Selezione 2014 CR 2 3 Conservazione Corso di laurea 6 Giacinta Jean Responsabile del Corso di laurea in Conservazione e restauro 8 Ester Giner Cordero Collaboratrice scientifica 18 26 Pierre Jaccard Elisabeth Manship Francesco Maria Wiesner Laureati in Conservazione CR 10 Corso di laurea in Conservazione e restauro In Svizzera, gli studi universitari in conservazione e restauro sono strutturati secondo il modello 3+2 che prevede una laurea triennale (Bachelor in Conservazione) seguita da un biennio specialistico (Master in Conservazione e restauro). I programmi didattici seguono un curriculum unitario, definito tra le quattro sedi presso cui è attivo il corso di laurea. Ogni sede è un centro di insegnamento e di ricerca al cui interno lavorano gruppi interdisciplinari di docenti e di professionisti e a cui fanno capo uno o più settori di specializzazione: ◆ Abegg-Stiftung, Riggisberg – Tessili Responsabile del Corso di laurea in Conservazione e restauro ◆ Haute école de Conservation restauration Arc HECR Arc, Neuchâtel – Oggetti archeologici ed etnografici – Oggetti scientifici, tecnici e orologi ◆ Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana SUPSI, Lugano – Dipinti murali, stucchi e superfici lapidee Per coordinare le diverse forme di collaborazione nella didattica e nella ricerca, le sedi indicate hanno costituito il Swiss Conservation-Restoration Campus, un consorzio teso a sviluppare una rete federale di competenze nella conoscenza e nella conservazione del patrimonio culturale (www.swiss-crc.ch). Il Bachelor of Arts SUP in Conservazione forma professionisti esperti nella conoscenza, nella documentazione e nella conservazione preventiva dei beni del patrimonio culturale, storico e artistico. Nella loro carriera, i conservatori saranno chiamati a condurre un esame minuzioso di manufatti appartenenti a tutte le epoche storiche. Sapranno documentare, sia graficamente che con relazioni scientifiche, lo stato di fatto delle opere, saranno in grado di mettere in atto le misure di salvaguardia volte a favorire la conservazione degli oggetti e degli ambienti in cui questi sono inseriti. Nello svolgimento della loro attività, i conservatori si assumono la grande responsabilità di trasmettere alle generazioni future le testimonianze originali del patrimonio storico, artistico e culturale. Dovranno imparare anche ad agire con una forte etica professionale, consapevoli dell’unicità degli oggetti che avvicinano. 6 7 CR Giacinta Jean ◆ Hochschule der Künste Bern HKB, Bern – Architettura, decorazione interna e arredamento – Libri, grafica e fotografia – Materiali moderni e media – Pittura e scultura Corso di laurea in Conservazione e restauro Pierre Jaccard ha studiato con dedizione i problemi conservativi del tufo lombardo, impiegato nella costruzione e nelle decorazioni architettoniche in numerosi edifici della regione insubrica, situati soprattutto in zone di confine con gli affioramenti del materiale stesso. Una accurata ricerca scientifica e di documentazione sul campo, nell’osservazione dei casi studio più rilevanti (Cappella Gradiscia a Rovio; Mausoleo Morosini a Vezia; Palazzo Albertolli, torre Enderlin e Limonaia di villa Saroli a Lugano), ha permesso al laureando di individuare i fenomeni di alterazione e di degrado più ricorrenti. Questi ultimi mettono in evidenzia le problematiche associate alla composizione fisico-chimica del materiale stesso nonché a interventi di restauro poco rispettosi. Il lavoro conclude saggiamente proponendo una metodologia di intervento conservativo attraverso la manutenzione e controlli regolari. Collaboratrice scientifica Francesco Maria Wiesner ha aperto, attraverso il suo lavoro sulla Street Art, una serie di questioni legate al dibattito contemporaneo sulla conservazione di queste opere, controverse, talvolta realizzate illegalmente e molto vicine a noi cronologicamente. Il lavoro ha approfondito l’approccio e le tecniche di pittura di “Blu”, artista italiano molto noto nella scena dei murales. È stata fatta una analisi approfondita dell’opera “Senza titolo” dipinta sulla facciata del Centro Sociale Occupato Autogestito (CSOA) Cox18 a Milano. Lo studio del movimento artistico e della sua evoluzione nel tempo e l’individuazione degli attori coinvolti in modo diretto o indiretto nella salvaguardia di queste opere rendono il lavoro svolto dallo studente un utile materiale per future ricerche. Tutti e tre i laureandi hanno dimostrato, attraverso i lavori presentati, la padronanza delle conoscenze acquisite durante la formazione Bachelor, come anche di saper affrontare in modo autonomo i temi trattati in fase di tesi grazie allo sforzo e agli approfondimenti con cui li hanno studiati. 8 9 CR Ester Giner Cordero Elisabeth Manship ha realizzato una esaustiva analisi dei materiali e delle tecniche esecutive impiegate dall’artista ticinese Antonio Chiattone nella realizzazione del modello in gesso dedicato a Elisabetta d’Austria (1901 circa). È stata consultata e confrontata una ampia bibliografia sulle tecniche usate in passato per l’elaborazione di modelli in gesso e contemporaneamente si sono completate le notizie storiche riguardanti l’opera. Tutte queste informazioni hanno permesso di raggiungere con soddisfazione l’obiettivo del lavoro: avere una maggiore conoscenza tecnico-artistica della scultura di A. Chiattone e dello stato di conservazione in cui essa si trova attualmente. La discussione ed il continuo approccio interdisciplinare con il quale si caratterizza questo lavoro di diploma, mettono in risalto quanto la conservazione e la valorizzazione di quest’opera rappresentino un particolare significato per la Città di Lugano. Laureato in Conservazione Ho 23 anni, sono nato a Lugano e ho vissuto a Bedigliora in un piccolo comune nel Malcantone. Prima della SUPSI ho studiato al Centro scolastico per le industrie artistiche come pittore di scenari. Sono monitore di snowboard e pratico il calcio. Ho la passione per il disegno e, ovviamente, per la pittura. Prima di frequentare il Bachelor in Conservazione ho studiato pittura alla CSIA dove è germogliato l’interesse e il desiderio di conoscere in maniera più approfondita i materiali da costruzione, le tecniche artistiche storiche e le possibilità di intervenire per la loro conservazione. I tre anni di studi universitari alla SUPSI sono stati molto impegnativi e mi hanno tenuto occupato anche al di fuori degli orari scolastici. Aver conseguito il diploma è quindi stato un risultato molto gratificante. Il clima all’interno del campus di Trevano è stato positivo sia con i docenti che con gli studenti. Essendo conservazione e restauro un settore ristretto, con classi di dieci studenti, è chiaro che il rapporto tra docente e allievo è facilitato e la didattica è più a misura d’uomo rispetto ad altre università. Un aspetto assolutamente positivo del mio percorso formativo è l’aver sviluppato la capacità di osservazione e valutazione dei beni culturali, la conoscenze di base riguardo alle tecniche artistiche e i materiali lapidei naturali e artificiali. Ho inoltre maturato una riflessione interiore riguardo alle ragioni di questo mestiere, alla figura e all’incisività che può avere un restauratore nella storia di un oggetto. Vorrei raccomandare questo percorso di studi a chi è interessato all’arte e alla scienza applicata ai materiali. Ai futuri studenti che volessero intraprendere questa formazione universitaria consiglio impegno e costanza ponendo attenzione a tutte le materie, anche a quelle che in un primo momento possono apparire poco legate alla conservazione, poiché dal terzo anno inizierà a comprendere la completa connessione pluridisciplinare. Ora intendo proseguire la formazione con il Master alla SUPSI. Poi vorrei praticare il mestiere per alcuni anni in Svizzera o all’estero nel campo dei beni culturali, prima di mettermi in proprio ed esprimere le mie idee negli interventi. 10 11 CR Pierre Jaccard Pierre Jaccard Relatore: Giovanni Cavallo Il tufo lombardo (calcareous tufa) è un calcare continentale macroporoso che si differenzia dal travertino per petrogenesi e aspetti tessiturali. La roccia è frutto della precipitazione del carbonato di calcio su un substrato biosostenuto il quale, in seguito alla decomposizione determina la morfologia e quindi l’elevata macroporosità del materiale. Impiegato per la realizzazione di archi, arcate cieche, volte, conci o come aggregato e pietra da calce fa parte dei litotipi naturali presenti sul territorio ticinese. In ambiente rurale, come osservato presso la cappella Gradiscia, il mausoleo Morosini e la torre Enderlin, il fenomeno di alterazione e degrado prevalente è la colonizzazione biologica delle superfici; la struttura cavernosa rallenta lo scorrimento dell’acqua meteorica, le cavità possono causarne un ristagno e questi due fattori, spesso legati all’orientamento verso nord del materiale forniscono un apporto d’umidità ottimale per la proliferazione degli organismi determinando un’alterazione cromatica che fa perdere il tono originario ocra molto caldo virando a toni grigiastri. In ambiente urbano, invece, il materiale è interessato da croste nere come evidenziato presso la limonaia di villa Saroli e il palazzo Albertolli. La struttura cavernosa complica e dilata i tempi di pulitura. Spesso si realizzano stuccature approssimative e tinteggio ocra per ritrovare il tono originale; interventi poco rispettosi dal punto di vista estetico e conservativo. Un trattamento biocida con successiva pulitura, a cui associare, in seguito, manutenzione e monitoraggio regolare potrebbe essere una corretta metodologia di intervento per evitare nuove “opere da pittore”. 12 13 CR Il tufo lombardo, utilizzo, degrado e implicazioni per la conservazione Arcatelle cieche, lato nord. Chiesa di San Martino, Mendrisio. Dettaglio tessitura del tufo lombardo, mausoleo Morosini, Vezia. Dettaglio muschio calcificato presso gli affioramenti di Rancate. Volta a botte in tufo lombardo, masseria di Sant’Evasio Pugerna. 14 Crosta nera, lato est. Limonaia di villa Saroli, Lugano. 15 CR Colonizzazione biologica di elemento piramidale in tufo lombardo. Scalinata ingresso sud, mausioleo Morosini, Vezia. Lato del portale destro, ingresso sud, mausoleo Morosini, Vezia. nero = dati sperimentali rosso = spettro di riferimento del gesso CR Spettro FTIR crosta nera. Stuccature con malta idraulica, mausoleo Morosini, Vezia. Dettaglio del tinteggio color ocra. 16 17 Laureata in Conservazione Sono nata negli Stati Uniti e il mio interesse per la conservazione e il restauro nasce dalla curiosità per lo studio degli oggetti e degli edifici in tutta la loro complessità: i loro materiali costitutivi, il processo artistico usato nella loro realizzazione, la loro storia e come cambiano con il passare del tempo. Elisabeth Manship CR Ho sempre desiderato svolgere progetti in questo campo e conoscere in modo approfondito tutto ciò che riguarda ogni aspetto di questa professione; studiare alla SUPSI è stata quindi una scelta, per così dire, naturale. Il mio periodo universitario è stato molto interessante, soprattutto grazie al fatto che le lezioni teoriche convivono con la pratica professionale, confermando la bontà della mia scelta. È stata una bella esperienza studiare e lavorare sui progetti con gli altri studenti e con i professori in varie chiese, siti e anche in laboratorio e poter condividere idee approfittando anche delle esperienze altrui. Consiglierei questo corso di laurea a chiunque nutra un serio interesse per le opere d’arte e desideri, come me, prendere parte attiva nella loro conservazione, invitandolo soprattutto a sfruttare appieno le opportunità offerte dalla scuola e prestando la massima attenzione sia alle lezioni teoriche, sia pratiche, perché per avere successo negli studi ci vuole curiosità e perseveranza. 18 19 Elisabeth Manship Relatrice: Stefania Luppichini Correlatrice: Sara De Bernardis Questo calco in gesso è stato creato tra il 1900 e il 1901 dallo scultore ticinese Antonio Chiattone e utilizzato come modello per realizzare una scultura in marmo dedicato all’imperatrice Elisabetta d’Austria. In seguito, venne esposto all’esterno in un cortile nel centro di Lugano per più di cento anni. Nel 2012, è stato trasferito nei laboratori del dipartimento di Conservazione e restauro della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI). Lo scopo del presente studio è stato quello di indagare i materiali e le tecniche con i quali il modello è stato realizzato e di analizzare lo stato attuale del modello usando queste informazioni di base unite ad osservazioni dirette del modello e notizie sulla sua storia. Per comprendere meglio la metodologia di esecuzione e la tecnica di riporto delle misure dal modello al monumento in marmo, sono stati analizzati i segni di lavorazione sulla superficie confrontandoli con le tecniche storiche trovate in bibliografia. Il paragone tra il modello e il monumento ha messo in evidenza le differenze che caratterizzano un’idea e il prodotto finale. Buona parte della superficie del modello è coperta da uno scialbo sintetico che in alcune aree non è ben conservato. È importante comprendere i motivi per i quali questo scialbo è stato applicato e quando, di modo da progettare un piano di intervento futuro che implichi il suo mantenimento o la sua rimozione. Le proposte per la conservazione di questo modello sono state discusse tenendo conto soprattutto del degrado dell’opera, ma anche del suo valore culturale, storico e artistico per la città e la comunità di Lugano. 20 21 CR Il Monumento all’Imperatrice Elisabetta: storia, costruzione e conservazione del modello in gesso Dettaglio del modello in gesso. Modello in gesso per il Monumento dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria. CR Dettaglio delle linee di giunzione sulla superficie. Il Monumento dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria a Territet. Dettaglio delle linee di giunzione sulla superficie. 22 23 Punto di riferimento per la misurazione del modello. Scialbo bianco sulla superficie del modello. Dettaglio del modello in gesso. Dettaglio del viso. CR Dettaglio della scultura in marmo. 24 25 Laureato in Conservazione Sono nato a Chiavenna nel 1991 e ora vivo a Lugano. Mi sono diplomato al liceo artistico di Morbegno e sono appassionato di pittura e scultura, come pure di botanica e chimica. Francesco Maria Wiesner CR Avendo una formazione artistica ho trovato più interessante conservare l’arte piuttosto che produrla. Il percorso SUPSI è stata la scelta ideale per la struttura dei corsi, per il corpo docenti e per la possibilità di fare molta pratica sul campo, cosa che ha reso il mio periodo universitario molto interessante e stimolante grazie anche al clima confidenziale e dinamico che si è creato fra gli studenti e con i docenti. Il Corso di laurea in Conservazione ha sicuramente sviluppato in me una buona capacità critica e lo consiglierei a chiunque sia interessato all’arte e alla chimica, a chi non teme lo studio e intende sfruttare la propria esperienza universitaria per sviluppare i propri interessi e le proprie passioni con perseveranza. Aspiro ad essere professionalmente attivo nel campo della conservazione e a rimanere sempre concentrato sul presente. 26 27 Francesco Maria Wiesner Relatrice: Ester Giner Cordero Correlatori: Michele Rino Amadò, Antonio Rava Lo scopo della ricerca è approfondire un argomento attuale di ampia portata, molto discusso e dibattuto negli ultimi anni, ma relativamente poco studiato: – la Street art – in modo da identificare le attuali possibilità conservative delle opere in funzione di un caso studio e sensibilizzare sull’importanza della questione. Innanzitutto è stata effettuata l’analisi storico-artistica del movimento, evidenziandone fasi evolutive, obiettivi e caratteristiche. In seguito vengono riportati i diversi attori che si esprimono o si sono espressi nei confronti della sopracitata corrente artistica, sottolineandone il dualismo di pensiero: “arte o vandalismo?”, visionando poi le associazioni e gli enti operanti nella salvaguardia di queste opere. È stato poi selezionato uno street-artist di fama mondiale le cui opere rispecchiassero le caratteristiche e gli obiettivi del movimento, identificando in Blu l’esponente adatto. Dopo lo studio biografico e della tecnica dell’artista, è stata ricercata una sua opera che, visti il luogo di realizzazione e lo stato di conservazione, fosse interessante per la ricerca. Tra quelle ancora esistenti si è scelta l’opera Senza titolo presente sulla facciata del CSOA Cox18 in via Conchetta 18 a Milano. È stata quindi effettuata la ricerca della documentazione relativa allo stabile e l’analisi dell’opera, macroscopica e microscopica, tramite il prelievo di campioni, per l’identificazione dei materiali, della tecnica esecutiva e dello stato di conservazione. Sono stati infine riportati i possibili attori coinvolti nel caso studio e considerate tutte le possibilità di conservazione dell’opera. 28 29 CR Blu: la conservazione della Street art. Una questione tra arte e politica Blu, Senza Titolo, CSOA Cox 18, Milano 2008. Dettaglio delle pennellate e delle colature del colore. 30 Dettaglio del dipinto del 2005 visibile al di sotto del film pittorico relativo all’opera del 2008. 31 CR Blu, Ericailcane, Run e Dem, Senza titolo, CSOA Cox18, Milano 2005 (Foto Blu). Dettaglio di Stancil “Alce“ realizzato all’interno della testa di una figura del dipinto. Lacuna dell’intonaco da cui sono osservabili i laterizi costituenti la muratura. CR Campione 2. Strato di preparazione. Luce trasmessa polarizzata a nicols paralleli (Foto A. Küng). Preparazione a base di gesso e colla con relative colature che causano alterazione cromatica del film pittorico. Dettaglio di Tag realizzata all’interno del capo di una figura del dipinto. Campione 2. Strato di preparazione contenente gesso e anidrite. Luce trasmessa polarizzata a nicols incrociati (Foto A. Küng). 32 33 Ringraziamenti CR Svolgere uno studio su un bene che appartiene al nostro patrimonio culturale significa imparare a considerare tutti i valori, materiali e immateriali, che questo bene rappresenta e a saperli valutare con un approccio interdisciplinare. Per questo motivo è fondamentale il ruolo che svolgono gli esperti esterni nell’accompagnare gli studenti nelle loro ricerche. La conservatrice-restauratrice Sara De Bernardis e la storica dell’arte Cristina Brazzola, del Dicastero delle Attività culturali della Città di Lugano, hanno fornito importanti stimoli per lo studio del modello in gesso dell’imperatrice Elisabetta d’Austria di Antonio Chiattone (1901). Antonio Rava, uno dei maggiori esperti nella conservazione di opere contemporanee, è stato di grande aiuto nell’affrontare il complesso tema della conservazione della Street art. Spesso sono anche i docenti del corso di laurea che si mettono a disposizione per discussioni e approfondimenti con lo studente ed è importante che l’impegno e la disponibilità di Chiara Lumia, di Giovanni Nicoli, di Stefano Volta, di Andreas Küng, di Jacopo Gilardi, di Nicole Minoretti vengano ampiamente riconosciuti.
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