontrini emessi dalle aziende
del commercio al dettaglio, con
i registratori di cassa che po-
trebbero spedire una traccia
telematica alle Entrate.
Ma la seconda operazione,
quella del reverse charge per
l'Iva, può rappresentare un altro cambiamento davvero importante. In estrema sintesi lo
si potrebbe spiegare in questo
modo: oggi l'Iva per gli scambi
intermedi tra aziende (non
parliamo dei consumatori finali, non interessati a questa novità) viene versata materialmente da chi vende ed emette
la fattura. Ma spesso avviene
che proprio in questo punto il
processo si interrompa: la fattura c'è, ma l'Iva non viene pagata materialmente mai allo
Stato. Con il reverse charge che peraltro è un meccanismo
già esistente nel nostro ordinamento, seppur circoscritto ad
alcune operazioni - l'acquirente «autofattura» l'Iva dovuta, e
la versa direttamente allo Stato invece di «girarla» al fornitore, come avviene oggi. Con
questa novità, non sarebbe più
possibile emettere facilmente
fatture per operazioni inesistenti per intascare l'Iva, come
oggi avviene con le cosiddette
«frodi carosello» e le «omesse
dichiarazioni».
Rispetto al piano di Visco,
pare che il governo Renzi abbia
intenzione di limitare la riforma solo ad alcuni settori, a cominciare dall'edilizia, dove
l'evasione Iva è notoriamente
molto elevata.
L'evasione dell'IVA
% iva evasa su gettito teorico - anno 2011
Fonte: elaborazione •«n—D"' IDHDWE - LA STAMPA su dati Uè
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