i l i m U i c o V Anno LXVII • N. 4 Ottobre - Dicembre 2014 Umili Voci Sommario RIVISTA TRIMESTRALE DI FORMAZIONE E INFORMAZIONE ANNO LXVII • N. 4 Don Bosco 200 anni 3 La Parola di mons. Cognata 6 Tenerezza di Dio fra i poveri 8 La Preghiera di Gesù 12 SOSC 15 Lettera a Filemone 19 Pietro Borzomati: una vita illuminata dalla fede 21 Porta del Cielo 23 Vivono nella Luce 25 Notizie Brevi 28 Saline Joniche (RC) Pellaro (RC) Bova (RC) in copertina: Ottobre-Dicembre 2014 Redazione e indirizzo: Salesiane Oblate del Sacro Cuore Vicolo Ciaccia, 29 00019 Tivoli (Roma) Tel. 0774.330962/3 - Fax 0774.336568 E-mail: [email protected] Sito internet: salesianesosc.org Facebook: Salesiane Oblate Sosc Conto Corrente Postale n. 78125002 Direttore Responsabile: Don Andrea Massalongo Viale Mannelli, 9 - 00019 Tivoli (Rm) Tel. 0774.311310 Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 546/10VG del 14 aprile 2010 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 DCB - ROMA Quota di abbonamento Offerta volontaria per sostenere la rivista Stampa: Casa Ed. Scolastica Lombardi s.r.l. 00010 Villa Adriana - Tivoli (Roma) Via Paterno, 29f - Tel. e Fax 0774.530340 E-mail: [email protected] Dolce Signora delle Nevi, prega per noi! Don Bosco 200 anni In questo anno che completa il secondo centenario della nascita di D. Bosco, all’interno della Famiglia Salesiana, molti hanno sentito il bisogno di scrivere qualche cosa, oltre che meditare sulla sua figura di sacerdote, di educatore e anche di uomo eccezionale, per quello che ha fatto e per la sua eccezionale personalità. E questo anche se ormai di Don Bosco si è detto tutto. Eppure, forse, non si è detto completamente e profondamente tutto di una vicenda umana, che ha tutte le caratteristiche del misterioso e del divino. Si è parlato tanto di D. Bosco, grande educatore; si è scritto e con grande competenza del suo “Sistema Preventivo”, cioè del suo modo di educare, e si è detto con attenzione d’amore di tutto quello che ha detto e che ha fatto, e dei risultati che ha ottenuto. Eppure si ha la netta sensazione che non sia detto ancora tutto. Non ci è rivelato abbastanza chiaramente il “perché”, e il “come, la “ragione vera” di questo successo, che non è spiegabile solo con la sua pur notevole personalità. 3 È stato studiato e guardato con ammirazione l’aspetto esterno di D. Bosco educatore, ma spesso si è sorvolato su quel “qualche cosa” che lo ha mosso, che lo ha guidato, che lo ha sostenuto nel delicato lavoro educativo. Ciò che ci dovrebbe far riflettere sulla realtà intima di D. Bosco educatore è il fatto che lui, con il suo Sistema o Metodo educativo, ha prodotto notevoli frutti di santità tra i suoi giovani e ancora la Famiglia salesiana è feconda di santità. È questo qualcosa, Umili Voci 4 che lui dice non essere “suo”, che lo fa grande. A sentire lui, che attribuisce ogni risultato e ogni sua opera a Dio e alla Madonna, bisogna pensare che tra lui e Loro ci sia stata una “comunicazione” e una “comunione” di amore, di dialogo, di preghiera, di Grazia, di confidenza, di fede, di fiducia totale. Gli veniva comunicata quella potenza divina d’amore che converte e fa fiorire la santità. Il segreto di D. Bosco educatore non è la intelligenza o la sua esperienza o la sua capacità comunicativa, ma la Vita di Grazia, che era la vita di Dio in lui. Don Bosco fu un grande comunicatore di Parola di Dio, di Grazia, di Amore di Dio. Dio amava i “ragazzi dell’Oratorio” attraverso le parole, i gesti, l’amore di D. Bosco. La sua santità, non era fare miracoli, ma lasciar trasparire la sua unione con Dio; la sua opra non era “educare”, ma comunicare Dio, lasciar operare Dio nel cuore dei suoi ragazzi. Attraverso le sue parole, la sua bontà, la sua generosità, la sua fiducia nei giovani, il suo amore per loro. Dio operava, come incarnato nel cuore di D. Bosco, i miracoli di grazia che fiorivano nell’Oratorio di Torino. È stato detto da un grande cardinale di Milano, Ildefonso Schuster: “I salesiani non conoscono D. Bosco”. Era un profondo conoscitore del D. Bosco “Interiore”. In verità può essere che i Salesiani si affannino troppo a pubblicizzare la grandezza di D. Bosco, della sua mente, delle sue capacità, delle sue opere. Umili Voci Però sanno, vedono, “sentono” questa presenza di Dio, che fa apparire grande D. Bosco. Quello che essi dicono nasce sempre dallo stupore di scoprire tanta intimità di grazia e di presenza di Dio, tanta Parola di Dio in questo umile prete torinese. E sempre hanno il pudore di toccare le profondità del mistero di D. Bosco, la sacralità della sua intima unione con Dio, perché non sono molti quelli che saprebbero gustare questo suo intimo dialogo vitale con Dio. Se si affannano a mostrare la grandezza delle opere, non è per fare impressione, ma è per far riflettere, per spingere a studiare il segreto di questo prete. Forse è per questo che lui è conosciuto poco come “S. Giovanni Bosco”, mentre è sempre e per molti e per tutti “Don Bosco”, il povero prete che si arrabatta tra debiti e problemi e la fame dei suoi ragazzi, ma che va avanti con coraggio, perché la sua strada è disegnata e illuminata da Dio e si sente portato per mano dalla Madonna. Già! Questa Madonna che lo accompagna nei suoi sogni, che lo guida, che gli suggerisce quello che deve fare, che lo rimprovera, ma che sempre lo sostiene. Il discorso che si è fatto su D. Bosco educatore lo si può ripetere quando si guarda D. Bosco, grande realizzatore. Senza mezzi costruisce case, laboratori, collegi, chiese. Ed è così che si nasconde il mistero di tanta fecondità. Forse si parla troppo delle sue grandi qualità di organizzatore, di impren- ditore, di lungimirante, di coraggioso, di temerario, forse. E chi guarda si stupisce perché non capisce. E magari fa dire ad un politico del tempo: “Meno male che si è fatto prete, altrimenti quello ci mandava a casa tutti”. Stupiva che sapesse trascinarsi dietro centinaia (e ora decine di migliaia) di giovani senza offrire niente, se non la sua bontà e una speranza di paradiso, che oggi, forse, potrebbe far sorridere. Sfugge la ragione vera di come un uomo, solo, povero di mezzi, osteggiato dal potere civile e anche da qualche collega sacerdote, criticato, giudicato pazzo possa costruire un mondo che comprende, oggi, oltre 2.000 opere, 27.000 uomini (tra i 12.000 morti ai 15.000 viventi) e ancora oltre 2.000 opere gestite da 26.000 donne (tra le 10.000 morte e le 16.000 viventi). Ma questa ragione c’è, e non può essere che una Comunione vitale tra Dio e D. Bosco. Chi ha potuto leggere le sue memorie e quelle dei suoi primi figli, si imbatte continuamente in un D. Bosco che dice che “tutto è opera della Madonna”, che “è lei e non lui che fa i miracoli”, che è lei che lo istruisce e lo illumina in ogni impresa. È tipica la sua convinzione, che comunica anche agli altri, che “ogni mattone della basilica di Maria Ausiliatrice è un miracolo della Madonna”. Stupisce davvero che lui si sentisse in tanta familiare e intima comunicazione con la Madonna tanto da considerare se stesso come la mano di Lei che benedice, che conforta, che procura pane e allegria per i suoi ragazzi. Sa di dovere tutto a quell’“Ave Maria” detta con Bartolomeo Garelli, nella chiesetta di S. Francesco. E a distanza di 40 anni, guardando indietro le grandi opere fatte, dice: “Quanto bene di più avrei potuto fare, se avessi detto con più fede quella “Ave Maria”. Ma anche Don Bosco amava nascondere la sua “comunione” con Dio (spesso attraverso la Madonna) in quelli che lui chiamava sogni. Era lì che lui attingeva luce, forza, coraggio e fede per le sue opere. Ed è così conscio che è Dio e la Madonna che gli parlano nei sogni da affermare che “nessuna Congregazione ha avuto tanta Parola di Dio come la Congregazione Salesiana”. Questo è il “Don Bosco” che 200 anni fa ha fatto il suo primo vagito, che poi è diventato parola e che, per noi, è ancora eco della Parola che Dio ha rilevato in lui. Giuseppe Battello sdb Umili Voci 5 La Parola di mons. Cognata Preferenze della fraternità cristiana 6 Gesù venne nel mondo per aprire a tutti il suo Cuore ardente di carità; ma si degnò palesarci delle preferenze, che danno di più ai privilegiati, senza togliere nulla agli altri. Quanto diverse le preferenze di Gesù da quelle dell’amore naturale, con i suoi ingiusti eccessi! Meditiamole per imitarle, giacché dobbiamo amare come ha amato Gesù. 1° - Ricordiamo le tenerezze di Gesù per i fanciulli, nel racconto di san Marco: «Gli presentavano i fanciulli affinché imponesse loro le mani; ma i discepoli sgridavano coloro che li presentavano. Vedendo questo Gesù ne fu disgustato e disse loro: “Lasciate che i fanciulli vengano a Me e non allontanateli; perché di questi tali è il Regno di Dio” E abbracciandoli e imponendo loro le mani, li benediceva». E quando nella casa di Pietro a Cafarnao il Maestro volle dare una chiara risposta ai dodici apostoli, che disputavano chi fosse tra loro il maggiore, «preso per mano un fanciullo, lo pose in mezzo ad essi, e tenendoselo tra le braccia disse loro: Umili Voci Chi accoglie uno di tali fanciulli per riguardo mio, accoglie me...». E aggiunse: «E chi scandalizzerà uno di questi piccoli, che credono in me ... sarebbe meglio per lui che gli fosse legata al collo una macina da mulino e fosse gettato in mare». S. Matteo ci riferisce queste altre parole di Gesù: «Badate di non disprezzare neppur uno di questi piccoli: perché vi dico che i loro Angeli nei cieli stanno sempre alla presenza del Padre mio». Meditiamo queste espressioni del Cuore di Gesù, per comprendere quale rispetto e interesse affettuoso dobbiamo avere per i piccoli: guai a chi è di scandalo! Come potrà presentarsi al giudizio di Gesù, che tanto li predili- ge? Ma non basta non far loro del male; dobbiamo far loro del bene, per assicurarci maggior misericordia del divino loro Amico. Se possiamo interessarci direttamente dei piccoli, anche di uno solo, per la salute dell’anima e del corpo, per l’istruzione e l’educazione cristiana, siamone felici! Sarà ad ogni modo sempre possibile partecipare alle provvide istituzioni, quali la «Santa Infanzia» per le terre di Missione e l’Opera degli Asili per le nostre terre. E preghiamo per la salvezza dei piccoli amici di Gesù. Essere generosi con essi vuol dire essere generosi con Gesù. 2° - Ricordiamo la solenne promulgazione del nuovo codice della felicità: «Beati i poveri ... beati coloro che piangono.. beati i perseguitati». Ecco le preferenze di Gesù! E non solo a parole; poiché, come si legge nella Lettera agli Ebrei: «potendo godere, preferì la Croce»; e fu povero, e pianse, e fu perseguitato a morte! Ma ha fatto ancor di più: ha posto una sua speciale rappresentanza nella persona tra i più miseri tra gli uomini, facendo sue tutte le privazioni, le lacrime e le pene di questo mondo. Non avremmo nemmeno potuto immaginarlo, se Egli stesso non ce lo avesse dichiarato. Nell’ultimo giudizio, dinnanzi a tutte le nazioni radunate intorno al suo Trono di Maestà divina, Egli dirà agli eletti: «Venite, o benedetti dal Padre mio, prendete possesso del Regno preparato a voi fin dalla creazione del mondo. Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui pellegrino e mi accoglieste; ignudo e mi rivestiste; ammalato e mi visitaste; carcerato e veniste da me». Allora gli risponderanno i giusti: «Signore, quando mai affamato e ti demmo da mangiare, o assetato e ti demmo da bere? Quando ti vedemmo pellegrino e ti accogliemmo; o nudo e ti rivestimmo? O quando ti vedemmo ammalato o carcerato e venimmo a visitarti?» E il Re risponderà: «In verità vi dico: ogni volta che faceste qualche cosa a uno di questi più miseri miei fratelli, lo faceste a me». Dolci e consolanti parole! Ma quanto amare e terribili quelle che seguono: «Ogni volta che non faceste ciò per uno di questi più miseri miei fratelli, non lo faceste nemmeno a me. Andate lontano da me, o maledetti, al fuoco eterno!». Ecco le preferenze proposte alla nostra fraternità, secondo la norma stabilita dal misericordiosissimo nostro Signore: «Siate misericordiosi e avrete misericordia. Sarete misurati come misurerete gli altri». Esaminiamoci come intendiamo e pratichiamo le opere di misericordia, corporali e spirituali, ricordando le parole di S. Giovanni «Se uno vedrà un suo fratello nella necessità e gli chiuderà le sue viscere, come può esserci in lui la carità di Dio?». Diamo quanto possiamo secondo la necessità dei fratelli; e potremo sempre beneficarli spiritualmente, consigliando, consolando, sopportando, perdonando, pregando. Quale ricchezza ci troveremo in punto di morte! Umili Voci 7 Tenerezza di Dio fra i poveri 8 «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (Gv 6,12). È la frase che pronunciò Gesù quando, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, rimasero pezzi abbondanti. Mons. Cognata ne fece la sua parola d’ordine per la missione a cui lo Spirito Santo lo aveva chiamato. Alla vista di poveri derelitti della sua diocesi (Bova) egli, alla luce dello Spirito, la interpretò così: i pezzi avanzati era la povera gente di cui nessun potente si curava e a questi bisognava andare, ai preferiti di Gesù. Madre Bice visse a fondo nella sua anima questo carisma che non poteva esercitare in pratica come le figlie che Dio le aveva affidato, per- Umili Voci ché il suo compito era quello di governare, ma anche quello di amare. Ed ella ricordava alle altre chi era da amare, lo ricordava con la parola e con l’esempio. A tale conferma citiamo alcune sue circolari che riguardano l’apertura di una missione nell’America Latina, precisamente in Bolivia. Ecco come presenta alla Congregazione il lieto annunzio: Praticamente siamo sollecitate ad approfondire e a vivere con sincera coerenza la nostra vocazione specifica nell’umiltà, nella semplicità, nella generosità, come vere e autentiche missionarie ... Quindi con modestia, con sobrietà, con spirito di povertà, in santa letizia! Riducendo i desideri, rinunziando volentieri a quanto non è necessario per soccorrere chi è nella miseria e nell’abbandono. Il Signore ha disposto mirabilmente che nell’ottobre 1985, centenario della nascita del nostro Fondatore, si possa inaugurare la prima Missione sull’altopiano boliviano, a Puerto Acosta. (Circolare CV) E nella CVI così ricordava la vocazione specifica della Salesiana Oblata del Sacro Cuore: L’invito del Signore a spingere lo sguardo e l’animo verso le zone più povere dell’America Latina è stato recepito dovunque come un «dono»... Il felice ritorno alle fonti genuine dell’Oblazione... Come vuole il Concilio e come esorta frequentemente il S. Padre Giovanni Paolo II, la missione è vista oggi non tanto come «aiuto», ma piuttosto come «scambio di doni» una ricchezza per chi va ad evangelizzare i poveri e per chi accoglie i missionari, «scambio reciproco e fecondo di energie e di beni – dice il Papa – in quanto la povertà di una Chiesa, che riceve aiuto, rende più ricca la Chiesa che si priva nel donare» (Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 1982) E dopo l’apertura così continua: La Bolivia deve essere per noi uno stimolo forte e costante a vivere con amore la nostra «missionarietà», a progredire in semplicità e sobrietà, a rinunziare volentieri a quanto non è necessario, per arricchirci della grazia di Dio, diventare persone «libere» e distaccate, aiutare concretamente chi soffre e ha bisogno di aiuti di ogni genere ... Non occorre raccomandare la preghiera costante per queste generose sorelle, che si trovano in situazioni nuove e tanto diverse, né sollecitare la gara di iniziative opportune che sostengano la «nuova» Missione sorta, secondo il nostro carisma, tra i poveri ... della povera Bolivia (circolare CXIII). Non si stanca mai di ripetere e ricordare alle sue figliole il privilegio di trattare coi poveri, quelli coi quali non si è vergognato di identificarsi Gesù: «in verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt. 25, 40). Sono veramente commossa e ammirata per l’interesse fraterno con cui ogni Provincia e ogni Comunità segue l’attività apostolica delle missionarie boliviane e per la generosa gara di iniziative intelligenti, e sempre nuove, atte a formare e sensibilizzare bambini, giovani e adulti che frequentano le nostre case. Sento il dovere di esprimervi tanta gratitudine; ma il ringraziamento più vero e più efficace viene dal Signore che, presente in modo privilegiato nei fratelli più poveri e più oppressi, risponde con divina larghezza alle nostre attenzioni e premure verso gli indigenti. La Bolivia non è solo una palestra privilegiata di eroismo per le nostre missionarie, ma una grande ricchezza spirituale per noi che viviamo nel mondo della civiltà consumistica ... È motivo di ritorno alle fonti genuine dell’Oblazione: un bisogno dell’Essenziale, una riscoperta del valore autentico della povertà, che ci rende capaci di gustare, al di là delle cose che passano, la gioia vera e profonda della Presenza di Dio, che ci libera dai timori e da ogni forma di illusione egoistica, che ci colma di serenità, di pace e di speranza, pur in mezzo alle difficoltà e alle asprezze del nostro cammino di fede verso la Umili Voci 9 10 pienezza dell’Amore (Circolare CXX). Non sono vane parole queste di Madre Bice. Lo testimonia una missionaria in Bolivia che la vide lì, tra i poveri più poveri della Bolivia, Sr Luigina Giubellini. Ecco cosa scrisse di lei ricordandola nel trigesimo della sua morte: Sappiamo per esperienza che i sentieri dell’amore sono sempre misteriosi, nascosti, attraenti, segreti, pieni di tenerezza ... «La tenerezza non cerca mai il suo interesse ... non è esigente, si offre discretamente, con forma di signorilità incomparabile ... Solo la tenerezza possiede il dono di armonizzarsi tanto col rispetto ... È la tenerezza che costituisce il buon profumo dell’amore, sboccia come aroma nei gesti, nelle parole, in un comportamento che parte dal profondo dell’essere e avvolge prima di tutto lo stesso Dio» (Kosta Tsiropoulos). Umili Voci Quando ho letto questo trafiletto dello scrittore greco Tsiropoulos, tratto dal libretto “Tenerezza”, mi è venuta davanti la Madre Bice, la sua figura esile e signorile in tutto, la sua vita, il suo rispetto per tutto e per tutti ... il suo grande amore per il Creatore e per la creazione. Ho potuto vedere, nelle due volte che ci ha visitate in Bolivia, la sua grande disponibilità alla nuova cultura, quell’avvicinarsi discreto, silenzioso per capire, per conoscere, proprio come un avvicinarsi «scalzi» per non sciupare la terra che si calpesta ... Grazie, Madre Bice, per la tua audacia, per esserti aperta a nuovi orizzonti, per aver amato con tenerezza questi nostri fratelli più poveri. Grazie per essere stata attenta ai segni dei tempi e alla voce dello Spirito che, come tu stessa hai detto, ti ha guidato nella scelta della Bolivia e di Puerto Acosta. Ricordo molto bene la tua risposta quando ti chiesero perché quel luogo così isolato, distante dalla città, senza mezzi di comunicazione ... veramente povero tra i poveri. Con semplicità, che è stata la caratteristica della tua vita, hai risposto: «Proprio lì ho sentito fortemente la presenza dello Spirito»... ...Ora siamo certe che la tua presenza qui sarà ancora più intensa e forte, perché anche noi possiamo essere come te «Tenerezza di Dio fra i poveri». N.P. 11 Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. ! i t t u t a e l a t Buon Na Umili Voci La Preghiera di Gesù 12 Nel Vecchio Testamento troviamo certamente personaggi che, pregando, diventano per noi modelli di preghiera, troviamo delle formule di preghiere, specie i salmi, che ci aiutano a trasformare in preghiera le diverse situazioni della nostra vita. Però, l’evento della preghiera ci viene pienamente rivelato nel Nuovo Testamento ed in particolare nei Vangeli, mediante la persona di Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, che vive in mezzo a noi. Dagli evangelisti Cristo ci viene presentato come persona che prega, come persona che ci insegna a pregare, come persona che esaudisce le nostre preghiere. Gesù persona che prega Leggiamo nel catechismo della Chiesa cattolica: «Il Figlio di Dio, diventato Figlio della Vergine ha imparato a pregare secondo il suo cuore di uomo». Umili Voci Lo apprende da sua Madre che serbava nel suo cuore tutte le “grandi cose” fatte dall’Onnipotente. Lo apprende nelle parole e nei ritmi della preghiera del suo popolo, nella sinagoga di Nazaret e nel tempio (Cat. Chiesa Catt. 2599). Gli evangelisti soprattutto ci fanno conoscere la novità della preghiera di Cristo, che è la preghiera filiale. È questo rapporto filiale che da Cristo viene vissuto intensamente e con costanza durante la sua vita pubblica. La vita pubblica di Gesù, se è caratterizzata dall’annuncio della presenza del Regno, è costellata da momenti di preghiera, specialmente nei momenti decisivi della sua vita. Infatti Gesù prega al momento del suo battesimo: «Mentre pregava il cielo si aprì e il Padre ce lo presenta come il “Figlio suo amato”» (cfr. Luc. 3, 21 ess). Gesù prega prima di scegliere i suoi apostoli (Lc. 6, 12), prega nella sua trasfigurazione (Lc. 9, 28), prega durante l’agonia (Lc. 22, 41-44). Prega dall’alto della croce ed invoca il Padre dal quale si sente abbandonato (Mt. 22, 45), chiede perdono per i suoi crocifissori che non sanno quello che fanno (Lc. 23, 34). Mediante la preghiera Gesù aderisce in modo filiale e fiducioso con la sua volontà umana alla volontà d’amore del Padre. Gli evangelisti, mentre ci presentano Gesù che prega, evidenziano che la sua preghiera spesso viene vissuta in solitudine, sulla montagna, nella notte. Di questa preghiera notturna noi non conosciamo il contenuto. Conosciamo però in modo chiaro ed esplicito due preghiere pronunciate da Cristo durante il suo ministero. Nella prima Gesù benedice il Padre perché ha nascosto i misteri del Regno ai dotti, ma li ha rivelato ai piccoli: «Ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra. Ti ringrazio perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatto conoscere ai piccoli» (Mt.11, 25-27). La seconda preghiera è stata fatta prima della risurrezione di Lazzaro: «Gesù alzò gli occhi al cielo e disse: “Padre ti ringrazio perché mi hai ascoltato. Lo sapevo che mi ascolti sempre. Ma ho parlato così per la gente che sta qui attorno, perché credano che tu mi hai mandato”» (Gv.11, 4243). Come si può notare, nelle due preghiere riportate Gesù innanzi tutto ringrazia il Padre sia perché l’agire del Padre evidenzia quanto Gesù ha proclamato nelle Beatitudini – Beati i poveri in spirito – sia perché il Padre ascoltando la preghiera di Gesù evidenzia l’autenticità della sua missione. La lettera agli Ebrei esprime come la preghiera di Gesù operi la vittoria della salvezza: «Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì, e reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Ebr. 5, 7-9). Gesù insegna a pregare Quando Gesù prega, ci insegna a pregare. Ci insegna a pregare per i nemici e per i persecutori. Solo così si diventa figli di Dio la cui perfezione dobbiamo imitare: «Pregate per quelli che vi perseguitano. Facendo così, diventate veri figli di Dio, vostro Padre che è in cielo. Perché egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere per quelli che fanno il bene e per quelli che fanno il male» (Mt. 5, 44-45). Umili Voci 13 14 Gesù insegna a pregare nel segreto senza sprecare parole: «Quando vuoi pregare entra in camera tua e chiudi le porte. Poi prega Dio presente anche in quel luogo nascosto. E Dio, tuo Padre, che vede anche ciò che è nascosto ti darà la ricompensa. Quando pregate non usate tante parole ...» (Mt. 6, 6-7). Gesù ci insegna a pregare con fede perché solo la fede in Dio ci dà la certezza di essere esauditi. «Tutto quello che domandate, nella preghiera abbiate fede di averlo ottenuto» (Mc. 11, 21) Perché “tutto è possibile per chi crede” (Mc. 9, 21). Però Gesù ci avverte che la preghiera di fede non consiste nel dire «Signore, Signore, ma nel fare la volontà del Padre» (Mt. 7, 21). Insegnandoci a pregare Gesù ci ricorda che l’incontro con il Padre mediante la preghiera deve diventare impegno di imitare la perfezione del Padre, impegno di cambiare vita e di crescere nella comunione con Lui. Con tre parabole Gesù insiste sull’importanza della preghiera. La prima – l’amico importuno – esorta ad una preghiera da fare con insistenza (cfr. Luc. 22, 40-46); la seconda – La vedova importuna – è centrata sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi con la pazienza della propria fede (cfr. Luc. 18, 18); la terza parabola – ll fariseo ed il pubblicano – evidenzia la necessità dell’umiltà del cuore che prega (cfr. Luc.18, 9, 14). Gesù esaudisce le nostre preghiere Mentre Gesù si presenta a noi come modello di preghiera e ci insegna a pregare, esaudisce le nostre preghiere. A conferma basti ricordare Giairo (Mc. 5, 36), la Cananea (Mc. 7, 29), il buon ladrone (Luc. 23, 39, 43). In queste preghiere si chiede la guarigione da malattie, la remissione dei peccati. A queste preghiere Gesù risponde: «Va in pace, la tua fede ti ha salvato». A conclusione ricordiamo quanto ci dice S. Agostino: Quando Gesù prega Egli «Prega per noi come nostro sacerdote, prega in noi come nostro capo, è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo, dunque, in Lui la nostra voce e in noi la sua voce» (Enarratio in psalmos, 85). Rosario Salvaggio Umili Voci VO CA ZIO NALE SOSC LE RA TO PAS Salesiane Oblate del Sacro Cuore Pagine VOC 15 con Maria atteggiamenti della risposta vocazionale Maria è figura di ogni credente, è figura della Chiesa. Possiamo guardare a lei per contemplare come Dio agisce nella nostra vita, per imparare come essere, per un sostegno nelle nostre scelte. Umili Voci VO CA ZIO NALE SOSC LE RA TO PAS Salesiane Oblate del Sacro Cuore 16 LUCA 1, 34-37 Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei. L’ascolto della parola dell’angelo rende Maria capace di ricevere la rivelazione nella sua essenza più vera: “Maria è la piena di grazia”. Dall’ascolto profondo nasce l’accoglienza del dono e la disponibilità di Maria a ricevere e custodire la Parola fatta carne. Umili Voci Pagine VOC “L’intera esistenza della Vergine di Nazaret è stata scandita da tappe di ascolto, che l’hanno portata a un’elevazione sempre più alta della sua personalità, parallelamente al crescere della sua intimità col Dio trinitario...” e r a t l o c s a i d o d o m n u ’è “C che è un modo di donare” VO CA ZIO NALE SOSC LE RA TO PAS Salesiane Oblate del Sacro Cuore Pagine VOC Luca 2, 51 Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore 17 Il Dio che noi cerchiamo, seguendo nella fede il Cristo risorto, non è esterno a noi, ma abita in noi. Dice Gesù nel quarto Vangelo: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Giovanni 14, 23). Il silenzio così diventa quello spazio (o quella condizione) in cui possiamo scoprire Dio vicinissimo a noi, come ben hanno capito e ci dicono alcuni maestri della vita spirituale: “Tu eri dentro di me e io ero fuori. Lì ti cercavo... Tu eri con me e io non ero con Te” (Agostino, Le Confessioni X, XVII); “Immaginate che dentro di voi vi sia un palazzo immensamente ricco, fatto di oro e di pietra preziosa. Questo palazzo è l’anima vostra: quando essa è pura ed adorna di virtù, non v’è palazzo cosi bello che possa competere con lei. Immaginate ora che in questo palazzo abiti il gran Re che nella sua misericordia si è degnato di farsi vostro Padre, assiso sopra un Il silenzio è il clima trono di altissimo pregio, il vostro cuore”. dell’ascolto. (Santa Teresa, Cammino di perfezione, 28,9) Chi non predilige il silenzio, chi non si allena al silenzio, non arriverà all’ascolto. Siediti ai bordi dell’aurora, per te si leverà il sole. Siediti ai bordi della notte, per te brilleranno le stelle. Siediti ai bordi del torrente, per te canterà l’usignolo. Siediti ai bordi del silenzio, Dio ti parlerà. (poesia Indiana) Umili Voci VO CA ZIO NALE SOSC LE RA TO PAS Salesiane Oblate del Sacro Cuore Pagine VOC Atti 1,14 ...erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. 18 “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc2,19). Immagine perfetta della Chiesa, Maria lo è anche per il modo con cui incontra la parola di Dio: l’ascolta attentamente, la medita con intenso discernimento, vi si dona senza riserve: “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38). In lei l’ascolto si fa celebrazione della Parola, gesto concreto di carità e di premurosa presenza, coraggiosa fedeltà nel momento della prova, comunione nella preghiera e nella speranza con la Chiesa missionaria. Maria, madre e discepola del Signore, sia per tutti noi modello di come dare ospitalità, amore e fedeltà alla parola di Dio”. (Giovanni Paolo II “Fides et ratio”) «Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il cielo, è un grido di riconoscenza e di amore nella prova come nella gioia». Santa Teresa di Gesù Bambino Umili Voci Lettera a Filemone All’interno dell’Epistolario paolino, questo scritto rappresenta qualcosa di particolare: mentre, come sappiamo, Paolo dettava le sue lettere al segretario Silvano, questa invece è stata scritta di sua mano, per un motivo molto particolare. Innanzitutto non possiamo considerarla una lettera in senso proprio, quanto piuttosto un “biglietto”, composto da soli 27 versetti, ma molto ricchi di significato, tanto che uno studioso l’ha definita «un vero capolavoro di tatto e di cuore» nel trattare una questione privata che a Paolo stava particolarmente a cuore: la sorte di Onesimo, che egli definisce mio figlio, che ho generato in catene (v. 10). Il destinatario della lettera è Filemone, un ricco proprietario diventato cristiano probabilmente per la predicazione di Paolo, al quale l’apostolo si rivolge come ad un amico per un “favore”, una richiesta delicata: il riaccoglimento di Onesimo, uno schiavo di Filemone fuggito e rifugiatosi presso Paolo, che lo ha convertito alla fede in Gesù. Trattandosi, adesso, di un nuovo fratello nella fede, Paolo avrebbe potuto trattenerlo con sé, come un uomo libero, ma la sua delicatezza lo spinge a rivolgersi al legittimo pro- Umili Voci 19 20 prietario dello schiavo, perché sia lui a decidere cosa fare. L’apostolo, pur avendo l’autorità per ottenere in nome della loro fede comune la liberazione di Onesimo, si appella invece alla carità, ben conosciuta da tutti, di Filemone, fatto che per Paolo è fonte di gioia e consolazione, e nello scritto usa un linguaggio fatto di tenerezza e insieme malinconia. Chi scrive è un vecchio, prigioniero di Cristo Gesù; nel rimandare Onesimo, che gli sarebbe stato utile nel suo stato di uomo in catene per il Vangelo, dichiara di privarsi di un pezzo di se stesso – il mio cuore – ma nello stesso tempo sembra voler mettere alla prova la misericordia dell’amico. Con parole piene di tenerezza, cerca di dare un senso alla fuga dello schiavo: forse è stato un bene che fosse fuggito presso Paolo, perché così egli ha potuto portarlo alla loro fede comune e Filemone riavesse non più uno schiavo, bensì un fratello, che Paolo mette allo stesso loro livello. Ma la carità va oltre; Paolo chiede all’amico di addebitare a lui stesso sia l’offesa recatagli, sia il danno economico che può essergli derivato e lo afferma con forza: se ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto ... pagherò io stesso e per questo scrive di suo pugno questa lettera strettamente privata, che poi continua con accoramento appellandosi al “fratello”, perché egli possa esaudirlo nel Umili Voci Signore e dare sollievo al suo cuore in Cristo. Anche se nella lettera non compare il termine “misericordia”, la richiesta è fatta appellandosi alla carità, la più alta forma di misericordia che un credente in Cristo può esercitare ed è infatti in nome di essa che Paolo avanza la sua richiesta. Per questo, ricordando all’amico Filemone che anche lui gli deve la sua conversione, è certo che la sua richiesta non solo sarà esaudita, ma sarà addirittura superata dalla generosità del fratello nella fede, tanto che si augura che egli potrebbe rimandargli indietro Onemiso, usando anche verso lo stesso Paolo la sua misericordia. Questo è il contenuto di uno scritto insolito rispetto a tutte le altre lettere di Paolo, non solo per il fatto che è scritto dalla sua stessa mano, ma perché rappresenta uno spaccato psicologico dell’animo dell’apostolo, che qui non si presenta come il maestro che esorta, ma semplicemente come un amico che chiede ad un altro amico, in nome del Signore Gesù, di riconoscere colui che era schiavo come un uomo libero, un fratello in Cristo. Parla con il cuore in mano, ma quello che gli preme è troppo importante: come dirà in un’altra sua lettera, aderendo alla fede ormai non c’è più schiavo o libero, ma tutti siamo uno in Cristo Gesù. Anna Maria Munafò Pietro Borzomati: una vita illuminata dalla fede Venerdì 26 settembre si è spento il professor Pietro Borzomati, calabrese, storico appassionato del Mezzogiorno d’Italia e della santità, per molti anni ordinario di Storia del Mezzogiorno alla Sapienza, fino alla morte consulente storico nella Sacra Congregazione dei Santi. Dire di lui “si è spento” non è esatto, la sua fede semplice e tenace non può consentirlo perché il professor Borzomati, a motivo di questa, noi lo crediamo, ora splende in cielo avvolto dalla luce del volto di Dio. Intellettuale, studioso, docente, uomo di Chiesa, ma soprattutto credente fervido e leale si dice di lui sull’“Avvenire” del 1° ottobre nel ricordo che fa di lui Marco Impagliazzo. E sull’«Avvenire di Calabria» da parte di don Antonino Iannò: Egli era, infatti, uno storico che ha saputo leggere la storia con gli occhi del credente, vedendo in filigrana, quindi, nella storia degli uomini, la presenza e l’azione di Dio (....) Un grande, ed insieme semplice, studioso, innamorato della Chiesa. Un uomo di fede. Un uomo in cui lo studio della fede, secondo l’approccio storico-religioso-spirituale, non è disgiunto dalla vita di fede. La Congregazione delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore ha avuto l’onore di conoscerlo e di apprezzarlo per le sue doti intellettuali, ma soprattutto per la sua fede profonda, perché relatore nel 1987 della tesi di sr Graziella Benghini, attuale Superiora Generale, sul Fondatore: La diocesi di Bova dagli anni ’30 ai ’40 e l’azione pastorale e sociale di mons. Giuseppe Cognata. A lui, storico particolarmente interessato della sua amata Calabria, la figura di questo vescovo, audacemente fermo nella sua adorazione della volontà di Dio, fino ad accettare le calunnie e l’ingiusta condanna pur di non tradirla, è rimasta nel cuore. Le suore lo ricordano con ammirazione e gratitudine per l’impegno speso a favore del riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa della santità di mons. Cognata. Così dice di lui nel centenario del- Umili Voci 21 22 la sua nascita: in questi, come in altri scritti, emerge la vera prospettiva della spiritualità salesiana che ha le sue basi nel compimento della volontà di Dio. Don Cognata mette a dura prova il suo rapporto con Dio con l’impegno di coniugare la sua volontà come adesione alla volontà del Signore... Si impegnò nella ricerca e nell’adempimento di una adorabile volontà divina che lo chiamava a precisi compiti... Se non si studia quindi questa sua spiritualità, questo suo attivismo che nasce da un senso altissimo di dipendenza da Dio, da una esperienza di povertà interiore, da uno spogliamento radicale di sé, non si possono comprendere gli eventi suc- Umili Voci cessivi della sua travagliata esperienza. E riferendosi a due lettere di mons. Cognata inviate ad una sua figlia spirituale, una del 1939 durante la bufera che lo colpiva e l’altra del ’40, dopo la condanna: Sono scritti spirituali, questi, di altissimo valore, che solo un martire che si avvia al supplizio docilmente accetta, anzi invoca. Le Salesiane Oblate, pur dispiaciute umanamente per la perdita di un tale amico, sanno già che egli, amante della Verità venuta tra gli uomini, continuerà dal cielo ad impegnarsi perché sia fatta luce di verità sulla vicenda di mons. Cognata. Grazie, professore, e arrivederci in Paradiso! Porta del Cielo Tra le invocazioni che si rivolgono alla Santissima Madre di Gesù e nostra, nelle litanie lauretane, ci sta “Ianua coeli”, Porta del cielo! Sono tutti belli i titoli che noi rivolgiamo alla Mamma Celeste, ma quello che mi ritorna alla mente in modo particolare, quando leggo le vite dei santi, è proprio questo: Porta del cielo. Non ci sono santi che non hanno avuto una speciale devozione per la Madonna. Ne citiamo solo qualcuno: San Bernardo, un innamorato di Maria e delle sue virtù, San Luigi Maria Grignon di Monfort, che si consegnava tutto a Lei, San Giovanni Bosco che sperimentò la sua guida materna e il suo aiuto lungo il corso della sua vita, San Gabriele dell’Addolorata, santa Teresina del Bambino Gesù, e quanti, quanti altri santi, tanti, tanti, tutti. “Ad Jesum per Mariam” – a Gesù per Maria – è la frase che ripetevano, ed ancora: “Chi ama Maria si salva, chi non ama Maria si danna”. Anche l’ultimo santo, san Giovanni Paolo II, ce lo insegna: Totus Tuus; tutto tuo, o Maria! E tutto suo è stato, ella lo ha condotto per mano, come fa con tutti quelli che l’amano, sulla Via, verso la Verità e la Vita, verso la Luce, quindi verso Gesù, il Salvatore del genere umano. La grandezza di Giovanni Paolo II viene da lei, che egli ha tanto amato. Maria SS. è davvero la Porta del cielo, perché la Salvezza, Cristo, viene da lei, lei ce lo ha dato, con il suo “SI” all’annuncio dell’Angelo (Lc 1, 38), il suo “SI” all’annuncio di Simeone: ...e a te una spada trapasserà l’anima (Lc 2, 35), il suo “SI” ai piedi della Croce (Gv 19, 26-27). Ella non comprendeva le parole del Figlio (Lc 2, 50), ma sapeva Chi era, la sua fede, la sua speranza glielo dicevano ed ella, Porta del cielo, ci insegnava già fin dal suo terreno pellegrinaggio: Fate tutto quello che egli vi dirà (Lc 2, 5). La Vergine Madre fin dalla sua vita terrena spalanca il suo cuore Umili Voci 23 24 all’umanità angosciata, sapendo di non restare delusa, precorrendo le nostre richieste, soccorrendo in noi l’inconsapevolezza della nostra miseria: Non hanno più vino! (Lc 2, 3). Non abbiamo più “vino”, o Madre, ma abbiamo te, il tuo amore, la tua pietà. E dove andremmo, senza di te? Tu conosci la Via, la Verità, tu ci doni la Vita. Maria SS. disse ai tre pastorelli di Fatima, dopo aver mostrato loro l’inferno dove cadono le anime dei peccatori: Per salvarle Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Umili Voci cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. Nessun devoto di Maria si perde, ella si erge contro il nemico a nostra difesa. Amiamo questa Madre benedetta, che per prima ci ha amati accettandoci come suoi figli in Giovanni, nell’ora del dolore, ed accorriamo a lei da figli disposti ad accogliere la Parola, Gesù, Verbo del Padre! Salve, Porta del cielo, Madre di Gesù e Madre nostra, salve! Vivonloa nel Luce Sr TERESA CONCETTINA PANZICA Resuttano (CL) 02.10.1944 Tavarnuzze (FI) 14.07.2014 Suor Teresa nacque a Resuttano (CL) il 2 Ottobre 1944. Entrò in Noviziato a Tivoli (RM) all’età di 20 anni e indossò l’abito religioso l’otto Dicembre 1965, solennità dell’Immacolata Concezione. Emise la sua Prima Professione nelle mani del Fondatore Mons. Giuseppe Cognata il 22 Agosto 1966. Cominciò il suo servizio nella Congregazione delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore come insegnante di Scuola materna a Montebello d’Orciano (Pesaro) dal 1966 al 1971 con spirito salesiano, fedele al Motto del fondatore: «Caritas Christi urget nos» e percorrendo l’Italia dalla Calabria alla Toscana, dal Veneto all’Emilia Romagna, ovunque lasciando un caro ricordo in chi l’ha conosciuta. Nel Settembre 2013 viene trasferita a Tavarnuzze (FI) in qualità di inse- gnante ed è qui che si conclude il suo pellegrinaggio terreno il 14 Luglio 2014. Suora solare, obbediente, decisa e retta, instancabile e pronta al sacrificio senza risparmiarsi mai. Era straordinaria nell’insegnamento del Catechismo. Amava immensamente i bambini e da essi era puntualmente ricambiata. La vivacità del suo carattere e la facilità di rapportarsi con chiunque incontrava la resero sorella apprezzata e ricercata lasciando in tutti un senso di pace e di grande simpatia. Suor Teresa amava la Congregazione, le Sorelle e, potendo rendere loro un servizio, lo faceva volentieri. Negli ultimi giorni della sua malattia alle Consorelle “raccolte” attorno al suo letto ripeteva sommessamente: «Siamo del Signore». Ha distribuito a chi le stava vicino i frutti di una vita “imbevuta” di Dio e resa ancora più feconda nella malattia e nella santa gioia di sentirsi fedele a Gesù per la vita e per la morte. GRAZIE Suor Teresa! Domenica Lamanna Umili Voci 25 Sr ANTONIETTA CONCETTINA ARNONE Favara (AG) 18.03.1936 Xitta (TP) 10.08.2014 26 Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Chi fa la volontà del Padre mio. Questa è la vocazione dei chiamati, superare i vincoli del sangue e vivere con i vincoli della carità nella volontà del Signore ma non per questo non rimane l’affetto per i familiari. Questa fu la vita di sr Antonietta vissuta in comunità. Chi era sr Antonietta? Una suora semplice, buona che si lasciava attraversare dalla bontà di Dio che si rivela ai piccoli e agli umili. Una suora obbediente, lavorava nel silenzio senza farsi notare, amando il nascondimento. Aveva una grande capacità, direi quasi un dono, di soffrire con pazienza pur nei momenti più bui e dolorosi. Non si offendeva mai. Il suo volto sereno, velato da un semplice sorriso, dava la sensazione di una forte vita interiore. Cinquant’anni ha trascorso nella nostra famiglia Oblata dandoci esempio di una vita vissuta pienamente nel dono di sé attraverso il sacrificio. Dopo tanti anni trascorsi nel Veneto il suo desiderio fu quello di ritornare in Sicilia per stare un po’ con i suoi familiari. Forse sentiva nel suo cuore che Umili Voci la malattia pian piano la stava consumando e li ha voluti vivere qui nella sua terra. Dopo due anni ci lascia con il ricordo più grande che si può avere di una persona: l’amore alla Congregazione e alla famiglia naturale. Maria Laura Fria Sr ANNA AGNESE TOTO Tivoli (RM) 25.03.1941 Tivoli (RM) 9.09.2014 «Sono giunte le nozze dell’Agnello, la sua sposa è pronta»! Suor Anna Toto ci ha lasciato per tornare nella Casa del Padre. Mi chiamo Cristiano e faccio parte della Comunità di Jenne, un ridente paese della Valle dell’Aniene dove suor Anna ha prestato servizio come religiosa salesiana per molti anni. Sono molteplici i ricordi che ci legano a suor Anna, ricordi belli e calorosi. Arrivò a Jenne che era giovane suora e servì umilmente la nostra comunità ma sempre con molta attenzione e scrupolo. La ricordo impegnata a mantenere in ordine la Chiesa, a decorare l’altare con belle tovaglie e ornarlo di fiori sistemati sempre con molto gusto. Organizzava noi giovani al fine di animare le liturgie domenicali e festive e istruiva i chierichetti per il servizio presso l’altare. Ha cresciuto 27 generazioni, oggi diventati ormai uomini e donne che con molto dolore hanno appreso della sua morte. E come non ricordare le frequenti visite ai malati con i quali instaurava un rapporto filiale mantenendo con loro contatti anche dopo aver lasciato Jenne? Per molti di noi Suor Anna è stata come una seconda madre, un vero esempio di dedizione, fedele sempre alla sua vocazione di oblata. Ricordo di una volta che lei era in macchina con me mentre da Tivoli si trasportava a Jenne il feretro di suor Maria Pierina, la sua direttrice per tutto il tempo che stette lì, per la sepoltura. Mi disse che se avesse avuto modo di rinascere avrebbe nuovamente offer- to la sua vita a Dio, quel Dio che lei sempre inseriva in qualsiasi tipo di discorso si affrontasse. Cara suor Anna, grazie di cuore per quanto hai fatto per noi tutti. Dio te ne renda merito! E quel Dio per cui hai offerto tutta la vita ti premi ora con la corona promessa ai buoni e retti di cuore. Questo è l’augurio che ti fa Jenne. La comunità jennese ti ricorda con affetto grande sincero. E tu dal Paradiso dedica anche solo una piccola porzione della tua preghiera per questo paese che hai tanto amato e che hai portato nel cuore. Grazie ancora, suor Anna e riposa in pace. Cristiano Lauri Umili Voci Notizie Brevi 28 Saline Joniche (Rc) Pizza solidale e riconoscimento per l’Associazione «Amici dell’Oncologia» di Alzano Lombardo Due volontarie dell’associazione «Amici dell’Oncologia di Alzano Lombardo», località del bergamasco, Clara e Antonella, sono arrivate in villeggiatura a Saline Ioniche per beneficiare del clima e della bontà del nostro mare. Subito sono state travolte dall’ospitalità, che ha permesso loro di gustare la buona cucina calabrese, ma anche di incontrare molti di coloro che per vari motivi sono e continuano ad essere sostenuti dai servizi erogati dagli «Amici dell’oncologia». Da parecchi anni l’Associazione è attiva presso i dayhospital oncologici di Alzano Lombardo, Piario e Seriate, tutti i giorni opera nei reparti di degenza, trasporta i pazienti dal domicilio alle strutture per visite, Umili Voci terapie e/o radioterapie, gestisce la «Casa di accoglienza Mons. Aldo Nicoli», tutto ciò senza scopo di lucro, ma solo per dare sollievo e conforto a chi è affetto da patologie oncologiche e per sostenere moralmente le famiglie nell’impegnativo cammino. Domenica 21 alle ore 19.00 la Comunità parrocchiale di Saline ha condiviso con le volontarie un’emozionante celebrazione eucaristica officiata da Don Paolo Ielo, durante la quale è stata anche offerta, come segno di riconoscenza, un’icona del SS. Salva- tore che, come assicurato dalle stesse, verrà esposta presso la Casa di Accoglienza. La loro presenza ha spinto Zampaglione Fortunato, anch’egli paziente oncologico che ha usufruito ed usufruisce dei servizi prestati dai volontari, ad organizzare per i cittadini del comprensorio di Montebello Ionico e delle località limitrofe, una PIZZA SOLIDALE presso l’agriturismo «Le Agavi» a Saline Ioniche. Così la sera di lunedì 22 alle ore 20.00 si è concretizzato l’appuntamento per la PIZZA SOLIDALE, che ha visto la partecipazione di 160 presenze. È stata una serata all’insegna della solidarietà, con la raccolta di fondi, ma soprattutto un momento di sincera armonia e socializzazione fra i convenuti, tra risate, musica, balli, interventi telefonici con il Presidente dell’Associazione e i Dottori G. Cotroneo e G. Rodà. Per un paio d’ore i malati, i loro familiari, Don Paolo Ielo, Suor Maria Sciascia ed alcune rappresentanti del gruppo ALOS, il personale dell’ Istituto Comprensivo e tutte quelle persone che hanno aperto il cuore all’iniziativa, hanno dimostrato che attraverso l’impegno di ciascuno il problema oncologico può essere vissuto con maggior dignità da molti. La responsabile delle ALOS di Saline ha scritto una commovente e sentita lettera che è stata letta durante la serata e donata alle due volontarie. Anche la Commissione Straordinaria per la gestione del Comune di Montebello Ionico, nella fattispecie i dottori Muccio, Giaccari e Giliberto, martedì 23 alle ore 11,15 presso la delegazione di Saline Joniche ha consegnato, con una cerimonia molta sobria, una targa all’Associazione bergamasca. Durante la manifestazione vi è stato un collegamento telefonico vivavoce con il Prof. Giuseppe Nastasi, Primario oncologia dell’Ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano e con il Presidente degli “Amici dell’oncologia” Andrea Bertini. Sicuramente quanto è stato realizzato sul nostro territorio è frutto di condivisione di momenti, valori, esperienze che hanno determinato il concretizzarsi di ciò che è stato affermato da Mons. Aldo Nicoli: “ Se doni dimentica, se ricevi ricorda”. Giacomina Salsone, alos Pellaro (Rc) Oratorio «Sul sentiero del fuoco» L’Oratorio Salesiano “Mons. Giuseppe Cognata” di Pellaro (RC) ha presentato il grest “Zawadi, il Sentiero del Fuoco”. Per due settimane, dal 7 al 18 luglio 2014, più di 80 bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie sono stati catapultati nel villaggio di Karibu e hanno seguito il viaggio di Umili Voci 29 30 L’Oratorio Scolastico “Mons. Giuseppe Cognata” di Pellaro (RC) ha presentato il Grest “Zawadi, il Sentiero del Fuoco” Babù, Nyma e Wolly alla ricerca della Pietra Sacra perduta. Con balli, giochi, laboratori e preghiera, si è voluto approfondire il tema del dono, rappresentato come un elemento fondamentale per la vita di ciascuno, un’espressione di quanto c’è di più profondo e prezioso nelle persone: la loro spiritualità. Un altro aspetto fondamentale su cui si è prestata attenzione è questo: la vita ci è stata donata, l’abbiamo ricevuta gratuitamente, “si diventa grandi” e “si è grandi” se si mette a frutto questo dono con generosità. Annalisa Paviglianiti Umili Voci Bova (Rc) Con Don Bosco per i giovani e con i giovani Il 15 ottobre 2014, la Famiglia Salesiana si è riunita a Bova Marina per celebrare un’occasione davvero speciale: l’apertura del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco e del 130° anno della nascita di Mons. Giuseppe Cognata. È iniziato così un anno di festa, come scrive il Rettor Maggiore don Anghel Artime, «in cui tutti siamo chia- mati a vivere ed esprimere la nostra celebrazione come vera Famiglia», in comunione tra noi. Siamo chiamati ad una maggiore responsabilità, all’assunzione di impegni rinnovati e precisi, per ritrovare slancio ed entusiasmo nel ripercorrere la via della missione sulle orme del grande Santo Salesiano e di un pastore, Fondatore e Padre premuroso del suo gregge, testimone di oblazione e di fedeltà al Signore. Il pomeriggio si è aperto con una celebrazione eucaristica, all’insegna della gioia, celebrata da don Stefano Martoglio, Consigliere Generale della Regione Mediterranea, e animata dai ragazzi dell’Oratorio Salesiano di Bova Marina. Era presente il parroco, don Gaetano Nalesso, la Superiora, suor Agata Grassia, padre Vittorio Quaranta, Vicario Episcopale per la Vita Consacrata, don Leone Stelitano, Vicario Zonale, i sindaci delle due comunità bovesi, le autorità militari. Durante la celebrazione, le Salesiane Oblate di Mons. Cognata, insieme ai Salesiani ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice, han- no rinnovato solennemente i voti nelle mani di don Stefano. La Chiesa era gremita di fedeli, ma soprattutto dei gruppi dell’ALOS, provenienti dalle realtà in cui le Salesiane Oblate del S. Cuore operano. Terminata la celebrazione eucaristica, tutti si sono ritrovati attorno al buffet offerto dalla Comunità Salesiana di Bova. I giovani hanno ravvivato la festa con musica e balli popolari, che hanno coinvolto tutti, perché la gioia fortunatamente è contagiosa. Per concludere davvero in allegria, un gruppo di ex allieve dell’oratorio di Bova ha rappresentato la commedia “Geronzia” di Maria Pia Battaglia. Il teatro si è riempito di risate, spensieratezza e applausi per le attrici non professioniste e non più giovanissime, ma entusiaste e giovani nel cuore, disposte ad osare e mettersi in gioco per una buona causa. Non è sempre facile trasmettere in ogni occasione gioia ed entusiasmo, ma è questo il carisma salesiano, in particolare quello dell’oblazione. In questo anno, dunque, ci viene chiesto di mettere a disposizione tutte le nostre risorse, di ricercare nuove vie di intervento, di essere più perseveranti nelle prove che non mancheranno, di coltivare l’ottimismo proprio del credente, di essere più solleciti nella carità. Ci viene chiesto di essere veri figli di Mons. Cognata. Mariantonietta Pelle Umili Voci 31 AVVISO PER IL PORTALETTERE In caso di mancato recapito inviare al mittente specificando DESTINATARIO l Sconosciuto l Trasferito INDIRIZZO l Inesatto l Respinto Rivista Trimestrale di Formazione e Informazione Anno LXVII • N. 4 • Ottobre - Dicembre 2014 Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 546/10VG del 14 aprile 2010 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 DCB - ROMA Stampato nel mese di Novembre 2014 Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore VICOLO CIACCIA, 29 - 00019 TIVOLI (ROMA) - TEL. 0774.330962/3
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