Calendario MTB 2015

Selezione 2014
CR
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Conservazione
Corso di laurea
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Giacinta Jean
Responsabile del Corso di laurea
in Conservazione e restauro
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Ester Giner Cordero
Collaboratrice scientifica
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Pierre Jaccard
Elisabeth Manship
Francesco Maria Wiesner
Laureati in Conservazione
CR
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Corso di laurea in Conservazione e restauro
In Svizzera, gli studi universitari in conservazione e restauro sono strutturati
secondo il modello 3+2 che prevede una laurea triennale (Bachelor in Conservazione) seguita da un biennio specialistico (Master in Conservazione e restauro).
I programmi didattici seguono un curriculum unitario, definito tra le quattro
sedi presso cui è attivo il corso di laurea.
Ogni sede è un centro di insegnamento e di ricerca al cui interno lavorano
gruppi interdisciplinari di docenti e di professionisti e a cui fanno capo uno o più
settori di specializzazione:
◆ Abegg-Stiftung, Riggisberg
– Tessili
Responsabile del Corso di laurea
in Conservazione e restauro
◆ Haute école de Conservation restauration Arc HECR Arc, Neuchâtel
– Oggetti archeologici ed etnografici
– Oggetti scientifici, tecnici e orologi
◆ Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana SUPSI, Lugano
– Dipinti murali, stucchi e superfici lapidee
Per coordinare le diverse forme di collaborazione nella didattica e nella ricerca,
le sedi indicate hanno costituito il Swiss Conservation-Restoration Campus, un
consorzio teso a sviluppare una rete federale di competenze nella conoscenza
e nella conservazione del patrimonio culturale (www.swiss-crc.ch).
Il Bachelor of Arts SUP in Conservazione forma professionisti esperti nella
conoscenza, nella documentazione e nella conservazione preventiva dei beni
del patrimonio culturale, storico e artistico.
Nella loro carriera, i conservatori saranno chiamati a condurre un esame minuzioso di manufatti appartenenti a tutte le epoche storiche. Sapranno documentare, sia graficamente che con relazioni scientifiche, lo stato di fatto delle
opere, saranno in grado di mettere in atto le misure di salvaguardia volte a
favorire la conservazione degli oggetti e degli ambienti in cui questi sono inseriti. Nello svolgimento della loro attività, i conservatori si assumono la grande
responsabilità di trasmettere alle generazioni future le testimonianze originali
del patrimonio storico, artistico e culturale. Dovranno imparare anche ad agire
con una forte etica professionale, consapevoli dell’unicità degli oggetti che
avvicinano.
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CR
Giacinta
Jean
◆ Hochschule der Künste Bern HKB, Bern
– Architettura, decorazione interna e arredamento
– Libri, grafica e fotografia
– Materiali moderni e media
– Pittura e scultura
Corso di laurea in Conservazione e restauro
Pierre Jaccard ha studiato con dedizione i problemi conservativi del tufo
lombardo, impiegato nella costruzione e nelle decorazioni architettoniche
in numerosi edifici della regione insubrica, situati soprattutto in zone di confine con gli affioramenti del materiale stesso. Una accurata ricerca scientifica
e di documentazione sul campo, nell’osservazione dei casi studio più rilevanti
(Cappella Gradiscia a Rovio; Mausoleo Morosini a Vezia; Palazzo Albertolli,
torre Enderlin e Limonaia di villa Saroli a Lugano), ha permesso al laureando
di individuare i fenomeni di alterazione e di degrado più ricorrenti. Questi ultimi mettono in evidenzia le problematiche associate alla composizione
fisico-chimica del materiale stesso nonché a interventi di restauro poco rispettosi. Il lavoro conclude saggiamente proponendo una metodologia di intervento conservativo attraverso la manutenzione e controlli regolari.
Collaboratrice scientifica
Francesco Maria Wiesner ha aperto, attraverso il suo lavoro sulla Street Art,
una serie di questioni legate al dibattito contemporaneo sulla conservazione
di queste opere, controverse, talvolta realizzate illegalmente e molto vicine
a noi cronologicamente. Il lavoro ha approfondito l’approccio e le tecniche
di pittura di “Blu”, artista italiano molto noto nella scena dei murales. È stata
fatta una analisi approfondita dell’opera “Senza titolo” dipinta sulla facciata
del Centro Sociale Occupato Autogestito (CSOA) Cox18 a Milano. Lo studio
del movimento artistico e della sua evoluzione nel tempo e l’individuazione
degli attori coinvolti in modo diretto o indiretto nella salvaguardia di queste
opere rendono il lavoro svolto dallo studente un utile materiale per future ricerche.
Tutti e tre i laureandi hanno dimostrato, attraverso i lavori presentati, la padronanza delle conoscenze acquisite durante la formazione Bachelor, come
anche di saper affrontare in modo autonomo i temi trattati in fase di tesi
grazie allo sforzo e agli approfondimenti con cui li hanno studiati.
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CR
Ester
Giner Cordero
Elisabeth Manship ha realizzato una esaustiva analisi dei materiali e delle
tecniche esecutive impiegate dall’artista ticinese Antonio Chiattone nella
realizzazione del modello in gesso dedicato a Elisabetta d’Austria (1901 circa).
È stata consultata e confrontata una ampia bibliografia sulle tecniche usate
in passato per l’elaborazione di modelli in gesso e contemporaneamente
si sono completate le notizie storiche riguardanti l’opera. Tutte queste informazioni hanno permesso di raggiungere con soddisfazione l’obiettivo del
lavoro: avere una maggiore conoscenza tecnico-artistica della scultura di A.
Chiattone e dello stato di conservazione in cui essa si trova attualmente.
La discussione ed il continuo approccio interdisciplinare con il quale si caratterizza questo lavoro di diploma, mettono in risalto quanto la conservazione
e la valorizzazione di quest’opera rappresentino un particolare significato
per la Città di Lugano.
Laureato in Conservazione
Ho 23 anni, sono nato a Lugano e ho vissuto a Bedigliora in un piccolo
comune nel Malcantone. Prima della SUPSI ho studiato al Centro
scolastico per le industrie artistiche come pittore di scenari.
Sono monitore di snowboard e pratico il calcio. Ho la passione per
il disegno e, ovviamente, per la pittura.
Prima di frequentare il Bachelor in Conservazione ho studiato pittura alla CSIA
dove è germogliato l’interesse e il desiderio di conoscere in maniera più approfondita i materiali da costruzione, le tecniche artistiche storiche e le possibilità
di intervenire per la loro conservazione.
I tre anni di studi universitari alla SUPSI sono stati molto impegnativi e mi
hanno tenuto occupato anche al di fuori degli orari scolastici. Aver conseguito
il diploma è quindi stato un risultato molto gratificante.
Il clima all’interno del campus di Trevano è stato positivo sia con i docenti che
con gli studenti. Essendo conservazione e restauro un settore ristretto, con
classi di dieci studenti, è chiaro che il rapporto tra docente e allievo è facilitato
e la didattica è più a misura d’uomo rispetto ad altre università.
Un aspetto assolutamente positivo del mio percorso formativo è l’aver sviluppato la capacità di osservazione e valutazione dei beni culturali, la conoscenze
di base riguardo alle tecniche artistiche e i materiali lapidei naturali e artificiali.
Ho inoltre maturato una riflessione interiore riguardo alle ragioni di questo
mestiere, alla figura e all’incisività che può avere un restauratore nella storia di
un oggetto.
Vorrei raccomandare questo percorso di studi a chi è interessato all’arte e alla
scienza applicata ai materiali. Ai futuri studenti che volessero intraprendere
questa formazione universitaria consiglio impegno e costanza ponendo attenzione a tutte le materie, anche a quelle che in un primo momento possono
apparire poco legate alla conservazione, poiché dal terzo anno inizierà a comprendere la completa connessione pluridisciplinare.
Ora intendo proseguire la formazione con il Master alla SUPSI. Poi vorrei
praticare il mestiere per alcuni anni in Svizzera o all’estero nel campo dei
beni culturali, prima di mettermi in proprio ed esprimere le mie idee negli
interventi.
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CR
Pierre
Jaccard
Pierre Jaccard
Relatore: Giovanni Cavallo
Il tufo lombardo (calcareous tufa) è un calcare continentale macroporoso che
si differenzia dal travertino per petrogenesi e aspetti tessiturali. La roccia
è frutto della precipitazione del carbonato di calcio su un substrato biosostenuto il quale, in seguito alla decomposizione determina la morfologia e quindi
l’elevata macroporosità del materiale. Impiegato per la realizzazione di archi,
arcate cieche, volte, conci o come aggregato e pietra da calce fa parte dei litotipi naturali presenti sul territorio ticinese.
In ambiente rurale, come osservato presso la cappella Gradiscia, il mausoleo
Morosini e la torre Enderlin, il fenomeno di alterazione e degrado prevalente
è la colonizzazione biologica delle superfici; la struttura cavernosa rallenta
lo scorrimento dell’acqua meteorica, le cavità possono causarne un ristagno
e questi due fattori, spesso legati all’orientamento verso nord del materiale
forniscono un apporto d’umidità ottimale per la proliferazione degli organismi
determinando un’alterazione cromatica che fa perdere il tono originario ocra
molto caldo virando a toni grigiastri. In ambiente urbano, invece, il materiale
è interessato da croste nere come evidenziato presso la limonaia di villa Saroli
e il palazzo Albertolli.
La struttura cavernosa complica e dilata i tempi di pulitura. Spesso si realizzano
stuccature approssimative e tinteggio ocra per ritrovare il tono originale;
interventi poco rispettosi dal punto di vista estetico e conservativo. Un trattamento biocida con successiva pulitura, a cui associare, in seguito, manutenzione e monitoraggio regolare potrebbe essere una corretta metodologia di
intervento per evitare nuove “opere da pittore”.
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CR
Il tufo lombardo, utilizzo,
degrado e implicazioni
per la conservazione
Arcatelle cieche, lato nord.
Chiesa di San Martino,
Mendrisio.
Dettaglio tessitura del tufo lombardo, mausoleo Morosini, Vezia.
Dettaglio muschio calcificato
presso gli affioramenti di Rancate.
Volta a botte in tufo lombardo,
masseria di Sant’Evasio Pugerna.
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Crosta nera, lato est.
Limonaia di villa Saroli, Lugano.
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CR
Colonizzazione biologica
di elemento piramidale in tufo
lombardo. Scalinata ingresso
sud, mausioleo Morosini, Vezia.
Lato del portale destro,
ingresso sud, mausoleo
Morosini, Vezia.
nero = dati sperimentali
rosso = spettro di riferimento del gesso
CR
Spettro FTIR crosta nera.
Stuccature con malta idraulica, mausoleo Morosini, Vezia.
Dettaglio del tinteggio color ocra.
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Laureata in Conservazione
Sono nata negli Stati Uniti e il mio interesse per la conservazione
e il restauro nasce dalla curiosità per lo studio degli oggetti e degli
edifici in tutta la loro complessità: i loro materiali costitutivi,
il processo artistico usato nella loro realizzazione, la loro storia
e come cambiano con il passare del tempo.
Elisabeth
Manship
CR
Ho sempre desiderato svolgere progetti in questo campo e conoscere in modo
approfondito tutto ciò che riguarda ogni aspetto di questa professione; studiare alla SUPSI è stata quindi una scelta, per così dire, naturale. Il mio periodo
universitario è stato molto interessante, soprattutto grazie al fatto che le
lezioni teoriche convivono con la pratica professionale, confermando la bontà
della mia scelta. È stata una bella esperienza studiare e lavorare sui progetti
con gli altri studenti e con i professori in varie chiese, siti e anche in laboratorio
e poter condividere idee approfittando anche delle esperienze altrui. Consiglierei questo corso di laurea a chiunque nutra un serio interesse per le opere
d’arte e desideri, come me, prendere parte attiva nella loro conservazione,
invitandolo soprattutto a sfruttare appieno le opportunità offerte dalla scuola
e prestando la massima attenzione sia alle lezioni teoriche, sia pratiche, perché
per avere successo negli studi ci vuole curiosità e perseveranza.
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Elisabeth Manship
Relatrice: Stefania Luppichini
Correlatrice: Sara De Bernardis
Questo calco in gesso è stato creato tra il 1900 e il 1901 dallo scultore ticinese
Antonio Chiattone e utilizzato come modello per realizzare una scultura in
marmo dedicato all’imperatrice Elisabetta d’Austria. In seguito, venne esposto
all’esterno in un cortile nel centro di Lugano per più di cento anni. Nel 2012,
è stato trasferito nei laboratori del dipartimento di Conservazione e restauro
della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI).
Lo scopo del presente studio è stato quello di indagare i materiali e le tecniche
con i quali il modello è stato realizzato e di analizzare lo stato attuale del
modello usando queste informazioni di base unite ad osservazioni dirette del
modello e notizie sulla sua storia.
Per comprendere meglio la metodologia di esecuzione e la tecnica di riporto
delle misure dal modello al monumento in marmo, sono stati analizzati i segni
di lavorazione sulla superficie confrontandoli con le tecniche storiche trovate
in bibliografia. Il paragone tra il modello e il monumento ha messo in evidenza
le differenze che caratterizzano un’idea e il prodotto finale.
Buona parte della superficie del modello è coperta da uno scialbo sintetico che
in alcune aree non è ben conservato. È importante comprendere i motivi per
i quali questo scialbo è stato applicato e quando, di modo da progettare un piano
di intervento futuro che implichi il suo mantenimento o la sua rimozione.
Le proposte per la conservazione di questo modello sono state discusse tenendo conto soprattutto del degrado dell’opera, ma anche del suo valore culturale,
storico e artistico per la città e la comunità di Lugano.
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CR
Il Monumento
all’Imperatrice Elisabetta:
storia, costruzione
e conservazione del modello
in gesso
Dettaglio del modello
in gesso.
Modello in gesso per
il Monumento dell’Imperatrice
Elisabetta d’Austria.
CR
Dettaglio delle linee
di giunzione sulla superficie.
Il Monumento dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria a Territet.
Dettaglio delle linee di giunzione sulla superficie.
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Punto di riferimento per
la misurazione del modello.
Scialbo bianco sulla superficie
del modello.
Dettaglio del modello
in gesso.
Dettaglio del viso.
CR
Dettaglio della scultura
in marmo.
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Laureato in Conservazione
Sono nato a Chiavenna nel 1991 e ora vivo a Lugano. Mi sono
diplomato al liceo artistico di Morbegno e sono appassionato
di pittura e scultura, come pure di botanica e chimica.
Francesco
Maria
Wiesner
CR
Avendo una formazione artistica ho trovato più interessante conservare l’arte
piuttosto che produrla. Il percorso SUPSI è stata la scelta ideale per la struttura dei corsi, per il corpo docenti e per la possibilità di fare molta pratica sul
campo, cosa che ha reso il mio periodo universitario molto interessante
e stimolante grazie anche al clima confidenziale e dinamico che si è creato fra
gli studenti e con i docenti. Il Corso di laurea in Conservazione ha sicuramente
sviluppato in me una buona capacità critica e lo consiglierei a chiunque sia
interessato all’arte e alla chimica, a chi non teme lo studio e intende sfruttare
la propria esperienza universitaria per sviluppare i propri interessi e le proprie
passioni con perseveranza. Aspiro ad essere professionalmente attivo nel
campo della conservazione e a rimanere sempre concentrato sul presente.
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Francesco Maria Wiesner
Relatrice: Ester Giner Cordero
Correlatori: Michele Rino Amadò, Antonio Rava
Lo scopo della ricerca è approfondire un argomento attuale di ampia portata,
molto discusso e dibattuto negli ultimi anni, ma relativamente poco studiato:
– la Street art – in modo da identificare le attuali possibilità conservative
delle opere in funzione di un caso studio e sensibilizzare sull’importanza della
questione.
Innanzitutto è stata effettuata l’analisi storico-artistica del movimento, evidenziandone fasi evolutive, obiettivi e caratteristiche. In seguito vengono
riportati i diversi attori che si esprimono o si sono espressi nei confronti della
sopracitata corrente artistica, sottolineandone il dualismo di pensiero: “arte
o vandalismo?”, visionando poi le associazioni e gli enti operanti nella salvaguardia di queste opere.
È stato poi selezionato uno street-artist di fama mondiale le cui opere rispecchiassero le caratteristiche e gli obiettivi del movimento, identificando in Blu
l’esponente adatto. Dopo lo studio biografico e della tecnica dell’artista, è stata
ricercata una sua opera che, visti il luogo di realizzazione e lo stato di conservazione, fosse interessante per la ricerca. Tra quelle ancora esistenti si è scelta
l’opera Senza titolo presente sulla facciata del CSOA Cox18 in via Conchetta
18 a Milano.
È stata quindi effettuata la ricerca della documentazione relativa allo stabile
e l’analisi dell’opera, macroscopica e microscopica, tramite il prelievo di campioni, per l’identificazione dei materiali, della tecnica esecutiva e dello stato di
conservazione.
Sono stati infine riportati i possibili attori coinvolti nel caso studio e considerate
tutte le possibilità di conservazione dell’opera.
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CR
Blu: la conservazione
della Street art.
Una questione tra arte
e politica
Blu, Senza Titolo, CSOA Cox 18, Milano 2008.
Dettaglio delle pennellate
e delle colature del colore.
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Dettaglio del dipinto
del 2005 visibile al di sotto
del film pittorico
relativo all’opera del 2008.
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CR
Blu, Ericailcane, Run e Dem, Senza titolo, CSOA Cox18, Milano 2005 (Foto Blu).
Dettaglio di Stancil “Alce“
realizzato all’interno della
testa di una figura del dipinto.
Lacuna dell’intonaco da
cui sono osservabili i laterizi
costituenti la muratura.
CR
Campione 2. Strato di
preparazione. Luce trasmessa
polarizzata a nicols
paralleli (Foto A. Küng).
Preparazione a base
di gesso e colla con relative
colature che causano alterazione cromatica del film
pittorico.
Dettaglio di Tag realizzata
all’interno del capo
di una figura del dipinto.
Campione 2. Strato di preparazione contenente gesso
e anidrite. Luce trasmessa
polarizzata a nicols incrociati
(Foto A. Küng).
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Ringraziamenti
CR
Svolgere uno studio su un
bene che appartiene al nostro
patrimonio culturale significa
imparare a considerare tutti
i valori, materiali e immateriali,
che questo bene rappresenta
e a saperli valutare con un
approccio interdisciplinare. Per
questo motivo è fondamentale
il ruolo che svolgono gli esperti
esterni nell’accompagnare gli
studenti nelle loro ricerche.
La conservatrice-restauratrice
Sara De Bernardis e la storica
dell’arte Cristina Brazzola, del
Dicastero delle Attività culturali
della Città di Lugano, hanno
fornito importanti stimoli per
lo studio del modello in gesso
dell’imperatrice Elisabetta
d’Austria di Antonio Chiattone
(1901). Antonio Rava, uno dei
maggiori esperti nella conservazione di opere contemporanee, è stato di grande aiuto
nell’affrontare il complesso
tema della conservazione della
Street art. Spesso sono anche
i docenti del corso di laurea che
si mettono a disposizione per
discussioni e approfondimenti
con lo studente ed è importante
che l’impegno e la disponibilità
di Chiara Lumia, di Giovanni Nicoli, di Stefano Volta, di Andreas
Küng, di Jacopo Gilardi, di Nicole
Minoretti vengano ampiamente riconosciuti.