Anno LXVII • N. 4 Ottobre - Dicembre 2014

i
l
i
m
U i
c
o
V
Anno LXVII • N. 4
Ottobre - Dicembre 2014
Umili
Voci
Sommario
RIVISTA
TRIMESTRALE
DI FORMAZIONE
E INFORMAZIONE
ANNO LXVII • N. 4
Don Bosco 200 anni
3
La Parola di mons. Cognata
6
Tenerezza di Dio fra i poveri
8
La Preghiera di Gesù
12
SOSC
15
Lettera a Filemone
19
Pietro Borzomati: una vita
illuminata dalla fede
21
Porta del Cielo
23
Vivono nella Luce
25
Notizie Brevi
28
Saline Joniche (RC)
Pellaro (RC)
Bova (RC)
in copertina:
Ottobre-Dicembre 2014
Redazione e indirizzo:
Salesiane Oblate del Sacro Cuore
Vicolo Ciaccia, 29
00019 Tivoli (Roma)
Tel. 0774.330962/3 - Fax 0774.336568
E-mail: [email protected]
Sito internet: salesianesosc.org
Facebook: Salesiane Oblate Sosc
Conto Corrente Postale n. 78125002
Direttore Responsabile:
Don Andrea Massalongo
Viale Mannelli, 9 - 00019 Tivoli (Rm)
Tel. 0774.311310
Registrazione del Tribunale di Tivoli
n. 546/10VG del 14 aprile 2010
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 Comma 2 DCB - ROMA
Quota di abbonamento
Offerta volontaria per
sostenere la rivista
Stampa:
Casa Ed. Scolastica Lombardi s.r.l.
00010 Villa Adriana - Tivoli (Roma)
Via Paterno, 29f - Tel. e Fax 0774.530340
E-mail: [email protected]
Dolce Signora delle Nevi, prega per noi!
Don Bosco
200 anni
In questo anno che completa
il secondo centenario della nascita di D. Bosco, all’interno della
Famiglia Salesiana, molti hanno
sentito il bisogno di scrivere qualche cosa, oltre che meditare sulla
sua figura di sacerdote, di educatore e anche di uomo eccezionale,
per quello che ha fatto e per la sua
eccezionale personalità.
E questo anche se ormai di
Don Bosco si è detto tutto. Eppure, forse, non si è detto completamente e profondamente tutto di
una vicenda umana, che ha tutte
le caratteristiche del misterioso e
del divino.
Si è parlato tanto di D. Bosco, grande educatore; si è scritto e con grande
competenza del suo “Sistema Preventivo”, cioè del suo modo di educare, e
si è detto con attenzione d’amore di
tutto quello che ha detto e che ha fatto,
e dei risultati che ha ottenuto. Eppure
si ha la netta sensazione che non sia
detto ancora tutto. Non ci è rivelato
abbastanza chiaramente il “perché”, e
il “come, la “ragione vera” di questo
successo, che non è spiegabile solo
con la sua pur notevole personalità.
3
È stato studiato e guardato con
ammirazione l’aspetto esterno di D.
Bosco educatore, ma spesso si è sorvolato su quel “qualche cosa” che lo
ha mosso, che lo ha guidato, che lo ha
sostenuto nel delicato lavoro educativo.
Ciò che ci dovrebbe far riflettere
sulla realtà intima di D. Bosco educatore è il fatto che lui, con il suo Sistema o Metodo educativo, ha prodotto
notevoli frutti di santità tra i suoi giovani e ancora la Famiglia salesiana è
feconda di santità. È questo qualcosa,
Umili Voci
4
che lui dice non essere “suo”, che lo
fa grande.
A sentire lui, che attribuisce ogni
risultato e ogni sua opera a Dio e alla
Madonna, bisogna pensare che tra lui
e Loro ci sia stata una “comunicazione” e una “comunione” di amore, di
dialogo, di preghiera, di Grazia, di
confidenza, di fede, di fiducia totale.
Gli veniva comunicata quella potenza
divina d’amore che converte e fa fiorire la santità.
Il segreto di D. Bosco educatore
non è la intelligenza o la sua esperienza o la sua capacità comunicativa, ma
la Vita di Grazia, che era la vita di Dio
in lui. Don Bosco fu un grande comunicatore di Parola di Dio, di Grazia, di
Amore di Dio. Dio amava i “ragazzi
dell’Oratorio” attraverso le parole, i
gesti, l’amore di D. Bosco. La sua santità, non era fare miracoli, ma lasciar
trasparire la sua unione con Dio; la
sua opra non era “educare”, ma comunicare Dio, lasciar operare Dio nel
cuore dei suoi ragazzi. Attraverso le
sue parole, la sua bontà, la sua generosità, la sua fiducia nei giovani, il
suo amore per loro. Dio operava,
come incarnato nel cuore di D.
Bosco, i miracoli di grazia che fiorivano nell’Oratorio di Torino.
È stato detto da un grande cardinale di Milano, Ildefonso Schuster: “I
salesiani non conoscono D. Bosco”.
Era un profondo conoscitore del D.
Bosco “Interiore”.
In verità può essere che i Salesiani
si affannino troppo a pubblicizzare la
grandezza di D. Bosco, della sua mente, delle sue capacità, delle sue opere.
Umili Voci
Però sanno, vedono, “sentono” questa
presenza di Dio, che fa apparire grande D. Bosco. Quello che essi dicono
nasce sempre dallo stupore di scoprire
tanta intimità di grazia e di presenza di
Dio, tanta Parola di Dio in questo umile prete torinese.
E sempre hanno il pudore di toccare le profondità del mistero di D.
Bosco, la sacralità della sua intima
unione con Dio, perché non sono molti quelli che saprebbero gustare questo
suo intimo dialogo vitale con Dio. Se
si affannano a mostrare la grandezza
delle opere, non è per fare impressione, ma è per far riflettere, per spingere
a studiare il segreto di questo prete.
Forse è per questo che lui è conosciuto poco come “S. Giovanni
Bosco”, mentre è sempre e per molti e
per tutti “Don Bosco”, il povero prete
che si arrabatta tra debiti e problemi e
la fame dei suoi ragazzi, ma che va
avanti con coraggio, perché la sua strada è disegnata e illuminata da Dio e si
sente portato per mano dalla Madonna.
Già! Questa Madonna che lo
accompagna nei suoi sogni, che lo guida, che gli suggerisce quello che deve
fare, che lo rimprovera, ma che sempre lo sostiene.
Il discorso che si è fatto su D.
Bosco educatore lo si può ripetere
quando si guarda D. Bosco, grande
realizzatore. Senza mezzi costruisce
case, laboratori, collegi, chiese. Ed è
così che si nasconde il mistero di tanta
fecondità.
Forse si parla troppo delle sue grandi qualità di organizzatore, di impren-
ditore, di lungimirante, di coraggioso, di temerario, forse. E chi guarda si
stupisce perché non capisce. E magari
fa dire ad un politico del tempo: “Meno male che si è fatto prete, altrimenti
quello ci mandava a casa tutti”. Stupiva che sapesse trascinarsi dietro centinaia (e ora decine di migliaia) di giovani senza offrire niente, se non la sua
bontà e una speranza di paradiso, che
oggi, forse, potrebbe far sorridere.
Sfugge la ragione vera di come un
uomo, solo, povero di mezzi, osteggiato dal potere civile e anche da qualche collega sacerdote, criticato, giudicato pazzo possa costruire un mondo che comprende, oggi, oltre 2.000
opere, 27.000 uomini (tra i 12.000
morti ai 15.000 viventi) e ancora oltre
2.000 opere gestite da 26.000 donne
(tra le 10.000 morte e le 16.000 viventi).
Ma questa ragione c’è, e non può
essere che una Comunione vitale tra
Dio e D. Bosco.
Chi ha potuto leggere le sue
memorie e quelle dei suoi primi figli,
si imbatte continuamente in un D.
Bosco che dice che “tutto è opera
della Madonna”, che “è lei e non
lui che fa i miracoli”, che è lei che
lo istruisce e lo illumina in ogni
impresa. È tipica la sua convinzione, che comunica anche agli
altri, che “ogni mattone della basilica di Maria Ausiliatrice è un
miracolo della Madonna”. Stupisce davvero che lui si sentisse in
tanta familiare e intima comunicazione con la Madonna tanto da
considerare se stesso come la
mano di Lei che benedice, che conforta, che procura pane e allegria per i
suoi ragazzi. Sa di dovere tutto a
quell’“Ave Maria” detta con Bartolomeo Garelli, nella chiesetta di S. Francesco. E a distanza di 40 anni, guardando indietro le grandi opere fatte,
dice: “Quanto bene di più avrei potuto
fare, se avessi detto con più fede quella “Ave Maria”.
Ma anche Don Bosco amava
nascondere la sua “comunione” con
Dio (spesso attraverso la Madonna) in
quelli che lui chiamava sogni. Era lì
che lui attingeva luce, forza, coraggio
e fede per le sue opere. Ed è così conscio che è Dio e la Madonna che gli
parlano nei sogni da affermare che
“nessuna Congregazione ha avuto tanta Parola di Dio come la Congregazione Salesiana”.
Questo è il “Don Bosco” che 200
anni fa ha fatto il suo primo vagito,
che poi è diventato parola e che, per
noi, è ancora eco della Parola che Dio
ha rilevato in lui.
Giuseppe Battello sdb
Umili Voci
5
La Parola di
mons. Cognata
Preferenze della
fraternità cristiana
6
Gesù venne nel mondo per aprire
a tutti il suo Cuore ardente di carità;
ma si degnò palesarci delle preferenze, che danno di più ai privilegiati,
senza togliere nulla agli altri. Quanto
diverse le preferenze di Gesù da quelle dell’amore naturale, con i suoi
ingiusti eccessi! Meditiamole per imitarle, giacché dobbiamo amare come
ha amato Gesù.
1° - Ricordiamo le tenerezze di
Gesù per i fanciulli, nel racconto di
san Marco: «Gli presentavano i fanciulli affinché imponesse loro le
mani; ma i discepoli sgridavano coloro che li presentavano. Vedendo questo Gesù ne fu disgustato e disse loro:
“Lasciate che i fanciulli vengano a
Me e non allontanateli; perché di questi tali è il Regno di Dio” E abbracciandoli e imponendo loro le mani, li
benediceva». E quando nella casa di
Pietro a Cafarnao il Maestro volle
dare una chiara risposta ai dodici apostoli, che disputavano chi fosse tra
loro il maggiore, «preso per mano un
fanciullo, lo pose in mezzo ad essi, e
tenendoselo tra le braccia disse loro:
Umili Voci
Chi accoglie uno di tali fanciulli per
riguardo mio, accoglie me...». E
aggiunse: «E chi scandalizzerà uno di
questi piccoli, che credono in me ...
sarebbe meglio per lui che gli fosse
legata al collo una macina da mulino e
fosse gettato in mare». S. Matteo ci
riferisce queste altre parole di Gesù:
«Badate di non disprezzare neppur
uno di questi piccoli: perché vi dico
che i loro Angeli nei cieli stanno sempre alla presenza del Padre mio».
Meditiamo queste espressioni del Cuore di Gesù, per comprendere quale
rispetto e interesse affettuoso dobbiamo avere per i piccoli: guai a chi è di
scandalo! Come potrà presentarsi al
giudizio di Gesù, che tanto li predili-
ge? Ma non basta non far loro del
male; dobbiamo far loro del bene, per
assicurarci maggior misericordia del
divino loro Amico. Se possiamo interessarci direttamente dei piccoli,
anche di uno solo, per la salute
dell’anima e del corpo, per
l’istruzione e l’educazione cristiana,
siamone felici! Sarà ad ogni modo
sempre possibile partecipare alle
provvide istituzioni, quali la «Santa
Infanzia» per le terre di Missione e
l’Opera degli Asili per le nostre terre.
E preghiamo per la salvezza dei piccoli amici di Gesù. Essere generosi
con essi vuol dire essere generosi con
Gesù.
2° - Ricordiamo la solenne promulgazione del nuovo codice della
felicità: «Beati i poveri ... beati coloro
che piangono.. beati i perseguitati».
Ecco le preferenze di Gesù! E non
solo a parole; poiché, come si legge
nella Lettera agli Ebrei: «potendo
godere, preferì la Croce»; e fu povero, e pianse, e fu perseguitato a morte!
Ma ha fatto ancor di più: ha posto una
sua speciale rappresentanza nella persona tra i più miseri tra gli uomini,
facendo sue tutte le privazioni, le
lacrime e le pene di questo mondo.
Non avremmo nemmeno potuto
immaginarlo, se Egli stesso non ce lo
avesse dichiarato. Nell’ultimo giudizio, dinnanzi a tutte le nazioni radunate intorno al suo Trono di Maestà
divina, Egli dirà agli eletti: «Venite, o
benedetti dal Padre mio, prendete possesso del Regno preparato a voi fin
dalla creazione del mondo. Poiché
ebbi fame e mi deste da mangiare;
ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi accoglieste; ignudo e mi
rivestiste; ammalato e mi visitaste; carcerato e veniste da me». Allora gli
risponderanno i giusti: «Signore,
quando mai affamato e ti demmo da
mangiare, o assetato e ti demmo da
bere? Quando ti vedemmo pellegrino
e ti accogliemmo; o nudo e ti rivestimmo? O quando ti vedemmo ammalato
o carcerato e venimmo a visitarti?» E
il Re risponderà: «In verità vi dico:
ogni volta che faceste qualche cosa a
uno di questi più miseri miei fratelli,
lo faceste a me». Dolci e consolanti
parole! Ma quanto amare e terribili
quelle che seguono: «Ogni volta che
non faceste ciò per uno di questi più
miseri miei fratelli, non lo faceste nemmeno a me. Andate lontano da me, o
maledetti, al fuoco eterno!». Ecco le
preferenze proposte alla nostra fraternità, secondo la norma stabilita dal
misericordiosissimo nostro Signore:
«Siate misericordiosi e avrete misericordia. Sarete misurati come misurerete gli altri». Esaminiamoci come
intendiamo e pratichiamo le opere di
misericordia, corporali e spirituali,
ricordando le parole di S. Giovanni
«Se uno vedrà un suo fratello nella
necessità e gli chiuderà le sue viscere,
come può esserci in lui la carità di
Dio?». Diamo quanto possiamo
secondo la necessità dei fratelli; e
potremo sempre beneficarli spiritualmente, consigliando, consolando, sopportando, perdonando, pregando. Quale ricchezza ci troveremo in punto di
morte!
Umili Voci
7
Tenerezza di Dio
fra i poveri
8
«Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (Gv 6,12). È
la frase che pronunciò Gesù quando,
dopo la moltiplicazione dei pani e dei
pesci, rimasero pezzi abbondanti.
Mons. Cognata ne fece la sua parola
d’ordine per la missione a cui lo Spirito Santo lo aveva chiamato. Alla vista
di poveri derelitti della sua diocesi
(Bova) egli, alla luce dello Spirito, la
interpretò così: i pezzi avanzati era la
povera gente di cui nessun potente si
curava e a questi bisognava andare, ai
preferiti di Gesù.
Madre Bice visse a fondo nella
sua anima questo carisma che non
poteva esercitare in pratica come le
figlie che Dio le aveva affidato, per-
Umili Voci
ché il suo compito era quello di governare, ma anche quello di amare. Ed
ella ricordava alle altre chi era da amare, lo ricordava con la parola e con
l’esempio. A tale conferma citiamo
alcune sue circolari che riguardano
l’apertura di una missione nell’America Latina, precisamente in Bolivia.
Ecco come presenta alla Congregazione il lieto annunzio: Praticamente
siamo sollecitate ad approfondire e a
vivere con sincera coerenza la nostra
vocazione specifica nell’umiltà, nella
semplicità, nella generosità, come
vere e autentiche missionarie ... Quindi con modestia, con sobrietà, con spirito di povertà, in santa letizia! Riducendo i desideri, rinunziando volentieri a quanto non è necessario per
soccorrere chi è nella miseria e
nell’abbandono. Il Signore ha disposto mirabilmente che nell’ottobre
1985, centenario della nascita del
nostro Fondatore, si possa inaugurare la prima Missione sull’altopiano
boliviano, a Puerto Acosta. (Circolare CV)
E nella CVI così ricordava la vocazione specifica della Salesiana Oblata
del Sacro Cuore:
L’invito del Signore a spingere lo
sguardo e l’animo verso le zone più
povere dell’America Latina è stato
recepito dovunque come un «dono»...
Il felice ritorno alle fonti genuine
dell’Oblazione...
Come vuole il Concilio e come
esorta frequentemente il S. Padre Giovanni Paolo II, la missione è vista
oggi non tanto come «aiuto», ma piuttosto come «scambio di doni» una ricchezza per chi va ad evangelizzare i
poveri e per chi accoglie i missionari,
«scambio reciproco e fecondo di energie e di beni – dice il Papa – in quanto
la povertà di una Chiesa, che riceve
aiuto, rende più ricca la Chiesa che si
priva nel donare» (Messaggio per la
Giornata Missionaria Mondiale
1982)
E dopo l’apertura così continua:
La Bolivia deve essere per noi uno
stimolo forte e costante a vivere con
amore la nostra «missionarietà», a
progredire in semplicità e sobrietà, a
rinunziare volentieri a quanto non è
necessario, per arricchirci della grazia di Dio, diventare persone «libere»
e distaccate, aiutare concretamente
chi soffre e ha bisogno di aiuti di ogni
genere ...
Non occorre raccomandare la preghiera costante per queste generose
sorelle, che si trovano in situazioni
nuove e tanto diverse, né sollecitare
la gara di iniziative opportune che
sostengano la «nuova» Missione sorta, secondo il nostro carisma, tra i
poveri ... della povera Bolivia (circolare CXIII).
Non si stanca mai di ripetere e
ricordare alle sue figliole il privilegio
di trattare coi poveri, quelli coi quali
non si è vergognato di identificarsi
Gesù: «in verità io vi dico: tutto quello
che avete fatto a uno solo di questi
miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a
me» (Mt. 25, 40).
Sono veramente commossa e
ammirata per l’interesse fraterno con
cui ogni Provincia e ogni Comunità
segue l’attività apostolica delle missionarie boliviane e per la generosa
gara di iniziative intelligenti, e sempre nuove, atte a formare e sensibilizzare bambini, giovani e adulti che frequentano le nostre case. Sento il dovere di esprimervi tanta gratitudine; ma
il ringraziamento più vero e più efficace viene dal Signore che, presente
in modo privilegiato nei fratelli più
poveri e più oppressi, risponde con
divina larghezza alle nostre attenzioni
e premure verso gli indigenti.
La Bolivia non è solo una palestra
privilegiata di eroismo per le nostre
missionarie, ma una grande ricchezza
spirituale per noi che viviamo nel mondo della civiltà consumistica ... È motivo di ritorno alle fonti genuine
dell’Oblazione: un bisogno
dell’Essenziale, una riscoperta del
valore autentico della povertà, che ci
rende capaci di gustare, al di là delle
cose che passano, la gioia vera e profonda della Presenza di Dio, che ci
libera dai timori e da ogni forma di
illusione egoistica, che ci colma di
serenità, di pace e di speranza, pur in
mezzo alle difficoltà e alle asprezze
del nostro cammino di fede verso la
Umili Voci
9
10
pienezza dell’Amore (Circolare
CXX).
Non sono vane parole queste di
Madre Bice. Lo testimonia una missionaria in Bolivia che la vide lì, tra i
poveri più poveri della Bolivia, Sr Luigina Giubellini. Ecco cosa scrisse di
lei ricordandola nel trigesimo della
sua morte:
Sappiamo per esperienza che i
sentieri dell’amore sono sempre
misteriosi, nascosti, attraenti, segreti, pieni di tenerezza ... «La tenerezza
non cerca mai il suo interesse ... non è
esigente, si offre discretamente, con
forma di signorilità incomparabile ...
Solo la tenerezza possiede il dono di
armonizzarsi tanto col rispetto ... È la
tenerezza che costituisce il buon profumo dell’amore, sboccia come aroma nei gesti, nelle parole, in un comportamento che parte dal profondo
dell’essere e avvolge prima di tutto lo
stesso Dio» (Kosta Tsiropoulos).
Umili Voci
Quando ho letto questo trafiletto dello scrittore greco Tsiropoulos, tratto dal libretto “Tenerezza”, mi è venuta davanti la
Madre Bice, la sua figura esile e
signorile in tutto, la sua vita, il
suo rispetto per tutto e per tutti
... il suo grande amore per il Creatore e per la creazione.
Ho potuto vedere, nelle due
volte che ci ha visitate in Bolivia, la sua grande disponibilità
alla nuova cultura, quell’avvicinarsi discreto, silenzioso per
capire, per conoscere, proprio
come un avvicinarsi «scalzi»
per non sciupare la terra che si calpesta ...
Grazie, Madre Bice, per la tua
audacia, per esserti aperta a nuovi
orizzonti, per aver amato con tenerezza questi nostri fratelli più poveri.
Grazie per essere stata attenta ai
segni dei tempi e alla voce dello Spirito che, come tu stessa hai detto, ti ha
guidato nella scelta della Bolivia e di
Puerto Acosta. Ricordo molto bene la
tua risposta quando ti chiesero perché
quel luogo così isolato, distante dalla
città, senza mezzi di comunicazione ...
veramente povero tra i poveri. Con
semplicità, che è stata la caratteristica della tua vita, hai risposto: «Proprio lì ho sentito fortemente la presenza dello Spirito»...
...Ora siamo certe che la tua presenza qui sarà ancora più intensa e
forte, perché anche noi possiamo
essere come te «Tenerezza di Dio fra
i poveri».
N.P.
11
Dio ha tanto amato il mondo
da donare il suo unico Figlio,
perché chiunque crede in lui
non perisca, ma abbia
la vita eterna.
!
i
t
t
u
t
a
e
l
a
t
Buon Na
Umili Voci
La Preghiera
di Gesù
12
Nel Vecchio Testamento
troviamo certamente personaggi che, pregando, diventano per noi modelli di preghiera, troviamo delle formule di preghiere, specie i salmi, che ci aiutano a trasformare in preghiera le diverse
situazioni della nostra vita.
Però, l’evento della preghiera ci viene pienamente
rivelato nel Nuovo Testamento ed in particolare nei
Vangeli, mediante la persona
di Gesù Cristo, Figlio di Dio
fatto uomo, che vive in mezzo a noi.
Dagli evangelisti Cristo ci viene
presentato come persona che prega,
come persona che ci insegna a pregare, come persona che esaudisce le
nostre preghiere.
Gesù persona che prega
Leggiamo nel catechismo della
Chiesa cattolica: «Il Figlio di Dio,
diventato Figlio della Vergine ha
imparato a pregare secondo il suo cuore di uomo».
Umili Voci
Lo apprende da sua Madre che serbava nel suo cuore tutte le “grandi
cose” fatte dall’Onnipotente. Lo
apprende nelle parole e nei ritmi della
preghiera del suo popolo, nella sinagoga di Nazaret e nel tempio (Cat.
Chiesa Catt. 2599).
Gli evangelisti soprattutto ci fanno conoscere la novità della preghiera
di Cristo, che è la preghiera filiale.
È questo rapporto filiale che da Cristo viene vissuto intensamente e con
costanza durante la sua vita pubblica.
La vita pubblica di Gesù, se è
caratterizzata dall’annuncio della presenza del Regno, è costellata da
momenti di preghiera, specialmente
nei momenti decisivi della sua vita.
Infatti Gesù prega al momento del
suo battesimo: «Mentre pregava il cielo si aprì e il Padre ce lo presenta
come il “Figlio suo amato”» (cfr. Luc.
3, 21 ess).
Gesù prega prima di scegliere i
suoi apostoli (Lc. 6, 12), prega nella
sua trasfigurazione (Lc. 9, 28), prega
durante l’agonia (Lc. 22, 41-44). Prega dall’alto della croce ed invoca il
Padre dal quale si sente abbandonato
(Mt. 22, 45), chiede perdono per i
suoi crocifissori che non sanno quello
che fanno (Lc. 23, 34).
Mediante la preghiera Gesù aderisce in modo filiale e fiducioso con la
sua volontà umana alla volontà
d’amore del Padre.
Gli evangelisti, mentre ci presentano Gesù che prega, evidenziano che
la sua preghiera spesso viene vissuta
in solitudine, sulla montagna, nella
notte. Di questa preghiera notturna
noi non conosciamo il contenuto.
Conosciamo però in modo chiaro ed
esplicito due preghiere pronunciate
da Cristo durante il suo ministero.
Nella prima Gesù benedice il
Padre perché ha nascosto i misteri del
Regno ai dotti, ma li ha rivelato ai piccoli: «Ti ringrazio, Padre, Signore del
cielo e della terra. Ti ringrazio perché
hai nascosto queste cose ai grandi e ai
sapienti e le hai fatto conoscere ai piccoli» (Mt.11, 25-27).
La seconda preghiera è stata fatta
prima della risurrezione di Lazzaro:
«Gesù alzò gli occhi al cielo e disse:
“Padre ti ringrazio perché mi hai
ascoltato. Lo sapevo che mi ascolti
sempre. Ma ho parlato così per la gente che sta qui attorno, perché credano
che tu mi hai mandato”» (Gv.11, 4243).
Come si può notare, nelle due preghiere riportate Gesù innanzi tutto ringrazia il Padre sia perché l’agire del
Padre evidenzia quanto Gesù ha proclamato nelle Beatitudini – Beati i
poveri in spirito – sia perché il Padre
ascoltando la preghiera di Gesù evidenzia l’autenticità della sua missione.
La lettera agli Ebrei esprime come
la preghiera di Gesù operi la vittoria
della salvezza: «Nei giorni della sua
vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui
che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo
Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza
dalle cose che patì, e reso perfetto,
divenne causa di salvezza eterna per
tutti coloro che gli obbediscono» (Ebr.
5, 7-9).
Gesù insegna a pregare
Quando Gesù prega, ci insegna a
pregare. Ci insegna a pregare per i
nemici e per i persecutori. Solo così si
diventa figli di Dio la cui perfezione
dobbiamo imitare: «Pregate per quelli
che vi perseguitano. Facendo così,
diventate veri figli di Dio, vostro
Padre che è in cielo. Perché egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e
fa piovere per quelli che fanno il bene
e per quelli che fanno il male» (Mt. 5,
44-45).
Umili Voci
13
14
Gesù insegna a pregare nel segreto senza sprecare parole: «Quando
vuoi pregare entra in camera tua e
chiudi le porte. Poi prega Dio presente anche in quel luogo nascosto. E
Dio, tuo Padre, che vede anche ciò
che è nascosto ti darà la ricompensa.
Quando pregate non usate tante parole ...» (Mt. 6, 6-7).
Gesù ci insegna a pregare con
fede perché solo la fede in Dio ci dà la
certezza di essere esauditi.
«Tutto quello che domandate, nella preghiera abbiate fede di averlo
ottenuto» (Mc. 11, 21) Perché “tutto è
possibile per chi crede” (Mc. 9, 21).
Però Gesù ci avverte che la preghiera
di fede non consiste nel dire «Signore, Signore, ma nel fare la volontà del
Padre» (Mt. 7, 21).
Insegnandoci a pregare Gesù ci
ricorda che l’incontro con il Padre
mediante la preghiera deve diventare
impegno di imitare la perfezione del
Padre, impegno di cambiare vita e di
crescere nella comunione con Lui.
Con tre parabole Gesù insiste sull’importanza della preghiera.
La prima – l’amico importuno –
esorta ad una preghiera da fare con
insistenza (cfr. Luc. 22, 40-46); la
seconda – La vedova importuna – è
centrata sulla necessità di pregare
sempre, senza stancarsi con la pazienza della propria fede (cfr. Luc. 18, 18); la terza parabola – ll fariseo ed il
pubblicano – evidenzia la necessità
dell’umiltà del cuore che prega (cfr.
Luc.18, 9, 14).
Gesù esaudisce le nostre preghiere
Mentre Gesù si presenta a noi
come modello di preghiera e ci insegna a pregare, esaudisce le nostre preghiere. A conferma basti ricordare Giairo (Mc. 5, 36), la Cananea (Mc. 7,
29), il buon ladrone (Luc. 23, 39, 43).
In queste preghiere si chiede la guarigione da malattie, la remissione dei
peccati. A queste preghiere Gesù
risponde: «Va in pace, la tua fede ti ha
salvato».
A conclusione ricordiamo quanto
ci dice S. Agostino: Quando Gesù prega Egli «Prega per noi come nostro
sacerdote, prega in noi come nostro
capo, è pregato da noi come nostro
Dio. Riconosciamo, dunque, in Lui la
nostra voce e in noi la sua voce»
(Enarratio in psalmos, 85).
Rosario Salvaggio
Umili Voci
VO
CA
ZIO
NALE
SOSC
LE
RA
TO
PAS
Salesiane Oblate del Sacro Cuore
Pagine VOC
15
con Maria
atteggiamenti della risposta vocazionale
Maria è figura di ogni
credente, è figura della
Chiesa.
Possiamo guardare a lei
per contemplare come Dio
agisce nella nostra vita,
per imparare come essere,
per un sostegno nelle
nostre scelte.
Umili Voci
VO
CA
ZIO
NALE
SOSC
LE
RA
TO
PAS
Salesiane Oblate del Sacro Cuore
16
LUCA 1, 34-37
Maria disse all’angelo: «Come
è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo
Spirito Santo scenderà su di te,
su te stenderà la sua ombra la
potenza dell’Altissimo. Colui
che nascerà sarà dunque santo
e chiamato Figlio di Dio. Vedi:
anche Elisabetta, tua parente,
nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto
mese per lei, che tutti dicevano
sterile: nulla è impossibile a
Dio». Allora Maria disse:
«Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello
che hai detto». E l’angelo partì
da lei.
L’ascolto della parola dell’angelo
rende Maria capace di ricevere la
rivelazione nella sua essenza più vera:
“Maria è la piena di grazia”. Dall’ascolto profondo nasce l’accoglienza del dono e la disponibilità di Maria
a ricevere e custodire la Parola fatta
carne.
Umili Voci
Pagine VOC
“L’intera esistenza della Vergine di
Nazaret è stata scandita da tappe di
ascolto, che l’hanno portata a
un’elevazione sempre più alta della
sua personalità, parallelamente al
crescere della sua intimità col Dio
trinitario...”
e
r
a
t
l
o
c
s
a
i
d
o
d
o
m
n
u
’è
“C
che è un modo di donare”
VO
CA
ZIO
NALE
SOSC
LE
RA
TO
PAS
Salesiane Oblate del Sacro Cuore
Pagine VOC
Luca 2, 51
Maria serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore
17
Il Dio che noi cerchiamo, seguendo nella
fede il Cristo risorto, non è esterno a noi,
ma abita in noi. Dice Gesù nel quarto
Vangelo: «Se uno mi ama, osserverà la
mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di
lui» (Giovanni 14, 23). Il silenzio così diventa quello spazio (o quella condizione) in
cui possiamo scoprire Dio vicinissimo a noi, come ben hanno capito e ci dicono alcuni
maestri della vita spirituale: “Tu eri dentro di me e io ero fuori. Lì ti cercavo... Tu eri
con me e io non ero con Te” (Agostino, Le Confessioni X, XVII); “Immaginate che
dentro di voi vi sia un palazzo immensamente ricco, fatto di oro e di pietra preziosa.
Questo palazzo è l’anima vostra: quando essa è pura ed adorna di virtù, non v’è
palazzo cosi bello che possa competere con lei. Immaginate ora che in questo palazzo
abiti il gran Re che nella sua misericordia si è
degnato di farsi vostro Padre, assiso sopra un
Il silenzio è il clima
trono di altissimo pregio, il vostro cuore”.
dell’ascolto.
(Santa Teresa, Cammino di perfezione, 28,9)
Chi non predilige il silenzio, chi
non si allena al silenzio, non
arriverà all’ascolto.
Siediti ai bordi dell’aurora,
per te si leverà il sole.
Siediti ai bordi della notte,
per te brilleranno le stelle.
Siediti ai bordi del torrente,
per te canterà l’usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio,
Dio ti parlerà.
(poesia Indiana)
Umili Voci
VO
CA
ZIO
NALE
SOSC
LE
RA
TO
PAS
Salesiane Oblate del Sacro Cuore
Pagine VOC
Atti 1,14
...erano assidui e
concordi nella
preghiera,
insieme con alcune
donne e con Maria, la
madre di Gesù e con
i fratelli di lui.
18
“Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc2,19).
Immagine perfetta della Chiesa, Maria lo è anche per il modo con cui incontra la parola
di Dio: l’ascolta attentamente, la medita con intenso discernimento, vi si dona senza
riserve: “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38). In lei l’ascolto si fa celebrazione della Parola, gesto concreto di carità e di premurosa presenza, coraggiosa fedeltà
nel momento della prova, comunione nella preghiera e nella speranza con la Chiesa
missionaria. Maria, madre e discepola del Signore, sia per tutti noi modello di come
dare ospitalità, amore e fedeltà alla parola di Dio”.
(Giovanni Paolo II “Fides et ratio”)
«Per me la preghiera è uno
slancio del cuore, è un
semplice sguardo
gettato verso il cielo, è un
grido di riconoscenza e di
amore nella
prova come nella gioia».
Santa Teresa di Gesù Bambino
Umili Voci
Lettera a
Filemone
All’interno dell’Epistolario paolino, questo scritto rappresenta qualcosa di particolare: mentre, come sappiamo, Paolo dettava le sue lettere al
segretario Silvano, questa invece è
stata scritta di sua mano, per un motivo molto particolare.
Innanzitutto non possiamo considerarla una lettera in senso proprio,
quanto piuttosto un “biglietto”, composto da soli 27 versetti, ma molto ricchi di significato, tanto che uno studioso l’ha definita «un vero capolavoro di tatto e di cuore» nel trattare una
questione privata che a Paolo stava
particolarmente a cuore: la sorte di
Onesimo, che egli definisce mio
figlio, che ho generato in catene (v.
10).
Il destinatario della lettera è Filemone, un ricco proprietario diventato
cristiano probabilmente per la predicazione di Paolo, al quale l’apostolo
si rivolge come ad un amico per un “favore”, una richiesta delicata: il riaccoglimento di Onesimo, uno schiavo
di Filemone fuggito e rifugiatosi presso Paolo, che lo ha convertito alla
fede in Gesù.
Trattandosi, adesso, di un nuovo
fratello nella fede, Paolo avrebbe
potuto trattenerlo con sé, come un
uomo libero, ma la sua delicatezza lo
spinge a rivolgersi al legittimo pro-
Umili Voci
19
20
prietario dello schiavo, perché sia lui
a decidere cosa fare.
L’apostolo, pur avendo l’autorità
per ottenere in nome della loro fede
comune la liberazione di Onesimo, si
appella invece alla carità, ben conosciuta da tutti, di Filemone, fatto che
per Paolo è fonte di gioia e consolazione, e nello scritto usa un linguaggio fatto di tenerezza e insieme
malinconia.
Chi scrive è un vecchio, prigioniero di Cristo Gesù; nel rimandare
Onesimo, che gli sarebbe stato utile
nel suo stato di uomo in catene per il
Vangelo, dichiara di privarsi di un
pezzo di se stesso – il mio cuore – ma
nello stesso tempo sembra voler mettere alla prova la misericordia
dell’amico.
Con parole piene di tenerezza, cerca di dare un senso alla fuga dello
schiavo: forse è stato un bene che fosse fuggito presso Paolo, perché così
egli ha potuto portarlo alla loro fede
comune e Filemone riavesse non più
uno schiavo, bensì un fratello, che
Paolo mette allo stesso loro livello.
Ma la carità va oltre; Paolo chiede
all’amico di addebitare a lui stesso
sia l’offesa recatagli, sia il danno economico che può essergli derivato e lo
afferma con forza: se ti ha offeso o ti è
debitore, metti tutto sul mio conto ...
pagherò io stesso e per questo scrive
di suo pugno questa lettera strettamente privata, che poi continua con
accoramento appellandosi al “fratello”, perché egli possa esaudirlo nel
Umili Voci
Signore e dare sollievo al suo cuore in
Cristo.
Anche se nella lettera non compare il termine “misericordia”, la
richiesta è fatta appellandosi alla carità, la più alta forma di misericordia
che un credente in Cristo può esercitare ed è infatti in nome di essa che
Paolo avanza la sua richiesta.
Per questo, ricordando all’amico
Filemone che anche lui gli deve la
sua conversione, è certo che la sua
richiesta non solo sarà esaudita, ma
sarà addirittura superata dalla generosità del fratello nella fede, tanto
che si augura che egli potrebbe
rimandargli indietro Onemiso, usando anche verso lo stesso Paolo la sua
misericordia.
Questo è il contenuto di uno scritto insolito rispetto a tutte le altre lettere di Paolo, non solo per il fatto che è
scritto dalla sua stessa mano, ma perché rappresenta uno spaccato psicologico dell’animo dell’apostolo, che
qui non si presenta come il maestro
che esorta, ma semplicemente come
un amico che chiede ad un altro amico, in nome del Signore Gesù, di riconoscere colui che era schiavo come
un uomo libero, un fratello in Cristo.
Parla con il cuore in mano, ma
quello che gli preme è troppo importante: come dirà in un’altra sua lettera, aderendo alla fede ormai non c’è
più schiavo o libero, ma tutti siamo
uno in Cristo Gesù.
Anna Maria Munafò
Pietro Borzomati:
una vita illuminata
dalla fede
Venerdì 26 settembre si è spento il
professor Pietro Borzomati, calabrese, storico appassionato del Mezzogiorno d’Italia e della santità, per molti anni ordinario di Storia del Mezzogiorno alla Sapienza, fino alla morte
consulente storico nella Sacra Congregazione dei Santi.
Dire di lui “si è spento” non è esatto, la sua fede semplice e tenace non
può consentirlo perché il professor
Borzomati, a motivo di questa, noi lo
crediamo, ora splende in cielo avvolto dalla luce del volto di Dio.
Intellettuale, studioso, docente,
uomo di Chiesa, ma soprattutto credente fervido e leale si dice di lui sull’“Avvenire” del 1° ottobre nel ricordo che fa di lui Marco Impagliazzo.
E sull’«Avvenire di Calabria» da
parte di don Antonino Iannò: Egli era,
infatti, uno storico che ha saputo leggere la storia con gli occhi del credente, vedendo in filigrana, quindi,
nella storia degli uomini, la presenza
e l’azione di Dio (....)
Un grande, ed insieme semplice,
studioso, innamorato della Chiesa.
Un uomo di fede. Un uomo in cui lo studio della fede, secondo l’approccio
storico-religioso-spirituale, non è
disgiunto dalla vita di fede.
La Congregazione delle Salesiane
Oblate del Sacro Cuore ha avuto
l’onore di conoscerlo e di apprezzarlo
per le sue doti intellettuali, ma soprattutto per la sua fede profonda, perché
relatore nel 1987 della tesi di sr Graziella Benghini, attuale Superiora
Generale, sul Fondatore: La diocesi di
Bova dagli anni ’30 ai ’40 e l’azione
pastorale e sociale di mons. Giuseppe
Cognata.
A lui, storico particolarmente interessato della sua amata Calabria, la
figura di questo vescovo, audacemente fermo nella sua adorazione della
volontà di Dio, fino ad accettare le
calunnie e l’ingiusta condanna pur di
non tradirla, è rimasta nel cuore.
Le suore lo ricordano con ammirazione e gratitudine per l’impegno speso a favore del riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa della santità di mons. Cognata.
Così dice di lui nel centenario del-
Umili Voci
21
22
la sua nascita: in questi, come in altri
scritti, emerge la vera prospettiva della spiritualità salesiana che ha le sue
basi nel compimento della volontà di
Dio. Don Cognata mette a dura prova
il suo rapporto con Dio con
l’impegno di coniugare la sua volontà come adesione alla volontà del
Signore...
Si impegnò nella ricerca e
nell’adempimento di una adorabile
volontà divina che lo chiamava a precisi compiti... Se non si studia quindi
questa sua spiritualità, questo suo
attivismo che nasce da un senso altissimo di dipendenza da Dio, da una
esperienza di povertà interiore, da
uno spogliamento radicale di sé, non
si possono comprendere gli eventi suc-
Umili Voci
cessivi della sua travagliata esperienza.
E riferendosi a due lettere di mons.
Cognata inviate ad una sua figlia spirituale, una del 1939 durante la bufera
che lo colpiva e l’altra del ’40, dopo la
condanna: Sono scritti spirituali, questi, di altissimo valore, che solo un
martire che si avvia al supplizio docilmente accetta, anzi invoca.
Le Salesiane Oblate, pur dispiaciute umanamente per la perdita di un
tale amico, sanno già che egli, amante
della Verità venuta tra gli uomini, continuerà dal cielo ad impegnarsi perché
sia fatta luce di verità sulla vicenda di
mons. Cognata.
Grazie, professore, e arrivederci
in Paradiso!
Porta del
Cielo
Tra le invocazioni che si rivolgono alla Santissima Madre di Gesù e
nostra, nelle litanie lauretane, ci sta
“Ianua coeli”, Porta del cielo!
Sono tutti belli i titoli che noi
rivolgiamo alla Mamma Celeste, ma
quello che mi ritorna alla mente in
modo particolare, quando leggo le
vite dei santi, è proprio questo: Porta
del cielo.
Non ci sono santi che non hanno
avuto una speciale devozione per la
Madonna. Ne citiamo solo qualcuno:
San Bernardo, un innamorato di
Maria e delle sue virtù, San Luigi
Maria Grignon di Monfort, che si consegnava tutto a Lei, San Giovanni
Bosco che sperimentò la sua guida
materna e il suo aiuto lungo il corso
della sua vita, San Gabriele
dell’Addolorata, santa Teresina del
Bambino Gesù, e quanti, quanti altri
santi, tanti, tanti, tutti.
“Ad Jesum per Mariam” – a Gesù
per Maria – è la frase che ripetevano,
ed ancora: “Chi ama Maria si salva,
chi non ama Maria si danna”.
Anche l’ultimo santo, san Giovanni Paolo II, ce lo insegna: Totus
Tuus; tutto tuo, o Maria! E tutto suo è
stato, ella lo ha condotto per mano,
come fa con tutti quelli che l’amano,
sulla Via, verso la Verità e la Vita, verso la Luce, quindi verso Gesù, il Salvatore del genere umano. La grandezza di Giovanni Paolo II viene da
lei, che egli ha tanto amato.
Maria SS. è davvero la Porta del
cielo, perché la Salvezza, Cristo, viene da lei, lei ce lo ha dato, con il suo
“SI” all’annuncio dell’Angelo (Lc 1,
38), il suo “SI” all’annuncio di Simeone: ...e a te una spada trapasserà
l’anima (Lc 2, 35), il suo “SI” ai piedi
della Croce (Gv 19, 26-27).
Ella non comprendeva le parole
del Figlio (Lc 2, 50), ma sapeva Chi
era, la sua fede, la sua speranza glielo
dicevano ed ella, Porta del cielo, ci
insegnava già fin dal suo terreno pellegrinaggio: Fate tutto quello che egli
vi dirà (Lc 2, 5).
La Vergine Madre fin dalla sua
vita terrena spalanca il suo cuore
Umili Voci
23
24
all’umanità angosciata, sapendo di
non restare delusa, precorrendo le
nostre richieste, soccorrendo in noi
l’inconsapevolezza della nostra miseria: Non hanno più vino! (Lc 2, 3).
Non abbiamo più “vino”, o
Madre, ma abbiamo te, il tuo amore,
la tua pietà. E dove andremmo, senza
di te? Tu conosci la Via, la Verità, tu ci
doni la Vita.
Maria SS. disse ai tre pastorelli di
Fatima, dopo aver mostrato loro
l’inferno dove cadono le anime dei
peccatori: Per salvarle Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio
Umili Voci
cuore Immacolato. Se faranno quel
che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace.
Nessun devoto di Maria si perde,
ella si erge contro il nemico a nostra
difesa.
Amiamo questa Madre benedetta,
che per prima ci ha amati accettandoci come suoi figli in Giovanni,
nell’ora del dolore, ed accorriamo a
lei da figli disposti ad accogliere la
Parola, Gesù, Verbo del Padre!
Salve, Porta del cielo, Madre di
Gesù e Madre nostra, salve!
Vivonloa
nel
Luce
Sr TERESA CONCETTINA
PANZICA
Resuttano (CL) 02.10.1944
Tavarnuzze (FI) 14.07.2014
Suor Teresa nacque a Resuttano
(CL) il 2 Ottobre 1944. Entrò in Noviziato a Tivoli (RM) all’età di 20 anni e
indossò l’abito religioso l’otto
Dicembre 1965, solennità dell’Immacolata Concezione. Emise la sua Prima Professione nelle mani del Fondatore Mons. Giuseppe Cognata il 22
Agosto 1966.
Cominciò il suo servizio nella Congregazione delle Suore Salesiane
Oblate del Sacro Cuore come insegnante di Scuola materna a Montebello d’Orciano (Pesaro) dal 1966 al
1971 con spirito salesiano, fedele al
Motto del fondatore: «Caritas Christi
urget nos» e percorrendo l’Italia dalla
Calabria alla Toscana, dal Veneto
all’Emilia Romagna, ovunque
lasciando un caro ricordo in chi l’ha
conosciuta.
Nel Settembre 2013 viene trasferita a Tavarnuzze (FI) in qualità di inse-
gnante ed è qui che si conclude il suo
pellegrinaggio terreno il 14 Luglio
2014.
Suora solare, obbediente, decisa e
retta, instancabile e pronta al sacrificio
senza risparmiarsi mai. Era straordinaria nell’insegnamento del Catechismo. Amava immensamente i bambini
e da essi era puntualmente ricambiata.
La vivacità del suo carattere e la facilità di rapportarsi con chiunque incontrava la resero sorella apprezzata e
ricercata lasciando in tutti un senso di
pace e di grande simpatia.
Suor Teresa amava la Congregazione, le Sorelle e, potendo rendere
loro un servizio, lo faceva volentieri.
Negli ultimi giorni della sua malattia alle Consorelle “raccolte” attorno
al suo letto ripeteva sommessamente:
«Siamo del Signore». Ha distribuito a
chi le stava vicino i frutti di una vita
“imbevuta” di Dio e resa ancora più
feconda nella malattia e nella santa gioia di sentirsi fedele a Gesù per la vita e
per la morte.
GRAZIE Suor Teresa!
Domenica Lamanna
Umili Voci
25
Sr ANTONIETTA
CONCETTINA ARNONE
Favara (AG) 18.03.1936
Xitta (TP) 10.08.2014
26
Chi è mia madre, chi sono i miei
fratelli? Chi fa la volontà del Padre
mio.
Questa è la vocazione dei chiamati, superare i vincoli del sangue e vivere con i vincoli della carità nella
volontà del Signore ma non per questo non rimane l’affetto per i familiari.
Questa fu la vita di sr Antonietta
vissuta in comunità.
Chi era sr Antonietta? Una suora
semplice, buona che si lasciava attraversare dalla bontà di Dio che si rivela ai piccoli e agli umili. Una suora
obbediente, lavorava nel silenzio senza farsi notare, amando il nascondimento.
Aveva una grande capacità, direi
quasi un dono, di soffrire con pazienza pur nei momenti più bui e dolorosi.
Non si offendeva mai. Il suo volto
sereno, velato da un semplice sorriso,
dava la sensazione di una forte vita
interiore.
Cinquant’anni ha trascorso nella
nostra famiglia Oblata dandoci esempio di una vita vissuta pienamente nel
dono di sé attraverso il sacrificio.
Dopo tanti anni trascorsi nel Veneto il
suo desiderio fu quello di ritornare in
Sicilia per stare un po’ con i suoi familiari. Forse sentiva nel suo cuore che
Umili Voci
la malattia pian piano la stava consumando e li ha voluti vivere qui nella
sua terra. Dopo due anni ci lascia con
il ricordo più grande che si può avere
di una persona: l’amore alla Congregazione e alla famiglia naturale.
Maria Laura Fria
Sr ANNA AGNESE TOTO
Tivoli (RM) 25.03.1941
Tivoli (RM) 9.09.2014
«Sono giunte le nozze dell’Agnello, la sua sposa è pronta»!
Suor Anna Toto ci ha lasciato per
tornare nella Casa del Padre.
Mi chiamo Cristiano e faccio parte della Comunità di Jenne, un ridente
paese della Valle dell’Aniene dove
suor Anna ha prestato servizio come
religiosa salesiana per molti anni.
Sono molteplici i ricordi che ci legano
a suor Anna, ricordi belli e calorosi.
Arrivò a Jenne che era giovane suora
e servì umilmente la nostra comunità
ma sempre con molta attenzione e
scrupolo. La ricordo impegnata a mantenere in ordine la Chiesa, a decorare
l’altare con belle tovaglie e ornarlo di
fiori sistemati sempre con molto
gusto. Organizzava noi giovani al fine
di animare le liturgie domenicali e
festive e istruiva i chierichetti per il
servizio presso l’altare. Ha cresciuto
27
generazioni, oggi diventati ormai
uomini e donne che con molto dolore
hanno appreso della sua morte. E
come non ricordare le frequenti visite
ai malati con i quali instaurava un rapporto filiale mantenendo con loro contatti anche dopo aver lasciato Jenne?
Per molti di noi Suor Anna è stata
come una seconda madre, un vero
esempio di dedizione, fedele sempre
alla sua vocazione di oblata. Ricordo
di una volta che lei era in macchina
con me mentre da Tivoli si trasportava a Jenne il feretro di suor Maria Pierina, la sua direttrice per tutto il tempo che stette lì, per la sepoltura. Mi
disse che se avesse avuto modo di
rinascere avrebbe nuovamente offer-
to la sua vita a Dio, quel Dio che lei
sempre inseriva in qualsiasi tipo di
discorso si affrontasse.
Cara suor Anna, grazie di cuore per
quanto hai fatto per noi tutti. Dio te ne
renda merito! E quel Dio per cui hai
offerto tutta la vita ti premi ora con la
corona promessa ai buoni e retti di
cuore. Questo è l’augurio che ti fa Jenne. La comunità jennese ti ricorda con
affetto grande sincero. E tu dal Paradiso dedica anche solo una piccola
porzione della tua preghiera per questo paese che hai tanto amato e che hai
portato nel cuore.
Grazie ancora, suor Anna e riposa
in pace.
Cristiano Lauri
Umili Voci
Notizie
Brevi
28
Saline Joniche (Rc)
Pizza solidale e riconoscimento per
l’Associazione «Amici dell’Oncologia» di Alzano Lombardo
Due volontarie dell’associazione
«Amici dell’Oncologia di Alzano
Lombardo», località del bergamasco,
Clara e Antonella, sono arrivate in villeggiatura a Saline Ioniche per beneficiare del clima e della bontà del nostro
mare. Subito sono state travolte
dall’ospitalità, che ha permesso
loro di gustare la buona cucina
calabrese, ma anche di incontrare molti di coloro che per vari
motivi sono e continuano ad essere sostenuti dai servizi erogati
dagli «Amici dell’oncologia».
Da parecchi anni l’Associazione è attiva presso i dayhospital oncologici di Alzano
Lombardo, Piario e Seriate, tutti
i giorni opera nei reparti di
degenza, trasporta i pazienti dal
domicilio alle strutture per visite,
Umili Voci
terapie e/o radioterapie, gestisce la
«Casa di accoglienza Mons. Aldo
Nicoli», tutto ciò senza scopo di lucro,
ma solo per dare sollievo e conforto a
chi è affetto da patologie oncologiche
e per sostenere moralmente le famiglie nell’impegnativo cammino.
Domenica 21 alle ore 19.00 la
Comunità parrocchiale di Saline ha
condiviso con le volontarie un’emozionante celebrazione eucaristica officiata da Don Paolo Ielo, durante la quale è stata anche offerta, come segno di
riconoscenza, un’icona del SS. Salva-
tore che, come assicurato dalle stesse,
verrà esposta presso la Casa di Accoglienza.
La loro presenza ha spinto Zampaglione Fortunato, anch’egli paziente
oncologico che ha usufruito ed usufruisce dei servizi prestati dai volontari, ad organizzare per i cittadini del
comprensorio di Montebello Ionico e
delle località limitrofe, una PIZZA
SOLIDALE presso l’agriturismo «Le
Agavi» a Saline Ioniche.
Così la sera di lunedì 22 alle ore
20.00 si è concretizzato l’appuntamento per la PIZZA SOLIDALE, che
ha visto la partecipazione di 160 presenze. È stata una serata all’insegna
della solidarietà, con la raccolta di fondi, ma soprattutto un momento di sincera armonia e socializzazione fra i
convenuti, tra risate, musica, balli,
interventi telefonici con il Presidente
dell’Associazione e i Dottori G. Cotroneo e G. Rodà.
Per un paio d’ore i malati, i loro
familiari, Don Paolo Ielo, Suor Maria
Sciascia ed alcune rappresentanti del
gruppo ALOS, il personale dell’ Istituto Comprensivo e tutte quelle persone
che hanno aperto il cuore all’iniziativa, hanno dimostrato che attraverso
l’impegno di ciascuno il problema
oncologico può essere vissuto con
maggior dignità da molti. La responsabile delle ALOS di Saline ha scritto
una commovente e sentita lettera che è
stata letta durante la serata e donata
alle due volontarie.
Anche la Commissione Straordinaria per la gestione del Comune di
Montebello Ionico, nella fattispecie i
dottori Muccio, Giaccari e Giliberto,
martedì 23 alle ore 11,15 presso la
delegazione di Saline Joniche ha consegnato, con una cerimonia molta
sobria, una targa all’Associazione bergamasca. Durante la manifestazione
vi è stato un collegamento telefonico
vivavoce con il Prof. Giuseppe Nastasi, Primario oncologia dell’Ospedale
Pesenti Fenaroli di Alzano e con il Presidente degli “Amici dell’oncologia”
Andrea Bertini.
Sicuramente quanto è stato realizzato
sul nostro territorio è frutto di condivisione di momenti, valori, esperienze
che hanno determinato il concretizzarsi di ciò che è stato affermato da
Mons. Aldo Nicoli: “ Se doni dimentica, se ricevi ricorda”.
Giacomina Salsone, alos
Pellaro (Rc)
Oratorio «Sul sentiero del fuoco»
L’Oratorio Salesiano “Mons. Giuseppe Cognata” di Pellaro (RC) ha presentato il grest “Zawadi, il Sentiero
del Fuoco”.
Per due settimane, dal 7 al 18
luglio 2014, più di 80 bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie
sono stati catapultati nel villaggio di
Karibu e hanno seguito il viaggio di
Umili Voci
29
30
L’Oratorio Scolastico “Mons. Giuseppe Cognata” di Pellaro (RC)
ha presentato il Grest “Zawadi, il Sentiero del Fuoco”
Babù, Nyma e Wolly alla ricerca della
Pietra Sacra perduta.
Con balli, giochi, laboratori e preghiera, si è voluto approfondire il
tema del dono, rappresentato come un
elemento fondamentale per la vita di
ciascuno, un’espressione di quanto
c’è di più profondo e prezioso nelle
persone: la loro spiritualità.
Un altro aspetto fondamentale su
cui si è prestata attenzione è questo: la
vita ci è stata donata, l’abbiamo ricevuta gratuitamente, “si diventa grandi” e “si è grandi” se si mette a frutto
questo dono con generosità.
Annalisa Paviglianiti
Umili Voci
Bova (Rc)
Con Don Bosco per i giovani e con i
giovani
Il 15 ottobre 2014, la Famiglia
Salesiana si è riunita a Bova Marina
per celebrare un’occasione davvero
speciale: l’apertura del bicentenario
della nascita di San Giovanni Bosco e
del 130° anno della nascita di Mons.
Giuseppe Cognata.
È iniziato così un anno di festa,
come scrive il Rettor Maggiore don
Anghel Artime, «in cui tutti siamo chia-
mati a vivere ed esprimere la nostra
celebrazione come vera Famiglia», in
comunione tra noi. Siamo chiamati ad
una maggiore responsabilità, all’assunzione di impegni rinnovati e precisi, per ritrovare slancio ed entusiasmo
nel ripercorrere la via della missione
sulle orme del grande Santo Salesiano
e di un pastore, Fondatore e Padre premuroso del suo gregge, testimone di
oblazione e di fedeltà al Signore.
Il pomeriggio si è aperto con una
celebrazione eucaristica, all’insegna
della gioia, celebrata da don Stefano
Martoglio, Consigliere Generale della
Regione Mediterranea, e animata dai
ragazzi dell’Oratorio Salesiano di
Bova Marina. Era presente il parroco,
don Gaetano Nalesso, la Superiora,
suor Agata Grassia, padre Vittorio Quaranta, Vicario Episcopale per la Vita
Consacrata, don Leone Stelitano, Vicario Zonale, i sindaci delle due comunità bovesi, le autorità militari. Durante
la celebrazione, le Salesiane Oblate di
Mons. Cognata, insieme ai Salesiani
ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice, han-
no rinnovato solennemente i
voti nelle mani di don Stefano.
La Chiesa era gremita di fedeli,
ma soprattutto dei gruppi
dell’ALOS, provenienti dalle
realtà in cui le Salesiane Oblate del S. Cuore operano.
Terminata la celebrazione
eucaristica, tutti si sono ritrovati attorno al buffet offerto dalla Comunità Salesiana di
Bova. I giovani hanno ravvivato la festa con musica e balli
popolari, che hanno coinvolto
tutti, perché la gioia fortunatamente è
contagiosa.
Per concludere davvero in allegria,
un gruppo di ex allieve dell’oratorio di
Bova ha rappresentato la commedia
“Geronzia” di Maria Pia Battaglia. Il
teatro si è riempito di risate, spensieratezza e applausi per le attrici non professioniste e non più giovanissime, ma
entusiaste e giovani nel cuore, disposte
ad osare e mettersi in gioco per una
buona causa. Non è sempre facile trasmettere in ogni occasione gioia ed
entusiasmo, ma è questo il carisma
salesiano, in particolare quello dell’oblazione.
In questo anno, dunque, ci viene
chiesto di mettere a disposizione tutte
le nostre risorse, di ricercare nuove vie
di intervento, di essere più perseveranti nelle prove che non mancheranno, di
coltivare l’ottimismo proprio del credente, di essere più solleciti nella carità. Ci viene chiesto di essere veri figli
di Mons. Cognata.
Mariantonietta Pelle
Umili Voci
31
AVVISO PER
IL PORTALETTERE
In caso di mancato recapito
inviare al mittente specificando
DESTINATARIO l
Sconosciuto
l
Trasferito
INDIRIZZO
l
Inesatto
l
Respinto
Rivista Trimestrale di Formazione e Informazione
Anno LXVII • N. 4 • Ottobre - Dicembre 2014
Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 546/10VG del 14 aprile 2010
Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 Comma 2 DCB - ROMA
Stampato nel mese di Novembre 2014
Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore
VICOLO CIACCIA, 29 - 00019 TIVOLI (ROMA) - TEL. 0774.330962/3