Untitled - RCS Libri

ANtOINe de SAINt-exuPéry
con le illustrazioni dell’autore
traduzione di Beatrice Masini
BOMPIANI
Titolo originale
le petit prince
Traduzione di
beatrice masini
ISBN 978-88-452-7778-8
© 1943 by Éditions Gallimard
© 1949/2014 Bompiani / RCS Libri S.p.A.
Via Angelo Rizzoli, 8 – 20132 Milano
I edizione Tascabili Bompiani ottobre 2014 (nuova traduzione)
Credo che approfttò per la sua fuga
di una migrazione di uccelli selvatici.
A Léon Werth
Chiedo perdono ai bambini per aver dedicato
questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria:
questa persona grande è il miglior amico che ho al
mondo. Ho un’altra scusa: questa persona grande può
capire tutto, anche i libri per bambini. Ho una terza
scusa: questa persona grande abita in Francia, dove ha
fame e freddo. Ha proprio bisogno di essere consola­
ta. Se tutte queste scuse non bastano, allora voglio
dedicare questo libro al bambino che è stato una volta
questa persona grande. Tutti i grandi prima sono stati
bambini. (Ma pochi se lo ricordano.) Correggo dunque
la mia dedica:
A Léon Werth
quando era un bambino
I
Quando avevo sei anni ho visto una volta una figura
stupenda in un libro sulla Foresta Vergine che s’intito­
lava Storie vissute. Rappresentava un serpente boa che
divora un animale selvaggio. Ecco la copia del disegno.
Il libro diceva: “I serpenti boa ingoiano la preda
tutta intera, senza masticarla. Poi non riescono più a
muoversi e dormono per sei mesi mentre digeriscono.”
Allora ho riflettuto a lungo sulle avventure della
giungla e sono riuscito a mia volta, con una matita
colorata, a fare il mio primo disegno. Il mio disegno
numero 1. Era così:
Ho mostrato il mio capolavoro ai grandi e ho chie­
sto se il mio disegno faceva loro paura.
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Mi hanno risposto: “Perché un cappello dovrebbe
fare paura?”
Il mio disegno non rappresentava un cappello.
Rappresentava un serpente boa che digerisce un elefan­
te. Allora ho disegnato l’interno del serpente boa, così
che i grandi riuscissero a capire. Hanno sempre biso­
gno di spiegazioni. Il mio disegno numero 2 era così:
I grandi mi hanno consigliato di lasciar perdere i
disegni di serpenti boa aperti o chiusi, e di interessar­
mi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla
grammatica. È così che ho abbandonato all’età di sei
anni una magnifica carriera di pittore. Ero stato
scoraggiato dall’insuccesso del mio disegno numero 1
e del mio disegno numero 2. I grandi non capiscono
mai niente da soli, ed è faticoso per i bambini dover
sempre, sempre dare delle spiegazioni.
Così ho dovuto scegliere un altro mestiere e ho
imparato a pilotare gli aerei. Ho volato un po’ dapper­
tutto nel mondo. E la geografia, è vero, mi è servita
molto. Sapevo distinguere a colpo d’occhio la Cina
dall’Arizona. È molto utile, se ci si perde nella notte.
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Ogni tanto nella vita ho incontrato delle persone
serie. Ho vissuto parecchio tra i grandi. Li ho visti
molto da vicino. La mia opinione non è granché
migliorata.
Quando ne incontravo uno che mi sembrava un po’
sveglio, facevo con lui l’esperimento del mio disegno
numero 1, che ho sempre conservato. Volevo sapere se
era davvero uno che capisce le cose. Ma la risposta era
sempre la stessa: “È un cappello.” Allora io non gli
parlavo né di serpenti boa né di foreste vergini né di
stelle. Mi mettevo al suo livello. Gli parlavo di bridge,
di golf, di politica e di cravatte. E il grande era ben
contento di conoscere un uomo così ragionevole...
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