INGIUNZIONI E REATI Brunetta Caprasecca CTA ABSTRACT Il presente articolo trae spunto da uno studio pilota presentato alla “T.A. World Conference” a Johannesburg. Attraverso la somministrazione dell’Espero, l’articolo analizza la frequenza delle ingiunzioni presenti in una popolazione detenuta e la loro distribuzione all’interno dei crimini presi in esame. --------------Questa presentazione trae spunto dagli anni di lavoro all’interno degli istituti penitenziari italiani, in particolare Rebibbia Femminile ed il carcere maschile di Rebibbia Nuovo Complesso di Roma e da diversi studi e teorie che hanno contribuito ad una maggiore comprensione di una problematica così articolata e complessa come quella del comportamento antisociale: la teoria dell’attaccamento, le ricerche delle neuroscienze, gli studi sull’origine dell’aggressività, la bio-psicologia e non ultime le ricerche dell’Analisi Transazionale socio-cognitiva. L’ordinamento penitenziario italiano (ovverosia l’insieme delle norme che regolamentano la disciplina degli istituti di reclusione e la loro organizzazione), prevede la presenza dello psicologo all’interno delle carceri. La detenzione è intesa non solo come espiazione di una condanna per il crimine commesso, ma anche come percorso teso ad individuare le carenze affettive, sociali, educazionali che hanno concorso con l’evento pregiudiziale. Per la norma giuridica tale percorso deve comprendere il recupero della capacità critica da parte del detenuto nei confronti dell’azione deviante, nonché delle responsabilità sugli effetti prodotti dal reato in ambito familiare e sociale, con particolare attenzione ai soggetti rimasti offesi e sulle conseguenze traumatiche prodotte dal reato stesso. Per realizzare questo obiettivo il Ministero di Giustizia conferisce il mandato di consulenza all’esperto psicologo incaricandolo di rivolgere l’indagine nei confronti di quei detenuti condannati in via definitiva e per i quali l’intervento psicologico dovrebbe favorire un più adeguato inserimento sociale. Il servizio che si occupa di tale compito è chiamato “Osservazione e Trattamento”. Nell’affrontare l’indagine conoscitiva del detenuto, lo psicologo può avvalersi di strumenti specifici quali test e questionari. Il presupposto di questo progetto si basa sull’idea che ogni storia trova nella reclusione una sua logica all’interno di processi affettivi, di pensiero e comportamentali. Si può ipotizzare che la stessa detenzione possa essere considerata come un copione in continua evoluzione il quale rappresenta prototipicamente la personale storia di vita dell’individuo. 1 L’esperienza di sé e l’insieme delle possibili manifestazioni di sé nel mondo fisico interpersonale e intrapersonale vengono a costituire le configurazioni degli Stati dell’Io Sé, nei loro processi dichiarativi e procedurali. L’insieme delle possibilità e modalità di esemplare tali configurazioni costituisce il copione di vita. Esso è in continua trasformazione, capace di costruttiva assimilazione e accomodamento di fronte alla vita: (talora può avere vincoli o carenze di vincoli che richiedono la trasformazione di alcuni processi individuabili negli Stati dell’Io Bambino, Adulto e Genitore). Rilevare il copione attraverso l’individuazione dei messaggi ingiuntivi rappresenta l’obiettivo di questo lavoro. Le ingiunzioni riflettono dei messaggi appresi nel corso dello sviluppo evolutivo, dalle figure importanti, messaggi che l’individuo legge fenomenologicamente e continua a trasformare nel corso della vita. Insieme alle controingiunzioni concorrono a formare il copione di vita. A tal fine si è avviato uno studio pilota su una popolazione detenuta sia maschile sia femminile con lo scopo di ricercare le ingiunzioni che presentassero valori sopra la media dei punteggi standard (rilevati con il metodo stanine), e la loro organizzazione intorno ai reati. Con l’intenzione di poter successivamente costruire interventi di trattamento più specifici sui punti di criticità dei soggetti in relazione ai loro reati, nonché di poter assolvere il mandato ottimizzando i tempi nel rapporto tra ore di consulenza e numero di detenuti Il progetto di studio ha previsto colloqui finalizzati alla raccolta di dati anamnestici e la somministrazione del questionario Espero. L’Espero è formato da 120 item autodescrittivi di come la persona si comporta o percepisce le situazioni nelle quali si è trovato o si trova. Ogni item è composto da una affermazione che il soggetto valuta come vera o falsa per sé, scegliendo su una scala Likert graduata su quattro scalini. I 120 item sono raggruppati in 15 scale (Scilligo ampliò le ingiunzioni proposte dai Goulding suddividendo il “Non Fidarsi” in “Non Fidarsi Protettivo” e “Non Fidarsi Difensivo” e “Non Entrare in Intimità” in “Non Essere Intimo Psicologicamente” e “Non Essere Intimo Fisicamente”. Gli items rilevano le seguenti ingiunzioni: Non Appartenere, Non crescere, Non farcela, Non essere importante, Non essere intimo fisicamente, Non essere intimo psicologicamente, Non essere sano di mente, Non pensare, Non sentire, Non fidarti protettivo, Non fidarti difensivo, No, Non essere bambino, Non esistere, Non essere te tesso e controingiunzioni: Compiacimi, Dacci dentro, Sii forte, Sii perfetto, Sbrigati. Il questionario permette anche di rilevare, tre fattori ingiuntivi di secondo ordine denominati Relazione, Creatività ed Esistenza. I primi due fattori possono essere riferiti alle dimensioni dell’attaccamento e dell’esplorazione del modello di Bowlby, il terzo corrisponde alle ingiunzioni letali dei Goulding: Non esistere, Non essere te stesso. 2 Date le caratteristiche della personalità antisociale, si è supposto di trovare valori alti in quelle ingiunzioni relative alle dimensioni dell’attaccamento e dell’esplorazione di Bowlby, ovverosia della Relazione e Creatività di Scilligo. L’obiettivo dello studio pilota è inteso ad individuare: Le ingiunzioni più frequentemente presenti tra la popolazione detenuta La distribuzione delle ingiunzioni all’interno dei reati Rilevare una o più ingiunzioni presenti in tutti i reati esaminati DESCRIZIONE DEL CAMPIONE La popolazione testata all’Espero è rappresentata da 31 soggetti: 23 donne, 8 uomini, con età media di 40 anni. Rispetto ala posizione giuridica l’80% sono incensurati, il 20% recidivi. Nessuno dei soggetti ha avuto familiarità con le sostanze d’abuso, alcol e psicofarmaci, né è stato condannato per abusi sessuali. La popolazione nomade non è stata inclusa per problemi legati all’analfabetismo. Nazionalità: Italiani 80%, Europa Est 10%, America del Sud 10%. Titolo di studio: media inferiore 45%, media superiore 32%, laurea 13%, licenza elementare 10%. Tipo di reato: Spaccio di sostanze stupefacenti (non abuso) 42%: è rappresentato da condotte connesse alla produzione, al traffico ed allo smercio o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Omicidio 19%: chiunque cagioni la morte di altra persona. Truffa 16%: vantaggio realizzato a scapito di un altro soggetto indotto in errore attraverso artifici, raggiri, inganni. Furto 6,5%: consiste in un atto di prevaricazione e si intende in genere l'impossessamento indebito di un bene di proprietà altrui ed è l'azione tipica del ladro. Rapina 10%: quando il furto è accompagnato da violenza si parla di rapina. Istigazione alla prostituzione 6,5%: chiunque, per servire all'altrui libidine, induce alla prostituzione a fini di lucro. Risultati: La seguente tabella mostra le frequenze delle ingiunzioni con alti valori indipendentemente dal tipo di crimine commesso. 3 La seguente tabella mostra la frequenza delle ingiunzione all’interno dei tre fattori ingiuntivi di secondo ordine con il seguente prospetto: Consideriamo ora la distribuzione delle ingiunzioni all’interno dei reati: Spaccio di sostanze stupefacenti: questo tipo di reato di solito si inserisce in contesti di indigenza economica, spesso viene consumato individualmente, come corriere, e si può presentare come unico reato. Altre volte viene attuato in associazione con altre persone. Il 4 contesto associativo identifica un tipo di attività criminale che può associarsi ad altri reati o con altri crimini anche pregressi. L’ingiunzione Non (92%). Questa ingiunzione risulta essere particolarmente invalidante nei confronti dell’esplorazione e della curiosità, pre-requisiti indispensabili per costruire, promuovere e motivare l’apprendimento di nuovi comportamenti. Ciò che emerge nel corso dei colloqui che hanno accompagnato il test, è spesso un “Non” che si riconosce in un’assenza di alternative, nella non considerazione dell’altro, in una realtà “fissata” all’interno di modelli cognitivi ed emozionali rigidi. Un insieme di credenze assolute, spesso inconsapevoli, che ostacolano possibilità di apprendimenti alternativi. Collegate a questa ingiunzione si trovano storie che spesso rilevano l’esistenza di situazioni traumatiche occorse in modo intenso e precoce. Pur non essendo il trauma di per sé indicatore di disturbo antisociale, traumi relazionali precoci ripetuti e prolungati di natura “ambientale” comportano per il bambino un imprevedibile stress cronico a effetto cumulativo, ciò implica un impatto negativo sui processi di maturazione dell’emisfero destro, emisfero dominante per l’elaborazione dell’informazione sociale, emotiva e corporea, ma anche per il controllo delle reazioni emotive spontanee, la modulazione delle emozioni nonché la capacità adattiva delle stesse. L’alterazione dei circuiti implicati nei processi di valutazione ed attribuzione dei significati, interferisce con le capacità riflessive e blocca la motivazione all’esplorazione ostacolando l’accessibilità ad apprendimenti alternativi. Questi aspetti rendono particolarmente critica la possibilità di recupero nei soggetti antisociali. 5 Un’ipotesi da considerare è se il fenomeno della recidivanza possa ricadere all’interno di questi limiti bio-psicologici, predisponendo il soggetto verso uno stile di vita che, se non modificato o modificabile, potrebbe continuare a ripetersi. Non Appartenere (77%), Questa ingiunzione nasce all’interno di storie di esclusione o estraneità nei confronti del proprio ambiente di appartenenza, comporta l’aspettativa di essere lasciati da parte, non considerati, il soggetto ha imparato ben presto a cavarsela contando solo sulle proprie forze, come ben rappresenta la presenza dell’ingiunzione Non Essere piccolo (72%). Non Fidarti Protettivo (69%), evidenzia in modo significativo una minore attivazione delle capacità adulte ad attivare Stati dell’Io Sé Protettivi. Segue Non Essere Intimo Psicologicamente (61%) che completa la costellazione delle ingiunzioni di questo reato, indicando difficoltà a condividere in modo autentico e spontaneo esperienze emozionali intime. All’interno di questo reato si sono riscontrate delle modificazioni sui valori dei follow-up specie per i soggetti che hanno commesso il reato di spaccio individualmente, non in associazione. Probabilmente la condivisione di un senso di sofferenza dovuto allo stato detentivo, la possibilità di seguire corsi professionali o scolastici, l’apprendimento di regole favorisce l’acquisizione di una maggiore sicurezza nel rapporto con sé e con l’altro, attivando sistemi protettivi più adeguati e modificando l’evitamento derivante dalla ingiunzione “Non Appartenere”. Così come le relazioni di attenzione rivolte dagli operatori penitenziari promuovono una maggiore capacità nel riconoscere elementi di fiducia che ampliano il sistema di riferimento del soggetto detenuto . In particolare sono risultate costruttive tutte quelle attività che, stimolando le risorse personali, favoriscono l’autonomia attraverso il completamento degli studi o l’acquisizione di competenze lavorative, a volte proseguite all’esterno, presso cooperative. 6 Omicidio: La costellazione delle ingiunzioni Non (100%), Non Essere Intimo Psicologicamente (100%), Non Essere Importante (83%) e Non Appartenere (83%), evidenzia problematiche connesse con l’area dell’attaccamento: una sofferenza pregressa nei legami affettivi ed un disturbo manifesto nel rapporto relazionale. La presenza delle ingiunzioni dal Non Fidarsi Difensivo (67%) e “Non Fidarsi Protettivo (83%), riflettono la dimensione fiducia/sfiducia. Il “Non fidarsi difensivo” poggia il suo significato su generalizzazione improprie, le quali comportano una sovrapposizione rapida tra ciò che viene vissuto e sperimentato come minaccioso e la realtà della minaccia, mentre il “Non Fidarsi Protettivo” evidenzia frustrazioni seguite all’avvicinamento, in un attaccamento sicuro. La differenza di percentuale (considerando sempre il numero limitato farebbe pensare ad un continuum di pericolosità diversificabile rispetto al crimine. Segue l’ingiunzione Non Essere Sano (67%) che evidenzia una difficoltà a mantenersi in controllo ed un vissuto di Non Farcela (67%) che riflette l’autosvalutazione delle proprie risorse nel ricercare strategie efficaci nell’affrontare situazioni vissute come problematiche o altamente frustranti. “Non Sentire” (67%), mette in luce una problematicità nel fare contatto con le proprie emozioni, a volte una sorta di scollegamento dal proprio corpo. L’uso di droghe, di alcol permette un temporaneo ricongiungimento con le proprie sensazioni. Alcuni omicidi sono commessi in stato di ebbrezza da alcol, che aggrava anche la capacità di autocontrollo. La costellazione ingiuntiva comprende in sé tutta la drammaticità del reato. Alcune espressioni tipiche riportano: “non ho capito più nulla….ero fuori di me….controllo….. non ce l’ho fatta più”. Nel reato di omicidio il contesto relazionale all’interno del quale si consuma il crimine ha messo in evidenza azioni motivate da sentimenti diversificati tra loro come: rabbia/vendetta, 7 azioni motivate dalla paura, ma anche un tipo di rabbia che si eccita e si auto rinforza nel produrre sofferenza. Truffa: Quando si parla di Truffa si pensa automaticamente a reati legati al patrimonio, pur tuttavia ad un più attento esame della materia giuridica e delle sentenze è risultato che attraverso un’azione di raggiro e di inganno il soggetto simuli che una cosa non vera sia vera, come ad esempio nel chiedere fondi per false associazioni umanitarie ma anche nell’eseguire operazioni chirurgiche non necessarie o prescrivere farmaci inefficaci. La costellazione mette in risalto le due ingiunzioni “Non Essere Sano” e “Non” con la stessa frequenza tra i soggetti (80%). I livelli alti in queste due ingiunzioni sono correlati a Stati dell’Io che caratterizzano scelte rischiose contraddistinte da trascuratezza e sregolatezza. L’insieme delle due ingiunzioni evidenzierebbe un senso di libertà disonesta ed assenza di valori morali e normativi. Le ingiunzioni “Non Essere Intimo fisicamente” (60%) e “Non Essere Intimo Psicologicamente” (60%), “Non Essere importante” (60%), “Non Appartenere” (60%), si riferiscono alle dimensioni della relazione e dell’esplorazione creativa . Evidenziano problematicità nella condivisione della vicinanza fisica e dei vissuti intimi emozionali. All’interno di questo reato spesso si trovano esperienze di trascuratezza e abuso. Abuso che si riscontra nell’illecito di questo tipo di reato, attraverso il raggiro e l’inganno. “Non Crescere” (60%), fa riferimento ad un attaccamento insicuro che si caratterizza in relazioni invischiate contraddistinte da controllo ostile. Segue una costellazione di ingiunzioni che riflettono problematiche sia personali, sia relazionali con lo stesso indice di frequenza. Furto: è un reato spesso iniziato in età minorile. 8 L’ingresso in carcere anche se in prima detenzione è caratterizzato “cumulo di reati per furto”. solitamente da un Le ingiunzioni sono presenti in questo reato ed evidenziano assenza di rapporto interpersonale costruttivo, facendo presuppore un tipo di attaccamento insicuro. Sono presenti alti valori delle ingiunzioni del Fattore di Ricchezza Relazionale che evidenzia una problematicità della competenza adulta di distinguere adeguatamente tra dolore e piacere per la sopravvivenza Le persone che commettono questo tipo di trasgressione evidenziano una peculiare problematicità nei confronti del cambiamento, dovuta in particolare ad una sorta di eccitazione che accompagna l’atto criminoso, come spesso descrivono le persone stesse; quasi in una sorta di gioco che si auto rinforza nel momento stesso in cui viene consumata l’azione criminosa. Alcuni tipi di furto, spesso sono appresi in famiglia in tenera età. Un apprendimento di “abilità” trasmesse da padre in figlio. Si pensi ai furti per borseggio, forzare porte, estrarre cassaforti etc. L’apprendimento avviene tramite il modellamento ed il condizionamento operante che si mantiene attraverso rinforzi sempre più potenti. In questo modo, le risposte seguite da stati soddisfacenti diventano abitudini. Spesso le persone descrivono: “mi sentivo eccitato/a, è stato più forte di me, ho agito automaticamente, non ho saputo fermarmi”. Dall’esame delle storie spesso compare un spinta a sfidare se stessi nell’azione “rischiosa”, la paura non è sempre riconosciuta, come sembrerebbe rappresentare in questo reato l’ingiunzione “Non Sentire” (100%). La liberazione di adrenalina permette di raggiungere uno stato di attivazione al quale si accompagnano senso di soddisfazione di sé e delle proprie abilità. Un quesito è se nei soggetti pluricondannati per cumulo di furti possa riscontrarsi uno stato di dipendenza da adrenalina. 9 L’ingiunzione Non (100%), mostra un insieme di credenze rigide, inflessibili, spesso inconsapevoli, che bloccano la possibilità di apprendimenti alternativi verso prospettive di cambiamento. Rapina: Le ingiunzioni presenti in questo reato presentano le seguenti frequenze Questo reato assimila in sé la violenza e condivide con il furto l’appropriazione indebita di un bene appartenente ad altra persona. E’ un tipo di crimine che diversifica diverse modalità di aggressività brutale, lungo un continuum di conseguenze più o meno gravi per l’aggredito. L’ingiunzione Non (100%), è correlata a Stati dell’Io che caratterizzano scelte rischiose caratterizzate da sregolatezza e trascuratezza. L’insieme delle due ingiunzioni mette in rilievo un senso di libertà disonesta in assenza di valori morali e normativi. La presenza delle due ingiunzioni “Non Fidarti Protettivo” (66%) e “Non Fidarti Difensivo” (67%), con valori alti mettono in luce profili di Stati dell’Io Sé particolarmente problematici sul tema della fiducia e dell’interdipendenza. La presenza dell’ingiunzione “Non Essere Sano” (67%), riflette un’invalidazione delle proprie capacità associata ad un impedimento a costruire idonee sequenze logiche di pensiero. Se si raffrontano i due reati di omicidio e rapina, reati che assimilano in sé un agito di violenza, questi due reati condividono ingiunzioni particolarmente problematiche all’interno del comportamento antisociale: 10 Istigazione alla prostituzione: Le persone coinvolte in questo reato, a volte sono state prima indotte a prostituirsi e successivamente hanno scelto, come mezzo di sopravvivenza, di organizzare e pianificare la prostituzione altrui. È il reato che include la presenza del maggior numero di ingiunzioni. Di solito entrano in carcere a causa di denunce effettuate tra le stesse persone coinvolte nel reato per violazione degli accordi interni. Si rivolgono alla legge per sistemare e “fare giustizia” sui loro accordi illegali. Le recidivanze all’interno di questo reato sembrerebbero ricadere in una scelta di vita immutabile. 11 Sono assenti le ingiunzioni: “Non Essere Piccolo”, “Non Essere Sano”. Riassumendo: In relazione all’obiettivo dello studio pilota, l’ingiunzione Non è presente in tutti e 6 i reati. L’ingiunzione Non essere intimo psicologicamente è presente in 5 reati: Omicidio, Istigazione alla Prostituzione, Furto, Rapina, Truffa, ma assente nello Spaccio di sostanze stupefacenti Ingiunzioni presenti in 4 reati: Non Crescere: Istigazione alla Prostituzione, Furto, Rapina, Truffa . L’ingiunzione Non Essere Sano: Istigazione alla Prostituzione, Truffa, Omicidio, Rapina Conclusioni Ogni crimine anche se unificato dall’azione deviante che lo caratterizza, trova nella storia della persona che lo ha commesso una sua logica, una sua sofferenza, una sua strategia all’interno di un copione in evoluzione . I risultati presentati vogliono essere uno spunto per ampliare la riflessione sul fenomeno criminale, nonché l’occasione per presentare alcuni quesiti che ricadono nella complessità del trattamento di questa problematica: • • • Laddove la capacità di controllo dell’aggressività ed il deficit morale sono collegabili ad un danno neurobiologico collegato alla storia traumatica, rende queste persone completamente responsabili dei loro atti? La valutazione patologico-forense deve considerare le determinanti neurobiologiche? Il concetto di responsabilità deve essere considerato solo come costrutto psicosociale o anche arricchirsi del contributo delle neuroscienze? 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